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Devil May Cry 5, la saga torna agli antichi fasti

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Devil May Cry 5 arriva su Pc, Xbox One e Ps4 dopo ben 5 anni di sviluppo e 11 anni dal lancio del quarto capitolo della serie. Guardando un po’ indietro però è bene ricordare che nel 2001 l’esordio del cacciatore di demoni Dante su Ps2 fu un vero e proprio fulmine a ciel sereno che riuscì a conquistare pubblico e critica come pochi altri titoli hanno saputo fare.

Devil May Cry rivoluzionò il modo di concepire i videogiochi action in terza persona creando un filone completamente nuovo, un sottogenere che faceva della spettacolarità il suo punto di forza, basandosi su combo incredibili e personaggi sempre ben al di sopra delle righe.

Il secondo capitolo della serie rappresentò forse il meno riuscito della saga e fu il primo che vide a figura di  Hideaki Itsuno come director, anche se fu coinvolto solo marginalmente a fine produzione.

Il director giapponese fu messo realmente al timone dell’opera concepita dall’inimitabile Hideki Kamiya dal terzo capitolo della serie, titolo che riuscì a riportare la saga nell’Olimpo degli action games. Col quarto capitolo si decise di introdurre un nuovo compagno per Dante, quel Nero che ancora oggi porta con sé numerose domande e che è presente anche nel nuovo Devil May Cry 5. Poi la serie si bloccò, nuovi personaggi conquistarono il pubblico appassionato di questo genere ed il buon Dante andò momentaneamente in pensione. Capcom decise quindi di optare per un reboot della serie con il DmC di Ninja Theory nel tentativo di avvicinarsi maggiormente ai gusti del pubblico occidentale. Scelta decisamente coraggiosa, ma che riuscì nell’intento di creare una nuova visione del Mondo di Devil May Cry contraddistinta da un gameplay sopraffino, ma che non seppe conquistarsi il favore del grande pubblico, più per le scelte di design nella nuova interpretazione stilistica del figlio di Sparda che per le qualità del gioco. Dopo il remake in HD dei capitoli canonici della saga però, ecco tornare il nuovo titolo della serie e noi siamo qui per analizzarlo. Devil May Cry 5 ha un grande merito: fare pulizia di eventuali congetture, teorie e quant’altro ideate dai fan nel corso degli anni, e dare risposta a diversi degli interrogativi posti negli scorsi capitoli. Il tutto sfruttando sia il fan service esagerato, sia mettendo sulla scacchiera ogni singola pedina fondamentale dei quattro episodi precedenti.


Ma veniamo alla trama: la storia di Devil May Cry 5 riprende qualche tempo dopo gli avvenimenti visti nel quarto capitolo partendo proprio dal protagonista, Nero, intento già dal primo minuto in un’intensa battaglia contro il malvagio demone Urizen, un essere muto ed immobile, ma apparentemente impossibile da scalfire. Nero è affiancato come sempre dal protagonista originale della saga, ossia Dante, il figlio di Sparda e miglior cacciatore di demoni, anche lui messo alle strette dal nemico e in evidente difficoltà. Ai due si affianca un terzo misterioso individuo chiamato V, che proseguendo nella storia aiuterà Nero e Dante nella battaglia contro colui che desidera diventare il Re dei demoni. Da qui in avanti la narrazione della storia procede con dei flashback, facendo fare al giocatore dei salti temporali tra passato e presente per scoprire tutti gli eventi che hanno portato alla distruzione della città, palesemente ispirata a Londra, chi sia la causa della perdita del braccio demoniaco di Nero e svelare l’identità di V e la su storia. Per quanto la trama si regga su abbastanza bene e approfondisca adeguatamente la storia dei tre protagonisti, non si può dire lo stesso dei personaggi che affiancano i tre scaccia demoni: Nico, Lady e Trish. Per quanto riguarda Dante, in questo nuovo capitolo della serie si approfondirà ancora più nel dettaglio la dinamica di odio e amore con il fratello gemello Vergil facendo un giro nei ricordi del protagonista e scoprendo anche qualche piccolo dettaglio in più sulla figura dell’adorata madre. Quindi per i fan di vecchia data, seguire le vicende raccontate in Devil May Cry 5 è di fondamentale importanza per comprendere il passato del tenebroso protagonista della serie. L’unico grosso problema narrativo della produzione Capcom risiede nel finale che già da metà campagna si può intuire nonostante ci sia qualche piacevole sorpresa di contorno e qualche piccolo colpo di scena. Detto ciò, per quanto riguarda il gameplay, Devil May Cry 5 mantiene sempre il suo stile originale, offrendo però tre varianti di stile, una per personaggio. Nero è la perfetta via di mezzo tra accessibilità e tecnicismo che soddisferà la sete di action dando comunque un po’ di filo da torcere per raggiungere il ranking massimo. Ci vorrà qualche minuto prima di riuscire a padroneggiare il Devil Breaker (ossia il nuovo braccio robotico del personaggio), che oltre ad acciuffare i nemici lontani può sparare raggi a distanza, perforare o malmenare a dovere i nemici in base al modello indossato, ed alternarlo con le bocche da fuoco e le immancabili armi bianche. Per quanto riguarda V, egli è il personaggio con cui sarà più semplice realizzare combo in quanto nonostante sia sprovvisto di una particolare forza fisica, può contare sul potere di evocazione di alcuni demoni. Le creature in questione sono tre, due di questi tramite la semplice pressione dei tasti di attacco e sono Griffon, una sorta di uccello demoniaco utile per gli attacchi a distanza e Shadow, un enorme felino mutaforma indispensabile per gli attacchi a ravvicinati e a medio raggio. Tramite l’attivazione del Devil Trigger V evocherà Nightmare, un gigantesco demone/golem che infliggerà in totale autonomia potenti attacchi ai nemici. I demoni evocati non potranno però uccidere da soli i nemici, spetterà infatti a V dare il colpo di grazia ad ogni nemico con il suo inseparabile bastone da passeggio. Per quanto riguarda Dante, invece, il personaggio icona del brand possiede uno stile di combattimento molto tecnico, che oltre a concatenare attacchi ravvicinati e a distanza richiederà una buona conoscenza delle combo e degli stili da intervallare. Diciamo questo perché oltre a poter alternare diverse tipologie di armi, usando Dante si dovrà fare attenzione allo stile da utilizzare con ogni nemico. Gli stili sono quattro, alternabili tramite la croce direzionale, ed ognuno ha una peculiarità ed un movimento specifico (delegato al tasto B). Trickster Style è lo stile dedicato alla velocità di movimento e all’evasione delle mosse, Swordmaster come suggerisce il nome trasformerà Dante in uno spadaccino letale. Le ultime due varianti sono Gunslinger, che concentra tutto sulla potenza delle bocche da fuoco ed in fine Royal Guard, utile per non far sopperire il protagonista sotto i colpi nemici, a cui reagirà con un contrattacco immediato premendo B nel momento giusto. L’utilizzo dei tre personaggi è determinato nella maggioranza dei casi dallo svolgimento della trama, e quindi è il gioco stesso a proporre quello da usare in ciascuna missione, ma ci sono anche momenti in cui la scelta è nelle mani di chi gioca. Inoltre è possibile sfruttare il nuovo sistema di gioco cooperativo chiamato Cameo System: se si gioca connessi online, durante alcune missioni si potrà vedere uno degli altri personaggi combattere al proprio fianco controllato da un altro giocatore in tempo reale, oppure tramite il classico ghost. A fine missione si potrà valutare il compagno virtuale e, se valutato come “Stylish”, lui otterrà una gemma dorata come bonus. Questa è certamente un’introduzione marginale ad un gioco che è e resta assolutamente single player, ma è comunque apprezzabile e che consente di ottenere qualche bonus che non fa mai male. A completare l’offerta c’è poi “Il Vuoto”, ossia una vera e propria modalità allenamento che viene sbloccata dopo aver terminato il gioco almeno una volta, e che si rivela assolutamente utile per padroneggiare gli stili profondamente diversi dei tre protagonisti.

Per quanto riguarda il corposo moveset dei personaggi è bene sottolineare però che le mosse, se non quelle base, saranno tutte da sbloccare. Per farlo bisognerà spendere le classiche anime rosse al “negozio” di Nico, oppure tramite l’ausilio delle storiche statue dorate. Ovviamente sia Nico che le statue danno la possibilità di acquistare potenziamenti e gadget utili a proseguire nei livelli. In ogni caso, nel corso dell’avventura non sarà possibile sbloccare tutte le abilità, visto che il numero di gemme che si potranno raccogliere è inferiore al costo necessario per acquistare tutto. Per poter comprare ogni tecnica, per ogni singolo personaggio, bisognerà completare la campagna più di una volta o pagare con moneta reale nello store dedicato. Come da tradizione Devil May Cry 5 non è il tipico gioco da abbandonare una volta finito, anzi: questo è probabilmente il peggior modo di giocarlo. Completandolo una prima volta (impresa che richiederà circa una dozzina d’ore a difficoltà normale) si sbloccherà infatti il primo livello di difficoltà aggiuntivo per poi sbloccarne altri man mano che si finisce l’avventura. Il nostro consiglio è quello di non commettere l’errore di abbandonare il gioco dopo una sola “run”, anche perché per padroneggiare a fondo tutti e tre i personaggi ci vorrà molto tempo, ce ne vorrà ancora di più per potenziarli al massimo, ma vi assicuriamo che alla fine le combo che si potranno eseguire saranno qualcosa di assolutamente spettacolare e che ripagheranno ampiamente tutto il tempo speso.

Al momento è assente invece il classico Bloody Palace, la modalità Survival che i fan conoscono bene, ma si tratta di un’assenza momentanea in quanto essa verrà aggiunta gratuitamente tramite un aggiornamento pianificato per il mese di aprile. A livello grafico, appena entrati nell’universo di Devil May Cry 5, non si può fare a meno di rimanere a bocca aperta. Per la realizzazione del gioco Capcom si è infatti affidata alle prodezze dello stesso motore grafico utilizzato per Resident Evil. Cut-scene a parte, anche nelle scene più confuse e negli scontri più veloci e accesi le animazioni raggiungono picchi d’eccellenza straordinari. Ovviamente, nonostante l’alto livello grafico e la fluidità in game, Devil May Cry 5 non è perfetto.

La prima parte, ambientata soprattutto nella rocambolesca Red Grave City, è infatti capace di mostrare dei bei panorami, e di sfruttare al meglio il motore grafico. A ribaltare la situazione è la seconda metà dell’avventura che, svolgendosi all’interno dell’enorme albero che ha invaso la città, risulta molto meno piacevole alla vista, oltre che estremamente limitata e dalla struttura sicuramente poco sorprendente. In ogni caso nel complesso ci si trova dinanzi a una produzione “tripla A” e quindi il risultato finale è assolutamente grandioso. A fornire il giusto supporto sia alla maestosità delle location sia alle incredibili battaglie è il comparto sonoro che, con le sue melodie suddivise tra heavy metal puro e sonorità “drum and bass” tipiche della serie, accompagnano con grinta ed enfasi ogni mossa dei protagonisti, rendendo le combo ancora più devastanti e l’atmosfera di gioco adrenalinica.

Tirando le somme, Devil May Cry 5 è un titolo con tutti gli attributi. L’ultima fatica di Capcom è un action game esagerato, spavaldo ed estremamente adrenalinico. Proseguendo nella storia è ben evidente come la trama, seppur importante, sia stata messa in secondo piano rispetto al gameplay. In questo quinto capitolo Hideaki Itsuno ha però voluto puntare molto sui fatti che fanno da sfondo al gioco, regalando una sceneggiatura davvero profonda e interessante, ricca di colpi di scena, capace di dare tante risposte ai fan che le cercavano da tempo e soprattutto in grado di tenere incollati allo schermo dall’inizio alla fine. Tutte le 20 missioni che compongono l’opera hanno qualcosa da dire e lo fanno molto bene, senza mai annoiare accompagnando il giocatore verso un finale ricco di sorprese e confezionato davvero bene. I tanti anni di sviluppo si vedono, e si nota chiaramente la passione messa dal team nella realizzazione di un’opera che, a parere nostro, resta una delle migliori di sempre. Devil May Cry 5 rappresenta ciò che i fan desiderano, un prodotto solido, realizzato con il cuore e che gode di una straordinaria giocabilità. Non giocarlo sarebbe un grave errore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Gameplay: 10

Sonoro: 9,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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Samsung, Qualcomm e Google unite nel nome del metaverso

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Durante l’evento Unpacked svoltosi a Parigi, Samsung ha confermato lo sviluppo di un visore per la realtà mista. Dopo aver svelato i Galaxy Z Fold e Z Flip di sesta generazione, smartphone pieghevoli del gruppo, l’azienda ha aggiornato le tempistiche di presentazione del suo progetto di metaverso, che coinvolge anche Google e Qualcomm. La prima fornirà una versione adattata di Android per la realtà virtuale e aumentata, due termini che insieme vengono ottimizzati in “realtà mista”, mentre sarà delegata a Qualcomm la realizzazione dell’hardware che potenzierà il dispositivo. Non si hanno altre notizie in merito se non che tutte le compagnie prevedono di lavorare sodo per portare sul mercato il prodotto entro le festività natalizie. Vale la pena ricordare che parte della catena produttiva di Samsung è attualmente sotto pressione, con i dipendenti sudcoreani che stanno scioperando a oltranza per questioni economiche. Stando a quanto viene riportato sul sito Sammobile, Il visore “XR” potrebbe usare due schermi Micro Oled costruiti dalla sussidiaria di Samsung Display chiamata eMagin. “Sarà probabilmente un dispositivo di fascia alta e funzionerà con gli smartphone Galaxy (e probabilmente con i laptop)” scrive il portale. Dubbi sul prezzo, visto che Samsung potrebbe posizionare il visore in una fascia più accessibile di Apple, che attualmente vende i Vision Pro a partire da 3.500 dollari. Non resta altro che aspettare e scoprire tutte le novità e le possibilità legate a questo importantissimo quanto innovativo settore.

F.P.L.

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Destiny 2 la Forma Ultima, lo splendido finale di un capolavoro lungo dieci anni

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Destiny 2 La Forma Ultima è il nuovo contenuto a pagamento stagionale dedicato all’universo di Bungie. Il gioco, che ha visto muovere i passi di milioni di guardiani sulla leggendaria torre ha infatti compiuto 10 anni, e proprio con questo nuovo capitolo della storia si chiude una parentesi enorme della storia del gaming. Intendiamo, il brand Destiny continuerà ad esistere, ma il ciclo della storia principale pare essere arrivato a un punto definitivo. Quindi alla domanda ma Destiny è finito? La risposta è no, ad essere finito il ciclo della saga della luce e dell’oscurità che dal 9 settembre 2014 è stata la base dell’intreccio narrativo. La Forma Ultima è stata pubblicata nella giornata del 4 giugno 2024 su PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S, ma i guardiani avranno ancora molto da fare poiché gli sviluppatori hanno già annunciato tre episodi, i quali fungeranno da sequel per gli avvenimenti successi nel DLC tanto atteso dalla community. Inoltre, la software house statunitense ha già annunciato l’Anno 11, con il nome in codice di Frontiere. Ma pensiamo al presente: la storia che Bungie propone in questo ultimo episodio della saga è davvero entusiasmante, poiché propone una campagna narrativa pronta a trasportare i giocatori nel Pallido Cuore del Viaggiatore, con l’unico obiettivo di fermare il Testimone, il principale antagonista di lunga data di Destiny 2. Quest’ultimo è molto pericoloso perché il suo potere gli permette di manipolare la realtà. È chiaro fin da subito che Bungie ha adottato un approccio differente rispetto ai capitoli giocati nelle espansioni scorse, applicando magistralmente le lezioni apprese dalle stagioni più di successo, che hanno enfatizzato maggiormente l’umanità e il background dei personaggi piuttosto che perdersi su altro. Oltretutto, avendola giocata dall’inizio alla fine a difficoltà leggendaria e anche con un certo coinvolgimento, possiamo senza dubbio affermare che la Forma Ultima rappresenta la migliore espansione che Destiny abbia mai offerto. Sebbene la scrittura si sia rivelata piuttosto lineare, ci ha fatto davvero piacere vivere come Guardiani l’esperienza che è poi culminata nello scontro con il Testimone. Uno dei principali punti di forza di questa trama, e della campagna in generale, è stata inoltre la stessa ambientazione. Destiny 2 ci ha abituato a viaggiare per lo spazio, a esplorare pianeti sconosciuti durante il corso delle espansioni pubblicate per il gioco, tuttavia oggi con la Forma Ultima, il Cuore Pallido si è rivelato semplice quanto efficace, dato che proponeva un luogo strano, a tratti inquietante ma comunque straordinario visto anche con gli occhi di chi Destiny non l’ha seguito dal day-one. Ci è sembrato quasi di viaggiare all’interno di un inferno dantesco sci-fi corrotto da Bungie, dato che al suo interno sono presenti elementi familiari tratti da tutta la storia del franchise, ma spesso ricombinati in modi bizzarri o distorti dalla corruzione. È essenziale sottolineare che la campagna si prende il tempo necessario per approfondire la caratterizzazione dei personaggi utilizzando filmati, monologhi e molte conversazioni tra gli NPC, un elemento che sicuramente migliora l’esperienza dato che in altri casi gli unici elementi di lore disponibili erano rappresentati da documentazioni e poco altro ancora. Quindi da questo punto di vista si vede che Bungie ha lavorato sodo per dare a tutti i fan un fantastico ultimo capitolo. Ma parliamo di novità: con La Forma Ultima Bungie ha introdotto una nuova fazione avversaria chiamata “Dread”, che introduce diversi tipi di nemici e riscrive le dinamiche degli scontri di Destiny 2 in modo sostanziale, cambiando le carte in tavola anche per i giocatori più esperti, soprattutto alle difficoltà più elevate. Questi antagonisti si presentano con una forma antropomorfa, in qualche modo corrotta come dalla presenza di alcuni cristalli, che in molti casi determinano anche le loro abilità. Per dire, gli Omen possono ghiacciare i Guardiani, mentre gli Harbinger possono invece metterci in stasi, creando situazioni non facili da gestire sul campo di battaglia.

La Forma Ultima inserisce anche una nuova sottoclasse dei guardiani soprannominata Prismatica, che dal nome vuole fare riferimento a una fusione di quelle precedentemente pubblicate, armate di poteri che facevano riferimento a Luce e Ombra. La sottoclasse Prismatica concede ai giocatori la possibilità di attingere al “meglio dei due mondi”, creando così nuove sinergie, combinando magari abilità per ottenere risultati diversi. Non si tratta di una sottoclasse radicalmente innovativa o entusiasmante come lo Strand al momento del suo completo sblocco nell’ultima espansione, ma manipolare i vari poteri e abilità è gratificante quando si riesce a trovare la combinazione giusta di elementi per massimizzare l’efficienza del proprio setup. Ad esempio utilizzare il missile ad arco del Titano con la spallata di fuoco con martello e la granata soppressiva da vuoto è davvero una roba fantastica. Ma l’attenzione alla costruzione delle build dei personaggi continua anche dopo la campagna, infatti nelle missioni e nelle attività aggiuntive che portano i giocatori a esplorare il Cuore Pallido ci sono una miriade di cose da fare per sbloccare nature, e frammenti necessari a rendere la sottoclasse prismatica completa. Alcuni dei momenti più intriganti e commoventi della storia si verificano proprio in queste fasi successive alla campagna, e Bungie è riuscita a nostro avviso a mantenere alta la qualità in tutte queste missioni. Intendiamoci, anche in questo nuovo episodio il farming è molto alto, ma il risultato finale è veramente soddisfacente. Una volta svelati i segreti del Cuore Pallido, il gioco offre una nuova tipologia di missione che si può soprannominare Dual Destiny. Questa è a tutti gli effetti una missione esotica speciale che richiede di essere giocata esclusivamente da due giocatori. Coordinazione e velocità sono necessarie per portare a termine questo speciale stage e alla fine di esso una scelta morale renderà il tutto ancora più intrigante. Ma noi non vi vogliamo rovinare l’esperienza di gioco, quindi non diremo altro. Unico indizio che possiamo darvi è. Non fidatevi mai di nessuno! Altra missione del tutto innovativa è Escissione, ossia lo scontro finale con il Testimone. Questa missione, che si è resa disponibile solo dopo il primo completamento del nuovo raid a livello mondiale, è assolutamente favolosa perché si deve giocare in 12 ed è affrontabile con il matchmaking, sia nella sua versione normale che nella sua versione super difficile a “Leggendario”. Insomma, anche qui ci troviamo dinanzi a una bella novità. Una menzione giusta da fare riguarda l’incursione Salvation’s Edge. Quest’ultima richiede un alto grado di cooperazione e comunicazione tra i giocatori, questo perché al suo interno sono presenti nuove meccaniche intelligenti che offrono sfide davvero stimolanti. I combattimenti sono impegnativi e gli ambienti, belli e strani, in certi casi sono equiparabili a quanto creato artisticamente all’interno del Cuore Pallido. Inoltre, Salvation’s Edge è leggermente più lungo e difficile rispetto alla maggior parte dei raid recenti, il che soddisfa i giocatori di alto livello in cerca di una sfida più intensa da affrontare settimanalmente. Per quanto riguarda le armi esotiche Bungie ha inserito delle bocche di fuoco davvero interessanti in questa Forma Ultima.

Primo fra tutti va menzionato il cecchino Caccia Immobileterna. Quest’ultimo è veramente interessante perché funzionerà come qualsiasi altro cecchino (solo inizialmente), ma allo stesso tempo propone una barra di caricamento che una volta carica potrà sparare dei colpi d’orati come se fosse una sorta di Pistola d’oro del cacciatore. Inoltre, sarà possibile utilizzarlo con il casco esotico Falconotte del cacciatore per creare delle combinazioni con un danno veramente impressionante forse attualmente la combinazione di quest’arma e di quest’elmo sono la combo arma/super col Dps più alto. Parlando ancora una volta delle bocche da fuoco Esotiche, è presente anche un fucile laser pesante chiamato Microcosmo. Quest’ultimo è molto particolare perché è la prima arma pesante che non ha nessun elemento: l’arma in questione però è molto forte in quanto non solo infligge dei danni ingenti, ma presenta anche dei bonus contro i nemici dotati di scudo, fattore che potrebbe rivelarsi particolarmente vincente nelle attività più difficili come i Cala la Notte in Gran Maestro, dove sono presenti tante minacce con diversi scudi. In più, ci sono due graditi ritorni dal primo Destiny: Il Morte Rossa e il Khvostov. Il primo, ad ogni uccisione permette di recuperare la salute, mentre il secondo rispetto alla precedente iterazione è in grado di far rimbalzare il settimo proiettile sui nemici circostanti. Insomma, per quanto riguarda le armi Esotiche, il team creativo ha fatto un lavoro estremamente importante, così come le armature Esotiche che sono disponibili due per ogni classe, e le quali daranno libero sfogo alla vostra creazioni di build all’interno dello sparattutto online. In conclusione, siamo rimasti particolarmente estasiati da queste aggiunte particolarmente azzeccate! Ovviamente è presente anche un’altra arma esotica esclusiva del raid, ma al momento non siamo riusciti ancora ad ottenerla, ma pare sia estremamente forte. Bungie, attraverso l’aggiornamento in Destiny 2 La Forma Ultima, ha effettuato dei cambiamenti anche ad alcuni NPC proponendo diversi ritorni. Innanzitutto, il Criptarca è stato aggiornato con un sistema di reputazione, il quale ad ogni Engramma decifrato da quest’ultimo permetterà al giocatore di salire di grado e sbloccare determinate ricompense. Ma non è questa la novità più eclatante, ma bensì Xur: il venditore di Esotici disponibile dal venerdì al martedì a partire dalle 19:00 italiane. Prima di procedere, dobbiamo dirvi che Bungie ha deciso di far ritornare una vecchia valuta, ossia le Strane Monete. Chi ha giocato al primo Destiny lo saprà bene: quest’ultime permettevano l’acquisto dell’equipaggiamento Esotico, feature che fa il suo ritorno con qualche modica rispetto al passato. Innanzitutto, non ci sono solo gli oggetti Esotici ma anche Leggendari, i quali potranno essere acquistati con tanto di perk piuttosto interessanti per le vostre bocche da fuoco preferite. Ma una novità che mi ha lasciato sorpreso è la possibilità di acquistare i Catalizzatori delle armi Esotiche. Seppure il costo è molto elevato, questo permetterà ai giocatori di non andare forzatamente a grindare un’attività per ottenere quest’ultima ed effettuare innumerevoli kill. Infatti, il Catalizzatore Esotico vi verrà fornito con l’obiettivo già sbloccato, un salto di qualità decisamente importante. In aggiunta, come già successo nel precedente capitolo, anche qui ci saranno tre armature Esotiche, una per classe, insieme ad una bocca da fuoco Esotica. Insomma, da questo punto di vista Xur diventa maggiormente più utile rispetto al passato, poiché nelle stagioni precedenti fungeva solamente da NPC utile nel fornire delle statistiche migliori per le proprie armature preferite. Ora, la situazione è nettamente diversa. Ultima ma non per questo meno importante novità è il sistema Pathfinder. Quest’ultimo non è particolarmente difficile da spiegare: in poche parole, al guardiano vengono dati alcuni compiti che saranno collegati tra loro, come effettuare delle uccisioni con un determinato elemento o distruggere dei boss in un’area nello specifico. In base al task che viene proposto, poi bisogna marcarlo all’interno di un’interfaccia molto semplice e intuitiva ed infine eseguirlo. La prima volta che si porta a termine quest’ultimo si viene ricompensanti con un Engramma Potente, il quale permette di ottenere un equipaggiamento di livello alto e facilitare la scalata al Livello Potere massimo che è 2000 attualmente se si esclude il potere extra donato dall’artefatto. Dopo aver completato il primo task, ripetendo il sistema appena citato sarà possibile ottenere una spada Esotica di cui non abbiamo fatto ancora menzione: l’Ergo Sum. Essa avrà ben 11 caratteristiche diverse. Questa infatti è una di quelle armi Esotiche in possesso di perk diversi (per un totale di 11) e può essere droppata da vuoto, ad arco e di fuoco. Ad esempio, è capitato che con i fendenti pesanti si generassero delle granate le quali potevano appiccicarsi ai nemici, oppure sempre con la stessa tipologia d’attacco sferrare dei colpi come il Lanciagranate esotico Colonia. Insomma, questa è una buona cosa per invogliare i giocatori a sfruttare ogni volta questo sistema veramente interessante e capirne le potenzialità, specialmente per eventuali aggiunte future. Ricordiamo inoltre che il catalizzatore di Ergo Sum può essere ottenibile solo completando la missione Escissione in leggendario. Buona Fortuna! Tirando le somme, Destiny 2 La Forma Ultima è l’epilogo perfetto che racchiude questi 10 anni di Destiny in una lotta che vede le forze della Luce contro l’Oscurità. Tutti i contenuti si sono rivelati all’altezza dell’aspettative, iniziando dalla campagna che propone diverse cinematiche, una regia nettamente migliore e con dei momenti veramente da cardiopalma. Le sottoclassi prismatiche, una delle novità più interessanti dell’espansione, funzionano a meraviglia e creano diverse combinazioni all’interno del gioco. Anche gli altri contenuti come il Raid e il sistema Pathfinder sono dei contenuti vincenti. Insomma, sia che siate dei guardiani di vecchia data, sia che siate delle New Light Destiny 2 la Forma Ultima è un’espansione veramente grandiosa e che vi terrà impegnati per molte, anzi moltissime ore di gioco.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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