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Redazione
Pordenone – Finalmente una svolta nel caso del duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone. Una persona di cui non sono ancora state rese note le generalità, è stata iscritta nel registro degli indagati per il duplice omicidio. Secondo quanto si è potuto apprendere ha 26 anni ed era un amico di Trifone Ragone. Il giovane era già stato sentito dagli investigatori nei mesi scorsi. Secondo le ipotesi investigative avrebbe agito da solo. Il movente del delitto non è comunque ancora chiaro e non è stato precisato. Il procuratore di Pordenone Marco Martani che segue le indagini ha confermato, senza aggiungere altro, che l'inchiesta e' in una fase molto delicata. All'interessato e' stato notificato il provvedimento e ha gia' nominato un legale.
La storia. Due corpi privi di vita sono stati rinvenuti all’interno di un automobile parcheggiata nello spiazzale antistante il palazzotto dello sport di Pordenone lo scorso 18 Marzo. I soggetti presenti nell’automobile erano Trifone Ragone di anni 29, di Monopoli e la compagna Teresa Costanza di 30 anni originaria di Agrigento. Trifone Ragone era un Sottoufficiale dell’Esercito e prestava servizio al 132/o Reggimento Carri di Cordenons. L’allarme è stato lanciato da un istruttore di judo che ha notato la macabra scena dopo essere uscito dal palazzetto dello sport dopo aver fatto allenamento. Entrambi i soggetti presentavano colpi di arma da fuoco alla testa. Poco prima il ritrovamento da parte dell’istruttore di Judo, un uomo aveva sentito delle urla. I vetri dell’auto erano infranti. Sul posto accorsero subito i Carabinieri, la Polizia e i Vigili del fuoco. In prima battuta, l’ipotesi fu quella di un omicidio-suicidio.
Omicidio. Subito dopo però, il Procuratore della Repubblica di Pordenone Marco Martani non ebbe dubbi in merito a quanto accaduto alla coppia: ciò che era accaduto nello spiazzale antistante il palazzetto dello sport di Pordenone era un duplice omicidio. I dubbi sull’accaduto sono stati chiariti dopo aver analizzato bene la scena del crimine. All’interno dell’automobile della coppia non è stata trovata l’arma, ciò dimostra che non si sia trattato di suicidio ma di duplice omicidio. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65.
L’omicidio fa pensare ad un regolamento di conti, si pensa che a sparare possa essere stato una sola persona, l’assassino ha sparato in cinque volte, ma quattro di essi sono andati a segno. Le vittime non hanno avuto il tempo di tentare la fuga in quanto sono stati colti alla sprovvista.
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