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Cronaca

DELITTO DI ANCONA, PADRE IN COMA IRREVERSIBILE. IL FIDANZATO DELLA FIGLIA: "NON VOLEVO UCCIDERE"

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Tempo di lettura 4 minuti I genitori si opponevano alla loro storia d'amore. Sono entrambi in stato di fermo per omicidio e concorso in omicidio la sedicenne e il diciottenne

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Redazione

Ancona – Una tragedia di una brutalità efferata. Ormai è in coma irreversibile, nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Torrette ad Ancona, Fabio Giacconi, il sottufficiale dell'Aeronautica ferito a colpi di pistola dal fidanzato della figlia, Antonio Tagliata, 18 anni, in stato di fermo con sedicenne, per l'omicidio della madre della giovane, Roberta Pierini e il ferimento. L'udienza di convalida del fermo dovrebbe tenersi domani, giorno in cui è fissata anche l'autopsia sul cadavere della Pierini.

I pm, Andrea Laurino per Tagliata, e Anna Weger della procura dei minori per la sedicenne, continuano intanto a raccogliere le testimonianze di vicini e familiari dei Giacconi e di Tagliata. Si cerca di completare il quadro dello scenario in cui è maturato il delitto, scatenato, sembra, dalla contrarietà dei Giacconi alla storia d'amore dei due ragazzi. Per conoscere i risultati delle prove Stub sulla cal. 9 – ''ho sparato io'' ha detto Antonio, ''la pistola non l'ho toccata'' la versione della minore – si dovrà attendere ancora qualche giorno. Sull'arma sono stati eseguiti anche accertamenti relativi alle impronte e al Dna di chi l'ha maneggiata. Esami di laboratorio cercheranno di risalire anche al numero di matricola della pistola, cancellato. Antonio Tagliata è rinchiuso in carcere, la sedicenne si trova in una comunità protetta.

Sono entrambi in stato di fermo per omicidio e concorso in omicidio la sedicenne e il diciottenne di Ancona accusati di aver ucciso la madre della ragazza, Roberta Pierini, 49 anni, e ferito gravemente il padre, Fabio Giacconi, sottufficiale dell'Aeronautica, perchè ostacolavano la loro storia d'amore.

La ragazzina è apparsa ''glaciale'' durante l'interrogatorio davanti al pm dei minori. Nessun pianto nè segni di pentimento. Il ragazzo invece avrebbe confessato. Stamani i carabinieri hanno ritrovato l'arma del delitto: una pistola cal. 9X21 che i due hanno gettatto in un cassonetto durante la fuga in motorino. Almeno otto i colpi esplosi: due hanno colpito la donna, quattro o cinque (uno alla nuca) il marito, che versa in gravissime condizioni nella rianimazione dell'ospedale di Torrette.

La ragazza, interrogata nella caserma dei carabinieri di Ancona dal pm dei minori, è in stato di fermo con l'accusa di concorso nell'omicidio della madre e nel tentato omicidio del padre, ferito da più colpi di pistola e ricoverato in gravissime condizioni nell'ospedale di Torrette. La relazione dei due ragazzi era avversata dai genitori della studentessa, il padre sottufficiale dell'Aeronautica militare, la madre impiegata, e la folle vendetta sarebbe scaturita proprio da questi ripetuti contrasti familiari. I due coniugi, entrambi di 49 anni, sono stati aggrediti da Tagliata in casa, un appartamento al terzo piano di via Crivelli, una zona tranquilla a due passi dal centro. Era presente anche la sedicenne, fuggita poi con l'assassino a bordo di uno scooter. I due sono stati ritrovati 4 ore dopo da una pattuglia dei carabinieri nella stazione ferroviaria di Falconara. Agli investigatori sono apparsi ''confusi'', frastornati, e Tagliata ha avuto anche un lieve malore. Poi, nella notte, gli interrogatori dei magistrati inquirenti, mentre il Ris completava i rilievi sul luogo del delitto.

Il ragazzo si sarebbe difeso durtante l'interrogatorio: "Non volevo uccidere, volevo solo un chiarimento con i genitori della mia ragazza: ma il padre ha avuto un atteggiamento aggressivo, mi è venuto addosso, e io ho sparato. Non ricordo nient'altro". A riferire le parole di Tagliata è l'avvocato difensore, Luca Bartolini, secondo il quale il giovane si sarebbe assunto la responsabilità della sparatoria e avrebbe avuto intenzione di costituirsi subito dopo.

''Quando Antonio ha sparato sono rimasta impietrita: non doveva finire così. Eravamo andati dai miei per un chiarimento…'', ha invece detto nell'interrogatorio la 16enne. ''Dopo ho seguito Antonio perché avevo paura''. La ragazza ha pianto, ha sostenuto di non aver toccato la pistola, e ha chiesto del padre. Poi: ''Antonio dove lo portano?''. Il legale dice, ''non è una nuova Erika''. ''Come sta papa?''. E' la domanda che ha fatto ripetutamente durante l'interrogatorio. ''Litigavamo è vero, ma non in modo esagerato'', ha detto parlando del genitore.

Fabio Giacconi, il padre della 16enne, avrebbe avuto un atteggiamento "aggressivo, sprezzante, offensivo", ha detto il ragazzo. "Ha attaccato me e la mia famiglia – ha continuato – mi ha detto vi mando in galera. Non ho capito più niente e ho fatto fuoco". Secondo il legale, il giovane non ricorda neppure di aver esploso dei colpi di calibro 9 anche verso la madre della ragazza, Roberta Pierini, uccisa sul colpo. "Tenevano segregata in casa la mia fidanzata – ha detto ancora – io ero andato lì solo per parlare, per chiarire le cose". Tagliata e la ragazzina sarebbero poi fuggiti dall'appartamento di Via Crivelli a piedi, e non in motorino, come si era appreso in un primo momento. Sono andati in autobus fino alla stazione di Falconara Marittima, e da lì il ragazzo ha telefonato ai genitori, che nel frattempo si erano recati alla caserma dei carabinieri, ed avrebbe detto "mandate qualcuno a prendermi". L'intenzione insomma era quella di costituirsi. Sarebbe stato poi lo stesso 18enne a far ritrovare la pistola in un cassonetto di Via Buonarroti. Al momento però non si sia come se la sia procurata. Perché ti sei portato dietro un'arma, gli hanno chiesto gli investigatori: "Per paura, ma non volevo sparare". Subito dopo essere stato portato in caserma, il giovane che soffre di crisi di panico, ha avuto un nuovo attacco, ma si è presto ristabilito. In questo momento è detenuto in un luogo che il difensore ha preferito non rivelare.

''L'hanno descritto come un mostro, ma mio figlio è un ragazzo buono: lei lo ha plagiato. La porta di casa dei genitori l'ha aperta lei. C'è stata una colluttazione, e lei ha detto sparagli!..''. Così Carlo Tagliata, il padre di Antonio. Come se gli avesse ''messo la pistola in mano''. Una versione tutta da verificare.
 

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Cronaca

Milano, droga agganciata con calamite sotto l’auto: arrestato un 27enne dopo inseguimento [VIDEO]

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La Polizia di Stato ieri pomeriggio a Milano ha arrestato un cittadino marocchino di 27 anni, irregolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Gli agenti del Commissariato Mecenate, verso le ore 13, nel corso di uno specifico servizio di contrasto allo spaccio di droga, hanno intensificato l’attività di osservazione e controllo all’interno del Quartiere Ponte Lambro e viale Ungheria dove hanno notato una vettura utilitaria parcheggiata a bordo strada con un uomo in piedi che parlava con il conducente seduto a bordo della stessa.

Una volta avvicinatisi con la vettura civetta, i poliziotti hanno richiesto l’ausilio di una volante perché la vettura attenzionata, risultata intestata a una società di leasing, aveva ripreso la marcia a velocità sostenuta in direzione di via Mecenate.

Ne è nato un inseguimento fino a via Garavaglia, strada senza uscita, dove il conducente è sceso scappando lungo le vie Forlanini, Barigozzi e Via Cossa dove, entrato in un giardino condominiale, è stato preso e sottoposto a controllo: all’ingresso di via Garavaglia, a bordo strada, i poliziotti hanno rinvenuto un involucro in plastica bianco elettrosaldato a palloncino contenente grammi 1,2 di cocaina e, all’interno della vettura che lì aveva abbandonato, una banconota da 50€ nel vano portaoggetti e, sotto la scocca, due scatole in acciaio di caramelle, agganciate mediante alcune calamite, al cui interno vi erano dieci involucri contenenti 10 grammi circa di cocaina.

L’uomo è stato arrestato e posto nelle camere di sicurezza della Questura in attesa di essere giudicato per direttissima.

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Castelli Romani

Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco nuovo consigliere di Città Metropolitana

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“Nel giorno del mio compleanno, tra messaggi, post e telefonate, ne è giunta una veramente diversa dal solito” inizia così il post di Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri e già assessore all’Urbanistica che nel giorno del suo compleanno riceve una notizia davvero inaspettata: “La Segreteria Generale della Città Metropolitana, ovviamente non per farmi gli auguri di compleanno, ma per comunicarmi che presto farò parte del Consiglio che siede a Palazzo Valentini, come consigliere”.

Una notizia davvero eclatante per la cittadina di Monte Compatri che non aveva rappresentanti in seno a quella che un tempo era la provincia di Roma da almeno quarant’anni.

Agnese Mastrofrancesco, mamma di due bambini, eletta in Consiglio Comunale per ben quattro mandati consecutivi diventa la prima donna di Monte Compatri a sedere a Palazzo Valentini.

L’abbiamo contattata telefonicamente, oltre che per farle le nostre personali congratulazioni, per avere, a caldo, le sue prime impressioni su questo nuovo incarico.


Consigliere Mastrofrancesco prima di tutto le nostre congratulazioni. Se l’aspettava?
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma come per tutte le cose, dobbiamo sempre crederci, perché prima o poi, la ruota gira e può arrivare anche il tuo momento. Quindi non ero certa, ma ci ho creduto fino ad oggi.


Ora il suo impegno politico raddoppia: quali saranno le sue priorità per Città Metropolitana?
Io credo che fare politica è un impegno grande, come grande deve essere la passione nelle cose che uno fa ed in cui crede. Dopo una gavetta, all’ interno del comune di Monte Compatri, posso dire di essere pronta a portare le mie energie anche nel consiglio di Città Metropolitana, dove cercherò di essere sempre dalla parte dei più deboli, di quelli che non vengono mai ascoltati o peggio ancora visti.


Tanti i messaggi di congratulazioni all’indirizzo della neoconsigliere Mastrofrancesco prima su tutti quello della consigliere regionale Laura Corrotti che dalle sue pagine scrive:

l’onorevole Laura Corrotti insieme alla neoconsigliere di Città Metropolitana Agnese Mastrofrancesco

“Congratulazioni a Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri, che da oggi entra ufficialmente in Città Metropolitana. Sono certa che il percorso portato avanti negli anni si svilupperà sempre di più e contribuirà al miglioramento del territorio di Roma e della sua Provincia” a cui fanno eco moltissimi consiglieri comunali dei Castelli Romani.
Fa rumore la mancanza di un messaggio alla neoeletta da parte dell’amministrazione Comunale di Monte Compatri, paese in cui la Mastrofrancesco è da oltre 15 anni Consigliere Comunale.

A nome della redazione tutta auguriamo alla neoconsigliere di Città Metropolitana un buon lavoro.

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Cronaca

Roma, aggressione omofoba in via della Pisana: il racconto di una delle vittime

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“Mercoledì esco assieme ad un amico. Una serata in allegria ci salutiamo e, come il solito, tra amici ci diamo un bacio e da li è iniziata l’aggressione”.
È l’inizio del triste racconto di Gianluca che mercoledì a Roma è stato vittima, assieme ad un amico, di un attacco omofobo da parte di alcuni ragazzi di nazionalità egiziana al grido:
“Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare”.

Non siamo nella periferia della capitale ma in via della Pisana, un quartiere che di certo rappresenta quella che comunemente è definita “Roma bene”.

Una serata davvero da dimenticare per Gianluca ed il suo amico che al di là dell’aggressione verbale vengono colpiti da bottiglie di vetro scagliate con l’intento di fare davvero male ma per fortuna senza troppi danni fisici: “il mio amico, ci dice, il giorno dopo si è trovato le gambe graffiate per i vetri”.

Una vera aggressione squadrista che dimostra, ancora una volta, la troppa insicurezza che percorre la Capitale: “abbiamo sentito un rumore metallico … ci stavano lanciando bottiglie di vetro che poi hanno raggiunto dei segnali stradali quindi ci siamo trovati i vetri addosso, aggiunge Gianluca , e poi in gruppo sono venuti verso di noi urlando”.

Gianluca ed il suo amico hanno sporto denuncia ai Carabinieri perché, ci dice “Queste aggressioni debbono terminare”. E poi aggiunge: “Debbo davvero ringraziare la disponibilità delle forze dell’ordine perché dopo l’aggressione verbale ci siamo immediatamente diretti presso la caserma. Abbiamo raccontato quello che è successo e subito una pattuglia è intervenuta sul posto identificando il gruppo”.

“Addirittura, prosegue, sono stati così cortesi che si sono pure offerti di riaccompagnarci a casa perché la paura che avevamo quel momento era davvero tanta”.

A quanto ci racconta i carabinieri conoscono gli aggressori, già schedati per alcuni precedenti, e, a quanto ci è dato a sapere, delinquenti abituali ma purtroppo, come succede in molte zone della Capitale “non c’erano telecamere”, aggiunge Andrea.

Lo sgomento è tanto perché avviene in una delle zone più tranquille della Capitale ed Gianluca, che vive da tempo a Roma, ci dice con molta tristezza negli occhi che non si era mai trovato in una situazione del genere e la paura ormai lo attanaglia.

Davvero esemplare il comportamento degli uomini dell’Arma dei Carabinieri che dimostrano, ancora una volta, il loro alto senso istituzionale ed umano.

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