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7 anni faon
Il ‘Decreto Martina’ del 13 febbraio del 2018, relativo all’impiego di pesticidi neonicotinoidi contro il fenomeno Xilella, è arrivato con effetto dirompente sullo scenario già abbastanza provato degli uliveti pugliesi, con prescrizione di quattro trattamenti obbligatori all’anno, pena sanzioni. Minacciate anche le colture biologiche. L’AIAB, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, ha preso posizione contro questa iniziativa. Abbiamo voluto sentire il parere del dottor Vincenzo Vizioli, presidente nazionale dell’AIAB.
Dottor Vizioli, questo decreto entra a gamba tesa in un comparto già abbondantemente provato dal TAP. Cosa ci può dire in proposito?
Il problema è annoso e difficilmente riusciremo a risolverlo, perché noi, come servizio fitosanitario alle frontiere, abbiamo controllato poco e male. In più, il meccanismo che ha portato questi insetti è quello degli accordi bilaterali in seno all’UE. Le spiego: l’Olanda fa produrre, tra l’altro, piante ornamentali, in Colombia e in altri paesi terzi, e li vende come Olanda, così noi rilasciamo il passaporto fitosanitario. Di contro, in Olanda non circola un bulbo, uno solo, che non sia prodotto da loro, a tutela del loro patrimonio. Sta di fatto che il vettore della Xilella, quello detto ‘la sputacchina’, è un insetto che vive su di una miriade di piante ornamentali, per questo è impossibile combatterlo. Ormai noi con la Xilella ci dobbiamo fare i conti, e dobbiamo solo lavorare su di un grosso incremento di misure che riescano a contenere il proliferare di questo insetto.
Ricordo che all’inizio di questa epidemia gli ulivicultori del Salento si ribellarono all’abbattimento, e misero in atto un qualche sistema per salvare le piante.
Noi siamo stati contro l’abbattimento delle piante, rivendicando il fatto che erano piante secolari ancora produttive. La cosa è stata aggravata da trattamenti sbagliati, anche dal fatto che si usassero diserbi sotto gli uliveti, per cui siamo arrivati al disseccamento quasi giornaliero di alcune piante. Il problema è che è assurdo imporre ad aziende biologiche di trattare con prodotti non conformi, a quel punto il danno non è solo nel trattamento. Un trattamento a calendario ormai non è ammesso da nessuna parte dei paesi civili, si fa solo a seguito dei monitoraggi. Se i monitoraggi sono in corso, comunque l’azienda biologica ha dei presidi ammessi che può utilizzare. Quindi ormai bisogna intervenire, non si può fare diversamente. Nel modo in cui hanno tagliato il burro con l’accetta alla Regione Puglia non è accettabile. La gente è preoccupata perché il Salento rischia di diventare una seconda terra dei fuochi, se si sparge la voce che questi trattano ‘a bomba’ quattro volte l’anno senza bersaglio.
Oltretutto una classe d’insetti fondamentale come le api sarebbero colpite in una maniera massiva, con gravissime conseguenze.
Dei prodotti che sono ‘consigliati’, neonicotinoidi, la UE pochi giorni fa ha ne vietati tre proprio per il danno che creano alle api: per noi una vittoria storica. Purtroppo, dato che la gamma di prodotti è molto ampia, si continua a danneggiare gravemente le api. Le api sono l’elemento discriminante per l’equilibrio di un ecosistema, e quindi la moria delle api è un segnale di moria di un ecosistema. Per questo motivo quei prodotti dovrebbero essere sicuramente sconsigliati, e, se del caso, utilizzati con mille accortezze. Noi speriamo che non vengano utilizzati, perché i neonicotinoidi sono letali per gli insetti, anche altri impollinatori oltre le api.
In che modo ci si potrebbe opporre a queste ordinanze europee che dimostrano poca competenza?
Credo sia stato convocato, nella città metropolitana di Bari, un tavolo tecnico che dovrebbe riunirsi a giorni, che ha raccolto le proteste degli ulivicultori. Noi abbiamo fatto opposizione, e credo si stia creando un comitato che impugnerà il decreto, al TAR, o in altre sedi competenti.
Un commento: visto che i prodotti il cui uso indiscriminato è stato ordinato da Martina, pena sanzioni pesanti, sono già stati esclusi dall’UE da fine anno, si può legittimamente pensare che il ministro, anche involontariamente, abbia voluto fare un favore alla Bayer, società produttrice, per permettere lo smaltimento delle scorte. A pensar male si fa peccato, ma… (diceva un certo Giulio Andreotti)
Roberto Ragone
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