Editoriali
Dagli all'untore: la guerra all'omeopatia
Tempo di lettura 6 minutiGli untori si sospettava fossero alcuni individui che, ‘ungendo’ le porte delle case con i batteri della peste, ne aiutassero e moltiplicassero la diffusione
Published
8 anni faon
di Roberto Ragone
“Dagli all’untore” è il grido di manzoniana memoria che scandisce gli accadimenti descritti durante il periodo della peste nel romanzo dei ‘Promessi sposi’. Gli untori si sospettava fossero alcuni individui che, ‘ungendo’ le porte delle case con i batteri della peste, ne aiutassero e moltiplicassero la diffusione: perché a qualcuno doveva esser data la colpa di ciò che accadeva, e questo è nella natura dell’uomo. In realtà di questi personaggi non è mai stata provata l’esistenza, almeno nel romanzo.
A quei tempi non esistevano, come oggi, cure efficaci per quel morbo, né vaccini. Né, se vi fossero stati dei medici omeopati, avrebbero potuto arginarne l’aggressione micidiale. Oggi, invece, l’untore di turno è quel medico omeopata che ha, secondo, ciò che si racconta, impedito il ricovero in ospedale del suo piccolo paziente di sei anni, provocandone la morte per una encefalite, provocata, secondo alcuni, da una otite purulenta mal curata.
La guerra all’omeopatia è di antica data, da parte della medicina allopatica e dei suoi rappresentanti, nonché da parte dei produttori di farmaci, per i quali un ‘pentito’ ha dichiarato che noi siamo non pazienti, ma clienti. La lobby dei farmaci poi, almeno in Italia, crea dei grossi sospetti nel grande pubblico, a causa della grande quantità di denaro che vi gira attorno.
Prova ne sia l’ultima diatriba a proposito dei vaccini, resi poi ‘obbligatori’ o ‘consigliati’ da una legge dello Stato. Pene severe per chi non si dovesse attenere alle prescrizioni di Lorenzin, radiazione dall’albo per i medici che dovessero remare contro, ‘alles raus!’ Salvo poi a scoprire che, sì, i vaccini sono efficaci, ma secondo alcuni sono prodotti in maniera che conservano al loro interno sostanze che con il principio attivo nulla hanno a che fare, e che causano danni a volte irreversibili nei bambini, alcuni costretti su sedia a rotelle, altri presi da autismo, e così via, secondo alcuni giornali. Anche queste ultime drastiche iniziative, prese dal ministro della Salute, hanno creato delle diffidenze.
È fuor di dubbio che il mercato dei medicinali, insieme a quello dei cosmetici, producano gli utili più alti in assoluto. Il peso dell'influenza di alcune società produttrici, legate a grandi holding internazionali, nei confronti di commissioni chiamate a valutare l'immissione in commercio di determinati prodotti, è senz'altro determinante ai fini del profitto, sia nell'immaginario collettivo, sia alcune volte nella realtà. Nel tempo alcuni medici sono stati 'beccati' per comparaggio, cioè per un interesse privato nella prescrizione di un farmaco piuttosto che un altro. E’ altresì venuto alla luce che alcuni medici sono stati, o ancora sono, remunerati con ‘congressi’ da parte delle case farmaceutiche, da tenere in località di vacanza che mai potrebbero permettersi, e che i biglietti sono sempre per due persone: chi non vuole portare con sé la moglie, può portare l’amante di turno. Insomma, intorno a farmaci e prescrizioni ruotano miliardi di euro, e l’allarme delle case produttrici dei vaccini è stato dato ad alta voce, quando si sono fatti i conti, e hanno scoperto che le vendite erano in calo. Bisognava correre ai ripari ed è stato fatto: altrimenti a che serve un ministro della Salute? Ricapitolando, la molla che muove certe cose è sempre quella del profitto, e ben si può comprendere come sia stato enfatizzato il triste caso del bimbo morto di encefalite, perché, a quanto sembra, curato solo con prodotti omeopatici. La Magistratura dirà l’ultima parola, e per ora aspettiamo i riscontri degli esperti. Purtroppo sono giorni che questa notizia rimbalza da un giornale ad un altro, da un canale tv ad un altro, e viene sempre più enfatizzata nei tv talk, con pareri improvvisati di persone che nulla hanno a che fare né con la medicina, né con l’omeopatia, ma con il gossip. Anche la figura del medico in questione, pur non essendo ancora chiara la sua figura, viene descritta come quella di un fanatico millenarista che si era cancellato dall’Ordine dei medici perché pensava che il mondo finisse nel 2008. Ipotesi, prescindendo da quale sia la realtà, pasticciata e pasticciona: che differenza può fare se il mondo che io sono convinto che finisca mi possa trovare o no iscritto ad un qualsivoglia Ordine professionale? Sia detto senza simpatia alcuna per i millenaristi, che non conosco, e che non mi interessa di conoscere.
La verità è come sempre nelle pieghe di ciò che non si dice. Pur essendo stato più volte dichiarato apertamente che non si voleva criminalizzare l’omeopatia, in realtà questo vien fatto ad ogni piè sospinto. Se ne contesta l’efficacia, mai dimostrata scientificamente, si dichiara che è soltanto un effetto placebo, praticamente una suggestione, si dice che i prodotti di cui alle prescrizioni sono soltanto acqua fresca, e così via. È chiaro che si tratta di una guerra di religione, oltre che di denaro. Un mio medico curante di tanti anni fa, a proposito di alcuni farmaci, parlava di “Uccidere la mosche con il martello”, volendo significare che i principi attivi presenti in alcuni farmaci largamente prescritti dai suoi colleghi, erano in definitiva troppo forti rispetto alla patologia che si voleva curare: ci sono infatti molti medici che non consentono alla loro coscienza di indulgere in prescrizioni inutili o esagerate. Ricordiamoci che tutti i vantaggi di un farmaco, specialmente quelli moderni, sono sempre il risultato di un calcolo ‘costo-beneficio’: cioè, tenendo presenti gli effetti collaterali, bisogna vedere se si può avere un beneficio tale assumendoli, che compensi gli effetti collaterali spesso pericolosi. Ognuno di noi avrà, almeno una volta, letto il ‘bugiardino’ delle medicine che prende: se l’avrà preso alla lettera, avrà buttato via il farmaco e si sarà tenuta la patologia, certamente non grave.
Il bugiardino – si chiama così proprio perché non dice tutta la verità – creato a tutela di chi ha prodotto il farmaco, contempla tutte le possibilità di nocumento da parte del prodotto, di modo che, ad un eventuale danno che può arrivare, in alcuni casi, fino alla morte del paziente, le case farmaceutiche siano tutelate in sede di giudizio. Esagerato? Forse, ma la cosa reale è che anche le prescrizioni mediche vanno filtrate dal nostro buonsenso. Una mia zia, tanti anni fa – questa è storia reale – un giorno andò da un neurologo. Probabilmente sbagliò medico, perché avrebbe dovuto, per i suoi disturbi di ansia, consultare uno psicoterapeuta, o il suo, più banale, medico di base. Ma lei volle essere pedissequa, e trattandosi di disturbi nervosi, andò da chi, secondo la semantica, questi disturbi poteva conoscere e curare. Il medico la visitò e le prescrisse alcuni farmaci. La poveretta , che viveva sola non essendosi mai sposata, e avendo perso i genitori per raggiunti limiti di età, seguì pedissequamente anche la cura, come suo costume. Al punto tale che perse l’uso della favella. Trascorse gli ultimi anni della sua vita solitaria in assoluto silenzio, come potete immaginare. Ma questa vicenda non andò in televisione. Un po’ perché Maurizio Costanzo doveva ancora inventare i talk-show, e un po’ perché nessuno raccolse questa notizia, scomoda per l’establishment, e non lesiva della reputazione degli omeopati – probabilmente. Dell’omeopatia posso dire, per averla provata su di me, che non è assolutamente un placebo. Io ne ho avuto dei vantaggi. E non è, come credono alcuni poco informati, un 'curarsi con le erbe’.
L’omeopatia è una scienza alternativa, non legata ad alcuna lobby, che sfrutta un principio negato dalla classe medica scientifica, cioè la ‘memoria dell’acqua’, la capacità dell’acqua di trattenere le caratteristiche e gli effetti di un principio attivo pur in presenza di quantità micronizzate, e dinamizzate con lo scuotimento. Un principio negato perché non dimostrato secondo certi protocolli che fanno testo. In Italia l’omeopatia può essere esercitata soltanto da medici laureati e abilitati, insomma da medici allopatici ufficiali che decidano di esercitare questa disciplina. Il mio docente al corso di naturopatia di Urbino – dove ho dovuto interrompere gli studi anzitempo – a proposito della lentezza dell’effetto dei prodotti omeopatici, rispondeva dicendo che il principio agisce immediatamente, appena assunto, e l’effetto si manifesta successivamente. Infatti, c’è una grossa differenza, in generale, fra le due discipline, omeopatica e allopatica: mentre la seconda in genere cura il sintomo, la prima cura il paziente, secondo il principio che siamo tutti fatti allo stesso modo, ma ognuno di noi è un’entità unica. Naturalmente, e questo va sempre tenuto presente con molta chiarezza, il progresso della medicina oggi consente di curare patologie una volta incurabili, e in alcuni casi di guarirle. La ricerca scientifica va avanti e raggiunge sempre nuovi traguardi, a vantaggio anche della vita media dell’uomo.
L’omeopatia ha un campo d’azione ristretto, a questo riguardo, cioè ci sono gravi patologie per le quali l'omeopatia non è il rimedio giusto. Tuttavia non è onesto criminalizzarla e combatterla con mezzi anche poco corretti. Se dovessimo fare delle intere puntate di talk in tv per tutte le volte che muore un paziente per una cura allopatica, ci vorrebbe un canale dedicato. In sostanza, se sempre più persone si rivolgono ad una cura alternativa, per patologie non gravi, e ne traggono benefici, vuol dire, prima di tutto che c'è la ricerca di un'alternativa alla medicina dello Stato e ai suoi danni collaterali, oltre ad una fondamentale diffidenza nella medicina allopatica e nei suoi troppo diffusi interessi, come nel caso dei vaccini. Una diffidenza transitiva, che parte dal rapporto che ognuno di noi ha con lo Stato, con il governo, con i suoi ministri, troppe volte giudicati incapaci e legati ad interessi che non sono quelli del cittadino. Se poi il ministro della Salute non è laureata in medicina, ma si è fermata alla maturità classica; se il ministro della Pubblica Istruzione ha redatto, secondo il fatto Quotidiano, un curriculum non esatto a proposito dei suoi titoli di studio, e non ha neanche i titoli per partecipare ad un concorso pubblico per manager; se il ministro Madia, sempre secondo ciò che ha scritto il Fatto, ha copiato in parte la tesi di laurea, eccetera eccetera; e se poi tutto questo va sui giornali e nessuno si dimette, come succederebbe in altri Paesi: allora forse facciamo bene ad avere una santa diffidenza e un santo sospetto nei loro confronti, nei confronti della Casta. E allora non prendiamocela con l’omeopatia.