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di Christian Montagna
Nemmeno il tempo di godersi la vittoria per l'approvazione dell' Italicum che il premier Renzi è costretto a fronteggiare il mega sciopero della scuola contro la riforma avanzata dal suo governo. Piazze gremite, aule scolastiche deserte: a scioperare stavolta sono davvero tutti. Sindacati, docenti, dirigenti scolastici, alunni e operai questa mattina hanno invaso alcune delle piazze italiane per manifestare contro un sistema scolastico che poco rappresenta chi nella scuola ci lavora. Cagliari, Catania, Firenze, Roma, Aosta, Milano e Torino: da nord a sud, enorme è stata la partecipazione. Per quello che è stato definito lo sciopero più grande di sempre, a Roma e Milano si sono registrate le adesioni maggiori. Non c'è governo che passi senza manifestazioni, senza contestazioni e senza riforme incostituzionali. Il ministro Giannini che ha definito lo sciopero di oggi "politico, senza presupposti e legato a strategie elettorali", ha accusato i sindacati di essere legati a posizioni troppo "antiche".
IL BLITZ NOTTURNO AL MIUR
Alla vigilia di quello che è stato definito lo sciopero più grande di sempre, gli studenti di Università e scuole aderenti a Udu davanti al Ministero dell'Università e della Ricerca hanno manifestato pacificamente esponendo striscioni e slogan contro quella che è stata definita la "Riforma della Buona Scuola". L' Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti medi ha voluto ribadire la contrarietà ai metodi utilizzati dal Governo nella costruzione di questa riforma. Si cerca in ogni modo di non far diventare la scuola italiana un luogo autoritario ribadendo che le Università e le scuole pubbliche non possono essere in vendita né intendono favorire in alcun modo le diseguaglianze.
LA PROTESTA NELLE PIAZZE: ROMA
In piazza nella capitale hanno sfilato migliaia di studenti, leader sindacali, insegnanti aderenti ai Cobas bloccando un tratto di Viale Trastevere dove ha sede il ministero dell'Istruzione. A sfilare a Piazza della Repubblica c'era anche il parlamentare Pd Pippo Civati, che ha così commentato lo sciopero: "questo è uno sciopero non politico, perché la politica non rappresenta più nessuno, perché il Pd ha tradito i suoi impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica". Con lui anche Stefano Fassina, che, riferendosi ai presidi, sostiene che "la scuola non può essere una caserma con un capo che comanda". Non meno importante la partecipazione di Susanna Camusso segretario della Cgil che in merito si è così espressa: "Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione".
MILANO
Non fa in tempo a sanare le ferite provocate dagli scontri del Primo Maggio dei No Expo la capitale della moda che subito viene invasa da una nuova manifestazione. A Milano numerose sono state le immagini satiriche di Renzi con orecchie d'asino esposte durante i cortei. Camioncini, auto e un mare di persone riunitesi tutte per lo stesso scopo, quello di contrastare una riforma che mira al favoreggiamento delle classi sociali agiate. Da Uil, Cisl e Cobas sono giunte enormi condanne al ministro che tenta in tutti i modi di cambiare il sistema scolastico
TORINO, BARI, AOSTA, CATANIA, PALERMO
Anche nelle piazze di Torino, Aosta, Bari, Palermo e Catania migliaia di insegnanti, studenti, genitori, bidelli si sono riuniti per protestare contro la "Buona Scuola del governo Renzi". Sventolano alte le bandiere dei sindacati: a Torino in piazza Carlo Alberto il corteo ha letteralmente paralizzato il traffico; a Bari circa quindicimila manifestanti provenienti dal sud Italia; a Palermo, partiti da Piazza Marina, professori, precari, personale amministrativo e studenti, circa seimila in tutto, hanno percorso le strade del centro, scortati da polizia, carabinieri e vigili urbani; ad Aosta circa mille persone hanno esposto striscioni con slogan come "No alla rottamazione della scuola", "Contro il ddl dei padroni", "Precari usa e getta".
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