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Redazione Lazio

Cyberbullismo, 11% dei giovani approva insulti sui social

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Tempo di lettura 2 minutiDalla ricerca emerge che il 40% degli intervistati dichiara di trascorrere on line più di 5 ore al giorno

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di Marco Staffiero

 
Dove stiamo andando? Dove sono diretti i giovani di un mondo che sta perdendo ogni buon senso? Sono le domande che si pongono parecchie persone di fronte ad una generazione, che non sa più come impegnare il proprio tempo. Le giornate di molti ragazzi vengono trascorse attraverso i nuovi strumenti della tecnologia, costringendoli spesso a rimanere lontano dalla realtà quotidiana. E quando capita proprio la tecnologia può essere uno strumento per le offese e soprusi. Non a caso l'11% giovani approva insulti sui social e il 13% dichiara di aver insultato un personaggio famoso on line. E' quanto emerge da una indagine sull’hate speech affidata da Generazioni Connesse a Skuola.net e all’Università degli Studi di Firenze rivolta a ragazze e ragazzi, in particolare quelli tra i 14 e i 18 anni.Dalla ricerca emerge che il 40% degli intervistati dichiara di trascorrere on line più di 5 ore al giorno. Whatsapp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%).
 
Per quanto riguarda il controllo della veridicità delle notizie on line, il 14% degli intervistati dichiara di non controllare mai se una notizia sia vera o falsa, un comportamento – mette in evidenza la ricerca – che rende i ragazzi “facilmente preda di titoli sensazionalistici e ‘bufale’ che possono fomentare reazioni poco ragionate e forse guidate da sentimenti di rabbia e di odio”.Altro dato da evidenziare è quell’11% di ragazze e ragazzi che dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una più generale “libertà di esprimere ciò che si pensa” e un 13% a cui è capitato di insultare un personaggio famoso on line. Stesso discorso si può fare sui commenti pesanti rivolti ai coetanei dove si conferma l’effetto di disinibizione dello “schermo” nel facilitare comportamenti che non verrebbero messi in atto così facilmente se si fosse di fronte all’altra persona.

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