CURIOSANDO PER ROMA E DINTORNI: "LA MANO DI CICERONE"

Emanuel Galea

Quante volte si è passati da via dei Cerchi a Roma? Forse non tutti l’hanno presente. Bene, quante volte abbiamo partecipato a raduni, a manifestazioni al Circo Massimo? Il Circo Massimo è meglio conosciuto al grande pubblico. La via che costeggia il Circo, appunto, è Via dei Cerchi, nome che deriva da Circo.

Come spesso succede, non tutti notano quella struttura piatta che sovrasta il Circo. Questo fatto risulta strano, perché la struttura  è così bizzarra e di una forma stravagante. Se la  si fissa bene, può dare l’impressione di una maschera, con tanti occhi che vegliano su l’immenso Circo. Guardando i particolari di quella facciata ci si deve, per forza, incuriosire. Una grande mano, con l’indice verso l’alto, una scultura posta in cima all’edificio. Osservando più attentamente si scorge la replica di quella mano sulla cornice di una delle finestre. Cosa ha d’importante quella mano? Cosa rappresenta? A chi si attribuisce la sua appartenenza? 

La stessa struttura è ricca di storia e coinvolge nomi illustri del passato come Farnese, i Borboni. La sua storia s’incrocia con Cicerone, il Palatino, 

conventi e quant’altro.

 Accantoniamo tutto questo, magari potremo ritornarci sopra in un secondo momento, per oggi c’interessa parlare di quella mano. Le leggende si rincorrono e noi cercheremo di restare neutrali senza sposare alcuna ipotesi. Una delle leggende narra che quella mano non raffigura altro che un calco di gesso, di cui l’originale è andato perso. Si trattava, molto probabilmente, di un ex voto che fu custodito nella cappella di Santa Maria de Manu, chiesetta ormai andata distrutta. Fino al cinquecento la mano stava ancora nell’edificio sacro e si racconta che,  il popolo la chiamava “mano di Cicerone”. Questo spiega quale ruolo di primaria importanza occupava Cicerone nel mondo della politica e nella coscienza collettiva, dopo aver salvato la repubblica dal tentativo eversivo di Lucio Sergio Catilina, ottenendo così l’appellativo di pater patriae.

La morte di Cicerone si presenta molto contrastata. Della sua tragica fine esistono diverse versioni. Secondo il racconto di Plutarco, Cicerone fu ucciso nella sua proprietà sotto i colpi di Erennio. Su ordine di Antonio, poi, vennero tagliate “la testa e le mani con cui aveva scritto le Filippiche” . Tito Livio, storico latino, nella sua Storia di Roma Repubblicana, di cui a noi è pervenuta solamente la parte che copre la fase più antica,  narra che la testa di Cicerone venne esposta sui rostri insieme alla mano destra. Cassio Dione, nella sua Storia Romana, libri XLIV-XLVII, terzo volume, fa anche lui riferimento alla testa ed alla mano destra ed aggiunge un particolare, spiegando che all’uccisione venne dato più di quanto era stato dovuto.

Infine, secondo Appiano, come si legge in Morte di Cicerone in Plutarco, venne tagliata solamente la mano destra. Sembrano due i punti fermi in questa leggenda. Su un particolare gli storici e gli uomini illustri del passato si trovano concordi. A Cicerone fu tagliata la mano destra. Su questo concordano tutti e per il nostro racconto questo basti. Il secondo particolare ce lo offre quella struttura a Via dei Cerchi che esporre nella sua sommità quella mano con l’indice puntato verso il cielo. 

Ad asserire che quella scultura raffigura la mano di Cicerone, ci vogliono ben altri argomenti e noi non li abbiamo. Ci atteniamo e rispettiamo quanto la tradizione popolare vi ha riconosciuto da sempre, chissà perché, la mano di Cicerone. A prescindere di chi sia veramente quella mano, a chi capita di trovarsi in quei paraggi, consigliamo di soffermarsi a riflettere. Dalle volte, le soluzioni dei misteri più fitti si celano dietro i particolari.

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