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CRISI DI COPPIA: QUANDO E PERCHE' LA COPPIA SCOPPIA E QUANTO AIUTA LA TERAPIA

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Tempo di lettura 4 minuti La costruzione dei ruoli e delle regole di relazione è un processo circolare di influenza reciproca nel tempo.

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A cura della Dott.ssa Catia Annarilli, Psicologa – psicoterapeuta

La riuscita o il fallimento di un matrimonio possono dipendere da molte cose, anche dal funzionamento o meno delle regole di collaborazione che sono espressione di ogni coppia in considerazione delle differenze e somiglianze tra i coniugi. I due membri della coppia devono riuscire a collaborare in una gran numero di compiti: guadagnare soldi, occuparsi della casa, condurre una vita sociale, avere rapporti sessuali, essere genitori. Le regole di relazione che una coppia si dà per affrontare questi compiti così importanti stabiliscono il grado di sanità o disfunzionalità della coppia stessa.
La costruzione dei ruoli e delle regole di relazione è un processo circolare di influenza reciproca nel tempo. Nessuna coppia inizia un rapporto a partire da zero; ciascun individuo ha un sistema di credenze e di aspettative nei confronti del matrimonio che si è strutturato a partire dalle esperienze nella famiglia di origine e da altre esperienze matrimoniali e di coppia. Questi valori permeano i nostri modi di pensare al matrimonio e condizionano i nostri modi di essere moglie e marito.


Le coppie sviluppano una costruzione della realtà condivisa: le premesse di base che portano nella relazione vengono modellate reciprocamente, rinforzate o modificate nel tempo attraverso la loro esperienza insieme. Tutto ciò include valori, miti, aspettative e idee per il futuro. Questo sistema di credenze condiviso costituisce la linfa vitale della relazione e ne guida l’interazione e la pianificazione per il futuro. Ad ogni importante transizione, l’equilibrio è sottoposto a trasformazione per andare incontro ai nuovi bisogni di riorganizzazione del sistema.
Esaminiamo, di seguito, le regole implicite che guidano il modello di organizzazione e comunicazione di una coppia che devono essere scrupolosamente rinegoziate qualora si dimostrino disfunzionali al matrimonio o a uno dei partner.
– organizzazione: come è quale è il rapporto tra la famiglia e il sistema lavorativo, chi lavora fuori e chi in casa e quale forma di equilibri o disequilibrio si raggiunge;
– potere e uguaglianza: il livello e la qualità dell’equilibrio di potere fra moglie e marito nell’organizzazione del sistema coniugale;
– adattabilità: ha a che fare con l’equilibrio tra il mantenimento di una struttura stabile e al tempo stesso flessibile in risposta ai cambiamenti di vita;
– coesione: le coppie sane riescono a trovare un equilibrio tra vicinanza e separazione e differenze individuali;
– comunicazione: perché una coppia sia considerata sana è necessaria chiarezza di regole, di ruoli e di messaggi;
– espressione delle emozioni: ogni coppia deve raggiungere un accordo su come si esprimono reciprocamente i sentimenti di amore, affetto e cura;
– soluzione dei problemi: la grossa differenza fra le coppie che funzionano e quelle che non funzionano non è determinata tanto dalla presenza o assenza di problemi, ma piuttosto dalla capacità di affrontare e risolvere le difficoltà che insorgono nel corso della vita insieme;
La terapia di coppia: quando e perché.

La coppia in terapia deve essere aiutata a riesaminare le loro idee, le loro premesse e a rendere più esplicite le regole che ciascuno desidera. L’obiettivo terapeutico è quello di raggiungere un equilibrio più funzionale nella vita della coppia. Perché questo si ottenga si ha bisogno di una idea del matrimonio basata su un modello evolutivo di ciclo vitale. È necessario lavorare su una immagine non statica del matrimonio per cambiarne le cose, passare ad una visione più flessibile permette di uscire da un sistema di rigidità che ha determinato la crisi.
Di solito non si ricorre alla terapia finché i problemi non sono diventati gravi o cronici o quando uno dei due coniugi ha deciso di divorziare. In qualunque fase del ciclo vitale una coppia si trovi, può essere aiutata da un terapeuta a diventare più competente nel pensare, pianificare e chiarire le aspettative nei confronti del coniuge.
Si dice che i matrimoni necessari nella vita di una persona siano tre: in giovinezza uno romantico e appassionato, per allevare i figli un rapporto con responsabilità condivise e più tardi nella vita un rapporto con un compagno con solide capacità di accudimento reciproco! Quello che è auspicabile invece è che piuttosto che avere nuovi partner le persone abbiano bisogno di cambiare negli anni il contratto relazionale a seconda delle diverse fasi del ciclo vitale.
L’incontro iniziale della coppia si basava sulla condivisione di bisogni e di speranze di quel preciso momento, se quello stesso contratto non è mai stato cambiato in relazione al mutare delle circostanze e dei bisogno può essere un problema. L’obiettivo di una terapia di coppia allora può proprio essere la rinegoziazione del contratto, dell’incontro iniziale.
La storia del rapporto, le transizioni da una fase all’altra del ciclo vitale sono momenti da esplorare durante una terapia per capire come i modelli comportamentali si sono sviluppati e modellati reciprocamente nel tempo.
La sola risoluzione del conflitto in terapia non è sufficiente senza considerare quanto le regole della relazione possano rinforzare i modelli interattivi disfunzionali. La terapia può normalizzare la situazione di stress, restituire valore agli stati emotivi sofferenti e dare spazio ad una rinarrazione della storia familiare permettendo ai coniugi di riappropriarsi del tempo e degli spazi emotivi, promuovere la possibilità di allargare il repertorio dei comportamenti della coppia in trattamento. Tutto ciò implica una ricontrattazione della relazione in base alle preferenze, competenze e risorse di ciascun partner e può richiedere anche lo sviluppo di competenze completamente nuove.

Contatti:

Dott.ssa Catia Annarilli
Psicologa – psicoterapeuta
Cell. 347.130714 dott.catia.annarilli@cpcr.it

www.centropsicologiacastelliromani.it
Piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale

Bibliografia
Froma WALSH (1999) Coppie sane e coppie disfunzionali quali differenze?, in M. Andolfi (a cura di) La crisi della coppia – una prospettiva sistemico-relazionale, 1999, Raffaello Cortina editore.
Bowen, M. (1978) Dalla famiglia all’individuo. Tr. it. Astrolabio, Roma, 1980.
 

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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