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Cronaca

Covid-19 e trasporto pubblico. I Comitati Pendolari del Lazio alla Regione Lazio: “No a ordinanze inutili, promesse vane e briciole sotto il tappeto”

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In attesa di conoscere gli esiti della conferenza unificata Stato-Regioni, che dovrebbe tracciare le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID19 nei trasporti pubblici, in vista della riapertura delle scuole, i comitati pendolari del Lazio provano a fare quadrato. E invitano, in un comunicato congiunto, gli assessori regionali alla Mobilità e alla Sanità, rispettivamente Mauro Alessandri e Alessio D’Amato, a non piegarsi a una politica di «ordinanze inutili, promesse vane e “briciole sotto il tappeto”».

A firmare il documento i Comitati Pendolari della Roma Nord, della Roma-Lido, della Orte, della FL8 Ottavo binario, della Stazione Minturno Scauri e Sferragliamenti dalla Casilina. «Abbiamo obbedito nei duri mesi di lockdown», esordiscono, «chiusi in casa i nostri corpi, non abbiamo messo in congelatore i nostri cervelli e le esperienze di vita. Ci siamo confrontati a distanza, discusso, elaborato idee organiche, che abbiamo inviato alle istituzioni, Assessorato alla mobilità della Regione Lazio in primis.  Sono idee di riqualificazione dei servizi in un contesto di sicurezza per passeggeri e lavoratori. Travalicano l’ambito del trasporto pubblico locale e delle sole ferrovie regionali ex-concesse e coinvolgono il sistema dei trasporti regionali. Abbiamo proposto aumento delle corse coi mezzi disponibili e recuperabili, integrazione dei servizi ferroviari con bus e pullman turistici, anche per dare ossigeno ad un settore gravemente colpito, e molto altro. Tutto nell’orizzonte di arrivare entro settembre alle stesse corse assicurate fino a Febbraio scorso, per aumentare l’offerta da metà settembre, contando anche sulla riduzione della domanda dei “lavoratori” e sulla spalmatura degli orari di punta di entrata/uscita di uffici, fabbriche e scuole. Sono seguiti incontri in video conferenza, contatti e documenti d’approfondimento».

«Speravamo che la Regione fosse in grado di raccogliere la sfida dell’emergenza sanitaria e della crisi economica, per migliorare il sistema dei trasporti pubblici, a cominciare da quelli su ferro, e di confrontarsi con i pendolari nel merito, dando risposte misurabili. Di sicuro c’è stata l’alluvione di soldi buttati nel pagamento “vuoto per pieno” di milioni di chilometri/treno o vettura non fatti dalle Aziende di trasporto, che han mandato migliaia di lavoratori in integrazione salariale a spese della collettività, tagliato turni, straordinari e indennità al personale, soppresso linee speciali, corse scolastiche, notturne e serali, rinunciato a controllare e incassare biglietti ed ancora oggi, al termine della c.d. Fase 3, neppure riescono a far ripartire i servizi che c’erano, con i mezzi che c’erano già a Febbraio scorso».

«Sei mesi passati invano?», si domandano. «Sembrerebbe di sì, leggendo lo sconcertante Ordine del Giorno del 6 agosto, che i Presidenti delle Regioni hanno approvato. In sostanza, chiedono a Governo, Ministero della salute e Comitato tecnico scientifico, di non insistere su distanziamenti di almeno un metro a bordo dei mezzi, misurazione temperature, durate dei viaggi e di accontentarsi dell’invito di indossare le mascherine».

«Sei mesi in cui», proseguono, «non solo non è stata avviata quell’integrazione di bus/pullman privati di cui si è tanto parlato, ma molte linee, sia regionali che statali, hanno continuato ad offrire un servizio ridotto, inducendo molti all’utilizzo dell’automobile, ed in cui si sono giustificate le aziende che non hanno ritenuto di adoperarsi per aumentare il materiale circolante. Sei mesi in cui, invece, si sono lette Ordinanze Presidenziali, come quella del 30 aprile scorso di Zingaretti: a tutela di utenti e aziende di trasporto pubblico dovevano imporre comportamenti corretti per prevenire l’infezione. Si sono rivelate “grida manzoniane”, lasciate al ricatto della volontà e delle risorse disponibili delle Aziende TPL, senza interventi sanzionatori della Regione per le non conformità a quanto ordinato, o abbandonati al rispetto volontario dei passeggeri, senza quasi più controlli da parte degli addetti verificatori/ispettori della Aziende, che si sono ipocritamente nascoste dietro l’intervento delle forze di polizia, dopo una litigata o una rissa. Sei mesi di chiacchiere che rischiano di trovare l’epitaffio nell’Ordine del giorno dei succitati Presidenti delle regioni. Non contenti del limite di occupabilità dei mezzi, portato con l’ultimo DPCM del 7 agosto ad un insostenibile 60%, vorrebbero togliere qualsiasi limite, qualsiasi fragile diaframma per la difesa della salute pubblica di chi opera e di chi viaggia ogni giorno sui mezzi pubblici delle regioni».

Da qui l’invito pubblico «all’assessore alla mobilità, Mauro Alessandri, e all’Assessore alla sanità, Alessio D’Amato: non si pieghino a questa politica di ordinanze inutili, promesse vane e “briciole sotto il tappeto”. Tra gli addetti ed i frequentatori delle discoteche della Costa Smeralda ed i lavoratori e i pendolari del trasporto pubblico del Lazio, l’unica differenza e che i primi, alla fine, sono stati controllati per l’eventuale positività, noi no. Non permetteremo che si giochi con la salute delle persone e soprattutto con quella degli utenti delle ferrovie ex-concesse, che va tutelata come e di più di quella dei frequentatori di discoteche, che sembrano tanto cari alle Regioni».