Redazione Lazio
Cotral: i lavoratori respingono accordo con sindacati confederali
Tempo di lettura 3 minutiIl 51,9 % ha votato contro nel referendum indetto il 12 settembre 2016
Tempo di lettura 3 minutiIl 51,9 % ha votato contro nel referendum indetto il 12 settembre 2016
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8 anni agoon
Red. Cronaca
COTRAL – L’accordo sindacale siglato dalle organizzazioni sindacali unitarie CGIL-CISL-UIL con l’azienda COTRAL il 29 luglio 2016 è stato respinto dai lavoratori. Il 51,9 % ha votato contro nel referendum indetto il 12 settembre 2016 . Spaccatura netta quindi che rileva il malcontento che serpeggia tra i lavoratori del comparto degli autoferrotranvieri del COTRAL.
"In quanto rappresentanti dell’ORT (osservatorio regionale dei trasporti) per la provincia di Viterbo – dichiara Raimondo Chiricozzi Rappresentante ORT Viterbo Comitato Utenti Trasporti – abbiamo assistito ad alcune assemblee dei lavoratori tenute dai sindacati. Nell’ultima, – prosegue Chiricozzi – tenuta il 5 settembre 2016 a Viterbo presso il capolinea del Riello, abbiamo incontrato Micaela Quintavalle, responsabile nazionale del sindacato di base “Cambia mente M410”, che, assieme alla UGL ha sostenuto le tesi del NO al referendum. La Quintavalle evidenziò i motivi per cui l’accordo firmato dai confederali andava respinto, domandandosi inoltre se gli stessi fossero ancora a difesa dei lavoratori o di essere divenuti supervisori delle decisioni aziendali. In quella assemblea abbiamo constatato l’effettivo malcontento dei lavoratori rispetto le competenze, l’aumento dell’orario di lavoro e altre questioni legate ai turni, al lavoro nelle festività, alle malattie, alla 104, ecc. Il malcontento era palpabile e già da quella assemblea abbiamo preannunciato la vittoria del No all’accordo al Referendum. Il dissenso era evidente soprattutto nel personale del movimento (gli autisti) costretti al lavoro con mezzi, spesso fatiscenti, sotto la propria responsabilità.
L’azienda, con l’approvazione del nuovo piano industriale, ha previsto l’acquisto di nuovi mezzi circa 300 autobus e il miglioramento e l’ammodernamento delle infrastrutture, così si legge nel testo dell’accordo del 27 settembre 2016 sottoposto a referendum. Ora con l’accordo del 29 luglio respinto rimane in vigore il contratto nazionale e c’è chi afferma sia un boomerang per i lavoratori. Si sparla e gli sconfitti sembra minaccino scioperi. Più che di scioperi, si renderebbe necessaria nei sindacati CGIL CISL UIL una seria riflessione sulla perdita di credibilità tra i lavoratori, che non ci sembra si sentano degnamente rappresentati, da questi, dal momento che hanno decisamente respinto l’accordo. Per comprendere la situazione e soprattutto quali effetti si avranno sul servizio vorremmo conoscere quali iniziative intendono prendere l’azienda COTRAL e la Regione Lazio perché nell’immediato venga assicurato il servizio.
Va quindi ripresa l’iniziativa per un nuovo accordo con tutti i sindacati in campo da sottoporre alla approvazione dei lavoratori e l’ORT Osservatorio regionale dei trasporti crediamo posa farsene carico.
Abbiamo girato queste domande per primo al neo eletto segretario regionale del sindacato “Cambia-Menti M410” Ivano Cannone che ha ribadito con fermezza quanto la segretaria nazionale Micaela Quintavalle ha in una sua dichiarazione affermato:
“I lavoratori, ha detto Cannone, hanno scelto di dire NO ad una proposta che avrebbe eliminato ogni diritto, compreso quello di sciopero.
Il risanamento aziendale che giustamente va fatto non può passare attraverso la eliminazione della legge parentale o della 104 o cancellando il diritto alla malattia. Gli autoferrotranvieri non si sono mai rifiutati di fare 37 ore. Semplicemente chiedono di farle a turno e non con lo straordinario imposto.
Se avesse vinto il SI, continua Cannone, pur di non perdere compensi i lavoratori si sarebbero messi alla guida di autobus anche malati, con qualche linea di febbre. Per non fare ritardi o giorni di assenza sarebbero partiti con pulman anche inefficienti e a rischio sicurezza dei cittadini. Un accordo che per l’utenza sarebbe stato drammatico, ecco perché era necessario respingerlo. Per ultimo riteniamo che i lavoratori abbiano ben compreso la posta in gioco e crediamo non siano più disponibili alla partecipazione agli scioperi che vengono minacciati attraverso tabellasti ossequiosi e che lascierebbero inalterata la situazione dei privilegi ai sindacalisti compiacenti all’azienda. Queste organizzazioni farebbero meglio a fare chiarezza al loro interno evitando ed emarginando coloro che vorrebbero continuare ad essere i portavoce dell’azienda, anziché dei lavoratori. Ormai i lavoratori hanno ben compreso chi li difende veramente e non accettano più di essere i paganti, con il proprio stipendio, questa sovrastruttura sindacale dannosa per la società. Fare il sindacalista, ha concluso Cannone, deve tornare ad essere un impegno a favore degli altri lavoratori e non una conquista di maggiori privilegi per se stessi o per i propri figli o clienti”. Non possiamo che attendere sperando che non siano gli utenti a dovere ancora pagare per i disservizi o privilegi alcuni a danno dell’intera categoria".
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