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Roma

COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – SETTIMA PARTE – DEPOSITO DI VIA MIRRI: DOVE SONO LE APPARECCHIATURE PAGATE OLTRE 10 MILIONI DI EURO?

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Tempo di lettura 4 minutiUna rimessa della Compagnia di Trasporto regionale è stata invasa dai nomadi.

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di Maurizio Costa, Christian Montagna, Chiara Rai

Cotral / L'inchiesta – Ecco come viene gestito il patrimonio immobiliare di Cotral, come la Regione Lazio impiega i suoi soldi rispetto ad una gestione del trasporto pubblico su gomma che ogni giorno è sulla cronaca dei giornali e quasi mai per i positivi risultati ottenuti.

Il deposito Cotral di via Giuseppe Mirri a Roma, nel quartiere di Casalbertone, è ancora occupato dai rom, che, insediandosi nella struttura, hanno creato non pochi disagi agli abitanti della zona. Infatti, da quando i nomadi abitano il quartiere, i piccoli furti sono aumentati notevolmente e sono molte le persone e le attività che si lamentano di questa situazione.

Una volta all'interno del deposito, siamo stati accolti in malo modo dalle persone che abitano la struttura. Il "capo" del gruppo rom che ha occupato lo stabile ci ha detto che nessuno sarebbe potuto entrare lì dentro se non con il consenso del Maresciallo dei Carabinieri di Casalbertone. Una notizia totalmente falsa poiché il Comando dei carabinieri ci ha assicurato che sarebbe cosa illecita scendere a compromessi con questa gente, che occupa il deposito ormai all’incirca da ottobre del 2013.

La struttura versa in una condizione di degrado completo: panni stesi dappertutto e rifiuti che ingombrano lo stabile. Non rimane più nulla dei mezzi Cotral o delle loro attrezzature; l'unico indizio che ci riporta alla Compagnia di Trasporto è la grande scritta che spicca sulla colonna che divide le due porte d'ingresso della struttura.

Questa situazione crea moltissimi problemi alle persone che abitano il quartiere di Casalbertone. Giornalmente furti e piccoli reati colpiscono le attività commerciali della zona. Un vivaio, situato a pochi metri dal deposito Cotral, ne ha subiti svariati nell'arco di poco tempo: i nomadi hanno rubato il rame dall'impianto elettrico causando un danno di oltre cinquemila euro.

Doveva essere una nuova stagione avviata grazie al versamento della Regione Lazio, a gennaio del 2013, di 27 milioni di euro per Cotral Spa, al fine di scongiurarne il fallimento.

Vincenzo Surace, “prodotto” targato Renata Polverini avrebbe dovuto risollevare l’azienda di trasporto pubblico del Lazio ma invece la situazione continua a peggiorare e scadere nella inefficienza, in una gestione a rischio frode con alto pericolo di doppia fatturazione nell’affidamento della manutenzione esterna .

Intanto nel deposito Cotral di via Mirri si è lasciato che tutto finisse con il fotofinish odierno: l’Acea stacca la corrente elettrica per mancati pagamenti delle bollette e i bus non hanno più neppure la possibilità di essere sottoposti a collaudo in quel periodo. Quell’enorme struttura lasciata evidentemente incustodita ha lasciato terreno fertile all’occupazione da parte dei rom.

Cosa ha fatto l’amministratore delegato Vincenzo Surace per arginare tutta questa situazione? Si è continuato a pagare profusamente i dirigenti con liquidazioni d’oro e premi di risultato anche nel 2013. Per aver ottenuto quali risultati?

Fumo agli occhi, vista la realtà dei fatti.

Intanto l’approvazione del bilancio è prossima e alla fine di questo mese il Cda Cotral dovrebbe levare le tende.

Non dimentichiamo che una delibera dell’aprile 2012, approvata dal Cda di Cotral all’unanimità, destina quasi 11 milioni di euro a Cotral Patrimonio per la Claves, Ex Erg. La Erg è al centro della bufera in Atac, nell’inchiesta sulla bigliettazione per truffa ai danni dei cittadini e delle aziende.

Il costo del trasferimento del Sistema di Bigliettazione Elettronica da Cotral Spa a Cotral Patrimonio Spa avvenuto di fatto nell’aprile del 2012 è costato ai cittadini ben 10 milioni 923 mila e 445 euro per validatori, localizzatori, server depositi, access point, palmari, POS e terminali di gestione Smart Card.

I terminali di vendita POS e i terminali di gestione Smart Cards rappresentano un ingente patrimonio acquisito con soldi pubblici, ma allo stato dei fatti non sappiamo dove sono finiti.

All’epoca della transazione milionaria il dato certo era che 1 terminale POS si trovava in esercizio test presso la biglietteria di Viterbo, Riello, 2 terminali POS nella sede di via Alimena  e oltre mille terminali POS proprio nella sede di via Mirri che allo stato attuale dei fatti è occupata. I terminali di gestione Smart Cards si trovano, presumibilmente a via Alimena e nel deposito di via Mirri. Che fine ha fatto tutta questa preziosissima apparecchiatura?

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