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di Angelo Barraco
Le coste italiane sono inquinate. Questo quanto emergerebbe secondo i dati del 2016 di Goletta Verde che riportano un inquinamento delle coste che riguarda un punto inquinato ogni 54 chilometri. Sono stati monitorati 265 punti, esattamente uno ogni 28 chilometri di costa e dal laboratorio mobile di Goletta Verde emerge un 52% di inquinamento. Le foci di fiumi, canali, scarichi, fossi, determinano un inquinamento pari all’88% e più della metà si trovano nei pressi delle spiagge frequentate da un numero copioso di bagnanti. Legambiente ha inoltre fatto sapere che il 25% della popolazione non ha un impianto di depurazione. “Nonostante siano passati 11 anni dalle scadenze previste dalla direttiva europea sulla depurazione responsabile – ha detto Giorgio Zampetti – l'Italia è ancora in fortissimo ritardo".
Il rapporto evidenzia come circa il 25% della popolazione non è coperta da un adeguato servizio di depurazione e un terzo degli agglomerati urbani a livello nazionale è coinvolto da provvedimenti della Commissione europea. Sul nostro Paese pesano già due condanne e una terza procedura d'infrazione. "Oltre i costi ambientali, – ha proseguito Zampetti – ci sono quelli economici a carico della collettività: a partire dal 2016, il nostro Paese dovrà pagare 480 milioni di euro l'anno, fino al completamento degli interventi di adeguamento”. Zampetti ha inoltre precisato che “Gli scarichi non depurati sono i peggiori nemici del turismo. Il nostro monitoraggio ha l'obiettivo di non fermarsi alla sola denuncia, ma soprattutto di avviare un approfondimento e confronto per fermare l'inquinamento da mancata depurazione che si riversa in mare. Per alcune situazioni critiche da diversi anni, grazie alla stretta collaborazione con le forze dell'ordine e le amministrazioni locali, si è arrivati a individuare le cause e risolvere il problema. Ora c'è la legge sugli ecoreati, – ha concluso Zampetti – che prevede anche il reato di inquinamento ambientale, valido strumento contro chi continua a scaricare illegalmente nei fiumi e nel mare”.
Emerge inoltre che molti fiumi o foci non vengono spesso monitorati dalle Autorità poiché si tratta di luoghi dove la balneazione non è consentita. Ma tali luoghi risultano spesso ugualmente frequentati anche a causa della mancanza di comunicazioni riguardo i divieti. La responsabile di Campagne di Legambiente, Serena Carpentieri, si è espressa in merito all’obbligo dei cartelli in spiaggia “Durante l'estate abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni di mare sporco da parte dei bagnanti grazie al servizio Sos Goletta. Le persone sono spesso disorientate, non sanno a chi rivolgersi per denunciare casi di inquinamento, dove consultare i dati ufficiali, come capire se stanno facendo il bagno in acque sicure e controllate. E' indispensabile che il Ministero della Salute istituisca un numero verde per raccogliere le segnalazioni di cittadini e turisti e avvii, in collaborazione con le Regioni e gli enti locali, una chiara campagna informativa. Infine, non e' piu' tollerabile l'assenza di cartelli di divieto di balneazione nelle aree dove non si puo' fare il bagno e i cartelli informativi sulla qualita' delle acque. L'accesso all'informazione e' un diritto di cittadini e turisti e un dovere per le autorita' competenti e per tutti i comuni costieri, cosi come previsto dalla normativa sulla balneazione”. Le regioni in cui è stata riscontrata maggiore criticità sono la Calabria, Abruzzo e Marche. In Calabria è stata riscontrata una situazione problematica.
Ma la situazione del mare poco pulito non ha fermato coloro che preferiscono trascorrere il ferragosto in spiaggia, infatti quest’anno è tutto sold out nelle spiagge italiane, un risultato migliore rispetto ai dati relativi all’anno 2015. Un’indagine della Cna riporta che una famiglia su quattro spenderà in media 444 euro. Questo è l’anno in cui ritorna il binomio ferragosto-spiaggia, un classico intramontabile di questo caldo periodo. Sono stati campionati 423 stabilimenti balneari di 49 località italiane che aderiscono a Cna Balneatori. Dai dati emerge che quest’anno il 98% di posti prenotati in Liguria e Sardegna, il 95% in Basilicata, Emilia Romagna, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Si tocca il +8% in Basilicata, Puglia Liguria e Sardegna; il +5% il Emilia Romagna, Campania, Sicilia e Toscana e in fine il +3% in Lazio. La spesa media di ogni famiglia è in media 40 euro nelle regioni: Basilicata, Molise, Calabria. Il Campania e nelle Marche si calcola una spesa di 45 euro. In Sicilia, Puglia, Abruzzo e Lazio si calcola una spesa media di 50 euro fino ad arrivare a 55 euro circa in Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Toscana, Veneto.
Sono state avviate delle rigide procedure di controllo nelle spiaggia e la Guardia Costiera monitora parsimoniosamente tutto. Maggiori controlli a passeggeri e veicoli in transito. Tali controlli non sarebbero in atto a seguito di avvisaglie ma semplicemente alla luce della situazione che vi è in altre parti d’Europa. Su una scala di 3, il livello di sicurezza passa da 1 a 2. I varchi portuali saranno controllati con monitoraggi accurati di tutti gli scali. Gabrielli ha riferito “L'aumento del livello di sicurezza fatto dalla Guardia costiera non ha nulla a che fare con i discorsi Libia sì, Libia no. Il provvedimento è scaturito da una recente riunione del Comitato interministeriale nella sua forma ristretta per la sicurezza marittima e dei porti, nei quali i vari soggetti hanno preso la decisione, per il contesto complessivo che stiamo vivendo, di innalzare i livelli dei controlli. Il che significa che aumentano le percentuali dei controlli che avvengono nei porti e nel momento degli sbarchi. E' una presa d'atto di una situazione complessiva, credo che questo vada nel senso degli sforzi che stiamo compiendo in tutti gli ambiti per aumentare il più possibile il livello di sicurezza”.
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