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Coste italiane, Goletta Verde: "un punto inquinato ogni 54 chilometri"

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Tempo di lettura 4 minuti Ma la situazione del mare poco pulito non ha fermato coloro che preferiscono trascorrere il ferragosto in spiaggia

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di Angelo Barraco

Le coste italiane sono inquinate. Questo quanto emergerebbe secondo i dati del 2016 di Goletta Verde che riportano un inquinamento delle coste che riguarda un punto inquinato ogni 54 chilometri. Sono stati monitorati 265 punti, esattamente uno ogni 28 chilometri di costa e dal laboratorio mobile di Goletta Verde emerge  un 52% di inquinamento. Le foci di fiumi, canali, scarichi, fossi, determinano un inquinamento pari all’88% e più della metà si trovano nei pressi delle spiagge frequentate da un numero copioso di bagnanti. Legambiente ha inoltre fatto sapere che il 25% della popolazione non ha un impianto di depurazione. “Nonostante siano passati 11 anni dalle scadenze previste dalla direttiva europea sulla depurazione responsabile – ha detto Giorgio Zampetti – l'Italia è ancora in fortissimo ritardo".

Il rapporto evidenzia come circa il 25% della popolazione non è coperta da un adeguato servizio di depurazione e un terzo degli agglomerati urbani a livello nazionale è coinvolto da provvedimenti della Commissione europea. Sul nostro Paese pesano già due condanne e una terza procedura d'infrazione. "Oltre i costi ambientali, – ha proseguito Zampetti – ci sono quelli economici a carico della collettività: a partire dal 2016, il nostro Paese dovrà pagare 480 milioni di euro l'anno, fino al completamento degli interventi di adeguamento”. Zampetti ha inoltre precisato che “Gli scarichi non depurati sono i peggiori nemici del turismo. Il nostro monitoraggio ha l'obiettivo di non fermarsi alla sola denuncia, ma soprattutto di avviare un approfondimento e confronto per fermare l'inquinamento da mancata depurazione che si riversa in mare. Per alcune situazioni critiche da diversi anni, grazie alla stretta collaborazione con le forze dell'ordine e le amministrazioni locali, si è arrivati a individuare le cause e risolvere il problema. Ora c'è la legge sugli ecoreati, – ha concluso Zampetti –  che prevede anche il reato di inquinamento ambientale, valido strumento contro chi continua a scaricare illegalmente nei fiumi e nel mare”.


Emerge inoltre che molti fiumi o foci non vengono spesso monitorati dalle Autorità
poiché si tratta di luoghi dove la balneazione non è consentita. Ma tali luoghi risultano spesso ugualmente frequentati anche a causa della mancanza di comunicazioni riguardo i divieti. La responsabile di Campagne di Legambiente, Serena Carpentieri, si è espressa in merito all’obbligo dei cartelli in spiaggia “Durante l'estate abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni di mare sporco da parte dei bagnanti grazie al servizio Sos Goletta. Le persone sono spesso disorientate, non sanno a chi rivolgersi per denunciare casi di inquinamento, dove consultare i dati ufficiali, come capire se stanno facendo il bagno in acque sicure e controllate. E' indispensabile che il Ministero della Salute istituisca un numero verde per raccogliere le segnalazioni di cittadini e turisti e avvii, in collaborazione con le Regioni e gli enti locali, una chiara campagna informativa. Infine, non e' piu' tollerabile l'assenza di cartelli di divieto di balneazione nelle aree dove non si puo' fare il bagno e i cartelli informativi sulla qualita' delle acque. L'accesso all'informazione e' un diritto di cittadini e turisti e un dovere per le autorita' competenti e per tutti i comuni costieri, cosi come previsto dalla normativa sulla balneazione”. Le regioni in cui è stata riscontrata maggiore criticità sono la Calabria, Abruzzo e Marche. In Calabria è stata riscontrata una situazione problematica.

Ma la situazione del mare poco pulito non ha fermato coloro che preferiscono trascorrere il ferragosto in spiaggia, infatti quest’anno è tutto sold out nelle spiagge italiane, un risultato migliore rispetto ai dati relativi all’anno 2015. Un’indagine della Cna riporta che una famiglia su quattro spenderà in media 444 euro. Questo è l’anno in cui ritorna il binomio ferragosto-spiaggia, un classico intramontabile di questo caldo periodo. Sono stati campionati 423 stabilimenti balneari di 49 località italiane che aderiscono a Cna Balneatori. Dai dati emerge che quest’anno il 98% di posti prenotati in Liguria e Sardegna, il 95% in Basilicata, Emilia Romagna, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Si tocca il +8% in Basilicata, Puglia Liguria e Sardegna; il +5% il Emilia Romagna, Campania, Sicilia e Toscana e in fine il +3% in Lazio. La spesa media di ogni famiglia è in media 40 euro nelle regioni: Basilicata, Molise, Calabria. Il Campania e nelle Marche si calcola una spesa di 45 euro. In Sicilia, Puglia, Abruzzo e Lazio si calcola una spesa media di 50 euro fino ad arrivare a 55 euro circa in Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Toscana, Veneto.

Sono state avviate delle rigide procedure di controllo  nelle  spiaggia e la Guardia Costiera monitora parsimoniosamente tutto. Maggiori controlli a passeggeri e veicoli in transito. Tali controlli non sarebbero in atto a seguito di avvisaglie ma semplicemente alla luce della situazione che vi è in altre parti d’Europa. Su una scala di 3, il livello di sicurezza passa da 1 a 2. I varchi portuali saranno controllati con monitoraggi accurati di tutti gli scali. Gabrielli ha riferito “L'aumento del livello di sicurezza fatto dalla Guardia costiera non ha nulla a che fare con i discorsi Libia sì, Libia no. Il provvedimento è scaturito da una recente riunione del Comitato interministeriale nella sua forma ristretta per la sicurezza marittima e dei porti, nei quali i vari soggetti hanno preso la decisione, per il contesto complessivo che stiamo vivendo, di innalzare i livelli dei controlli. Il che significa che aumentano le percentuali dei controlli che avvengono nei porti e nel momento degli sbarchi. E' una presa d'atto di una situazione complessiva, credo che questo vada nel senso degli sforzi che stiamo compiendo in tutti gli ambiti per aumentare il più possibile il livello di sicurezza”.
 

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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