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COSENZA – Due fratelli sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri della Compagnia di Paola nell’ambito di un’operazione contro il caporalato.
I due, titolari di un’azienda agricola, sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminazione razziale. Da quanto accertato i due facevano lavorare in nero nella loro azienda migranti africani oltre a romeni e indiani e la paga variava in base al colore della pelle. I “bianchi”, infatti, prendevano 10 euro in più degli altri, 35 euro contro 25 al giorno.
I provvedimenti restrittivi sono stati disposti dal gip del Tribunale di Paola Maria Grazia Elia su richiesta della Procura della Repubblica nell’ambito di un’inchiesta sullo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza. Ai due fratelli, di 48 e 41 anni, è stata anche sequestrata l’azienda ed altri beni per un valore di due milioni circa.
Intanto in Puglia ci si mobilita per il contrasto alle situazioni di illegalità nelle campagne, iscrizione alla rete del lavoro di qualità agricolo come elemento distintivo di certificazione etica, inquadramento dei lavoratori ortofrutticoli che svolgono più mansioni come operai polivalenti col pagamento di 50 euro netti giornalieri. Sono alcune delle proposte avanzate da Cgil e Cisl, per conto dei braccianti agricoli del comune ofantino di San Ferdinando di Puglia, che sono in stato di agitazione a causa dei salari troppo bassi e che tendono a diminuire.
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