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Cronaca

COSA NOSTRA: LA BARBERA, " PIETRO GRASSO DOVEVA SALTARE IN ARIA A MONREALE"

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Tempo di lettura < 1 minutoOgni uomo d'onore che in Sicilia la pensava come Toto' Riina doveva dare il suo contributo per punire i traditori.

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Redazione

Caltanissetta – Rivelazioni pericolose e scioccanti. Alla fine del '92 Cosa nostra stava organizzando un attentato nei confronti dell'attuale presidente del Senato Pietro Grasso. Lo ha riferito il collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera, ex reggente della famiglia di Altofonte, deponendo a Caltanissetta al Borsellino quater: "Ho preso parte alla fase preparatoria e l'allora magistrato sarebbe dovuto saltare in aria a Monreale ma poi non se ne fece nulla. Il progetto venne accantonato anche perche' avevamo molte altre cose da fare. Salvatore Biondino mi disse di soprassedere". Di certo, dopo la sentenza sul maxiprocesso, Cosa nostra "dichiaro' guerra allo Stato perche' le promesse non erano state mantenute".
  Aggiunge La Barbera: "Speravamo che qualcuno ci potesse aiutare, come era successo in passato, ma non fu cosi'. Ogni uomo d'onore che in Sicilia la pensava come Toto' Riina doveva dare il suo contributo per punire i traditori. Sentivo dire, in particolare da Bagarella, che a queste persone che ci dovevano aiutare e che non l'hanno fatto bisognava rompergli le corna".
  La Barbera ha spiegato di avere partecipato "a tutte le fasi, da quella preparatoria a quella esecutiva, della strage di Capaci ma con l'attentato di via D'Amelio, non c'entro nulla.
  Quel giorno ero a Scopello insieme a Brusca che era latitante.
  Abbiamo appreso la notizia dal telegiornale. 'Hanno fatto presto', furono le prime parole di Brusca".