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Red. Cronaca
Palermo – La Curia di Monreale ha fatto sapere di aver avviato un'indagine su quanto avvenuto la sera del 31 maggio a Corleone, durante la processione di S. Giovanni Evangelista, che si è fermata davanti alla casa di Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina. La Commissione si riunirà lunedì 6 giugno ed stata nominata dall'arcivescovo. Informato dell'accaduto "appena qualche istante dopo", monsignor Michele Pennisi "ha manifestato il suo profondo rammarico e la sua ferma condanna".
La Curia precisa inoltre che "il parroco, don Domenico Mancuso, al quale è stata chiesta una relazione ben dettagliata dei fatti, afferma che il tragitto processionale e' stato quello tradizionale, comunicato a tempo debito, come di regola, al Commissariato di Polizia, al Comando dei Carabinieri e al Comando di Polizia municipale; la sosta, non concordata precedentemente, c'è stata realmente ma non c'è stato alcun 'inchino' del simulacro".
"Si consuma l'ennesimo episodio di 'inchino' nella culla del capo dei capi", ha denunciato il senatore del M5S e componente della Commissione Antimafia, Mario Giarrusso. Si tratta di "episodi ormai collaudati che si ripetono da anni in diversi parti del Meridione; luoghi dove la mafia si vuole imporre a tutti i costi anche tramite l'ausilio di politici corrotti e purtroppo anche delle istituzioni religiose. Questa volta l'episodio e' accaduto a Corleone. Un 'inchino' in via Scorsone – ha spiegato Giarrusso – sotto l'abitazione della moglie di Riina. E' un fatto gravissimo, l'episodio fa emergere il lato oscuro della complicita' di chi non poteva non sapere della scelta di fermarsi sotto l'abitazione della moglie del boss. Questo grave fatto avviene dopo una serie di episodi contrastati dalle forze dell'ordine con arresti effettuati nei mesi scorsi e di cattiva gestione pubblica che ha portato il ministro dell'Interno ad inviare un'ispezione per verificare l'esistenza di eventuali infiltrazioni mafiose presso il comune di Corleone". L'ispezione voluta dal ministero dell'Interno, ha riferito ancora Giarrusso, "si è conclusa da alcune settimane ma ad oggi non ne conosciamo l'esito. L'altro grave episodio – ha continuato il senatore dei 5 Stelle – e' l'intervista a Porta a Porta, trasmissione della tv di Stato, del figlio di Riina che ha di fatto sancito una nuova stagione tramite la 'personalizzazione mediatica' dei poteri mafiosi. Nelle prossime ore, presenterò un'interrogazione parlamentare urgente per chiedere se il ministro Angelino Alfano intende intervenire nell'immediato al fine di contrastare tali dinamiche di 'potere mediatico mafioso' e quali misure di pubblica sicurezza intende attivare per garantire la vera libertà non solo alla comunita' Corleonese, ma a tutte le altre comunità vittime degli 'inchini'", conclude.
Mafia: Lumia (Pd), inchino sotto casa di Ninetta Bagarella è un fatto grave “Da quando Salvuccio Riina si è presentato al grande pubblico come aspirante capo, chiarendo che la mafia è in grado di reggere l’urto della reazione dello Stato, dentro il popolo di Cosa nostra c’è un fremito. Molti boss alzano la testa, sono pronti a reagire, a intimidire e se è il caso anche a colpire. L’inchino fatto durante la processione di San Giovanni sotto l’abitazione di Ninetta Bagarella non va sottovalutato. Ecco perché già ieri avevo presentato un’interrogazione parlamentare per denunciare questo fatto grave”. Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia. “Sia chiaro – aggiunge – che lo Stato dovrà impedire a Giovanni Grizzaffi di ritornare a Corleone dopo la sua scarcerazione. Si tratta, infatti, di un altro capo mandamento tanto atteso. Altrettanto chiaramente denuncio le minacce fatte da Ciavarello, marito della figlia di Riina, a Dino Paternostro per aver postato sui social l’articolo di Salvo Palazzolo, pubblicato sul quotidiano ‘la Repubblica’, proprio sulla notizia dell’inchino. Le sue minacce la dicono lunga sullo stato d’animo di sfida che oggi attraversa una parte del mondo di Cosa nostra”.
“Lo Stato – conclude Lumia – deve rispondere colpo su colpo, per stroncare sul nascere il tentativo dei boss di rialzare la testa. L’ho detto già in occasione dell’agguato ad Antoci: è guerra e guerra sia”.
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