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Cultura e Spettacoli

Conservatori e precariato Afam: quando la scure europea pende sulle “dimenticanze di governo”

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Sulla questione del precariato AFAM, di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, abbiamo voluto sentire anche il parere dell’avvocato Vincenzo De Michele, illustre giuslavorista, specializzato nella difesa degli interessi dei precari del pubblico impiego, difensore tra l’altro anche dei precari AFAM. Diversamente da come si era ipotizzato precedentemente, la mancata approvazione dell’emendamento del senatore Amidei non avrebbe coperto interessi privatistici, ma pare sia stata originata proprio da una forza di governo facente capo al partito di maggioranza relativa, il PD, secondo quanto ci ha descritto l’avvocato De Michele. Facendo ammenda di fronte a quanti sono stati colpiti ingiustamente da quanto riportato attraverso alcuni nostri articoli/denuncia, o colpiti si sono sentiti, e ai quali offriamo fin d’ora la più ampia possibilità di replica, com’è doveroso, a margine di questa faccenda che si trascina ormai da quasi vent’anni, con grave disagio di chi presta la sua opera nel settore pubblico, – e non parliamo soltanto dei precari storici di Conservatorio, comparto AFAM, ma di quanti aspettano, come loro, di poter lavorare con serenità e certezza nell’avvenire, mentre assistono con rammarico al pensionamento di loro colleghi, ormai anziani, che una vita da precario l’hanno vissuta interamente, e che riceveranno una pensione da precario – pensiamo, dalle parole dell’avvocato De Michele, di avere individuato il vero guasto che ha portato a questa situazione.

Ma a questo punto lasciamo che i veri responsabili della mancata immissione a ruolo dei precari AFAM – perché di quelli ci interessa di occuparci, – siano denunciati dalle parole dell’avvocato De Michele. Possiamo solo, facendo una piccolissima riflessione, dire che l’approvazione dell’emendamento del senatore Amidei avrebbe rappresentato, per questo governo e per la pubblica amministrazione, una via d’uscita da imboccare di corsa, per sottrarsi, a quanto afferma De Michele, a ben più pesanti sanzioni. Tenendo presente che l’operazione di deprecarizzazione AFAM sarebbe costata soltanto, in due anni, quattro milioni di euro, una cifra davvero irrisoria in una legge di bilancio. Cioè qualcosa che si potrebbe attribuire ad una città, o al suo sindaco, per una manifestazione folcloristica annuale.

 

Avvocato De Michele, chi è che può avere interesse a non far votare l’emendamento 56.13 del senatore Amidei, che permetterebbe la regolarizzazione dei precari storici dell’AFAM? In definitiva, chi può trarre vantaggio da una tale situazione?
Guardi, io sono stato a Bruxelles, al Parlamento Europeo, in commissione delle petizioni, come esperto della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo per quanto riguarda il problema del precariato, e ho stigmatizzato in maniera molto pesante il comportamento non solo dello Stato italiano, ma anche della Commissione europea, che non ha controllato la corretta applicazione della direttiva comunitaria da parte degli Stati membri, e in particolare da parte dell’Italia, e non ha proceduto a presentare ricorso per inadempimento, nei confronti dell’Italia. Dopo la mia relazione in Commissione Petizioni al Parlamento europeo, esattamente il giorno dopo, è uscita la circolare Madia, quella che da’ attuazione al D.L. 75 del 2017, che era stato peraltro richiamato dalla Commissione europea come documento d’interesse, ai fini di verificare se, e in che misura lo Stato italiano volesse risolvere una volta per tutte il problema del precariato pubblico. Come ben sapete, però, dal D.L. 75 del 2017, e quindi dalla circolare Madia, sono esclusi i docenti di Conservatorio AFAM, per i quali doveva essere previsto un percorso autonomo. Qual è il problema di fondo in questa strana vicenda? Io non credo neanche che ci sia l’interesse di un privato: io credo che questa sia stata una reazione, da parte soprattutto del Partito Democratico, come componente principale del governo nazionale, una reazione a quello che è successo in Parlamento europeo, dove tutti gli Italiani in Commissione Petizioni, in particolare la Sinistra, il M5S, e addirittura i Socialisti, con il francese Martin, hanno capeggiato l’intervento a favore dei precari pubblici italiani, e dei precari in generale dell’Unione Europea, e quindi l’intervento della Commissione contro l’Italia. Mentre il rappresentante del PD nella Commissione Petizioni Cozzolino, come era già successo per la verità il 28 febbraio del 2017 per la questione della stabilizzazione del rapporto di lavoro dei giudici onorari, i giudici di pace in particolare, il PD su questa condizione è stato fermo. Quindi, ha sostanzialmente assunto un atteggiamento negativo in effetti alla stabilizzazione del precariato storico. Quale può essere la motivazione politica, rispetto a tutto questo? La motivazione politica è legata ad un procedimento che è in corso in Corte di Giustizia, sollevato dalla Corte d’Appello di Trento, che, contestando la posizione assunta dalla Cassazione sul precariato scolastico, – quindi non parliamo del precariato AFAM, parliamo del precariato scuola – la Cassazione è intervenuta sul precariato scolastico, per difendere essenzialmente le scelte del PD con la Buona Scuola,- cioè la Legge 107 del 2015, con la stabilizzazione del precariato scolastico – in quell’occasione la Cassazione ha detto sostanzialmente che non si applicava ai precari della scuola il D.L. 368 del 2001, per cui dopo 36 mesi di servizio, anche non continuativo, il rapporto non si trasformava a tempo indeterminato, come invece la Corte di Giustizia aveva imposto con la sentenza Mascolo, e che la stabilizzazione dei precari della scuola era condizione sufficiente per rimuovere le competenze dell’abusivo ricorso ai comparti del risarcimento del danno. Quindi, io faccio la causa, sono precario da dodici, tredici, quattordici anni, comunque più di tre anni, se, data la 107 del 2015, o in base a qualsiasi altro evento, vengo immesso in ruolo, nel corso del giudizio, la Cassazione sulla scuola ha detto che ai docenti non spetta il risarcimento del danno, e anzi, rigetta la domanda. Accontentatevi. Chi non è stato stabilizzato non può avere neanche il risarcimento del danno, mentre un’altra invenzione della Cassazione, invenzione, diciamo, ‘renziana’, per cui, anche se hai raggiunto le tre supplenze, non hai diritto a nulla, né al risarcimento del danno, puoi essere stato stabilizzato, soltanto se hai fatto quattro supplenze all’anno. Ora queste sentenze non piacciono all’AFAM. Tuttavia, i giudici nazionali di merito hanno stabilito che il 368 del 2001 non si applica al precariato AFAM. Puoi fare quanti anni di servizio vuoi, ha diritto al risarcimento del danno soltanto se hai fatto quattro supplenze annuali. Perchè hanno assimilato erroneamente la disciplina del reclutamento del personale della scuola alla disciplina di reclutamento AFAM. Sulla base di questo errore, la corte d’appello di Trento – un errore però che dipende dalla Cassazione e dalle indicazioni che ha dato la Cassazione – perchè sia per il personale della scuola che per il personale AFAM, le supplenze annuali vengono stipulate ai sensi dell’art. 4, comma 1 della legge 124 del 49, sono le famose supplenze annuali. Mentre nel comparto AFAM ci sono solo supplenze annuali, e non ci sono anche le supplenze, diciamo, sull’organico di fatto, le supplenze fino al 30 giugno. Quindi per il comparto AFAM il problema delle supplenze di fatto non si pone, nell’anno accademico dal primo novembre fino al 31 ottobre dell’anno successivo. Questo è, però sempre ai sensi dell’art. 4. Applicandosi la stessa norma che ritroviamo nella disciplina della scuola, la Cassazione ha indotto a condizione la giurisprudenza di merito e la gente ha detto che anche per il comparto AFAM non c’è alcun tipo di tutela nel senso della stabilizzazione. Quindi ci si aspettava che, come è stato fatto per il precariato pubblico con la circolare Madia, passasse questo benedetto emendamento, per trasformare la graduatoria della 128 in graduatoria ad esaurimento per l’immissione in ruolo. La cosa paradossale è che la Corte d’Appello di Trento ha contestato giustamente le sentenze della Cassazione, sostenendo che un docente AFAM, il professor Rossato, assunto e messo in ruolo nel 2016, con decorrenza dal primo gennaio 2014, – l’immissione in ruolo, ai sensi dell’art. 19 comma 1 del D.L. 104 del 2013, Decreto Legge Letta sul precariato scolastico e sul precariato AFAM,- ebbene, questo lavoratore, che aveva fatto la causa davanti al Tribunale di Trento, e gli era stata negato il diritto al risarcimento del danno e la stabilizzazione, era andato in appello e aveva continuato ad insistere sulla stabilizzazione e sul risarcimento del danno, a questo professor Rossato capita in appello l’immissione a ruolo. E la Corte d’appello dice, vabbè, è stato immesso a ruolo, ma perchè non deve avere anche il risarcimento del danno per dodici anni di precariato, perchè il professor Rossato è stato precario con supplenze annuali dal 2003 fino all’immissione in ruolo, nel 2015. In questa causa ci siamo costituiti con il professor Rossato, insieme ad importanti colleghi e sigle sindacali, per cui la Corte d’Appello ha riconosciuto non solo il risarcimento del danno, ma si applica anche al personale AFAM il D.L. 368 del 2001. Temo che questa ritorsione abbia indispettito il Partito Democratico e abbia bloccato l’iter delle immissioni in ruolo. Una vendetta rispetto al fatto che un docente AFAM che era stato immesso in ruolo con la 143, adesso si trova a contestare tutto il pasticcio fatto dalla Cassazione sul precariato scolastico per difendere l’immondizia della legge sulla Buona Scuola, la 116 del 2015. C’è di fondo una situazione di profondo disagio dell’attuale partito di maggioranza di governo, il Partito Democratico, che invece di tutelare gli interessi dei lavoratori, e insistere sulla stabilizzazione di tutti, compresi i precari del comparto AFAM, come aveva tentato di fare il governo Letta, con due Decreti Legge, 101 e 104 del 2003, non solo se ne strafrega dei precari pubblici, non solo fa il Jobs Act, ma addirittura si dimentica di delineare un percorso di stabilizzazione per i precari per eccellenza, che sono quelli del comparto AFAM. In Corte di Giustizia abbiamo rappresentato anche questa situazione assurda, cioè che chi, come i docenti della 143, non ha fatto un concorso, perchè concorsi da venticinque anni non se ne fanno, nel comparto AFAM, ma è stato immesso in ruolo semplicemente per il tramite di quella graduatoria, quando quella graduatoria permanente è stata trasformata in graduatoria a esaurimento, e per accedere a quella graduatoria ha avuto bisogno soltanto di 360 giorni di servizio, quindi senza alcun titolo di accesso di tipo concorsuale, perchè concorsi non se ne facevano, e quindi non aveva bisogno di accedere a quella graduatoria tramite concorso. Quindi chi, inserito nella graduatoria tramite la 128, che ha dovuto maturare tre anni accademici di servizio, l’idoneità, l’abilitazione all’insegnamento accademico, e ha dovuto superare una procedura concorsuale, questi stanno fuori. Quelli della 143 invece sono a ruolo. Questa situazione l’abbiamo rappresentata perfettamente alla Corte di Giustizia. Quello che vedo, poi, che siamo al di là del giochetto di non far passare l’emendamento, che costa soltanto pochissimo per l’immissione in ruolo stabile del personale, il riflesso della mancata approvazione di questo emendamento sarà pagato in termini molto cari, e questa volta la Corte di Giustizia interverrà proprio sulla questione che riguarda il processo del comparto AFAM.

Mi dica avvocato, ma il governo italiano non rischia una sanzione per non aver ottemperato alle prescrizioni dell’Unione Europea?
Assolutamente sì. Io ho insistito davanti al Parlamento Europeo affinchè la Commissione europea facesse partire le richieste per inadempimento e procedura d’infrazione. La procedura d’infrazione e il ricorso per inadempimento. Questo comporta gravi conseguenze, perchè un inadempimento da parte di uno dei principali stati membri dell’UE, come l’Italia, all’applicazione della più importante delle direttive sociali, come la direttiva del contratto a tempo determinato, che non riguarda soltanto, beninteso, i Conservatori, riguarda tutti i precari. Che poi stabilizzano quelli che vogliono, stabilizzano i raccomandati delle autorità indipendenti, e lo fanno addirittura con legge dello Stato, e quelli che sono stati inseriti presso l’Autorità garante della concorrenza sul mercato, e altre tipologie di dipendenti, sono stati inseriti perché raccomandati. Perché amico di chi, amante di chi, compagno di chi, figlio di chi, allora si trova un percorso finanziario per la stabilizzazione. E non hanno neanche fatto il concorso, e non so se alla fine hanno l’attitudine a svolgere l’attività impiegatizia di concetto che svolgono, con una retribuzione più elevata, rispetto a quella percepita nella stessa tipologia di mansioni in altri settori del pubblico impiego. I Conservatori, per i quali non ci sono concorsi, la procedura concorsuale non è prevista, si continua a precarizzare i rapporti. Tenga presenta che al Parlamento europeo sono pendenti ancora molte petizioni che sono state presentate da docenti di Conservatori AFAM. Tutte le petizioni del precariato pubblico, compreso quello dei docenti AFAM della 128, sono all’attenzione della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo. E con ogni probabilità, a gennaio, la Commissione per le petizioni proverà a mandare in adunanza plenaria l’intero Parlamento sul problema del precariato pubblico in Italia, che è il problema più grave. Quindi ne vedremo delle belle, anche perché sulla questione della stabilizzazione del precario che supera i 36 mesi vengono eccezioni alla Corte di Giustizia, e non solo nella causa dello Stato e del docente AFAM, ma anche per ciò che riguarda il precariato pubblico siciliano, la causa Santero, fra poco uscirà la sentenza della Corte di Giustizia e ci dirà qual è la sanzione più adeguata, per questo tipo di abuso continuato e reiterato. In questo senso riguarderà tutti, non soltanto i precari pubblici. Quindi praticamente noi, del PD, del Parlamento italiano, che ormai va a morire, del fatto che non abbiano voluto approvare un emendamento, diciamo, obbligato, un atto dovuto, per l’intero ruolo di personale qualificatissimo, che non venga approvato l’emendamento, a me dispiace, perché si poteva risolvere subito la questione, però sappiamo a chi attribuire la responsabilità.

Roberto Ragone

Cronaca

Martina Franca, torna l’appuntamento con la fotografia d’arte di Marcello Nitti

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Ritornata anche questa estate in Valle d’Itria, ricca di iniziative culturali come il suo famoso Festival, l’attesa mostra fotografica di Marcello Nitti, che, continuando nella sua indagine espressiva, espone una serie di fotografie con titolo “Impressionism love”, ‘amore per l’impressionismo’. L’autore pugliese spiega come questa sua nuova fatica sia “il frutto di una ricerca intesa ad indagare le romantiche possibilità fotografiche di restituire immagini che possano aiutare il sogno. Le fotografie di “Impressionism love” sono il risultato di ricerca, sperimentazione e di affermazione dell’amore nel campo fotografico. Le fotografie sono realizzate in pellicola e senza aiuti digitali con Hasselblad 500 C/M e le foto sono realizzate con pellicole a colori e B/N Kodak”. Il tutto visibile durante questa estate a Martina Franca in Vico IV Agesilao MIlano 7.
 
All’inaugurazione, presente l’autore, ha svolto una rapida introduzione critica il curatore artistico Pio Meledandri ed anche quest’anno, insieme alle foto sono esposte alcune poesie di Barbara Gortan.
 
Per Meledandri “L’esposizione di Martina Franca, che l’Autore ha intitolato “Impressionism love”, è un viaggio interiore alla ricerca dell’Arte. Una dichiarazione d’amore nei confronti dell’impressionismo che gli fa prediligere i soggetti del mondo naturale e guardare all’”attimo luminoso” capace di modificare le fisionomie degli oggetti, creando forme e cromie nuove. La sensibilità e soprattutto la creatività lo portano ad un fantastico gioco di pareidolia così come da bambini riconoscevamo nelle nuvole forme simili a uomini e animali, a draghi, principesse e castelli. …Tutte le immagini assecondano il sentimento romantico dell’Autore la cui narrazione è fantasia, sogno, mistero, emozione e passione, tutti elementi con cui il Romanticismo si è contrapposto alla cultura Illuminista determinando una sua fisionomia nelle arti visive, nella musica, nella letteratura e nel pensiero filosofico”.
 
Nitti ha ringraziato quindi il pubblico che da anni segue questo suo originale percorso fotografico “per il sostegno che mi avete donato nelle mostre precedenti e vi ringrazio per l’entusiasmo che mi infondete a continuare a creare nuove immagini nel mondo magico e sognante che si chiama ‘Fotografia’”.
Privo di virus.www.avast.com

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Cultura e Spettacoli

Tivoli, al via il festival della cultura giapponese

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Nei giorni 4,5 e 6 luglio si svolgerà a Tivoli la Prima Edizione del Festival della Cultura Giapponese, nell’ambito del rapporto di gemellaggio che lega Tivoli alla città giapponese di Yugawara.
Questo appuntamento si inserisce nel complesso dei rapporti istituzionali che collegano le due comunità e vuole rappresentare anche un ponte tra due culture millenarie che sembrano distanti e che invece hanno molti punti di contatto.
All’iniziativa hanno dato il proprio Patrocinio Gratuito i Comuni di Tivoli e di Guidonia Montecelio, L’Istituto Va-Ve, Villae Tivoli, la Fondazione Italia-Giappone, la DMO di Tivoli e Valle dell’Aniene Terre di Otium e la Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio che ha erogato anche un contributo finanziario a sostegno dell’iniziativa.
Numerosi sono stati gli sponsor privati del territorio che hanno voluto supportare l’evento.
Il Comitato promotore del Festival è composto dall’Associazione Tivoli Città della Cultura, Tivoli ONLUS, LUIG (Libera Università Igino Giordani) e Agenzia del Viaggiatore-CTS.
Il programma allegato è ampio e denso di eventi ed è finalizzato a far conoscere alcuni aspetti della cultura giapponese con l’intento di rafforzare i rapporti anche dal punto di vista istituzionale e degli scambi commerciali.
Una delegazione della Città di Yugawara sarà ospite della nostra Città negli stessi giorni in cui si svolgerà il Festival e visiterà molti luoghi e strutture sia di Tivoli sia di Guidonia Montecelio.
Il Sindaco di Tivoli accoglierà la Delegazione il 4 luglio presso Palazzo San Bernardino per i saluti e lo scambio dei doni
istituzionali.
Particolarmente significativo ed evocativo sarà l’evento del 6 luglio, alle ore 17,00, presso le Scuderie Estensi.
In quell’occasione si celebrerà il primo Raid aereo Roma-Tokyo del 1920 e si commemorerà la figura dell’Ufficiale Pilota Arturo Ferrarin che compì la trasvolata. Per l’occasione, il giorno 5 luglio alle ore 9,30, il 60° Stormo dell’Aeronautica Militare di stanza presso l’Aeroporto di Guidonia Montecelio, sorvolerà la Città di Tivoli per omaggiare la memoria del
pilota italiano, la sua impresa, la Delegazione giapponese e la città di Tivoli.
A Yugawara è presente uno dei più grandi biscottifici del Giappone intitolato alla città di Tivoli, così come un grande Centro Commerciale, inaugurato nel 2017, dove insiste un’ampia zona in cui è possibile trovare prodotti alimentari italiani, in particolare di Tivoli e della Valle dell’Aniene.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: Angelo Polimeno Bottai presenta il libro “Mussolini io ti fermo”

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“O lo battezzate o ve lo riprendete. Io una bestia non l’allatto!”
Sono queste le parole che la balia frascatana Teresa rivolge ai genitori del piccolo Giuseppe Bottai contenute nel libro “Mussolini io ti fermo” che il nipote, Angelo Polimeno Bottai, presenta oggi nel salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria.
Sono l’incipit a questa serata che racconta, attraverso le pagine del libro, la storia e la vita di una delle figure che hanno rappresentato il ventennio fascista.

Emanuela Bruni ed Angelo Polimeno Bottai

C’è un profondo legame tra Frascati e l’autore del libro in quanto la città tuscolana, dice, “è parte stessa della nostra vita, infatti mio nonno venne battezzato nella Cattedrale di San Pietro ed io, molti anni dopo, ricevetti nella stessa Chiesa la Prima Comunione”.
Figura molto controversa, Giuseppe Bottai, viene “raccontato” attraverso una attenta analisi storica proprio per evitare, come dice lo stesso Angelo Polimeno Bottai, che “gli affetti prendessero il sopravvento sulla verità storica … è stata davvero una grossa responsabilità”.
Il quadro che emerge dalle pagine del libro narra un giovane Bottai lontano, nei primi anni della giovinezza, dalla politica ma che poi, vivendo, con la sua famiglia, nello storico quartiere romano Macao, resta colpito dalla presenza e dalla prestanza dei militari.
Siamo a ridosso della Grande Guerra alla quale Giuseppe Bottai prende parte come volontario negli Arditi riuscendo a mettersi in luce per il suo ardimento che lo porterà a ricevere una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare.
Alla fine della guerra conosce e frequenta Benito Mussolini “rimandone folgorato” – dice l’autore – legandosi a quello che diverrà il “duce” attraverso un “rapporto travagliato con quest’uomo non altissimo di statura ma imponente nel carattere e nel modo di essere”
Un legame che può essere racchiuso nel titolo della rivista che Giuseppe Bottai fonda nel 1922, Critica Fascista, (da ricordare che tra gli abbonati di tale rivista figura Antonio Gramsci) proprio a sancire un atteggiamento molte volte contrario dello stesso Bottai ad alcune scelte che condurranno quella che originariamente vuole essere una rivoluzione che vuole riportare ordine e legalità in un paese, l’Italia, attraversato da molteplici attività anarchico socialiste che portano a terre occupate e centinaia di scioperi, ad una vera e propria dittatura.
“Ci sono due anime nel fascismo: quella che incarna mio nonno, i revisionisti, e quella che fa capo a Roberto Farinacci, gli irriducibili” spiega con estrema chiarezza Angelo Polimeno Bottai precisando che l’intento della “fazione” a cui fa capo il nonno cerca di convincere il Duce a mettere le mani nelle riforme necessarie allo sviluppo del paese per farlo risorgere da quella vittoria dimezzata che è stata la fine del Primo Conflitto Mondiale.
Ed una profonda frattura, spiega ancora, avviene immediatamente dopo la notizia del rapimento del deputato socialista, Giacomo Matteotti, definito da Giuseppe Bottai il “più efferato, inumano e stupido delitto che si potesse commettere verso un uomo di parte avversa e contro l’idea che anima la nostra parte”; una vera e propria condanna che culmina nella frase “bisogna trovare i responsabile anche se fossero nelle alte sfere”.
Questo, ovviamente, come riportano le pagine del libro, pone lo stesso Giuseppe Bottai ai margini del regime che sta nascendo che non è “inviso alle grandi potenze”, spiega Angelo Polimeno Bottai, ma che non pensa minimamente ad una alleanza con la Germania che sta divenendo hitleriana.
Addirittura, spiega, “ci sono liti profonde tra la stampa italiana e quella tedesca” fino al punto che alla cacciata degli ebrei dalla Germania molti di questi addirittura arrivano nel nostro Paese ed è la guerra d’Etiopia, nella quale Giuseppe Bottai si arruola, diventa il “punto di non ritorno” che segna in modo inesorabile l’alleanza italo/tedesca.
Le sanzioni permettono ad Hitler di legare con un patto economico e sodale l’Italia di Mussolini determinando il fatto che, spiega l’autore, “l’innamoramento di Giuseppe Bottai verso il duce si incrina ma rimane una lealtà critica che non determina affatto la rottura del rapporto”.
Ed è in questo momento che la frattura con l’area degli irriducibili di Farinacci raggiunge punti davvero enormi arrivando all’approvazione delle Leggi Razziali.
Lo stesso Roberto Farinacci fa girare la voce che Bottai sia d’origine ebraica per estrometterlo ed il risalto che questa notizia ha a livello internazionale diventa sempre più grande (addirittura si trova in molti giornali francesi e tedeschi).
La scelta di Giuseppe Bottai, divenuto Ministro dell’Educazione, di applicarla in maniera dura diventa, al tempo stesso, “un’angoscia” ed una “responsabilità” necessaria.
La prova di questo suo momento difficile si ritrova nella corrispondenza riportata tra le pagine del libro ove un carteggio con l’allora vicepresidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia, l’avvocato Aldo R. Ascoli mostra l’apertura di Bottai verso gli ebrei italiani valuta la possibilità concreta di “concedere particolari benemerenze a famiglie di ebrei in cui qualcuno abbia acquisito meriti particolari, militari o civili”.
“Due parti in commedia” spiega Angelo Polimeno Bottai dimostrando, ancora una volta, il forte attaccamento di Giuseppe Bottai all’origine rivoluzionaria del fascismo di cui resta innamorato.
Le contrapposizioni con Farinacci aumentano esponenzialmente: Bottai redige, durante il mandato che lo vedo governatore della Capitale, i piani per la creazione di EUR 42, l’Esposizione Universale di Roma che si sarebbe tenuta nel 1942 (a ragione si crede che nessuno nei primi anni del ’30 pensasse ad una Guerra Mondiale), ed in antitesi al premio Cremona, Bottai da vita dapprima al premio Bergamo e successivamente manda in stampa la rivista Primato che diviene uno dei capisaldi della cultura italiana del momento.
Sulle pagine del “Primato. Lettere e arti d’Italia” scrivono le firme italiane più eccellenti, da Nicola Abbagnano a Galvano della Volpe, da Walter Binni a Mario Praz, da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, passando per Quasimodo, Montale, Ungaretti, Guttuso ed un giovanissimo Eugenio Scalfari ebbe a dire “su il Primato potevo scrivere liberamente mettendo alle corde Farinacci”.
Un’oasi culturale che dimostra la libertà di pensiero di Giuseppe Bottai ed il suo vano tentativo di riportare il fascismo a quegli albori che erano rimasti nel suo animo rivoluzionario.
Oasi che, attraverso poi l’emanazione di quella che divenne la legislazione per la difesa delle opere d’arte italiane fino alla creazione dell’Istituto Centrale del Restauro, porta alla salvezza di un enorme patrimonio artistico del nostro paese grazie anche alla collaborazione di personalità del calibro di Giulio Caio Argan, in chiave e funzione antinazista concretizzandosi anche sul piano prettamente pratico.

Il libro si conclude con i tragici momenti che portarono al famoso 25 luglio 1943 dove una “dittatura” decreta una successione, una piena antitesi al concetto stesso di dittatura.
Giuseppe Bottai è uno di quelli che votarono a favore dell’Ordine del giorno Grandi e per questo, condannato in contumacia, dai tribunali della Repubblica Sociale, dapprima si rifugia in Vaticano fino a giungere poi sotto il falso nome di Andrea Battaglia a combattere vestendo la divisa della Legione Straniera per la liberazione della Provenza dalle truppe naziste.

Due momenti importanti da sottolineare orchestrati da due ex sindaci della città di Frascati: Roberto Eroli e Stefano Di Tommaso.
Quest’ultimo, attento ricercatore, legge una lettera scritta dal Ministro della Cultura Popolare, Alessandro Paolini, ed indirizzato al ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai.

Stefano Di Tommaso con in mano la lettera indirizzata da Alessandro Paolini a Giuseppe Bottai

Roberto Eroli invece esorta Angelo Polimeno Bottai a ricercare, tra i diari del nonno Giuseppe, informazioni che possano fare ulteriore luce sul tragico bombardamento effettuato dagli alleati l’8 settembre 1943 della città di Frascati.

nella foto, da sx, Angelo Polimeno Bottai, Roberto Eroli ed Emanuela Bruni

Una serata che ha riportato i tantissimi presenti nei giorni ancora vivi di quel Ventennio Fascista.

Colpisce, e non poco, la frase dell’ultima di copertina del libro nella quale, Angelo Polimeno Bottai, scrive “Nato pochi mesi dopo la sua morte, Giuseppe Bottai purtroppo non l’ho mai incontrato. Un doppio dispetto del destino: come nipote e come giornalista. In questa seconda veste, tuttavia, posso raccontare chi è stato l’uomo che più di tutti ha rappresentato ragione e coscienza del 25 luglio 1943”.

il direttore de “Il Tuscolo” ed amico Fabio Polli con Angelo Polimeno Bottai

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