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Editoriali

Come comprare voti… niente di nuovo

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Tempo di lettura 2 minuti

di Roberto Ragone

 

A i tempi della DC, Achille Lauro, a Napoli, regalava una scarpa prima del voto, e la seconda se il voto andava a buon fine. Ma erano altri tempi. Il nostro premier Renzi fa le cose in grande: lui promette addirittura una fabbrica di scarpe in zona terremotata, d’accordo con Della valle, il proprietario di Tod’s. Una fabbrica costa denari, e, dati i tempi, Della Valle non si sarebbe sognato proprio ora di impiantarne una nuova per pura bontà d’animo, nonostante abbia dimostrato di utilizzare i guadagni della sua attività anche per opere di facciata, come il restauro del Colosseo – o meglio, la sua ripulitura. Il sospetto è legittimo: chi pagherà la nuova fabbrica di Tod’s, visto che Renzi sbandiera la sua realizzazione come una ‘sua’ nuova sorgente di posti di lavoro? Di sistemi per favorire un imprenditore che voglia fare ciò che è gradito al governo ce ne sono tanti, in particolar modo quando si tratta di ‘captatio benevolentiae’ da parte di chi vuole a tutti i costi che un certo referendum abbia esito positivo. Comprare voti? È proibito, si chiama voto di scambio ed è un reato punito dalla legge. Favorire Della Valle, e creare nuovi posti di lavoro, no. Specialmente quando c’è di mezzo qualcuno che si ritiene al disopra della legge dei comuni mortali. E poi può anche darsi che la fabbrica non serva più, dopo il 4 dicembre, e che in pratica la seconda scarpa se la tenga chi l’ha promessa. A Brindisi, sempre ai tempi della DC, c’era un uomo politico molto influente, che riceveva i questuanti a casa, dalle sette del mattino, con il viso ancora coperto di schiuma da barba. Un certo quartiere della città non aveva l’acqua, né la fogna, e in prossimità di elezioni politiche, i suoi abitanti videro arrivare un paio di camion che scaricarono sul marciapiedi grossi tubi per l’acqua e per la fogna, con cavalletti e segnali vari di lavori in corso. Tutti conclusero che l’onorevole C. avesse deciso di portare acqua e fogna, e il suo successo elettorale in quel collegio fu enorme. Conclusa la consultazione, gli stessi camion arrivarono di mattina presto, caricarono i famosi tubi, cavalletti e segnali, e li portarono da dove li avevano presi. Questa è una storia vera. Comprare voti può avere tante sfaccettature, al limite della decenza, della correttezza e della legalità. Guardiamoci da chi …

[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DEL GIORNALE E ANDARE ALLE PAG. 1 E 2]

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