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di Angelo Barraco
Bari – Riaperto il caso di Palmina Martinelli, ad indagare sarà la Procura di Bari che cercherà di far luce, a distanza di 35 anni, sul decesso della 14enne che fu trovata avvolta dalle fiamme all’interno della sua abitazione l’11 novembre del 1981. La morte della giovane sopraggiunse 22 giorni al Policlinico di Bari. La riapertura del caso è stata decisa dalla Corte di Cassazione con una sentenza del 30 marzo che ha annullato l’ordinanza del gip di Brindisi che in data 28 aprile 2015 aveva disposto l’archiviazione dell’inchiesta “a causa delle ustioni riportate nel suo abbruciamento”. Il caso è stato aperto grazie ad una denuncia presentata nell’ottobre del 2012 da Giacomina Martinelli alla Procura di Brindisi, la Suprema Corte ha accolto il ricorso. Ma cosa successe a Palmina 35 anni fa? La giovane venne ritrovata avvolta dalle fiamme sul piatto della doccia del bagno. Sin da subito fece i nomi dei responsabili che l’aveva arsa viva perché aveva rifiutato di prostituirsi. La giovane rimase diversi giorni presso il Centro di Rianimazione del Policlinico di Bari e parlò con il pubblico ministero Nicola Magrone e il Dott. Tommaso Fiore. La giovane parlò e le sue parole vennero incise su nastro e verbalizzate. Con voce sofferente la giovane ha risposto alle domande “Chi ti ha fatto del male?” gli fu chiesto, Palmina rispose “Giovanni, Enrico” gli fu chiesto inoltre “Puoi dire anche il cognome di queste persone?” la giovane aggiunse “Uno Costantino. L'altro non lo so”. Le domande sono state specifiche e mirate “Cosa ti hanno fatto queste persone?”, la giovane ha risposto con la voce sofferente e provata “Alcol, fiammifero”. Giovanni Costantino era un ragazzo di 19 anni di cui la giovane era innamorata. Il giovane faceva il militare e Palmina gli inviava tante lettere. Una sorella di Palmina, Franca, si era precedentemente innamorata di Enrico e con lui era andata a vivere ma successivamente fu avviata alla prostituzione. Il processo ebbe inizio il 28 novembre del 1983 e si concluse il 22 dicembre dello stesso anno con un verdetto inaspettato, l’assoluzione degli imputati. La Corte inoltre avvalorò la tesi del suicidio dopo il ritrovamento di una lettera della giovane. Il Pm propose inoltre l’impugnazione ma il verdetto fu confermato nel 1987 in Appello e anche il Cassazione. La sorella Giacomina non ha mai creduto al suicidio e si è sempre battuta affinchè venisse fuori la verità.
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