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COLFELICE, SECONDO CONVEGNO NAZIONALE “VIOLENZA inFINITA”: UN’EDIZIONE DEDICATA AL RICORDO DI SERENA MOLLICONE

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Tempo di lettura 9 minuti Il frusinate è stato lo scenario di stragi di donne uccise e travolte in destini maledetti, come la tragica morte di Serena Mollicone che ad Arce trovò il suo aguzzino

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E’ l’educazione il vero strumento che permette di conoscere i segnali negativi ma anche la nostra natura. Il direttore del quotidiano L’osservatore laziale, Chiara Rai testimonia con la sua presenza un’attenta e forte capacità di comunicazione di questo percorso e progetto d’informazione. “La divulgazione e l’importanza di dare messaggi positivi, non spettacolarizzando le notizie in merito ai fatti di cronaca, è stato sempre la nostra guida. L’osservatore laziale sensibile alle tematiche emerse in questa sede sarà sempre presente e propositivo ad incentivare un nuovo cambiamento culturale, oltre la legge serve la cultura.” 


di Cinzia Marchegiani

Colfelice (FR) – Non è un semplice caso se a Colfelice è stata accolta come cornice d’autore il secondo Convegno Nazionale Violenza inFINITA. La dott.ssa Anna De Sanctis, segretaria nazionale dell’associazione Donne per la Sicurezza Onlus all’apertura dei lavori spiega come il territorio del frusinate sia stato lo scenario di stragi di donne uccise e travolte in destini maledetti, come la tragica morte della dolcissima Serena Mollicone che ad Arce trovò il suo aguzzino mentre a Sora altre due famiglie piangono Samanta Fava uccisa e murata in una cantina dal suo spasimante e Adriana Tamburini  assassinata a coltellate dal compagno Michele Salerno. Tracce di efferati omicidi sono l’innesco per questo importante appuntamento organizzato dal Presidente dell'Associazione Donne per la Sicurezza Onlus Barbara Cerusico in collaborazione con ASD PEGASO 2 nella persona del Sig. Franco Adamo, maestro di arti marziali e difesa personale che collabora con la suddetta associazione. L’evento è stato patrocinato dal Consiglio della  Regione Lazio, da Link Campus University e dal Comune di Colfelice, Banca Popolare del Cassinate, MG Costruzioni srl, Impresa Edile di Leo Srl, Gi.Gi Auto Srl, Dea Cosmesi 80 srl, Organizzazione Funebre San Tommaso, Meta Lux srl, Show Room Torriero srl, Cristina Design Emmegros, Le delizie di Asso, Araldo Viaggi, Un Posto al Sole e il quotidiano L'osservatore Laziale.


Femminicidio e Stalking alle porte della legge appena varata sono stati affrontati da un parterre di alta levatura professionale e con quella sensibilità e attenzione rivolta all’attuale società che si è trasformata negli anni con un inesorabile processo di mutazione che testimonia una decadenza nei ruoli della famiglia, delle mancanze delle istituzioni e dei vuoti legislativi. Indicando riflessioni e obiettivi importanti da raggiungere i singoli lavori della commissione hanno tracciato la metamorfosi che deve essere raggiunta per arginare le crepe del femminicidio e dello stalking attuando misure di protezione delle vittime mentre il deterrente legislativo deve respirare in simbiosi con un concreto cambiamento culturale.  Il sindaco di Colfelice, Prof. Bernardo Donfrancesco, rappresentato dal suo vice Dante Marrocco ha dato accoglienza all’evento nel maestoso palazzetto dello Sport. Il contributo della senatrice Maria Spilabotte apre i lavori. Spiega come il decreto legge è un punto di partenza e non un traguardo, e rivolge una critica sulla definizione della donna che non può essere identificata come soggetto debole alla stregua dei minori, ma vulnerabile perché violata. Il suo gruppo parlamentare ha indicato l’istituzione di un fondo con 90 milioni di euro, il modo più concreto per aiutare le donne che oltre a denunciare devono avere un supporto nei centri antiviolenza. Il consigliere regionale e capogruppo PSI alla Regione Lazio on. Oscar Tortosa, che ha fattivamente contribuito al convegno per profondere un segno importante di sensibilizzazione nel territorio, ricorda  la mozione approvata lo scorso 4 luglio promuove le attività di prevenzione e accoglienza, protezione e sostegno alle vittime di maltrattamenti, definisce responsabilità precise per la Regione, Enti locali e sistema socio-sanitario, è un obiettivo da associare anche alle iniziative da inserire nelle scuole e università, poiché il germe del rispetto e della parità tra uomini e donne deve partire dai giovani. Lo spot d’informazione e sensibilizzazione NOI NO partito il 25 ottobre scorso cambia look, i protagonisti della campagna pubblicitaria rivolgono moniti e riflessioni esclusivamente ad un pubblico maschile e  trova volti d’eccezione come Claudio Bisio, Daniele Silvestri, Alessandro Gassman e Cesare Prandelli. Il convegno inizia a prendere  forma e con un eccellente lavoro interdisciplinare. Il presidente dell’associazione Donne per la Sicurezza Onlus, Barbara Cerusico leggendo i saluti dell’On. Vincenzo Scotti, il presidente del LINK Campus University e On. Massimo Caciotti, sindaco di Colleferro, condivide una lettera di una donna che passo dopo passo spiega le fasi di un cambiamento relazionale con suo marito fino al completo controllo su di lei, annullando la sua essenza, fino alla disintegrazione della personalità e autostima. Saranno la sua salvezza, un ricovero in ospedale e l’accoglienza in un’associazione che riuscirà a spezzare quelle catene e renderla finalmente una donna e madre lontana dalle maglie della violenza psicologica. Per questo motivo la presidente dell’associazione chiede di tutelare la famiglia monoreddito aiutando la donna agevolandola con affitti equi ed volgere uno sguardo alla protezione del minore che spesso viene tolto ai genitori.

La moderatrice dell’evento  Anna De Sanctis ringrazia la presenza delle dott.ssa Cinzia Cocchi, consigliere comunale di Nemi (ex sindaco), la dott.ssa Sepore, Lo Sole psicologa e l’avv. Alessandro Mancori legale che collaborano con l’associazione stessa, il comandante capitano Compagnia Pontecorvo, Fabio Imbratta e l’assessore alle pari opportunità e disabilità di Aquino, la dott.ssa Federica Di Sotto e  presenta un altro importante tassello di questa commissione, il Generale Luciano Garofano, presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi. Un contributo che  arricchisce il senso del convegno, il suo ultimo libro “I labirinti del male”, rappresenta una vera documentazione e indagine sull’universo della violenza contro le donne e nasce dalla volontà di andare oltre le indagini microscopiche. Illustrando il quadro della dimensione dato dalle statistiche, indica la non emergenza italiana rispetto i paesi europei che ci superano duplicando le stime. La cartina al tornasole, spiega, è l’Euroansa che l’anno scorso ha indicato il minimo storico degli ultimi 40 anni, sicuramente se ne parla di più e il ruolo dei media ha amplificato l’interesse del pubblico. “Il femminicidio matura nell’ambito familiare e il parlamento e il legislatore con l’art.5 hanno inserito un principio di grandissimo interesse, poiché occorre indagare e curare le patologie che si instaurano all’interno delle relazioni sentimentali, in tutto questo tempo abbiamo mancato nella prevenzione, mentre ad oggi si registra una caduta verticale dei ruoli distinti ma sinergici dei genitori e docenti.” Emerge dal quadro tracciato del generale Garofano un monito, il legislatore nelle fasi d’investigazione deve porre attenzione sul ruolo invadente delle trasmissioni e giornali poiché le indagini preliminari vanno protette e non dibattute. L’art.5 inoltre rinnova la formazione degli operatori, errori umani fatti sui luoghi d’indagine in sede di primo intervento e anche successivamente non sono più tollerabili. L’omicidio di Serena Mollicone insegna che sono stati commessi troppi errori, tutti i processi dibattuti attendono ancora risposte dalle prove scientifiche, sciupate da un’anarchia investigativa, la scienza fa la differenza se la burocrazia, prima investigativa e poi processuale, sono nella giusta misura. La moderatrice introduce la storia crudele di Serena Mollicone, uccisa nel suo piccolo paese perché la sua coscienza chiedeva giustizia, le morti dei suoi amici per droga non potevano essere taciute.

Segue l’intervento della dott.ssa Laura Volpini, docente di psicologia presso l’Università La Sapienza di Roma  che annovera un curriculum straordinario di titoli e competenze, dal 1996 collabora nell’attività di consulenza e peritale per conto dell’autorità giudiziaria e la difesa. La Volpini passando all’analisi del femminicidio, fa luce alle cause ascrivibili dovute maggior parte all’isolamento sociale della vittima (difficilmente ci si rivolge ai membri della famiglia o ad esperti) che al silenzio del carnefice. Gli uomini trovano molte difficoltà ad esternare i propri problemi, legati soprattutto nell’affrontare le separazioni o quando la compagna diventa una sorta di proprietà che colpisce la sua lesa maestà. Prevenzione significa un’educazione all’affettività e sessualità. Nel delitto di Serena Mollicone la dott.ssa Volpini comincia a collaborare quando viene  contattata dal gen. Garofano per studiare il profilo psicologico. Lì è stato creato un team di lavoro e le indagini riaperte nel 2007. Sono state individuate delle carenze dal punto di vista dell’ascolto dei testimoni, sommarie e superficiali la documentazione emersa, nel 2001 i responsabili che seguirono l’investigazione sono stati indagati. Un danno importante poiché negli aspetti psicologici si perdono delle occasioni per  trovare importanti elementi. Questa giornata di studio e  lavoro accoglie tra le sue mura virtuali Guglielmo Mollicone, papà di Serena.

La dott.ssa De Sanctis delinea il ritratto di questa ragazza simbolo di innocenza e coraggio, un’idealista, ragazza affidabile, con un forte senso di giustizia sviluppato tale da indirizzarla nelle mani dell’aguzzino, lei non poteva voltare lo sguardo e accettare che i suoi coetani morissero per droga. Guglielmo, il papà di Serena è un uomo distinto, con uno sguardo limpido ma deciso. E’ al convegno per testimoniare una barbaria disumana, duplicemente oltraggiata, nella morte cruenta e nel depistaggio delle prove dell’omicidio. Guglielmo racconta nei particolari l’agghiacciante storia. Serena, una giovane donna, col suo senso di giustizia e quello incosciente modo di fare senza pensare ai pericoli, ha fatto saltare il marciume che c’era ad Arce, un paesino che aveva il primato in Europa dei drogati. Nel dettaglio racconta le vergogne delle indagini, anche il giorno del funerale profanato per  alimentare sospetti su di lui, con il prelievo e spostamento in caserma. Misteri che hanno preso luce con la forza e determinazione di chi non si arrende al lurido complotto oltre la vergogna di un assassinio. Serena aveva intuito un giro di droga insediata nelle istituzioni, sono passati 12 anni, e la consapevolezza che dopo i colpi inferti, e il trattamento criminale inferto col filo spinato, dall’autopsia si scoprì che poteva comunque essere salvata.

L’avvocato Dario De Santis non potendosi pronunciare conferma però che c’è un’indagine attuale, dopo l’archiviazione del caso, la verità certa è in attesa poiché parecchie volte è slittata per proroghe e sicuramente ascrivibile ad assenza ancora di un risultato utile, o alla presenza di un risultato utile dell’indagine che si verificando. “Meglio tardi che mai” è la frase con cui l’avv. Gianfranco Di Capua, penalista dell’associazione, si inserisce nel  dibattito che in merito  espone il nuovo decreto legge sul femminicidio, focalizzando la radice del problema che è genetico, indicando una seria riflessione, la legge può funzionare solo se c’è assistenza territoriale. Occorre la qualificazione degli operatori, monitorare il possesso dei requisiti.

Le caserme siano in grado di indicare luoghi che possano accogliere la donna violata e che denuncia, nominando un’associazione, strumenti  e interventi qualificati affinché il magistrato possa intervenire, e lo stesso magistrato affianchi con un percorso deontologico queste associazioni. Patrizia Danella, consigliere comunale di Pontecorvo, già consigliere provinciale alle pari opportunità,pone obiettivi importanti che gli amministratori devono guardare, l’ascolto, la tutela e guida nelle scuole. Non si può solo insegnare, occorre ascoltare e sapere anche andare nel loro mondo. Facebook non è solo uno strumento negativo, e anche lì i genitori possono e devono tutelare i propri ragazzi, indicando che ogni genere di violenza, come lo stalking deve essere denunciato. La scuola deve lasciare il segno e contribuire a mettere in fila i figli, non sempre le istituzioni sono aperte al dialogo. Patrizia Danella, si rende disponibile come strumento di sensibilizzazione e azione concreta all’interno delle istituzioni. Il convegno termina con altri autorevoli contributi, il mediatore famigliare Evaldo Cavallaro che suscita particolare interesse con il suo intervento “Violenza subita e Violenza Cercata” che svela i meccanismi assolutamente da evitare, poiché nei rapporti umani ci sono sempre i sintomi, piccole avvisaglie che dobbiamo attivare come dei radar in emergency. Solo avvistando precocemente un potenziale nemico, si riesce a fuggire prima che il rapporto tra due persone diventi troppo avvolgente da diventare una catena davvero stretta e riuscendo a sganciarsi prima che diventino troppo forti e perverse. E’ l’educazione il vero strumento che permette di conoscere i segnali negativi ma anche la nostra natura.

Il direttore del quotidiano L'osservatore laziale, Chiara Rai testimonia con la sua presenza un’attenta e forte capacità di comunicazione di questo percorso e progetto d’informazione. “La divulgazione e l’importanza di dare messaggi positivi, non spettacolarizzando le notizie in merito ai fatti di cronaca, è stato sempre la nostra guida. L’osservatore laziale sensibile alle tematiche emerse in questa sede sarà sempre presente e propositivo ad incentivare un nuovo cambiamento culturale, oltre la legge serve la cultura.” 

C’è un passaggio importante dedicato alla violenza ai disabili, la vice presidente dell’associazione Donne per la Sicurezza Onlus, Roberta Sibaud, apre ferite incredibili testimoniando ”La disabilità al femminile tra coraggio e violenza”, poiché le donne in questo caso sono vittime di molteplici discriminazione e che forse il nostro sguardo non si sofferma mai abbastanza. Sono quelle  più vulnerabili delle altre, e più esposte al fenomeno, soprattutto quelle con disabilità psichica e sensoriale ovvero  uditiva, visiva o con difficoltà di linguaggio.  Sono le disabilità che amplificano la dipendenza nelle mani di altri….come recita la stessa Sibaud «Mani esperte, devote, mani disposte ma straniere. Mani materne, mani matrigne, mani benedette, mani maledette, mani necessarie, mani indispensabili! Mani! Mani! Inconsapevoli mani da cui spesso mi sento come cancellata, che del mio corpo leggono i bisogni, mai i desideri.” Antonio Staiola, interprete L.I.S (lingua italiana dei segni) e presidente dell’associazione I.D.E.A onlus conferma le enormi difficoltà che le donne con disabilità uditive incontrano nel dover e poter comunicare un abuso, poiché l’handicap della persona sorda è invisibile.  Si conclude un percorso interessantissimo, che ha messo radici su quell’opera magnifica che è il germe della cultura, dell’impegno, delle riflessioni e dei progetti. Il convegno è itinerante in tutt' Italia e continuerà il 29 novembre a Napoli, a dicembre in Sicilia e a gennaio in Lombardia.  Il maestro Franco Adamo presidente ASD Pegaso 2, collaboratore dell’associazione, grazie al quale il convegno ha preso forma oltre ad indicare l’importanza della difesa personale delle donne ha fatto una breve  dimostrazione con il pubblico presente.

Un convegno che ha riaperto ferite mai marginate, come l’omicidio di Serena Mollicone che ha avuto un destino maledetto perché la sua coscienza era stata istruita contro i mostri della disonestà.  L’osservatore Laziale è vicino al papà Guglielmo, persona d’immensa stima, testimonianza di un’Italia diversa da come molti la dipingono, dove ancora batte forte il coraggio di dire basta. Basta solo gridare, basta alla malagiustizia, basta ai soprusi, basta all’indifferenza della collettività… Convegno di alto spessore di tutti i relatori, un punto importante da cui occorre ripartire, perché mai è troppo tardi, come ci insegna Guglielmo Mollicone. Occorre saper andare oltre.

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Roma, aggressioni e borseggi: intervista all’onorevole Riccardo De Corato

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In seguito all’aggressione avvenuta ieri sera a Simone Cicalone, noto youtuber impegnato a compiere riprese per mostrare i troppi fenomeni di borseggio che avvengono nella metropolitana di Roma abbiamo contattato al telefono l’onorevole Riccardo De Corato, già vicesindaco della città di Milano, assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia ed oggi parlamentare italiano e vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera.

INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’ONOREVOLE RICCARDO DE CORATO, VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DELLA CAMERA

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: Riccardo Cucchi presenta i suoi libri

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Ieri sera in una piazza dell’Olmo piena all’inverosimile la “padrona di casa” l’elegantissima, come sempre, Emanuela Bruni ha dato il via alla serata, accompagnato dalla superba professionalità e simpatia di Giampiero Cacciato, facendoci ascoltare la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto” la trasmissione radiofonica per eccellenza che ha accompagnato le storie e le domeniche di tutti noi, donne e uomini, amanti di quello che è definito “il gioco più bello del mondo”: il calcio.
L’ospite è un sorridentissimo Riccardo Cucchi, voce storica di Radio Rai.
Anche stavolta, quasi una combinazione, “sono le 18 e 4 minuti” riprendendo la frase incipit del prologo di Radiogol, uno dei due libri presentato assieme a Un altro calcio – è possibile.
Emanuela, giornalista di razza, lo stimola immediatamente con un quesito: Oggi lo sport ed il calcio, nello specifico, sono importanti dal punto di vista sociale?
La risposta di Riccardo Cucchi diventa il filo che collega tutta la serata.

Giancarlo Ceccarelli, capitano della Lazio campione d’Italia Primavera stagione 1975/76

Ci spiega, con estrema dovizia, che già con le Prime Olimpiadi del 1896 lo sport abbia cercato di “sterilizzare”, usa proprio questo concetto, ogni forma di conflitto simulando un combattimento ma restando legato a valori alti ed etici che, purtroppo, le guerre ovviamente non prendono in considerazione.
“Il calcio è immerso nella vita, ne è parte stessa, è una delle tante attività umane. Immaginarlo isolato dal contesto sociale, politico ed economico è pura illusione” questo è il filo conduttore che lega i due libri.
Il calcio e lo sport nei due libri che ci presenta, spiega con serenità “sono il pretesto per parlare di altro”; calcio e sport, aggiunge, “sono storia dell’umanità, sono storia di rapporti umani, è cultura, è molto altro” racchiudendo poi questo concetto che lascia spazio ne “Un altro calcio – è ancora possibile” dove scrive: “il calcio è una sorta di carta assorbente che si impregna di tutto ciò di cui è impregnata a sua volta la società. Ma ha un obbligo etico, imprescindibile: deve promuovere valori”
Lo smarrimento della sua identità ma soprattutto l’avere perso il principio primo che lo sport eleva, la passione, lo sta riducendo in un qualcosa che ormai è più paragonabile ad un “bancomat” usato per fare business e fino a quando i tifosi non si renderanno conto che queste holding gestiscono “sentimenti”, tramutandole in denaro, resterà un qualcosa di assai lontano da quelle emozioni di un tempo.

Non c’è nostalgia, però nelle sue parole: il suo è un messaggio che vuole portare un cambiamento etico nei valori che il calcio può e deve mostrare perché il rischio è che “non può rinunciarvi senza pagare il prezzo di smarrire la sua stessa identità”.
Focalizza la sua attenzione sugli ultimi mondiali in Qatar dove il calcio è stato usato “per nascondere” le palesi ed evidenti violazioni dei più elementari diritti per un essere umano: “il calcio, dice, non può farsi strumentalizzare”.
8 stadi costruiti di cui oggi solo 2 restano in piedi: cita il quotidiano britannico The Guardian che raccontava in quei giorni di milioni di uomini usati come “schiavi moderni” gli venivano sequestrati i passaporti, dice con sdegno tra lo sguardo allibito dei partecipanti alla serata.
Oltre 6500 morti, la maggior parte di loro caduti da impalcature “i mondiali sono stati giocati in novembre/dicembre con un temperatura mite negli stadi ma loro – si riferisce agli schiavi moderni – hanno lavorato sotto temperature ben superiori ai 30/40 gradi”.
Quello che stasera compare in piazzetta dell’Olmo è un grido di dolore di chi, come lui, nato nella curva della Lazio dove, passati gli anni da radiocronista, è tornato per vivere la passione del calcio, vuole difenderlo dalle commistioni politiche e dai petrodollari ed invita qualunque dirigente sportivo ad assistere ad una partita di calcio direttamente in curva dove potrà riscoprire “il senso vero della passione sportiva” che non può e non deve essere confusa, dice, “né con lo spettacolo, né con l’intrattenimento”.

l’abbraccio fraterno di Riccardo Cucchi all’amico Giampiero Cacciato sotto lo sguardo attento di Emanuela Bruni

Poi Giampiero Cacciato “da Cogoleto” – ci tiene a specificare alla platea – che per anni ha collaborato con Riccardo Cucchi, “ero io a preparargli il microfono”, dice, dopo l’aneddoto dei tamburi camerunensi seguiti durante i mondiali di Francia 98 invece di recarsi allo stadio, affronta un tema assai delicato nello sport: il razzismo.
“Una cosa stupida”, dice tra gli applausi Riccardo Cucchi ed aggiunge che “se c’è qualcosa che mi ha insegnato la mia carriera giornalistica è che non c’è niente di più contraddittorio dello sport con il razzismo” e ricorda il primo caso passato alla cronaca di razzismo in Italia: cita l’acquisto, nel 1989, del giocatore di origine ebraica, Ronny Rosenthal, da parte dell’Udinese. Gli ultrà di questa squadra si sollevarono dimostrando un rigurgito antisemita generando una ingloriosa marcia indietro della socieà che non perfezionò l’acquisto adducendo come scusa banale un problema vertebrale.
Cucchi sottolinea l’atteggiamento costante di molte società che minimizzano tale problema giustificando che lo stadio rispecchia l’atteggiamento razzistico del mondo. Ma questo, dice, non può diventare una scusa e consiglia un’utopia: rovesciare il tema facendo divenire lo stadio il luogo virtuoso senza alcun atteggiamento razzistico isolando tutti coloro che lo manifestassero, sia sugli spalti che, ahimè, anche sui campi stessi.
Una idea rivoluzionaria perché il tifoso razzista è colui che contraddice ed infrange il concetto stesso di sport.
Una lezione morale, la sua, che viene accolta dagli applausi dei tantissimi presenti stasera in piazza dell’Olmo a Frascati.

E poi inizia il momento degli aneddoti: da Mario Giobbe che gli sintetizzò così il lavoro di radiocronista “Più breve sei, più bravo sei”.
All’esame in Rai con un Sergio Zavoli, presidente di commissione, che gli chiese: “Se noi decidessimo di avvalerci della sua collaborazione cosa vorrebbe fare” e la sua risposta “sfacciata”, aggiunge, fu: “il radiocronista!” Sapete come andò a finire? Fu costretto da Zavoli ad inventarsi una partita ed a commentarla: ma Zavoli non sapeva che quello era per Riccardo Cucchi il sogno che coltivava da bambino e fu davvero un’apoteosi, uno Juventus – Milan che fu il lasciapassare per l’ingresso in Rai, Mamma Rai.
All’essere stato, durante la finale dei 100 metri di Seul, il radiocronista che disse il maggior numero di parole: praticamente un record nel record.
Poi la “gavetta” in periferia, Campobasso, laddove ci si preparava alla presenza al microfono ed a presentarsi al microfono (dizione, parlare bene, lessico forbito) con un maestro d’eccezione: il grande attore Arnoldo Foà.
Ma il momento più entusiasmante le trasferte al fianco di Enrico Ameri che gli aveva stilato un regolamento e, una volta allo stadio, aveva come compito quello di segnare i calci d’angolo “ho avuto sempre il terrore di sbagliare i conti”.
E poi il racconto dello scudetto alla Lazio l’emozione incontenibile ed il dovere di essere, fino alla fine della carriera, dentro quella neutralità che contraddistingue il bravo giornalista.

Di certo, per un laziale purosangue come lui il momento più bello, ma che fa il paio con Inter – Empoli del 12 febbraio 2017 dove uno striscione della curva nord interista gli tributa un grazie immenso:
A TE IL NOSTRO APPLAUSO PER AVERCI EMOZIONATO PER DAVVERO IN UN MONDO FINTO – RICCARDO CUCCHI SIMBOLO DEL NOSTRO CALCIO

Lo striscione dedicato a Riccardo Cucchi dai tifosi neroazzurri il 12 febbraio 2017

Riccardo Cucchi ieri sera ci ha fatto scoprire quanto ancora la bellezza di questo gioco amato da milioni di italiani, ai tempi d’oro Tutto il calcio minuto per minuto raggiunge picchi di 25 milioni di ascoltatori, sia collegata alla quella passione che si vuole scippare via a noi che lo amiamo.

Una serata splendida chiusa dalla sua voce che ripete: qui da Frascati e da Riccardo Cucchi è tutto a te la linea studio centrale.

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Esteri

6 giugno 1944, operazione Neptune: il ricordo dopo 80 anni dallo sbarco in Normandia

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Don quella mattina del 6 giugno 1944 era li con tutti i suoi commilitoni.
Non sapeva, di certo, che quel giorno potesse fare la Storia,
Si, la Storia che si legge sui libri e di cui lui è stato uno dei protagonisti.
In questi giorni, dopo ottant’anni, è tornato li.
“Settemila dei miei compagni di marina sono stati uccisi. Ventimila fucilati, feriti, caricati sulle navi, sepolti in mare” ci dice Don Graves, un veterano del corpo dei Marines, con serenità e con un luccichio di lacrime negli occhi.

Nella foto Don Graves insieme al dottor Emilio Scalise

“Voglio, aggiunge, che i più giovani, le nuove generazioni sappiamo quello che noi abbiamo fatto”.
Per molti dei veterani presenti oggi qui il 6 giugno 1944 resta una pagina dolce e nel contempo amara: molti dei loro amici hanno perduto proprio su queste spiagge la loro vita.
E stamattina a Saint Mere Eglise quelli che un giorno erano “l’un contro l’altro armati” si abbracciano nel ricordo di una delle pagine più sanguinose della II Guerra Mondiale: lo sbarco in Normandia.

Cinque teste di ponte, l’operazione Neptune, per consentire agli eserciti alleati di creare quel terzo fronte determinante per la sconfitta del nazismo.
Oggi si ricorda il sacrificio di giovani, un tempo nemici, ed oggi uniti nel loro ricordo.
Una cerimonia solenne ma che diventa importante per l’abbraccio nel nome di una pace che stenta su tutto il pianeta e che vuole ricordare il coraggio e l’abnegazione di molti ragazzi che sapevano di andare a morire.

il mitico campanile di Saint Mere Eglise

Una nota leggera: come ogni anno sul “mitico” campanile di Saint Mere Eglise svetta un paracadute, assieme ad un manichino, che ricorda il fatto realmente accaduto di un soldato americano paracadutista che nel lancio sul paesino rimase impigliato con la vela del suo paracadute, rimanendo illeso ma bloccato in quella posizione.

il paracadute con il manichino svetta sul campanile di Saint Mere Eglise

In questi giorni, come già scritto in un nostro articolo (https://www.osservatoreitalia.eu/d-day-80-anni-dallo-sbarco-in-normandia/), alcune Jeep e di un Dodge Ambulanza di proprietà dei soci dell’Associazione HighWay Six Club ha raggiunto le spiagge francesi ed il dottor Emilio Scalise, uno dei soci, ci ha raccontato in presa diretta l’emozione: “Un giorno che resterà indelebile nella mia memoria”.

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