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CIVITAVECCHIA, INDAGINE SU RSA BELLOSGUARDO: EMESSE TRE ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE PER I RESPONSABILI DELLA STRUTTURA

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Tempo di lettura 4 minuti è stata applicata la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici a carico di una dirigente della ASL RM/F.

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Redazione

Civitavecchia (RM) – Nell’ambito dell’indagine – procedimento penale 7670/11 RGNR – condotta dalla Stazione Carabinieri Civitavecchia P.le, circa presunti maltrattamenti e sospetti decessi all’interno della struttura RSA BELLOSGUARDO di Civitavecchia, negli anni 2011-2013, nella mattinata di ieri sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico dei responsabili della struttura, C.S. 57enne, C.M. 27enne e V.R. 61enne, nonché è stata applicata la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici a carico di una dirigente della ASL RM/F.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, Sost. PM Dr Paolo Calabria, condotta dai Carabinieri di Civitavecchia, coordinati dal Gruppo Carabinieri di Ostia, ha visto i militari impegnati in attività di osservazione, controllo e pedinamento, attività tecniche e già in data 17.04.2013, per una serie di perquisizioni locali presso la sede della RSA e delle società ad essa collegate, nonché presso gli uffici del Comune di Civitavecchia, della Regione Lazio e della ASL RM/F Civitavecchia, per acquisire documentazione amministrativa e contabile per determinare l’ammontare delle contribuzioni percepite dalla RSA e per chiarire eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti nel processo di accreditamento della struttura.

Dagli accertamenti compiuti sono emersi a carico degli indagati oggettivi elementi di reità in ordine ai reati di associazione per delinquere (art.416 c.p.) finalizzata alla commissione di frode nelle pubbliche forniture (art.356 c.p.), truffa ai danni dello Stato (art.640 c.p.), sequestro di persona (art.605 c.p.) e maltrattamenti (art.572 c.p.), esercizio abusivo di professioni (art.348 c.p.), falso in atti pubblico (art.483 c.p.), rivelazione di segreti d’ufficio (art.326 c.p.) ed abuso d’ufficio (art.323 c.p.).
L’attività ha consentito, con la collaborazione di militari del Comando Carabinieri Tutela della Salute e Ispettorato del Lavoro, di stabilire che i gestori della RSA, in grado di ospitare circa 60 degenti, percependo una retta lorda mensile pro capite di € 3.600, hanno condotto l’attività, con la complicità di funzionari pubblici infedeli, allo scopo di trarre il massimo lucro, commettendo gravi reati ai danni sistema sanitario nazionale e degli stessi anziani, ospiti della residenza.

L’indagine è scaturita dalla denuncia di un familiare di un degente, per presunti maltrattamenti, lesioni e percosse, seguita dal decesso sospetto di un altro ospite della RSA, con indagato per omicidio colposo il direttore sanitario della struttura e dal decesso di una anziana per disidratazione, malnutrizione, sindrome d’allettamento con decubiti multipli.

Sorvegliata la RSA per alcuni mesi, mediante servizi di appostamento ed osservazione ed attraverso sistemi di videosorveglianza, è stato accertato, nel periodo, un ridotto numero di personale infermieristico in entrata/uscita dalla stessa, a comprova della inefficiente assistenza sanitaria riservata agli anziani, nonché l’assenza di personale medico specializzato per l’effettuazione di visite e la somministrazione di terapie, sostituito da personale generico, privo delle necessarie competenze, con seri rischi per la salute degli assistiti.
Le attività tecniche hanno consentito di accertare altresì che i gestori della clinica, con il favore di alcuni funzionari pubblici, erano in grado di conoscere con anticipo le ispezioni ed i controlli di ufficiali sanitari della ASL e del Comando Carabinieri Tutela della Salute, garantendo nelle occasioni i pieni organici del personale infermieristico e medico.

Raccolte dichiarazioni da parenti dei degenti, poi inserite nel quadro completo delle indagini, sono emerse varie forme di maltrattamento degli anziani, lasciati per ore legati a letto e sulle sedie a rotelle, privati di cure, finanche di adeguato trattamento alimentare.
Da quanto accertato, i gestori della RSA avrebbero imposto attraverso specifiche disposizioni impartite ai loro collaboratori, diretta interfaccia con i degenti, un risparmio assoluto in termini di risorse umane impiegate, di terapie effettuate e sugli alimenti somministrati.
Nella RSA, accreditata provvisoriamente presso la ASL RM/F per 58 posti letto, avrebbe dovuto essere prevista la presenza di 9 infermieri, 15 assistenti, 4 fisioterapisti, 4 terapisti occupazionali, 4 educatori, uno o più medici, facoltativamente uno psicologo, un medico responsabile, 2 addetti amministrativi, 4 addetti ai servizi generali ovvero una ditta incaricata per le pulizie e manutenzioni, in luogo di 1/2 infermieri a turno (mattina/pomeriggio/notte), 1 fisioterapista ed alcuni addetti alle pulizie.
Le attività tecniche hanno messo in evidenza un quadro indiziario gravissimo a carico degli indagati, i quali, incuranti della salute e delle gravi conseguenze a cui hanno esposto gli anziani, hanno assistito i degenti in modo assolutamente non adeguato, finendo poi, all’aggravarsi delle condizioni cliniche dei loro pazienti, in extremis, per trasferirli presso l’Ospedale di Civitavecchia, ove alcuni degli stessi sono poi deceduti.

Nel corso delle attività sono emersi episodi di maltrattamento dei degenti, costretti con legacci, lenzuola o altri mezzi di fortuna, non specifici, a letto o sulle sedie a rotelle, per agevolare il controllo ad opera del ridotto numero di infermieri ed assistenti presenti in struttura rispetto a quello previsto. Il trattamento c.d. “di forza”, necessario a controllare i pazienti, era riservato non solo a coloro che, per malattia o deficit manifestavano intenti autolesionistici, ma anche ai degenti che erano meno disposti ad accettare la scarse cure ed assistenza, a titolo di punizione delle loro lamentele, con intimazione a non riferire ai loro parenti e familiari.
Lo stesso iter autorizzativo all’incremento della ricettività della RSA, mediante la realizzazione di una nuova struttura, è risultato essere inficiato da illecite attività poste in essere da una dirigente della ASL RM/F di Civitavecchia, che ha rivelato agli interessati atti e documenti a loro sfavorevoli, coperti dal segreto d’ufficio.
Nella mattina, notificate le ordinanze di custodi a cautelare, sono scattate le perquisizioni locali presso le residenze e le sedi di riferimento della RSA Bellosguardo, che è stata sottoposta a sequestro preventivo con nomina d’ufficio di un amministratore giudiziario, ad opera del Dirigente della ASL RM/F, quale custode e per l’esercizio provvisorio dell’attività.

 

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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