Connect with us

Editoriali

Ancri, varato il progetto nazionale: “Cittadini virtuosi” eroi del quotidiano

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

“Nel corso della storia, in tempi d’incertezza, il mondo cerca eroi. Nel 2019 la ricerca di eroi è aumentata vertiginosamente”. Inizia con queste parole il breve video riassuntivo con cui Google, il motore di ricerca per internet più utilizzato al mondo, fa un bilancio degli argomenti più ricercati dai suoi utenti nel corso dell’anno appena concluso.

L’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) ha varato un progetto nazionale “Cittadini virtuosi” per premiare il coraggio e dare voce al bene che non fa rumore, alle buone notizie che vengono trascurate ed esprimere plauso e solidarietà ai piccoli eroi di ogni giorno.

Tante storie, infatti, di quelle che la cronaca relega in poche righe nella colonna “brevi” nascondono gesti di grande coraggio, onestà e solidarietà.

Nel discorso di fine anno il Presidente Mattarella ha espressamente fatto riferimento alla cultura del civismo da diffondere tra i giovani ed ogni giorno si registrano lodevoli esempi di senso civico che l’Associazione dei Benemeriti della Repubblica intende rendere evidente, attraverso la consegna di un premio e di un ufficiale segno di riconoscimento.

L’ANCRI si pone a fianco delle persone che compiono gesti di grande audacia, onestà e solidarietà, valorizza e premia gli esempi positivi perché possano essere anche di stimolo da altri e produrre un effetto emulativo.

“Chi sono questi eroi?” Ed ecco una panoramica molto varia, che comprende non solo le stelle dello sport, gli uomini e donne che si sono impegnati nell’ambito scientifico, ma anche gli eroi della “porta accanto”, come le tante persone che compiono con dedizione il proprio lavoro, anche in situazioni di pericolo.

Tra questi “eroi del quotidiano” non mancano le storie di mamme e di papà che si prendono cura con affetto dei loro figli, tanto da diventare per loro modelli affidabili e credibili. Cittadini che in diverse occasioni, dando l’allarme hanno messo in condizione gli agenti del pronto intervento di arrestare autori di furti e di rapine o di salvare delle vite in operazioni di soccorso pubblico.

Eroi sono anche quanti impiegano il loro cuore, il loro coraggio, il loro sguardo per guarire, per entrare in sintonia, per comunicare con gli altri, “perché vivere la propria vita per qualcosa di più grande di se stessi è un viaggio da eroi”.

Lo scorso 20 dicembre il Presidente Mattarella ha conferito a trentadue cittadini italiani l’onorificenza al merito della Repubblica Italiana per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel soccorso, nella cooperazione internazionale, nella tutela dei minori, nella promozione della cultura e della legalità, per le attività in favore della coesione sociale, dell’integrazione, della ricerca e della tutela dell’ambiente. Leggere le loro storie è una boccata di ossigeno: si riscopre la bellezza del nostro Paese, insieme a quella forza e a quelle risorse che permettono al popolo italiano di affrontare con la schiena diritta le tante difficoltà che lo angustiano.

Nel discorso di fine anno è stato elogiato il gesto eroico del Sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini, che nell’incendio del suo municipio ha atteso che si mettessero in salvo tutti i dipendenti, uscendone per ultimo, sacrificando così la propria vita.

“L’Italia vera è una sola: è quella dell’altruismo e del dovere” ha detto il Presidente Mattarella e il progetto dell’ANCRI, che opera per diffondere i principi e i valori della Costituzione italiana, specialmente quelli incarnati nei simboli della Repubblica, ne coglie gli aspetti salienti.

Con il progetto “Cittadini virtuosi” il presidente Nazionale dell’ANCRI, Tommaso Bove e il Prefetto Francesco Tagliente, delegato nazionale ai rapporti istituzionali, impegnano tutti gli Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica ad un’azione costante a tutela della persona, della famiglia, del lavoro, dello sviluppo economico nei diversi campi dell’agire umano, delle professioni, del servizio allo Stato, nella costante ricerca del miglior bene comune.

Con un po’ più di coraggio, allora, un po’ più di fantasia e creatività, con un supplemento di passione e di amore, forse essere “eroi del quotidiano” non è poi un obiettivo così arduo, né così impossibile.

di Giuseppe Adernò

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

Editoriali

Un anno senza Silvio Berlusconi

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti