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Esteri

CINA, ESPLOSIONE FABBRICA TIANJIN: CRESCE IL NUMERO DEI MORTI

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Tempo di lettura 2 minuti Inoltre è stato reso noto che nell’area c’erano tonnellate di cianuro i sodio, composto chimico altamente inquinante, nocivo ed esplosivo

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di Angelo Barraco
 
Pechino – Mercoledì sera alle  alle 23:30 si sono verificate una serie di esplosioni provocate da un carico di materiale chimico infiammabile e pericolose che si trova nella città portuale di Tianjin a nord del paese. Il bilancio iniziale dei morti era di 44, tra cui 12 pompieri, ma allo stato attuale il numero è salito vertiginosamente. Allo stato attuale il numero di morti è salito a 114, il numero dei feriti è di 700 e i dispersi sono 70. Inoltre le autorità hanno disposto l’evacuazione per un raggio di 3 chilometri a causa della dispersione di sostanze chimiche. Inoltre è stato reso noto che nell’area c’erano tonnellate di cianuro i sodio, composto chimico altamente inquinante, nocivo ed esplosivo e con una soglia molto più alta rispetto a quella consentita per legge. Intanto il premier cinese Li Keqiang rende omaggio ai vigili del fuoco morti nell’incendio: “Sono eroi e meritano il rispetto di tutta la società”. Intanto la popolazione cinese si ribella a quanto avvenuto e denuncia sul web l’incompetenza delle autorità cinesi, oltre a questo la popolazione si lamenta della mancanza di informazioni fornite alla popolazione in merito al disastro. Molti siti cinesi che fornivano informazioni sono stati oscurati.
 
 
Situazione iniziale del disastro. Le esplosioni sono avvenute a 30 secondi di distanza una dall’altra e sono state talmente intense e forti che hanno illuminato il cielo. I vigili del fuoco hanno lottato contro le fiamme, come riferiscono i testimoni, hanno spento il fuoco con le lacrime agli occhi in seguito alla morte dei loro colleghi. Le esplosioni sono state sentite anche a molti km di distanza e molti residenti hanno persino pensato che si trattava di terremoto, altri hanno pensato che fosse esplosa addirittura la bomba atomica. Tantissimi i feriti, dall’ospedale della città riferiscono che sono giunti circa 300/400 feriti di cui molti in condizioni gravi e molti di loro sono stati portati presso l’ospedale di Taida. Quattro Vigili del Fuoco sono rimasti feriti, altri due risultano dispersi nel terribile incidente. Riferiscono le fonti sul posto che al momento dell’esplosione la terra tremava talmente forte e in modo talmente intenso che i vetri si sono rotti in tanti edifici, sembrava un terremoto violento, le automobili si muovevano in modo violento, la luce è andata via nei palazzi, i binari della metropolitana sono stati gravemente danneggiati e le persone, prese dal panico e dalla paura sono scappate, la nube di fumo ha invaso la città.
 
 
Le indagini sull’esplosione sono in corso, le cause non sono ancora chiare ma la polizia ha fermato il responsabile dell’azienda Port Rui Hai International Logistics. Il presidente cinese e il primo ministro hanno chiesto all’amministrazione locale di Tianjin di aiutare i feriti quanto più possibile vista la criticità della situazione. Intanto cresce la preoccupazione per l’inquinamento nella zona del disastro poiché i materiali chimici esplosi potrebbero aver inquinato l’aria ma ancora non è stato alzato il livello d’allerta. I testimoni che hanno vissuto l’inferno di fuoco hanno raccontato: “La palla di fuoco era enorme, alta un centinaio di metri, ho sentito la prima esplosione e sono usciti tutti dalle case, poi ce ne sono state altre, i vetri delle finestre sono andati in frantumi e molte persone sono rimaste ferite e sono uscite dalle case coperte di sangue”.

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Cronaca

Germania, stretta sui controlli ai confini: un esempio per l’Italia?

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Il governo tedesco introduce controlli rigorosi. Italia pronta a valutare la stessa via per la sicurezza nazionale

Il governo tedesco ha deciso di ripristinare i controlli alle frontiere per sei mesi, sospendendo temporaneamente l’accordo di Schengen. L’iniziativa, annunciata dal cancelliere Olaf Scholz e dal ministro dell’Interno Nancy Faeser, mira a combattere l’immigrazione clandestina e identificare potenziali estremisti islamici. Faeser ha dichiarato: “I controlli ci permetteranno di fermare i criminali e proteggere la sicurezza nazionale”.

In Italia, il governo osserva con attenzione. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha elogiato l’approccio tedesco, affermando che “l’Italia dovrebbe considerare misure simili per garantire il controllo dei flussi migratori e migliorare la sicurezza”.

Anche Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha espresso sostegno all’iniziativa, sottolineando la necessità di un rafforzamento delle frontiere esterne dell’UE.

Dall’opposizione italiana, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha criticato la misura, sostenendo che “questo approccio può danneggiare la solidarietà europea”. Schlein ha insistito sulla necessità di politiche migratorie basate sulla condivisione delle responsabilità tra i paesi membri.

Sul fronte tedesco, i Verdi hanno espresso perplessità, ribadendo che i controlli non devono compromettere i diritti umani e chiedendo una maggiore attenzione agli aspetti umanitari della migrazione. Il partito di destra Alternativa per la Germania (AfD), invece, ha applaudito la decisione, richiedendo controlli ancora più severi.

Queste misure giungono in un momento in cui l’Europa è di fronte a una crescente pressione migratoria, e la cooperazione tra gli Stati membri appare cruciale. L’approccio della Germania, sebbene temporaneo, potrebbe fornire spunti per l’Italia, che sta cercando soluzioni a lungo termine per affrontare la gestione dei flussi migratori.

Meloni: Lavoriamo a soluzioni innovative sui migranti, occhi puntati sul modello Albania

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo l’incontro con il primo ministro britannico Keir Starmer, ha ribadito la volontà di esplorare nuove strategie per la gestione dei migranti, con particolare attenzione al protocollo Italia-Albania. Meloni ha dichiarato che il progetto richiede ulteriore lavoro, ma potrebbe rappresentare un modello innovativo in Europa per processare le richieste d’asilo. Sottolineata anche la necessità di intensificare la lotta al traffico di esseri umani, unendo forze di sicurezza e intelligence.

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Cronaca

Tentato assassinio a Donald Trump: Fermato un 58enne armato di AK47 in Florida

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Un nuovo attentato contro Donald Trump è stato sventato mentre l’ex presidente giocava a golf nel suo club di West Palm Beach, Florida. Ryan Wesley Routh, 58 anni, proveniente dalle Hawaii, ha puntato un fucile contro Trump. Un agente del Secret Service ha individuato l’arma e aperto il fuoco, mettendo in fuga Routh, poi arrestato senza opporre resistenza. Il sospettato è ora sotto custodia della polizia.

L’FBI ha avviato un’indagine sul tentato omicidio, mentre il movente di Routh rimane oscuro. Tra i suoi post sui social, si evidenzia un forte interesse per la guerra in Ucraina, dove ha tentato di reclutare persone per la causa di Kiev.

L’ex presidente Trump, rassicurando i suoi sostenitori, ha dichiarato: “Sto bene, non mi arrenderò mai”. Questo è il secondo attentato nei suoi confronti in due mesi, aumentando le preoccupazioni per la sua sicurezza.

Il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris sono stati tempestivamente informati dell’episodio. Harris ha espresso sollievo dichiarando: “Sono felice che stia bene. La violenza non ha posto in America”. Anche Biden ha condannato l’episodio, sottolineando l’importanza della pace e della sicurezza nel paese.

Le misure di sicurezza attorno a Trump sono state intensificate, con la presenza di cecchini a protezione immediata durante l’evacuazione. Le indagini proseguono, mentre l’episodio aumenta la tensione in vista delle prossime elezioni, a soli 51 giorni dall’apertura dei seggi.

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Esteri

Biden pronto ad autorizzare l’uso di armi a lungo raggio dall’Ucraina contro la Russia

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La visita del nuovo premier britannico Keir Starmer a Washington potrebbe segnare una svolta nella strategia militare occidentale.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sarebbe sul punto di approvare l’utilizzo da parte dell’Ucraina di armi occidentali a lungo raggio per colpire obiettivi russi, secondo fonti europee, purché tali armi non siano fornite dagli Stati Uniti. Questo tema cruciale sarà al centro del primo incontro ufficiale tra Biden e il nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer, previsto per venerdì alla Casa Bianca.

Londra ha già espresso la propria disponibilità a consentire all’Ucraina di utilizzare i missili a lungo raggio “Storm Shadow” per colpire obiettivi militari russi lontano dal confine ucraino, ma vuole il via libera esplicito di Biden per garantire una strategia coordinata con gli alleati, in particolare con la Francia, che produce un missile simile. Sebbene il presidente degli Stati Uniti non abbia ancora preso una decisione definitiva, ascolterà attentamente l’opinione di Starmer durante l’incontro.

Se Biden darà il via libera, l’Ucraina potrebbe rafforzare le proprie posizioni nelle aree di confine già sottratte alla Russia, come dimostrato durante l’incursione nella regione di Kursk. Tuttavia, il presidente americano ha esitato a permettere l’uso di armi statunitensi in questo contesto, preoccupato dalle possibili ritorsioni della Russia, che potrebbe intensificare la cooperazione con l’Iran per attaccare le forze americane in Medio Oriente.

Giovedì, funzionari della Casa Bianca hanno dichiarato che non è imminente una decisione sull’uso dei missili tattici a lungo raggio di fabbricazione statunitense (ATACMS). Tuttavia, Biden ha lasciato intendere che una maggiore flessibilità potrebbe essere in arrivo, rispondendo martedì alle insistenti richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Stiamo lavorando su questo”.

Il via libera da parte degli Stati Uniti e degli alleati europei all’uso di armi a lungo raggio potrebbe rappresentare l’ultima accelerazione dell’assistenza militare all’Ucraina. Tuttavia, resta da vedere quale sarà la reazione della Russia, che giovedì ha avvertito esplicitamente che l’uso di tali armi richiederebbe l’assistenza tecnica e satellitare occidentale. Questo, secondo il presidente Vladimir Putin, equivarrebbe a un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto.

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