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Roma

CIAMPINO, SCONTRO TRA ROM E ITALIANI: PARLA UN TESTIMONE

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Tempo di lettura 5 minuti L’Ue ha definito “illegale” il campo de La Barbuta e pertanto andrebbe chiuso. I nomadi devono vivere come vivono gli italiani: se non trovano un alloggio ci sono le macchine.

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di Ivan Galea – Chiara Rai

Ciampino (RM) – ‘La misura è colma’ ha denunciato allarmato sul nostro quotidiano il 23 giugno il Consigliere di Gente Libera Ivan Boccali asserendo di essere ormai arrivati ad “un passo dalla guerriglia urbana e nessuno muove un dito per risolvere la questione".

Questo perché martedì scorso a Ciampino nei pressi del Campo Nomadi de La Barbuta, secondo quanto riferisce il consigliere, un gruppo di cittadini di Ciampino, per scongiurare l’ennesimo incendio tossico, ha cercato di impedire ad alcuni ospiti del campo nomadi di rifornirsi di benzina nella vicina stazione di servizio. Gravissima la reazione di uno dei rom, che ha addirittura avrebbe tentato di investire con la propria auto un cittadino. Un nutrito drappello proveniente dall’insediamento si sarebbe poi minacciosamente avvicinato, facendo oggetto di una fitta sassaiola i mezzi della Protezione Civile sopraggiunti sul luogo.

“Per la prima volta – ha commentato Boccali – si è giunti allo scontro fisico, chiaro sintomo di uno stato di estrema esasperazione”. Questo articolo ha suscitato diversi e numerosi commenti, c’è chi ha contestato la ricostruzione dei fatti, addebitando la causa dello scontro tra alcuni cittadini di Ciampino ed i rom “agli italiani” che avrebbero provocato per primi e c’è chi invece ha confermato la ricostruzione fatta da Boccali.

Il nostro quotidiano, purtroppo, non era presente durante il famigerato episodio ma ha cercato di raccogliere altre testimonianze ed è riuscito a parlare con una persona che era lì quel martedì. Ovviamente non diremo il nome per questioni di privacy e per tutelare la persona da eventuali ripercussioni di sorta, ma comunque vogliamo oltremodo raccontare quello che è accaduto da chi lo ha vissuto. Poi faremo le nostre considerazione come il dovere e diritto di cronaca e di critica ci impone.


Lei c’era quel famigerato martedì?
Io c'ero con un mio parente e altre dieci persone e posso asserire che più o meno e c'è stato un pestaggio e un tentato investimento da parte di un rom verso un concittadino.

La questione è che c'e' chi dice che sono gli italiani che hanno lanciato i sassi
No i sassi li hanno lanciati i rom

Perciò gli italiani sono andati al benzinaio per impedire l'acquisto di carburante? Poi, cosa è successo?
C’era un presidio pacifico nell'area del benzinaio con l'intenzione di essere in numero sufficiente da poter  bloccare la via di Ciampino
Ma si era in pochi, troppo pochi e non è potuto far altro che rimanere a guardare lo svilupparsi dell'incendio e due bambini rom uscire dalla strada del campo e venire dal benzinaio a riempire due tanichette di benzina. Il benzinaio dovrebbe avere le telecamere comunque lo abbiamo visto tutti

Quindi eravate al benzinaio a presidiare visto che non c'era più la volante della municipale di Roma?
Un piccolo fuoco già si stava sviluppando in precedenza cioè prima che arrivassero i ragazzini rom al benzinaio. Subito dopo il ritorno dei ragazzini al campo si è sviluppata una colonna di fumo nero

Ok arrivano i ragazzini e voi che fate?

Tutti noi che eravamo là con il cellulare abbiamo chiamato il 115 e abbiamo segnalato l'incendio

La sassaiola come scaturisce?
Con noi c'erano due volontari della protezione civile che hanno fatto notare al benzinaio che era illegale vendere la benzina in quel modo. Infatti dopo la seconda tanica il benzinaio ha mandato via i ragazzini Prima che intervenissimo noi a dire di non farlo

Avevano molte taniche?

Io ne ho notate due

Perciò i ragazzini hanno acquistato la benzina e se ne sono andati?

Prima che intervenissimo noi a dire di non farlo. Insomma mentre eravamo là ad aspettare i pompieri che sono poi arrivati insieme alla polizia è arrivata una macchina con dentro un rom con moglie e un bambino in braccio. Il rom è sceso dall'auto e ha chiesto che stavamo facendo là Io purtroppo ho perso una parte del dialogo…a un certo punto è intervenuto il benzinaio in difesa del rom ma credo parlasse per paura

Dovevate quindi giustificare la vostra presenza al rom?
Poi uno di noi ha perso la pazienza e ha mollato un pugno in faccia al rom. Il rom ha replicato dicendo queste precise parole "adesso sei finito!" È scesa poi dalla macchina la moglie del rom col bambino e ha iniziato a insultarci. Noi intanto cercavamo di calmare quello che stava insieme a  noi (quello che aveva dato il cazzotto al rom) altrimenti la lite sarebbe potuta davvero degenerare. Alla fine il rom è risalito in macchina e il tipo manesco è saltato sul cofano e gli è saltato sopra. A questo punto, il rom ha dato un'accelerazione e ha cercato di investire il nostro concittadino. Poi noi siamo andati via perché non volevamo rischiare di essere arrestati o peggio attaccati dai rom che sono arrivati in massa all'ingresso della strada. Successivamente siamo tornati indietro per vedere che succedeva e abbiamo visto i carabinieri che avevano fermato il nostro concittadino e gli stavano perquisendo la macchina. Siamo arrivati di nuovo al benzinaio e abbiamo visto una folla di rom all'ingresso del campo con polizia, municipale e carabinieri .Stavano urlando e tiravano sassi. Credo ci fosse anche la protezione civile ma non siamo andati troppo vicino. Quello che mi è stato riferito è che i poliziotti dicevano che i bambini rom erano andati a prendere acqua dal benzinaio ma noi sappiamo che non è così. Anche i carabinieri con il tipo che è stato fermato insistevano su questa cosa dell'acqua. Ma il benzinaio dovrebbe avere le telecamere…quei bambini hanno riempito 2 taniche di benzina. Ci sono i testimoni, non solo io. E questo è quanto.


Questo racconto – testimonianza non vuole addebitare ne la colpa ai rom e neppure agli italiani. Sia i rom che in questo caso i ciampinesi sono vittime di un sistema che non funziona. E’ normale che ci siano tutti quei rifiuti al campo nomadi e che, soprattutto in estate, si verifichi un giorno sì e uno no un incendio con conseguenti fumi tossici che inquinano l’ambiente e la cittadinanza? L’Ue ha definito “illegale” il campo de La Barbuta e pertanto andrebbe chiuso.

I campi nomadi non sono altro che dei siti che riducono ad emarginati i nomadi che hanno il diritto dovere di essere integrati nella comunità civile, mandare i propri figli a scuola, procurarsi un lavoro nel rispetto della legalità, pagare le tasse e se disagiati pretendere un alloggio popolare dopo essersi adeguatamente messa in lista di attesa alla stregua degli italiani che comunque, proprio perché si è in Italia, dovrebbero avere la precedenza. Detto questo, non importa chi ha acceso la miccia per primo.

Il fatto è che la mancanza di controlli e di sicurezza in una situazione ormai al collasso fa degenerare gli animi che non sono più predisposti al reciproco aiuto: troppi incendi, troppo degrado e illegalità. Urge una soluzione e quando si constata che davvero “il vaso è colmo” bisognerebbe non soffermarsi su chi ha scagliato la prima pietra ma sul perché si è arrivati a questo punto. Una volante che monitora il campo nomadi non basta più.

E’ ora di adeguarci a tutti gli altri paesi civili europei che non hanno campi nomadi e non vivono queste ormai insopportabili condizioni disumane e di diseguaglianza sociale. I nomadi devono vivere come vivono gli italiani: se non trovano un alloggio ci sono le macchine. Non è più concepibile che vivano nelle tende e container obsoleti pieni di immondizia e sporcizia e con i bimbi che giocano in mezzo ai roghi a piedi scalzi e chiedono l’elemosina ai semafori. E’ il momento che si provi a restituire un po’ di dignità sia agli italiani che ai nomadi.  

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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