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Chiara Rai
Ciampino (RM) – Qualcuno scatta una foto e ne esce fuori una grossa nube scura. L’incendio del 17 agosto è stato spaventoso. Il panorama di Ciampino è “inquinato”. Dai balconi delle case, dai belvedere, dai giardini pubblici si scorgono i fumi neri e minacciosi del campo nomadi La Barbuta e i residenti sono preoccupati. Qualcuno starà bruciando materiale pericoloso, chissà, c’è comunque uno spiegamento di forze dell’ordine e decine di famiglie sono state costrette a mantenere chiuse le finestre di casa. I ciampinesi scambiano qualche impressione tra loro, e si chiedono come sia possibile che venga permesso tutto questo e che Roma stia a guardare mentre chi amministra a Ciampino non può fare nulla se non alzare la propria voce. Gabriella Sisti, l’assessore alla Sanità del Comune alle porte di Roma ha inviato un telegramma al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro denunciando lo stato di allarme sanitario per le “continue intossicazioni da fumi tossici provenienti dal campo nomadi La Barbuta”. Lo stato di agitazione cresce e Sisti, termometro delle lamentele cittadine, vede alzarsi la temperatura a tal punto da scrivere al Prefetto della Capitale. Ma per ora non ci sono risposte. La realtà è che questo campo Rom andrebbe dismasso e i rom, in Italia, dovrebbero adeguarsi alle nostre usanze civili. Altrimenti è meglio fare fagotto e trovare un'altra sede.
“La prossima amministrazione, chi governerà Ciampino”, si fantastica sulla rosea ipotesi che futuri amministratori potranno e dovranno imporre l’autonomia di Ciampino rispetto a Roma Caput mundi. Tutti se lo augurano ma intanto la nube ha liberato altre sostanze nocive che mettono a repentaglio la salute pubblica e le cartoline vengono fuori sfocate. Ma l’accoglienza, sì l’accoglienza non manca.
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