Ciak si vota, buio in aula e seggi deserti

A meno che in Aula non ci siano calendarizzate discussioni che interessano direttamente i partiti, questa rimane spesso semi vuota. Le sedute vanno a rilento ed alcuni deputati si attardano a gesticolare nell’emisfero. La presidente richiama gli “onorevoli” al loro posto. Squillano i telefonini e sui banchi lampeggiano le luci degli smartphone. Il Presidente suona ripetutamente la campanella per mantenere l’ordine poi ordina : “Silenzio in Aula.” Un deputato dell’opposizione chiede la parola. Gli viene concessa. Chiede la conta. La presidente, seguendo la procedura si accerta e poi dichiara: la Camera è in numero legale. Possiamo procedere. Tutti a posto. Si vota. Votanti 460, maggioranza 231, favorevoli 275, contrari 185, la Camera approva. Questa appena descritta una breve cronaca di ordinaria routine di un giorno alla Camera.

Gli appassionati della materia che hanno seguito lo svolgimento della discussione sulla legge elettorale sono stati testimoni dell’aula della Camera quasi deserta in quell’importante occasione.

A dire la verità, le discussioni vere e proprie, negli ultimi governi Renzi e Gentiloni, sono state pochissime. Se Berlusconi ci teneva ad essere ricordato come il “presidente del fare”, Renzi sembra ci tenesse ad essere ricordato come il “presidente del fare in fretta”. Si sa com’è, la gatta frettolosa non ha mai promesso bene, eppure Matteo ci ha voluto provare. Giusto per andare di fretta decise di imbavagliare il Parlamento e governare a forza di colpi di fiducia. Ne poneva la media di tre al mese. Nei quattro anni che ha governato, Renzi ha battuto il record assoluto in voti di fiducia. Famoso è stato quello della legge di stabilità, quello sul Jobs Act, sull’Italicum e sulla riforma costituzionale. Quest’ultima fu promossa dal governo, approvata, appunto attraverso mozione di fiducia e tagli di emendamenti. L’ha votò una risicata maggioranza di governo che poi, per fortuna e felicemente fu sonoramente bocciata dalla vox populi il 4 dicembre del 2016.

 

Passata la staffetta a Paolo Gentiloni non è che le cose siano migliorate. Secondo i senatori di Mdp Maria Cecilia Guerra, Federico Fornaro e Carlo Pegorer: “Gentiloni è passato alla storia per aver battuto un triste primato: essere il primo presidente del Consiglio dall’Unità d’Italia a porre la fiducia sulla legge elettorale sia alla Camera che al Senato”. Sempre secondo questi senatori “Gentiloni batte un triste primato, peggio di Mussolini”. Al Senato, su sei articoli del Rosatellum, il Governo Gentiloni ha posto cinque voti di fiducia. Sempre al Senato, il governo Gentiloni ha di nuovo chiesto il voto di fiducia al maxi emendamento presentato al decreto fiscale. Dopo appena 11 mesi di governo Gentiloni già ha accumulato a suo carico 28 voti di fiducia; 17 a Palazzo Madama e 11 a Montecitorio. Gentiloni è solo secondo a Renzi come media più alta degli ultimi 5 governi.

 

Questi ultimi 25 anni sono stati i peggiori che l’Italia abbia mai conosciuto dopo la grande guerra. Paese inquieto e senza pace. L’evento “mani pulite” anziché pulire il marcio della politica , con l’assist delle procure ha screditato i partiti e demotivato qualsiasi partecipazione del cittadino alla vita attiva del paese. Il regista di “tangentopoli” Antonio Di Pietro, confessa in un’intervista rilasciata a Radio Cusano Campus che“Tangentopoli non si fermò davanti al Partito Comunista, tangentopoli c’è ancora oggi, non si è mai fermata. E’ l’inchiesta di mani pulite che si è fermata, e il perché lo spiega il Copasir, che dice che mani pulite è stata fermata da una operazione di delegittimazione portata avanti da sezioni deviate dei servizi segreti su ordine di altissime cariche dello Stato. Noi siamo arrivati fino ai segretari amministrativi di tutti i partiti e in alcuni casi anche ai segretari politici”. Parole dure dette da chi ha smantellato strutture intere di una certa parte della politica e fanno riflettere. Chi meglio degli italiani, che seguono la cronaca giornaliera, può dire che tangentopoli c’è ancora anche oggi?

 

La caccia al voto è aperta. Dei partiti ormai esiste solo il ricordo. Ci sono politici che lottano disordinatamente e verbosamente per accaparrarsi un voto, una poltrona in Camera o al Senato. E’ una vera e propria faida, volano fango e insulti. La Cei, per non allarmare i cattolici, si appella alla politica per approvare la legge di cittadinanza agli stranieri nati in Italia e crede di addolcire la pillola parlando di Ius Culturae anziché di Ius soli

 

Buio in aula e buio anche nel paese. Governi Monti-Letta-Renzi-Gentiloni tenuti in vita con pillole di fiducia. Fanno tutto fra di loro. Se la cantano e se la suonano. Se tu dai una fiducia a me io do una fiducia a te. I signori mestieranti della politica trascurano un fatto importante, fra di loro possono scambiarsi mille “fiducie”, nulla conta visto e considerato che hanno perso la fiducia degli elettori. E’ un fatto inconfutabile il progressivo e costante calo della partecipazione al voto. La gente, a buona ragione, si è disamorata della politica. E’ molto triste che il diritto di scegliere i propri rappresentanti al governo della cosa pubblica, un diritto sacrosanto, oggi incontra l’indifferenza di gran parte della popolazione e sempre più i cittadini disertano i seggi elettorali.

 

Emanuel Galea