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Redazione
Gran parte degli interventi di chirurgia estetica, in Italia come nel resto del mondo, avvengono in ambulatori chirurgici o strutture di day surgery e non in cliniche. E' quanto ha segnalato l'Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) in una nota, dopo il recente fatto di Napoli e quello di qualche mese fa a Cagliari, dove due pazienti sono morte in seguito a interventi eseguiti appunto in ambulatori chirurgici. "Si tratta di strutture sicure e controllate periodicamente dalla Asl, che devono garantire – ha spiegato il segretario dell'associazione Pierfrancesco Cirillo – altissimi standard di qualita' per aprire e per restare aperte. Sbagliato quindi puntare il dito contro questo tipo di realta', facendo passare l'idea che l'Italia sia una sorta di Far West della chirurgia estetica, con medici che operano nel sottoscala o in sale operatorie improvvisate. Ci sono anche queste realta', ma sono l'eccezione: la norma e' tutt'altra". Dall'indagine realizzata dall'Aicpe, la chirurgia estetica in Italia si pratica in oltre il 65 per cento dei casi in day hospital o day surgery (34,4 per cento), o in ambulatorio chirurgico (31,2 per cento), mentre nel rimanente 33,9 per cento in clinica. "Esistono da anni regole e linee guida – ha spiegato Cirillo – che prevedono che certi interventi si possono eseguire in tutta sicurezza in regime ambulatoriale o di day surgery. Purtroppo i regolamenti non sono uniformi e variano da regione e regione".
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