Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
a cura della Dott.ssa Francesca Bertucci, Psicologa – Mediatore familiare
In riferimento all’articolo precedente sulla valutazione specifica dei disturbi dell’apprendimento, è importante sottolineare in che maniera vivono e a quali conseguenze vanno incortro i bambini con Dsa quando la diagnosi non è fatta precocemente.
La diagnosi di disturbo dell’apprendimento della letto-scrittura può essere fatta al secondo anno di scuola
elementare, quando si ritengono ormai acquisite le competenze basiche e formali necessarie per questi apprendimenti; mentre per le abilità logico-matematiche si attende la terza elementare.
Nella maggior parte dei bambini, un disturbo specifico dell’apprendimento sfocia in anomalie nelle relazioni interpersonali e disturbi emotivi e comportamentali.
La situazione psicologica di questi bambini e ragazzi è particolarmente delicata e richiede attenzione da parte della scuola e della famiglia. Il problema non è semplice e ha una lunga evoluzione, modificandosi con il passare degli anni e del ciclo scolastico. In ogni fase l’atteggiamento dei docenti, dei compagni di classe e della famiglia hanno un grande peso nel determinare evoluzioni positive o negative del vissuto psicologico di questi bambini. Infatti, anche se non lo mostrano apertamente, sia per timidezza, per paura, che per chiusura sociale, i bambini con DSA, vivono momenti di sofferenza psicologica da non sottovalutare, poiché se trascurati, possono sfociare in veri e propri disturbi dell’area emozionale.
Il bambino può vivere un sentimento di frustrazione, dovuto alla sua incapacità di soddisfare sempre le richieste e le aspettative dei genitori e/o degli insegnanti. Anche l’ansia è un altro vissuto psicologico del bambino con DSA, che porta ad evitare, molto spesso, esercizi e compiti ritenuti difficili. Un genitore o un insegnante può, invece, interpretare questo comportamento come svogliatezza o pigrizia, sottovalutando l’aspetto emotivo del problema e assumendo un atteggiamento “giudicante”, che di certo non stimola il bambino a migliorarsi. Se queste emozioni non vengono ascoltate, molto spesso, possono trasformarsi in rabbia contro i genitori, gli insegnanti, la scuola e in vissuti depressivi, tristezza, mancanza di fiducia in sé, disistima, sentimenti auto-distruttivi, senso di non valere niente, isolamento dai coetanei, solitudine, ma anche comportamenti provocatori verso la scuola e i coetanei, proprio per mascherare il sentimento di dolore. Inoltre, non sono del tutto da sottovalutare le relazioni e l’integrazione con la classe, fondamentali per la stima di sé.
Il bambino, infatti, può percepire la sua “inferiorità” rispetto agli altri compagni, può sentirsi inadeguato, incompetente rispetto al livello di apprendimento della classe e quindi può mettere in atto una serie di comportamenti, deleteri per la sua crescita affettiva e cognitiva. La complessità delle conseguenze psicologiche nasce innanzitutto dalla mancanza di chiarezza e di consapevolezza. Molti di questi bambini non hanno una diagnosi, per questo l’equivoco sulla pigrizia, svogliatezza e mancanza di impegno e di attenzione, si perpetuano nel tempo con i loro effetti negativi.
Nella situazione d’incertezza, si presenta anche il vissuto della colpa, in quanto gli stessi bambini tendono a giudicarsi come inferiori agli altri in termini di intelligenza e capacità e pensano che sia colpa loro il fatto che vadano male a scuola. Questi vissuti rischiano di strutturare una personalità condizionata dalla bassa autostima che avrà ricadute persistenti sul futuro personale e professionale.
Che fare?
Quando si presenta, da parte della famiglia o della scuola, un dubbio rispetto alle difficoltà nell’apprendimento del bambino, è importante effettuare al più presto una valutazione globale per verificare la presenza di tali difficoltà e le eventuali conseguenze psicologiche e relazionali, in modo da attuare delle strategie che possano aiutare il bambino.
Un lavoro di collaborazione tra famiglia, scuola e operatori sanitari (psicologo, logopedista… ) favorisce il miglioramento delle condizioni psicologiche del bambino, che si sentirà più sicuro delle sue capacità e vivrà maggiori occasioni di gratificazione e soddisfazione, dovuti alla consapevolezza di progredire nel percorso scolastico e di acquisire, via via, maggiori competenze nella lettura, nella scrittura, nel calcolo, nella logica, e nella comprensione del testo.
La sinergia tra le varie figure professionali che si occupano della presa in carico del bambino e la consapevolezza, l’accettazione e l’azione di aiuto da parte dei genitori, favoriscono un discorso di prevenzione futura, quando il bambino sarà alle medie. Infatti, se a un bambino che frequenta la scuola primaria, non vengono riconosciute e aiutate le sue difficoltà di apprendimento, maggiori saranno i rischi e i “pericoli” futuri: il problema sarà amplificato e i vissuti psicologici potranno sfociare in vere e proprie patologie. Riconoscere quanto prima (verso la fine della seconda elementare sarebbe l’ideale) un DSA significa fare del bene al proprio bambino e aiutarlo nella sua crescita affettiva.
Contatti:
Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa – Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.centropsicologiacastelliromani.it
piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale
Correlati