Editoriali
CHI COMANDA IN ITALIA
Published
8 anni faon
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LEGITTIMA DIFESA: CHI HA PAURA DEL CITTADINO ARMATO?
CHI COMANDA DAVVERO IN ITALIA?
DI ROBERTO RAGONE
La televisione è oggi la nostra maggior fonte di informazione, quella più a portata di mano, nazionalpopolare, e fatalmente influenza le nostre scelte e le nostre idee. Questo l’ho già scritto su queste pagine, e il motivo per cui sia la Rai che Mediaset sono, a livello dirigenziale, lottizzate politicamente, è proprio questo: lo stato non può permettersi di non controllare le idee e gli orientamenti politici,sociali, ideologici della nazione. Tutti lo sanno e subliminalmente lo giustificano, in un certo senso, pensando che dopo tutto l’orientamento della nazione è determinato da chi la governa, destra, sinistra, centro, dittatura, monarchia o altro, e questo in una certa maniera viene giustificato e riconosciuto dal fatto che, in democrazia, o presunta tale, il diritto di cui sopra è stato acquisito da una maggioranza elettorale o da altri sistemi di presa di potere. In pratica, se sei al potere, comandi tu, e io ascolto ciò che dici. Se tu comandi, vuol dire che hai vinto, e se hai vinto, vuol dire che hai ragione, o che, almeno, la tua idea è quella della maggior parte dei cittadini, e se è vero che in democrazia la maggioranza ha ragione, anche io mi devo adeguare. Tutto questo cappello, per dire cosa? In questi giorni s’è affacciato nuovamente lo spettro della difesa personale, legittima o no, con il caso di Mario Cattaneo, aggredito di notte da tre o più banditi, ed uno dei rapinatori è rimasto sul terreno. Avrebbe potuto essere Cattaneo, la vittima, e allora tutto sarebbe rientrato nei canoni, tutti avrebbero pianto, avrebbero portato fiori, fatto lacrimevoli interviste ai colleghi del piccolo schermo, addestrati, comme il faut, a mostrare il lato pietoso della faccenda: ma nessuno si sarebbe sognato di far notare la stortura e l’iniquità dell’accaduto. Un libero e onesto cittadino, un commerciante mite e amante della famiglia, svegliato nella notte dall’allarme della serranda del suo esercizio, ucciso per rapinarlo di sessanta euro in monetine e qualche stecca di sigarette. Da chi, non ha importanza; e se qualcuno parla di rom, rumeni, stranieri, è un razzista. Ecco la stortura, l’imprevisto. Il rapinato si è difeso, e il morto è il cattivo della situazione, uno dei rapinatori, che ancora oggi non si sa quanti fossero. Cattaneo è sceso impugnando il suo fucile da caccia, e quanti non l’avrebbero fatto? Quanti non avrebbero difeso il proprio diritto? Anche lui avrebbe potuto essere ucciso, nonostante tutto, durante la colluttazione, con un colpo al capo, o una coltellata. Una colluttazione è un corpo a corpo, e i due contendenti vengono a contatto, quindi un fucile perde la sua efficacia, dato il fatto che la lunghezza della canna, o delle canne, nel caso di una doppietta, lo rende inoffensivo. A botta calda, tutti danno ragione a Cattaneo, e quindi bisogna che l’opinione del pubblico sia riportata alla ragione: tutti i programmi TV che parlano del fatto tendono a condannare la reazione di Mario Cattaneo, e parlano di Far West e di Giustizia fai-da-te. Quest’ultima definizione è idiota, falsa e faziosa: chi si difende da un rapinatore non intende farsi giustizia, ma evitare di soccombere, e questo, al di là di ogni altra considerazione, mi sembra più che legittimo. Ma una certa parte politica adotta questa frase in modo subdolo, colpevolizzante, per dimostrare il torto di chi si difende. A nulla vale chiedere quale sarebbe l’alternativa: aprire le porte ai ladri, risparmiando il denaro di riparazioni di porte e finestre, far trovare loro cappuccino e cornetto e un biglietto di saluto, e magari denaro e preziosi sul tavolo di cucina, per evitare scassinamenti di casseforti e botte per averne la combinazione; oppure fare come un signore che essendo stato avvertito da un allarme silenzioso, e avendo seguito l’assalto dei delinquenti sul sistema di TV a circuito chiuso, si è barricato con il figlio di pochi anni in una ‘panic room’ blindata appositamente allestita, finchè quella gente non è andata via, dopo aver fatto i propri comodi. Alla fine: le minacce ci sono, e colpiscono il cittadino comune, ma solo lui. Mi sono sempre chiesto: ma perché questa resistenza a modificare la legge sulla legittima difesa, da parte di tutti i governi? Perché non possiamo difendere la nostra vita e quella dei nostri cari, oltre che la nostra proprietà? Perché questo dev’essere di incentivo per i malintenzionati notturni, certi di ogni impunità? Il sospetto è legittimo, ma può essere molto vicino alla verità. Se lo stato ammettesse che possiamo difenderci in casa, di notte, a mano armata, contro i malintenzionati, mostrerebbe tutta la sua debolezza, rinunciando alla sua autorità e delegando a noi il diritto/dovere della difesa. Lo stato non vuole il cittadino armato, perchè il cittadino armato acquisirebbe una sua autorità, e per lo stato debole, incapace di controllarlo, sarebbe una spina nel fianco, a prescindere da intenzioni eversive. Il cittadino armato sarebbe in certo modo autosufficiente e non soccombente nelle cause del tipo di quella che Mario Cattaneo dovrà subire, dato che il fratello del morto ha già dichiarato che ‘non vuole vendetta, ma solo giustizia’, facendo chiaramente intendere che mira al denaro di Cattaneo, in sede civile. E purtroppo la storia ci insegna che i giudici sono molto propensi a concedere risarcimenti a chi non ne ha diritto, e che, anzi, ha violato il diritto altrui. Un’Italia alla rovescia, ha detto qualcuno. No, dico io, un’Italia esattamente come la vogliono i nostri potenti. Le vittime di una rapina devono sapere subito una cosa: che se si difendono saranno soccombenti, in tribunale e nell’opinione pubblica, e che questo può costare loro la libertà e anche tutto il capitale accumulato in una vita. Allora un’altra domanda si affaccia alla mente: a chi fa comodo questa situazione? Chi comanda davvero in Italia? Si parla sempre di poteri forti, di poteri occulti. Falcone parlava addirittura di ‘mafia nello stato’. Peter Gomez, durante il programma di Corrado Augias ‘Tante storie’, in onda su Rai 3, alla domanda di una studentessa che gli chiedeva quando le lobbies si fossero colluse con lo stato, ha risposto che questo è accaduto quando l’attività politica, da essere un servizio, è diventata un mestiere, anche troppo ben remunerato. Tirando il filo d’Arianna, allora, potremmo dire che a chi comanda, non importa chi sia, non fa comodo che il cittadino sia armato. E non è vero che in America i crimini aumentino in maniera direttamente proporzionale al numero di armi in circolazione. Sarebbe come dire che gli incidenti stradali sono più numerosi perché circolano più auto. Le statistiche dimostrano esattamente il contrario: i crimini con effrazione sono diminuiti in tutti gli stati in cui è stata concessa libertà di armarsi, come la Florida, mentre i nostri soloni in TV dicono genericamente il contrario, senza portare riferimenti. La favola del fatto che in USA se qualcuno ti entra in casa lo puoi legittimamente uccidere comunque sia, rimane una favola. È vero che in quel caso puoi esercitare il tuo diritto alla difesa, ma poi gli inquirenti svolgono indagini molto accurate per stabilire se hai agito correttamente, tenendo presente anche la concitazione del momento. Il risultato non è che i ladri ti entrano in casa armati di mitra, ma che non entrano proprio, sapendo che rischiano la vita, e il loro scopo non è quello di ingaggiare un conflitto a fuoco, ma quello di rubare e andar via rapidamente e in silenzio. L’America è una nazione con uno stato forte, una polizia forte, leggi che hanno consentito a Rudolf Giuliani di adottare la ‘tolleranza zero’ e di ripulire New York, trasformandola in una città sicura. L’Italia ha uno stato debole, un governo sempre più debole, una polizia che non è messa in grado di svolgere bene il proprio compito, e che alcune volte viene messa sotto accusa, quando ci riesce. Una opinione pubblica buonista orientata ad arte dai media e una cronica resistenza a concedere ai cittadini il proprio diritto, cioè quello di potersi difendere in casa propria. A chi giova tutto ciò? L’impressione è che il teatrino della politica a volte si trasformi in teatro dei pupi, e che tutti coloro che lo animano siano mossi da mani invisibili. Mani potenti che comandano al di là di ogni legge, governo, costituzione, ma che le leggi se le fanno da soli. Sarà così?
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