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Cerquone – Doganella, un habitat di riproduzione: Italia Nostra risponde ad un articolo di critica di un quotidiano nazionale

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Riceviamo e pubblichiamo da Franco Medici Vice Presidente Sezione di Italia Nostra Castelli Romani

Il Parco Regionale dei Castelli Romani è stato istituito nel 1984, con legge di iniziativa popolare, “allo scopo di tutelare l’ integrità delle caratteristiche naturali e culturali del Vulcano Laziale dei monti Albani, di valorizzarne le risorse ai fini di una razionale fruizione da parte dei cittadini e per contribuire al riequilibrio territoriale ed allo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni interessate”.

Sappiamo che è un parco antropizzato, che racchiude al suo interno molti dei centri storici dei quindici comuni che lo costituiscono, siamo consapevoli della sua vicinanza con Roma e della pressione antropica che questa città induce sugli ecosistemi dei parchi.

All’ interno del Parco Regionale dei Castelli Romani si individua, come sito di interesse comunitario (SIC), la zona del Cerquone-Doganella ai Pratoni del Vivaro. Quando sono stato nominato, per due volte, nel consiglio direttivo del parco sapevo dell’ esistenza, ma non ne conoscevo a fondo le sue caratteristiche e peculiarità. In quel periodo, parlando con i biologi naturalisti del parco (il Dott. Daniele Badaloni e la Dott. ssa Alessandra Pacini, che ricordo ambedue con piacere), questi mi indicavano, quella zona, come di importanza fondamentale per la riproduzione degli anfibi (rospo comune, tritone crestato e rana dalmatina).

Approfondendo mi sono accorto, consultando il Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell’Università di Genova, che in un lavoro del 2009 (Pimpinelli I. e altri) si evidenzia che il sito di
interesso comunitario denominato Cerquone-Doganella rappresenta, per tali specie, l’ unico sito
riproduttivo dei Colli Albani.

Leggo, inoltre, sul sito istituzionale del parco che a febbraio 2019 ha avuto inizio una campagna di salvataggio relativa alla migrazione degli anfibi nella zona dei pantani della Doganella, prevedendo la disposizione di barriere temporanee per agevolare il passaggio stradale di quelle specie di anfibi su tratti di strada particolarmente trafficate e a rischio (Via Tuscolana e Via dei Pratoni del Vivaro). Bene, mi sono detto, tra l’ altro questi sistemi serviranno anche a moderare la velocità delle auto vetture nelle zone di interesse naturalistico del parco.

Recentemente, su un quotidiano nazionale dello scorso 10 febbraio e sui social, leggo che fa discutere e creano perplessità i cartelli per salvare gli anfibi che l’ Ente Parco ha posizionate in diverse zone, onestamente non capisco affatto le motivazioni di tali critiche.

Il Parco fa la sua parte, tutela, come da legge istitutiva, la natura e protegge le specie a rischio. Ho scritto questa breve nota sicuro di interpretare il pensiero degli iscritti alla mia Associazione e di
tanti cittadini che ritengono la tutela delle specie viventi un patrimonio della collettività.

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Traffico, New York la città più congestionata al mondo nel 2023, Roma al 15° posto

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Il traffico nelle grandi città è un problema sempre più pressante, e New York si conferma la città più congestionata al mondo nel 2023, secondo il Global Traffic Scorecard di Inrix, aggiornato al primo trimestre del 2024. Gli automobilisti di New York hanno trascorso ben 101 ore bloccati nel traffico durante gli orari di punta, un dato leggermente migliorato rispetto alle 105 ore del 2022, ma comunque peggiore rispetto ai tempi pre-pandemia, quando si perdevano in media 91 ore.

Lo studio ha analizzato 947 città in tutto il mondo, mettendo in luce un problema che non riguarda solo la qualità della vita, ma ha anche un impatto economico significativo. Negli Stati Uniti, ad esempio, la congestione del traffico è costata 70,4 miliardi di dollari nel 2023, un aumento del 15% rispetto all’anno precedente. Questo costo deriva dal tempo perso nel traffico, che riduce la produttività e influisce negativamente sulle economie locali.

Dietro New York, altre città con gravi problemi di traffico sono Città del Messico, Londra, Parigi, Chicago e Istanbul, tutte con oltre 90 ore perse all’anno negli ingorghi. Queste città, nonostante le loro dimensioni e infrastrutture, lottano per gestire l’afflusso di veicoli nelle ore di punta.

Roma, la Capitale italiana, si trova al 15° posto in questa classifica globale, con 69 ore perse nel traffico nel 2023, un aumento del 15% rispetto all’anno precedente. La velocità media a cui si riesce a percorrere un miglio (circa 1,6 km) nel centro di Roma è di 21 km/h, leggermente superiore a quella di New York, dove la velocità è di 17,7 km/h. In Europa, Roma è la terza città più congestionata, superata solo da Londra e Parigi.

Altre città italiane figurano nella classifica: Milano si posiziona al 25° posto, con 60 ore perse nel traffico e una velocità media di 22,5 km/h. Torino, invece, è al 94° posto, con 46 ore perse in un anno e una velocità media di 19,3 km/h.

Questi dati evidenziano come il traffico non sia solo una questione di disagi quotidiani, ma un problema globale che richiede soluzioni urgenti per migliorare la mobilità urbana e ridurre l’impatto economico e ambientale delle congestioni stradali.

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Torvajanica, sopralluogo di Ecoitaliasolidale al Fosso della Crocetta: Nonostante i risultati positivi, restano alcune criticità

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Un sopralluogo cruciale è stato condotto presso il Fosso della Crocetta a Torvajanica, nel Comune di Pomezia, per verificare la qualità degli interventi di bonifica e disinquinamento delle acque dei fossi che si riversano in mare. L’iniziativa, organizzata dal Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale, ha visto la partecipazione del presidente Piergiorgio Benvenuti, del responsabile per il litorale romano Gaetano Di Staso, e dello staff tecnico guidato dal Dott. Paolo Amicucci, responsabile della ISAM Srl Divisione BIORGANIC.
 
**Un Apprezzamento con Riserva**
Durante il sopralluogo, gli esponenti di Ecoitaliasolidale hanno espresso soddisfazione per il protocollo adottato dal Comune di Pomezia, in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Alto Lazio e finanziato dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Lazio. Il progetto, inserito nella strategia della “Blue Economy”, ha permesso di garantire interventi di alta qualità per il trattamento delle acque dei canali che sfociano nella costa. Tuttavia, c’è rammarico per il fatto che, nonostante i finanziamenti regionali siano stati offerti a tutti i 24 comuni rivieraschi e lacustri del Lazio, solo Pomezia sembra averne fatto richiesta.
 
**L’Importanza degli Interventi Biologici**
Gli interventi effettuati si sono distinti per l’uso di composti biologici, piuttosto che di sostanze chimiche o farmaceutiche. Questi prodotti hanno il compito di ripristinare i cicli vitali dell’ambiente, favorendo la ripresa della vita biologica, dal fitoplancton ai predatori primari, e aumentando le popolazioni vegetali e animali tipiche degli ecosistemi trattati.
 
**Criticità e Prospettive Future**
Nonostante i risultati positivi, restano alcune criticità. “Abbiamo riscontrato la presenza di rifiuti e plastica nei fossi, compreso quello della Crocetta, che potrebbero raggiungere il mare in caso di mareggiata,” hanno dichiarato Benvenuti e Di Staso. Inoltre, solo due dei cinque canali del Comune di Pomezia sono stati trattati, il che ha limitato l’efficacia complessiva degli interventi.
 
**L’Auspicio per il Futuro**
Gli esponenti di Ecoitaliasolidale auspicano che nella prossima stagione balneare del 2025 si possa avviare un’azione di coordinamento più ampia su tutta la costa laziale, coinvolgendo più comuni e garantendo un’attenzione maggiore alla balneabilità e alla qualità delle acque del Mar Tirreno. “Consideriamo l’esperienza di quest’anno a Pomezia come un primo passo verso un futuro di maggiore attenzione alla qualità del nostro mare,” hanno concluso Benvenuti e Di Staso, evidenziando la necessità di un impegno più esteso e coordinato per combattere l’inquinamento marino.
Privo di virus.www.avast.com



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L’Emilia Romagna brevetta il futuro della sicurezza idraulica: dai Consorzi di Bonifica arrivano le paratoie intelligenti contro le piene improvvise

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Castellani: “Un passo avanti nella protezione del territorio contro le piene improvvise, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici”

In un momento storico segnato dalle sfide climatiche sempre più pressanti, l’Emilia Romagna si pone all’avanguardia nella gestione delle emergenze idrauliche con un innovativo sistema di paratoie intelligenti, appena brevettato dal Consorzio di Bonifica Emilia Centrale. Questo nuovo strumento, progettato per contrastare le piene improvvise, rappresenta una svolta tecnologica per la sicurezza del territorio e la gestione delle risorse idriche.

Il progetto, nato dalla profonda conoscenza del territorio e dall’esperienza consolidata nel campo della bonifica, introduce un modello di paratoia altamente performante, automatizzato e controllabile in tempo reale. Grazie a un sistema composto da motore, stazione energetica e telecontrollo, queste paratoie possono essere attivate a distanza, sia da smartphone che dalla sede consorziale, garantendo così un intervento tempestivo e preciso in caso di emergenze.

“L’Emilia Romagna si conferma all’avanguardia negli interventi a tutela del territorio e della sua popolazione”, afferma con orgoglio Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). Questa innovazione, infatti, non solo sfrutta tecnologie avanzate come i sensori di livello e l’analisi dei big data per monitorare la rete idrica, ma lo fa in maniera sostenibile, grazie all’utilizzo di pannelli fotovoltaici che alimentano l’intero sistema, riducendo così i costi energetici.

Le nuove paratoie, realizzate in acciaio inox 314, garantiscono una resistenza superiore alle intemperie rispetto alle tradizionali strutture in ferro zincato, e il loro design leggero ne facilita l’installazione e la manutenzione. La possibilità di integrare questo sistema con paratoie manuali già esistenti rappresenta un ulteriore vantaggio, permettendo un aggiornamento tecnologico senza la necessità di sostituire interamente le infrastrutture attuali.

“Abbiamo brevettato questo nuovo modello tecnologico per la sicurezza idraulica a dimostrazione che la nostra esperienza si traduce in valore per i consorziati, gli abitanti ed il comprensorio gestito”, spiega Lorenzo Catellani, Presidente del Consorzio di Bonifica Emilia Centrale, evidenziando come questo sistema rappresenti un passo avanti nella protezione del territorio contro le piene improvvise, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.

Il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano, sottolinea l’importanza di questo progresso: “Quanto realizzato in Emilia Romagna, ma estendibile all’intera Penisola, è la virtuosa testimonianza dello spirito, che permea i Consorzi di bonifica, enti di straordinaria modernità con le radici nella storia, ma lo sguardo attento al futuro”. Gargano evidenzia come questo progetto sia un esempio di eccellenza che potrebbe presto essere adottato in altre regioni italiane, contribuendo a prevenire tragedie legate alla gestione inefficace delle risorse idriche.

L’obiettivo ora è quello di estendere l’applicazione di queste paratoie intelligenti a tutto il comprensorio gestito dal Consorzio, utilizzando il sistema di telecontrollo per monitorare e gestire da remoto il loro funzionamento. Grazie a questa innovazione, il personale di campo, i “dugaroli”, potrà accedere in tempo reale alle informazioni necessarie, garantendo interventi più rapidi ed efficienti.

Questo progetto non solo dimostra l’importanza dell’integrazione tra tecnologia e conoscenza del territorio, ma segna anche un passo significativo verso un futuro in cui la gestione delle emergenze idrauliche sarà sempre più automatizzata e sostenibile, proteggendo così le comunità locali dalle conseguenze devastanti delle piene improvvise.

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