CENTRODESTRA, LA FEBBRE DELLE PRIMARIE

Chiara Rai
Roma – Oggi 26 novembre alle ore 17,30 in via dell'Umiltà si terrà un presidio per garantire le primarie del Pdl. Dopo l’esempio del Pd con 3,6 milioni di cittadini che hanno mandato al ballottaggio Bersani e Renzi, spazzando via lo spauracchio dell’astensione e dando conferma di un centrosinistra in vantaggio, fare un passo indietro per il centrodestra, soltanto per un balletto del Cavaliere, sarebbe assurdo arrivati a questo punto.

Sembrano essere sette i candidati che hanno presentato le firme per le primarie del PdL. Un parterre di aspiranti pronti a mettersi in gioco ma sempre in bilico come i funamboli, oscurati dall’ombra dell’inarrestabile Silvio. E’ in gioco il segretario Alfano, il leader dei "formattatori" Cattaneo, il banchiere modenese Samorì, Crosetto, Meloni, Biancofiore e l’agguerrita Santanché.

Ha consegnato le firme necessarie per la candidatura anche Galan, che però ha poi deciso di ritirarsi. Ora le firme passeranno al vaglio del Comitato organizzatore della Commissione di Garanzia: entro martedì 27 novembre l'ammissione ufficiale.

Il voto è convocato per il 16 dicembre (giorno prima della scadenza della seconda rata dell’Imu) . Forse.  Questa mattina Maurizio Belpietro su Canale 5 ha chiesto al telefono a Silvio Berlusconi se in caso di una sua candidatura salterebbero le primarie del Pdl. Il Cavaliere ha risposto: "La domanda non è da rivolgere a me, ma alle istituzioni del Pdl e all'ufficio di presidenza che si esprime sempre con grande democrazia e che dovrà prendere posizione dopo le primarie del Pd.

Gli italiani sono lontani dalla politica. Il 70% del popolo e' disgustato dalla politica e dai partiti. Serve – dice l'ex presidente del Consiglio – cambiare tutto, aprire gli occhi. Credo che sia giusto che chi ha avuto l'onore di guidare il governo per dieci anni rifletta su cosa fare per compiere quella rivoluzione liberale che non si e' realizzata ma non per colpa mia. Stiamo valutando con grande senso di responsabilità la situazione", dice ancora Berlusconi che detta le prossime mosse da attuare, cioè cambiare le regole della Costituzione e gli strumenti che il Governo ha. Il Cavaliere torna a ripetere che il suo passo indietro come capo del Governo e' stato imposto da forze esterne al Paese. E intanto Angelino Alfano accelera sulla necessità di coinvolgere gli elettori nel processo di selezione della classe dirigente. Tutto questo mentre il Cavaliere è intenzionato a mandare tutto all’aria, far saltare quella Casa delle Libertà che ha iniziato ad avere inquilini scomodi da quando Gianfranco si è messo per traverso e la nave azzurra ha iniziato ad imbarcare acqua favorendo la volata al centrosinistra.  Un piatto allettante per Silvio che ama la competizione quando il Transatlantico affonda è fondare da zero un nuovo partito in stile Forza Italia, liberandosi di vecchie zavorre  che continueranno ad appesantire il barcone del Pdl che affonda. Silvio lo vorrebbe con sé Alfano, forse l’unico vero competitor che va portato in salvo sul nuovo contenitore; il problema è quale contenuto mettervi dentro e fino a che punto il delfino risponderà agli input di “papà Silvio”: “sono stati aperti oltre mille comitati a mio sostegno – ha detto Alfano. –  Le primarie ci sono e sono in campo, ma se si candida Berlusconi si riunirà l’ufficio di presidenza e lui darà una comunicazione e stabiliremo cosa fare”.

Dunque? Per ingannare l’attesa meglio correre al sit in, non si sa mai.  Tra il capo e l’ex delfino si stanno incrinando le visioni. L’idea di aprire a un nuovo centrodestra senza il fondatore alletta troppi. Nel partito delle primarie c’è sicuramente una Giorgia Meloni, che per il Cavaliere è già bruciata. Vuole camminare con le sue gambe, lo ha ripetuto più volte che preferisce fare da Kamikaze piuttosto che riproporre un candidato non eletto democraticamente. Ieri (domenica), la Meloni ha fatto visita a un seggio del Pd. Per lei è stata una esperienza talmente positiva, si palesa “gelosa” dell’erba del vicino anzi del rivale. Un erba talmente verde che non dispiace neppure a Gianni, re di Roma che gode del sostegno della romantica Renata, romantica perché il suo tempo a parere di molti è già volto al tramonto.