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Cento giorni di Movimento o Cento giorni in Movimento?
Tempo di lettura 5 minutiRoma, Torino e Milano a Cinque Stelle
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8 anni faon
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di Angelo Barraco
Roma – Cento giorni di Movimento o Cento giorni in Movimento? E’ l’interrogativo che si pongono i numerosi italiani che hanno presenziato al Foro Italico di Palermo per il tanto atteso evento denominato “Italia Cinque Stelle” a seguito del divertentissimo balletto che la Sindaca di Roma Virginia Raggi si è concessa in una giornata dalle temperature instabili all’interno di un cordone umano fatto da uomini della sicurezza e attivisti che non hanno risparmiato insulti e aggressioni verbali e fisiche ai giornalisti che volevano porre qualche domanda alle Sindaca neoeletta. Ma sembrano ormai un ricordo sfiorito e quasi riconducibile ad un passato dal sapore pretensioso e sfacciatamente propositivo quello del giugno 2016, quando città come Roma, Torino e Milano hanno innalzato in aria le bandiere pentastellate, e accolto i nuovi Sindaci supportati attivamente da un gruppo amministrativo/politico dal sapore “diverso” rispetto alla solita bandiera, poichè hanno sin da subito evidenziato quanto fosse importante tracciare una linea di demarcazione tra il passato fatto da amministrazioni incapaci di portare a compimento determinati progetti politici e un presente invece pentastellato, fatto di svolte sul piano gestionale-amministrativo e organizzativo che mira ad una crescita sociale e al cambiamento. Cento giorni di un’amministrazione a cinque stelle che ha sempre professato apertamente un’ideale specifico di unione che accomuna tutti i suoi appartenenti, differenziandosi quindi dagli altri partiti politici in cui vi è un soggetto attivo che enuncia le informazioni ai soggetti passivi che invece si limitano ad assimilare le informazioni all’interno di un’area circoscritta ma non partecipano attivamente poiché vi è sempre quella sottile ed evidente linea di demarcazione. Tale differenza che da anni ammorba le vetrine nazionali viene smontata e totalmente remiscelata con orgoglio dai pentastellati che propongono una politica futurista in cui l’interazione tra soggetti attivi e passivi è diretta e non ha eguali, in cui il limite di demarcazione non esiste ma la parola chiave è “noi” per la precisione si punta al concetto di “movimento”, ovvero l’azione, il gesto di ogni singola persona che genera lo spostamento e l’azione di grandi masse. Un concetto che si discosta categoricamente dalla figura del leader politico per antonomasia come Berlusconi e nel corso di un evento tenutosi ad Imola in data 17 e 18 ottobre 2015, il carismatico Beppe Grillo aveva urlato dal palco “l'Italia va cambiata e l'unico movimento che può cambiarla è il Movimento 5 stelle, voi siete il Movimento 5 stelle! Non ha leader il Movimento 5 stelle, il Movimento 5 stelle è leader di sé stesso!” puntualizzando così la posizione oggettiva di un gruppo che punta al sacrosanto valore di unione e di aggregazione che differenzia il movimento dalle altre politiche precedentemente costituite. Tale concetto però risulta contraddittorio all’atto pratico poiché il movimento stesso, seppur spinto da ideali comuni, è inscindibile dalle decisioni di Beppe Grillo che dai palchi d’Italia governa le folle diventando l’unico soggetto attivo dinnanzi a platee che pendono dalle sue labbra. Il concetto di movimento come insieme di gruppo che decide con interessi comunitari è mera utopia poiché i dati oggettivi dimostrano che l’azione ultima del movimento stesso è quella di un vero e proprio partito con un soggetto attivo che esprime concetti e soggetti passivi che recepiscono il messaggio e rispondono con concitato gradimento poiché animati da un’utopica e illusoria idea di gruppo decisionale. Nel corso dell’evento “Italia Cinque Stelle” vi era certamente attenzione per coloro che esprimevano concetti sulle problematiche sociali ma l’attenzione e l’attesa era concentrata su quello che sarebbe stato poi il discorso di Beppe Grillo che dal palco ha letteralmente annullato quello che era il concetto espresso un anno prima in merito al Movimento Cinque Stelle senza leader e a gran voce ha detto “ Io farò il capo politico e prenderò delle decisioni perché alla fine qualcuno deve prendere delle decisioni”. La folla ha raccolto queste parole come fossero nettare divino e ne ha reso grazie. La mente degli italiani vola al giungo scorso, quando Virginia Raggi è diventata Sindaca di Roma con il 67,2% di preferenze (770.564 voti) battendo il suo avversario di centrosinistra Roberto Giachetti che ha ottenuto invece il 32,8% (376.935 voti). C’era molta fiducia su questa nuova corrente politica che aveva travolto Roma e lo stesso ex Sindaco Ignazio Marino (PD) aveva dichiarato: “Per Roma è un momento importante, c'è stato un voto assolutamente significativo per la Raggi, alla quale faccio i miei auguri più sinceri di buon lavoro". Parole che oggi rimbombano come pietre sui muri poiché la Raggi, a cento giorni esatti da quella fatidica campagna elettorale, non è riuscita nemmeno a mantenere la sua promessa fatta prima della vittoria “Se eletta il primo atto sarà tagliare la carta di credito” ma il provvedimento non è stato preso. In tre mesi sono state licenziate 39 delibere e 23 di esse riguardano poltrone di collaboratori, vertici di Ama, Atac ma anche dimissioni e revoche. La stabilità e la forza mostrata in un primo momento sembra mancare poiché Roma è sprovvista di un assessore al Bilancio, del capo di gabinetto del sindaco, un direttore generale di Atac, un amministratore unico di Ama. L’unico rimpiazzo concretizzato è stato quello dell’azienda dei trasporti. La vicenda Muraro ha innescato numerose polemiche senza precedenti che hanno fatto vacillare i principi basilari del gruppo e hanno allontanato molti sostenitori, inoltre l’emergenza rifiuti e quella dei trasporti non hanno di certo aiutato la Sindaca a risollevarsi. Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, ha commentato così la situazione a Roma “Il Movimento Cinque Stelle è alla guida di Roma da tre mesi e mezzo ma non ha fatto nulla. Ha solo 'incartato' ulteriormente la città e umiliato il personale esistente: si sono scannati cambiando tre capi di gabinetto e tre assessori. La città è paralizzata, perché la macchina amministrativa è paralizzata. Si sono dimostrati uguali e peggiori degli altri”. Cento giorni di M5S anche per Chiara Appendino, neo Sindaca di Torino che appena eletta ha dichiarato “Voglio rivolgermi oggi anche a chi non mi ha votato: Torino è una città divisa in due, ce n'è una parte che si sente sola. Non vogliamo più che sia così, il resto della città dovrà abbracciarla”. La Sindaca è diventata un’icona che dimostra la buona amministrazione Pentastellata: la meno peggio? Vedremo. Bisogna sottolineare che Torino non ha mai avuto le stesse problematiche di Roma e mentre Virginia Raggi deve fronteggiare la spazzatura che incombe sulla sua bella Roma, la Appendino si occupa della pulizia del Po che però è sporco ugualmente ed è necessario un nuovo intervento. Torino vanta gli stipendi più bassi d’Italia inoltre sul Palco di Palermo ha tenuto a raccontare i successi ottenuti “grande Salone e al grande evento” in riferimento al salone del Libro. Infine sono Cento giorni di Cinque Stelle anche a Milano, con Giuseppe Sala che ha puntato sin da subito in alto per la sua città: “zero case sfitte” e la ristrutturazione di duemila alloggi vuoti. Dopo il grande successo di Expo punta sul fronte internazionale puntando sulla promozione oltre manica, recandosi a Londra e incontrando Sadiq Khan per capire come conquistare in chiave Brexit ulteriori investimenti. Una giunta PD con due consulenti e 52 “tabella 90” e “tabella 110”. Milano sembra aver acquistato nuova luce e il premier Renzi sembra frequentarla spesso e inoltre ha dichiarato: “la città di riferimento per l'Italia nel mondo”. Una frase pronunciata nel momento in cui è stato siglato il “Patto per Milano”, ovvero un documento dal valore di 2,5 miliardi che contiene idee vincenti come il prolungamento delle linee della metropolitana e la riapertura del tracciato storico dei Navigli. Ma vi sono anche i problemi, come il rapporto da ricostruire con le comunità islamiche e le accoglienze ai profughi, il traffico, le periferie, il lavoro.
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