INFEZIONI DA “CLOSTRIDIUM DIFFICILE”: INDAGINE EPIDEMIOLOGICA METTE IN GUARDIA DAI RISCHI

di Cinzia Marchegiani

Il "Clostridium difficile" è un batterio isolato in numerose specie animali. Studi epidemiologici hanno evidenziato una sostanziale identità fra questi ceppi e quelli isolati dall’uomo. Le infezioni umane da "Clostridium difficile" sono storicamente considerate una patologia ospedaliera che causa diarrea, dolori addominali o, nei casi più gravi, febbre e dissenteria.


Negli ultimi anni tuttavia si è assistito ad un cambiamento drastico nell’epidemiologia di quest’infezione: il numero di casi e il tasso di mortalità hanno registrato un deciso incremento anche al di fuori dell’ambiente ospedaliero, interessando così soggetti prima considerati non a rischio, come giovani e donne in gravidanza.

Ipotesi causa. Una delle possibili ragioni di questo cambiamento potrebbe derivare da una maggiore esposizione a "Clostridium difficile" attraverso il contatto con animali portatori ed eliminatori del patogeno, oltre che con il consumo di alimenti di origine animale contaminati. Il batterio è stato infatti isolato in numerose specie animali, sia da reddito che d’affezione, e studi di epidemiologia molecolare hanno evidenziato una sostanziale identità fra questi ceppi e quelli isolati dall’uomo.

La trasmissione animale-uomo. Gli animali da compagnia, in particolar modo il cane, possono rappresentare un serio fattore di rischio soprattutto per alcune categorie di persone, come anziani e immunodepressi. In presenza di individui portatori ed eliminatori di C. difficile, infatti, vi può essere una persistente contaminazione ambientale, grazie alla capacità di C.difficile di produrre spore che possono poi essere ingerite dall’uomo, creando così le condizioni per la comparsa dell’infezione ed eventualmente della malattia.

L’ipotesi di trasmissione animale-uomo necessitava però di ulteriori approfondimenti, in particolare per definire il possibile ruolo di vettori degli animali d’affezione, anche alla luce della diffusione di pratiche di pet therapy. Vivendo a stretto contatto con l’uomo e condividendone gli spazi, gli animali da compagnia, in particolar modo il cane, possono rappresentare un serio fattore di rischio soprattutto per alcune categorie di persone, come anziani e immunodepressi.

Ricerca epidemiologica grazie alla ricerca IZSVe. Alla luce di questo scenario la sezione territoriale di Treviso dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha svolto un’indagine sull’epidemiologia di Clostridium difficile mediante caratterizzazione fenotipica e molecolare di isolati di cane e uomo, per ottenere indicazioni preliminari sulla possibile trasmissione del patogeno dal cane all’uomo, inclusi ceppi resistenti agli antimicrobici 

Il progetto RC13/10 di ricerca dell’IZSVe si è sviluppato su più fronti, proponendosi di:

• costruire una collezione di ceppi di C.difficile isolati dal cane, mediante prelievi effettuati presso canili pubblici o privati, o presso ambulatori e cliniche veterinarie della Regione del Veneto e da cani utilizzati per pet therapy
• costruire una collezione di ceppi di C.difficile isolati da campioni umani e raccolti dai reparti di microbiologia degli ospedali della Regione Veneto e risultati positivi per C.difficile
• caratterizzare fenotipicamente (valutando la sensibilità agli antimicrobici) e geneticamente (definendo le caratteristiche molecolari e la capacità di produrre tossine) i ceppi di C.difficile isolati nel corso della ricerca.
Durante il progetto sono stati raccolti 143 campioni fecali umani, già risultati positivi nei laboratori ospedalieri per C.difficile, e 996 di cane, dai quali sono stati isolati in totale 226 ceppi di C.difficile: 133 dell’uomo e 93 del cane.

I risultati. La prevalenza del batterio nel cane è risultata pari al 9,3%. In particolare il batterio è stato isolato dal 31% dei campioni provenienti da soggetti diarroici e soltanto dal 5,4% dei cani che al momento del prelievo non presentavano sintomatologia enterica.

Ribotipi. Nell’uomo sono stati evidenziati 15 diversi ribotipi (RT), con una netta prevalenza del RT-018 (53,2%) e del RT-014/020 (20,2%). Nel cane sono stati invece identificati 8 diversi ribotipi: il più frequente RT-010 (55,9%), atossigeno, seguito dal RT-014/020(29%), produttore invece di tossine. Quest’ultimo risulta quindi comunemente isolato sia nell’uomo sia nel cane, e in Europa rappresenta il ribotipo più frequentemente associato alle infezioni umane.
Infine il 70% dei ceppi isolati dal cane è risultato atossigeno, e quindi non in grado di indurre malattia nei soggetti portatori.
Resistenza agli antimicrobici. È stata poi valutata la sensibilità per alcuni antimicrobici utilizzati in medicina umana per la terapia delle infezioni da C.difficile: clindamicina, moxifloxacina, metronidazolo e vancomicina. Le analisi dei ceppi isolati dal cane hanno messo in evidenza un’elevata percentuale di ceppi resistenti alla clindamicina (46,24%) e al metronidazolo (29%), mentre solo un ridotto numero di ceppi (6,4%) si è dimostrato resistente alla moxifloxacina.
La maggior parte dei ceppi resistenti appartengono al RT-010. Il metronidazolo rappresenta per l’uomo l’antibiotico d’elezione per la terapia delle infezioni da C.difficile da lievi a moderate. Nonostante il meccanismo di resistenza non sia ancora chiaro, la diffusione di questi ceppi merita sicuramente attenzione per la possibile trasferibilità della resistenza a ceppi patogeni di C.difficile.

Conclusione della ricerca. Dai risultati è emerso che il cane può essere portatore di "Clostridium difficile" e c’è una parziale sovrapposizione dei ceppi tossigeni di "Clostridium difficile" isolati dall’uomo e dal cane. Questi risultati evidenziano quindi la possibilità che il cane possa trasmettere all’uomo ceppi tossigeni di "Clostridium difficile". Gli isolati dal cane sono inoltre caratterizzati da elevati livelli di resistenza a clindamicina e metronidazolo, i principali antimicrobici usati nella terapia delle infezioni umane da C.difficile.
L'importanza degli screening come salvavita. Visto lo stretto contatto che spesso c’è tra il cane e l’uomo, è dunque auspicabile sottoporre a screening gli animali che potrebbero entrare in contatto con soggetti a rischio, quali individui immunodepressi e anziani, al fine di prevenire l’insorgenza di infezioni che in questa tipologia di pazienti potrebbero dare origine a patologia (colite pseudomembranosa) caratterizzata da un decorso particolarmente severo e spesso fatale.




EVENTI SPAZIALI: ALLE 13,39 LA SONDA NEW HORIZONS INCONTRERA’ PLUTONE

Redazione

Nasa – Mancano poche ore all’incontro con Plutone. Dopo un viaggio di 9 anni attraverso il Sistema Solare, alle 13,39 (ora italiana) è previsto ''il saluto'' della sonda New Horizons della Nasa al pianeta nano. Nel frattempo il Sole saluterà l'evento scagliando sul pianetino uno sciame di particelle cariche liberato da una delle ultime eruzioni. Da Terra, gli astrofili hanno già cominciato a puntare i telescopi sul pianetino e a scattare bellissime immagini.
Grande attesa dunque per gli studiosi che assisteranno ad uno spettacolare incontro spaziale: uno dei primi misteri su cui dovrà indagare la sonda è una struttura brillante a forma di cuore e quattro grandi macchie scure e poste alla stessa distanza fra loro. Le strutture corrono lungo l'equatore e potrebbero essere altipiani o pianure, oppure variazioni di luminosità su una superficie completamente liscia. Spetterà alla sonda New Horizons verificarlo.


La missione New Horizons. Cominciata nel 2006, l’obiettivo della missione era proprio il nono pianeta del Sistema Solare.Tale era infatti considerato Plutone. Il declassamento a pianeta nano era stato deciso qualche mese più tardi, il 24 agosto, dall'Unione Astonomica Internazionale (Iau), in una notizia che aveva fatto il giro del mondo. Oggi, i riflettori sono nuovamente puntati su Plutone per il massimo avvicinamento della sonda New Horizons, con il passaggio a 12.500 chilometri dalla superficie del pianeta nano. 




ALLARME PER GLI ATLETI: L’IPERIDRATAZIONE DURANTE ATTIVITA’ FISICA E’ POTENZIALMENTE MORTALE

Promulgate le nuove linee guida: "Gli atleti devono bere solo quando si ha sete” e pubblicate nella Clinical Journal of Sports Medicine

 

di Cinzia Marchegiani

 

Un allarme importante rivolto sia ai professionisti delle attività agonistiche ma anche a chi pratica sport amatoriali. Mentre i rischi di disidratazione sono ben noti, nuove linee guida internazionali cercano di proteggere gli atleti dai gravi rischi per la salute associati al bere troppi liquidi durante l'attività fisica.
L’iperidratazaione con acqua o bevande sportive può portare a una condizione chiamata esercizio associata iponatriemia (EAH), ha spiegato il professor Mitchell Rosner, MD, uno specialista di rene presso l'Università della Virginia School of Medicine che ha presieduto il gruppo di sviluppo delle linee guida per proteggere gli atleti dai gravi rischi per la salute associati a bere troppi liquidi. La condizione EAH si verifica quando il corpo ha troppa acqua rispetto al suo livello di sale, o meglio quando il livello di sale nel sangue scende troppo a livelli bassi, porta a notevoli problemi neurologici e può essere fatale.
Anche se una volta si è verificato questa condizione EAH soprattutto tra i partecipanti in sport di resistenza, come maratone e triathlon, il professor Rosner ha spiegato come i medici hanno analizzato la condizione di partecipanti in una più ampia gamma di sport.

"Abbiamo documentato almeno 14 morti da EAH dal 1981, tra cui due morti la scorsa estate in giovani atleti mentre giocabano a calcio", ha affermato il prof Rosner: "La caratteristica comune a tutti i casi è il consumo eccessivo di acqua in occasione di eventi sportivi. Questo è guidato da false credenze comuni che iperidratazione può migliorare le prestazioni e anche prevenire la disidratazione. Vale la pena notare che i dati dimostrano gradi lievi di disidratazione non compromettere le prestazioni".

La chiave per prevenire EAH, Rosner ha poi sottolineato, è quello farsi guidare dal corpo che indica quando si ha bisogno di un drink, cioè si consiglia di utilizzare la vostra sete come una guida:. "Se si beve quando si ha sete, non si diventa iponatriemia e non si soffre di notevole disidratazione".
Il professor Rosner ha detto che questa raccomandazione si applica se gli atleti consumano acqua o bevande sportive: "L’iperidratazione ottenuta con una bevanda sportiva sarà ancora portare a iponatriemia. Essi contengono piccole quantità di sodio che possono diminuire il rischio leggermente, ma sono ancora in gran parte costituite d'acqua".
Sintomi da valutare. Cosa fare. I sintomi lievi iniziali di EAH possono includere il pensiero nuvoloso, nausea e mal di testa. Nei casi più gravi, i sintomi includono convulsioni, grave confusione e coma. Se gli allenatori o genitori sospettano un atleta è affetto da EAH, i passi più importanti sono per impedire loro di bere e richiedere assistenza medica. Per gli atleti con sintomi lievi, occorre limitare i liquidi e seguere con attenzione la loro condizione li aiuterà a recuperare nel giro di poche orema i sintomi più gravi – raccomanda il prof Rosner – come confusione richiedono cure mediche urgenti.
Le nuove linee guida sono state pubblicate nella Clinical Journal of Sports Medicine. Il professor Mmitchell Rosner, specialista del rene presso l'Università della Virginia School of Medicine, ha presieduto al gruppo composto di 16 professionisti provenienti da quattro paesi che ha sviluppato nuove linee guida.
 




TAVOLO MINISTERIALE, METODI ALTERNATIVI: PARTE BENE IL PRIMO INCONTRO AL MINISTERO DELLA SALUTE

L’incontro è stato chiesto dal PAE per stabilire le regole afferenti il Tavolo onde evitare incomprensioni e non pochi imbarazzi che hanno caratterizzato il rapporto con il precedente Direttore generale, Gaetana Ferri che di fatto sembra aver congelato il tavolo per tutto il periodo del suo mandato

LEGGI ANCHE  15/05/2015 BEATRICE LORENZIN INDAGATA: SI RIAPRE TAVOLO MINISTERIALE SULLA SPERIMENTAZIONE FARMACI

 

di Cinzia Marchegiani

Sembra essere partito con un percorso decisamente di collaborazione il nuovo Tavolo Ministeriale sui Metodi Alternativi invece inizialmente osteggiato fortemente dal nuovo dicastero della salute succeduto all’ex minsitro Renato Balduzzi. Presso il Ministero della Salute si é svolto lo scorso 3 luglio, il primo incontro con il nuovo Direttore generale Sanità Animale e Farmaci veterinari, Dott. Silvio Borrello, in relazione al Tavolo tecnico-scientifico sui metodi alternativi alla sperimentazione animale con la delegazione del Partito Animalista Europeo, rappresentata dal presidente, Stefano Fuccelli, dal Coordinatore comitato esperti sulle alternative, Prof. Bruno Fedi e la responsabile segreteria Prof. Sonia Fraioli. Accolti dai vertici del Ministero, Dott. Silvio Borrello, Direttore Generale, Dott. Ugo Santucci, Direttore VI ufficio benessere animale, Dott. Giovanni Botta e da uno staff di avvocati al seguito, il Tavolo, fermo da due anni, riprenderà il proseguo, prevista entro il mese di settembre la prima seduta tra esperti.

Un incontro teso alla volontà di chiarimento. E’ stato chiesto dal PAE questo incontro per stabilire le regole afferenti il Tavolo onde evitare incomprensioni e non pochi imbarazzi che hanno caratterizzato il rapporto con il precedente Direttore generale, Gaetana Ferri che di fatto ha congelato il tavolo per tutto il periodo del suo mandato. Il presidente del Pae, Stefano Fuccelli si dichiara soddisfatto dell' esito el vertive avvenuto al dicastero della salute: “ in questo incontro sono state accolte sostanzialmente le nostre istanze: dal prossimo tavolo il numero tra gli esperti sarà equivalente e non più di 14 a 3 in favore dei pro-test, con la possibilità di nominare un esperto internazionale ad hoc in relazione all'argomento trattato qualora il nostro coordinatore lo ritenga opportuno, il Ministero dovrà garantire la terzieta' degli esperti da esso nominati – si auspica Fuccelli – e coordinerà il tavolo in qualità di super-partes senza prendere posizione in favore delle lobby come ė accaduto con il precedente direttore Ferri, più volte iscritto sul registri degli indagati dalla Procura di Roma per numerosi reati a seguito di nostra querela. Inoltre abbiamo ottenuto dal Ministero il documento redatto dai pro-test, fino ad oggi secretato, che verrà trasmesso prima della prossima seduta del Tavolo ai nostri esperti indispensabile per il contraddittorio”.

Questo è il parterre di esperti formalmente accettati dal Ministero della Salute (in ordine alfabetico):

Prof. Bruno Fedi. Professore di urologia. Già Primario ospedaliero. Specialista in Anatomia Patologica; Oncologia; Ginecologia. Autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche.
Dott.ssa Susanna Penco. Biologa Esperta di colture cellulari. Dirigente nell' ospedale S. Martino Genova. Da anni promotore e relatore di corsi/convegni su "Metodiche Sostitutive".
Dott. Oriano Perata. Specialista in Chirurgia. Aiuto chirurgo ospedaliero.
Dott.ssa Valeria Roni. Biologa Phd. in Scienze Oncologiche. Molti anni di attività in Germania. Esperta in Genetica.
Dott.ssa Costanza Rovida. Esperta in chimica analitica ha lavorato per tre anni alla Commissione Europea, partecipando a due gruppi di lavoro: sviluppo del RIP 3.3 (REACH Implementation Project, Technical Guidelines to Industries) e come coordinatore del “Work package” nel progetto europeo sullo sviluppo di metodi integrati e alternativi ai tests sugli animali. Attualmente rappresentante del CAAT, Centro per lo studio dei metodi alternativi, Università di Costanza.
Prof. Giulio Tarro. Docente di virologia all’Università di Napoli e professore aggiunto alla Temple University di Philadelphia, presidente della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera WABT dell’Unesco. Virologo di fama internazionale, ha lavorato anche con il professor Albert Sabin, creatore del vaccino antipolio orale. Vincitore di numerosi premi scientifici. Primario ospedaliero in quiescenza.
Dott. Marcello Villanova. Neurologo, specializzato in malattie neurodegenerative in particolare nella distrofia muscolare , massimo esperto in Italia di SMA 1. Responsabile Unità di Recupero e Riabilitazione Funzionale Malattie Neuromuscolari Ospedale Nigrisoli di Bologna. Autore di numerose pubblicazioni .

Il Presidente del PAE, dichiarando di apprezzare la totale apertura al dialogo del Direttore Borrello, sorprendente per la sua disponibilità al confronto leale, afferma: “Emblematica la sua frase mettiamo una pietra sopra sul passato e cerchiamo di ricostruire insieme con trasparenza. Parole condivise anche dal Dott. Ugo Santucci che ha manifestato uguale disponibilità alla cooperazione" – conclude Fuccelli.

Quel confronto tra scienziati sembra aver mosso il giusto passo per tessere un percorso promotore di un grande cambiamento scientifico e culturale, ma soprattutto teso alla tutela del cittadino che consuma farmaci e degli stessi animali cavie nei laboratori.




TAVOLO MINISTERIALE METODI ALTERNATIVI: PARTE BENE IL PRIMO INCONTRO AL DICASTERO DELLA SALUTE. A SETTEMBRE LA PRIMA SEDUTA TRA ESPERTI

L’incontro è stato chiesto dal PAE per stabilire le regole afferenti il Tavolo onde evitare incomprensioni e non pochi imbarazzi che hanno caratterizzato il rapporto con il precedente Direttore generale, Gaetana Ferri che di fatto ha congelato il tavolo per tutto il periodo del suo mandato

LEGGI ANCHE: 15/05/2015 BEATRICE LORENZIN INDAGATA: SI RIAPRE TAVOLO MINISTERIALE SULLA SPERIMENTAZIONE FARMACI

di Cinzia Marchegiani

Sembra essere partito con un percorso decisamente di collaborazione il nuovo Tavolo Ministeriale sui Metodi Alternativi invece inizialmente osteggiato fortemente dal nuovo dicastero della salute succeduto all’ex minsitro Renato Balduzzi. Presso il Ministero della Salute si é svolto lo scorso 3 luglio, il primo incontro con il nuovo Direttore generale Sanità Animale e Farmaci veterinari, Dott. Silvio Borrello, in relazione al Tavolo tecnico-scientifico sui metodi alternativi alla sperimentazione animale con la delegazione del Partito Animalista Europeo, rappresentata dal presidente, Stefano Fuccelli, dal Coordinatore comitato esperti sulle alternative, Prof. Bruno Fedi e la responsabile segreteria Prof. Sonia Fraioli. Accolti dai vertici del Ministero, Dott. Silvio Borrello, Direttore Generale, Dott. Ugo Santucci, Direttore VI ufficio benessere animale, Dott. Giovanni Botta e da uno staff di avvocati al seguito, il Tavolo, fermo da due anni, riprenderà il proseguo, prevista entro il mese di settembre la prima seduta tra esperti.

Un incontro teso a chiarimenti. E’ stato chiesto dal PAE questo incontro per stabilire le regole afferenti il Tavolo onde evitare incomprensioni e non pochi imbarazzi che hanno caratterizzato il rapporto con il precedente Direttore generale, Gaetana Ferri che di fatto ha congelato il tavolo per tutto il periodo del suo mandato. Il presidente del Pae, Stefano Fuccelli si dichiara soddisfatto dell' esito el vertive avvenuto al dicastero della salute: “ in questo incontro sono state accolte sostanzialmente le nostre istanze: dal prossimo tavolo il numero tra gli esperti sarà equivalente e non più di 14 a 3 in favore dei pro-test, con la possibilità di nominare un esperto internazionale ad hoc in relazione all'argomento trattato qualora il nostro coordinatore lo ritenga opportuno, il Ministero dovrà garantire la terzieta' degli esperti da esso nominati – si auspica Fuccelli – e coordinerà il tavolo in qualità di super-partes senza prendere posizione in favore delle lobby come ė accaduto con il precedente direttore Ferri, più volte iscritto sul registri degli indagati dalla Procura di Roma per numerosi reati a seguito di nostra querela. Inoltre abbiamo ottenuto dal Ministero il documento redatto dai pro-test, fino ad oggi secretato, che verrà trasmesso prima della prossima seduta del Tavolo ai nostri esperti indispensabile per il contraddittorio”.

Questi sono il parterre di esperti formalmente comunicati ed accettati dal Ministero della Salute (in ordine alfabetico):

Prof. Bruno Fedi. Professore di urologia. Già Primario ospedaliero. Specialista in Anatomia Patologica; Oncologia; Ginecologia. Autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche.
Dott.ssa Susanna Penco. Biologa Esperta di colture cellulari. Dirigente nell' ospedale S. Martino Genova. Da anni promotore e relatore di corsi/convegni su "Metodiche Sostitutive".
Dott. Oriano Perata. Specialista in Chirurgia. Aiuto chirurgo ospedaliero.
Dott.ssa Valeria Roni. Biologa Phd. in Scienze Oncologiche. Molti anni di attività in Germania. Esperta in Genetica.
Dott.ssa Costanza Rovida. Esperta in chimica analitica ha lavorato per tre anni alla Commissione Europea, partecipando a due gruppi di lavoro: sviluppo del RIP 3.3 (REACH Implementation Project, Technical Guidelines to Industries) e come coordinatore del “Work package” nel progetto europeo sullo sviluppo di metodi integrati e alternativi ai tests sugli animali. Attualmente rappresentante del CAAT, Centro per lo studio dei metodi alternativi, Università di Costanza.
Prof. Giulio Tarro. Docente di virologia all’Università di Napoli e professore aggiunto alla Temple University di Philadelphia, presidente della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera WABT dell’Unesco. Virologo di fama internazionale, ha lavorato anche con il professor Albert Sabin, creatore del vaccino antipolio orale. Vincitore di numerosi premi scientifici. Primario ospedaliero in quiescenza.
Dott. Marcello Villanova. Neurologo, specializzato in malattie neurodegenerative in particolare nella distrofia muscolare , massimo esperto in Italia di SMA 1. Responsabile Unità di Recupero e Riabilitazione Funzionale Malattie Neuromuscolari Ospedale Nigrisoli di Bologna. Autore di numerose pubblicazioni .

Il Presidente del PAE, dichiarando di apprezzare la totale apertura al dialogo del Direttore Borrello, sorprendente per la sua disponibilità al confronto leale, afferma: “Emblematica la sua frase mettiamo una pietra sopra sul passato e cerchiamo di ricostruire insieme con trasparenza. Parole condivise anche dal Dott. Ugo Santucci che ha manifestato uguale disponibilità alla cooperazione" – conclude Fuccelli.

Quel confronto tra scienziati sembra aver mosso il giusto passo per tessere un percorso promotore di un grande cambiamento scientifico e culturale, ma soprattutto teso alla tutela del cittadino che consuma farmaci e degli stessi animali cavie nei laboratori.




ALLARME ARSENICO (CON UN ANNO DI RITARDO) NELLE BIBITE ENERGY MONSTER

di Cinzia Marchegiani

E’ stato diramato allerta alimentare poiché nelle bibite energetiche della Monster è stata riscontrata la contaminazione per la presenza di arsenico inorganico nell’additivo “trisodio citrato” (E 331) prodotto in Cina. La conferma è arrivata direttamente dal Ministero della Salute, che ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni: Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana e Veneto. .

Nello specifico si tratta delle lattine riportanti le diciture:
Monster Energy Green, Lotti LE1406D TT:TT LE1431D TT:TT
Monster Energy Absolutely Zero, Lotto LE1419D TT:TT”
Monster Energy Rehab, Lotto LE1429D TT:TT”

Segnalazione in ritardo di un anno rispetto all’Europa. La vicenda risale all’11 luglio 2014 quando le autorità belghe hanno scoperto la contaminazione. Dopo questa segnalazione passano 6 mesi e solo il 27 febbraio 2015 scatta l’allerta in tutto il mondo. In Italia la prima segnalazione risale al 3 marzo 2015. Per l'azienda olandese i: "Prodotti erano e sono sicuri per il consumo". In Italia la segnalazione della lista di distribuzione è pervenuta con notevole ritardo, esponendo in tal modo i consumatori al rischio di assunzione. L’allerta era scattata in decine di paesi europei. La presenza di arsenico nell’additivo è pari a 5,5 mg/kg-ppm , rispetto a un limite massimo di 1,0 mg/kg-ppm. Il valore riscontrato è 5 volte superiore nella bevanda dell’aroma conservante trisodio citrato (E 331 ) importato dalla Cina, contaminato da arsenico inorganico. Avendo questo additivo valori elevati di arsenico inorganico classificato tossico, mentre l’arsenico nella forma organica non lo è, viene fatta scattare l’allerta. Il ritiro ha riguardato 33 paesi alcuni dislocati in Asia e Africa.

Sportello dei Diritti contesta il Ministero della salute italiano. La conferma è arrivata direttamente dal ministero della Salute, che con estremo ritardo e con deprecabile silenzio dove ancora una volta preferisce tacere anziché chiarire, ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni. Eppure lo“Sportello dei Diritti” il 10 luglio 2014, per primo in Italia con un comunicato specifico, aveva rilanciato l'allerta del Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0946) avvisando le autorità sanitarie nazionali circa la presenza di arsenico presente in citrato di sodio usato come additivo alimentare e aromi prodotto in Cina e commercializzato in Italia. Non è la prima volta, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che viene segnalata la presenza di questo pericoloso elemento chimico in eccesso in prodotti che sono utilizzati come alimento e quindi dannosi per la salute.




ALLERTA ARSENICO NELLE BIBITE ENERGY MONSTER, IN ITALIA ARRIVA IN RITARDO: RITIRATI 4 LOTTI NEL LAZIO, PUGLIA, TOSCANA, VENETO

Bibite dalla Cina con arsenico inorganico trovato nell’additivo trisodio citrato (E331). Lo Sportello dei cittadini critica la Lorenzin per il ritardo deprecabile, poiché l’associazione per primo in Italia con un comunicato specifico datato 10 luglio 2014 aveva rilanciato l'allerta del Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0946il 10 luglio 2014,

di Cinzia Marchegiani

E’ stato diramato l'allerta alimentare poiché nelle bibite energetiche della Monster è stata riscontrata la presenza di arsenico inorganico nell’additivo “trisodio citrato” (E 331) prodotto in Cina. La conferma è arrivata direttamente dal ministero della Salute, che ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana e Veneto. La vicenda risale a mesi fa.
Nello specifico si tratta delle lattine riportanti le diciture
Monster Energy Green, Lotti LE1406D TT:TT LE1431D TT:TT
Monster Energy Absolutely Zero, Lotto LE1419D TT:TT”
Monster Energy Rehab, Lotto LE1429D TT:TT”

Segnalazione in ritardo dopo un anno, rispetto all’Europa. La vicenda risale all’11 luglio 2014 quando le autorità belghe hanno scoperto la contaminazione. Dopo questa segnalazione passano 6 mesi e solo il 27 febbraio 2015 scatta l’allerta in tutto il mondo. In Italia la prima segnalazione risale al 3 marzo 2015. Per l'azienda olandese i: "Prodotti erano e sono sicuri per il consumo". In Italia la segnalazione della lista di distribuzione è pervenuta con notevole ritardo, esponendo in tal modo i consumatori al rischio di assunzione. L’allerta era scattata in decine di paesi europei. La presenza di arsenico nell’additivo è pari a 5,5 mg/kg-ppm , rispetto a un limite massimo di 1,0 mg/kg-ppm. Il valore riscontrato è 5 volte superiore nella bevanda dell’aroma conservante trisodio citrato (E 331 ) importato dalla Cina, contaminato da arsenico inorganico. Avendo questo additivo valori elevati di arsenico inorganico classificato tossico, mentre l’arsenico nella forma organica non lo è, viene fatta scattare l’allerta. Il ritiro ha riguardato 33 paesi alcuni dislocati in Asia e Africa.

Sportello dei Diritti contesta il Ministero della salute italiano. La conferma è arrivata direttamente dal ministero della Salute, che con estremo ritardo e con deprecabile silenzio dove ancora una volta preferisce tacere anziché chiarire, ha tolto dal commercio quattro lotti distribuiti in cinque regioni. Eppure lo“Sportello dei Diritti” il 10 luglio 2014, per primo in Italia con un comunicato specifico, aveva rilanciato l'allerta del Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0946) avvisando le autorità sanitarie nazionali circa la presenza di arsenico presente in citrato di sodio usato come additivo alimentare e aromi prodotto in Cina e commercializzato in Italia. Non è la prima volta, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che viene segnalata la presenza di questo pericoloso elemento chimico in eccesso in prodotti che sono utilizzati come alimento e quindi dannosi per la salute.




SVEZIA: IN CANTIERE VERO "OTTOBRE ROSSO", SOTTOMARINO INVISIBILE

Redazione

Nel 1990, 1 anno prima della caduta dell'Urss, il mondo si appasiono alla storia narrata nel fim "Caccia ad Ottobre Rosso", in cui Sean Connery nei panni del comandante di un sottomarino atomico irrelevabile dai sonar delle navi per un avveniristico sistema di propulsione, defezionava e consegnava l'unita' agli Usa. Venticinque anni dopo, scrive il Daily Mail, la svedese Saab, che non produce piu' auto, ma continua a fabbricare ottimi aerei da guerra, sta lavorando a due sottomarini da 1 miliardo di dollari iper silenziosi. Grazie alla tecnologia Ghost (fantasma) sviluppata dalla Kockums (societa' svedese acquistata da Saab) fatta di diaframmi di gomme speciali in grado di assorbire i rumori dei motori, e di placche in grado di assorbire il suono posizionati tra i due scafi e di una design estremamente liscio, e' invisibile ai sonar come gli aerei stealth lo sono ai radar

Il modello, per ora indicato con la sigla A26, non e' enorme con il classe Tifone del film, ma e' lungo solo 63 metri e ha una tripla propulsione, diesel-elettrica tradizionale e ad Aria Indipendente (Air Independent Propulsion), che consente al sottomarino di operare senza usare aria non prelevata dalla superficie in modo di navigare piu' a lungo in immersione. Armati con un totale di 37 siluri, non saranno pronti prima del 2018 ed il 2019. 




CAMPAGNA CONTRO I VACCINI: UNA DONNA MUORE DI MORBILLO

Redazione

Usa – Triste ma efficace risposta alle campagne che dilagano negli usa contro i vaccini, da ultimo ieri l'attore Jim Carrey. Una donna e' morta di morbillo non in un remoto villaggio asiatico o africano, ma nello Stato di Washington, sulla costa orientale statunitense. Secondo quanto riferiscono i medici si tratta della prima vittima di morbillo in 12 anni, una malattia estremamente contagiosa ma raramente letale. Secondo i dati del Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (Cdc) di Atlanta nel 2015 ci sono stati finora 176 casi di morbillo in tutti gli Stati Uniti dove molti molti genitori si oppongono l'obbligo di vaccinazione. L'ultima mini-epidemia di morbillo si e' registrata lo scorso anno a Disneyland in California con oltre 100 persone contagiate




ETEROLOGA, PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA: IL MINISTRO LORENZIN FIRMA LE LINEE GUIDA

Il nuovo testo è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto e il divieto di fecondazione eterologa

di Cinzia Marchegiani

Il Ministro Lorenzin ha firmato il decreto di aggiornamento delle linee guida della L.40/2004, che regola la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), un provvedimento molto atteso dagli operatori del settore e dalle coppie che accedono a queste tecniche, e che entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.


Il nuovo testo, che aggiorna le linee guida del 2008, è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto, e il divieto di fecondazione eterologa.


Numerose le variazioni introdotte rispetto alle linee guida attualmente in vigore. Fra le principali l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa, la raccomandazione di un’attenta valutazione clinica del rapporto rischi-benefici nell’accesso ai trattamenti, con particolare riferimento alle complicanze ostetriche, alle potenziali ricadute neonatologiche e ai potenziali rischi per la salute della donna e del neonato nonchè l’accesso generale a coppie sierodiscordanti, cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da HIV, HBV o HCV (nella versione precedente era previsto solo per l’uomo portatore, in quella attuale si consente anche alla donna portatrice).
In cartella clinica le procedure di PMA dovranno essere descritte con maggior dettaglio di quanto non lo siano state in precedenza, considerato che gli operatori possono avviare percorsi più differenziati di quanto fatto prima delle sentenze. In particolare andranno anche riportate le motivazioni in base alle quali si determina il numero di embrioni strettamente necessario da generare, ed eventualmente quelle relative agli embrioni non trasferiti da crioconservare temporaneamente.


Riguardo la fecondazione eterologa, nelle linee guida vengono fornite le indicazioni per la coppia che accede ai trattamenti di fecondazione assistita, mentre tutto ciò che riguarda i donatori di gameti sarà contenuto nel testo di un nuovo Regolamento, già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità, che sta proseguendo il suo iter per il recepimento delle direttive europee di riferimento.




SCANDALO AVASTIN LUCENTIS. IL PRESIDENTE SOI: "LE ISTITUZIONI TUTELINO LA SALUTE VISIVA DEI CITTADINI"

di Cinzia Marchegiani

Torna ancora più agguerrito il Presidente della Società Oftamologica Italiano sullo scandalo tutto italiano in merito alle gravi menomazioni visive per maculopatie retiniche che ancora ad oggi non vengono assistite da cure adeguate nonostante lo scandalo Avastin Lucentis avesse consegnato la verità su questi due farmaci equivalenti ma con prezzi totalmente differenti. Piovella replica: “Nel nostro Paese assistiamo ad un caso unico dovuto alla grande confusione di cui approfittano le multinazionali con i loro interessi miliardari. Anche le Istituzioni che hanno compiti di vigilanza, non avendo dati di riferimento, non sono in grado di sostenere una politica sanitaria libera da ogni condizionamento e fondata sulla medicina basata sulla evidenza”. 
Negli ultimi anni proprio la SOI fondata nel 1869, Ente Morale giuridicamente riconosciuto che agisce da 150 anni a difesa della vista e rappresenta il riferimento istituzionale dei 7000 oculisti italiani – è stata costretta a lottare ad ogni livello, Scientifico e Istituzionale, per affermare l’oggettiva verità sulla cura delle Maculopatie e sul rapporto esistente fra i farmaci Avastin e Lucentis. Un compito gravoso, spiega Piovella – che SOI ha assunto anche per dare concreta attuazione alle proprie finalità statutarie.
 

La Soi realizza una vera inchiesta sanitaria scoprendo e mettendo nero su bianco, dati che inchiodano le stesse istituzioni del governo ad una superficiale analisi del caso di Avastin e Lucentis, di fatto fotografando un quadro inquietante su come ancora ad oggi, Avastin, non solo non viene facilmente prescritto, ma dimostrando con dati alla mano, come le stesse terapie non sono state eseguite come da protocollo elinne guida, e quindi non sono riuscite ad arginare la cecità dei pazienti trattati.


SOI contro Aifa. Piovella spiega che come questa lotta ha portato ad evidenziare l’insussistenza scientifica delle incondivisibili decisioni assunte dall’AIFA nel 2012: “mentre i vertici AIFA lanciavano preoccupanti segnali di allarme sull’uso di Avastin, arrivando a toglierlo dalla lista 648 (farmaci rimborsabili dal SSN) e disponevano monitoraggi dall’eterna durata che non hanno mai portato alcuna evidenza (nonostante le richieste di Tribunali della Repubblica e le critiche del Consiglio di Stato), SOI produceva i dati internazionali sull’uso dei farmaci con il supporto di Studi indipendenti basati su milioni di casi, battendosi per il riconoscimento dell’evidenza della perfetta equivalenza dei farmaci Avastin e Lucentis”. A riprova di questa azione giusta e meritoria, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità includeva il solo Avastin nella lista dei Farmaci Indispensabili per la cura delle Maculopatie…. “Ciò malgrado nulla cambiava. – il Presidente Piovella denuncia – Solo nel 2014, dopo la clamorosa sentenza Antitrust al termine di un’istruttoria avviata in seguito ad una denuncia presentata da SOI, nel nostro Paese si riaccendeva l’attenzione sul problema”.


Istituzioni latitanti. Piovella va in affondo proprio sulle istituzioni che ricorda che in tal caso sono rimaste assolutamente latitanti: “e questo sebbene gli Ispettori dell’Autorità per la Concorrenza avessero trovato ampio scambio di corrispondenza tra gli Amministratori delle Società produttrici dei due farmaci (Roche e Novartis), con la quale si pianificava a tavolino una strategia basata proprio sul fatto che uno (Avastin, ovviamente il meno costoso) doveva risultare inadeguato e pericoloso ad esclusivo vantaggio dell’altro (Lucentis, il più caro)”.


Il caso emblematico del Consiglio Superiore di Sanità, chiamato ad esprimere un parere sui due farmaci, non poteva che pronunciarsi prendendo atto della loro assoluta equivalenza: “ciò nonostante- spiega Piovella -inseriva alcune disposizioni sull’utilizzo di Avastin, soprattutto incentrate sulla delicata fase del frazionamento che, di fatto, riprese in modo improprio da AIFA, ne impedivano l’utilizzo. Anche in questo siamo costretti a rimarcare come si siano volute ignorare e disattendere tutte le esperienze acquisite e consolidate da anni in tutto il mondo, fondate sulle linee guida scientifiche diramate da SOI in merito alle modalità di frazionamento, a vantaggio delle Farmacie Ospedaliere, istituite da anni e mai divenute operative, salvo rarissime eccezioni e che comunque non hanno mai evidenziato un interesse per il frazionamento di Avastin”.


Appelli ai massimi vertici. Come una ritornello Soi nel comunicato ricorda che nonostante tutte le battaglie vinte….nulla cambiava e ricorda che a fronte di questi ultimi sviluppi SOI nel febbraio 2015 iniziava ad inviare appelli ai massimi vertici dello Stato, allegando anche della specifica documentazione. E per far fronte alla assoluta carenza di dati ed informazioni da parte delle Istituzioni preposte al controllo, la SOI ha inviato appositi questionari ai Direttori di struttura (ex Primari), universitari e ospedalieri di 215 strutture sanitarie dislocate su tutto il territorio, dai quali è emerso con assoluta chiarezza che:


AVASTIN – Gli ospedali che in Italia fanno uso di Avastin sono drasticamente diminuiti dall’adozione dalle assurde restrizioni adottate. In particolare i dati IMS attestano che l’utilizzo di Avastin nel nostro Paese è passato dal 58% nell’anno 2012 al 18% nel 2015, mentre l’uso di Lucentis ha avuto un incremento di quasi 20 punti percentuali, passando dal 38% del 2012 al 55% del 2015. La spesa sostenuta per i due farmaci evidenzia ancor di più questa disparità di utilizzo. Nell’ultimo anno (Marzo 2014 – Febbraio 2015) in Italia si sono spesi solo 337.000 euro per Avastin (precisiamo ad uso oftalmologico, considerato che c’è ancora chi finge di non capire che i dati inerenti l’utilizzo ed il costo di Avastin per uso oncologico non sono di nessun interesse anzi ma sono solo un strumentale modo per dimostrare il contrario della realtà), 142 milioni di euro per Lucentis e 18 milioni per Eylea.
CURE INTRAVITREALI – i danni procurati da questa situazione si ripercuotono inevitabilmente sui pazienti; mentre le Istituzioni stentano a comprendere la gravità della situazione, lo Stato spende inutilmente centinaia di milioni di euro e i pazienti che accedono alla cura risultano essere quasi due terzi in meno rispetto alla media europea dei Paesi simili al nostro (Francia, Germania, Inghilterra).


Il presidente Piovella denuncia uno stato inquietante dei fatti: “Nonostante il quadro desolante emerso, le Istituzioni continuano a non assumersi nessuna responsabilità e non prendono alcuna posizione. In questi giorni è stato pubblicato il contenuto di quanto affermato dal Sottosegretario On. De Filippo, che in risposta ad una interrogazione parlamentare, ha presentato (finalmente) dei dati che, per quanto ci consta, il Ministero sino ad oggi non ha mai avuto o non ha mai voluto divulgare. Eppure analizzando i contenuti di quanto scritto si direbbe che il Sottosegretario racconti quanto accade in un altro Paese: certamente non si tratta dell’Italia!”


Il caso dei centri autorizzati. Piovella analizza le affermazioni del Sottosegretario On. De Filippo, secondo cui, ci sono millecinquecentododici centri autorizzati per la somministrazione di Avastin, con una spesa di 172 milioni di euro per Avastin contro 79 milioni per Lucentis!: “I casi sono due -rimbrotta Piovella- o sono falsi di dati espressi dai Direttori di struttura oftalmologica italiana o sono inesatti ed incomprensibili i dati esposti dal Sottosegretario. Oppure … Oppure, al fine di recuperare all’ultimo minuto dei dati mai avuti, nel tentativo di fornire una visione positiva al Paese sul rispetto di quanto sostenuto nelle sentenze e dall’evidenza scientifica, si è costruita una frettolosa ed approssimativa rappresentazione della realtà! E’ per questo che i dati relativi alla spesa per Avastin hanno tenuto conto anche dell’uso in campo oncologico e sono stati sommati ai dati di spesa del quasi inesistente uso oftalmologico; ed è per questo che si afferma che in Lombardia ci sarebbero 396 (fantomatici) centri autorizzati, per non parlare degli (ancor più fantomatici) 118 centri della Calabria dove per assurdo esisterebbero più centri di eccellenza che medici oculisti esperti per le terapie intravitreali!”

Ma i conti non tornano. Strutture senza sala operatoria. Alcuni centri sono riportati due volte nell’elenco. Piovella scopre che scorrendo l’elenco diffuso dal Ministero della Sanità sui presunti Centri autorizzati in Italia per la somministrazione ad uso oculistico di Avastin si scopre che molte strutture sono riportate più volte e che quindi il numero complessivo reale è di molto inferiore a quello enunciato di 1.512 centri. E ancora poiché dalla lettura dell’elenco prodotto dal Ministero Piovella spiega che diviene davvero difficile comprendere quali criteri siano stati seguiti per individuare i centri “ad alta specializzazione” in grado di erogare Avastin: “Più che altro appare che sia stato semplicemente redatto un elenco delle strutture che erogano prestazioni di oculistica. Come si può altrimenti spiegare la presenza in elenco di strutture dove non esiste un reparto di oculistica ma solo – forse – un ambulatorio territoriale non chirurgico? Tutti sanno che in Italia una corretta e sicura terapia intravitreale deve essere eseguita in sala operatoria”.

Ad esempio:
– Ospedale San Carlo Borromeo di Milano
– Centro Traumatologico Ortopedico degli ICP di Milano
– Istituto Europeo di Oncologia di Milano
– Istituto Neurologico Besta di Milano
– Istituto dei Tumori di Milano
– Istituto Cardiologico Monzino


Scremando il succitato elenco dai doppioni e dalle strutture che notoriamente non erogano questo tipo di prestazione forse restano a malapena 150 centri.


Terapie con Avastin effettuate senza finire il ciclo.
Il professor Piovella fa emergere un’latra situazione imbarazzante, poiché secondo le tabelle Ministeriali i pazienti trattati con Avastin (nel periodo 2008 – 2014 secondo la richiesta dell’interrogante) per il Presidente della SOI, sarebbero 6.471 con un numero di dispensazioni del farmaco di 13.690 unità e ciò significa che quei pazienti hanno ricevuto in media 2,1 iniezioni. Siccome il protocollo di trattamento universalmente condiviso dalla comunità scientifica internazionale prevede unaloading phase di 3 iniezioni consecutive a distanza di 1 mese e poi la prosecuzione del trattamento in base all’andamento del quadro clinico (as-needed regimen oppure treat and extend regimen) con un numero medio di somministrazioni per occhio trattato di 7 per anno, si deve desumere che nessuno dei 6.471 pazienti trattati con Avastin sia stato trattato come avrebbe dovuto poiché per nessuno di essi è stato possibile completare neanche la loading phase. Piovella quindi fa emergere come il Sottosegretario non si è reso conto di aver certificato, con i succitati numeri presentati in Parlamento per rispondere ad una Interrogazione Parlamentare, che quei pazienti sono inevitabilmente divenuti ciechi per mancanza di un trattamento adeguato. Peccato che i dati veri presentati da SOI, testimoniano che nello stesso periodo 2008 – 2014 siano stati centinaia di migliaia i pazienti trattati con Avastin per uso oculistico.

Il deprimente quadro non migliora di molto con i dati Ministeriali su Lucentis. In questo caso, secondo il report della SOI, i pazienti sarebbero 47.875 e avrebbero ricevuto 173.404 iniezioni, equivalenti a una media di 3,6 iniezioni. Almeno qui sembrerebbe completata la loading phase ma certamente questi pazienti non hanno potuto proseguire la terapia secondo l’andamento del quadro clinico che anche per questo farmaco porta a una media di 6 iniezioni per anno. Pertanto –conclude Piovella – anche questi pazienti sono divenuti ciechi per mancanza di un trattamento adeguato.Infine, se sommiamo i pazienti trattati per tutte le indicazioni abbiamo 79.008 pazienti che hanno ricevuto 265.120 iniezioni con una media di 3,3 iniezioni a paziente. Anche per Lucentis, i numeri non corrispondono alle centinaia di migliaia di pazienti trattati nel periodo 2008 – 2014.
Piovella conclude dimostrando che si confrontano questi dati con quelli di altri paesi con popolazione simile a quella italiana come Francia e Inghilterra si comprende immediatamente che la popolazione anziana italiana con maculopatia viene, di fatto, abbandonata al suo destino di cecità:
– in Francia nel 2014 sono stati erogati 665.274 trattamenti;
– in Inghilterra 641.301
Tre volte più che in Italia.


Piovella lancia quindi l’ennesimo appello:“Alla luce di quanto sopra, riteniamo doveroso sollecitare ancora una volta i Vertici Istituzionali affinché questa ridicola situazione tutta Italiana nella quale ci si ostina a voler affrontare in modo inadeguato e superficiale un problema drammaticamente serio che coinvolge la salute visiva della cittadinanza sia definitivamente risolto. Le irricevibili moltiplicazioni dei pani e dei pesci non servono ai pazienti per poter continuare a vedere”.