ALIMENTAZIONE, VIBRIONI NEI CROSTACEI: QUELLA BRUTTA ABITUDINE DI MANGIARLI CRUDI

 

Una ricerca dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, in collaborazione con l’Università di Padova e l’Azienda ULSS 12 Veneziana avverte dei rischi per il consumatore, mangiarli crudi espone al rischio di contrarre i vibrioni (Vibrio cholerae, Vibrio parahaemolyticus e Vibrio vulnificus), agenti patogeni che possono causare nell’uomo acute gastroenteriti

 

di Cinzia Marchegiani

I prodotti della pesca sono un’importante fonte di approvvigionamento proteico per le popolazioni di tutto il mondo, ma spesso risultano essere responsabili di tossinfezioni alimentari per la presenza di tossine o microrganismi patogeni per l’uomo.Tra questi, alcuni vibrioni (Vibrio cholerae, Vibrio parahaemolyticus e Vibrio vulnificus) sono responsabili di episodi anche gravi che si verificano quando si consumano i prodotti ittici poco cotti o crudi, causando generalmente acute gastroenteriti.
Negli ultimi anni, anche lungo le coste italiane e, nello specifico, lungo le coste del Nord Adriatico, si è diffusa l’abitudine di consumare i crostacei crudi, soprattutto scampi e gamberetti.
Nonostante ci siano diverse segnalazioni che Vibrio spp. possa essere causa di malattia nei crostacei allevati, attualmente non esistono dati sulla loro diffusione nel prodotto finale, né tantomeno informazioni dettagliate sulla loro potenziale patogenicità per il consumatore.

Lo studio. Un gruppo di ricercatori Centro specialistico di ittiopatologia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, in collaborazione con l’Università di Padova e l’Azienda ULSS 12 Veneziana, ha indagato quali specie di Vibrio enteropatogene siano presenti nei crostacei maggiormente commercializzati nella Regione Veneto per stabilire il rischio di trasmissione di vibriosi tramite i crostacei consumati localmente.
Come punto di raccolta dei campioni è stato scelto il Mercato Ittico all’ingrosso di Venezia che, per la sua localizzazione e importanza commerciale, ha permesso di lavorare sulle matrici alimentari più diffusamente distribuite nel territorio del Nord Adriatico.
Nel periodo febbraio 2011 – luglio 2013, con il supporto del Servizio Veterinario dell’ULSS 12 Veneziana, sono stati raccolti 143 campioni dalle specie di crostacei maggiormente consumate in Veneto, quali: gamberetti (Palaemon spp.); gamberi grigi (Crangon crangon); cannocchie (Squilla mantis); scampi (Nephrops norvegicus); granchi (Carcinus aestuarii). Sono stati prelevati 143 campioni dal Mercato Ittico di Venezia, su cui si è studiata la relazione tra la presenza del patogeno e lo stato di conservazione del prodotto, la specie di crostaceo e il luogo del prelievo. Sono stati inclusi campioni da prodotti sia freschi (81) che congelati (62), in modo da valutare quanto il processo di congelamento possa influire sulla presenza della carica batterica e sull’eventuale rischio di vibriosi.

Patogeni e legami con la coservazione dei prodotti. Il gruppo di ricerca ha quindi studiato la relazione tra la presenza del patogeno con lo stato di conservazione del prodotto (refrigerato/congelato); la specie di crostaceo; il luogo del prelievo. È stato studiato inoltre il potenziale patogeno dei ceppi di vibrioni isolati dai crostacei e la relazione genetica tra i ceppi stessi.
Per ogni campione è stata effettuata un’analisi qualitativa e quantitativa, effettuando prove biochimiche e, in parallelo, applicando tecniche molecolari per l’identificazione dei patogeni isolati dal prodotto ittico. In particolare, l’analisi della patogenicità è stata effettuata tramite Real time PCR, valutando nei 180 ceppi di V. parahaemolyticus isolati la presenza dei geni codificanti le due emolisine responsabili di acute gastroenteriti nell’uomo: la thermostable direct haemolysin (TDH) e la TDH-related haemolysin (TRH). Inoltre l’analisi ha compreso lo studio della presenza di geni del sistema di secrezione III, di recente associati alla patogenicità.
L’analisi filogenetica è stata condotta su un totale di 109 ceppi, impiegando la tecnica Multi Locus Sequence Analysis (MLSA).

Risultati. La specie Vibrio patogena per l’uomo maggiormente rappresentata è risultata essere V. parahaemolyticus, che si è osservato seguire un andamento stagionale, raggiungendo i valori più alti nei mesi di settembre e ottobre, nell’area della Laguna di Venezia, fino a raggiungere un valore mediano di 103 MPN/g. Questo andamento è coerente con i dati presenti in letteratura, che riportano una maggior abbondanza delle specie Vibrio nei mesi estivi e autunnali rispetto a quelli invernali.

Patogenicità più alta nei prodotii refrigerati. Per quanto riguarda lo stato di conservazione del prodotto, il prodotto refrigerato ha presentato la più alta positività per V. parahaemolyticus (24%), con una prevalenza del 41% sul totale dei prodotti risultati positivi.
Le specie più contaminate dal patogeno sono risultate essere i gamberi grigi (prevalenza del 58%), seguiti da granchi (48%) e gamberetti (32%). Infine, la zona Nord del Mar Adriatico ha registrato la maggior positività sempre per V. parahaemolyticus (35%).

Questa ricerca costituisce il primo studio in Italia e il secondo in Europa contenente dati sulla presenza nei crostacei di vibrioni patogeni per l’uomo, seppur riferiti a quelli maggiormente consumati nel Veneto. I dati raccolti potranno pertanto essere utilizzati per implementare un sistema di analisi del rischio per monitorare e prevenire a più livelli la diffusione di questi patogeni.
I risultati ottenuti hanno inoltre messo in luce il potenziale rischio di trasmissione di vibriosi nei consumatori abituali di crostacei, soprattutto quando vengano mangiati crudi o poco cotti. Pertanto, è meglio consumare i prodotti ittici dopo un’adeguata cottura per ridurre a zero il rischio di infezione da vibrioni.




MALATTIE NEURODEGENERATIVE CRONICO PROGRESSIVE: PARTE LA SFIDA DEL DR. VILLANOVA

di Cinzia Marchegiani

Abbiamo conosciuto il dr Marcello Villanova nel caso Stamina. Un medico, uno scienziato che ha messo sempre al centro della sua vita il malato, la sua dignità e soprattutto i suoi diritti, in una società che invece dimostra di aver dimenticato l’essenza della sua civiltà. Quando si parla di malattie neurodegenerative, si entra in un mondo severo, drammatico per i malati e per i familiari che assistono i loro cari 24 ore al giorno, senza tregua, e troppo spesso senza un valido aiuto dalle strutture sanitarie dei territori. Le famiglie diventano isole abbandonate al loro destino. I familiari imparano e si informano quali ausili, quali opportunità esistono nel campo medico e assistenziale per rendere meno difficoltosa e tribolata la quotidianità dei loro bambini che hanno avuto una diagnosi feroce a pochi mesi dalla nascita, ma trovano un deserto.
Il 27 luglio 2015 il dr Villanova è intervenuto al seminario nell’aula verde dell’ospedale Santo Spirito “Unità e servizio assistenza e terapia su-intensiva per i pazienti di età pediatrica, con particolare riferimento a quelli che presentano malattie neuromuscolari a carattere degenerativo”. A dare impulso a questa rivoluzione nel campo sanitario è stata l’associazione “Progetto Noemi” Onlus (www.progettonoemi.com) che è parte attiva dei lavori, fondata da Andrea Sciarretta e Tahereh Pisciotta, genitori di Noemi, la bimba di 3 anni di Guardiagrele (Chieti) affetta da atrofia muscolare spinale – Sma1.
Andrea Sciarretta, papà della piccola Noemi spiegava come il primo incontro organizzativo è stato il frutto di un percorso avviato con la Regione Abruzzo nel 2014, dove è stato chiesto l’istituzione di due posti letto destinati al servizio di assistenza per bambini presso l'ospedale di Pescara.

Il neurologo Marcello Villanova, massimo esperto nel recupero e riabilitazione funzionale delle malattie neurodegenerative e Consulente e membro dell’Associazione "Progetto Noemi" Onlus, contattato da L’Osservatore d’Italia, con forza chiede un radicale cambiamento nella sanità. Dr Villanova, lei cita sempre una sua massima, “Il diritto alla salute è il diritto alla qualità di vita”. La troviamo al fianco della battaglia della famiglia Sciarretta per un progetto acu in verità state lavorando assieme e cui tenete molto. L’assistenza sanitaria nei casi di malattie neurodegenerative e invalidanti è assente. Possibile che in Italia esiste questa arretratezza sanitaria?

La vera sfida del terzo millennio per il Sistema Sanitario Italiano è rappresentato dal prendersi cura in modo molto più efficace di bambini affetti da malattie neurodegenerative cronico-progressive solitamente condannati fino a ieri ad esito infausto. Un sistema sanitario che spesso appare del tutto inadeguato a rispondere ai complessi bisogni assistenziali che circondano queste pazienti. L’incessante progresso delle conoscenze ed il conseguente miglioramento sia delle tecniche diagnostiche che assistenziali hanno consentito la sopravvivenza di questi piccoli pazienti.

Dr Villanova, lei è coautore assieme al prof. John Robert Bach (Department of Physical Medicine and Rehabilitation, Rutgers New Jersey Medical School, University Hospital, Newark, New Jersey) di un articolo sulla rivista scientifica American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation, “Allogeneic Mesenchymal Stem Cell Therapy Outcomes for Three Patients with Spinal Muscular Atrophy Type 1” (ovvero, Risultati della terapia con cellule staminali mesenchimali allogeniche per tre pazienti con atrofia muscolare spinale di tipo 1). Lei nella quotidianità vive queste malattie neuromuscolari e degenerative e purtroppo ci racconta come queste patologie mettono a dura prova le famiglie che all’improvviso devono combattere anche contro una sanità assente, impreparata.

E’ la tragedia nella tragedia. Purtroppo c'è sempre una maggiore domanda di salute e di servizi di qualità che devono essere forniti ai cittadini dalle istituzioni preposte nel tutelare la loro salute. Per questo occorrono modelli nuovi organizzativi ed assistenziali più appropriati ai bisogni specifici dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. Tutte le indagini condotte, hanno incontrovertibilmente, sempre rilevato che le famiglie vogliono che il loro bambino venga curato a casa, e il bambino vuole rimanere a casa (Home care).

Il seminario svoltosi a Pescara è stato il primo dei tanti passi fatti in questa direzione. Un ritorno alla centralità del malato e della famiglia?
Una delle tematiche più discusse nella riunione di Pescara è stata il potenziamento dell'assistenza domiciliare. Così al fine di permettere ai bambini con malattie croniche di avere una vita sempre più “vicina” alla normalità, riducendone al minimo i ricoveri ospedalieri. La centralità del paziente non deve più rappresentare un semplice slogan o una pura dichiarazione filosofica di intenti, ma il volano per l’ implementazione di un modello assistenziale moderno più efficace ed efficiente.
Le cure domiciliari, anche dette Home care(così definite dal Ministero della Salute) consistono in trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, prestati da personale qualificato per la cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti, in condizioni di fragilità, con patologie in atto o esiti delle stesse, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana. Sarebbe bello se dalla teoria si passasse a fatti concreti.

Abbiamo un sistema ospedaliero non all’altezza di questi malati “rari”. Sicuramente il caso della piccola Noemi e la tenacia dei loro genitori ha fatto emergere questo vuoto sanitario anche nell’assistenza. Cosa si può e si deve fare?
Occorre affiancarsi un servizio ospedaliero di eccellente qualità in grado di dare certezza di terapia in caso di impossibilità, causa gravità della criticità, della gestione del paziente a livello domiciliare. Le famiglie hanno bisogno di un punto di riferimento medico in grado di assicurare efficienza e professionalità in caso di necessità. Va sottolineato, inoltre, il fatto che questi pazienti hanno malattie cronico-progressive e solo un adeguato controllo delle criticità "silenti" secondarie alla malattia di base permette di prevenire complicanze secondarie non necessarie per questi bambini, mi riferisco in particolare a quelle cardio-respiratorie, muscolo-scleletriche, a quelle dovute alla immobilità di essi ecc. Per questo occorre un centro di riferimento regionale in grado di espletare tale funzione.

Dr Villanova, lei è responsabile Unità di Recupero e Riabilitazione Funzionale Malattie Neuromuscolari e neurodegenerative all’ospedale privato Accreditato Nigrisoli, reparto d’eccellenza italiana e non solo, che richiama pazienti “rari” da ogni parte del mondo. La sua esperienza è un contributo fondamentale che può indicare un approccio sanitario più efficace e snello per un percorso davvero innovativo e concretamente valido per questi piccoli pazienti dimenticati dalle linee guida sanitarie italiane.
Il ricovero ospedaliero, l’accesso al day-hospital o ambulatoriale e le cure domiciliari (fase extra ospedaliera), rappresentano, momenti che si intersecano tra di loro, di uno stesso processo. E’ evidente che tra questi vari momenti assistenziali sia richiesta un’integrazione al massimo livello, la condivisione di un “sentire comune”da parte dei vari attori, che garantisca omogeneità e qualità dell’assistenza. Momenti diversi, articolati, di uno stesso ben definito e condiviso “Percorso Clinico-assistenziale”, nell’ottica di una gestione unitaria ed integrata, di ogni domanda di salute. I vantaggi che ne possono derivare sono molteplici, si riduce per il bambino l’impatto sul “vissuto di malattia”; si migliorano per la famiglia la gestione familiare e lavorativa / economica e l’ottimizzazione del tempo; si riducono per il sistema sanitario gli accessi ospedalieri (spesso impropri) ed i costi conseguenti ed infine si migliora la compliance del sistema.

A Pescara la strada per l’effettiva realizzazione dei due posti letto nel reparto di Pediatria dopo il seminario è passata al vaglio dell'assessore alla Sanità Silvio Paolucci. La firma del commissario ad acta per la sanità, il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso sarà il sigillo per un cambiamento direi epocale e di grande civiltà. Ora manca il decreto, e come lo stesso papà della piccola Noemi, Andrea Sciarretta ha spiegato “questo è un inizio, la sfida più grande sarà la formazione del personale, affinché ci siano medici in grado di rispondere concretamente alle famiglie”. Insomma Dr Villanova, con determinazione si può fare molto, ma soprattutto come spesso ci ricorda, si deve difendere il diritto alla salute che sinonimo di diritto alla qualità di vita!
Nella Regione Abruzzo abbiamo posto per la prima volta la pietra sul percorso-progetto sanitario per disabili gravissimi, un modello che riesce ad inanellare con straordinaria innovazione la comunicazione fra i vari professionisti coinvolti nel processo di cura di un bambino con malattia cronica complessa, la formazione per la gestione di queste patologie da parte dei diversi professionisti in un vero e proprio team.

Per questi malati cronici e affetti da malattie rare occorre difendere e attivarsi affinché possano vivere la loro esistenza in modo dignitoso, cercando di alleviare le loro sofferenze, poiché gli strumenti ci sono e anche le competenze. In assenza di assistenza domiciliare, con un territorio del tutto inconsistente per le necessità di un malato grave e complesso, non vi può essere dignità e diritto per questi malati. Mi auguro che anche in altre Regioni non si attui un intervento nel tagliare le residue ed uniche speranze di vita migliore a questi malati. Non bisogna arrendersi, il sapore amaro della burocrazia e la sua inefficienza è un passaggio obbligato per chiunque sia affetto da una grave disabilità, e ciò è inaccettabile”, così termina la riflessione del dr Villanova, che in un momento di grandi tagli alla sanità, guarda con ottimismo “obbligato” verso una sanità di eccellenza, perché occorre dare una risposta ai malati e alle loro famiglie che ad oggi sembrano invisibili. Si può e si deve cercare il cambiamento. Questi piccoli malati chiedono ai grandi e alle istituzioni attenzione. La dignità non è un privilegio esclusivo, ma deve essere una conquista dell’umanità e del suo vivere nel rispetto delle leggi.
Se il Mahatma Gandhi ricordava che la grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo come trattano gli animali, è necessario ripristinare assolutamente la tutela e i diritti dei malati, soprattutto quelle a sostegno dei bambini.




EBOLA: UN NUOVO SPETTRO NONOSTANTE IL VACCINO

di Cinzia Marchegiani

Ginevra – Arriva l’annuncio da parte dell’OMS dei dati provvisori sul vaccino contro l’Ebola testato in Guinea grazie a dei volontari. Quest'aggiornamento sul vaccino contro l'Ebola avviene quasi in contemporanea allo studio pubblicato sulla rivista PLoS Biology che invece mette in guardia sugli effetti devastanti che i vaccini “non perfetti” possano facilitare l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulenti di un virus, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio della stessa malattia grave.

I titoloni di alcuni giornali riportano il vaccino contro l’Ebola efficace al 100%, ma il comunicato dell’OMS riporta ben altra verità.

L’OMS pur annunciando che i risultati di un’analisi ad interim in Guinea dell’efficacia del vaccino VSV-EBOV (Merck, Sharp & Dohme) nella fase III, è altamente efficace contro Ebola, l'organismo indipendente di esperti internazionali – Il Consiglio di monitoraggio dei dati e di sicurezza – che hanno condotto la revisione, informa che il processo deve continuare. I risultati preliminari di analisi di questi dati provvisori sono pubblicati oggi sulla rivista britannica The Lancet.

Margaret Chan, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità addirittura lo etichetta come uno sviluppo estremamente promettente mentre ringrazia per il merito di questo studio, il governo della Guinea, gli abitanti delle comunità e dei nostri partner in questo progetto e spiega: “Un vaccino efficace sarà un altro strumento molto importante per entrambe le epidemie di Ebola attuali e futuri".
Servono iulteriori prove conclusive sulla sicurezza. Così mentre il vaccino fino ad ora mostra il 100% di efficacia nei soggetti, il comunicato spiega che sono necessarie ulteriori prove conclusive sulla sua capacità di proteggere le popolazioni attraverso quello che viene chiamato "immunità di gregge". A tal fine, l'autorità e l'etica recensione comitato di regolamentazione nazionale della Guinea hanno approvato la continuazione del processo.

Nuova scoperta sui vaccini mette allerta gli scienziati. In virtù dello studio che capovolge la sicurezza dei nuovi vaccini svolto da un gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito, gli scienziati del mondo sono stati allertati nel considerare questa nuova scoperta, affinché si possa verificare con assoluta certezza la non pericolosità di influenzare l'evoluzione della virulenza di virus. Il professor Nair coautore di questa importante scoperta infatti affermava: "La nostra ricerca dimostra che l'uso di vaccini imperfetti può favorire l'evoluzione di ceppi virali 'hot' più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio. Quando un vaccino funziona perfettamente, impedisce soggetti vaccinati di prendere la malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altri”. Cioè la stessa vaccinazione facilita il contagio del virus più virulento a persone non vaccinate. E nel caso di Ebola sarebbe un disastro mondiale. La sfida del futuro – spiegano gli scienziati di questa ricerca – è quella di identificare se ci sono altri tipi di vaccini utilizzati negli animali e nell'uomo che potrebbe anche generare tali rischi evolutivi" spiegano gli autori dello studio inedito.

Sperimentazione in Guinea. Il processo di vaccinazione nella comunità della Guinea colpite ha cominciato colpite il 23 marzo 2015 per valutare l'efficacia, l'efficacia e la sicurezza di una singola dose di vaccino VSV-EBOV utilizzando una strategia di vaccinazione "anello". Ad oggi, più di 4000 contatti stretti di quasi 100 pazienti Ebola, compresi i familiari, vicini e colleghi di lavoro, hanno volontariamente partecipato alla sperimentazione. Il processo di randomizzazione è stato interrotto il 26 luglio per consentire tutte le persone a rischio di ricevere il vaccino immediatamente, e per ridurre al minimo il tempo necessario per raccogliere prove più conclusive necessaria per eventuali licenze del prodotto. Fino ad ora, il 50% degli anelli sono stati vaccinati 3 settimane dopo l'identificazione di un paziente infetto per fornire un termine di paragone con anelli che sono stati vaccinati immediatamente. Per ora questo processo si ferma, e ha incluso ragazzi dai 13 ai 17 anni. Sulla base di nuove prove di sicurezza, anche i bambini dai 6 ai 12 anni potranno essere inclusi.

"Il metodo di vaccinazione 'anello' adottato per la sperimentazione del vaccino si basa sulla strategia di eradicazione del vaiolo," ha detto John-Arne Röttingen, Direttore della Divisione di controllo delle malattie infettive presso l'Istituto norvegese di sanità pubblica e presidente del gruppo di studio direttivo. "La premessa è che vaccinando tutte le persone che sono venute in contatto con una persona infetta si crea un 'anello' protettivo e fermare il diffondersi del virus ulteriormente. Questa strategia ci ha aiutato a seguire l'epidemia disperso in Guinea, e fornirà un modo per continuare questo come un intervento di sanità pubblica in modalità di prova. "

L’OMS afferma:Se il vaccino è efficace, allora stiamo proteggendo i lavoratori in prima linea dal virus. "In parallelo con la vaccinazione anello, inoltre stiamo conducendo uno studio dello stesso vaccino sui lavoratori in prima linea", ha detto Bertrand Draguez, Dirigente Medico presso Medici senza frontiere. "Queste persone hanno lavorato senza sosta e mettere la loro vita in pericolo ogni giorno per prendersi cura dei malati. Se il vaccino è efficace, allora siamo già li protegge dal virus. Con tale elevata efficacia, tutti i paesi colpiti dovrebbero immediatamente iniziare e si moltiplicano vaccinazioni anello di rompere le catene di trasmissione e di vaccinare tutti i lavoratori in prima linea per proteggere i loro ".
Il processo è in corso di attuazione da parte delle autorità della Guinea, l'OMS, Médecins sans Frontières (MSF) e l'Istituto norvegese di sanità pubblica, con il supporto di un ampio partenariato di organizzazioni internazionali e nazionali."Si tratta di un risultato notevole, che mostra la potenza di partnership internazionali eque e flessibilità", ha dichiarato Jeremy Farrar, direttore del Wellcome Trust, uno dei finanziatori del processo. "Questa partnership dimostra anche che tale lavoro critico è possibile nel bel mezzo di una terribile epidemia. Si dovrebbe cambiare come il mondo risponde a queste minacce di malattie infettive emergenti. Noi, e tutti i nostri partner, resta pienamente impegnata a dare al mondo una cassetta di sicurezza e vaccino efficace".
"Questo lavoro da record segna una svolta nella storia della salute R & S", ha detto il Vice Direttore Generale Marie-Paule Kieny, che guida la ricerca di Ebola e lo sforzo di sviluppo presso l'OMS. "Ora sappiamo che l'urgenza di salvare vite può accelerare la R & S. Saremo sfruttare questa esperienza positiva di sviluppare un quadro di preparazione di R & S globale in modo che se un altro grande focolaio di malattia sempre accade di nuovo, per qualsiasi malattia, il mondo può agire in modo rapido ed efficiente per sviluppare e utilizzare strumenti medici e prevenire una tragedia su larga scala. "

Lo spettro della nuova ricerca angloamericana. Vaccini che trasmettono e contagiano i non vaccinati. Un incubo per il virus Ebola. Ora il nuovo vaccino contro il virus dell’Ebola dovrà prendere in considerazione il nuovo studio del Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito, poiché gli stessi temono un colpo di coda dei nuovi vaccini soprattutto quelli contro pandemie devastanti. Il Professor Andrew Read infatti ha appena ammonito: "La preoccupazione ora è di circa vaccini di nuova generazione. Se i vaccini di nuova generazione sono imperfetti, essi potrebbero guidare l'evoluzione di ceppi più virulenti del virus. Ora serve determinare più rapidamente possibile i vaccini contro il virus Ebola che ora sono in sperimentazione clinica non siano leaky, cioè fallimentare, che trasmetta il virus Ebola tra le persone. Non vogliamo che l'evoluzione di malattie virali come mortali come Ebola evolversi nella direzione che la nostra ricerca ha dimostrato è possibile con i vaccini, imperfetti o fallimentari”.




EBOLA: L’OMS DICHIARA EFFICACI I RISULTATI PROVVISORI DEL VACCINO, MA UN NUOVO SPETTRO INCOMBE SULLA SICUREZZA MONDIALE

I nuovi vaccini dovranno tener conto della nuova scoperta scientifica pubblicata su PLos Biology che mette in guardia come l'uso di vaccini imperfetti può favorire l'evoluzione di ceppi virali 'hot' più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio. Cioè la stessa vaccinazione facilita il contagio del virus più virulento a persone non vaccinate. E nel caso di Ebola sarebbe un disastro mondiale

di Cinzia Marchegiani

Ginevra – Arriva posticipata di pochi giorni l'aggiornamento sul vaccino contro Ebola da parte dell'OMS, dall’annuncio inquietante di una scoperta proprio sui vaccini pubblicata PLoS Biology, che confermava la teoria molto controversa che alcuni tipi di vaccini consentono per l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulenti di un virus, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio malattia grave.  Anche se i titoloni dei giornali riportano questo vaccino efficace al 100%, il comunicato dell’OMS riporta altro in verità.
L’OMS pur annunciando che i risultati di un'analisi ad interim del vaccino efficacia sperimentato in Guinea in fase III  è altamente efficace contro Ebola, l'organismo indipendente di esperti internazionali – il Consiglio di monitoraggio dei dati e di sicurezza – che hanno condotto la revisione, informa che il processo deve continuare. I risultati preliminari di analisi di questi dati provvisori sono pubblicati oggi sulla rivista britannica The Lancet.

In effetti Margaret Chan, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.  etichetta questo vaccino come uno sviluppo estremamente promettente mentre ringrazia per il merito di questo studio, il governo della Guinea, gli abitanti delle comunità e dei nostri partner in questo progetto e spiega: “Un vaccino efficace sarà un altro strumento molto importante per entrambe le epidemie di Ebola attuali e futuri".
Così mentre il vaccino fino ad ora mostra il 100% di efficacia nei soggetti, il comunicato spiega che sono necessarie ulteriori prove conclusive sulla sua capacità di proteggere le popolazioni attraverso quello che viene chiamato "immunità di gregge". A tal fine, l'autorità e l'etica recensione comitato di regolamentazione nazionale della Guinea hanno approvato la continuazione del processo.

Il nuova vaccino dovrà tener conto della nuova ricerca anglo americana appena pubblicata. In virtù dello studio che capovolge la sicurezza dei nuovi vaccini svolto da un gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito, gli scienziati del mondo sono stati allertati nel considerare questa nuova scoperta, affinché si possa verificare con assoluta certezza la non pericolosità di influenzare l'evoluzione della virulenza di virus. Il professor Nair coautore di questa importante scoperta infatti affermava: "La nostra ricerca dimostra che l'uso di vaccini imperfetti può favorire l'evoluzione di ceppi virali 'hot' più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio. Quando un vaccino funziona perfettamente, impedisce soggetti vaccinati di prendere la malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altri”. Cioè la stessa vaccinazione facilita il contagio del virus più virulento a persone non vaccinate. E nel caso di Ebola sarebbe un disastro mondiale. La sfida del futuro – spiegano gli scienziati di questa ricerca – è quella di identificare se ci sono altri tipi di vaccini utilizzati negli animali e nell'uomo che potrebbe anche generare tali rischi evolutivi".

Sperimentazione in Guinea. Il processo di vaccinazione nella comunità della Guinea colpite ha cominciato colpite il 23 marzo 2015 per valutare l'efficacia, l'efficacia e la sicurezza di una singola dose di vaccino VSV-EBOV utilizzando una strategia di vaccinazione anello. Ad oggi, più di 4 000 contatti stretti di quasi 100 pazienti Ebola, compresi i familiari, vicini e colleghi di lavoro, hanno volontariamente partecipato alla sperimentazione. Il processo di randomizzazione è stato interrotto il 26 luglio per consentire tutte le persone a rischio di ricevere il vaccino immediatamente, e per ridurre al minimo il tempo necessario per raccogliere prove più conclusive necessaria per eventuali licenze del prodotto. Fino ad ora, il 50% degli anelli sono stati vaccinati 3 settimane dopo l'identificazione di un paziente infetto per fornire un termine di paragone con anelli che sono stati vaccinati immediatamente. Per ora questo processo si ferma, e ha incluso ragazzi dai 13 ai 17 anni. Sulla base di nuove prove di sicurezza, anche i bambini dai 6 ai 12 anni potranno essere inclusi.

"Il metodo di vaccinazione 'anello' adottato per la sperimentazione del vaccino si basa sulla strategia di eradicazione del vaiolo," ha detto John-Arne Röttingen, Direttore della Divisione di controllo delle malattie infettive presso l'Istituto norvegese di sanità pubblica e presidente del gruppo di studio direttivo. "La premessa è che vaccinando tutte le persone che sono venute in contatto con una persona infetta si crea un 'anello' protettivo e fermare il diffondersi del virus ulteriormente. Questa strategia ci ha aiutato a seguire l'epidemia disperso in Guinea, e fornirà un modo per continuare questo come un intervento di sanità pubblica in modalità di prova".

L’OMS afferma: Se il vaccino è efficace, allora stiamo proteggendo i lavoratori in prima linea dal virus.  "In parallelo con la vaccinazione anello, inoltre stiamo conducendo uno studio dello stesso vaccino sui lavoratori in prima linea", ha detto Bertrand Draguez, Dirigente Medico presso Medici senza frontiere. "Queste persone hanno lavorato senza sosta e mettere la loro vita in pericolo ogni giorno per prendersi cura dei malati. Se il vaccino è efficace, allora siamo già li protegge dal virus. Con tale elevata efficacia, tutti i paesi colpiti dovrebbero immediatamente iniziare e si moltiplicano vaccinazioni anello di rompere le catene di trasmissione e di vaccinare tutti i lavoratori in prima linea per proteggere i loro ".
Il processo è in corso di attuazione da parte delle autorità della Guinea, l'OMS, Médecins sans Frontières (MSF) e l'Istituto norvegese di sanità pubblica, con il supporto di un ampio partenariato di organizzazioni internazionali e nazionali. "Si tratta di un risultato notevole, che mostra la potenza di partnership internazionali eque e flessibilità", ha dichiarato Jeremy Farrar, direttore del Wellcome Trust, uno dei finanziatori del processo. "Questa partnership dimostra anche che tale lavoro critico è possibile nel bel mezzo di una terribile epidemia. Si dovrebbe cambiare come il mondo risponde a queste minacce di malattie infettive emergenti. Noi, e tutti i nostri partner, resta pienamente impegnata a dare al mondo una cassetta di sicurezza e vaccino efficace. "
"Questo lavoro da record segna una svolta nella storia della salute R & S", ha detto il Vice Direttore Generale Marie-Paule Kieny, che guida la ricerca di Ebola e lo sforzo di sviluppo presso l'OMS. "Ora sappiamo che l'urgenza di salvare vite può accelerare la R & S. Saremo sfruttare questa esperienza positiva di sviluppare un quadro di preparazione di R & S globale in modo che se un altro grande focolaio di malattia sempre accade di nuovo, per qualsiasi malattia, il mondo può agire in modo rapido ed efficiente per sviluppare e utilizzare strumenti medici e prevenire una tragedia su larga scala. "

Lo spettro del neo studio AngloAmericano. Vaccini che trasmettono e contagiano i non vaccinati. Un incubo per il virus Ebola. Ora il nuovo vaccino contro il virus dell’Ebola dovrà prendere in considerazione il nuovo studio del Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito, poiché gli stessi temono un colpo di coda dei nuovi vaccini soprattutto quelli contro pandemie devastanti. Il Professor Andrew Read infatti ha appena ammonito: "La preoccupazione ora è di circa vaccini di nuova generazione. Se i vaccini di nuova generazione sono imperfetti, essi potrebbero guidare l'evoluzione di ceppi più virulenti del virus. Ora serve determinare più rapidamente possibile i vaccini contro il virus Ebola che ora sono in sperimentazione clinica non siano leaky, cioè fallimentare, che trasmetta il virus Ebola tra le persone. Non vogliamo che l'evoluzione di malattie virali come mortali come Ebola evolversi nella direzione che la nostra ricerca ha dimostrato è possibile con i vaccini, imperfetti o fallimentari”.




INCHIOSTRI DA TATUAGGIO: TROVATE SOSTANZE CANCEROGENE NEL TRUE BLACK


Proviene dagli Stati Uniti l’inchiostro che alle analisi dell’Arpa di Piemonte è risultato avere alte concentrazione di sostanze di idrocarburi policiclici e benzoetilene 

di Ci. Ma.

Finisce sotto inchiesta l’inchiostro True Black della ditta Intenze importato dagli USA, considerato uno dei prodotti migliori per le ottime prestazioni, soprattutto nei tatuaggi tribali e nella lavorazione delle sfumature. Le analisi eseguite sul prodotto dall’Arpa di Piemonte hanno evidenziato che contiene quantità di idrocarburi aromatici e benzoetilene, sostanze cancerogene e mutagene. Le concentrazioni di questi composti chimici sono altresì risultate di trenta volte superiori rispetto ai limiti consentiti dalla legge. L’inchiesta aperta dal procuratore Raffaele Guariniello, sta indagando sulla della ditta Rivoli che lo distribuisce in Italia. Per il PM l’accusa è immissione sul mercato di sostanze ritenute mutagene e cancerogene.

Questa scoperta potrebbe diventare un caso di grave malasanità, poiché questo titpo di prodotto sembra essere quello preferito dai profesionisti del tatuaggio, infatti viene pubblicizzato come il nero d'eccellenza.




SANITA’ TAGLI DA 10 MILIARDI: LA STOCCATA DI GINO STRADA, “OSPEDALI COME AZIENDE”

Sul colpo grosso che il maxiemendamento cucito sulla sanità pubblica italiana andrebbe a tagliare 10 miliardi di euro in 5 anni, Gino Strada di Emergency propone una ricetta

 

di Cinzia Marchegiani

C’è veramente da riflettere su come il Ministro della salute voglia indorare una pillola davvero amara in merito al maxiemendamento che taglierebbe 10 miliardi di euro al servizio sanitario nazionale, falciando i così ribattezzati "esami inutili"  o "ricoveri inappropriati". la Lorenzin parla di misure di efficientamento, le quali porteranno risparmi da poter reinvestire nel settore. Difficile credere a questa versione quando in Italia si sa, fare la prevenzione è un miraggio, figuriamoci curarsi quando c’è una patologia cronica, non parliamo poi delle continue chiusure di ospedali che fanno diventare un malato, un errante in cerca di una struttura sanitaria. Una biglia impazzita che cerca nosocomi dove poter partorire o pegigo ancora disperati in corsa per la vita dopo un attacco cardiaco.

L’ANAOO (Associazione Medici e Dirigenti del SSN) invece fa presente che il Ministro della Salute deve aiutare a sciogliere il dilemma, parlando di risparmi pari a 10 miliardi in 5 anni da investire su voci che elenca nel dettaglio. L’associazione accusa che in questo frullatore mediatico è stata inserita l’idea della esistenza di sprechi enormi, per lo più legati al comportamento irresponsabile se non fraudolento dei medici, che alimentano l’iperconsumismo delle prestazioni sanitarie con la medicina difensiva e precisa: “In riferimento alla quale nessuno assume l’impegno a fare uscire dai cassetti delle Commissioni parlamentari il ddl sulla responsabilità professionale portandolo ad una rapida approvazione. Spetta al Ministro dire, ai cittadini, agli operatori, al Parlamento, una parola chiara sulle reali intenzioni del governo di cui fa parte, coerente con il riconoscimento che ‘non c’è più niente da tagliare’ in un sistema che spende per la sanità meno della Grecia con risultati migliori della Germania. E a chiunque abbia a cuore le sorti di un servizio sanitario pubblico e nazionale di farsi sentire. La mobilitazione unitaria di chi utilizza la sanità, come i cittadini ed i pazienti, e di chi produce salute, come i medici e gli altri professionisti sanitari, programmata per il prossimo autunno trova ulteriori e più forti motivazioni. Pagare di meno l’IMU e di più le visite mediche e i farmaci, distruggere diritti incomprimibili delle persone che costituiscono un prezioso patrimonio sociale, non ci sembrano obiettivi degni di un Paese civile”.

Stoccata di Gino Strada di Emergency. Ospedali trasformati come Aziende, dove esiste solo il Profitto. Sul maxiemendamento che taglia il respiro non solo a malati, ma aggredisce la libertà deontologica dei medici di decidere in base alle proprie competenze e conoscenze mediche esami, visite e/o addirittura ricoveri arriva la riflessione di Gino Strada, impegnato in ogni angolo del mondo a portare sollievo e assistenza medica, laddove non esistono strutture sanitarie o nei paesi dove vi sono emergenze sanitarie straordinarie. Gino Strada alla domanda “Ma quanto deve “costare” la ‪‎sanità‬?” risponde a voce alta, facendo tutti partecipi alla sua riflessione: “A mio avviso, l’unica risposta intelligente (e carica di giustizia) è: quanto serve, quanto serve per curare al meglio le persone che ne hanno bisogno. Tutte. IdeaImente, non un euro in più, né un euro in meno. I rapporti ufficiali, invece, ci dicono che circa 10 milioni di italiani non possono curarsi come dovrebbero, perché non se lo possono più permettere. La spesa sanitaria italiana è di poco superiore ai 100 miliardi di euro annui. Troppi? Pochi? Chissà. La ‘spesa sanitaria’ è però il costo per lo Stato, o meglio per la collettività, del ‘sistema sanitario’, non è quanto viene speso per curare le persone. C’è molto di più in quei 100 miliardi l’anno. Certamente ci sono un uso poco razionale delle risorse e la dannosa ‘medicina difensiva’ a dilapidare danaro pubblico. C’è però una cosa nella sanità che costa più di tutto il resto e che viene ostinatamente censurata: ‘il profitto’. In tutte le sue forme, nelle strutture pubbliche come in quelle private “convenzionate”, che ormai da noi funzionano esattamente nello stesso modo. Aziende, non più Ospedali. Il profitto stimato nel settore della sanità si aggira attorno ai 25 miliardi di euro annui. E se si iniziasse a “tagliare” da lì? Con i soldi risparmiati dando vita ad ospedali non-profit, cioè a strutture che abbiano come obiettivo le migliori cure possibili per tutti e non il pareggio di bilancio, si potrebbe ricostruire una vera sanità pubblica, cioè un servizio totalmente gratuito, di alta qualità…e molto meno costoso”.

L'Italia si sta repentinamente trasformando in un paese dove è difficile dimostrare i propri diritti, e laddove esistono, occorre rispettare priorità stabilite a monte, dove la salute rappresenta un elemento superfluo rispetto ai profitti generati da ben altre dinamiche che nelle priorità di certo con vi è la tutela dello stato sociale. 




VACCINI: NUOVI INQUIETANTI SCENARI

di Cinzia marchegiani

Si parla spesso come i vaccini abbiamo cambiato la sanità e la tutela della salute nel mondo. Vengono descritti come sicuri, efficaci e necessari, mentre in realtà sono farmaci che trascinano con loro tutte le problematiche legate agli eventi avversi e spesso neanche studiati a lungo termine, non sono sempre efficaci, visto che perdono il loro effetto immunizzante nel tempo. Il dato oggettivo riguarda il fatto che si vaccina l’intera popolazione, mentre non si effettuano i controlli sugli anticorpi, quindi non si conoscono le stime reali nazionali e mondiali riguardo l’efficienza dei vaccini somministrati. Il vaccino è una sorta di scatola chiusa, un dogma a cui credere e affidarsi, in cui nulla ci è dato sapere.

Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology, riguardo esperimenti scientifici con il ceppo dell'herpes che causa la malattia di Marek nel pollame, per la prima volta, ha confermato la teoria molto controversa che alcuni tipi di vaccini consentono per l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulenti di un virus, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio malattia grave. La ricerca ha implicazioni importanti per l'economia della sicurezza della catena alimentare e delle catene alimentari, così come per altre malattie che colpiscono l'uomo e gli animali agricoli.

Nuovi inquietanti scenari. Questa scoperta apre scenari devastanti riguardo soprattutto quei virus patogeni e altamente virulenti come l’Ebola, di cui si stanno eseguendo ricerche per la progettazione dei vaccini da dare all’intera popolazione. Sarebbe devastante per l’intera comunità mondiale un vaccino che trasmette il virus più letale e patogeno ad un altro uomo. Una reazione a catena senza via d’uscita.

Una scoperta sconcertante. La vaccinazione migliora il contagio dei patogeni più virulenti. La nuova ricerca, ha indagato su come l'uso di vaccini fallimentari o imperfetti possono influenzare l'evoluzione della virulenza di virus. Il lavoro è stato svolto da un gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito.

I vaccini Imperfetti, o fallimentari, sono conosciuti come tali perché impediscono l'host vaccinati di ammalarsi, ma non impediscono la trasmissione del virus, in tal modo il virus è in grado di sopravvivere e diffondersi in tutta una popolazione.Nei  test del virus della malattia di Marek sono stati esguieguiti in gruppi di polli vaccinati e non vaccinati. I non vaccinati sono morti mentre quelli che sono stati vaccinati sono sopravvissuti e trasmesso il virus ad altri uccelli lasciati in contatto. "La nostra ricerca – spiega il prof. Nair – dimostra che l'uso di vaccini imperfetti può favorire l'evoluzione di ceppi virali 'hot' più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio.Quando un vaccino funziona perfettamente, impedisce soggetti vaccinati di prendere la malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altri. Questi vaccini sono "perfetti", perché sono progettati per simulare la forte immunità che gli esseri umani sviluppano naturalmente dopo essere stati esposti ad una di queste malattie. La nostra ricerca dimostra che un altro tipo di vaccino permette forme estremamente virulente di un virus di sopravvivere – come quella per la malattia di Marek nel pollame, contro la quale l'industria del pollame è fortemente dipendente sulla vaccinazione per il controllo della malattia. "Questi vaccini consentono anche il virus virulento di continuare in evoluzione proprio perché permettono ai soggetti vaccinati, e quindi se stessi, per sopravvivere".

Vaccini che trasmettono e contagiano i non vaccinati. Un incubo per il virus Ebola. "I vaccini per le malattie umane sono i meno costosi interventi di sanità pubblica, più efficaci che mai abbiamo avuto", ha spiegato il Prof. Read, ma  molto preoccupato spiega: "Ma la preoccupazione ora è di circa vaccini di nuova generazione. Se i vaccini di nuova generazione sono imperfetti, essi potrebbero guidare l'evoluzione di ceppi più virulenti del virus. Ora serve determinare più rapidamente possibile i vaccini contro il virus Ebola che ora sono in sperimentazione clinica non siano leaky, cioè fallimentare, che trasmetta il virus Ebola tra le persone. Non vogliamo che l'evoluzione di malattie virali come mortali come Ebola evolversi nella direzione che la nostra ricerca ha dimostrato è possibile con i vaccini, imperfetti o fallimentari", conclude il Professor Read.

Potrebbero alcuni vaccini guidare l'evoluzione dei patogeni più virulenti? E’ questa la domanda che si sono posti gli scienziati. La saggezza convenzionale è che la selezione naturale rimuoverà gli agenti patogeni altamente letali se la morte ospite riduce notevolmente la trasmissione. I vaccini che mantengono gli host vivo ma ancora permettono la trasmissione potrebbe quindi consentire ceppi molto virulenti di circolare in una popolazione. "Qui mostriamo sperimentalmente che l'immunizzazione dei polli contro il virus della malattia di Marek migliora l'idoneità dei ceppi più virulenti, rendendo possibile per i ceppi hyperpathogenic a trasmettere. L’immunità suscitata dalla vaccinazione diretta o con la vaccinazione materna prolunga la sopravvivenza di accoglienza, ma non previene l'infezione, la replicazione virale o la trasmissione, estendendo così i periodi di ceppi infettivi altrimenti troppo letali a persistere. I nostri dati mostrano che i vaccini contro la malattia che non impediscono la trasmissione in grado di creare le condizioni che favoriscono l'emergere di ceppi patogeni che causano la malattia più grave in ospiti non vaccinati".
 

C'è una aspettativa teorica che alcuni tipi di vaccini potrebbero indurre l'evoluzione di più virulenti ("caldi") patogeni. Questa idea deriva dalla nozione che la selezione naturale elimina ceppi patogeni che sono così virulenti che uccidono i loro ospiti e, di conseguenza, se stessi. I vaccini che consentono “i padroni di casa” a sopravvivere, ma non impediscono la diffusione del patogeno rilassarsi questa selezione, consente l'evoluzione dei patogeni più virulenti a verificarsi. Questo tipo di vaccino è spesso chiamato un vaccino che perde, "leaky". Quando vaccini prevenire la trasmissione, come è il caso per quasi tutti i vaccini utilizzati negli esseri umani, questo tipo di evoluzione verso una maggiore virulenza è bloccato. "Ma quando i vaccini falliscono, consentendo almeno un po’di trasmissione di agenti patogeni, potrebbero creare le condizioni ecologiche che permetterebbero ceppi virulenti di emergere e persistere. Questa teoria si è rivelata molto controverso quando è stato proposto per la prima oltre un decennio fa, ma qui riportiamo esperimenti con virus della malattia di Marek nel pollame che mostrano che i moderni vaccini che perde commerciali possono avere proprio questo effetto: consentono la ritrasmissione di ceppi altrimenti troppo letale per persistono. Pertanto, l'uso di vaccini che fallisce può facilitare l'evoluzione di ceppi patogeni che mettono gli host non vaccinati a maggior rischio di malattia grave. La sfida del futuro è quella di identificare se ci sono altri tipi di vaccini utilizzati negli animali e nell'uomo che potrebbe anche generare tali rischi evolutivi" spiegano gli autori dello studio inedito.

Una scoperta allarmante che pone dei paletti all’uomo e allo scienziato, spesso troppo teso a raggiungere la perfezione dell’immunità non naturale, mentre la stessa profilassi vaccinale potrebbe aprire quella porta inquietante e produrre il veicolo letale per l’uomo stesso, in uno scenario da contagio senza via d’uscita. Purtroppo poco o nulla si muove verso studi sui effetti dei vaccini a lungo termine, le infinite variabili e le incognite che potrebbero innescarsi sono invero lasciate nell'ombra. Un fatto alquanto anomalo in quanto l'intero pianeta è condizionato dalle profilassi vaccinali, che hanno nel tempo mutato l'immunità naturale delle persone, in favore di quella prodotta dalla somministrazione dei virus patogeni attenuati o morti. 




STUDIO INEDITO AVVERTE: LA VACCINAZIONE PUO’ MIGLIORARE IL CONTAGIO DEI PATOGENI ALTAMENTE VIRULENTI

La nuova ricerca pubblicata sulla rivista PLoS Biology lo scorso 27 luglio 2015, mette in guardia sulla pericolosità di alcuni vaccini imperfetti, che permetterebbero essi stessi il contagio tra gli umani del virus nella forma più virulenta di malattie pericolosissime. Uno scenario apocalittico se ciò dovesse essere confermato anche per il vaccino contro il virus Ebola. I vaccinati contagerebbero con il virus ancora più letale 

di Cinzia marchigiani

Si parla spesso come i vaccini abbiamo cambiato la sanità e la tutela della salute nel mondo. Vengono descritti come sicuri, efficaci e necessari, mentre in realtà sono farmaci che trascinano con loro tutte le problematiche legate agli eventi avversi e spesso neanche studiati a lungo termine, non sono sempre efficaci, visto che perdono il loro effetto immunizzante nel tempo. Il dato oggettivo riguarda il fatto che si vaccina ad oltranza l’intera popolazione, mentre non si effettuano i controlli sugli anticorpi, quindi non si conoscono le stime reali nazionali e mondiali riguardo l’efficienza dei vaccini somministrati. Il vaccino è una sorta di scatola chiusa, un dogma a cui credere e affidarsi, in cui nulla ci è dato sapere.

SCOPERTA INQUIETANTE SUI VACCINI E ELA PROFILASSI. Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology, riguardo esperimenti scientifici con il ceppo dell'herpes che causa la malattia di Marek nel pollame, per la prima volta, ha confermato la teoria molto controversa che alcuni tipi di vaccini consentono per l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulenti di un virus, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio malattia grave. La ricerca ha implicazioni importanti per l'economia della sicurezza della catena alimentare e delle catene alimentari, così come per altre malattie che colpiscono l'uomo e gli animali agricoli. Questa scoperta apre scenari devastanti riguardo soprattutto quei virus patogeni e altamente virulenti come l’Ebola, di cui si stanno eseguendo ricerche per la progettazione dei vaccini da dare all’intera popolazione. Sarebbe devastante per l’intera comunità mondiale un vaccino che trasmette il virus più letale e patogeno ad un altro uomo. Una reazione a catena senza via d’uscita.

La nuova ricerca, ha indagato su come l'uso di vaccini fallimentari o imperfetti possono influenzare l'evoluzione della virulenza di virus. Il lavoro è stato svolto da un gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, il Evan Pugh Professore di Biologia e Entomologia e Eberly Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA e dal Prof. Venugopal Nair, il capo del programma di aviaria Malattie virali a L'Istituto Pirbright, Regno Unito.
I vaccini Imperfetti, o fallimentari, sono conosciuti come tali perché impediscono l'host vaccinati di ammalarsi, ma non impediscono la trasmissione del virus, in tal modo il virus è in grado di sopravvivere e diffondersi in tutta una popolazione. "Nei nostri test del virus della malattia di Marek sono stati esguieguiti in gruppi di polli vaccinati e non vaccinati. I non vaccinati sono morti mentre quelli che sono stati vaccinati sono sopravvissuti e trasmesso il virus ad altri uccelli lasciati in contatto. -nel dettaglio spiega il Prof. Nair – La nostra ricerca dimostra che l'uso di vaccini imperfetti può favorire l'evoluzione di ceppi virali 'hot' più cattivi che mettono gli individui non vaccinati più a rischio".

La vaccinazione e il suo segreto. Il Professor Near avverte sulla nuova scoperta: "Quando un vaccino funziona perfettamente, impedisce soggetti vaccinati di prendere la malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altri. Questi vaccini sono 'perfetti', perché sono progettati per simulare la forte immunità che gli esseri umani sviluppano naturalmente dopo essere stati esposti ad una di queste malattie. La nostra ricerca dimostra che un altro tipo di vaccino permette forme estremamente virulente di un virus di sopravvivere – come quella per la malattia di Marek nel pollame, contro la quale l'industria del pollame è fortemente dipendente sulla vaccinazione per il controllo della malattia. Questi vaccini consentono anche il virus virulento di continuare in evoluzione proprio perché permettono ai soggetti vaccinati, e quindi se stessi, per sopravvivere".

Quando vaccinare diventa pericolosissimo. I vaccini per le malattie umane sono i meno costosi interventi di sanità pubblica, più efficaci che mai abbiamo avuto, spiega il Prof. Read, ma avverte: "Ma la preoccupazione ora per i vaccini di nuova generazione. Se i vaccini di nuova generazione sono imperfetti, essi potrebbero guidare l'evoluzione di ceppi più virulenti del virus. Ora serve determinare più rapidamente possibile i vaccini contro il virus Ebola che ora sono in sperimentazione clinica non siano leaky, cioè fallimentare, capaci di  trasmettere il virus Ebola tra le persone. Non vogliamo che l'evoluzione di malattie virali come mortali come Ebola evolversi nella direzione che la nostra ricerca ha dimostrato è possibile con i vaccini, imperfetti o fallimentari" – conclude preoccupato il Professor Read.
Potrebbero alcuni vaccini guidare l'evoluzione dei patogeni più virulenti? E’ questa la domanda che si sono posti gli scienziati. La saggezza convenzionale è che la selezione naturale rimuoverà gli agenti patogeni altamente letali se la morte ospite riduce notevolmente la trasmissione. I vaccini che mantengono gli host vivo ma ancora permettono la trasmissione potrebbe quindi consentire ceppi molto virulenti di circolare in una popolazione. Qui mostriamo sperimentalmente che l'immunizzazione dei polli contro il virus della malattia di Marek migliora l'idoneità dei ceppi più virulenti, rendendo possibile per i ceppi hyperpathogenic a trasmettere. L’immunità suscitata dalla vaccinazione diretta o con la vaccinazione materna prolunga la sopravvivenza di accoglienza, ma non previene l'infezione, la replicazione virale o la trasmissione, estendendo così i periodi di ceppi infettivi altrimenti troppo letali a persistere. I nostri dati mostrano che i vaccini contro la malattia che non impediscono la trasmissione in grado di creare le condizioni che favoriscono l'emergere di ceppi patogeni che causano la malattia più grave in ospiti non vaccinati.

C'è una aspettativa teorica che alcuni tipi di vaccini potrebbero indurre l'evoluzione di più virulenti patogeni. Questa idea deriva dalla nozione che la selezione naturale elimina ceppi patogeni che sono così virulenti che uccidono i loro ospiti e, di conseguenza, se stessi. I vaccini che consentono “i padroni di casa” a sopravvivere, ma non impediscono la diffusione del patogeno rilassarsi questa selezione, consente l'evoluzione dei patogeni più virulenti a verificarsi. Questo tipo di vaccino è spesso chiamato un vaccino che perde. Quando vaccini prevenire la trasmissione, come è il caso per quasi tutti i vaccini utilizzati negli esseri umani, questo tipo di evoluzione verso una maggiore virulenza è bloccato. Ma quando i vaccini perdite, consentendo almeno un po’di trasmissione di agenti patogeni, potrebbero creare le condizioni ecologiche che permetterebbero ceppi calde di emergere e persistere. Questa teoria si è rivelata molto controverso quando è stato proposto per la prima oltre un decennio fa, ma qui riportiamo esperimenti con virus della malattia di Marek nel pollame che mostrano che i moderni vaccini che perde commerciali possono avere proprio questo effetto: consentono la ritrasmissione di ceppi altrimenti troppo letale per persistono. Pertanto, l'uso di vaccini che falliscono può facilitare l'evoluzione di ceppi patogeni che mettono gli host non vaccinati a maggior rischio di malattia grave. La sfida del futuro è quella di identificare se ci sono altri tipi di vaccini utilizzati negli animali e nell'uomo che potrebbe anche generare tali rischi evolutivi.

Una scoperta allarmante che pone dei paletti all’uomo e allo scienziato, troppo teso a raggiungere la perfezione dell’immunità non naturale, potrebbe invero aprire quella porta inquietante che condurrebbe ad uno scenario da contagio mondiale senza via d’uscita. Ecco perchè sui vaccini ancora si sa poco, le ricerche e gli studi poco o nulla vanno in favore nella direzione di studi a lungo termine, troppe variabili e incognite non sono state messe nell'equazione dell'imprevidibilità della natura dei virus e della stessa natura degli essere viventi. 
 




TERMINATOR NON E' PIU' FANTASIA: SCIENZIATI PREOCCUPATI PER L'INVASIONE DEI ROBOT

C.R.

Terminator non è più soltanto una serie di film dove ci sono robot progettati per uccidere. Questo è il quadro di una imminente realtà e gli scienziati di tutto il mondo sono molto preoccupati per l'evolversi delle armi autonome. Decine di scienziati hanno firmato una lettera aperta sul pericolo del proliferare di armi a intelligenza artificiale, robot costruiti per uccidere e che non richiedono l’intervento umano diretto.

Gli scienziati scrivono: “La questione cruciale per l’umanità oggi è se avviare oppure prevenire una corsa globale alle armi IA. Tra i firmatari, celebrità come il fisico e matematico Stephen Hawking, il filosofo Noam Chomsky, l’imprenditore Elon Musk (fondatore di PayPal e di Tesla), Steve Wozniak (co-fondatore di Apple).
Nella lettera si mette in guardia contro armi che non richiedono l’intervento umano per uccidere: “La tecnologia dell’intelligenza artificiale ha raggiunto un livello in cui lo sviluppo di armi autonome è – di fatto anche se non legalmente – questione di anni, non decenni. E la posta in gioco è alta: le armi autonome sono state descritte come la terza rivoluzione negli armamenti, dopo la polvere da sparo e le armi nucleari”.
La lettera contiene una breve lista dei vantaggi delle armi IA (meno vittime) e un lungo elenco di conseguenze pericolose se le armi diventeranno realtà: economiche da produrre, abbasseranno la soglia psicologica degli interventi bellici e potranno facilmente essere commercializzate nel mercato nero finendo nelle mani di dittatori, terroristi, signori della guerra.
Se niente verrà fatto, “le armi autonome potranno diventare i Kalashnikov di domani”.

I firmatari della lettera, molti dei quali sono scienziati dell’IA e della robotica, non respingono il progresso scientifico. “Ci sono molti modi in cui l’IA può rendere i campi di battaglia più sicuri per gli esseri umani, soprattutto i civili, senza il bisogno di creare nuovi strumenti letali”.
Tuttavia, non tutti gli scienziati sono d’accordo. In un blog, l’esperto di robotica australiano Rodney Brooks si dice certo che l’IA è uno strumento e non una minaccia.

lo studio sull’intelligenza artificiale ha permesso di compiere progressi rilevanti, portando allo sviluppo di macchine che non solo possono imitare il comportamento dell’uomo (è il caso dei robot calciatori della RoboCup) ma che somigliano talmente tanto a noi da ingannare persino gli osservatori più attenti

Brooks non vede l’arrivo dell’apocalisse delle armi autonome: “Per avere un’IA volitiva, soprattutto una che sia di proposito cattiva, ci vorrebbe una conoscenza diretta del mondo, dovrebbe avere mani abili e/o altri strumenti capaci di manipolare le persone e dovrebbe avere una conoscenza profonda degli umani per superarli in astuzia (…) Ci vorrebbe molta riflessione e tanto duro lavoro da parte di migliaia di scienziati e ingegneri. Probabilmente, per secoli.

Brooks conclude: “Preoccuparsi che l’IA potrebbe essere intenzionalmente cattiva significa voler diffondere la paura. E un’immensa perdita di tempo. Andiamo avanti a inventare un’IA migliore e brillante”.

È chiaro che nei prossimi anni macchine del genere avranno la possibilità di integrarsi perfettamente nel tessuto sociale, senza l’obiettivo primario di rubare all’uomo il posto di lavoro ma semplicemente per aumentare le possibilità interattive tra l’organico e il digitale, in un’esperienza che sarà l’intersezione migliore dei due mondi sempre meno paralleli.




FARMACI, EVENTI AVVERSI E DECESSI IN RITARDO: L'ALLARME ARRIVA DAGLI USA

di Cinzia Marchegiani

E’ stato pubblicato su JAMA Intern Med, il 27 luglio 2015 uno studio firmato Pinar Karaca-Mandic, Ph.D., l'Università del Minnesota School of Public Health, Minneapolis, e coautori i quali hanno esaminato i dati dal FDA Adverse Event Reporting System e analizzato le segnalazioni di eventi avversi ricevute dal gennaio 2004 al giugno 2014. Lo studio finale ha incluso solo rapporti iniziali caratterizzati, cioè classificati dalla FDA come "accelerato" e quindi soggetta al regolamento che richiede la consegna delle relazioni da presentare entro 15 giorni di calendario.
Mancate segnalazioni in USA. 
Circa il 10 per cento degli eventi avversi gravi e imprevisti non sono stati segnalati dai produttori di farmaci per la Food and Drug Administration entro il termine di 15 giorni imposti dai regolamenti federali, secondo un articolo pubblicato online da JAMA Medicina interna . Gli operatori sanitari e consumatori possono segnalare volontariamente eventi avversi da farmaci direttamente alla FDA o il produttore di droga (farmaci). Gli eventi avversi che sono seri (compresa la morte, pericolo di vita, l'ospedalizzazione, invalidità e difetti di nascita) e inaspettata (qualunque esperienza avversa non elencato nell'etichetta corrente) sono classificati come "accelerato" e produttori che ricevono tali relazioni hanno il compito di trasmetterle al la FDA "il più presto possibile, ma in ogni caso non oltre 15 giorni di calendario dal ricevimento iniziale delle informazioni" ai sensi del regolamento federale in base alle informazioni nella lettera di ricerca.

Analisi studio sui dati in USA. Lo studio – sostenuto da un finanziamento della ricerca presso la University of Minnesota Accounting Research Center e una sovvenzione da parte del National Institute of Aging – che ha incluso più di 1,6 milioni di segnalazioni di eventi avversi, ha stimato che 9.94 per cento dei rapporti (160.383 in totale, 40.464 con la morte del paziente e 119.919 senza morte del paziente) non sono stati ricevuti dalla FDA dalla soglia di 15 giorni. Le analisi degli autori suggeriscono che la morte del paziente è stato associato con segnalazione ritardata. "La nostra analisi ha dimostrato che i produttori di droga ritardare la segnalazione di eventi avversi gravi eventi avversi alla FDA. Sorprendentemente, eventi avversi con la morte del paziente erano più probabilità di essere in ritardo. E 'possibile che i produttori di trascorrere del tempo addizionale per verificare i rapporti sulle morti, ma questo la discrezione è al di fuori del campo di applicazione del regime normativo attuale ", concludono gli autori.

In una nota del redattore correlato, Rita F. Redberg, MD, M.Sc., direttore di JAMA Medicina Interna , scrive: "Tali ritardi di segnalazione non dovrebbero mai accadere, perché significa che più pazienti sono esposti a gravi danni potenzialmente evitabile, compresa la morte . … Un miglioramento sarebbe per AE riferisce per andare direttamente alla FDA invece che attraverso il produttore, come raccomandato da Ma et al. … I medici ei loro pazienti devono essere informati dei benefici, dei danni e le alternative per una vasta scelta di trattamenti, soprattutto quelli recentemente approvato per i quali l'esperienza clinica è limitata."

In Italia nel campo delle segnalazione avverse comunicate dai medici è accaduto la medesima e deprecabile inosservanza della legge, anzi molto più grave. Da noi addirittura l’AIFA lo scorso 13 novembre 2014 con un comunicato denunciava: “E’ stato recentemente riscontrato nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) un numero cospicuo di segnalazioni con una data di insorgenza della reazione di parecchi anni precedente alla data di compilazione della scheda stessa. La segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse costituisce un’importante fonte di informazioni per le attività di farmacovigilanza, in quanto consente di rilevare potenziali segnali di sicurezza relativi all’uso dei medicinali. Tale strumento è tanto più efficace quanto più è adoperato nei corretti tempi e modi”.
A tal proposito, la stessa Aifa richiamava i segnalatori al rispetto dell’Art. 132 “Obblighi a carico delle strutture e degli operatori sanitari e successivi adempimenti dell'AIFA” del D.Lgs. 219/06 che recita: "I medici e gli altri operatori sanitari devono trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse, tramite l'apposita scheda, tempestivamente, al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza. [omissis]".
 Ma affinché le segnalazioni di reazioni avversa mantengano la loro utilità come strumento di tutela della salute pubblica tramite la precoce individuazione dei segnali di sicurezza è essenziale che esse siano compilate e inviata non appena chi segnala viene a conoscenza della reazione avversa. Inoltre, segnalazioni inviate con anni di ritardo rendono molto difficile l’acquisizione di eventuali informazioni mancanti o l’esecuzione del follow-up.

Ma cosa è accaduto da allora in Italia? In merito alle segnalazioni avverse, addirittura risalenti ad anni precedenti sono state analizzate, è stata attivata un’indagine scrupolosa sulla classe di farmaci che hanno prodotto reazioni avverse? E che tipo di problemi hanno prodotto agli ignari malati che seguivano una terapia farmacologica? Per quanto tempo questi farmaci sono stati in commercio e soprattutto quali erano, o peggio, sono ancora sono in commercio? Nulla di ciò si conosce. Rimane il  fattoche anche in Italia è accaduto un grave fatto di malasanità, che ancora ad oggi sembra sia stato affrontato con una semplice bacchetta ai medici non solerti nei loro compiti imprescindibili. Occorrerebbe capire le cause che hanno spinto questi medici solo dopo molti anni a segnalare le molteplici le reazioni avverse dei pazienti, la categoria dei farmaci interessati e quali risvolti a livello dei conflitti di interesse abbiano investito, poiché la trasparenza è l’unica via per disseminare dubbi e sospetti soprattutto nella sanità pubblica italiana. Farmaci venduti e somministrati per anni di cui ancora nulla si conosce, l’isola felice di questo controllo lascia errori talmente grossolani che sembra non interessare nessuno. Il dato oggettivo che si riscontra è che ancora ad oggi è tutto secretato, cioè ancora non si conoscono quali farmaci e in quale misura hanno dato problemi di salute o addirittura morte ai malati che seguivano una terapia farmacologica. Chi tutela il cittadino? Una bella domanda che molti si sono posti.

Dopo il fattaccio, arriva il nuovo decreto in Italia sulla Farmacovigilanza. Al fatto grave avvenuto in Italia, l’unico elemento di aggiornamento è pervenuto dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.143 del 23 giugno 2015, il decreto Ministeriale del 30 aprile 2015 che recepisce le direttive europee sulla farmacovigilanza (Direttive 2010/84/EU e 2012/26/UE). In particolare, il decreto introduce importanti modifiche sul sistema nazionale di farmacovigilanza per la raccolta e valutazione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse da medicinali. Si spiega che è' previsto un maggiore impegno e coinvolgimento di tutte le strutture e figure professionali quali l’AIFA, le Regioni, le ASL, gli Ospedali, gli IRCCS, le aziende farmaceutiche, gli operatori sanitari e i pazienti/cittadini. In particolar modo, agli operatori sanitari e ai pazienti/cittadini è richiesto di segnalare qualsiasi tipo di sospetta reazione avversa (grave, non grave, nota, non nota), sia derivante dall'uso di un medicinale conformemente all'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC), sia dall’uso al di fuori delle normali condizioni di autorizzazione, incluso l'uso improprio e l'abuso del medicinale, ma anche dagli errori terapeutici e dall’esposizione professionale. L’ampliamento della definizione direazione avversa fa sì che nuove problematiche siano analizzate e che vengano sviluppate delle iniziative di minimizzazione dei rischi ad esse connessi, nello spirito di proattività della nuova legislazione comunitaria in materia di farmacovigilanza.

Tempi nella nuova direttiva sulla segnalazione. Il decreto introduce inoltre una tempistica ben precisa per la segnalazione delle sospette reazioni avverse: ll segnalatore è adesso tenuto a trasmettere la scheda entro 2 giorni, ridotti a 36 ore nel caso di farmaci di origine biologica (vaccini inclusi), al responsabile della farmacovigilanzadella struttura sanitaria di competenza (ASL, Azienda Ospedaliera, IRCCS), il quale, entro 7 giorni dal ricevimento della scheda, deve inserirla nella RNF previa verifica della completezza e della congruità dei dati. Questa disposizione favorirà l’individuazione precoce dei segnali di sicurezza assicurando una segnalazione tempestiva delle reazioni avverse.
Un’altra novità rispetto al passato è costituita dal fatto che i pazienti/cittadini sono fortemente incoraggiati a segnalare le sospette reazioni avverse da medicinali ed è incentivata la loro attiva partecipazione. Al fine di incoraggiare i pazienti/cittadini e gli operatori sanitari alla segnalazione, il decreto prevede che questa possa avvenire direttamente tramite il portale web dell'AIFA. Quest'ultima modalità, attualmente in fase di progetto pilota, richiederà comunque una validazione da parte del Responsabile di FV della struttura sanitaria di appartenenza del segnalatore.

Trasparenza, speriamo non solo a parole. L’AIFA spiega che un punto essenziale del nuovo decreto è la trasparenza: tutte le informazioni importanti inerenti la sicurezza dei medicinali devono essere rese tempestivamente accessibili al pubblico. A questo scopo, il portale web dell’AIFA continuerà a giocare un ruolo fondamentale. Chissà se ci sarà un bel report sull’inchiesta interna che sarebbe dovuta partire in merito alle massicce segnalazioni delle reazione avverse pervenute addirittura anni dopo che i malati hanno subito gli eventi avversi in seguito alla cure farmacologiche. Per trasparenza ad un fatto così grave ed eclatante i tempi sono maturi per un’informazione sempre più corretta e in linea agli annunci pubblicati.
 




PESCARA E MALATTIE NEUROMUSCOLARI E DEGENERATIVE: PAZIENTI PEDIATRICI MAI PIU’ ABBANDONATI

Al Santo Spirito di Pescara il seminario per la creazione di un team specialistico per un’unita’ servizio di assistenza e terapia sub-intensiva per i pazienti di età pediatrica

di Cinzia Marchegiani

Pescara – Un seminario e un progetto innovativo che dovrebbe diventare una guida per tutte le altre regioni d’Italia, un cambiamento atteso in sanità per tutti quei malati che ad ora non hanno particolare assistenza e spesso le famiglie che assistono questi malati sono emarginate in una vita solitaria. A Pescara questa mattina, nell’aula verde dell’ospedale Santo Spirito di Pescara, a partire dalle 9.30 è iniziato il seminario “Unità e servizio assistenza e terapia su-intensiva per i pazienti di età pediatrica, con particolare riferimento a quelli che presentano malattie neuromuscolari a carattere degenerativo”. La giornata è il primo incontro organizzativo per creare un team specialistico nella regione Abbruzzo.

Al convegno prenderà parte lo stato maggiore della sanità abruzzese, a partire dal presidente della Regione Abruzzo e commissario per la sanità, Luciano D’Alfonso, l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, oltre a dirigenti e medici.
A dare impulso al seminario è stata l’associazione “Progetto Noemi” Onlus (www.progettonoemi.com) fondata da Andrea Sciarretta e Tahereh Pisciotta, genitori di Noemi, 3 anni, la bimba di Guardiagrele (Chieti) affetta da Sma1, l’atrofia muscolare spinale, che è parte attiva dei lavori.
Andrea Sciarretta, papà della piccola Noemi spiega come questo primo incontro organizzativo è il frutto di un percorso avviato con la Regione Abruzzo nel 2014. Lo scopo è quello di creare un team specialistico multidisciplinare che sia in grado di sopperire ai bisogni assistenziali di bambini affetti da malattie muscolari neurodegenerative e malattie gravemente invalidanti. Nel dettaglio Andrea Sciarretta, papà della piccola Noemi che tutti ricordano aver fatto una battaglia per la libertà di cura con le staminali, speiga nel dettaglio: “Questo team entrerà a far parte dell’Unità di servizio assistenza e terapia sub-intensiva. Crediamo molto in questo progetto e tutti insieme stiamo lavorando intensamente. Ci auguriamo che presto ci sia l’inaugurazione del reparto mantenendo in prima linea la formazione altamente specializzata del team di medici – prosegue – la Regione Abruzzo, Noemi e i tanti bambini hanno bisogno di un Centro di riferimento, collegato all’assistenza domiciliare carente”.

In questo seminario è intervenuto il neurologo Marcello Villanova, massimo esperto nel recupero e riabilitazione funzionale delle malattie neurodegenerative e Consulente e membro dell’Associazione "Progetto Noemi" Onlus, il direttore della Uoc Pediatria Dott. Giuliano Lombardi, il Dottor Nino Ajello anch’egli componente dell’Associazione. Presenti, lo staff medico del Santo Spirito formato da anestesisti, logopedisti, fisioterapisti, neurologi, pediatri, pneumologi, nutrizionisti, neuropsichiatri le maggiori professionalità che formano l’unità di sub-intensiva.
Alla Tavola Rotonda, discussione con “L’esperto risponde” importanti i contributi del Dott. Alfonso Mascitelli, Commissario Straordinario dell'Agenzia Sanitaria Regionale – ASR Abruzzo; Dott. Angelo Muraglia, Direttore Dipartimento per la Salute e il Welfare, Regione Abruzzo; Prof. Pierluigi Lelli Chiesa, Direttore Dipartimento Materno Infantile Asl Pescara il Dott. Tullio Spina, Direttore Dipartimento Anestesia e Rianimazione Asl Pescara Dott.ssa Giovanna Cacciafiori, Responsabile Anestesia e Terapia Intensiva Pediatrica Asl Pescara Dott. Marcello Bozzi, Dirigente Professioni Sanitarie Infermieristiche e Ostetriche Asl Pescara.