REPARTI PEDIATRICI OSPEDALI: 20MILA SORRISI OGNI ANNO GRAZIE ALLA CLOWN TERAPIA

Redazione
Sono attesi con impazienza e quando arrivano in corsia l'aria si riempie di allegria e buonumore. Con uno scherzo, un gioco, una magia aiutano i bambini ricoverati nei reparti pediatrici dei nostri ospedali a evadere dalla tristezza e dalla paura, accompagnando loro e i genitori in questa difficile esperienza.
Sono i clown di Dottor Sorriso Onlus, la prima fondazione ad aver portato la clown terapia in Italia, ormai vent’anni fa, che oggi regala il sorriso a 20.000 bambini ogni anno.

Fino al 4 ottobre, grazie alla campagna La magia di un sorriso, con un SMS al 45507 si può contribuire a garantire la presenza, una volta a settimana, per un intero anno, di due clown professionisti in 6 reparti pediatrici a lunga degenza e in 3 istituti di riabilitazione che ospitano bambini affetti da gravi disabilità intellettive e motorie.

Con i fondi raccolti i Dottor Sorriso, artisti professionisti specificatamente formati per lavorare in ambito ospedaliero pediatrico,  potranno continuare la loro attività nei reparti pediatrici del Policlinico di Modena, del Policlinico Federico II di Napoli, dell'Ospedale Niguarda “Ca’ Granda” di Milano, dell'Ospedale “Sant'Anna” di Como, dell'Ospedale Policlinico “Giovanni XIII” di Bari, dell'Ospedale “Bambino Gesù” di Roma e negli istituti di riabilitazione “Sacra Famiglia” di Cesano Boscone, “Eugenio Medea” – Associazione “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini, “S. Maria Nascente” – Fondazione “Don Gnocchi” di Milano.

Per il secondo anno di fila, la campagna con SMS solidale di Dottor Sorriso Onlus può contare sul sostegno della danzatrice e presentatrice Rossella Brescia.
Una testimonial d'eccezione, che oltre a prestare la sua immagine per l'iniziativa, si è fin da subito mostrata molto partecipe, visitando insieme ai clown i piccoli pazienti e impegnandosi in prima persona a diffondere il messaggio della Fondazione.

La degenza in ospedale per i più piccoli rappresenta un momento delicato. Lontani da casa, dai giochi e dagli affetti, i bambini affrontano un vero e proprio trauma che genera un senso di disagio fisico e psicologico, a cui si accompagna l’ansia dei genitori per la situazione del proprio figlio. Sentimenti come paura, rabbia, noia e tristezza possono diventare un vero e proprio ostacolo alla terapia medica, poiché diminuiscono la capacità del bambino di reagire. È in questi casi che la clown terapia può diventare un efficace strumento nella cura e assistenza dei più piccoli.

È stato scientificamente dimostrato, infatti, che ridere fa bene, soprattutto in ospedale: determina una riduzione dei tempi di degenza di almeno un terzo fino alla metà, una diminuzione fino al 20%  nella somministrazione di analgesici e un aumento delle difese immunitarie.

La clown terapia, quindi, ha effetti positivi sia sui piccoli pazienti sia su gli altri protagonisti della cura medica: i famigliari del bambino, innanzitutto, ma anche il personale medico e paramedico. Persone che non solo subiscono gli effetti indiretti della malattia, ma che esercitano una grande influenza sul bambino e l’ambiente che lo circonda.

Numero di SMS solidale: 45507 Fino al 4 ottobre 2015. 
Il valore della donazione è di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce e Tiscali. Sarà di 2 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone e TWT e di 2/5 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb e Tiscali.

Fondazione Dottor Sorriso Onlus
Nasce nel 1995 con la missione di rendere più serena la degenza dei bambini in ospedale, attraverso la clown terapia.
Grazie al sostegno di privati cittadini, imprese e istituzioni la Fondazione realizza la propria missione avvalendosi di clown professionisti, che svolgono la loro attività all’interno delle strutture sanitarie e degli istituti di riabilitazione, in stretta collaborazione con il personale medico. I clown di Dottor Sorriso oggi operano in 27 reparti pediatrici di 16 ospedali, in 3 istituti di riabilitazione e in un poliambulatorio, portando il sorriso a più di 370 bambini ogni settimana. Prima nel nostro Paese, la Fondazione ha avuto il merito di introdurre la clownterapia anche negli istituti di riabilitazione, per portare il sorriso ai bambini affetti da disabilità fisiche e mentali, malattie croniche e degenerative.
Parallelamente, in questi anni, la Fondazione ha realizzato una serie di progetti internazionali, in supporto ad altri organismi operanti in contesti di disagio o emergenza, come Macedonia, Afghanistan, Ucraina, Romania, India, Palestina e Burkina Faso.

I Clown Dottor Sorriso
Sono clown formati in modo specifico e in aggiornamento continuo per garantire sempre la migliore qualità del servizio di clown terapia, in contesti di forte criticità. In quanto professionisti, hanno una retribuzione.
La formazione dei clown Dottor Sorriso consiste in un training specifico di 200 ore  che riguarda, da un lato, le tecniche artistiche di improvvisazione e di divertimento clownesco, dall’altra, gli aspetti legati alla psicologia infantile, alla cura e all’igiene medica.
A integrazione del percorso formativo, i clown vengono supportati da psicologi e medici per tutta la loro storia professionale.

Ove è possibile, i clown Dottor Sorriso lavorano in coppia seguendo lo schema comico del “buffo” e del “contrasto”. Essi entrano nelle camere, e si avvicinano ad ogni letto, sempre rispettando la volontà del bambino e dei suoi genitori. Durante gli interventi i Dottor Sorriso improvvisano giochi, scherzi, magie. Si aiutano con la mimica o la musica, con pupazzi, bolle di sapone e con tutte le modalità che il loro personaggio offre.

È soprattutto grazie a una stretta collaborazione e fiducia tra tutte le figure mediche, professionali e di supporto presenti nel reparto che il lavoro dei Dottor Sorriso si espleta al meglio. Capacità di ascolto, tatto, sensibilità, premura e prudenza sono le loro doti fondamentali. Il loro compito principale è quello di sdrammatizzare le pratiche sanitarie, far sorridere i bambini e far dimenticare per un momento la condizione in cui si trovano. I Clown sono impegnati nel trovare il modo giusto di relazionarsi con ciascun bambino, coinvolgendolo in modo interattivo, in base al suo carattere e al suo stato di salute: è fondamentale che il bambino non venga costretto al ruolo di spettatore, ma che possa partecipare direttamente all’intrattenimento creato apposta per lui.

La continuità delle visite è essenziale alla validità del servizio, perché permette di instaurare tra i bambini e il clown un rapporto confidenziale, di amicizia e di complicità.   




LORENZIN FOTOGRAFA I SUOI FIGLI VACCINATI. PER IL CODACONS E' SOLO UNO SPOT PUBBLICITARIO

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il Ministro della Salute oggi a Roma ha fatto vaccinare con l’esavalente i suoi figli di tre mesi presso il centro vaccini della Asl RmE e pubblicando la foto dei sui due gemelli Lavinia e Francesco ha dichiarato: “È andato tutto benissimo. Le vaccinazioni salvano i nostri bambini e quelli che vivono intorno a loro. Ho vaccinato i miei bambini. Nessuno più di me in Italia ha i dati ed è informata da tutti i punti di vista sulla casistica degli effetti collaterali. Spero che il fatto che io sia così tranquilla possa tranquillizzare le tante mamme che ancora oggi hanno paura di vaccinare. Non bisogna avere paura”. 

Il caso vaccino esavalente, a chi giova? La ministra sembra però dimenticare che l’esavalente ha due vaccini facoltativi, oltre i quattro obbligatori, cioè quelli che lo Stato sovvenziona. Il ministro, inoltre, non spiega che esiste una legge italiana che risarcisce dai danni da vaccino e continua dicendo: “Le vaccinazioni  salvano i nostri bambini e quelli che vivono intorno a loro. Perché i virus vivono intorno a noi. E solo grazie alle vaccinazioni di massa questi virus non entrano nella nostra vita. E vediamo cosa accade quando ci sono falle nel sistema, bambini he muoiono di morbillo, epidemie di pertosse, problemi di meningite. E quindi queste sono cose molto serie”.

Codancons contro la Lorenzin, solo mega spot. Ora il Codacons insorge contro il Ministro della salute, commentando le dichiarazioni del Ministro in occasione della vaccinazione cui sono stati sottoposti i suoi figli accusa Beatrice Lorenzin, di aver realizzato quest’oggi un mega spot gratuito in favore dell’industria farmaceutica. Lo denuncia il Codacons: “Riteniamo gravissimo quanto avvenuto oggi, e altrettanto gravi le affermazioni della Lorenzin – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Un ministro della Repubblica non dovrebbe mai sbilanciarsi a favore degli interessi economici di soggetti privati, in questo caso le case farmaceutiche, facendo pubblicità ai loro prodotti. Se come madre la Lorenzin ha il pieno diritto di fare le scelte che ritiene più giuste per i propri figli, come Ministro ha il dovere di fornire una informazione corretta ai cittadini e tutelare gli interessi della collettività”.

Il Codacons contesta in particolare le dichiarazioni in favore della vaccinazione di massa, considerata esente da qualsiasi rischio. Il Codacon continua la sua replica nel dettaglio in merito a questo delicato argomento: "Peccato che il Ministro non abbia specificato che il Servizio sanitario nazionale inietta ai nostri bambini un vaccino esavalente, nonostante la legge riconosca solo 4 vaccini obbligatori, pratica che può comportare danni da sovraccarico e choc del sistema immunitario nei bambini, mentre sul fronte economico la procedura comporta uno spreco di soldi pubblici a carico del Ssn, e quindi della collettività, pari a 114 milioni di euro all' anno, a tutto vantaggio delle multinazionali dei farmaci" – conclude il Codacons.

Non è la prima che il Codacons ha bacchettato la ministra, lo scorso anno e  precisamente il 25 marzo 2014, in merito all’apertura di un’inchiesta sui danni da vaccino che avrebbero subito due bambini, la stessa Lorenzin si era lasciata scappare che alcune procure emettono sentenze che vanno contro le evidenze scientifiche.. Il Codacons allora aveva redarguito la Lorenzin: Forse la Lorenzin dovrebbe informarsi meglio prima di rilasciare dichiarazioni alquanto temerarie. La somministrazione polivalente dei vaccini come avviene nel nostro paese, nonostante solo quattro vaccini pediatrici siano obbligatori per legge, non è affatto esente da rischi per la salute dei bambini, perché può comportare danni da sovraccarico e shock del sistema immunitario. La letteratura scientifica attuale e gli esponenti della comunità scientifica sostengono che la somministrazione polivalente potrebbe indurre reazioni cosidette ‘autoimmuni’, cioè l’organismo potrebbe arrivare anche a produrre anticorpi che, non riconoscendo più il ‘vero nemico’ da aggredire, aggredirebbero in una situazione di smarrimento generale le funzionalità di organi interni al paziente (es, demielizzazioni, Les, alterazioni ematologiche, encefalopatie, etc, etc,). Le evidenze scientifiche, quindi, a differenza di quanto sostiene il Ministro della Salute, sono tutt’altro che compatte nel riconoscere l’assoluta bontà dei vaccini. Per tale motivo, a tutela della salute dei cittadini e sulla scia dell’indagine aperta a Trani, presenteremo ricorso al Tar del lazio per sospendere la somministrazione del vaccino esavalente e limitare la fornitura a soli quattro previsti dalla legge, con risparmi pari a 114 milioni di euro per la collettività.

Insomma, un ministro poco attento la Lorenzin, un’occasione perduta anche nei confronti di tanti genitori che stanno invece lottando per avere un risarcimento dalla Stato dopo aver avuto una grave reazione avversa dallo stesso vaccino che lei ora sta sponsorizzando. Eppure anche questi genitori si erano recati al centro vaccinali con tanta fierezza.




AIDS: PRONTO IL VACCINO DAL 2016

Redazione
Il vaccino contro l'AIDS potrebbe essere somministrato a partire dal prossimo anno. Lo ha dichiarato oggi il direttore esecutivo di UNAIDS, Michel Sidibé, in un'intervista all'agenzia di stampa spagnola Efe, che ha delineato un orizzonte ottimistico in cui questo male non sarebbe più una preoccupazione per la salute pubblica nel mondo. "Penso che l'iniezione inizierà ad essere somministrata a partire dal prossimo anno, perché la scoperta è fatta", ha riferito il maliano durante una visita a Santiago del Cile nella prima missione a sud dell'America Latina.

L'obiettivo del nuovo vaccino, già in fase di sperimentazione in pazienti in diverse parti del mondo, è sempre quello che i medici definiscono una "cura funzionale", vale a dire garantire che i pazienti possono lasciare il trattamento di retrovirali quotidiano, con il vostro sistema immunitario intatto e la carica virale ritorna alla normalità. "Solo pochi anni fa una persona che aveva HIV doveva assumere 18 pillole al giorno, oggi dovrebbero prenderne una sola e domani è possibile che con un'iniezione si sia sufficiente ogni sei mesi," ha inoltre dichiarato il CEO, che è convinto che il progresso scientifico in questa zona vi permetterà di cambiare radicalmente la lotta contro il virus da immunodeficenza umana. Per Sidibé uno delle grandi vittorie della lotta contro l'HIV è stato raggiungere il controllo e ridurre drasticamente il numero di nuove infezioni, motivo per cui predice che, anche se il ceppo del virus non sarà annientato in breve tempo "cesserà di essere un problema e la preoccupazione della salute dei governi".

"Hanno fatto progressi inimmaginabili", ha detto il rappresentante, che era orgoglioso che il mondo è riuscito a rompere la congiura del silenzio e placare il percorso del virus."Prima la gente moriva, gli ospedali erano pieni di pazienti con AIDS mentre oggi possiamo dire con orgoglio che noi viviamo in un contesto completamente diverso", ha detto il signor Sidibé. L'America Latina e i Caraibi, sono le uniche zone del pianeta che hanno accettato una serie di obiettivi regionali di trattamento e di prevenzione dell'HIV. Il 2030 è previsto come termine di minaccia per la salute, e sta progredendo "giant steps" per raggiungere questo obiettivo.  In una regione che ha 1,7 milioni di persone con HIV. Tra il 2000 e il 2014, le nuove infezioni del virus sono diminuite nella regione del 17%  ed il numero di morti è sceso del 29%. Attualmente il 47% degli adulti americani e il 54% dei bambini sotto i 14 anni infettati con il HIV ricevono un trattamento farmacologico. Questo è il risultato, secondo Sidibe, dell'implementazione della chiamata della "responsabilità condivisa" dei paesi della regione, che consiste nell'implementazione di meccanismi di finanziamento innovativi, tra cui il settore privato e l'istituzione di obblighi di responsabilità reciproci tra paesi dell'area. Ma per il rappresentante, intorno al mondo ci sono ancora molte sfide in questo settore, che comprendono la persistenza dello stigma verso quelli infetti da HIV e la lotta contro la compiacenza fra i giovani.

Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i nuovi risultati rappresentano comunque un grande passo avanti. Il vero problema è che oggi si parla sempre meno di Aids ed i giovani conoscono poco questa patologia. Inoltre i numeri "neri" della malattia sono ancora altissimi: in Sudafrica, ad esempio sono sei milioni le persone infettate e non tutti riescono a beneficiare delle terapie antiretrovirali. Un elevato numero di casi si registra ancora anche in Italia anche se il numero di infezioni è stabile. In base ai dati trasmessi dalle Regioni, nel 2013, ci sono state sono state 1016 casi di Aids. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive, nel 2013, sono maschi nel 72,2% dei casi. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti).Aumenta l’età mediana della diagnosi che è 39 anni per i maschi e 36 per le femmine. Nel 2013, le regioni che hanno registrato il più alto numero di diagnosi di HIV sono state il Lazio, la Lombardia e il Piemonte. L’incidenza più bassa è stata osservata in Calabria. Nella maggior parte delle regioni l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV sembra avere un andamento stabile, anche se in alcune (Piemonte, Toscana, Abruzzo, Calabria) sembra essere in aumento e in altre si osserva un andamento in diminuzione (Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Trento, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Sardegna). Il problema nel nostro Paese è soprattutto che la metà delle nuove diagnosi avviene in ritardo, molto tempo dopo l’avvenuta infezione, quando il virus ha già iniziato a danneggiare seriamente il sistema immunitario o dopo la comparsa dei primi sintomi.
 




POLIO: C'È UN VACCINO RESPONSABILE

Dopo Ucraina, in Mali scoperti altri casi, ma si continua la profilassi con il vaccino imputato responsabile


di Cinzia Marchegiani

Mali (Africa) – L’Osservatore d’Italia lo scorso 29 luglio aveva dato notizia di uno studio importante pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology sui vaccini imperfetti, dove per la prima volta veniva confermata la teoria, molto controversa, secondo la quale alcuni tipi di vaccini consentono l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulente del microbo vaccinale, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio per una malattia grave. Questa ricerca ha segnato implicazioni importanti per l'economia e la sicurezza delle catene alimentari, così come per altre malattie che colpiscono l'uomo e gli animali da allevamento. I ricercatori e autori di questo studio, mettevano in guardia gli studiosi in merito ai vaccini che si stanno studiano sull’Ebola, ed in tempi non sospetti hanno anticipato l’allarme che i casi di Polio avvenuti prima in Ucraina e ora in Mali hanno sollevato.

Lo studio inedito di cui l’Osservatore d’Italia ne ha dato prontamente notizia, informava le autorità sanitarie mondiali ed il mondo scientifico dell’esistenza di un rischio connesso con l’utilizzo di questi vaccini imperfetti che da un lato immunizzano il vaccinato, e dall’altro consentono al microbo attenuato, presente nel vaccino somministrato, di modificarsi e diffondersi nell’ambiente circostante per contagiare i non vaccinati nei quali poi si produce una malattia altamente virulenta e spesso fatale. In buona sostanza, l'uso di questi vaccini fallimentari od imperfetti possono influenzare l'evoluzione della virulenza di un virus. Questo importante lavoro è stato portato avanti da un gruppo internazionale di studiosi guidato dal Prof. Andrew Read che si è avvalso della collaborazione di Evan Pugh (Professore di Biologia ed Entomologia), di Eberly (Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA) e del Prof. Venugopal Nair (capo del programma di aviaria e Malattie virali dell'Istituto Pirbright, Regno Unito).

I vaccini Imperfetti, o fallimentari, sono conosciuti come tali perché impediscono ai soggetti vaccinati di ammalarsi, ma non impediscono la trasmissione del virus agli altri, in tal modo il virus è in grado di sopravvivere e diffondersi in tutta una popolazione. Lo hanno dimostrato con dei test condotti sui polli, utilizzando il virus della malattia di Marek. I polli non vaccinati sono morti, mentre quelli che sono stati vaccinati sono sopravvissuti al virus studiato ed hanno trasmesso il virus ad altri uccelli lasciati in contatto con loro.

Il caso Ucraina, colpa del vaccino orale. Agli inizi di settembre il mondo è stato allertato dalla notizia di due casi di poliomielite paralitica causati dalla circolazione del poliovirus tipo 1 derivato dal vaccino, casi che sono stati confermati in Ucraina il 28 agosto 2015. La somiglianza genetica tra i virus isolati nei due casi, indica la trasmissione attiva del poliovirus. Entrambi i casi sono stati registrati nella regione di Zakarpatskaya nel sud-ovest dell’Ucraina, al confine con la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia e la Polonia. Quindi i casi accertati di poliomelite paralitica sono stati causati dall’azione del vaccino somministrato (virus vivo ed attenuato) che poi è mutato, ha contagiato parte della popolazione ed ha prodotto in due bambini non vaccinati la malattia paralitica. Quindi, non si tratta del virus selvaggio, ma di quello vaccinale che è stato capace di produrre la malattia in due soggetti non vaccinati poiché quel tipo di vaccino consente la moltiplicazione del virus nel tratto intestinale del vaccinato, che è quindi libero di contagiare altre persone poiché eliminato con le feci. Se nel corso di questa moltiplicazione riacquista la sua neuro-virulenza può ora essere pericoloso per il soggetto vaccinato e per il resto della popolazione. In questi casi i danni sono a carico dei due soggetti spettatori ignari ed innocenti. A favorire il tutto esistono due fattori fondamentali: la bassa copertura vaccinale della popolazione e le condizioni igieniche-sanitari, che in un Paese martoriato dalla guerra civile non possono essere brillanti.

Caso Polio in Mali a Luglio 2015. La stessa OMS, dopo i due casi di poliomielite paralitica in Ucraina, comunicati al mondo il 4 settembre 2015, riporta dopo tre giorni, un nuovo caso avvenuto in Mali nel luglio 2015 e precisamente a Bamako: “Un caso di poliomielite paralitica provocata da un virus vaccinale, derivato dal poliovirus di tipo 2 (cVDPV2), è stato confermato a Bamako, la capitale e la città più grande del Mali”. Il Paese ha registrato l'ultimo caso di polio da “virus selvaggio” (WPV) nel giugno del giugno 2011, a Goundam, nella regione Timbuktu. Il bambino affetto da poliomielite paralitica ha 19 mesi di età ed è di nazionalità guineana.

L’apparente contraddizione del caso. Giustamente, le persone che apprendono queste notizie si pongono il legittimo quesito: se il vaccino orale è in grado di produrre la poliomielite paralitica, perché lo continuano ad usare? Essendo ormai abituali ai difetti della comunicazione, abbiamo subito capito che una cattiva divulgazione non rende un buon servizio alla popolazione. Da una parte si legge che i casi sono provocati dalla bassa copertura vaccinale, ma questa è una bugia perché i casi sono provocati dai ceppi vaccinali mutati e neuro-virulenti che hanno avuto facile gioco in una popolazione scarsamente vaccinata. Allora ad arte questi scrittori quotidiani confondo la causa con la concausa. Ma la causa è il ceppo vaccinale mutato e la concausa è la scarsa copertura vaccinale che consente al virus di infettare molti soggetti nei quali può esercitare il suo potere lesivo. 

Qui emergono alcuni difetti del programma mondiale di eradicazione della poliomielite. Ne Mali questo ceppo vaccinale mutato è apparentemente arrivato adesso, ma nelle aree circostanti circola liberamente da anni. Infatti, il virus attuale è geneticamente legato ad un poliovirus rilevato nel mese di agosto 2014 nel distretto di Siguiri nella regione Kankan della Guinea e sta circolando attraverso i confini internazionali da circa 2 anni. Per questo virus vaccinale mutato, il rischio di diffusione è alto e la pericolosità elevata, poiché è in grado di provocare la malattia paralitica negli esseri umani e può uccidere i soggetti infettati. Ora è bene dirselo immediatamente: il vaccino ucciso di Salk (puntura) costa di più rispetto al Sabin (gocce) ed è più difficile da somministrare. Se la comunità internazionale vuole eradicare la poliomielite deve spendere ingenti somme di denaro e condurre campagne vaccinali che spesso difettano in una delle componenti fondamentali sulle quali si basa un efficiente programma di eradicazione globale. Restiamo in attesa di conoscere le misure che verranno adottate. Pare di capire che si continuerà a vaccinare con le gocce (vaccino di Sabin od OPV) accettando i rischi che tale pratica vaccinale veicola. 

FOCUS Poliomielite. Cerchiamo di spiegare meglio cosa è questa malattia, quali tipi di vaccini esistono e quali coperture immunitarie riescono a produrre. La Poliomelite è causata dai poliovirus, classificati in tipo 1, 2 e 3. Gli esseri umani sono l'unico serbatoio d’infezione ed il poliovirus si moltiplica nell'intestino degli individui infetti. I virus selvaggi della poliomielite provocano una malattia altamente contagiosa e le persone infette rilasciano i virus nelle feci, prima e dopo l’esordio della malattia. La modalità di trasmissione segue la via oro-fecale.
Quando il virus viene ingerito, entra nell'intestino dove si moltiplica. Le manifestazioni cliniche dell'infezione da poliovirus selvaggio variano notevolmente. L’epidemiologia dice che il 90-95% delle persone infettate sviluppano una malattia inapparente che conferisce comunque immunità. La malattia clinicamente evidente si manifesta solo nel 5% delle persone infettate laddove la forma paralitica si verifica in circa 1 caso/1000 infezioni nei bambini piccoli ed in circa 1/100 se colpisce gli adolescenti. Complessivamente solo lo 0,1% delle persone infettate contrae la poliomielite paralitica. Dopo un periodo medio di 8-12 giorni d’incubazione, il virus selvaggio può imboccare una delle strade prima indicate dall’epidemiologia. Per gli approfondimenti della clinica vi rinviamo ai testi di medicina.

Vaccini. Nessuna terapia specifica è disponibile contro il virus. Tuttavia, i vaccini efficaci contro la polio sono disponibili, rendendo la vaccinazione essenziale per prevenire la malattia. Ci sono due tipi di vaccini antipolio. Il vaccino antipolio orale (OPV) ed il vaccino inattivato (IPV) che contiene il virus ucciso. Entrambi i vaccini contengono combinazioni dei tre tipi di poliovirus dal momento che tutti sono necessari per fornire protezione contro i tre tipi di poliovirus selvaggi.
I programmi di immunizzazione dell’infanzia con OPV o IPV sono state efficaci nel bloccare la trasmissione dei poliovirus selvaggi e nell'eliminare dei virus da molte zone del mondo. Nella UE/SEE, tutti gli Stati membri dispongono di un programma di vaccinazione dei bambini contro la polio utilizzando il vaccino inattivato IPV somministrato per via intramuscolare, vaccino di scelta nelle zone libere da poliovirus o con livelli molto bassi di circolazione.
L'ultimo caso di polio paralitica endemica nella regione europea (cioè con la fonte del contagio originario della regione) è stato riportato in Turchia nel novembre 1998. Nel giugno 2002, la regione europea è stata ufficialmente dichiarata libera dalla polio dall’OMS. Restano sacche di diffusione del virus che consento la possibile importazione di casi nelle regioni libere da polio come è successo nel 2005 in Tagikistan e nel 2013-2014 in Israele. È bene che chi si reca nelle zone dove il virus è ancora circolante sia correttamente immunizzato e segua delle norme elementari di igiene, tipo lavarsi sempre prima di mangiare ed utilizzare solo acqua potabile pulita. Ciò significa che l’eradicazione si avvale anche della corretta igiene personale e delle condizioni igieniche generali delle popolazioni.

Problemi economici alla base della diverse vaccinazioni mondiali. Come detto prima, il vaccino orale è meno costoso e più facile da somministrare. Nei Paesi del terzo mondo quindi si continua a vaccinare con questo vaccino che ha i suoi effetti collaterali. Gli Stati Uniti, come le altre Nazioni non utilizzano più il vaccino vivo antipolio per via orale per le loro campagne vaccinali. Qui si utilizza il vaccino più costoso di Salk (costa circa 5 volte di più).

L'intervista. L’Osservatore d’Italia, in merito a questa nuovo caso di polio da vaccino orale accertato lo scorso luglio in Mali, ha chiesto al dr Giannotta delle spiegazioni, poiché molti genitori si stanno allarmando. Accertato che l’Italia e l’Europa è Polio Free, lo stesso dr Giannotta ci aveva spiegato come questo caso di polio era la conseguenza della trasmissione attiva del virus vaccinale mutato, spalancando uno scenario inedito o quasi. I ceppi di virus polio del vaccino orale possono ritornare rapidamente al fenotipo neuro-virulento – ci spiegava il dr Giannotta in una precedente intervista – che si replica negli esseri umani dopo la vaccinazione: “I ceppi modificati si possono trasmettere da persona a persona e produrre un’epidemia in presenza di concause favorevoli (bassa copertura vaccinale e condizioni igieniche sfavorevoli). Inoltre, i virus della poliomielite si possono replicare per un lungo periodo di tempo nei soggetti con deficit immunitari sottoposti a vaccinazione con virus vivi ed attenuati, possono modificarsi radicalmente, possono provocare la paralisi od infezioni croniche e non esiste alcuna possibilità di arrestare questa diffusione virale da parte di questi soggetti, fino alla loro morte”.

Dr Giannotta, questi casi di polio fanno destare tensione, sono casi che, ripercorrendo il quadro storico, sono però sempre stati presenti, ma forse poco evidenziati dalla scienza.
Quando si producono vaccini con virus vivi bisogna sempre tenere in debita considerazione il fatto che essi si comportano quasi come il ceppo selvaggio, ripercorrendo le medesime tappe sia nell’organismo che nell’ambiente nel quale il soggetto vive. Il virus vivo ed attenuato ha sempre la capacità di replicarsi nel suo ospite e possiede anche il potenziale per produrre danni in determinate condizioni.

Lei ha sollevato il caso dei soggetti con deficit immunitari che hanno disseminato virus per molti anni.
Noi siamo erroneamente indotti a pensare che tutti gli organismi sottoposti a vaccinazione con germi vivi ed attenuati siano in grado di eliminare il microbo iniettato. Non abbiamo mai considerato, come doveva essere considerata, la diffusione del virus che parte dal soggetto vaccinato, da quale vaccinato parte e cosa questa diffusione ambientale può determinare sul resto della popolazione. In una visione idilliaca, l’eliminazione del virus vaccinale porterebbe a diffondere agli altri lo stesso virus attenuato immunizzandoli a loro insaputa. Ma nel vaccinare in massa qualcuno ha voluto colpevolmente ignorare i soggetti con deficit immunitari che convivono con i soggetti sani nel contesto della popolazione generale.

Lo studio del gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, che si è avvalso della collaborazione di Evan Pugh (Professore di Biologia ed Entomologia), di Eberly (Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA) e del Prof. Venugopal Nair (capo del programma di aviaria e Malattie virali dell'Istituto Pirbright, Regno Unito), ha sollevato la questione dei vaccini imperfetti e lo scenario precedentemente illustrato sembra quasi profetico al cospetto degli odierni eventi.
Si può fare quindi molto di più per la sicurezza mondiale?
Il nostro giornale si era occupato dello studio sui vaccini imperfetti incentrando l’attenzione sul vaccino contro la malattia di Marek nei polli che consente ai polli stessi di produrre varianti estremamente virulente che non uccidono i polli vaccinati ma uccidono quelli non vaccinati colpiti dal virus vaccinale eliminato dai polli vaccinati. Ora, noi abbiamo un quadro equivalente nella specie umana dove i polli vaccinati sono sostituiti dai soggetti immunodeficienti vaccinati con virus vivi ed attenuati ed i polli non vaccinati sono rimpiazzati dai soggetti umani non vaccinati con quel virus, ma colpiti dal virus modificato nel corpo del soggetto vaccinato che ora è divenuto altamente pericoloso per i non vaccinati. Mentre nel caso di MIBE che vi avevo descritto a proposito del virus del Morbillo il danno è appannaggio del soggetto vaccinato; nel caso dei virus polio il danno si trasferisce spesso al soggetto non vaccinato.

Il vaccino di cui parla è il Sabin, di cui l’Italia non ne fa più uso.
Questo vaccino non si usa più dal 2002 in Italia ed ora è presente sotto forma di vaccino inattivato nel vaccino esavalente. In un testo di pediatria del 1999, che ho sempre per mano, è riportato che il vaccino in gocce negli adulti e nei pazienti con immunodeficienza comporta un incremento del rischio di malattia paralitica. A quel tempo negli USA esisteva una schedula vaccinale sequenziale che contemplava le prime due dosi di vaccino ucciso (Salk) e le due successive di vaccino vivo ed attenuato (Sabin). Si sapeva anche che ogni 800.000 prime dosi di vaccino Sabin si incorreva in un caso di poliomielite paralitica da vaccino nel soggetto vaccinato o nelle persone che venivano in contatto con questo soggetto. Nel 1988 il WHO si era prefissato lo scopo di eradicare la poliomielite nel 2000 e per far ciò erano necessari 4 strumenti: 1) alta copertura vaccinale, 2) sorveglianza efficace, 3) somministrazione di dosi supplementari a tutti i bambini nella giornata nazionale dell’immunizzazione, 4) vaccinazione a tappeto nelle aree ad alto rischio.

Il Sabin quindi è il responsabile di questi casi di polio nel mondo, è sempre un problema rapporto costi/benefici?
Il problema sta nel fatto che il virus vaccinale può riacquistare la sua neuro-virulenza mentre si replica nel tratto intestinale del soggetto vaccinato con le gocce, divenendo capace di provocare poliomielite paralitica nello stesso soggetto o nei suoi contatti. La diffusione dei ceppi vaccinali neurovirulenti è facilitata dalla bassa copertura vaccinale e dalla sua replicazione continua nelle persone con deficit immunitari. Quindi, se la vaccinazione Sabin ha bloccato la diffusione del virus selvaggio, purtroppo adesso è protagonista della diffusione dei ceppi vaccinali mutati nelle condizioni prima riferite. Purtroppo, nei Paesi dove la diffusione del virus selvaggio è endemica e/o dove non hanno i fondi per acquistare il Salk, si continua ad usare il Sabin incappando nelle situazioni odierne.

Ucraina e Mali hanno confermato due casi da ceppi di virus orali però diversi. Quindi conferma ancora una volta il ruolo attivo svolto dal vaccino in caso di poliomelite. Cosa ci dobbiamo attendere?
I
l WHO (Organizazione Mondiale della Sanità), il 7 settembre 2015 comunica che nel Mali si è verificato un caso di cVDPV2 (vaccine-derived poliovirus type 2) che è un caso provocato dal ceppo vaccinale mutato di tipo 2, mentre nei casi ucraini è il tipo 1. La paralisi si è verificata il 20 luglio 2015 in un bambino di 19 mesi. Il virus in causa circolava in quel distretto da 2 anni. Il rischio di diffusione di questo virus è ritenuto elevato ed ha la capacità di causare la malattia paralitica negli esseri umani o di uccidere. Il WHO dice che nella Guinea il basso ritmo di copertura vaccinale ha favorito la diffusione di questo virus mutato. C’è da aspettarsi altri casi senza possibilità di prevedere tempi e luoghi, soprattutto alla luce del fatto che i quattro elementi della strategia vaccinale per l’eradicazione mondiale hanno ancora troppi punti di criticità non risolti.

L’analisi del dr Giannotta sembra tracciare importanti aspetti scientifici e indicare strategie sanitarie ormai necessarie. Non sempre gridare all’epidemia servirà a sconfiggere il virus, e neanche sensibilizzare l’attenzione con campagne vaccinali se poi, in questo caso specifico, il pianeta affronta la poliomelite con vaccini diversi, di cui uno ormai ha dimostrato la sua fallacità. E la natura riesce a superare muri e il controllo umano, ma è altrettanto capace di lanciare importanti indizi che ora… non possono più essere sottovalutati.




UCRAINA: E' ALLARME VACCINO KILLER

di Cinzia Marchegiani

Kiev
– Quando il vaccino può far danni come un virus selvaggio. È il caso avvenuto in Ucraina, a due passi anche dall’Europa. La condizione di bassa copertura vaccinale esistente in certe aree è conosciuta da tempo, ma sembra che le istituzioni mondiali abbiamo lasciato correre senza incoraggiare i dovuti provvedimenti che un progetto mondiale di eradicazione della malattia suggeriva di adottare. Allora ora piangiamo noi stessi di fronte a due casi che potrebbero innescare un’epidemia di poliomielite paralitica. 

Il fatto. Il mondo si è allertato dalla notizia di due casi di poliomielite paralitica causati dalla circolazione del poliovirus tipo 1 (cVDPV1) derivato dal vaccino, casi che sono stati confermati in Ucraina il 28 agosto 2015. La somiglianza genetica tra i virus isolati indica la trasmissione attiva del poliovirus. Entrambi i casi sono stati registrati nella regione di Zakarpatskaya nel sud-ovest Ucraina, al confine con la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia e la Polonia.

Quindi i casi accertati di poliomelite paralitica sono stati causati dall’azione del vaccino somministrato (virus vivo ed attenuato) che poi è mutato, e non dal virus selvaggio, del quale ignoriamo la condizione attuale di diffusione.

L'intervista. Il dr Girolamo Giannotta ci spiega come è potuto accadere un contagio da vaccino, partendo dal comunicato del 4 settembre dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) che dichiara che ci sono stati due casi in Ucraina di poliomielite paralitica provocati dalla circolazione del poliovirus tipo 1 (cVDPV1) derivato dal vaccino.

Dr Giannotta, c’è stata poca informazione al riguardo, dr Giannotta, può spiegare meglio cosa è accaduto?
È del tutto evidente che il vaccino sotto accusa è quello in gocce (di Sabin, virus vivo ed attenuato) che in Italia non si usa dal 2002. La similarità genetica tra i tipi isolati in Ucraina indica che si tratta di trasmissione attiva del virus. Quando si vaccina la massa della popolazione è inevitabile che si vaccinino un gran numero di soggetti immuno-competenti ed un piccolo numero di soggetti con deficit immunitari diagnosticati nel periodo post-vaccinale. È una cosa della quale nessuno si è mai occupato, ma che adesso assume tutta la sua rilevanza. Dunn et al., hanno dimostrato che un soggetto ha albergato nel suo corpo e disseminato nell’ambiente una grande quantità di un poliovirus di tipo 2 altamente virulento ed antigenicamente modificato per un periodo stimato di 28 anni. Il possibile rischio legato a questa condizione è che possa insorgere la polio paralitica nelle popolazioni dove da lungo tempo si usa il vaccino Salk (virus ucciso) per iniezione intramuscolare, come in Italia.

Un quadro inquietante che le istituzioni mondiali preposte a monitorare e anticipare le epidemie sembrano non aver valutato nella giusta misura questa eventualità. Cosa dobbiamo sapere?
I casi di poliomielite da virus selvaggio si sono abbattuti con la campagna vaccinale, ma casi rari si sono verificati con l’uso del vaccino vivo ed attenuato. I ceppi di virus polio del vaccino orale possono ritornare rapidamente al fenotipo neuro-virulento che si replica negli esseri umani dopo la vaccinazione. Questi ceppi modificati si possono trasmettere da persona a persona e produrre un’epidemia. Ma il fatto più preoccupante e che questi virus si possono replicare per un lungo periodo di tempo nei soggetti con deficit immunitari dove possono provocare la paralisi od infezioni croniche e non esiste alcuna possibilità di arrestare questa diffusione virale da parte di questi soggetti, fino alla loro morte. Il soggetto descritto ha eliminato nell’ambiente in cui viveva il poliovirus di tipo 2, derivato dal vaccino, per un periodo stimato di 28 anni. Questo virus è altamente virulento, è antigenicamente alla deriva ed è eliminato in grandi quantità a tal punto da rappresentare un rischio evidente per il programma di eradicazione della poliomielite.

Esiste quindi un serio pericolo di epidemia quale conseguenza della particolare condizione indotta da queste persone che sono produttori e disseminatori di virus della poliomielite da ceppi vaccinali mutati?
Seppur esista questa reale minaccia, la popolazione immunizzata in massa potrebbe correre pochi rischi di andare incontro alla poliomielite paralitica e l’auspicata virata della strategia vaccinale non pare essere all’orizzonte e questo potrebbe essere una minaccia ben peggiore dei ceppi mutati e liberamente circolanti in tutto il mondo poiché il serbatoio dei soggetti con deficit immunitari è grande ed in teoria da lì possono emergere altri virus vaccinali mutati.

Un quadro inquietante dr Giannotta, cosa suggerisce?
Piuttosto che dedicarsi alle sciocchezze per tranquillizzare il popolino, è imperiosa la necessità di rivedere la strategia vaccinale che non deve limitarsi al solito ritornello della reiterazioni delle dosi, con aggiunte che non cambierebbero il corso degli eventi futuri. Questo è compito delle Autorità Sanitarie che non vorrei si dedicassero al millantato credito ed io non posso suggerire strategie perché non sono in possesso dei dati virologici che le suddette Autorità custodiscono gelosamente, senza possibilità di onesta condivisione.

Sul caso polio in Ucrania l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ci fa sapere che il rischio di trasmissione del virus e l’importazione dello stesso è più alto nelle zone di confine con un rischio per i cittadini europei, basso in virtù dell’elevata copertura vaccinale.
Ma l’ECDC forse sottovaluta che l’adozione del vaccino Salk ha impedito il realizzarsi dell’immunità locale gastrointestinale, l’unica capace di bloccare la diffusione del virus al resto del corpo e non ha tenuto in debita considerazione il tempo di latenza della risposta da parte delle cellule B della memoria immunologica, indotte dalla vaccinazione con vaccino Salk. 

Il monito che il dr Giannotta ha sollevato, speriamo sia ben conosciuto da chi è preposto alla tutela mondiale della popolazione. Ma cosa possiamo dire ai genitori preoccupati?
Alle mamme bisogna dire che le sub-popolazioni di vaccinati e non vaccinati potrebbero ottenere vantaggi o svantaggi imprevedibili a causa della strategia microbica a noi ignota. Di certo è l’Istituto Superiore della Sanità che dovrebbe fornire informazioni al riguardo. Poi, volenti o nolenti, dobbiamo attenerci alle raccomandazioni impartite dall’OMS che si ripromette di monitorare di continuo la situazione e raccomanda i Paesi interessati a rinforzare il monitoraggio della specifica situazione per individuare gli eventuali nuovi casi di polio paralitica. Non mancano le raccomandazioni per l’intensificazione della campagna vaccinale, ma tutti questi provvedimenti richiedono tempo, troppo tempo per impedire il realizzarsi di nuovi casi.

I virus sembrano avere strategie che sfugguno al controllo umano, l'OMS per ora raccomanda che tutti i viaggiatori che si recano nelle aree colpite da polio paralitica siano completamente vaccinati contro la stessa polio. Residenti e visitatori (per più di 4 settimane) nelle zone infette devono ricevere una dose addizionale di vaccino orale antipolio (OPV) o vaccino antipolio inattivato (IPV) da 4 settimane a 12 mesi dal viaggio.
 




FARMACO VORICONAZOLO: DA SAN FRANCISCO L'INQUIETANTE SCOPERTA

di Cinzia Marchegiani

San Francisco – Dall'università di San Francisco, nello stato della California, una delle principali università dedicata alla promozione della salute in tutto il mondo attraverso la ricerca biomedica avanzata, formazione post-laurea in scienze della vita e le professioni sanitarie e di eccellenza nella cura del paziente arriva un importante studio effettuato su un farmaco che viene prescritto ad una classe di pazienti.

Cancro e morte, ecco la scoperta importante sul voriconazolo. Il farmaco incriminato è il Voriconazolo, comunemente usato nelle terapie per trattare le infezioni fungine in pazienti sottoposti a trapianto polmonare, ma ora secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori universitari di San Francisco e pubblicato quest’oggi sulla rivista scientifica American Journal of Transplantation apre purtroppo scenari inquietanti. Lo studio inedito ha di fatto dimostrato che l'utilizzo del voriconazolo  aumenta significativamente il rischio di cancro della pelle e può portare persino la morte. Per questo motivo il gruppo di ricercatori raccomanda ai medici di considerare i fattori specifici di ogni singolo paziente che possono modificare il rischio ed i benefici del farmaco, quando si prescrive la cura.

Le dichiarazioni. L'autore senior Sarah Arron, MD, PhD, professore associato di dermatologia e direttore della Clinica “La pelle ad alto rischio cancro”, che offre l'assistenza medica e chirurgica più avanzata per i pazienti ad alto rischio di cancro alla pelle non-melanoma – e cioè per pazienti organo e trapiano midollo osseo, quelli con sindromi genetiche che li ha messi ad aumentato rischio di cancro della pelle come la sindrome del nevo basocellulare, la sindrome di Bazex, la sindrome di Rombo e xeroderma pigmentoso; Leucemia e linfoma pazienti, inclusi quelli da Leucemia linfatica cronica e linfoma non Hodgkin; quelli con a lungo termine HIV – ha spiegato in modo deciso: "E’ importante per i medici essere consapevoli dell'impatto del Voriconazolo. Raccomandiamo che tutti i pazienti sottoposti al trapianto del polmone siano informati sul rischio di cancro della pelle e l’importanza della fotoprotezione, oltre alla programmazione screening per il cancro della pelle di routine con un dermatologo qualificato dopo i programmi di trapianto. Ma soprattutto per i trapianti polmonari dovrebbero anche prendere in considerazione i fattori di rischio del paziente-specifici al momento di decidere il tipo, dosaggio e durata dei regimi di profilassi antifungine ".

Focus Cancro della Pelle dopo trapianti di organi solidi. Il cancro della pelle è il tumore maligno più comune che sopraggiunge in seguito ai trapianti di organi solidi, soprattutto a causa dell’immunosoppressione, ciò produce una casistica impietosa, i pazienti trattati sviluppano il rischio 65 volte maggiore di sviluppare un carcinoma cutaneo a cellule squamose (SCC) rispetto alla popolazione generale. Questi carcinomi sono aggressivi e possono portare a numerose lesioni, con conseguente più interventi chirurgici debilitanti e aumento del rischio di morte.

I pazienti con polmone trapiantato sono particolarmente suscettibili di SCC causa dell'età anni al trapianto e più intensa immunosoppressione. Essi hanno anche alti tassi di infezioni fungine dopo il trapianto, che può portare a significativa morbidità e mortalità.

Ma il primo farmaco approvato nel 2002, il Voriconazolo è usato per prevenire e trattare le infezioni fungine invasive, come quelle causate dalle Aspergillus funghi, specialmente nei pazienti con sistema immunitario compromesso, come a seguito di un polmone o altro trapianto d'organo. Aspergillus funghi possono causare aspergillosi, una varietà di malattie spesso si verificano in persone con sistema immunitario sano, ma avere una malattia di base, come la tubercolosi o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Effetto collaterale del Voriconazolo. Purtroppo il carcinoma cutaneo a cellule squamose (SCC) è un grave effetto collaterale di Voriconazolo, che non ha linee guida chiare per i regimi di profilassi nonostante il suo uso diffuso.
Dati dello Sudio, l’esposizione al Voriconazolo aumenta del 73% rischio di tumore alla pelle. Nel loro studio, Arron ei suoi colleghi hanno valutato tutti i UCSF singolo-polmone, doppio polmone o cuore-polmone pazienti trapiantati sottoposti a trapianto tra ottobre 1991 e dicembre 2012. Questi 455 individui sono stati analizzati per l'esposizione al Voriconazolo e il suo impatto sulla SCC, Aspergillus colonizzazione, aspergillosi invasiva e per tutte le cause di mortalità. I ricercatori hanno scoperto che l'esposizione Voriconazolo ha determinato un 73 per cento maggiore rischio per Carcinoma Cutaneo a Cellule Squamose o SCC, con ogni ulteriore esposizione di 30 giorni aumentando il rischio del 3 per cento.

Il Voriconazolo è inoltre inefficace contro aspergillosi. Il farmaco sotto indagine ha dimostrato che ha ridotto significativamente il rischio di Aspergillus colonizzazione, soprattutto nel primo anno dopo il trapianto, ma non aspergillosi. Ha inoltre ridotto per tutte le cause di mortalità tra i pazienti trapiantati che hanno sviluppato Aspergillus colonizzazione ma non ha avuto un impatto significativo su quelli senza la colonizzazione.
Nel dettaglio l'autore Matteo Mansh, MD, che ha fatto il lavoro come uno studente di dottorato presso la Stanford University che ha incluso un anno di ricerca presso il Dipartimento di Dermatologia UCSF, ha ulterirmente chiarito le seguenti indicazioni importanti, indirizzate ai medici: "Nel caso di pazienti con trapianto al polmone con fattori di rischio per carcinoma cutaneo a cellule squamose (SCC), compresi quelli con l'età avanzata, il sesso maschile e di razza bianca o quelli in cui la somministrazione Voriconazolo prolungata non può avere chiari benefici, i medici di trapianto dovrebbero considerare limitare l'esposizione ad alte dosi della terapia con Voriconazolo o utilizzando farmacologica alternativa, opzioni che non presentano un aumentato rischio di SCC "
 




ECCO L'IDENTIKIT PIU' PRECISO DEL BOSONE DI HIGGS

di Giuseppa Guglielmino
 
Novità importanti in ambito scientifico, il Cern di Ginevra ha annunciato che è stato ottenuto l’identikit più preciso del bosone di Higgs e indica la particella grazie alla quale ogni cosa ha una massa. E’ simile a quella prevista dal modello standard della fisica. Tale risultato ha avuto esito positivo grazie ai precedenti dati raccolti negli esperimenti del 2012 che hanno portato alla scoperta della particella Atlas e Cms. Gli esperimenti sono stati condotti nel Large Hadron Collider, l’acceleratore più grande del mondo. Nel maggio scorso la combinazione dei due esperimenti aveva permesso agli scienziati di poter rilevare la misura più precisa della massa del bosone di Higgs. Riferisce il responsabile dell’esperimento Cms, Tiziano Camporesi “Combinare i dati dei due esperimenti permette un altissimo livello di precisione, per raggiungere il quale un unico test avrebbe richiesto almeno altri due anni di lavoro'', ha osservato il direttore generale del Cern, Rolf Heuer. Combinare i dati dei due esperimenti è stato un lavoro enorme, nel quale sono stati analizzati oltre 4.200 parametri” aggiunge inoltre che sembra facile combinare i dati di due esperimenti non è affatto semplice perché ognuno di essi da dati deversi. Ha aggiunto che “Sarà necessario  vedere se l'identikit del bosone di Higgs sarà confermato anche dai nuovi dati raccolti a questa energia più elevata”.
 
 
Cos'è il bosone di Higgs è un bosone elementare, massivo e scalare che gioca un ruolo fondamentale all'interno del Modello standard. Venne teorizzato nel 1964 e rilevato per la prima volta nel 2012 negli esperimenti ATLAS e CMS, condotti con l'acceleratore LHC del CERN. La sua importanza è quella di essere la particella associata al campo di Higgs, che secondo la teoria permea l'universo conferendo la massa alle particelle elementari. Inoltre la sua esistenza garantisce la consistenza del Modello standard, che senza di esso porterebbe a un calcolo di probabilità maggiore di uno per alcuni processi fisici. Risulta opportuno fare una distinzione fra meccanismo di Higgs e bosone di Higgs. Introdotti nel 1964, il meccanismo di Higgs fu teorizzato dal fisico britannico Peter Higgs e indipendentemente da François Englert, Robert Brout (questi due studiosi lavorando su un'idea di Philip Anderson), Gerald Guralnik, C. R. Hagen e Thomas Kibble (tutti questi fisici, rimasti relativamente in ombra rispetto a Peter Higgs, sono stati premiati nel 2010 per il loro contributo), ma solo la pubblicazione di Higgs citava esplicitamente, in una nota finale, la possibile esistenza di un nuovo bosone. Egli aggiunse tale nota dopo che una prima stesura era stata rifiutata dalla rivista Physics Letters, prima di reinviare il lavoro alla Physical Review Letters. Il bosone e il meccanismo di Higgs furono successivamente incorporati nel Modello standard, in una descrizione della forza debole come teoria di gauge, indipendentemente da Steven Weinberg e Abdus Salam nel 1967.Il bosone di Higgs è dotato di massa propria, il cui valore non è previsto dal Modello standard. Misure indirette dalle determinazioni dei parametri elettrodeboli davano indicazioni che i valori più probabili fossero comunque relativamente bassi,[6] in un intervallo accessibile al Large Hadron Collider presso il CERN. Molti modelli supersimmetrici predicevano inoltre che il valore più basso possibile della massa del bosone di Higgs fosse intorno a 120 GeV o meno, mentre la teoria dà un limite massimo di circa 200 GeV (≈3,5 × 10-25 kg).

Ricerche dirette effettuate al LEP avevano permesso di escludere valori inferiori a 114,5 GeV.[7] Al 2002 gli acceleratori di particelle avevano raggiunto energie fino a 115 GeV. Benché un piccolo numero di eventi registrati avrebbero potuto essere interpretati come dovuti ai bosoni di Higgs, le prove a disposizione erano ancora inconcludenti. A partire dal 2001 la ricerca del bosone di Higgs si era spostata negli Stati Uniti, studiando le collisioni registrate all'acceleratore Tevatron presso il Fermilab. I dati lì raccolti avevano consentito di escludere l'esistenza di un bosone di Higgs con massa compresa tra 160 e 170 GeV.
Simulazione Geant4 di un evento in un acceleratore di particelle che dovrebbe generare un bosone di Higgs

Come detto, ci si aspettava che LHC, che dopo una lunga pausa aveva iniziato a raccogliere dati dall'autunno 2009, fosse in grado di confermare l'esistenza di tale bosone.

Il 13 dicembre 2011, in un seminario presso il CERN, veniva illustrata una serie di dati degli esperimenti ATLAS e CMS, coordinati dai fisici italiani Fabiola Gianotti e Guido Tonelli, che individuavano il bosone di Higgs in un intervallo di energia fra i 124 e 126 GeV con una probabilità prossima al 99%. Benché tale valore fosse sicuramente notevole, la comunità della fisica delle alte energie richiede che, prima di poter annunciare ufficialmente una scoperta, sia raggiunta una probabilità di errore dovuto al caso o valore-p (l'elemento imprevedibile principale è rappresentato in questo caso da fluttuazioni quantistiche) non superiore allo 0,00006% (un valore di 5 in termini di deviazioni standard, indicate anche con la lettera greca sigma). Il 5 aprile 2012, nell'anello che corre con i suoi 27 km sotto la frontiera tra Svizzera e Francia, veniva raggiunta l'energia massima mai toccata di 8 000 miliardi di elettronvolt (8 TeV).Gli ulteriori dati acquisiti permettevano di raggiungere la precisione richiesta, e il 4 luglio 2012, in una conferenza tenuta nell'auditorium del CERN, presente Peter Higgs, i portavoce dei due esperimenti, Fabiola Gianotti per l'esperimento ATLAS e Joseph Incandela per l'esperimento CMS, davano l'annuncio della scoperta di una particella compatibile con il bosone di Higgs, la cui massa risulta intorno ai 126,5 GeV per ATLAS e intorno ai 125,3 GeV per CMS. La scoperta del Bosone di Higgs veniva ufficialmente confermata il 6 marzo 2013, nel corso di una conferenza tenuta dai fisici del CERN a La Thuile. I dati relativi alle sue caratteristiche sono tuttavia ancora incompleti. L'8 ottobre 2013 Peter Higgs e François Englert sono stati insigniti del premio Nobel per la Fisica per la scoperta del Bosone di Higgs.

Dopo due anni di pausa tecnica, nel giugno 2015 LHC ha ripreso gli esperimenti con una energia di 13 TeV, avvicinandosi alla massima prevista di 14 TeV. Oltre a nuove misurazioni relative al completamento delle caratteristiche del bosone di Higgs, molti fisici teorici si aspettano che una nuova fisica emerga oltre il Modello standard a tale scala di energia, a causa di alcune proprietà insoddisfacenti del modello stesso. In particolare i ricercatori sperano di verificare l’esistenza delle particelle più sfuggenti della materia e comprendere la natura della materia oscura e dell’energia oscura, che costituiscono rispettivamente circa il 25% e il 70% della massa-energia dell'universo (l'energia e la materia visibili ne costituiscono solo il 5%).




VACCINI ALTERATI RIPETUTI DUE VOLTE: LO SCANDALO DEL CASO DI LODI. BEN 140 BAMBINI IMPLICATI

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di Chiara Rai

Il caso dei vaccini a Lodi lascia l’amaro in bocca. Circa 140 bambini sono stati richiamati dall’Asl lodigiana dopo la scoperta che i vaccini a cui erano stati sottoposti nell’ultima decade di luglio non erano ben conservati a causa della rottura di un frigorifero. Il sistema d’allarme della cella del distretto di Casalpusterlengo ha rilevato il problema con enorme ritardo, quando i vaccini (per la maggior parte esavalenti sui neonati) erano già stati somministrati. La temperatura ha avuto un picco fino a meno 10 gradi sottozero, una temperatura tutt’altro ottimale per la conservazione dei vaccini, che si sono ovviamente ghiacciati. Intanto il vaccino esavalente non è obbligatorio, questo tipo di vaccinazione infatti contiene 6 vaccini  di cui 2 facoltativi ma spacciati per obbligatori e piuttosto che richiamare le famiglie e somministrare nuovamente il vaccino bisognerebbe accertarsi del loro stato di salute.

 L’Asl ha tranquillizzato i genitori e diramato una spiegazione in merito: “Non c’è possibilità che l’alterazione della temperatura di un vaccino lo renda pericoloso, può solo diminuirne l’efficacia. Anche l’effettuazione di una dose supplementare di un vaccino che ha determinato una risposta immunitaria comporta unicamente un rafforzamento dell’immunità». Ma resta la preoccupazione dei genitori”.

Ben si esprime sul caso di Lodi la Dottoressa Gabriella Lesmo , iscritta all’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Milano. "Il buon senso vorrebbe che si verificasse la avvenuta immunizzazione o meno – dice l’esperta – prima di iniettare ancora farmaci proinfiammatori immunoattivi quali sono i vaccini. Tuttavia non solo il buon senso è stato cancellato dal formulario delle vaccinazioni, ma la presunta cattiva fede fa scrivere che non è necessario controllare perché "una dose in piu' fa bene". In realtà si oscura la sostanza del fatto cioè che i farmaci -vaccini non sono stati correttamente conservati e che il personale asl stipendiato ad hoc, e si immagina opportunamente formato,non se ne è "accorto" prima della somministrazione. Sarebbe opportuno sapere chi ha dato l'allarme e quando. Si tace anche il fatto che non è possibile controllare l'efficacia della immunizzazione per alcuni vaccini,che la presenza di anticorpi specifici non significa avvenuta immunizzazione. Fare esami di laboratorio potrebbe anche mostrare che magari esiste leucopenia. L'omertà italiana – conclude –  è particolarmente efficiente, correranno tutti a fare dosi extra"

 

Il calendario vaccinale prevede la prima dose 3 mesi (si considera terzo mese all'età di 2 mesi ed un giorno), richiami a 5/6 mesi e 11/12 mesi. Un richiamo in più senza verificare lo stato immunitario potrebbe essere letale come in questo caso. La storia della piccola Elisa è un esempio: Al decimo mese di vita Elisa tremava e non riusciva più ad alzare la testa. Gli esami hanno rivelato un ritardo psicomotorio causato dal mancato sviluppo della materia bianca nel cervello. I medici non riuscivano a spiegare la disabilità e i genitori di Elisa hanno vissuto per anni con il senso di colpa. Credevano si trattasse di un problema genetico, ma dopo sette anni di indagini sono riusciti a scoprire la verità. Alla piccola era stata somministrata per due volte la terza dose del vaccino. Alla Asl di Monza Brianza si erano dimenticati di registrare la prima vaccinazione. “La madre della piccola Elisa viene convocata dalla Asl di Monza Brianza nel 2010,per effettuare il richiamo delle vaccinazioni “obbligatorie”. Aprendo il libretto ci si rende conto di ben altro,ma si procede comunque. La prima dose è stata effettuata il 19 maggio 2004; La seconda dose è stata effettuata il 14 luglio 2004; Vengono poi richiamati i genitori per l’effettuazione della terza dose il 21 dicembre del 2004. La stessa dose le viene somministrata anche il 25 gennaio 2005. In occasione della quarta e ultima dose del 28 settembre 2010 si rendono conto che qualcosa non va,essendo stata somministrata ben due volte la terza dose del vaccino con conseguenze drammatiche”

 

G. M. , infermiere commenta il caso di Lodi: "I vaccini sono farmaci soggetti a conservazione tramite il cosiddetto ciclo del freddo. Qualora il ciclo del freddo subisca alterazioni, manomissioni, e/o interruzioni non dovrebbe essere somministrato alcun farmaco, tanto più un vaccino adulterato che risulta indistinguibile (a occhio nudo) da un vaccino correttamente conservato. Però la ASL in questione si preoccupa esclusivamente di richiamare le persone, fra le quali molti neonati per somministrare nuovamente il vaccino esavalente (tutt'altro che obbligatorio come riporta l'articolo), venendo meno al suo dovere (sancito all'art. 7 della Legge 210/92) di attuare tutte le precauzioni per valutare lo stato di salute di tutti coloro ai quali è stato somministrato un vaccino adulterato ed evitare la possibile insorgenza di reazioni avverse (Principio di Precauzione).Se questa non è follia, non saprei come definirla."

Già di per sé i rischi da vaccini esavalenti sono molteplici, figuriamoci poi se questi risultano alterati e se si prvvede a ripeterli così, alla cieca.

I rischi sono numerosi ma spesso e volentieri non vengono menzionati: Infezione virale, candidosi, otite media, infezione delle prime vie respiratorie, faringite, infezione, Disturbi psichiatrici, irritabilità, pianto inconsolabile, irrequietezza, alterazioni del sistema nervoso, torpore, sonnolenza, disturbi oculari, congiuntivite, alterazioni dell’apparato respiratorio, del torace e del mediastino, bronchite, tosse, rinite, broncospasmo, laringite, stridore, alterazioni dell’apparato gastrointestinale, perdita dell’appetito, diarrea, enterite, gastro-enterite, dolore addominale, vomito, stipsi, alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo, rash, dermatite, eczema, disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione, massa al sito di iniezione, indurimento, gonfiore dell’intero arto dove è avvenuta l’iniezione, dolore, rossore, gonfiore locale al sito di iniezione (≤ 50 mm), febbre ≥ 38°C, reazione al sito di iniezione, gonfiore locale al sito di iniezione (> 50 mm)*, febbre 39°C, gonfiore diffuso dell’arto dove è avvenuta l’iniezione, che coinvolge talvolta l’articolazione adiacente*, affaticamento, alterazioni del sistema immunitario Reazioni allergiche (incluso rash e prurito), reazioni anafilattoidi (inclusa orticaria) alterazioni del sistema nervoso, convulsioni (con o senza febbre), collasso o stato simile a shock (episodi ipotonici-iporesponsivi), disordini general. 

Chi non ricorda il caso del signor Giovanni Nesci il quale si ammalò di poliomielite dopo pochi mesi di vita a causa di un vaccino, ma l’autorità sanitaria non glielo aveva mai riconosciuto. A rendergli giustizia dopo quasi 60 anni è stato il Tribunale di Paola (Calabria), che ha condannato il ministero della Salute, in primo grado, a risarcirgli quasi 80mila euro e a dargli un vitalizio mensile di 800 euro al mese. Nesci di 57 anni è rimasto vittima di un caso di malasanità, consistente nell’assunzione di un vaccino in cattivo stato di conservazione quando aveva appena sei mesi di vita.

Uno studio scientifico mostra che il tasso di mortalità infantile aumenta all'aumentare del numero di dosi vaccinali somministrate.  Maggiori informazioni si trovano nell’articolo "Infant mortality rates regressed against number of vaccine doses routinely given: Is there a biochemical or synergistic toxicity?" di Neil Z Miller e Gary S Goldman, pubblicato orginalmente sulla rivista scientifica ufficiale Human & Experimental Toxicology – 2011

Nel caso di un ritiro dal commercio di un vaccino, meglio evocarne l’inefficacia che il pericolo. Lampante l’esempio dell’Hexavac, sospettato di essere stato responsabile di numerosi casi fatali di edema cerebrale nei neonati.

Fu detto: Il provvedimento non sarebbe legato a problemi di sicurezza del vaccino – riferisce l’Aifa – ed è stato adottato a scopo cautelativo poiché è stata rilevata una variabilità nel processo di produzione che potrebbe attenuare la sua capacità nell’indurre una risposta anticorpale a lungo termine (5-10 anni dalla vaccinazione) contro l’epatite B.

Questi opinabili e flebili argomenti furono utilizzati con la complicità dell’Agenzia europea per i medicinali, forse per coprire qualche immagine di qualche industria farmaceutica e per prevenire l’inchiesta, in quel momento in fase di completamento, che era stata avviata in Germania. Il tutto si è concluso con il ritiro dei vaccini Sanofi

Un recente studio che ipotizza una relazione fra l’impennata dei casi di autismo e le vaccinazioni contro il morbillo. Il lavoro non prende in considerazione il thimerosal ma i frammenti di Dna fetale inseriti nel vaccino.

Dunque, è la stessa scienza che ipotizza vi siano collegamenti fra le sostanze contenute nei vaccini e i disturbi dell’autismo. Non si tratta di certezze assolute? Non è ab-soluta nemmeno la medicina, e allora perché negare l’esistenza di questi studi? http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26103708

Torneremo sul caso con una intervista ad uno specialista in pediatria.

 




PREPARAZIONI PER DIMAGRIRE: IL MINISTERO DICE STOP

Redazione

Il Ministero della Salute ha reso noto che il Ministro Lorenzin ha firmato il decreto con il quale vieta le preparazioni magistrali – preparazioni destinate ai clienti della farmacia o all'interno dell'ospedale. Il farmacista è sempre responsabile solo della qualità delle sostanze utilizzate e della corretta tecnica di preparazione – a scopo dimagrante contenenti i principi attivi triac, clorazepato, fluoxetina, furosemide, metformina, bupropione e topiramato.

Il decreto è stato adottato su impulso dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che ha trasmesso al Ministero segnalazioni di sospetta reazione avversa della Rete Nazionale di Farmacovigilanza dalle quali è emerso che le preparazioni magistrali contenenti i citati principi attivi singolarmente, ma più spesso in associazione combinata tra di loro quando utilizzati a scopo dimagrante, presentano un rapporto beneficio-rischio estremamente sfavorevole e possono essere pericolose per i soggetti che ne fanno uso.

Pertanto, pur essendo queste sostanze autorizzate singolarmente per diverse indicazioni terapeutiche (come: trattamento di ansia, depressione, diabete, ipertensione e epilessia), ne viene spesso fatto un abuso, utilizzandone varie associazioni  a scopo dimagrante.

Il rischio che insorgano reazioni avverse aumenta, si legge nel comunicato del Ministero della Salute, in relazione al numero di principi attivi associati nella preparazione che possono causare anche disturbi psichiatrici e reazioni a carico del sistema cardiovascolare. A ciò si aggiunge che tali combinazioni non sono mai state studiate secondo sperimentazioni cliniche regolari, risultano sprovviste di foglietto illustrativo e scheda tecnica a cui il paziente possa fare riferimento per informarsi sulle caratteristiche del prodotto e che la documentazione disponibile sui singoli principi attivi non garantisce la sicurezza degli stessi, quando sono somministrati in associazione tra loro. È noto altresì che le reazione avverse da preparazioni magistrali sono meno segnalate di quelle dei farmaci.

Due i divieti introdotti dal decreto:
•    Medici e farmacisti non potranno rispettivamente prescrivere e allestire preparazioni magistrali a scopo dimagrante contenenti i principi attivi vietati, usati singolarmente o in combinazione associata tra loro;
•    Non potranno, inoltre, essere prescritte o allestite preparazioni magistrali che, a prescindere dall’obiettivo terapeutico perseguito, contengano i predetti principi attivi in combinazione associata.

Al fine di evitare comportamenti elusivi finalizzati all’assunzione contestuale di più principi attivi, viene inoltre proibito a medici e farmacisti di prescrivere o allestire per il medesimo paziente più preparazioni magistrali singole, contenenti ciascuna uno dei principi attivi segnalati.
Il provvedimento segue altri due decreti adottati dal Ministro Lorenzin (il 20 maggio e il 27 luglio 2015), dopo segnalazione dell’AIFA, con i quali sono state bandite altre due sostanze utilizzate nelle preparazioni magistrali a scopo dimagrante: la fenilpropanolamina/norefedrina e la pseudoefedrina.




LO SCANDALO EUTIROX: IL FARMACO ANALOGO GENERICO CREA GRAVI DANNI ALLA SALUTE

Paziente subisce reazione avversa (disfunzioni cardiache, confermate attraverso lettura dell’ECG, che rilevava extrasistoli sopraventricolari ed extrasistoli ventricolari) al passaggio di terapia con medicinale equivalente, un caso conosciuto, ma che molti medici fanno fatica ad informare e monitorare i propri pazienti

di Cinzia Marchegiani

Bergamo – Questa storia che stiamo per raccontare purtroppo non è un caso isolato e basta farsi una passeggiata sui siti internet di persone malate di ipotiroidismo, dove si scambiano riflessioni e problemi inerenti alla terapia, che trova conferma di quanto i malati non sono ascoltati dai propri medici, spesso presi per pazzi visionari. Chi soffre di ipotiroidismo viene trattato in Italia con l’Eutirox e da quando il mercato farmaceutico è stato invaso dai medicinali equivalenti generici, per far risparmiare il Sistema Sanitario Nazionale il medico prescrive questa seconda classe di medicinali, ma spesso queste terapie che sembrano identiche nascondono reazioni avverse trascurate, mai approfondite, mentre i malati non trovano assolutamente giovamento dalla terapia che spesso si prolunga per anni fin a quando lo stesso paziente comincia a fare ricerche personali, spinto dalla necessità di trovare una giustificazione al proprio malessere che nessuno indaga, che poi sfociano in gravi patoligie che compromettono irreversiblmente la salute.

Il caso denunciato. La Dott.ssa Laura SPOLDI Responsabile Farmacovigilanza ASL Bergamo fa luce proprio in questa direzione, spiegando cosa è accaduto in seguito alla segnalazione di una sospetta ADR, clinicamente rilevante, occorsa in seguito al passaggio di terapia ormonale, precedentemente garantita con specialità EUTIROX, a favore del medicinale equivalente.

Grave reazione avversa al passaggio della terapia del farmaco generico. Il paziente, uomo di 55 anni, normopeso, era da diversi anni in terapia cronica con Eutirox 100 mcg per 5 giorni + Eutirox 75 mcg per i restanti due giorni alla settimana per curare l’ipotiroidismo di cui era affetto. La terapia era efficace ed il paziente stava bene. La disponibilità sul mercato del medicinale equivalente Levotiroxina sodica TEVA, aveva indotto il paziente ed il suo medico curante a provare di proseguire la terapia cronica con quest’ultimo, con il duplice vantaggio di non pagare la “quota aggiunta” dovuta alla specialità Eutirox ed evitare l’assunzione di lattosio, presente tra gli eccipienti di Eutirox, ma non in Levotiroxina sodica TEVA. Infatti, il paziente, era anche intollerante al lattosio. Benché la sostituzione fosse stata effettuata per entrambi i dosaggi (100 e 75 mcg) e alla medesima posologia, dopo alcune settimane il paziente accusava disfunzioni cardiache, confermate attraverso lettura dell’ECG, che rilevava extrasistoli sopraventricolari ed extrasistoli ventricolari.

Eutirox e Levotiroxina Teva, analogie e differenze. L'attività ormonale della tiroide dipende dai derivati aminoacidici iodati della tironina, la Levotiroxina (T4) e triiodotironina (T3). I farmaci a base di questi ormoni oggi si ottengono per sintesi chimica: essi garantiscono un perfetto dosaggio e riproducibilità dei medicinali che li contengono. eutirox e Levotiroxina sodica TeVA contengono lo stesso principio attivo Levotiroxina (T4) allo stesso identico dosaggio, mentre, come spesso accade nei medicinali equivalenti, differiscono per tipologia e quantità degli eccipienti. Così la compressa di Eutirox contiene anche lattosio, contrariamente alla specialità Teva. Il prezzo del medicinale equivalente è inferiore a norma di Legge a quello del medicinale originario di marca: per il maggior costo di Eutirox è richiesta all’assistito la così detta “quota aggiunta”, che si somma al pagamento del ticket, se dovuto.

Le Circolari AIFA su Levotiroxina. Ma vengono osservate? Il caso segnalato all’ASL Bergamo non è certamente un caso isolato. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in data 15 novembre 2013, aveva emesso un comunicato sulla necessità di controllare i valori di tireotropina (TSh) e di tiroxina libera (FT4) dopo 4-6 settimane dalla sostituzione di un medicinale contenente levotiroxina con un altro di diverso marchio di produzione. E ora ci chiediamo quanti medici hanno informato i propri assistiti, di questo tipo di controllo e verifica nel passaggio da un farmaco “originale” ad una generico?
L’anno dopo, in data 2 settembre 2014, AIFA ha ricevuto dal Ministero della Salute una nota dell’associazione Federanziani, di Federfarma e FIMMG sulla difficoltà di gestire adeguatamente i controlli. Il 23 ottobre 2014, la Commissione Tecnico Scientifica di AIFA ha convocato le aziende produttrici di questi farmaci per concordare una soluzione in merito. Durante l’incontro si è convenuto che nel caso di decidere quale farmaco prescrivere, la prima prescrizione può essere di un medicinale equivalente, con un costo agevole per il SSN, senza rischio di confronto di efficacia rispetto ad un precedente medicinale e in piena sicurezza per il paziente. uttavia, per le successive prescrizioni, si raccomanda la non sostituibilità del prodotto.

La legge consente al medico di evidenziare la non sostituibilità del farmaco originale di maggior costo e le Regioni possono decidere di non far pagare al cittadino la “quota aggiunta”. In Lombardia la quota aggiunta si deve pagare. In seguito a ciò, l’AIFA ha raccomandato ai medici prescrittori di evitare la sostituzione di un farmaco a base di Levotiroxina con un altro equivalente, in corso di terapia. Il caso della Levotiroxina, però, non è isolato. Sono state rilevate situazioni analoghe passando dal farmaco originatore di marca all’equivalente di
Levetiracetam (Precisazioni AIFA 17 settembre 2012)
Tacrolimus (Nota AIFA 22 novembre 2011)
Ciclosporina (Comunicazione AIFA 24 aprile 2015) nifedipina (Alcuni medicinali a base di Nifedipina non sono sostituibili con Adalat Crono
Nifedipina DOC e Nifedipina Mylan Generics)
Topiramato (Precisazioni AIFA 17 settembre 2012)

Sarebbe più corretto che i medici e gli endocrinologi informino correttamente i propri pazienti, sia sulle reazioni avverse nel cambio di terapia, sia della quota aggiuntiva da pagare. Al malato, informato seriamente, poco importa di dover pagare qualche euro in più per una terapia più efficace e sicuramente non dannosa per la propria salute, soprattutto se sono gravi e vanno a inficiare sull’apparato cardiocircolatorio. E’ una questione di competenza e rispetto per il malato stesso, che ignaro pensa che la differenza dei due farmaci è solo nel nome, dato che hanno lo stesso principio attivo, ma così non è…purtroppo per la salute dei malati.

Conclusioni. E’ stato così evidenziato che la scelta di un medicinale equivalente comporta un beneficio economico ovviamente per il SSN, tuttavia per farmaci particolarmente attivi, come quelli sopra nominati, la sostituzione con il medicinale equivalente in corso di terapia è sconsigliato, in quanto l’operazione di ricalibrazione individuale é difficile e può indurre rischi per la salute stessa del paziente.

Lo scandalo dell’Eutirox per pazienti intolleranti al lattosio. Ma per i pazienti intolleranti al lattosio l’Aifa fa orecchie da mercante? Cosa accade comunque a tutte le persone che devono prendere l’Eutirtox ma sono intolleranti al lattosio? In questi casi anche il farmaco originale crea dei gravi problemi di salute al paziente che è obbligato, vista la patologia in atto, a prendere il farmaco a vita. Spesso, troppo spesso questi malati scoprono queste importanti nozioni confrontandosi con altri malati che nel corso della loro terapia, hanno poi finalmente trovato l’ambiguità del farmaco stesso.
Per i malati di ipotiroidismo questo è un fatto grave, poiché ora si è noto che esistono anche delle direttive precise su questo tipo di terapia, che vanno rispettate per il benessere del paziente e poi per le casse del SSN, e comunque vada è importante comunicare al paziente stesso che occorre monitorare seriamente l’andamento della terapia in corso. Chissà quanti casi di reazioni avverse ci sono state e non sono state collegate al tipo di terapia farmacologica che stava seguendo, visto che è scientificamente provato che il farmaco generico non è uguale al quello originario!?

I pazienti si sentono lasciati alla deriva da chi queste informazioni dovrebbero conoscerle a menadito, ma si sa… le casse del Sistema Sanitario Nazionale vanno salvate, poco importa se a rimetterci la pelle siano gli stessi che usufruiscono di quella terapia prescritta dal medico. Ironia della vicenda vuole chequesti risparmi ottenuti non equivalgono alla realtà, visto che il paziente subisce gravi reazioni avverse, e l’instaurasi di altre patologie serie che potevano essere facilmente evitate, prescrivendo un farmaco adeguato.

Il quadro che emerge è un monito imperante, il malato non può più permettersi di essere ignorante, deve informarsi ma soprattutto, leggere attentamente il bugiardino (foglietto illustrativo all’interno della scatola del farmaco) che deve essere studiato attentamente, poiché ogni parola in quel contesto racchiude importanti indicazioni che non vanno assolutamente ignorate. Non ci può più permettere di sbagliare….
E ora il dubbio inquietante: “Quanti malati di ipotiroidismo hanno accusando di problemi cardiaci e non sanno che forse è una conseguenza della terapia che stanno seguendo?”
Ma soprattutto perché i medici non sentono il dovete di informare? 




LEONARDO DA VINCI RIESCE ANCORA A SORPRENDERCI: PRIMA DELLA GIOCONDA REALIZZO' “LA BELLA PRINCIPESSA”

I ricercatori della Sheffield Hallam University hanno scoperto un secondo sorriso enigmatico in un ritratto da poco accertato essere del maestro Leonardo da Vinci. Ne "La Bella Principessa" esiste lo stesso effetto visivo che riesce a creare l'impressione di un sorriso sfuggente che è chiamato “il sorriso imprendibile”

di Cinzia Marchegiani

Regno Unito – La Gioconda ha affascinato l’umanità per secoli, perché ha il sorriso sfuggente, ma soprattutto perché in base all’angolazione dell’osservatore, il volto della Monna Lisa sembra sorridere, ma quando si guardano direttamente le labbra, quel sorriso sembra appiattirsi. E’davvero un trucco visivo intelligente dell’eccelso Leonardo da Vinci il quale è riuscito grazie a sottili miscelazioni dei colori sfruttare la visione periferica dello spettatore. Il sorriso della Gioconda ha affascinato e confuso non solo gli spettatori ma anche gli scienziati allo stesso modo e da secoli. A seconda della propria osservazione e di come gli occhi si concentrano sul quadro, il capolavoro di Leonardo da Vinci mostra un volto differente. Secondo i ricercatori Sheffield Hallam University, la tecnica artistica che ha creato quel famoso sorriso può ritrovarsi in un quadro intitolato "La bella principessa". Solo di recente infatti è stato confermato che il ritratto "La Bella Principessa" fu dipinto da Leonardo da Vinci.

La scoperta e lo studio. Alessandro Soranzo e Michael Newberry della Sheffield Hallam University, i coautori della scoperta arte scientifica, hanno esaminato il quadro La Bella Principessa. Lo studio, pubblicato su Vision Research , ha determinato che le qualità enigmatiche del sorriso sono stati eseguiti con gli stessi principi espressi nel sorriso della Monna Lisa. Gli scienziati che hanno fatto questa scoperta sostengono che proprio il sorriso enigmatico di Monna Lisa è stato dipinto dopo La Bella Principessa, quindi non è stato un colpo di fortuna esser riuscito a cristallizzare in quelle forme e colori quel sorriso enigmatico, ma una caratteristica intenzionale della maestria di Leonardo nell’esprimere le emozioni sottili.

Scoperta straordinaria. Questa scoperta è duplicemente straordinaria, dimostra che prima della Gioconda Da Vinci aveva già realizzato “La bella Principessa”, e quella straordinaria capacità di realizzare un sorriso enigmatico non è stato frutto di alcuna improvvisazione del pittore. Entrambe le opere d’arte ora acquisiscono un incommensurabile valore.

La ragazza nel ritratto “La Bella Principessa” è Bianca, la figlia illegittima di Ludovico Sforza, che governò Milano durante i 1490. Suo padre  commissionò il dipinto nel 1496, in onore del prossimo matrimonio di Bianca con un comandante dell'esercito milanese. Lei aveva 13 anni. Il ritratto di Bianca trasmette tutta la tensione e la complessità della sua situazione. Visti da lontano, Bianca sembra sorridere. Ma da vicino, la sua bocca sembra inclinarsi verso il basso,  attribuendole uni sguardo malinconico. E come la Gioconda, il sorriso di Bianca appare più facilmente nella visione periferica telespettatori, e sfuma quando gli spettatori guardano direttamente le labbra.

I ricercatori Alessandro Soranzo e Michelle Newberry di Sheffield Hallam University hanno scritto nel documento scientifico pubblicato sulla rivista Vision Research :"Come il sorriso scompare non appena lo spettatore cerca di 'prenderlo', abbiamo chiamato questa illusione ottica il 'sorriso imprendibile'". Ora quel sorriso impercettibile della Gioconda, col suo alone di mistero, che ha ispirato tantissime pagine di critica, di letteratura, di opere di immaginazione, di studi anche psicoanalitici, ha una gemella.