VACCINAZIONI ANTIPOLIO NEL MIRINO, UCCISA UNA VOLONTARIA

Redazione

Una volontaria impegnata nella campagna di vaccinazioni contro la poliomielite in Afghanistan è stata uccisa stamani a Kandahar, nell'Afghanistan meridionale. Samim Khpolwak, portavoce del governatorato di Kandahar, ha spiegato che la donna è morta per le ferite riportate in un attacco a colpi d'arma da fuoco. Secondo quanto riferisce Khaama Press, uomini armati in sella a una moto hanno aperto il fuoco contro la volontaria e una collega, che è rimasta gravemente ferita. L'attacco sinora non è stato rivendicato. Stando ad altre fonti, la donna rimasta ferita sarebbe la nipote della vittima. Afghanistan e Pakistan sono gli ultimi due Paesi al mondo in cui, secondo l'Oms, la poliomielite è ancora endemica

La poliomielite, è una patologia infettiva, acuta, molto contagiosa determinata da un virus (poliovirus) che colpisce il sistema nervoso colpendo le cellule neurali e inducendo una paralisi che, nei casi più gravi, divenire totale.
Vie di trasmissione

Il virus colpisce solo il genere umano e il contagio avviene per via feco-orale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati, o attraverso la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani.
Sintomi e complicanze

Indipendentemente dalla modalità di trasmissione il poliovirus penetra nell'organismo attraverso la bocca e si moltiplica a livello della faringe e del tratto gastroenterico. Il virus può raggiungere il sistema nervoso centrale, dove colpisce i neuroni motori, portando a debolezza muscolare e paralisi. Una volta avvenuto il contagio, il virus ha un periodo d’incubazione che dura dai 6 ai 20 giorni. La patologia si può presentare in quattro forme:

Asintomatica: il 90-95% circa delle infezioni da poliovirus decorre in maniera asintomatica. Anche se le persone che non presentano sintomi trasmettono lo stesso il virus attraverso le feci.
Aspecifica: circa il 4-8% delle infezioni presentano sintomi aspecifici (mal di gola, febbre, nausea, vomito, dolori addominali) e generalmente si risolvono nell'arco di una settimana. Queste forme simil-influenzali sono difficili da distinguere rispetto ad altre infezioni virali.
Meningite non paralitica asettica: in circa il 3% dei casi, il virus entra nel sistema nervoso centrale e nella maggior parte di essi i pazienti sviluppano meningite non paralitica asettica che si presenta con mal di testa, dolore al collo, schiena, addome e alle estremità associato a febbre, vomito, letargia e irritabilità.
Paralisi flaccida: meno del 1% di tutte le infezioni determinano una paralisi flaccida. I sintomi iniziano da 1 a 10 giorni dopo i sintomi iniziali e durano 2-3 giorni. Esistono tre forme di poliomielite paralitica: la forma spinale è la forma più comune e si caratterizza per una paralisi asimmetrica che interessa principalmente le gambe. La forma bulbare causa debolezza muscolare di quei muscoli che sono innervati dai nervi cranici. La forma bulbo-spinale è una combinazione delle prime due.

I pazienti con forme asintomatiche o aspecifiche guariscono completamente. In quelli che sviluppano solo meningite asettica, i sintomi possono persistere da 2 a 10 giorni, seguiti da un completo recupero. Nelle forme paralitiche di poliomielite, le debolezze muscolari possono essere permanenti. Questo può portare a deformità scheletriche, al blocco delle articolazioni e a difficoltà di movimento: ad esempio i bambini possono sviluppare una malformazione del piede (piede equino) che impedisce loro di camminare normalmente.

La mortalità per la forma paralitica della poliomielite è generalmente del 2-5% per i bambini e del 15-30% per gli adulti.




SANITÀ: NO AMBIGUITÀ, SOLO MEDICI FANNO DIAGNOSI E PRESCRIZIONI

Redazione

«Al centro della sanità non c'è il medico, ma c'è una persona malata che necessita di una diagnosi e una terapia da parte del medico. Non accettiamo le ambiguità di un testo, e giochi di parole, nel campo della sicurezza delle cure». La Federazione degli Ordini dei medici e degli odontoiatri torna sul 'comma 566', in cui dibattito si è riacceso in questo scorcio d'anno. «Troppo spesso – spiega la Fnomceo – provvedimenti legislativi e normativi, in un esasperato tentativo di mediazione, non fanno chiarezza, ma anzi creano incertezze in ordine alla formulazione dei requisiti richiesti per l'esercizio delle attività professionali nel settore sanitario, aumentando la confusione ed inducendo conflittualità. E l'improvvido incipit del comma 566 dell'art. 1 della legge 190/14 è, a pieno titolo, tra questi. Siamo dunque costretti, ancora una volta, a sottolineare, a garanzia del paziente, che spettano al medico e solo al medico la diagnosi e la prescrizione a fini preventivi, terapeutici e riabilitativi, il coordinamento dei percorsi clinico- assistenziali e degli assetti organizzativi». Secondo la Federazione «solo i percorsi formativi seguiti dai medici, infatti, a differenza dei profili attinenti alle altre professioni sanitarie, possono garantire le professionalità ed esperienze necessarie per tutelare il paziente in riferimento agli aspetti diagnostici e terapeutici. Rispettiamo le autonomie e le competenze delle altre professioni sanitarie, prime fra tutte quella infermieristica, ma, a tutela del paziente e nell'interesse degli stessi operatori sanitari, devono essere chiaramente individuati i ruoli, i compiti e le responsabilità di ogni attore nei percorsi di cura alla persona», si legge nella nota della Fnomceo.

«Siamo ben consapevoli – continua la Fnomceo – che senza i medici non esiste salute e non esiste sanità: non facciamo, di questo, un motivo e un'occasione di ricatto, ma vorremmo che anche altri acquisissero tale consapevolezza e si comportassero di conseguenza. Al centro della sanità, infatti, non c'è il medico ma c'è una persona malata che necessita di essere presa in carico per una diagnosi e una terapia, che competono al medico e solo al medico». La nota della Federazione degli Ordini risponde anche alla senatrice Annalisa Silvestro, ex numero uno dell'Ipasvi che, in un'interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul comma 566 aveva parlato di professione medica in crisi. «È la prima volta che un senatore della Repubblica italiana si abbandona all'uso di parole sprezzanti nei confronti di una professione che ha, per la sua storia e per il suo ruolo, una grande connotazione etica, civile e sociale». «La professione medica – conclude la nota – non è alla 'derivà: è alla ricerca di nuove, moderne e qualificate forme del suo esercizio, che tengano conto delle innovazioni scientifiche, cliniche e assistenziali e dei moderni modelli organizzativi. Essere medici non è e non può essere una colpa da espiare, ma un servizio da rendere ai cittadini, alla società e al nostro Paese. Noi siamo pronti e non veniamo certo meno al nostro impegno, chiedendo però attenzione e rispetto. I medici sono sempre disponibili al confronto con le altre professioni sanitarie. Questa concertazione è il solo presupposto possibile per una vera riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale e per una chiara e condivisa definizione di ruoli, competenze e responsabilità».

La nota della Federazione degli Ordini risponde anche alla senatrice Annalisa Silvestro, ex numero uno dell'Ipasvi che, in un'interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul comma 566 aveva parlato di professione medica in crisi. «È la prima volta che un senatore della Repubblica italiana si abbandona all'uso di parole sprezzanti nei confronti di una professione che ha, per la sua storia e per il suo ruolo, una grande connotazione etica, civile e sociale». «La professione medica – conclude la nota – non è alla 'derivà: è alla ricerca di nuove, moderne e qualificate forme del suo esercizio, che tengano conto delle innovazioni scientifiche, cliniche e assistenziali e dei moderni modelli organizzativi. Essere medici non è e non può essere una colpa da espiare, ma un servizio da rendere ai cittadini, alla società e al nostro Paese. Noi siamo pronti e non veniamo certo meno al nostro impegno, chiedendo però attenzione e rispetto. I medici sono sempre disponibili al confronto con le altre professioni sanitarie. Questa concertazione è il solo presupposto possibile per una vera riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale e per una chiara e condivisa definizione di ruoli, competenze e responsabilità»




TUTELA SALUTE UMANA E VETERINARIA: L'EUROPA ADOTTA STRATEGIA COMUNE

Redazione

Il Management Board dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e la rete europea delle agenzie regolatorie rappresentata dai Capi d’Agenzia (Heads of Medicines Agencies – HMA) hanno adottato una strategia comune per le Agenzie regolatorie europee fino al 2020. Per la prima volta viene sviluppata una strategia unica per tutta la rete delle agenzie regolatorie del network europeo. La strategia delinea sfide e opportunità comuni, definisce le priorità da perseguire e una tabella di marcia per realizzare le linee di azione individuate da qui ai prossimi cinque anni. Il documento individua anche le priorità strategiche della Commissione Europea e l'agenda dell'Unione Europea (UE) sulla salute umana e veterinaria.

Perseguendo la medesima strategia con un impegno condiviso, le agenzie regolatorie europee saranno in grado di affrontare le sfide attuali e future in modo più efficace e tutelare al meglio la salute pubblica nell'UE. L'accordo sulla strategia comune deriva da una consultazione pubblica nel corso della quale tutte le parti interessate hanno avuto la possibilità di inviare i loro commenti e feedback all’EMA e all’HMA.

Il network delle agenzie regolatorie europee è unico nel panorama regolatorio internazionale. Questa rete comprende tutte le autorità nazionali regolatorie dei farmaci sia ad uso umano che veterinario degli Stati membri, dello Spazio Economico Europeo (SEE) e l’EMA. Lavorando a stretto contatto, il network può attingere alle risorse e alle competenze disponibili in tutta l'UE, evitare duplicazioni e condividere il lavoro.

La strategia delineata si concentra sui settori in cui la collaborazione tra tutti gli enti regolatori può essere il valore aggiunto per la salute pubblica europea nei prossimi cinque anni ed è stata elaborata su quattro temi principali:
Contributo alla salute umana La strategia definisce un approccio globale per incoraggiare e sostenere lo sviluppo di nuovi farmaci per soddisfare le reali esigenze di salute pubblica, in modo che i pazienti abbiano un accesso tempestivo ai nuovi farmaci efficaci e sicuri. Sottolinea inoltre l'importanza di garantire che i cittadini europei continuino ad avere accesso ai farmaci esistenti, salvaguardando una catena di distribuzione affidabile e sostenendo lo sviluppo dei farmaci generici e biosimilari.
Contributo alla salute animale e alla salute umana con particolare riferimento ai medicinali veterinari Mentre è in fase di discussione in seno al Consiglio Europeo e al Parlamento Europeo la revisione del quadro normativo in merito ai medicinali veterinari, la strategia fissa le priorità circa le linee di azione per aumentare la disponibilità di medicinali veterinari, ridurre gli oneri amministrativi per gli sviluppatori, migliorare il funzionamento del mercato interno dell'UE e ridurre al minimo i rischi per la salute umana e animale che possono derivare dall'impiego degli antimicrobici.
L'ottimizzazione del funzionamento della rete La strategia mira a garantire che le giuste conoscenze scientifiche siano disponibili all'interno della rete per rispondere in modo efficace alle nuove sfide di sanità pubblica, comprese le emergenze sanitarie e le situazioni di crisi. Si sottolinea la necessità di favorire l'eccellenza operativa, rafforzando al tempo stesso anche la collaborazione, la cooperazione e la comunicazione all'interno della rete e nei confronti di tutti gli stakeholder.
Contribuire al contesto normativo globale La strategia mira ad un ruolo internazionale forte per il network nel migliorare la supervisione delle catene di distribuzione globali, nel contribuire alla convergenza globale degli standard regolatori, nella promozione della collaborazione e condivisione del lavoro con gli altri enti regolatori.

E’ affidato ai Gruppi di Coordinamento per le procedure di mutuo riconoscimento e decentrate per i medicinali ad uso umano (Co-ordination group for Mutual recognition and Decentralised procedures –CMDh) e veterinario (CMDv) il compito di informare nel dettaglio il network su come procedere nel lavoro e implementare la strategia comune in termini di operatività.

 




NATALE STELLARE COL NASO ALL'INSÙ: ANCHE UNA STELLA CHE GIOCA E SI NASCONDE CON LA LUNA

di Angelo Barraco
 
“Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell’universo”, diceva il grande Salvador Dalì. Nel momento in cui una stella macchia il cielo, i nostri occhi sono fissi al cielo e abbandona al destino un desiderio, nella speranza che si possa avverare. Ma questo non è un articolo sull’oroscopo, bensì un articolo per coloro che guardando il cielo sognano poiché il cielo invernale regalerà una moltitudine di sorprese nel periodo pre e post natalizio. A macchiare il cielo ci saranno comete, stelle cadenti, due asteroidi, una stella che si nasconde con la luna. Il primo evento in calendario è oggi 19 dicembre, poiché alle 13.10 (ora italiana) un asteroide di circa 12—13 metri che si chiama 2015YB passerà a 77mila chilometri dalla terra, ovvero 1/5 la distanza media tra la terra e la luna. A dare dettagli maggiori a riguardo è Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope. Il 24 dicembre varcherà i cieli l’asteroide 2015XX378, di 50 metri circa che passerà alle 02.53 del mattino e passerà a 2,6 milioni di chilometri dalla terra, ma non è finita poiché alle 14.08 toccherà all’asteroide 2003SD220 che passerà a 10 chilometri dalla terra e ha una diametri di 1,5 chilometri. Masi tende a precisare che non esiste nessun rischio per noi. Il periodo natalizio ci regalerà tante sorprese, una dietro l’altra, poiché il 22 dicembre ci sarà il solstizio d’inverno alle ore 5.48 del mattino  e il 23 dicembre la luna farà uno strano gioco con Aldebaran. Paolo Volpini dell’Unione astrofili italiani (Uai) spiega che “E' la stella più luminosa della costellazione del Toro. L’occultazione di Aldebaran da parte della Luna durerà un'ora, a partire dalle 19 circa, e sarà ben visibile al grande pubblico senza bisogno di particolari strumenti”. Il 25 di dicembre potremmo ammirare una fantastica luna piena che sarà possibile ammirare nella seconda parte della notte. Fino a fine dicembre ci saranno stelle cadenti  e nell’ultimo giorno dell’anno potremmo ammirare la congiunzione della Luna con Giove. “Chi ci ha dato gli occhi per vedere le stelle senza darci le braccia per raggiungerle?” (Florbela Espanca). 



AIFA: BUFERA SUL PRESIDENTE PECORELLI CHE SI DIMETTE. È POLEMICA SULLA NUOVA NOMINA

Si dimette Sergio Pecorelli per i presunti conflitti d’interesse, mentre il Minsitero della salute nomina Mario Melazzini, colui che sperimentò su di se una discussa terapia a base di cellule staminali autologhe

di Cinzia Marchegiani

A casa AIFA è tempo di pulizie e rinnovamento. La bufera che ha investito l’Agenzia Italiana dei Farmaci ha scardinato e appesantito i tantissimi sospetti sull’autorità garante che dovrebbe tutelare i pazienti, con il controllo serrato sui medicinali autorizzati sul suolo italiano. L’AIFA, una casa di cristallo che dovrebbe essere trasparente nel suo operato e senza conflitti di interessi legati alle lobby del farmaco invece è al centro di un’indagine grave proprio sul “The number one”, il presidente dell’AIFA stessa, Sergio Pecorelli. 

Il caso Pecorelli sospetti pesanti su conflitti d’interesse che lo legherebbero alle case farmaceutiche. Pecorelli è stato accusato da un'indagine interna dell'’AIFA di pesanti conflitti d’interesse, proprio “l’uomo del farmaco” invece è stato accusato senza troppi giri di parole, di avere legami troppo forti con le aziende farmaceutiche che producono vaccini, ma, si legge, anche ruoli di vertice inopportuni in società di venture capital sul mercato della farmaceutica.

La Lorenzin doveva decidere già lo scorso giovedì…solo ieri Pecorelli toglie il disturbo e si dimette. Il 28 novembre 2015  Pecorelli è stato sospeso dal suo incarico di Presidente dell’AIFA, in attesa che lo stesso ministro della Salute doveva decidere della sua poltrona. Un dossier sostanzioso recapitato sulla scrivania del ministro Lorenzin era al vaglio, tanto che era atteso giovedì scorso la decisione su di lui…ma solo ieri Pecorelli ha annunciato le sue dimissioni, e ha spiegato che dimostrerà la sua estraneità alle accuse rivoltegli.

Cosa dovrà dimostrare Pecorelli? Dopo il valzer delle decisioni non prese, Pecorelli toglie il disturbo e l’empasse al ministro Lorenzin, lei che il 15 luglio 2014 ha firmato il protocollo d'intesa "Health&Wealth", con Sergio Pecorelli come rettore dell'Università di Brescia. "Un'esperienza unica nel suo genere – commentò Lorenzin – che unisce la promozione della salute e dell'ambiente allo sviluppo tecnologico, economico e industriale. Gli atenei devono uscire dall'ambito accademico e aprirsi al territorio, portando l' eccellenza in tutti i settori possibili”. Ora Pecorelli, pena l’obiettività e estraneità del dubbio più grave, quello di conflitto di interesse sul suo ruolo cardine al vertice dell’AIFA stessa, dovrà dimostrare di non aver ricevuto contributi (tramite una fondazione da lui guidata, la Healthy Foundation) da aziende farmaceutiche, come la Sanofi, azienda ledear nel campo dei vaccini, ma soprattutto pesa la sua posizione come advisory board di una società privata, la Principia Sgr, che si occupa di farmaceutica. L’indagine su Pecorelli è partita internamente all’Agenzia dal comitato composto da 8 persone, tra cui il responsabile anticorruzione, il direttore degli affari legali e un membro esterno. Per la commissione in questo caso esiste il massimo livello di conflitto d’interessi, quello di tipo livello 3, per il quale non è possibile svolgere nessuna attività all’interno dell’agenzia regolatoria.

Pecorelli e il suo progetto pilota nazionale: “Medici nelle scuole per insegnare stili di vita sani” in veste della Healthy Foundation e assieme alla Sanofi, produttore di vaccini. Probabilmente al vaglio dell’indagine potrebbe essere analizzato il ruolo chiave del Presidente dell’AIFA nel progetto pilota partito a novembre del 2013 promosso da Healthy Foundation, associazione che si è definita senza scopo di lucro presieduta dal prof. Sergio Pecorelli, Rettore dell’Università. Medinews immortalava con un articolo la nascita di questo progetto e le dichiarazioni. Il Professor Pecorelli spiegava:“Abbiamo coinvolto 25 scuole medie di città e provincia, per una serie di lezioni su argomenti fondamentali per la salute dei ragazzi. I nostri medici si recano negli Istituti per incontri diretti con gli studenti, raccogliendo un grande interesse e l’adesione convinta dei docenti. Anche l’ASL è a nostro fianco in questa campagna. Per la prima volta, viene riservato grande spazio anche al tema delle vaccinazioni. Uno degli interventi di prevenzione e salute pubblica più efficaci e sicuri, nati per tutelare la popolazione dalle malattie infettive. Pratiche che hanno cambiato la storia della medicina e dell’umanità. Vista l’età dei ragazzi (dagli 11 ai 13 anni), trattiamo anche l’immunizzazione contro il Papilloma virus (HPV): riconosciuto come causa certa di cancro, quello al collo dell’utero, che in Italia miete ogni anno oltre 1.700 vittime. Nel nostro Paese, tutte le Regioni hanno avviato dal 2008 l’offerta vaccinale contro l’HPV, prevista gratuitamente per le dodicenni. Ma, in Lombardia, la copertura non arriva neanche al 70%, sotto la media italiana (73,8%). Con il nostro progetto, proviamo a far passare il fondamentale messaggio che anche le vaccinazioni devono rientrare in uno stile di vita corretto, perché scudo contro patologie molto pericolose. È fondamentale iniziare dai più giovani se vogliamo avere adulti sani. Questo significa praticare tutti i giorni esercizio fisico, mangiare correttamente, evitare fumo e alcol, prendere il sole in maniera corretta”.

Pecorelli nel dettaglio spiegava: “La nostra campagna continuerà fino alla primavera del 2014 e nasce dopo la positiva esperienza realizzata all’interno dell’Università, con il Centro Sportivo (CUS) e il coordinamento de ‘Il ritratto della salute’, progetto patrocinato da Presidenza del Consiglio e CONI, con la collaborazione delle principali Società scientifiche del Paese. Consegniamo ad ogni studente un opuscolo, realizzato con i migliori grafici di libri per ragazzi, che contiene consigli e spunti utili per vivere alla grande tutti i giorni. Abbiamo previsto anche una guida specifica per i docenti, incentrata sul tema più complesso, quello dei vaccini. Alla fine di ogni ciclo di incontri, consegneremo questionari in uscita, per realizzare poi un’analisi statistica su un campione di oltre 4.000 persone. Dati consistenti, che fanno della nostra iniziativa un qualcosa di unico. Porteremo poi la nostra esperienza ai più alti livelli istituzionali, perché siamo convinti della sua validità e della sua trasferibilità in altre realtà”.
Nicoletta Luppi, Amministratore delegato di Sanofi Pasteur MSD dichiarava: “Come azienda esclusivamente dedicata alla prevenzione vaccinale in Europa siamo convinti che la prevenzione cominci da una corretta informazione e che si debba iniziare dall’educazione dei ragazzi nella scuola. È per questo – continua Luppi – che abbiamo accolto e sostenuto con entusiasmo il progetto “Il Ritratto della Salute”. I vaccini rappresentano la frontiera dell'innovazione biotecnologica, sono in un certo senso gli ‘smartphone’ della medicina. È quindi importante che i ragazzi siano consapevoli dei rischi delle patologie cui possono andare incontro e della possibilità che la scienza offre loro per prevenirle”.

Cambio al vertice AIFA, Mario Melazzini, la sua nomina già fa discutere. La nomina del nuovo Presidente dell’AIFA, già in lavorazione da tempo nella stanza dei bottoni del Ministero della salute, sembra aver individuato nella persona dell’assessore della Lombardia (Università e ricerca), Mario Melazzini, il candidato papabile. Mario Melazzini è il nome scelto dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e inviato alla conferenza Stato Regioni per la successione alla presidenza dell'Agenzia italina del farmaco dopo la bufera che ha portato ieri alle dimissioni di Sergio Pecorelli.

Melazzini e una sperimentazione controversa. Melazzini, 57 anni di Pavia, presidente dell'associazione Nemo per i malati di Sla, trascina con se una storia di ombre e poca trasparenza su una terapia innovativa a base di cellule staminali autologhe che ha sperimentato su se stesso e che sembra aver dato risultati soddisfacenti (come egli steso dichiara in una missiva). Si conosce la sua storia dalla cronaca, quando era assessore alla Attività produttive della Regione Lombardia, medico (fino al 2012) della Maugeri, dov'era diventato primario del day hospital oncologico, prima di ammalarsi dieci anni prima, nel gennaio 2003. Nel suo caso però la degenerazione della Sla si era bloccata, anzi la sua malattia sembrerebbe regredita. Stoia finita anche nel tribunale, ma il giudice per le indagini preliminari Erminio Rizzi archiviò il procedimento. Mario Melazzini, si legge in un’intervista, dopo l’archiviazione accettò di parlare pubblicamente della vicenda: “Ce l'hanno con me perché sono vivo e la malattia ha rallentato il suo decorso. Non ho neppure la solidarietà di chi fa i conti come me con la Sla».
I malati di Sla di questo caso sono rimasti scandalizzati e traditi, loro che spesso vivono in condizioni disperate, tracheotomizzati, paralizzati, allettati e nutriti attraverso la peg (il sondino per la nutrizione artificiale), si sono sentiti esclusi dal suo miglioramento, e soprattutto la modalità per cui i malati stessi non hanno potuto scegliere anche lotro un'opportunità di una terapia. Ricordiamo infatti che Melazzini – oggi è anche presidente di Arisla (la Fondazione italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica) – ha sperimentato sulla sua persona una cura nata da una sua intuizione, quella di unire il trapianto di cellule staminali autologhe con un farmaco immunoregolatore che aveva dimostrato un recupero di funzioni fisiche per un periodo transitorio. Dal 2012 la cura sembrerebbe essere ancora in fase di sperimentazione su altri due pazienti con un protocollo approvato dall'Istituto superiore della sanità”.

La candidatura del nuovo presidente dell’AIFA, nascerebbe già con molti carichi di criticità. Criticità che potrebbero essere contestate proprio da quei malati di SLA che chiedono ancora trasparenza…sulla sua terapia "miracolosa", che nessuno ha avuto accesso.

Le confessioni di Melazzini al Comitato 16 Novembre. Riecheggiano le parole che lo stesso Melazzini scriveva al Comitato 16 Novembre, che rappresenta i malati di SLA: “Andando contro tutto e tutti (i neurologi, la direzione del mio ospedale), riusciì con molta fatica ad applicarmi il trattamento (ho firmato più assunzioni di responsabilità come medico in quel periodo, che proporzionalmente di quelle firmate in tutta la carriera professionale). Sono arrivato al trattamento con un quadro di tetra paresi spastica, disfagia per solidi e liquidi (avevo posizionato già la peg) insufficienza respiratoria restrittiva (utilizzo della NIV 12-14 h al giorno). Tutti i parametri clinici e strumentali erano stati monitorati. Sono stati giorni pesantissimi in cui sono stato molto male, in particolare ho avuto diversi problemini (tutti prevedibili) ed un evento avverso importante cardiologico del quale porto ancora le conseguenze, ma dopo 10 giorno uscì dalla camera sterile. È stato un percorso difficilissimo, duro non solo fisicamente e psicologicamente, ma soprattutto per le grande ostilità che ho incontrato.
Inizialmente non notai nulla, ma dopo circa 1 mese notai che il mio respiro, in particolare quando parlavo, era meno pesante. Pensavo ad un effetto placebo, ma dopo due mesi, quando mi ricontrollarono gli esami, la capacità vitale mi era aumentata di 100 cc, non molto ma molto incoraggiante per me. A distanza di circa 8 mesi dal trattamento mi sentivo più forza alla mano destra. Da li è cominciata la mia battaglia contro i miei colleghi neurologi ed ematologi per cercare di trasformare il mio protocollo in un protocollo di fase 1 per valutarne con i numeri, la sicurezza certa del metodo. Dopo confronti abbastanza duri e sostenuti, seppur che non accettavano totalmente il mio razionale, accettarono invece di stendere il protocollo con il G-CSF che ha portato a dei risultati giudicati interessanti”.

L’AIFA cambia vertice con Melazzini, una scelta del Ministero della salute che dovrebbe portare un forte rinnovamento…tutti ce lo attendiamo. Nel frattempo i malati di SLA ancora devono capire perché lui ha potuto scegliere un’opportunità di terapia, pur firmando le responsabilità, mentre gli stessi malati non lo possono fare…anche il gip nel decreto di archiviazione depositato ha ribadito: “Il diritto, costituzionalmente tutelato, di determinare liberamente come curarsi, quindi anche sperimentando la cura su di sé”. Chapeau!




BASILICATA: LA REGIONE PUNTA SU AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ CON IL PROGRAMMA EPOS

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di Domenico Leccese

Potenza – Lunedì 14 Dicembre alle presso la Sala A del Consiglio Regionale si è svolto il convegno “Informazione, cultura e territorio” per condividere esperienze e risultati del Programma EPOS 2010-2013.

I Centri di Educazione Ambientale per la Sostenibilità (CEAS) fanno parte della Rete regionale di educazione alla sostenibilità. Accreditati formalmente come nodi della REDUS, mediante l’applicazione del Sistema di Indicatori di Qualità della Regione Basilicata (Siquab), essi operano secondo cinque funzioni: proposta educativa, formazione, animazione e progettazione territoriale, informazione e comunicazione, coordinamento e capacità sistemica.

Il programma stategico EPOS, approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 2014 del 30/11/2010, è coordinato dalla Direzione Generale del Dipartimento Ambiente Territorio Politiche della sostenibilità, che ha dedicato un team di risorse umane alla sua attuazione. EPOS nasce dalla volontà di promuovere azioni per avvicinare i cittadini al tema della responsabilità verso l'ambiente nel convincimento che il paradigma dello sviluppo sostenibile ha nell'educazione e nella partecipazione un pre-requisito fondamentale.

La strategia di EPOS spinge ad individuare un modello di collaborazione con le altre istituzioni ed i cittadini, fino alla creazione di una rete territoriale che lavori insieme per far crescere la capacità di relazione dell 'individuo e della comunità con l'ambiente, il territorio ed il paesaggio. Il programma sostiene la Rete dei Centri di educazione ambientale e alla sostenibilità di Basilicata – REDUS – con finanziamenti regionali, statali e del PO FESR 2007-2013, con una struttura organizzativa che funge da Centro di Coordinamento regionale della rete e che, insieme alla Direzione scolastica regionale, ai Centri e agli Amici della Rete costituisce un laboratorio di idee e proposte per promuovere la sostenibilità ambientale. La Redus è articolata in un Centro Regionale di Coordinamento, attestato presso la Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità, ed una serie di nodi, distribuiti sul territorio, costituiti da Centri di Educazione Ambientale per la Sostenibilità (Ceas) e da Osservatori Ambientali per la sostenibilità (Oas). La Redus è sostenuta dal gruppo: Amici della rete (Adr).

Il Centro Regionale di Coordinamento della Redus è composto da: – Dott. Donato Viggiano, Direttore Generale del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità;- Arch. Anna Abate, responsabile del Sistema Regionale Redus;- Dott.ssa Antonella Logiurato, dott.ssa Filomena Pesce, esperte in educazione ambientale ed alla sostenibilità, interne all'Amministrazione Regionale. Il responsabile del Sistema e gli esperti sono stati nominati con atto del Dirigente Generale del Dipartimento suddetto;

Il Laboratorio della Redus è composto da: – Arch. Anna Abate, responsabile del Sistema Regionale Redus – Dott.ssa Filardi, Direzione Scolastica Regionale – Dott. ssa Cammarota, rappresentante dell'A.R.P.A.B.; – Ceas Dolomiti Lucane, Ceas Pollino Basilicata, Ceas Lega Navale, Oas Università popolare lucana, Oas Wwf, rappresentanti dei Centri di Educazione Ambientale per la Sostenibilità e degli Osservatori Ambientali per la Sostenibilità; – Istituto Comprensivo di Accettura, Associazione Arte Pollino, rappresentanti degli Amici della Rete; – dott.ssa Logiurato e dott.ssa Pesce, esperte in educazione ambientale ed alla sostenibilità interne all'Amministrazione Regionale, componenti del Centro Regionale di Coordinamento;

Tutti lavorano ed operano secondo una logica di Sistema, partecipando attivamente ad ogni proposta, iniziativa, progetto della Rete. ——- Sono stati presentati oggi, nel corso dell’incontro svoltosi nella sala A del consiglio regionale di Basilicata a Potenza, i risultati del programma Epos, Programma Strategico messo in campo dal Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, finanziato dal PO FESR 2007-2013. All’incontro, cui erano presenti numerosi rappresentanti dei CEAS e delle associazioni che si occupano di ambiente, hanno preso parte il dirigente generale del Dipartimento Ambiente Carmen Santoro, la referente del Centro Redus Antonella Logiurato, il presidente del Parco dell’Appennino Lucano Domenico Totaro, l’assessore regionale all’ambiente Aldo Berlinguer, e Gaetano Lofrano del CEAS “Il cielo di Indra”.

Nel suo intervento il presidente Totaro, coordinatore regionale di Federparchi Basilicata, è partito dall’attualità che in questi giorni fa registrare due eventi importanti come gli accordi di Parigi sul clima e la decisione del governo in merito alle trivellazioni in mare e alle estrazioni petrolifere. In merito al tema dell’incontro, che verteva su “Informazione, cultura e territori”, Totaro ha sottolineato la ristrettezza dei trasferimenti statali ai Parchi e ha ribadito “l’importanza strategica dell’educazione ambientale che non deve essere rivolta solo ai ragazzi e ai bambini, ma che deve interessare tutti, in particolare colo che vivono in un’area protetta perché il primo passo verso una cosciente salvaguardia ambientale e verso lo sviluppo sostenibile è la consapevolezza dell’enorme patrimonio rappresentato dal capitale natura, del quale ancora oggi si apprezzano poco le potenzialità di motore dell’economia dei luoghi”. In merito alle attività svolte dai CEAS in questi anni, Totaro ha avuto parole di apprezzamento verso tutti i progetti. “Occorre proseguire questa esperienza –ha detto- e investire di più sulla educazione ambientale in modo che ci sia una inversione culturale, già in atto per quanto riguarda i tanti giovani professionisti capaci e dotati di tanta passione che operano nei CEAS , ma ancora carente nella sensibilità di tante amministrazioni locali che spesso disertano incontri e appuntamenti importanti in cui si dibattono temi e strategie per la valorizzazione di questi siti.

Le zone a protezione speciale (SIC, ZPS e SCS) non sono solo dei riconoscimenti della comunità scientifica ma devono essere sapute trasformare in delle occasioni di crescita per tutte la comunità, dal momento che in tanti, nel mondo, apprezzano e ci invidiano queste rare bellezze naturali della nostra Basilicata. Ci vuole uno scatto di orgoglio da parte di tutti noi affinché questo patrimonio produca ricchezza e nuove opportunità di lavoro nel campo del racconto della biodiversità, della tutela della fauna, dell’offerta nel turismo natura e culturale. Un’ultima riflessione è stata riservata da Totaro alla comunicazione. “Il successo dell’obiettivo di Matera 2019 ci dice che noi lucani siamo ospitali creativi e laboriosi, ora però dobbiamo trasferire questa creatività e laboriosità anche su iniziative legate alla valorizzazione delle risorse ambientali diffuse sull’intero territorio regionale. Federparchi Basilicata già impegnata su progetti di rete (NatuArte, Epos, Azioni sull’arresto della Biodiversità ecc,) non farà certo mancare il suo contributo per il rafforzamento della rete esistente nella elaborazioni di nuove progettualità anche in funzione dei prossimi appuntamenti sulle opportunità della nuova programmazione 2014/2020)

Intervista a Gaetano Lofrano

Gaetano, come educatore e operatore di un Ceas, che fa parte della Redus grazie al programma Epos lavora per diffondere una cultura della sostenibilità nella Regione Basilicata.
Grazie per questo intervista e per questa opportunità di fornire informazioni utili, in particolare sul coordinamento Redus, sullo staff di chi ha lavorato realmente per questa iniziativa e lavora quotidianamente per l’attuazione del programma EPOS, sento il dovere di evidenziare pochi ma, spero, significativi aspetti, cercando di non dilungarmi eccessivamente ma allo stesso tempo di evidenziare il punto di vista di chi lavora direttamente sul campo per far sì che gli indirizzi politici diventino pratica quotidiana.

Qual è la tua esperienza nella REDUS?
La mia esperienza nella Redus si riferisce agli ultimi cinque anni, durante i quali, non senza difficoltà, sono stati attivati e portati a termine numerose iniziative, con l’obiettivo di innescare quel processo di cambiamento proprio dell’educazione ambientale, grazie a un atteggiamento positivo e propositivo verso l’ambiente inteso come natura, territorio, paesaggio, ma anche società, valori e cultura.

I primi cambiamenti sono avvenuti negli stessi Ceas e Oas?
Esattamente, in diverse occasioni, sono stati messi in condizione di lavorare insieme; inizialmente “costretti” a collaborare, hanno potuto conoscersi, confrontarsi e a volte anche riconoscersi nelle affinità.

Sappiamo quanto sia difficile per noi lucani (e non solo) descrivici le tue esperienze.
Consapevole che è necessario, abbandonare la visione individualista del proprio orto e aprirsi alla reale cooperazione, anche perché i centri sono sparsi in tutto il territorio regionale e questa collaborazione, per limiti geografici oltre che culturali, non è sempre agevole, ma credo vada elencata assolutamente tra i punti di forza di questa esperienza.

Sostanzialmente è una buona pratica che dovrebbe diventare routine all’interno di ogni istituzione e ambiente di lavoro?
Soprattutto nelle realtà periferiche della nostra regione, il senso di isolamento rischia di disperdere energie e di scoraggiare l’iniziativa anche di gruppi molto motivati. Ne abbiamo prova tutti i giorni. Far parte di una rete, invece, costituisce un grosso stimolo e, per quel che ci riguarda, ha significato e vorremmo che significasse ancora di più aprirsi ad altre possibilità, sentirsi parte di una comunità che lavora per uno stesso obiettivo.

Quali i temi trattati in questi anni?
Insieme, in questi anni, credendo di essere una risorsa per questo territorio, abbiamo lavorato sul tema acqua, boschi, risorse, sostenibilità… per mettere in moto un processo verso una cittadinanza responsabile e solidale: abbiamo lavorato per creare le basi di una nuova cultura, quella richiesta dalla modernità {formare cittadini competenti e capaci di affrontare i problemi di questo nostro tempo}.

Sappiamo oramai che quando diciamo educazione ambientale parliamo di qualcosa che parte dalla natura, i boschi e i fiumi e va ben oltre, fino ad arrivare ai consumi, agli stili di vita, alla povertà, ai diritti e ai privilegi di alcuni, alla salute, alla cultura. "E soprattutto parliamo di relazioni, di nessi, dell’interdipendenza che esiste tra noi tutti e tra noi e le altre forme di vita". Quando diciamo educazione ambientale, cosa intendiamo realmente?
Non parliamo solo di informazione. Oggi gli educatori ambientali hanno il compito di formarsi e rinnovarsi per diventare promotori di un pensiero e di una cultura nuova, di cui ancora non disponiamo, capace, come ci ricorda anche Papa Francesco, di mettere in discussione i “miti” della modernità, far maturare delle sane abitudini quotidiane, recuperare l’equilibrio interiore, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale. È un compito arduo, che forse non è stato ancora pienamente compreso nella sua complessità, ma che ha un obiettivo altissimo e, per questo, necessita di un riconoscimento. Senza sottovalutare o sottacere il lavoro che viene richiesto a ciascuno di noi, a ciascun Ceas, è importante, a mio avviso, che la Redus venga vista finalmente come un patrimonio di intelligenze, professionalità, umanità di questa regione; che venga dato valore a questa enorme risorsa, e che come tale venga riconosciuta mediante tutti gli strumenti possibili. È tempo, a mio avviso, che a questa rete venga data maggiore visibilità come avamposto della società lucana, e, per il ruolo fondamentale a cui è chiamata, venga sostenuta e difesa.
A tal fine sarebbe opportuno uno scambio più frequente, una maggiore conoscenza di quanto avviene in questa realtà, della Regione Basilicata, delle criticità così come del potenziale che essa custodisce e rafforza. "All’interno delle rete sono presenti associazioni, piccole società, cooperative, imprese dunque che, con enormi difficoltà, rischiano e danno lavoro e che, oltre a lavorare in ambito educativo, forniscono anche servizi turistici ad esempio all’interno dei Parchi. Tant’è che, negli ultimi due anni, molti Ceas sono stati coinvolti nel programma Estate nei Parchi, con l’obiettivo di avvicinare le persone al patrimonio naturale della Basilicata".

Queste esperienze se adeguatamente sostenute, possono diventare traino per nuove economie, in armonia col territorio e con le sue vocazioni originarie?
Sicuramente, ma soprattutto, a queste realtà, viene chiesto di giocare un ruolo fondamentale in questo momento storico. Un ruolo che non può essere affidato alle leggi del mercato; l’educazione va difesa in quanto diritto e dovere della persona; all’educazione ambientale va riconosciuto il ruolo, così come sta accadendo a livello ministeriale, fondamentale nella formazione di una cittadinanza responsabile, in grado di cambiare i propri comportamenti e di salvaguardare la vita, la propria salute e quella delle altre specie.

Il ruolo della Scuola?
E pur sottolineando il ruolo speciale che la scuola gioca nella produzione della società e della cultura e, per questo, pur riconoscendo nella scuola uno dei principali interlocutori di chi lavora in ambito educativo, per l’urgenza dettata dal momento storico e dalle condizioni ambientali in cui ci troviamo, è necessario progettare azioni rivolte a ogni fascia di età.

L’educazione ambientale non può rivolgersi solamente al mondo della scuola: è necessario e improcrastinabile l’apertura all’intera società?
Si ed è necessario investire risorse economiche in questa direzione. Per queste ragioni, a mio avviso, è importante che alla rete dei Ceas venga riconosciuto il ruolo strategico di facilitatori; di fronte all’appellativo di ambientalisti contrari a ogni forma di sviluppo, sarebbe opportuno invece puntare su questa economia nella nostra regione e dimostrare come sia possibile un altro tipo di crescita, più attenta alla natura, agli animali, così come ai legami sociali, alla solidarietà. Sarebbe opportuno, ad esempio, che i Ceas venissero accreditati anche presso gli Enti Parco. E qui rivolgo un invito al presidente Domenico Totaro, presente al convegno odierno, come referente di Federparchi, ma anche come Presidente del Parco Val D’Agri, a farsi promotore affinché si attivi un tavolo (tra tutti i parchi lucani), nel quale discutere questo argomento. Ma non solo, sarebbe opportuno che i Ceas fossero parte integrante dei programmi di educazione ambientale che i Parchi mettono in campo. Come operatore di un Ceas, insomma, mi piacerebbe che la Redus tutta fosse coinvolta nel decidere le sorti di questa regione, che avessimo voce in capitolo nell’indicare la strada da seguire. Per affrontare la crisi che stiamo vivendo, oltre che di una classe dirigente coraggiosa, c’è bisogno del coinvolgimento della società. Penso di poter parlare a nome di tutti nell’affermare che noi vorremmo essere protagonisti di questo cambiamento.
 




BUSINESS DEI VACCINI: DOPO LA LORENZIN ARRIVA LA CARICA DELLE ASL

Antipapillomavirus e raccomandazioni. Studi finanziati dalle case farmaceutiche e gravissimi danni a molte ragazze nel mondo. L’EMA anticipa la sua rivalutazione attesa  però a maggio 2016 e consiglia comunque il vaccino. Un’indagine approfondita del dr Giannotta svela invece il meccanismo che sta alla base dei danni delle gravissime reazione avverse

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di Cinzia Marchegiani

E’ da molti anni che le ASL locali con una semplice lettera spedita per posta invitano i genitori delle bambine che hanno compiuto 11 anni alla vaccinazione contro il Papillomavirus umano HPV.  Il vaccino nella lettera viene descritto come raccomandato, preventivo sicuro e efficace che protegge contro i principali tipi di papilloma virus responsabili del tumore del collo dell’utero della condilomatosi genitale e dei tumori genitali e orofaringei nei maschi. La lettera informa, forse in maniera superficiale, sugli effetti collaterali, descritti come rari e di breve durata che consistono nel dolore, gonfiore, leggero rossore nel sito dell’iniezione (fatta nel muscolo deltoide del braccio) incentivando la profilassi nelle bambine poiché il vaccino sembrerebbe più efficace nei soggetti che non abbiano avuto contato con il virus e quindi offre maggior beneficio se somministrato prima dell’inizio dell’età sessuale…a 11 anni!!
Il foglio quindi spiega che l’offerta è gratuita, ma nulla si conosce del nome del farmaco proposto e di conseguenza la lettera non è accompagnata dal bugiardino del prodotto però chiede al genitore, qualora decida di non vaccinare la propria figlia, che deve presentarsi al centro vaccinale per compilare un documento che attesti il dissenso….cosa davvero pittoresca poiché il dissenso deve esser fatto solo per i vaccini obbligatori.

L’altra faccia di un vaccino di cui si tace, che molti genitori non conoscono. Abbiamo scoperto tramite un’indagine che uno dei vaccini proposti per le bambine è il Gardasil (della Merck) e il Cervarix (della GSK), sono vaccini controversi che in tutta Europa hanno dato gravissimi problemi invalidanti a molte ragazze tanto che mentre le Asl da anni continuano ad invitare a fare questa profilassi vaccinazione alle famiglie con quel semplice documento opinabile, l’EMA, l’Agenzia Europea dei Medicinali, ha solo da poco avviato la revisione delle evidenze a corredo delle segnalazioni riportate in merito a casi di Sindrome Dolorosa Regionale Complessa (CRPS) e di Sindrome di Tachicardia Posturale Ortostatica (POTS) in giovani donne a cui era stato somministrato il vaccino contro il papillomavirus umano (HPV), ma che guarda nessuno dei destinatari delle lettere era stato avvisato, dettagli e alquanto non marginali di cui sono a conoscenza soltanto gli addetti e le famiglie che purtroppo sono cadute nella spirale delle malattie delle proprie figlie.

In tutta Europa molte bambine e ragazze con gravi problemi neurologici. Il vaccino anti HPV quindi nasce sotto il segno di moltissime ombre soprattutto legato ai danni neurologici che le ragazze hanno accusato dopo la somministrazione e la totale mancanza di trasparenza sugli studi clinici sostenuti finanziariamente dalla Merck e GlakoSmithKline, insomma da coloro che lo producono senza uno studio indipendente.

L’EMA il 23 novembre 2015 dichiara: La prima rivalutazione è stata a cura del Comitato di Valutazione del Rischio per la farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia che per giungere alle proprie conclusioni si è avvalso anche della consulenza di un gruppo di esperti del settore e di alcuni gruppi di pazienti che hanno evidenziato l'impatto che tali sindromi possono avere sui malati e sulle loro famiglie. I risultati del PRAC sono stati poi inoltrati al Comitato per i Medicinali ad Uso Umano (CHMP) dell'Agenzia, insieme ad ulteriori dichiarazioni di gruppi di pazienti. Il CHMP ha concordato che le prove disponibili non confermano l’associazione tra CRPS, POTS e la somministrazione dei vaccini per l’HPV. Di conseguenza, il Comitato non ha raccomandato nessuna modifica dei termini di concessione delle autorizzazioni dei vaccini o delle loro product information.
I benefici dei vaccini HPV continuano quindi a superare gli effetti collaterali noti. La sicurezza di questi vaccini, come di tutti i farmaci, continuerà ad essere attentamente monitorata così come ogni eventuale futura sospetta segnalazione di eventi avversi correlati….ciò significa che la farmacovigilanza (se fatta informando i genitori dei sintomi) rappresenta un elemento di indagine su queste reazioni che molte bambini di ogni parte del mondo accusano quante ne serviranno?

L’associazione RAV.HPV contesta l’EMA, e ha inviato ciò che è stato scoperto grazie all’indagine condottta dal dr Girolamo Giannotta. Troppe bambine in età adolescenti hanno accusato gravi problemi neurologici dopo la vaccinazione con l’anti HPV tanto che l’associazione RAV.HPV (Associazione Reazioni Avverse HPV) in accordo con le associazioni estere e l'EMA aveva inviato tutte le informazioni disponibili nel loro database oltre, come richiesto, la letteratura scientifica da valutare, i dubbi e le petizioni da considerare. Ma il processo di revisione del PRAC contesta il RAV, avrebbe dovuto concludersi a maggio 2016 ma già alla data del 6 novembre 2015 si è reso noto l'esito dei lavori, escludendo ogni correlazione fra i suddetti vaccini e le patologie prese in esame.

RAV.HPV contesta le valutazioni. RAV, dopo aver letto il documento dell’EMA afferma che l’enorme sforzo messo a disposizione per la tutela della salute sia stato inutile, poiché il processo di valutazione dovrebbe essere svolto prendendo in considerazione punti che fanno emergere troppi dubbi e ombre sulla stesure di un documento a tratti senza alcuna informazione specifica.

RAV mette in fila tutte le contestazioni e ha già inviato alle autorità sanitarie il documento, questi i punti:
1. I membri del PRAC devono essere membri senza conflitto di interessi. Non sappiamo se effettivamente sia così. La Segretaria inglese dell'associazione delle danneggiate da vaccino anti-HPV (AHVID) ha richiesto tale informazione ma l'EMA ha ribattuto di non poter fornire alcuna documentazione o informazione relativa alla revisione fino al termine dei lavori, previsto per il 31 maggio 2016. Dal nostro punto di vista si tratta invece di un'informazione significativa, che dovrebbe essere pubblicata ai fini della trasparenza. Ovviamente se i membri del PRAC fossero in conflitto di interessi, le loro conclusioni potrebbero essere non obiettive.
2. Gli studi condotti dal PRAC dovrebbero essere individualizzati e seguiti da followup. Non sappiamo se ciò sia stato fatto perché non avremo la relazione di valutazione fino al termine del processo di revisione previsto al massimo per il 31 maggio 2016. E' assolutamente importante conoscere quali studi abbiano valutato per formulare le loro conclusioni. A nostro avviso è davvero fuorviante pubblicare un comunicato stampa mentre la revisione è ancora in corso e, al contempo, dichiarare che non è possibile rilasciare documenti perché potrebbe influenzare la revisione.
3. Le due sindromi di POTS e CRPS non sono diagnosticate di solito, pertanto il numero dei relativi casi non è alto. Di conseguenza le segnalazioni di queste sindromi sono sottostimate. Se qualcuno analizzasse il database delle ragazze danneggiate che l'AAVP (l'associazione spagnola che ha raccolto tutti i dati delle varie nazioni) ha inviato all'EMA sarebbe facile notare che la maggior parte delle ragazze manifesta le stesse reazioni avverse. Dei casi descritti, più di 300, solo alcuni hanno ricevuto una diagnosi di CRPS o POTS mentre la maggior parte non ha alcuna diagnosi.
4. Sono necessari studi epidemiologici condotti da esperti indipendenti per stabilire la frequenza delle reazioni avverse rispetto all'incidenza a livello di popolazione. L'AAVP ha condotto uno studio basato sul database delle reazioni avverse dell'EMA e richiama la nostra attenzione l'alto numero di segnalazioni conclusesi con il decesso. Inoltre le segnalazioni meritevoli di indagini o follow-up sono la maggior parte, includendo i casi il cui esito è stato fatale, non specificato, di mancato recupero/risoluzione, di recupero/risoluzione con sequele, i casi in fase di recupero o quelli sconosciuti. Non sarà mai possibile dimostrare che esiste causalità, o che si tratti di coincidenze o fattori psicologici, se i casi segnalati non sono resi oggetto di indagine da parte di esperti seri e indipendenti, con studi epidemiologici e metanalisi di tipo serio e indipendente. Dichiarare il contrario non è affatto scientifico. Malgrado ciò l'EMA afferma che i benefici dei vaccini anti-HPV continuano a superare i loro rischi. pare stiano facendo esattamente l'opposto. Chi è responsabile dei rischi di questi vaccini?

Una valutazione del PRAC opaca e piena di domande. Ragazze abbandonate al loro destino e un vaccino troppo controverso. Il RAV chiede : “Come può essere giunta la conlusione della valutazione a novembre se il processo di valutazione terminerà a maggio 2016? Al contrario, i rischi esistono e non si sta facendo nulla per studiarli e trovare dei trattamenti per curare queste ragazze. I governi dovrebbero incoraggiare il lavoro dei medici per il riconoscimento degli effetti indesiderati al fine di proteggere la salute delle ragazze coinvolte ma sembra che non importi a nessuno”.

Conclusioni imprudenti per l’associazione RAV. “Da un punto di vista scientifico le conclusioni del PRAC potrebbero apparire imprudenti, soprattutto per quanto riguarda la CRPS, poiché esistono – denuncia il RAV.HPV – sufficienti evidenze scientifiche in nostro possesso che possono mettere in relazione questa sindrome dolorosa con i vaccini anti-HPV. La lettura del PDF da poco pubblicato del PRAC non contiene riferimenti bibliografici tali da consentire di comprendere quello che hanno potuto consultare. Dalla lettura del documento prodotto si evince, comunque, che non hanno troppo dimestichezza con la biologia molecolare delle sindromi per le quali hanno prodotto un parere scientifico”.

L’indagine del Dr Giannotta sulle sindromi cliniche post vaccinali da vaccino anti HPV ora svela troppi retroscena. Il RAV ha contestato questa conclusione anche sulla base dell’indagine condotta dal dr Girolamo Giannotta proprio sulle sindromi cliniche che produce questa profilassi che ha investigato sulle CRPS, il quale sostiene che ne esistono due tipi di quella che può essere messa in relazione con il vaccino è la CRPS di tipo I che ha una base molecolare assolutamente diversa dalla CRPS di tipo II. Le due sindromi hanno un meccanismo patogenetico del dolore che è assolutamente diverso poiché l’una contempla il dolore neuropatico mentre l’altra il dolore nocicettivo.

Criticità scientifiche del documento EMA che devono essere affrontate. Per il dr Giannotta che ha fatto un’indagine quasi maniacale su questo controverso vaccino sollecitato da alcune ragazze che hanno riportato gravi sindromi postvaccinali tanto da annullare la lor vita sociale e autonomia, spiega nel suo libro: “Esistono fondati motivi di preoccupazione ed egli è convinto che il documento prodotto dal PRAC, presenti una serie di criticità scientifiche che vale la pena evidenziare. Escludendo dalla discussione la POTS, per la quale il ragionamento potrebbe essere particolarmente complicato; relativamente alla CRPS, è possibile che il suddetto Comitato sia incorso in errori di valutazione. Innanzitutto, le ragazze affette in tutto il mondo spesso presentano una sintomatologia dolorosa cronica che rende la loro vita miserabile. Mentre il dolore acuto è un meccanismo utile, il dolore cronico ti rende invalido non riconosciuto”.

Tornando alla CRPS, dice il dottore Giannotta, che non esiste una sola forma di CRPS ma due diversi tipi di sindromi dolorose croniche. Giannotta ha trovato che la forma CRSP tipo I, non lesionale e la tipo II che contempla un danno diretto al nervo sensitivo. Nella tipo I, quella che può essere chiamata in causa nelle sindromi dolorose post-vaccinali, il dolore è nocicettivo; mentre nella CRPS di tipo II il dolore è neuropatico per lesione diretta del nervo. Lo stesso Giannotta chiarisce: “ La cosa non è per nulla insignificante perché il meccanismo molecolare di produzione è assolutamente diverso, e soprattutto, è diversa la distribuzione corporea del dolore che nella forma neuropatica rispetta il territorio di distribuzione del nervo sensitivo corrispondente, mentre nel dolore nocicettivo questa regolarità non esiste”.

I precisi meccanismi molecolari del danno post-vaccinale, che si verificano in alcune ragazze vaccinate con i vaccini oggetto di discussione, sono affrontati nel medesimo libro “Le sindromi cliniche post-vaccinali da vaccini anti-HPV”. Non senza rammarico, il dr Giannotta conclude affermando che quasi tutti gli studi su questi vaccini sono sponsorizzati dalle Case produttrici, laddove tutti, o parte degli autori, hanno un chiaro conflitto di interesse poiché retribuiti prima, durante e/o dopo dalle stesse Case Farmaceutiche produttrici dei vaccini anti-HPV. Uno studio iniziato per comprendere il motivo per cui tante ragazze avevano avuto danni pesanti alla loro salute, lo stesso dottore dopo aver trovato il vero nodo da sciogliere continuerà a battersi per il riconoscimento delle reazioni avverse così come riportate nel bugiardino dei prodotti e per ottenere sostegno dalle nostre autorità sanitarie al fine di studiare i rischi e individuare trattamenti per i soggetti coinvolti.

Un giallo questo vaccino antipapillomavirus sia nella modalità come i genitori vengono contattati dalle ASL per invitare a fare questa profilassi senza inserire anche il bugiardino del farmaco sia viene chiesto il dissenso, quando non serve poiché non è un vaccino obbligatorio, sia come viene taciuta tutta la sua storia inerente agli studi clinici finanziati dalle stesse case produttrici e i tantissimi casi di reazioni avverse…evidentemente tutte le ragazze danneggiate non rappresentano un monito per capire che non si può consigliare alacremente.

Quello che i bugiardi dicono. Documentandoci sul bugiardino del vaccino Gardasil, che si trova facilmente su internet su siti medici lo stesso definito dalle ASL innocuo e sicuro ed efficace proposto abbiamo trovato che alla sezione “Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso” si avverte:
“La decisione di vaccinare un soggetto deve tenere in considerazione il rischio di precedente esposizione all’HPV ed il beneficio ‘potenziale’ (significa non certo) della vaccinazione. Si può verificare una sincope (svenimento) a seguito, o anche prima, di qualsiasi vaccinazione specialmente negli adolescenti, il produttore spiega che questa sincope potrebbe essere una risposta psicogena all’iniezione con ago…tutte le ragazze del mondo danneggiate sono quindi sotto un’isteria di massa? Inoltre la sezione speciale afferma che il fenomeno della sincope può essere accompagnato da vari disturbi neurologici come disturbi transitori della vista, parestesie e movimenti tonico-clonici degli arti durante la fase di recupero quelli che hanno invalidato la vita dlle ragazze danneggiate. Non solo spiega anche che come con qualsiasi altro vaccino, la vaccinazione con Gardasil potrebbe non assicurare la protezione di tutti i soggetti vaccinati. Gardasil proteggerà unicamente (se sarà efficace NRD) dalle patologie causate da HPV tipi 6, 11, 16 e 18, ed in misura limitata dalle patologie causate da alcuni tipi di HPV correlati. Pertanto, devono continuare ad essere seguite precauzioni appropriate contro le malattie sessualmente trasmesse.”

Benvenuta trasparenza, ci si augura che l’indagine del dr Giannotta sia acquisita agli atti dall’EMA e che la testimonianza delle tante ragazze (prima bambine) danneggiate sia un monito per chiarire definitivamente troppe ombre su questo vaccino controverso. Tra l’altro va specificato che i genitori quando firmano il consenso informato nel momento della vaccinazione, si assume la responsabilità, non certo il medico che in quel momento inietta il vaccino. Giù la Maschera!




VACCINI SHOW: DOPO LUCA PANI ARRIVA IL MINISTRO LORENZIN

di Cinzia Marchegiani
Sembra una vecchio 45 giri incantato quello che viene propinato sempre, allo scoccare del 1 dicembre di ogni anno: Lo show delle vaccinazioni che sponsorizza un vaccino antinfluenzale che ancora oggi deve dimostrare la sua efficacia.

È ancora impressa nella memoria collettiva la puntata di Porta a Porta del 1 dicembre dello scorso anno dove, l'ospite di Bruno Vespa, Luca Pani Direttore generale dell’AIFA, si vaccinò in diretta con il Fluad. Fu poi scoperto che il Pani si sarebbe vaccinato per ben due volte nel giro di un mese. Il gesto di vaccinarsi in diretta è stato quindi recepito da molti telespettatori come una incentivazione alla profilassi, ergo ad una  sponsorizzazione di un vaccino allora incriminato di essere il responsabile del decesso di soggetti anziani in concomitanza temporale della profilassi vaccinale.

Quest'anno al posto di Luca Pani è scesa in campo, col “Vaccino Show”, la ministra della salute Beatrice Lorenzin. Con tutta probabilità Luca Pani in questo momento ha altre grane da risolvere visto lo tsunami che sta investendo i vertici dell’AIFA. Il Collegio dei Revisori dei Conti dell’Agenzia ha richiesto la restituzione di 700mila euro che il direttore Aifa avrebbe riscosso sforando quindi il tetto dei compensi per i dirigenti delle pubbliche amministrazioni, oltre alla vicenda di qualche giorno fa riguardo il caso Pecorelli Presidente dell’Agenzia del Farmaco, che dopo essere stato segnalato al ministero della salute “per potenziali conflitti d’interesse per la sua partecipazione in società che sarebbero vietate dal regolamento di trasparenza”, è stato sospeso dal suo incarico in attesa di chiarimenti e con la possibilità del licenziamento in tronco. Sergio Pecorelli inoltre sembrerebbe figurare come Advisor di un fondo di investimenti (Prinicpia sgr) di 400 milioni, di cui 40 investiti nell'industria dei biomedicali e dei farmaci, anche se ha negato tutto in un’intervista.

Quindi la ministra Lorenzin scende in campo per ben due volte per sponsorizzare un vaccino. Stavolta è toccato all’antinfluenzale: la prima performance l’ha regalata pubblicando la foto dei suoi figli ritratti nel momento della vaccinazione  con l’esavalente, un vaccino, come evidenziano dal dal Codacons, non a norma di legge poiché ad oggi solo quattro sono obbligatori e due vengono solo raccomandati. Dall’associazione accusano quindi la ministra della salute di aver sponsorizzato le lobby che hanno il monopolio sui vaccini umani. Grazie a quei due vaccini in più compresi nel cluster esclusivo, che non permette di optare per la forma quadrivalente. In effetti le case produttrici, grazie ai 2 vaccini "raccomandati" guadagnano all’anno 114 milioni di euro in più, un vero e proprio tesoretto, fonte di ricchezza estrema poiché permette alla stessa industria di capitalizzare fatturati che non subiscono né influenze e né fluttuazione di mercato, insomma un investimento sicuro su cui progettare le attività anche di espansione.
Beatrice Lorenzin invita a vaccinarsi con l’antinfluenzale dichiarando che è sicuro. Il ministro Lorenzin per invitare le persone a vaccinarsi deve aver pensato che basta andare ad un centro vaccinale e farsi immortalare per poi dire: “Con il nostro esempio personale dimostriamo che non c'è assolutamente alcun motivo per avere paura. Abbiamo necessità di una grande campagna di informazione sui vaccini e che sia una campagna di sensibilizzazione che faccia comprendere alla gente che non bisogna avere paura di vaccinarsi, anzi, i vaccini ci salvano la vita”.

La ministra non memore del flop dell’efficacia del vaccino antinfluenzale dello scorso anno continua la sua arringa: “Purtroppo – ha aggiunto la Lorenzin – lo scorso anno il calo delle vaccinazioni antinfluenzali ha fatto registrare un aumento di decessi tra le persone più fragili e gli anziani. È una questione seria che va affrontata sia per le persone a rischio per quanto riguarda la vaccinazione antinfluenzale ma, soprattutto, per le vaccinazioni obbligatorie e non obbligatorie per quanto riguarda i bambini. Con il nostro esempio personale dimostriamo che non c'è assolutamente alcun motivo per avere paura”.

Ci si chiede su quali dati il ministro della salute afferma che le persone sono morte di influenza perché non hanno fatto il vaccino visto e considerato che è stato certificato che lo stesso era stato progettato male e non era quindi efficace per il virus che invece era predominante? Non è la prima volta che Beatrice Lorenzin fa gaffe di questo tipo e non sempre si può giustificare la mala informazione alla scarsa consapevolezza e conoscenza dei fatti perché lei è il ministro della salute. Anche alla trasmissione televisiva Piazza Pulita andata in onda su La7 del 22 ottobre 2015 ha detto che nel Regno Unito sono morti per morbillo 200 bambini lo scorso anno, ma i dati ufficiali riportati dalle autorità sanitarie riportano solo casi di contagio ma nessun decesso per il 2014. Non parliamo poi della gaffe in merito alla pertosse che per Beatrice Lorenzin oltre ad essere virale non ha un farmaco in grado di contrastarla e che purtroppo i bambini se non sono vaccinati non hanno cure e quindi potrebbero morire.
 

Il Vaccino antinfluenzale della scorsa stagione è stato dichiarato dalle autorità sanitarie inefficace ma solo a stagione finita. L’AIFA proprio il 5 giugno 2015, lasciava testimonianza ufficiale indelebile dell’efficacia, o meglio inefficacia del vaccino antinfluenzale che era raccomandato per la stagione 2014-2015 a tutti i cittadini, compresi i bambini: “Durante la stagione si sono diffusi i virus dell'influenza A(H1N1) pdm09, A (H3N2) e di tipo B virus, con il ceppo dominante A (H3N2) che ha rappresentato oltre il 50% di tutti i rilevamenti di virus. Dei virus H3N2 che sono stati ulteriormente analizzati, a causa di una deriva antigenica, il 71% era dissimile al ceppo del vaccino. Ciò ha causato l'efficacia limitata della componente H3N2 dei vaccini contro l'influenza della scorsa stagione. Le componenti A (H1N1) pdm09 e B del vaccino hanno offerto protezione contro i virus circolanti.”

Il Sindacato dei medici SNAMI chiedeva al Ministero una vaccinazione in sicurezza per i medici e pazienti.
A settembre 2015, era arrivata dallo Snami una precisa richiesta in merito alle raccomandazioni del Ministero della Salute per la campagna vaccinale antiinfluenzale 2015-2016 che doveva partire da metà ottobre e aveva lanciato lo slogan “una vaccinazione in sicurezza per i medici e pazienti”. Angelo Testa, Presidente Nazionale del sindacato autonomo aveva allertato: “Come Snami non possiamo non condividere i contenuti della Circolare di prevenzione e controllo dell’influenza elaborata dalla Direzione Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute. Siamo consapevoli che l’epidemia influenzale costituisca un importante problema di Sanità Pubblica a causa dei numerosi casi che si verificano in ogni stagione con alti i costi a carico della comunità, sia in termini di spesa sanitaria (farmaceutica e ospedaliera) che di costi sociali, per le assenze dal lavoro per cure proprie e dei familiari. Inoltre il ricorso all’ospedalizzazione per il trattamento di forme influenzali, anche non complicate, soprattutto in persone anziane, comporta serie ripercussioni sulla ricettività dei reparti ospedalieri con possibili disfunzioni operative. La vaccinazione è un compito che per noi Medici di famiglia è obbligatorio, in presenza di un piano, concordato, come previsto dall’acn. Però, secondo il nostro sindacato ci sono troppe criticità irrisolte che devono essere sanate e per tale motivo chiediamo che oltre le considerazioni e consigli del Ministro della salute debbano trovare spazio delle integrazioni che lo Snami ha lanciato nella sua proposta ‘vaccinazione antiinfluenzale sicura per Medici e Pazienti’”.

SNAMI pretende una polizza assicurativa e cartelli esplicativi della scheda vaccinale per informare sugli effetti collaterali e danni. Gianfranco Breccia, segretario nazionale dello Snami incalza: “Sono le modalità operative della vaccinazione antiinfluenzale praticata dai Medici di Medicina Generale che devono essere migliorate. Sarà nostra premura che i rappresentanti sindacali Snami in seno ai comitati aziendali e regionali si attivino innanzi tutto per ‘pretendere’ dalla parte pubblica una polizza assicurativa specifica che ci tuteli da rischi legali (in caso di morte NrD) e professionali, inerenti all’attività di vaccinazione stessa. Inoltre proporremo dei cartelli esplicativi da esporre nelle sale d’aspetto degli ambulatori, in cui venga evidenziata la scheda tecnica del vaccino da inoculare. E’ chiaro poi che siano raccolte le firme del consenso informato in cui siano ben chiari gli effetti collaterali del farmaco con il consiglio di andare a vaccinare negli ambulatori pubblici quando non si è dotati di frigorifero con doppio termostato, di frigo portatile per il trasporto dei vaccini e strumentazione per la rianimazione, nella ovvia considerazione che le strutture asl ne siano dotate”.
Cosa diceva la Lorenzin? “Con il nostro esempio personale dimostriamo che non c'è assolutamente alcun motivo per avere paura”.
SNAMI: NO a campagne show in televisione. Le ultime parole famose. Il Presidente Angelo Testa, memore dello Fluad Show dello scorso anno lo scorso settembre chiedeva una campagna mediatica degna della professione etica: “L’ imperativo è vaccinare SI, in sicurezza non solo per i pazienti, ma anche per NOI. Credo che debba essere anche l’intento del Ministero. Il tutto presuppone che vengano sanate incertezze e criticità che hanno contraddistinto le campagna vaccinali degli anni precedenti anche condite da vaccinazioni show in televisione”.

Ad oggi il Ministro della salute sembrerebbe preferire un’informazione opaca e ad un unico senso spesso usando canali che vanno diritti nelle case dei cittadini, come tv e spot pubblicitari pro vaccini senza sentirsi in obbligo di dare più ampie informazioni e i medici ora chiedono più responsabilità. Perché la Lorenzin omette queste informazioni? Vaccino antinfluenzale è raccomandato deve essere una libera scelta e soprattutto consapevole, ma da quali virus copre? il vaccino influenzale non copre le sindromi influenzali che invero sortiscono gli stessi sintomi dell'influenza. Il documento ufficiale ad esempio citate nel “Protocollo vaccinale della Regione Lazio” spiega queste differenze sostanziali che però guarda caso sono nozioni che difficilmente si trovano a portata di mano e diffuse correttamente. In questo documento, oltre ad obbligare i medici ad informare l'assistito (ovviamente sani) sia dei benefici e rischi della prassi vaccinale, deve anche ricordare che la profilassi è una libera scelta. A chiare lettere sotto la dicitura “Nota bene” il documento ammette: “il vaccino antinfluenzale offre una protezione specifica esclusivamente nei confronti del virus dell’influenza, per cui durante il periodo invernale possono insorgere malattie respiratorie acute, provocate da altri virus o da batteri, anche in soggetti vaccinati contro l’influenza.”

Ancora una volta un’altra occasione persa per la ministra Lorenzin, molti cittadini si sentono ingannati anche perché, va sempre ricordato, come ricorda anche il sindacato Snami che i vaccini sono farmaci e non acqua fresca e che il cittadino deve essere informato sia dei benefici che dei rischi come tutti i farmaci che esistono sulla faccia della Terra.

La mala informazione è deleteria soprattutto se colpisce la credibilità di tutto il mondo sanitario. I cittadini guardano alle istituzioni come organo garante e proprio per questo chiedono che debba essere combattuta prima di tutto dal ministro della salute stesso. Basta con questi vaccini show, superficiali e anacronistici.

 




VACCINO MENINGITEC: NESSUN PERICOLO SECONDO L'AGENZIA PER IL FARMACO FRANCESE

Redazione
Il ritiro del vaccino Meningitec dal mercato ha trascinato centinaia di famiglie nel panico. Nel corso di una conferenza stampa, la National Security Agency (MSNA) ha dichiarato che le partite difettose del vaccino Meningitec non hanno rappresentato un rischio per la salute dei francesi e degli europei. L'Agenzia si è pronunciata in risposta alle 580 denunce di genitori i cui figli soffrono di condizioni particolari, dopo aver ricevuto questo vaccino.

Il Meningitec è un vaccino usato nei neonati, adolescenti e adulti, per prevenire la meningite. Nel settembre del 2014, tutte le partite di questo vaccino sono state ritirate dal mercato in Francia. In Italia il ritiro è stato disposto con due provvedimenti emessi dall’Agenzia del farmaco italiana (Aifa) il 26 settembre e il 6 ottobre 2014. Sotto accusa undici lotti del farmaco che immunizza dal meningococco C e viene somministrato a bambini tra i 12 e i 15 mesi, prodotto dalla casa farmaceutica olandese Nuron Biotech, entrati in commercio in Italia a partire da maggio 2013. All’interno delle fiale è stata riscontrata “la presenza di corpo estraneo color arancio rossastro identificato come ossido di ferro e acciaio inossidabile. In seguito a questa scoperta, un laboratorio conduce il ritiro di tutto il mondo di 21 lotti. Quando la National Security Agency (MSNA) è stata informata della scoperta, ha subito ritirato tutti i lotti distribuiti su territorio francese. In tutto, sono state ritirate in Francia 800.000 siringhe. Da questo episodio, il CSP (Centro Specialità Farmaceutiche), ha smesso di vendere il vaccino distributo in Francia e subito dopo anche in Italia. Allo stesso tempo, è stato segnalato un picco di segnalazioni di reazioni anormali su bambini che avevano ricevuto il vaccino. Nei bambini vaccinati con lotti adulterati sono stati osservati sintomi come la diarrea acuta, febbre alta, disturbi del sonno, irritabilità eccessive o eruzioni cutanee. Fino ad oggi in Francia, 580 famiglie hanno presentato denunce contro il CSP. Secondo i genitori le siringhe possono contenere metalli pesanti. Per loro, questi vaccini stanno causando i sintomi nei bambini vaccinati. Sulla decisione della Corte Suprema di Clermont-Ferrand, diversi collegi di esperti, composti da pediatri e tossicologi presenti in tutta la Francia, sono stati incaricati per determinare la responsabilità del distributore francese.

L’Agenzia per il farmaco francese, fino a quel momento in silenzio, ha fatto il punto in una conferenza stampa. Secondo i risultati, "il monitoraggio di farmacovigilanza e alle indagini svolte dall'Ufficio della MSNA, dopo il richiamo dei lotti, non hanno dimostrato un rischio per la salute delle persone vaccinate. Le particelle di ruggine recuperati provengono da una porzione del cappuccio della siringa, e quindi non sarebbe stato in contatto con la soluzione vaccino. La siringa, che sarebbe stata contaminata da queste particelle, non sarebbe mai stato distribuita in Francia. Un altro importante punto. "Le analisi tossicologiche non mostrano rischi connessi con l'eventuale presenza di particelle di ruggine"  secondo il direttore generale dell'Agenzia, solo i metalli che compongono la ruggine, cioè ferro, nichel e cromo sono stati trovati nei lotti difettosi. Altri procedimenti legali, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", relativi a questo stesso vaccino sono in corso anche in Italia, Brasile, Australia e Nuova Zelanda. Inoltre le analisi hanno confermano la contaminazione dei metalli. Le analisi del capello hanno rilevato livelli di piombo, stagno, silicio e alluminio nei capelli di persone vaccinate. Di questi, molti bambini, soffrono di sintomi persistenti. Mentre i Governi si lavano le mani, i genitori, come nel caso della Francia, devono ricorrere ai tribunali affinché si possano controllare i bambini e monitorare il vaccino. Quindi i genitori si chiedono con quale coraggio si continua a fare campagna vaccinale quando non si è in grado di aiutare i danneggiati in casi eclatanti come questi.
 




CLIMA: DA PARIGI LA PRIMA BLACK LIST DEI CIBI DI NATALE

Redazione

Un chilo di ciliegie o pesche dal Cile che devono percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l'emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, ma anche i mirtilli argentini e l’anguria dal Brasile salgono nell'ordine sul podio della black list dei cibi che sulle tavole nazionali delle feste sprecano energia, inquinano il Natale e contribuiscono all'emissione di gas ad effetto serra. E’ quanto emerge dallo studio divulgato dalla Coldiretti che ha scelto di partecipare alla marcia globale per il clima a Roma con la distribuzione di frullati di frutta e verdura a chilometri zero preparati dagli agricoltori di Campagna Amica nei pressi ai Fori Imperiali. In occasione della conferenza Onu sul clima di Parigi è importante anche evidenziare – sottolinea la Coldiretti – il contributo che stili di vita piu’ sobri e responsabili possono dare per contrastare i cambiamenti climatici e salvare il pianeta, considerato che il 40% delle emissioni sono legate ai trasporti, tra i quali i trasporti agroalimentari. E' stato calcolato che – sottolinea la Coldiretti – un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l'emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per piu’ di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica e l’anguria brasiliana viaggia per oltre 9mila km, brucia 5,3 chili di petrolio e libera 16,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei. Il consumo durante le feste di Natale di prodotti fuori stagione provenienti di migliaia di chilometri di distanza è – sottolinea la Coldiretti – una tendenza snob in forte ascesa che concorre a far saltare il budget dei cenoni con prezzi superiori fino ad oltre dieci volte a quelli di mele, pere, kiwi, uva, arance e clementine Made in Italy e appare del tutto ingiustificata perché si tratta spesso di prodotti poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri percorsi su mezzi inquinanti che liberano nell'aria gas ad effetto serra. Secondo la Coldiretti la voglia di cambiamento o il bisogno di stupire gli ospiti nei banchetti natalizi o di fine anno possono essere soddisfatte dalla riscoperta dei frutti meno “diffusi” ma nazionali come cachi e fico d'India o antiche varietà, dalla mela limoncella alla pera madernassa, che valorizzano le tradizioni del territorio e garantiscono un sicuro successo a prezzi contenuti, rimandando alla giusta stagione il consumo di ciliegie, anguria, asparagi o fagiolini. Tra i prodotti piu’ diffusi che rischiano di “inquinare il Natale” ci sono anche – continua la Coldiretti – le noci della California, le more dal Messico, il salmone dall’Alaska, gli asparagi dal Perù, i meloni dal Guadalupe, i melograni dalla Spagna e i fagiolini dall’Egitto. Per alcuni di questi prodotti – conclude la Coldiretti – non ci sono solo problemi per motivi ambientali ma ci sono anche perplessità di carattere sanitario.
 




REGIONE BASILICATA: INSEDIATA LA CONSULTA DEI PARCHI

di Domenico Leccese
Potenza
– È stato sottoscritto il 17 novembre 2015, nel corso di una riunione tenutasi presso la sala Bramea del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, il documento di insediamento della Consulta per lo Sviluppo economico-sociale del Parchi della Regione Basilicata, già istituita con apposita delibera di giunta.
La consulta è organo di consulenza e supporto tecnico-scientifico della Giunta Regionale, una cabina di regia, come ha spiegato l’assessore Berlinguer, “che ha lo scopo di sviluppare politiche comuni dei Parchi, in armonia con la regione e la Soprintendenza, in modo che diventino luoghi di attrazione turistica e di sviluppo di imprese sostenibili. È il momento (ha sottolineato l’assessore) che si superi la fase del solo impegno pubblico e che i Parchi promuovano servizi al turismo per favorire i germi di imprenditorialità soprattutto nei giovani”.

 

Subito dopo l’atto di insediamento la consulta ha proceduto all’elezione degli organi dirigenti. Presidente del nuovo organismo è stato eletto il sindaco di San Severino Lucano, Franco Fiore, e vicepresidente Pierfrancesco Pellecchia, presidente del Parco Archeologico Storico Naturale della Chiese rupestri del Materano.
Insieme a Fiore, designato dal Parco Nazionale del Pollino, e a Pellecchia, fanno parte della Consulta l’assessore regionale all’ambiente Aldo Berlinguer, il presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Domenico Totaro, Vincenzo Leonardo Fogliano, designato dal presidente della giunta regionale, Severino Romano, designato dall’Università di Basilicata, Mario Atlante, Presidente del Parco Regionale Gallipoli Cognato, Marco De Biasi, designato dal coordinamento Federparchi Basilicata quale membro delle associazioni ambientaliste, Maria Carmela Santoro, Dirigente Generale del dipartimento ambiente, e Luigia Cirigliano, designata dalla Soprintendenza Bella Arti e Paesaggio di Basilicata.

Già nel corso di questo primo incontro sono stati citati alcuni nodi che saranno al centro dei lavori della consulta, come la revisione della Legge Regionale n. 28/1994 e i criteri della progettualità legata alla nuova programmazione dei Fondi FESR, rispetto alla quale, ha sottolineato la Santoro, occorre fare un salto di qualità e concepire progetti di sistema che creino economia e imprenditorialità. “Il primo obiettivo della consulta (ha detto il presidente Totaro) è la rivisitazione della Legge regionale 28. Partiamo da qui e giungiamo insieme, tutti i soggetti della Consulta, a supportare le istituzioni in sede di programmazione. Quanto alla promozione dei nostri territori ritengo che ormai sia superata la fase degli studi e che sia giunto il momento dell’azione, il momento in cui i temi che abbiamo trattato e approfondito, e riscuotono l’ammirazione di tante persone fuori dalla nostra regione, si trasformino in azioni pratiche di supporto all’imprenditorialità, che possano dare una risposta alla domanda di lavoro che viene da tanti giovani”.

Parchi, Riserve ed altre Aree Naturali Protette in Basilicata:
provincia di Potenza
Parchi Nazionali: Appennino Lucano – Val d'Agri – Lagonegrese Appennino Lucano – Val d'Agri – Lagonegrese 68.996 ha – Pollino 192.565 ha

Parco Nazionale dell'Appennino Lucano -Val d'Agri – Lagonegrese
Un viaggio nell'Appennino Lucano tra natura, storia e arte
Il Parco Nazionale dell'Appennino Lucano-Val d'Agri-Lagonegrese è un'estesa fascia di area protetta interamente compresa nel territorio della Basilicata, il cui perimetro comprende alcune delle cime più alte dell'Appennino Lucano, richiudendo a ventaglio l'alta valle del fiume Agri. Posto a ridosso dei Parchi Nazionali del Pollino e del Cilento ne rappresenta un area di raccordo e di continuità ambientale. E' il Parco Nazionale più giovane d'Italia, istituito con DPR dell'8 dicembre 2007, la cui notevole estensione longitudinale ne fa un'area ricca di una serie di interessanti biotopi, che vanno dalle fitte faggete delle alture, al caratteristico abete bianco, fino alle distese boschive che si alternano a pascoli e prati. Le tante aree coltivate sono il segno della forte presenza della mano dell'uomo in questo Parco che, come dimostrano l'area archeologica di Grumentum e le numerose mete religiose, fin dall'antichità si presenta come uno splendido crocevia di tradizioni, arte, cultura e fede.

Un intreccio tra uomo e natura
Il Parco Nazionale Del Pollino è la più grande area protetta di nuova istituzione in Italia. Tra le vette del Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino e gli orizzonti che si disegnano sulle acque del Tirreno e dello Jonio, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del Pollino e dell'Orsomarso, la Natura e l'Uomo intrecciano millenari rapporti che il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il suo emblema, il pino loricato.

Parchi Regionali: Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane 27.027 ha
Parco Regionale Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane
Il cuore verde della Basilicata
Il Parco, che ha un'estensione di 27.027 ettari, protegge un'ampia area posta al centro del territorio regionale che presenta importanti valori naturalistici, storici ed etno-antropologici: la foresta di Gallipoli Cognato estesa per oltre 4.200 ettari; il bosco di Montepiano formato da imponenti esemplari di cerro, macchia mediterranea con residui nuclei di leccio, rocce di arenaria, che formano i bizzarri profili delle Dolomiti Lucane di Castelmezzano e Pietrapertosa, resti della fortificazione della città lucana edificata nel IV sec. a.C. sulla sommità del Monte Croccia.

Riserve Statali: Agromonte – Spacciaboschi 51 ha – Coste Castello 25 ha – Grotticelle 209 ha – I Pisconi 148 ha  – Rubbio 211 ha
Riserva Statale Agromonte Spacciaboschi
Presenta i resti di una torre e di mura perimetrali e le vestigia di una chiesa di epoca bizantina coperta da una densa vegetazione forestale.
Per quanto riguarda la fauna, significativa la presenza, anche se saltuaria, del lupo appenninico e di numerose specie di uccelli rapaci.
Riserva Statale Coste Castello
Densa vegetazione forestale accompagnata da specie erbacee da fiore tra le quali l'anemone appenninico, il bucaneve, il giglio rosso e l'orchidea sambucina. La riserva comprende al suo interno il "Castello di Lagopesole", costruito da Federico II di Svezia nel 1242, importante monumento di interesse storico.
Riserva Statale Grotticelle
Area di notevole interesse scientifico, che presenta nella flora e nell'entomofauna aspetti ed elementi asiatico-balcanici, quali la farfalla Acanthobrahmea europea, rinvenuta nell'area della riserva nel 1963, unica specie europea di un genere per il resto diffuso in Asia e nell'Africa Nord-Orientale e che si riteneva estinta in Europa da almeno300 milioni di anni. Di grande interesse anche le formazioni forestali dell'area, che rappresentano un lembo residuo di quelle che un tempo coprivano l'intera regione Calabro-Lucana, caratterizzate dalla presenza di specie dell'Europa Sud-Orientale.
Riserva Statale I Pisconi
Area che ospita una ricca fauna grazie alla densa vegetazione che favorisce la riproduzione indisturbata e protetta di numerose specie animali, tra le quali lupo, gatto selvatico, donnola e faina. Il bosco, che presenta numerose specie di querce e frassini, é accompagnato da un folto sottobosco. Sono state inoltre rinvenute nell'area della riserva pitture rupestri risalenti al Paleo Mesolitico.
Riserva Statale Rubbio      
La foresta di Rubbio costituisce uno degli ultimi relitti delle formazioni miste di faggio e abete bianco che originariamente rivestivano le pendici del Pollino e diverse altre zone appenniniche. Per quanto riguarda la fauna, nell'area risultano ancora presenti lupo, istrice, gatto selvatico e martora. Fra gli uccelli sono stati segnalati falco pellegrino, nibbio reale e picchio nero, specie caratteristica di boschi maturi e ben conservati.

Riserve Regionali : Abetina di Laurenzana 330 ha – Lago Laudemio (Remmo) 25 ha – Lago Pantano di Pignola 155 ha – Lago Piccolo di Monticchio 187 ha –
Riserva Regionale Abetina di Laurenzana
Il paesaggio vegetale é rappresentato da un bosco misto di cerro, faggio ed un popolamento di abete bianco, quest'ultimo un tempo ben più esteso in questa regione, ma ora ridotto a causa delle pratiche selvicolturali. Fra gli animali, numerose le specie legate alla presenza di zone boscate.
Riserva Regionale Lago Laudemio (Remmo)
Lago di origine glaciale che occupa una conca montana di origine morenica, con presenza di caratteristiche associazioni floristiche e faunistiche. La vegetazione é costituita da una faggeta in cui si trovano specie arboree caratteristiche di ambienti umidi.
Riserva Regionale Lago Pantano di Pignola
Vecchio lago bonificato, sommerso dall'acqua per la gran parte dell'anno. L'area presenta aspetti tipici dell'ambiente paludoso-lacustre, con una vegetazione caratteristica costituita da fragmiteti e scirpeti. Si rivela inoltre la presenza di rade boscaglie o esemplari isolati di specie arboree che prediligono ambienti umidi. Area di grande importanza per la fauna acquatica e come zona di sosta per gli uccelli durante le migrazioni.
Riserva Regionale Lago Piccolo di Monticchio e Patrimonio Forestale Regionale
Area contigua al Lago Piccolo di Monticchio di particolare interesse naturalistico-ambientale. La vegetazione che caratterizza la riserva é una faggeta di bassa quota, situata a soli 650 m s.l.m, la cui origine é imputabile alle particolarissime condizioni microclimatiche che si vengono a creare in questa zona.

Parchi, Riserve ed altre Aree Naturali Protette in Basilicata:
provincia di Matera
Parchi Nazionali: Pollino 192.565 ha

Parchi Regionali: Chiese Rupestri del Materano (della Murgia Materana) 10.856 ha – Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane 27.027 ha

Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano
Uno dei più spettacolari paesaggi rupestri d'Italia
Una superficiale conoscenza del territorio del Parco induce frettolosamente a considerarlo con un'immagine nuda ed aspra, resa ostile da estese pietraie e scoscesi strapiombi. Ma in questa orografia così accidentata che sembra voler respingere la presenza dell'uomo, una ricchezza naturalistica che sorprende ed affascina consente una lenta conquista di un mondo pieno di seduzioni.
Nel Parco sono presenti grotte preistoriche, insediamenti monastici rupestri, insediamenti preistorici.

Riserve Statali: Marinella Stornara 45 ha – Metaponto 240 ha – Monte Croccia 36 ha
Riserva Statale Marinella Stornara
Riserva naturale biogenetica statale. Fa parte del più ampio complesso forestale che dà luogo alla riserva naturale Stornara.
Riserva Statale Metaponto
Fascia boscata di protezione di preminente formazione artificiale, si caratterizza per l'associazione con altre specie pregiate indigene mediterranee. Presenti specie tipiche di ambienti dunali e con ristagni d'acqua quale la cannuccia marina ed il giunco. Per la fauna, notevole lungo la costa la presenza della tartaruga Caretta caretta, che depone le uova nella sabbia tra metà giugno e metà agosto.
Riserva Statale Monte Croccia
Area boscata a prevalenza di farnetto, con sottobosco rado, in cui oltre al cinghiale, si rileva la presenza di specie quali volpe, faina, donnola e tasso.
Fra i rapaci si segnala la presenza dello sparviero. Al suo interno si ritrovano i resti di un'antica città alpestre fortificata.

Riserve Regionali: Bosco Pantano di Policoro 500 ha – San Giuliano 1.000 ha
Riserva Naturale Orientata Bosco Pantano di Policoro
Riserva Naturale Orientata San Giuliano
Vasta area lungo le sponde del Bradano con formazioni forestali ripariali ben conservate. Consistente l'avifauna acquatica, in particolare quella migratoria che utilizza l'area come zona di sosta. Le pareti rocciose della gravina formata dal fiume ospitano numerosi uccelli rapaci.

Altre Aree Protette: Oasi WWF Lago di San Giuliano 1.300 ha
Oasi WWF Lago di San Giuliano
L'Oasi WWF del Lago di San Giuliano si trova in una Zona di Protezione Speciale (ZPS IT9220144) e in un Sito d'Importanza Comunitaria (SIC IT9220144) nei Comuni di Grottole, Miglionico e Matera. L'area di circa 1.300 ettari è una delle più importanti zone umide della Basilicata. La varietà di ambienti ed habitat della Riserva favorisce la presenza di una fauna diversificata, soprattutto specie ornitiche tra le quali: cicogne, gru, spatole, aironi rossi, aironi bianchi maggiori, morette tabaccate, avocette, cavalieri d'Italia.
 

 

Il Video :