VIRUS ZIKA: IN ITALIA 4 CASI CURATI A ROMA E FIRENZE

Red. Salute

Roma e Firenze – Sono 4 i casi di contagio da virus Zika registrati quest'anno in Italia. Lo ha spiegato all'AdnKronos il direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, sottolineando comunque che «attualmente i pazienti stanno bene». Si tratta di 4 italiani rientrati dal Brasile nella primavera 2015. Tre pazienti sono stati trattati allo Spallanzani di Roma e uno a Firenze.

Il virus Zika (ZIKV) è un membro della famiglia di virus Flaviviridae, del genere Flavivirus, scoperto per la prima volta in Uganda nel 1947, nella foresta di Zika. Negli esseri umani provoca una malattia nota come "zika", "malattia Zika", o febbre Zika. Il virus è correlato alla dengue, alla febbre gialla, all'encefalite del Nilo occidentale e all'encefalite giapponese, tutte malattie provocate da virus membri della famiglia dei virus Flaviviridae. Il virus è trasmesso da numerose zanzare del genere Aedes, soprattutto Aedes aegypti e Aedes albopictus (zanzara tigre)

In Brasile si stimano da 440 000 a 1.300.000 casi all'anno (secondo dati relativi al 2015), mentre sono stimati casi autoctoni in Colombia, El Salvador, Guatemala, Messico, Paraguay, Porto Rico e Venezuela.[9] Inoltre, sempre in Brasile, al 18 gennaio 2016 sono stimati oltre 3500 casi di microcefalia nei neonati, a fronte dei 150 casi/anno registrati negli anni precedenti.

In viaggiatori statunitensi, di ritorno dai paesi dove è presente il virus, è stata riportata la positività sierologica all'infezione del virus Zika. Questi casi importati sono destinati ad aumentare e potranno di conseguenza comportare la diffusione locale del virus in alcune zone degli Stati Uniti. Il New York Times del 17 gennaio 2016 riporta del primo caso USA di microcefalia in un neonato, nato a Ohau nelle Hawaii, la cui madre ha vissuto in Brasile mesi prima il parto.

Ricercatori hanno analizzato integralmente il DNA dell'agente infettivo dimostrando un'alta omologia genomica tra il ceppo dell'America latina e il ceppo che ha circolato nel Pacifico tra il 2013 e il 2014




OSPEDALI ITALIANI: È ALLARME BISTURI

Red. Cronache

La ricerca di un prezzo sempre più basso ha ridotto in maniera drastica la qualità degli strumenti chirurgici al punto tale che ''i bisturi in Italia non tagliano più''. L'allarme arriva dalla Acoi, l'Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani che ha ricevuto segnalazioni da migliaia di medici in tutta Italia.
La ''mediocre qualità'' dei bisturi utilizzati oggi ha conseguenze sia estetiche, perché il taglio perde la famosa precisione chirurgica, sia infettive.

A spiegare i rischi diretti per la salute è Diego Piazza, presidente dell'Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani), secondo il quale ''aumentando il trauma cutaneo per incidere una superficie, si aumenta il rischio di contamina
zione batterica della ferita.

E' evidente che, dovendo aumentare la forza per incidere una superficie, si rischia di tagliare oltre le intenzioni dell'operatore. Quanto ai costi, possiamo affermare che si tratta di una scelta antieconomica, perché per uno stesso intervento può essere necessario utilizzare più bisturi, cosa che non si verificherebbe con un buon bisturi che, al contrario, potrebbe essere utilizzato più volte durante lo stesso intervento''.

Privilegiare il prezzo a scapito della qualità, si domanda Piazza, ''fino a fare scomparire quasi del tutto le caratteristiche minime di funzionalità del prodotto, addirittura dei dispositivi medici ad elevata tecnologia il cui malfunzionamento può avere affetti letali, che tipo di sicurezza e qualità forniamo ai nostri pazienti?".




ASTRONOMIA: SCOPERTO NUOVO PIANETA AI CONFINI DEL SISTEMA SOLARE

di Domenico Leccese
A scoprirlo sono stati due astronomi del California Institute of Technology, Konstantin Batygin e Mike Brown, che in uno studio apparso su The Astronomical Journal sostengono di avere in mano dei dati decisamente solidi. Questo nuovo inquilino del Sistema Solare, battezzato per ora semplicemente Pianeta Nove, non è stato però osservato direttamente. Un pianeta dieci volte la Terra, che che si trova a una distanza 600 volte quella che ci separa dal Sole. Data la sua incredibile distanza, questo pianeta è stato scovato studiando le perturbazioni gravitazionali prodotte sui pianeti più vicini, come ad esempio Nettuno. La scoperta, se confermata, sarà il coronamento di un'impresa che gli astronomi inseguono da secoli, ovvero la scoperta del misterioso pianeta X e potrebbe rivoluzionare la nostra visione del Sistema Solare.

Tutta colpa della gravità. “Sebbene fossimo inizialmente molto scettici che questo pianeta potesse esistere, man mano che abbiamo continuato a studiare la sua orbita e ciò che poteva significare per il Sistema Solare esterno, ci siamo convinti sempre di più che è là fuori”, ha commentato Batygin, giovane professore di scienze planetarie al Caltech, “Per la prima volta in 150 anni abbiamo una evidenza solida che il censo planetario del Sistema Solare è incompleto”. Per scoprire questo nono pianeta, la cui massa è circa 5 mila volte quella di Plutone, i due scienziati hanno studiato il moto di alcuni degli oggetti più lontani nel Sistema Solare, che si trovano nella lontana Fascia di Kuiper. Questi oggetti infatti mostravano delle orbite decisamente strane, come se il loro movimento fosse  perturbato dal campo gravitazionale di un corpo esterno molto massiccio.

Si tratta di un metodo già utilizzato  nella storia dell'astronomia: in questo modo infatti sono stati scoperti i pianeti Urano e Nettuno, rispettivamente nel XVIII e XIX secolo. Dopo quasi due anni di osservazioni e simulazioni al computer, i ricercatori sono stati in grado di modellare quelle perturbazioni considerando la presenza di un nono pianeta estremamente distante.  C'era grande scetticismo per i due, che nel loro studio hanno vagliato ogni possibilità, compreso il fatto che le perturbazioni fossero dovute a tanti oggetti più piccoli. Eppure anche questa opzione è stata scartata in favore di un unico, grande pianeta agli angoli più remoti del Sistema Solare.

Così distante che per compiere un giro intorno al Sole,
il Pianeta Nove potrebbe impiegare da 10 a 20 mila anni.

Origini misteriose. Da dove viene? Come è nato questo pianeta? Gli autori non lo sanno, ma suggeriscono che potrebbe essere un pianeta gigante come Giove, Saturno, Urano o Nettuno, che in passato è stato vittima di una “carambola gravitazionale” che lo ha scagliato ai confini del Sistema Solare.
Una cosa è certa: se dovesse essere confermato, questo pianeta potrebbe rivoluzionare la nostra visione del Sistema Solare. Quanto al nome, potrebbe non essere così complicato. Forse è davvero arrivato il momento di conoscere il vero Pianeta X
 




CHE MERAVIGLIA! SBOCCIATO IL PRIMO FIORE SULLO SPAZIO

di Angelo Barraco
 
“Nascere, è ricevere tutto un universo in regalo” scriveva Jostein Gaarder, e proprio di nascita e di universo si parla, poiché un evento sorprendente ha regalato al mondo della scienza uno spettacolo unico, è sbocciato il primo fiore sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) e sta rivolgendo i suoi delicati petali verso il sole, catturando quel calore tanto indispensabile quanto gradevole. A mostrare il fiore è stato l’astronauta della Nasa Scott Kelly, che ha postato su Twitter una foto del fiore,  una “Zinnia” arancione. Nella foto si vede in primo piano in fiore e sullo sfondo c’è il blu della terra e l’oscuro spazio. E’ stato scelto questo fiore per la sua sensibilità alle condizioni ambientali e alla luce ed è sbocciato nella giornata di sabato, nel “Veggie plant growth facility”. La pianta è originaria del Centro America ed è simile ad una margherita e la sua fioritura ha rappresentato una sfida poiché cresce in un tempo che va dai 60 agli 80 giorni ed è sensibile alla luce e all’ambiente, tali dinamiche che delineano la crescita della pianta aiuta allo stesso tempo gli scienziati a capire come far crescere le piante in microgravità. L’esperimento non è stato semplice ma le difficoltà erano già previste dagli astronauti e sono state superate senza difficoltà, una delle difficoltà maggiori è stata la muffa, l’umidità e le foglie accartocciate. Il responsabile del programma Veggie Gioia Massa afferma: “E' vero che le piante non sono cresciute perfettamente, ma abbiamo imparato molto da questo”. Intanto si punta l’occhio sul futuro e gli scienziati pensano alla coltivazione di pomodori, nel 2017 arriveranno i semi. Ma la nascita del fiore non è il primo esperimento di coltivazione presso la Stazione Spaziale, poiché nel 2014 l’ingegnere Steve Swanson ha seminato e coltivato in contenitori speciali con luce a led per 33 giorni la lattuga romana. Gli scienziati erano abituati infatti a mangiare cibi pronti che gli venivano spediti, ma il 10 agosto hanno assaggiato la lattuga coltivata in orbita. Parte di quella lattuga è stata spedita sulla Terra per essere esaminata. L’esperimento è di notevole importanza poiché dimostra l’autosufficienza che si può ottenere in condizioni estreme, come nello spazio.



COMETA CATALINA: BASTA UN PICCOLO BINOCOLO PER AMMIRARE LO SPETTACOLO

Redazione
 
Oggi, domenica 17 gennaio, potremmo ammirare uno spettacolo che avrà luogo sopra i nostri occhi, infatti la cometa Catalina, che si era già mostrata nel periodo natalizio, darà il benvenuto al 2016 avvicinandosi alla Terra ad una distanza di circa 100 milioni di chilometri per poi sparire nelle prossime settimane nello spazio.

Paolo Volpini, dell’Unione Astrofili Italiani (Uai), ha spiegato: “In questi giorni la cometa Catalina si vedrà in cielo praticamente per tutta la notte, attraverserà l'Orsa maggiore per poi sfiorare anche l'Orsa minore. Per  guardarla il 17 gennaio basterà puntare un binocolo, anche piccolo, verso la coda dell'Orsa maggiore”. Il responsabile del Virtual Telescope Gianluca Masi ha aggiunto: “Come si temeva, Catalina è rimasta sempre al limite delle condizioni di visibilità ad occhio nudo, è risaputo che le comete sono 'capricciose', ma usando semplicemente un piccolo binocolo non si resterà delusi”.



A PAVIA LA MACCHINA CHE CURA I TUMORI, MA IN POCHI LO SANNO

LEGGI ANCHE: PAVIA, CURARE I TUMORI AL CNAO: ECCO COME FUNZIONA E COSA FARE

 

di Domenico Leccese

Il CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica) è una struttura innovativa e tecnologicamente avanzata, voluta dal Ministero della Salute con Legge n° 388 del 23.12.2000, per il trattamento di tumori radio resistenti o non operabili, mediante l'uso di ioni carbonio e protoni. Nella sala sperimentale, nelle aree dedicate e nei laboratori si effettuano anche attività di ricerca clinica, radiobiologica e traslazionale.

Sincrotrone: l’invenzione che cura il tumore resistente ai raggi x
Nonostante la struttura che ospita il Sincrotrone sia stata finanziata, in parte, dallo Stato, nessuno conosce il centro CNAO che attraverso l'adroterapia ha una percentuale elevatissima di guarigione dei tumori.

La puntata di “Report” andata in onda il 1 novembre 2015, ha trattato un argomento molto importante e poco conosciuto per quanto riguarda la cura dei tumori.
A Pavia un gruppo di fisici e ingegneri hanno messo a punto una macchina per la cura dei tumori che esiste solo in altri tre luoghi nel mondo: Giappone, Cina e Germania.
Si tratta del Sincrotrone e cura i tumori radio resistenti.

Nella visita a Pavia il Sottosegretario Dott.Vito De Filippo (ex Governatore della Regione Basilicata) esplora le stanze in cui questo enorme macchinario viene utilizzato e attraverso il quale le particelle vengono accelerate:
si tratta di struttura in cui viene iniettato un gas ricco di idrogeno o carbonio che crea un fascio di protoni o di ioni carbonio che percorrono questa circonferenza un milione di volte in mezzo secondo. Ad ogni giro le particelle aumento l’energia. Il carbonio richiede grandi macchine per venire accelerato ma quando arriva a colpire la cellula tumorale è tre volte più efficace dei raggi x.

Roberto Orecchia, direttore scientifico fondazione CNAO, spiega:
“Il carbonio è più pesante e lascia una traccia all’interno della cellula. Nel suo percorso ad elevata intensità lascia una traccia tale che tutto quello che incontra, anche in questo caso del DNA, lo rompe. Questo è un tipo di danno non riparabile dalla cellula“.
Per tanto anche un tumore radioresistente può essere eliminato con gli ioni carbonio. Tutto questo sistema è stato messo insieme dall’eccellenza italiana nella fisica.

Sandro Rossi, Direttore Generale CNAO, spiega:
il funzionamento del sincrotrone: ” Questo anello che ha una circonferenza di circa 80 metri, quando le particelle entrano in quell’anello cominciano ad accelerare e incominciano ad arrivare a circa 60/70% della velocità della luce. Quindi i fisici, gli ingegneri, selezionano l’energia giusta per arrivare dove esattamente il medico dice che bisogna fermare il fascio per trattare quel tumore“.

Con questa tecnica che si chiama Adroterapia stanno curando anche i sarcomi. “I sarcomi sono universalmente conosciuti come essere tumori radio resistenti – dichiara Roberto Orecchi – La probabilità di controllo locale con la Radioterapia generalmente non supera il 50/60%”.
Con la tecnica dell’Adroterapia, invece i dati sono più incoraggianti e arrivano all’80/85% di successo sulla malattia, in pratica significa di fatto la guarigione del paziente. Stanno emergendo anche altre indicazioni come il tumore del pancreas, che normalmente si riesce a curare nel 20% dei casi. Con l’adroterapia sono state registrate percentuali di sopravvivenza a due anni libera da malattie del 45%. Di solito tumori resistenti ai raggi x sono quelli della base cranica, tumori delle ghiandole salivari, tumori del retto, melanoma dell’occhio, e la prospettiva è quello di applicarlo anche per i tumori che colpiscono i bambini.
Oltre 600 sono i pazienti curati nel centro CNAO costruito per 150 milioni di euro di cui 95 messi a disposizione dallo Stato in base alla legge istituita dalla fondazione Veronesi del 2000.Nonostante sia sconosciuto l’invenzione del Sincrotone è orgoglio tutto italiano realizzato con l’Istituto di fisica nucleare Politecnico di Milano e l’Università di Pavia. Al progetto hanno partecipato 600 ditte di cui 500 italiane.

Come funziona Il lettino motorizzato in cui si stende il paziente come se fosse una tac è dotato di un laser con un puntamento ad altissima precisione colpisce il tumore in tante fette, come dichiara il direttore della fondazione; tali fette si scindono in un millimetro ciascuno e fetta per fetta colpisce il tumore.
Il trattamento varia dai 2 ai 15 minuti ed è perfettamente indolore.

Si curano anche pazienti che non avrebbero alternative. Purtroppo questa struttura, anche se finanziata dallo Stato, non tutti la conoscono perché non figura tra i centri di cura nazionale per il tumore. Il trattamento completo costa 24mila euro e finora solo le regioni Lombardia ed Emilia Romagna rimborsano l’intero costo della cura.

Altre regioni in Italia richiedono prima un’autorizzazione visto che molte Asl ignorano ancora il trattamento dell’Adroterapia. Purtroppo per far si che il CNAO venga elencato tra i centri riconosciuti per la cura del tumore si dovrà aspettare l’aggiornamento della legge di stabilità con l’elenco di malattie che potranno essere curate con l’adroterapia e completamente rimborsabili. Un aggiornamento che dovrebbe avvenire nell’immediato futuro visto che le persone in Italia malate di sarcomi sono oltre 4500, tutti tumori resistenti alla tradizionale radioterapia.

Il CNAO è stato istituito per volontà del Ministero della Salute e la Fondazione CNAO, incaricata della sua realizzazione, costruzione e funzionamento, è stata insediata a Milano il 21 novembre 2001, sotto la guida del prof. Ugo Amaldi. Il Centro si trova a Pavia e la sua inaugurazione è avvenuta il 15 febbraio del 2010. Nell'ottobre 2011 sono iniziati i trattamenti su pazienti volontari e selezionati dal ministero della salute. Il CNAO si prefigge lo scopo di curare i pazienti affetti da tumori solidi mediante l'uso di fasci di protoni e ioni carbonio: si tratta di particelle denominate adroni, da cui il nome di adroterapia. Nello stesso tempo effettuerà ricerca scientifica per individuare strumenti sempre più efficaci nella lotta contro il cancro.

In altri termini, il CNAO opererà a due livelli: presterà assistenza medica diretta ai malati di cancro e farà ricerca clinica e radiobiologica. Il centro funzionerà con prestazioni di carattere ambulatoriale; non sono previsti servizi di assistenza in regime di ricovero ordinario. A livello tecnologico il CNAO si avvale di un sincrotrone di 25 m di diametro, in grado di accelerare sia protoni, sia ioni di carbonio. Protoni e ioni saranno prodotti in due sorgenti, pre-accelerati da un acceleratore lineare, seguito da una linea di iniezione per il trasferimento delle particelle nell’anello del sincrotrone dove verranno ulteriormente accelerate ed estratte ad energie sino a 250 MeV per i protoni e 480 MeV/u per gli ioni carbonio. Il CNAO ha tre sale di terapia, una delle quali dotata di un sistema di trattamento con fascio sia orizzontale che verticale. In funzione del tipo di particelle utilizzate (protoni o ioni carbonio) e della loro energia, potranno essere irradiati tumori a profondità variabili da 1 a 27 cm.

PER CONTATTARE IL CENTRO:  http://fondazionecnao.it/it/   IL TELEFONO DEL CENTRO E’ 0382-078.963




FARMACOVIGILANZA, MEDICINALI UE: L'EMA RENDE DISPONIBILI I REPORT SULLE REAZIONI AVVERSE

Red. Salute & Sanità

L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) estenderà l’accesso ai report sulle sospette reazioni avverse (ADR) ai medicinali autorizzati nell’Unione Europea (UE), assicurando la completa tutela dei dati personali.

Le nuove disposizioni consentiranno ai cittadini di consultare un numero maggiore di informazioni, tra cui gli elenchi delle reazioni avverse registrate e le presentazioni riassuntive delle singole ADR contenute in EudraVigilance, garantendo la massima riservatezza a quanti invieranno le segnalazioni. Il mondo accademico beneficerà, per supportare l’attività di ricerca, di un più ampio accesso alla banca dati. Inoltre, all’Uppsala Monitoring Centre (UMC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che è stato chiamato a far parte degli stakeholder, verranno inviate le segnalazioni degli ICSRs (Individual Case Safety Reports) provenienti dallo Spazio Economico Europeo. Per quanto riguarda le Autorità di regolamentazione dei Paesi al di fuori del SEE la nuova policy prevede che potranno, dietro richiesta, ricevere i dati. Infine ai titolari di AIC di medicinali autorizzati nell’UE sarà dato maggiore accesso ai report relativi ai loro prodotti, per facilitare i sistemi interni di rilevazione del segnale e gli altri obblighi di farmacovigilanza di loro competenza.

Sin dal 2011 l’Agenzia ha reso disponibili i dati raccolti, definendo però inizialmente livelli di accesso diversificati alle informazioni contenute nei report, a seconda delle tipologie di stakeholder: enti regolatori europei, operatori sanitari, cittadini e pazienti, titolari di AIC (Autorizzazione all’Immissione in Commercio) e mondo accademico.

L’entrata in vigore della nuova policy è prevista per il terzo quadrimestre del 2017, contestualmente ad una serie di interventi tecnici sul sistema EudraVigilance. I report sulle sospette reazioni avverse che si verificano nel SEE confluiranno in VigiBase, il database globale delle ADR gestito dall’OMS. Una migliore conoscenza globale sulla sicurezza dei medicinali, comunica l’EMA, contribuirà inoltre a promuovere l'uso sicuro dei farmaci a beneficio dei pazienti di tutto il mondo.
 




RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI: RAGGIUNTI LIVELLI PERICOLOSI IN OGNI PARTE DEL MONDO

di G.M.

Mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rafforza la sua lotta contro la resistenza agli antibiotici, una nuova ricerca effettuata in dodici Paesi mostra che c'è ancora una grande confusione intorno a questo fenomeno, che rappresenta una seria minaccia per la salute pubblica, e che le persone non capiscono come prevenirne l'ulteriore diffusione.

L'antibiotico resistenza si verifica quando i batteri mutano e diventano resistenti ai farmaci utilizzati per il trattamento delle infezioni da essi provocate: l'utilizzo eccessivo e improprio di antibiotici aumenta lo sviluppo di questi batteri. L'indagine dell'OMS evidenzia alcune delle pratiche che contribuiscono alla crescita del fenomeno, la maggior parte delle quali si fondano su una scarsa conoscenza e su luoghi comuni errati.

Quasi due terzi (64%) delle circa diecimila persone intervistate in dodici Paesi affermano di sapere che la resistenza agli antibiotici è un problema che potrebbe riguardare loro e le loro famiglie, ma non comprendono come affrontarlo. Più della metà di loro (64%), per esempio, ritiene che gli antibiotici possano essere usati per curare raffreddore e influenza, nonostante sia risaputo che questi farmaci non hanno alcun impatto sui virus. Circa un terzo (32%) ritiene poi che sia giusto interrompere l'assunzione di antibiotici quando ci si sente meglio, piuttosto che completare il trattamento prescritto dal medico.

"L'aumento dell'antibiotico resistenza costituisce ormai un problema sanitario globale, tutti i governi lo considerano una delle maggiori sfide per la salute pubblica e sta raggiungendo livelli pericolosamente alti in ogni parte del mondo"
ha affermato Margaret Chan, Direttore Generale dell'OMS, in occasione del lancio dei risultati dell'indagine. "La resistenza agli antibiotici sta compromettendo la nostra capacità di trattare le malattie infettive e minando il progresso della medicina." La diffusione dei risultati della ricerca coincide con il lancio della nuova campagna dell'OMS 'Antibiotici: maneggiare con cura', un'iniziativa globale che mira a diffondere una corretta cultura intorno a questi farmaci e a cambiare il modo in cui vengono utilizzati. "I dati mostrano la necessità urgente di migliorare la comprensione e la conoscenza intorno al fenomeno dell'antibiotico resistenza" spiega il dottor Keiji Fukuda dell'OMS. "Questa campagna è solo uno dei modi in cui stiamo lavorando in collaborazione con i Governi, le Autorità sanitarie e gli altri partner per ridurre la resistenza agli antibiotici. Si tratta di una delle più grandi sfide in termini di salute del ventunesimo secolo che richiederà un cambiamento globale del comportamento degli individui e della società".

L'indagine dell'OMS si componeva di quattordici domande relative all'uso e alla conoscenza degli antibiotici e del fenomeno della resistenza ed era strutturata in un mix tra interviste online e face-to-face. È stata condotta in dodici Paesi: Barbados, Cina, Egitto, India, Indonesia, Messico, Nigeria, Federazione Russa, Serbia, Sud Africa, Sudan e Vietnam. Anche se non ha la pretesa di essere esaustiva, contribuirà, insieme ad altre indagini simili, ad aiutare l'OMS e i suoi partner a determinare quali siano le principali lacune nella comprensione pubblica del problema e i malintesi su come utilizzare gli antibiotici che potranno poi costituire un punto di partenza  per le prossime campagne di informazione.

Alcuni dei luoghi comuni errati emersi dalla ricerca sono:

tre quarti (76%) degli intervistati pensa che la resistenza agli antibiotici si verifichi quando il corpo diventa resistente a questi farmaci. In realtà sono i batteri e non gli esseri umani o gli animali a diventare resistenti agli antibiotici e la loro diffusione provoca poi infezioni difficili da trattare;
due terzi (66%) ritiene che gli individui non rischino un'infezione resistente se assumono gli antibiotici seguendo la prescrizione del medico mentre quasi la metà (44%) pensa che la resistenza agli antibiotici sia un problema solo per le persone che assumono regolarmente questi farmaci. In realtà, chiunque, a qualsiasi età e in qualsiasi Paese può contrarre un'infezione antibiotico resistente;
più della metà (57%) crede che non si possa fare molto per fermare questo fenomeno, mentre quasi due terzi (64%) ritiene che gli esperti risolveranno il problema prima che diventi troppo serio.

Un altro risultato chiave dell'indagine è che quasi i tre quarti (73%) degli intervistati ritiene che gli allevatori dovrebbero somministrare meno antibiotici agli animali destinati alla produzione alimentare.

Per affrontare questo problema in costante crescita, durante l'Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2015 è stato approvato un piano d'azione globale: uno dei cinque obiettivi di questo piano è proprio quello di migliorare la comprensione e la consapevolezza del fenomeno attraverso una comunicazione efficace e una formazione mirata.




SPERIMENTAZIONE FARMACI: IN ITALIA TREND IN AUMENTO RISPETTO IL RESTO D'EUROPA

di Gerardo Mieli

Tendenza all’aumento, con una ripresa generale anche sul totale delle sperimentazioni cliniche rispetto al resto d’Europa. Questo quello che emerge dal 14° Rapporto nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia reso disponibile dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).
Emerge in particolare che le ricerche nella fase iniziale di sviluppo dei farmaci (fase I e II) rappresentano la maggioranza delle sperimentazioni.

Raddoppiano le sperimentazioni sui medicinali di terapia avanzata e dopo il calo del 2013 si nota una netta ripresa delle sperimentazioni no profit. I risultati sull’andamento della ricerca clinica presentati in questo 14° Rapporto Nazionale sono stati ottenuti con elaborazioni incrociate dal Data Base interno AIFA e dalla Banca Dati EudraCT, considerando il perdurare per tutto il 2013 della sospensione dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali (OsSC).

Le Sperimentazioni Cliniche (SC), così come i cosiddetti “usi speciali di farmaci non autorizzati”, costituiscono spesso una preziosa opportunità di cura per i pazienti, garantendo un accesso al farmaco precoce, in condizioni di monitoraggio stringente e, in ultima analisi, anche di risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. L’Agenzia Italiana del Farmaco crede nel valore della sperimentazione clinica e la identifica come una delle aree di maggiore crescita e interesse nel panorama regolatorio mondiale.

Per chi volesse approfondire l'argomento può consultare l'allegato pdf con il rapporto AIFA




NAPOLI, SMOG: I PEDIATRI LANCIANO L'ALLARME ROSSO

Red. Salute

Napoli – "Moltissimi dei nostri assistiti stanno avendo problemi respiratori legati con ogni probabilità al grave aumento di polveri sottili nell'aria. La situazione è preoccupante, anche perché presto si avrà il picco di epidemia influenzale". A lanciare l'allarme sono i pediatri di famiglia della Fimp Napoli.

Secondo Antonio D'Avino, segretario provinciale, "il rischio di una comorbidità con la normale epidemia influenzale è molto alto, e potrebbe produrre anche vere e proprie emergenze nei bambini appartenenti alle categorie a rischio. I problemi maggiori li stiamo riscontrando in quei bambini con un apparato respiratorio più 'fragilè, affetti da asma. I bambini piccoli, e probabilmente anche i feti, sono molto sensibili all'inquinamento atmosferico; le prove scientifiche disponibili mostrano un legame tra esposizione alle polveri sottili, complicanze dell'asma e aumento della prevalenza e dell'incidenza di tossi e bronchiti". D'Avino spiega che "stiamo osservando un aumento importante delle infiammazioni respiratorie reattive, molto probabilmente a causa dell'aumento delle polveri sottili. Nei soggetti asmatici veri e propri, cioè che continuano a manifestare sintomi respiratori che si cronicizzano dopo il terzo o quarto anno di vita, vanno prese cautele in più".




SPETTACOLO NELLO SPAZIO: LA GHIRLANDA COSMICA NELLA COSTELLAZIONE POPPA

Redazione

Dalle galassie più brillanti al verde intenso delle aurore polari, il cielo delle feste si accende di luci e colori nelle immagini spettacolari inviate a Terra da sonde, telescopi spaziale e astronauti della Stazione Spaziale.

Ad aprire la serie delle foto mozzafiato è una ghirlanda cosmica al centro della quale si trova la stella variabile HD 70235, nella costellazione della Poppa, distante 6.500 anni luce dalla Terra. Le luci verdi e rosse delle aurore polari sono state fotografate dall'astronauta americano Scott Kelly, a bordo della Stazione Spaziale.

Ricorda invece un angelo con le ali aperte la foto della 'culla' di stelle nella nebulosa Sh2-106, nella costellazione del Cigno. Un'altra nebulosa, la NGC 5189, ricorda un ornamento dell'albero di Natale.
Anche il Sole si è vestito a festa, scatenandosi in una serie di eruzioni fotografate dalla sonda Sdo (Solar Dynamics Observatory), fortunatamente non minacciose per la Terra.