WWE 2K17, il gioco ufficiale del wrestling

 

di Francesco Pellegrino Lise

 

È finalmente uscito l’atteso WWE 2K17, il nuovo videogioco targato World Wrestling Entertainment, realizzato da 2K in collaborazione con Yuke’s e Visual Concepts. Adesso gli appassionati di tutto il mondo potranno mettersi nei panni dei più grandi campioni dello sport di lotta libera più seguito al mondo e lanciarsi in appassionanti incontri nella più realistica e autentica esperienza WWE mai vista finora. L'edizione 2017 introduce qualche novità per rinfrescare una formula di gioco ormai rodata da tempo. In particolare, questa volta gli sviluppatori hanno voluto puntare molto sulle modalità per la creazione e la personalizzazione dei lottatori. In WWE 2K17, infatti, il giocatore ha la possibilità di sbizzarrirsi nella realizzazione del proprio WWE Universe personale, potendo finalmente contare su ben tre slot di salvataggio. A differenza di quanto accadeva in passato, quindi, è possibile portare avanti più di un esperimento alla volta, evitando di limitare la propria creatività. Per gli appassionati di wrestling, la modalità WWE Universe è quanto di meglio si possa desiderare, visto che permette di selezionare i lottatori da inserire nel contesto, affiancandoli anche a creazioni inedite realizzate con il sempre ricco e approfondito editor interno. Per chi preferisce l’azione pura invece ci si può dedicare a una delle tante tipologie di match a disposizione o alla modalità Carriera, ulteriormente ampliata per l’edizione di quest’anno. Una volta creato il proprio wrestler, bisognerà seguirlo attraverso una lunga carriera piena di scelte, scelte che proprio come accade nel mondo reale influiranno in maniera positiva o meno sul futuro del lottatore. Peccato, però, che il comparto narrativo della Carriera lasci un po' a desiderare: rivalità improvvise, improbabili voltafaccia, confronti con i manager o con i piani alti dell'organizzazione, sono trattati in maniera molto superficiale rispetto allo show televisivo. Un vero peccato, visto che il mondo del wrestling non è solo sport ma è condito anche da questi simpatici siparietti. Pollice all’insù invece per i lottatori selezionabili: tra superstar WWE, NXT e Leggende, il roster di WWE 2K17 è il più grande di sempre, con più di 130 atleti tra cui scegliere, numero che cresce fino a superare i 150 grazie ai contenuti aggiuntivi scaricabili. I giocatori potranno spaziare dai grandi campioni del passato come Shawn Michaels, Bret Hart o Ric Flair alle giovani promesse di NXT o gli eroi del momento di Raw e SmackDown. In più, è stata reintrodotta la possibilità di lottare nel backstage delle arene, con moltissimi oggetti con cui interagire (dalle sedie alle scale), modalità da tempo richiesta a gran voce dai fan. Purtroppo WWE 2K17 non include la tradizionale modalità Showcase, da sempre fiore all'occhiello del comparto single player. L'anno scorso questa opzione vedeva i giocatori ripercorrere l'intensa carriera di "Stone Cold" Steve Austin dalle origini alla consacrazione, dunque sarebbe stato bello per questa edizione potersi cimentare con qualcosa di simile, magari nei panni di Goldberg (che però è un personaggio riservato ai preorder) o Brock Lesnar, l'atleta di copertina.

 

 

Per quanto riguarda il gameplay, nonostante siano state apportate diverse rifiniture, permangono i soliti problemi che affliggono la saga. Per quanto riguarda il comparto tecnico, nonostante il colpo d’occhio iniziale sia buono, sussistono ancora alcuni problemi. Le animazioni di ogni colpo o presa sono statiche e non tengono sempre conto delle variabili di posizionamento. Il risultato sono bug di vario tipo, principalmente visivi, o strutturali, come accelerate innaturali per posizionarsi correttamente, oltre che una legnosità che va ben oltre il voler replicare la fisicità e la stanchezza dei performer. Nel gioco, poi, alcuni modelli risultano ancora abbastanza sottotono, la platea risulta sempre piuttosto anonima e composta dagli stessi e pochi individui in versione “fotocopia” che ripetono ad oltranza le stesse animazioni. Le interazioni con gli oggetti poi sono molto discutibili, in particolar modo con le corde del ring. Anche gli arbitri rimangono dei fantocci senza personalità e a poco serve che si possa scegliere la divisa se i modelli non rispecchiano quelli che accompagnano realmente le star della WWE. Pollice all’ insù invece per il comparto audio che offre melodie più che apprezzabili e i cori che accompagnano le azioni sono ben più che adeguati. Tirando le somme, WWE 2K17 resta un prodotto dedicato esclusivamente ai fan del wrestling, difficilmente infatti riuscirà a conquistare altre tipologie di gamers. Vedere e utilizzare il gran numero di personaggi a disposizione resta però una gran soddisfazione e tutti gli amanti di questo sport resteranno soddisfatti del risultato finale. WWE 2K17 è disponibile per PlayStation 4, PlayStation 3, Xbox One, Xbox 360 e PC. Oltre alla versione standard di WWE 2K17, sono disponibili anche le edizioni Digital Deluxe e NXT. Nella prima, i giocatori troveranno il Season Pass e, in esclusiva per PlayStation 4 e Xbox One, il My Player Kick Start, cioè una serie di vantaggi da utilizzare con i wrestler personalizzati. La NXT Edition conterrà invece tre Superstar in più (Shinsuke Nakamura, Nia Jax e Apollo Crews), una statuetta da collezione alta 20 cm di Finn Bálor e tantissime altre sorprese che faranno felici gli appassionatissimi gamer. Le due special edition conterranno anche il “pacchetto Goldberg”, che darà l’accesso a due versioni giocabili del campione WCW e WWE (Bill Goldberg) e alle arene storiche di WCW Monday Nitro e Halloween Havoc.

 

GIUDIZIO GLOBALE:

GRAFICA: 7,5

SONORO: 8

GAMEPLAY: 7

LONGEVITA': 7,5

VOTO FINALE: 7,5




Raptor, il software made in italy che elimina i ransomware

 

di Francesco Pellegrino Lise


E' tutto italiano il primo software in grado di neutralizzare una delle peggiori minacce per gli utenti di internet, il ransomware.Tale minaccia informatica è uno dei flagelli più pericolosi degli ultimi tempi: il malware infatti è in grado di bloccare le funzioni del pc per poi chiedere un pagamento in danaro per lo sblocco. Il programma nostrano per combattere questa intrusione informatica fraudolenta si chiama RaPToR, che sta per Ransomware Prevention Toolkit & Rescue, ed è stato sviluppato dalla startup "Cyber Intuition". Il software, già presente sul mercato, è capace di neutralizzare in locale l'estorsione virtuale affiancandosi ai tradizionali anti virus e offrendo una soglia di protezione personalizzata, che punta su sistemi di filtraggio molto complessi che lavorano sulle email, sui server, sulla rete e gli endpoint. RaPToR riconosce infatti i ransomware analizzandoli prima della loro messa in funzione, impedendone l'esecuzione e quindi bloccando la criptazione dei dati presenti sul computer. Inoltre, lasciando agire il malware in una sandbox, salva le chiavi di cifratura generate così da permettere un eventuale sblocco. Grazie a questo innovativo software forse adesso tutti saranno in grado di navigare più serenamente e senza incappare in spiacevoli sorprese. Forse è proprio il caso di dire "Italians do it better".




WhatsApp è sempre più vicina alle videochiamate

 

di Francesco Pellegrino Lise


WhatsApp, la popolare piattaforma di instant messagging di proprietà di Facebook, è al lavoro sul lancio delle videochiamate. Secondo alcune voci di corridoio, riportate da diversi siti specializzati, alcuni utenti Android e di Windows Phone starebbero già testando l'innovativa funzione. Essa è particolarmente attesa ed è pronta a cambiare le carte in tavola per la concorrenza, proprio per la mole dei suoi utilizzatori, anche se arriva "in ritardo" rispetto ai rivali. Messenger, l'altra chat del social network di proprietà di Mark Zuckerberg, ha introdotto il servizio già da oltre un anno. Senza contare il già presente Skype fino all'ultimo arrivato, Duo di Google che è un sistema esclusivo di videochiamate simile al FaceTime di Apple. Secondo il sito Mashable all'inizio del mese già alcuni utenti di Windows Phone avevano segnalato di aver ricevuto la possibilità di effettuare videochiamate tramite una versione beta di WhatsApp. Adesso tale funzione sarebbe disponibile in modo analogo anche per utenti Android. Un ulteriore indizio che la novità potrebbe a breve arrivare ufficialmente per tutti gli utenti dei dispositivi equipaggiati con sistemi operativi mobile di Microsoft e Google, e a seguire per gli iPhone. Ancora non è chiaro quando tale servizio arriverà definitivamente per tutti, fatto sta che piano piano la comunicazione via WhatsApp si sta dirigendo verso un futuro che garantirà una miglior qualità di servizio e più possibilità per tutti gli utenti. 




Battlefield 1, la Prima Guerra Mondiale diventa un videogioco

 

di Francesco Pellegrino Lise


Battlefield, lo sparatutto su larga scala più amato dai videogiocatori, amplia ancora una volta i suoi orizzonti. Dopo aver ambientato i capitoli passati nella Seconda Guerra Mondiale, in Vietnam, in età contemporanea e nel futuro, quest’anno EA e Dice hanno deciso di ambientare il nuovo capitolo della serie nel corso della Prima Guerra Mondiale. Non a caso il titolo, disponibile su Pc Xbox One e PlayStation 4, si chiama proprio Battlefield 1. La scelta del nuovo periodo storico ha così consentito agli sviluppatori di esplorare ambienti non particolarmente conosciuti dai soldati virtuali degli ultimi anni come le Alpi italiane, le pianure che uniscono la Francia con la Germania o le coste della Turchia. Al posto di raccontare l'inverosimile epopea di un soldato che ha combattuto in tutti questi teatri di guerra, il team di sviluppo "Dice" ha scelto una nuova formula per quanto riguarda la modalità giocatore singolo, mettendo in scena cinque episodi indipendenti in chiave romanzata. Il risultato? Cinque storie toccanti rispetto al classico “Rambo” che da solo sconfigge l'esercito nemico. In Battlefield 1 ciò che viene fuori dai singoli episodi è l’anima, il sentimento. Non ci sono né vincitori, né vinti, ma solo uomini con le loro paure, speranze, sentimenti. La chiave di lettura in formato racconto ricorda un po’ le vecchie storie del nonno e quest’aspetto, nonostante la campagna in single player duri poco più di 6 ore giocandola alla difficoltà massima, dona al prodotto un fascino che va ben oltre il semplice intrattenimento. I protagonisti di queste storie sono ben caratterizzati e sicuramente conquisteranno i cuori dei giocatori: c'è il soldato italiano che combatte per proteggere il fratello durante un disperato assalto sul Monte Grappa, l'americano un po' spaccone che si ritrova ad essere un eroe per caso, una soldatessa aiutante di Lawrence d'Arabia e un veterano australiano che si rivede in una giovane recluta. Tutti personaggi forti, coraggiosi, con pregi e difetti, ma non invincibili, come dicevamo prima umani. La guerra proposta da EA e Dice è una guerra cruda, dura che non ha nulla di bello, di eroico, di pulito, ma anzi è un inno all’eroismo di tutte quelle persone che hanno scritto con il sangue il loro nome sull’altare della Patria in nome di un futuro migliore. Parlando di giocabilità, mai come quest’anno la modalità campagna è stata sviluppata per fare da tutorial alle meccaniche del multiplayer, affrontandola infatti si capirà come controllare i mezzi pesanti, come volare sui rudimentali biplani e come si conquista un obiettivo di missione.

 

 

Parlando invece del cuore pulsante dell’esperienza di gioco offerta da Battlefield 1, ovvero il multiplayer, EA e Dice hanno sfornato un prodotto davvero completo. La vera novità risiede in una modalità di gioco chiamata “Operazioni”. Tale tipologia di gioco catapulta chi si trova dinanzi lo schermo nel bel mezzo di un fronte, con la squadra attaccante e la squadra di difesa, ovviamente l’obiettivo sarà conquistare o proteggere le posizione chiave che di volta in volta vengono segnalate sulla mappa. Impedendo per tre volte l’avanzata delle truppe offensive i difensori vincono, in caso contrario si passa alla sezione successiva con i relativi punti da conquistare/distruggere. Una volta finita l’avventura sulla mappa si passa poi alla successiva per un’azione continua e incessante. Nelle ultime parti dell’assalto verrà in aiuto della nazione attaccante un veicolo caratteristico di quella mappa davvero duro da distruggere. Tali mezzi sono: uno Zeppelin, un treno blindato pieno di cannoni e una corazzata. Questi alleati aiuteranno le truppe d’attacco grazie alla loro incredibile potenza di fuoco e si rivelano fondamentali per aprire la strada con l’artiglieria e sbloccare più facilmente alcune situazioni dove i difensori sembrano invincibili. Altra modalità interessante nel multiplayer oltre alle ben note conquista, corsa, Deathmatch a squadre e dominio, è Piccioni di Guerra. Tale tipologia di gioco è una rivisitazione in chiave Prima Guerra Mondiale della modalità Cattura la Bandiera. In Piccioni da Guerra sono esclusi i veicoli e i giocatori saranno alla ricerca dei volatili per poter inviare segnali sulla mappa. Una volta recuperato l’animale e scritto il messaggio con le coordinate, il piccione partirà in volo, ma potrà ancora essere abbattuto dai nemici. Finita questa odissea verrà assegnato il punto alla squadra. Il primo che arriverà a tre avrà vinta la partita. La cosa interessante di questa modalità è che in ogni momento è possibile ribaltarne l’esito. Nel complesso l'offerta di Battlefield 1 è piuttosto solida e interessante, anche se non può competere come varietà e quantità con quella della concorrenza. Il fatto è che non ne ha bisogno. Ogni partita, infatti, ha una storia e uno svolgimento unico proprio grazie alla conformazione delle mappe e a un gameplay perfettamente bilanciato tra l'accessibilità e la profondità. DICE, infatti, ha voluto creare un ibrido che pur non avendo le velleità simulative di alcuni titoli molto in voga su Pc riesce a garantire una sufficiente profondità da consentire ai soldati virtuali più abili di emergere e divertirsi sempre. Per quanto riguarda la scelta dei combattenti, il gioco propone le canoniche quattro classi di base ognuna con un suo armamento particolare. Da questo punto di vista si può dire che gli sviluppatori hanno utilizzato una solida base per far prendere il volo al nuovo titolo in maniera davvero maestosa. L’introduzione poi di alcune classi speciali, come il flamiere e il mitragliere pesante, utilizzabili solo tramite la conquista di alcune casse che appaiono casualmente sulla mappa, rende l’esperienza di gioco ancora più interessante.

 

 

Tecnicamente parlando Battlefield 1 è un prodotto di fascia altissima grazie al magnifico Frostbite engine. A livello di grafica il gioco è davvero impressionante, gli effetti di luce sono stati curati molto e l'attenzione per i dettagli del team di sviluppo è ben evidente. Le animazioni facciali e i modelli dei personaggi nel giocatore singolo sono sempre convincenti e anche nel multigiocatore i soldati e le divise non sono stati trascurati. I veicoli presenti sul campo di battglia, inoltre, riescono a trasmettere le giuste sensazioni proprio grazie a un comparto tecnico di qualità.. Le mappe di gioco sono come sempre di dimensioni impressionanti, e stavolta più che in passato offrono una varietà di paesaggi numerosa. Gli effetti atmosferici, poi, rendono ogni singola ambientazione unica e affascinante. Per quanto riguarda il comparto audio, il lavoro svolto su Battlefield è davvero magistrale. A parte i tanti nuovi arrangiamenti del tema principale e alle musiche epiche che accompagnano sia la campagna in singolo giocatore che il multiplayer, colpisce molto anche il rumore che ogni arma e ogni veicolo emette durante la battaglia, da come cambia in base a dove viene fatto e alla sua importanza ai fini del gameplay. Ascoltare gli spari, le urla dei nemici o il rombo dei motori, infatti, aiuterà spesso e volentieri i giocatori ad anticipare le mosse del nemico e a capire dove si nasconde. Tirando le somme, con Battlefield 1 EA e Dice hanno confezionato uno shooter davvero ben fatto sia nella breve ma intensa esperienza offline che nella sua componente multigiocatore. Se quello che si cerca è un gioco di guerra capace di coinvolgere, ben fatto e in grado di dar soddisfazione in ogni situazione, Battlefield 1 è proprio la scelta giusta.

 

La curiosità In occasione del lancio di Battlefield 1, arriva un’esclusiva iniziativa sul canale televisivo DMAX. Cuore del progetto è il casting “Racconta su DMAX la tua esperienza con Battlefield” che darà la possibilità a tre giocatori, scelti da una giuria, di apparire in TV. Per partecipare al casting gli utenti dovranno registrarsi sul sito dedicato http://www.battlefield1.dmax.it/ e creare e caricare un video della durata massima di 30 secondi in cui racconteranno, in prima persona, l’esperienza di gioco con un titolo della serie Battlefield. Sarà possibile inserire riprese delle schermate di gioco, ricorrere a grafica animata, oltre all’utilizzo di inquadrature della persona intenta a giocare. Sempre su http://www.battlefield1.dmax.it/ gli appassionati potranno anche vincere una delle dieci Xbox One S in palio con incluso Battlefield 1 grazie al concorso “Solo in Battlefield 1, solo su DMAX”. Per partecipare all’estrazione finale sarà necessario rispondere correttamente a una serie di domande a risposte multiple sul tema del videogioco, che quest’anno farà vivere da protagonisti la Prima Guerra Mondiale, quando le nuove tecnologie e la diffusione del conflitto hanno cambiato la guerra per sempre. Il termine ultimo per partecipare al casting e al concorso è lunedì 7 novembre.

 


GIUDIZIO GLOBALE:


GRAFICA: 9
SONORO: 10
GAMEPLAY: 9,5
LONGEVITA’: 9


VOTO FINALE: 9,5




Ischia, liberata a largo la tartaruga Valeriana – VIDEO

Redazione

È una grigia mattina d’autunno, al largo della costa di Ischia, Valeriana scivola in acqua con un sonoro “splash!”. In mare, anche loro tuffatisi dalla barca da ricerca dell’Istituto Anthon Dohrn di Napoli, l’aspettano due subacquei che riprenderanno il suo tuffo e le sue prime pinneggiate. “Indossa” una leggera quanto complessa attrezzatura oceanografica che trasmetterà a un satellite non solo la sua posizione, ma anche le caratteristiche delle acque che solcherà nei prossimi mesi. Valeriana non vedeva l'ora di tuffarsi, anche se l'acqua autunnale comincia a diventare freddina.

 

Un mese passato nel reparto di riabilitazione dell'Istituto napoletano e le operazioni diagnostiche per verificare il suo stato di salute le danno un aspetto un po’ annoiato e per tutta la navigazione tra Mergellina e Capo Miseno non ha smesso di sbuffare. Adesso ha voglia di sgranchire le pinne e, magari, mangiucchiare qualche medusa. Perché Valeriana è una tartaruga marina della specie Caretta caretta, recuperata in mare al largo di Ventotene circa un mese fa, perché non riusciva ad immergersi e quindi a mangiare. Trasportata via mare a Napoli, grazie alla Nave Scuola della Guardia di Finanza di Gaeta, è stata affidata alle cure del team di specialisti che da anni si occupa di curare e studiare questi affascinanti rettili marini, seguendoli poi nei loro lunghi viaggi successivi al rilascio in mare: uno degli individui ha attraversato in lungo e in largo il Mediterraneo, arrivando fin quasi in Turchia.

Ogni anno, sono decine le tartarughe marine che vengono ricoverate a Napoli: grandi e piccole, con problemi di facile soluzione o patologie gravissime, avvelenate dall'ingestione di pezzi di plastica o con il carapace tranciato dalle eliche dei motoscafi. Qui arrivano anche le tartarughe che, come Valeriana, provengono dai mari laziali e che, a causa delle condizioni di salute particolarmente serie non è possibile reimmettere subito in libertà. Lo scorso mese di giugno altre tre di esse sono state liberate presso l'Area Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno, al largo della costa romana.
“Questi sono successi che ci inorgogliscono – sottolinea Vito Consoli, direttore della Direzione Ambiente della Regione Lazio – e motivano il nostro lavoro. Tutelare e studiare questi animali è fondamentale per comprendere meglio quali siano le azioni necessarie per la conservazione della biodiversità del mare.”




Rivoluzione sonora, l'iPod di Apple compie 15 anni

 

di Francesco Pellegrino Lise

 

Il 23 ottobre del 2001 è una data importante per il mondo della musica, quel giorno infatti veniva rivelato al mondo il primo modello di iPod. Grazie a questo rivoluzionario dispositivo, oggi, 15 anni dopo il suo debutto, tutti ascoltiamo la musica in maniera differente e con un ventaglio di scelta davvero incredibile. Avere migliaia se non milioni di canzoni a disposizione a portata di un semplice tocco è diventata la normalità. Ma prima del suo lancio invece i primi rudimentali lettori mp3, i cd e nel migliore dei casi i cd mp3 erano la soluzione per chi voleva ascoltare più brani senza dover cambiare supporto di continuo. Grazie all’invenzione di Jobs, avere 1000 canzoni in tasca, ossia quante ne potevano contenere i 5 GB del primo modello, era una vera svolta. Il Ceo della Mela Morsicata aveva capito che gli mp3 e i lettori digitali erano prodotti destinati a non avere successo: brutti, scomodi e difficili da usare. Bisognava rendere tutto più semplice e attraente. Un bel design, e poche cose da fare sono state le qualità di base che hanno portato così il device Apple al successo. Per avere tutta la musica che si voleva infatti bastava attaccare l’iPod al computer e il gioco era fatto.

 

 

Ma niente purtroppo è eterno. Il declino del piccolo device della mela ebbe inizio con l’introduzione dell’iPhone. Steve Jobs, nel 2007, lo presenta infatti come il miglior iPod di sempre. Ma l’iPod Touch (il modello in circolazione quegli anni) non ha più niente del vecchio iPod, che ora si fregia dell’aggettivo “classic”. La ghiera cliccabile scompare, sia nel modello base, lo Shuffle, sia in quello top: rimane nel Nano, che è il vero erede dell’iPod. Fino al 2010, quando anche il piccolo lettore Apple si converte al touch e adotta un’interfaccia simile a iOS. Oggi per Apple l’iPod non è più una fonte importante di guadagni, anche se la supremazia di Cupertino sul mercato dei riproduttori di file digitali continua incontrastata, con oltre il 75 per cento negli Usa. Il 9 settembre 2014, giorno in cui debutta l'Apple Watch, l'iPod Classic va in pensione senza nemmeno un annuncio ufficiale. Non veniva più aggiornato dal settembre 2009 e il design non cambiava dal 2004. Era l'ultimo con hard disk tradizionale, arrivato nel frattempo a 160 GB. Adesso il lettore musicale di Apple non esiste più e la musica si ascolta direttamente su iPhone, ma il successo del primo iPod ha costretto tutti i produttori di hardware a replicare il modello, ad imitarlo prima, e a integrarlo successivamente nei propri telefoni cellulari. Una vera rivoluzione che anche in questo caso porta l’indelebile marchio del genio visionario di Steve Jobs.




Il Cavaliere Oscuro torna in Batman: Return to Arkham

 

di Francesco Pellegrino Lise

 

I primi due capitoli di una fra le migliori serie videoludiche degli ultimi anni, ovvero Batman Arkham di Warner Bros Inc. e Rocksteady Sudios, sono disponibili per Xbox One e PlayStation 4 in una raccolta rivisitata in salsa next-gen. Quest’imperdibile edizione chiamata Batman: Return to Arkham include quindi Batman: Arkham Asylum e Batman: Arkham City aggiornati graficamente, con in più alcune ottimizzazioni e la presenza di tutti i contenuti aggiuntivi usciti successivamente al lancio di entrambi i software originali. Il primo gioco della lista, Batman: Arkham Asylum, è ambientato nel manicomio criminale di Arkham, una tetra costruzione in stile neogotico dove vengono rinchiusi i criminali più pericolosi di Gotham City. Qui il Joker ha ideato un diabolico piano per liberare tutti i peggiori nemici del Cavaliere Oscuro per eliminarlo una volta per tutte e prendere il controllo delle strade della città. Spetterà al supereroe interpretato da Bruce Wayne riportare l’ordine prima che la situazione diventi insostenibile e che il male abbia la meglio. Batman: Arkham City, così come il suo predecessore, ha una progressione scandita da una serie di eventi, ma contrariamente a esso tutto è ambientato in un'area aperta più grande ed esplorabile. Tale zona è ricca di missioni secondarie e quest facoltative che consentiranno, se portate tutte a termine, lo sblocco di alcune feature interessanti. Il bello di questo titolo è che riesce a dare la sensazione di trovarsi in una città vera, di pattuglia, pronti a intervenire dall'alto in qualsiasi istante in soccorso delle forze dell'ordine o dei cittadini in difficoltà. La storia inizia alcuni mesi dopo gli avvenimenti di Asylum, quando il neo sindaco di Gotham, Quincy Sharp, decide di trasferire i criminali del Penitenziario di Blackgate e quelli del manicomio di Arkham in un'area circoscritta e sorvegliata all'interno della città, che viene ribattezzata Arkham City. Questa zona viene affidata al diretto controllo del professor Hugo Strange, che pare abbia ideato una cura per la correzione delle malattie mentali. Ma la realtà è ben diversa da come appare: presto scoppia il caos, e come sempre a cercare di porre rimedio alla situazione dovrà pensarci il Cavaliere Oscuro.

 

 

I due giochi erano di per sé esteticamente favolosi, ed erano talmente avanti nel loro periodo di pubblicazione (2009-2011), da risultare al passo coi tempi anche oggi. La qualità generale con cui i due prodotti sono realizzati è tuttora molto alta, se confrontata con la media dei prodotti attualmente in commercio. Ritmo, cura per i dettagli, dialoghi, caratterizzazione dei personaggi, giocabilità, fascino, longevità e rigiocabilità sia della sola campagna principale che delle sfide aggiuntive. Tutto in questi due giochi era di livello talmente alto qualche anno fa, da rimanere qualitativamente sopra la media anche oggi in questa versione rimasterizzata. In Return to Arkham, i due giochi sono stati rimasterizzati con un cambio di motore grafico. Si è passati infatti dall’Unreal Engine 3 all’Unreal Engine 4, ultima versione del famoso motore grafico realizzato da Epic Games. Il miglioramento è molto evidente soprattutto se ci si mette a guardare da vicino i modelli dei personaggi: il costume di Batman o la tuta di Catwoman sono migliorate incredibilmente, così come anche tutti i dettagli che caratterizzano i modelli poligonali di Joker o del Pinguino. Anche le pareti, i pavimenti, gli effetti di luce e in generale, tra oggetti e personaggi, quasi tutto ciò che si vede su schermo vanta ora una quantità e qualità di dettagli di gran lunga superiore. Da questo punto di vista si può dire che ci si trovi dinanzi a uno dei migliori remaster mai visti negli ultimi anni. Unica pecca? Il titolo purtroppo gira a soli 30 frame al secondo, e non a 60 come i più si sarebbero aspettati. Tutto questo genera a volte dei rallentamenti durante l’azione di gioco e in situazioni estremamente caotiche anche alcuni scatti. Nonostante ciò comunque, questo porting resta comunque uno dei lavori migliori lavori visti negli ultimi anni. Ottimo come sempre invece il comparto audio, dagli effetti sonori all'accompagnamento musicale, che può contare in entrambi i titoli su una colonna sonora imponente che sembra essere stata studiata appositamente per fare da sottofondo alle azioni compiute dal Cavaliere Oscuro, e su un impeccabile doppiaggio in italiano, la cui qualità può essere tranquillamente paragonabile a quella di un film. La recitazione in particolare di Marco Balzarotti e Riccardo Peroni, voci rispettivamente di Batman e del Joker, riesce a dare maggiore credibilità alla personalità dei due personaggi, giovando all’intera produzione e facendo la gioia di tutti gli appassionati dell’Uomo Pipistrello. Tirando le somme, questo Batman Return to Arkham è una vera gioia per coloro i quali non hanno mai giocato i primi due episodi della serie o per chi vuole rigiocarli sulle piattaforme di questa generazione. Il ritorno di due fra i prodotti più belli di sempre rappresenta un’occasione imperdibile per i giocatori di ogni età, e lasciarsi scappare una collectors di questo livello sarebbe davvero un crimine. Provare per credere.

 

GIUDIZIO GLOBALE:

GRAFICA: 9,5

SONORO: 9,5

GAMEPLAY: 9,5

LONGEVITA': 9,5

VOTO FINALE: 9,5




Red Dead Redemption 2 si svela con un avvincente trailer

 

di Francesco Pellegrino Lise

 

Si torna nel far west virtuale con Red Dead Redemption 2. Il seguito dell'acclamato videogame arriverà tra un anno su PlayStation 4 e Xbox One, come anticipato alcuni giorni fa da Rockstar Games e Take-Two. Lo sviluppatore ha conermato la notizia attraverso la pubblicazione del primo trailer (visibile in fondo al pezzo) e ha annunciato anche la conferma della data di uscita: il gioco arriverà sugli scaffali nel corso dell’autunno 2017. La clip, dalla durata pari a poco più di un minuto, si focalizza sulle ambientazioni che sarà possibile esplorare nel corso dell’avventura, ricreate con una cura quasi maniacale e nei minimi dettagli dal team di sviluppo, così da rendere l’esperienza il più coinvolgente possibile. Lande desolate, paesaggi rigogliosi popolati da specie animali di ogni tipo, suggestivi tramonti: insomma, una vera e propria gioia per gli occhi, che farà da sfondo ad una trama sulla quale purtroppo ancora non ci sono dettagli concreti. Nel primo capitolo il protagonista, John Marston, era morto dopo aver salvato la moglie e il figlio Jack: anche nel nuovo gioco l’ambientazione è il Far West, tra fuorilegge, saloon, sparatorie e lunghe cavalcate, ma dal video diffuso oggi non si capisce se il nuovo capitolo di “Red Dead Redemption” sarà un prequel con protagonista sempre John Marston o un sequel con il figlio Jack. Attualmente è già possibile prenotare il gioco (per ora solo in Usa e Canada) ed è stata rilasciata anche la copertina, che mostra sette personaggi allineati con alle spalle un tramonto e lo sfondo rosso ormai diventato il marchio di fabbrica della serie. Non resta altro che aspettare con pazienza contando i gorni che separano all'uscita del gioco.

 




Nintendo annuncia Switch, la console per giocare fuori e dentro casa

 

di Francesco Pellegrino Lise

 

Dopo un anno di rumors, voci di corridoio e news più o meno vere, Nintendo svela le sue carte e presenta la prossima generazione di console chiamata Switch. Il nome non è stato scelto a caso, infatti la piattaforma del colosso nipponico permetterà sia di giocare da casa sia all’aperto. Tutto questo è possibile grazie a un semplice switch appunto. La console possiede quindi una natura "ibrida", una piattaforma da gioco che abbatte le distanze tra home gaming e portable gming. Toccherà agli utenti scegliere come sfruttare il nuovo hardware, il cui cuore pulsante sembra essere caratterizzato dall'unità dedicata allo schermo: quest'ultima può infatti essere collegata ad una dock station, sulla quale è presente il logo di Switch e la presenza di quelle che sembrano essere due prese usb laterali, oppure potrà essere utilizzata in piena autonomia, sfruttando due "appendici" laterali che fungono da controller, chiamate Joy-Con. Ciascun Joy-Con presenta una leva analogica, quattro tasti digitali e due grilletti dorsali, consentendo così all'utente di poter adoperare, una volta composta, una periferica di controllo completa con una mappatura dei comandi sempre fedele e ricca di soluzioni sia nella sua forma classica che portatile, senza ricorrere ad alcun tipo di sacrificio. Si notano inoltre la presenza del canonico tasto "Home", e la presenza dell'inedita coppia "+" e "-", probabilmente dedicata al controllo del volume della console o della luminosità del display. Uno schermo che, almeno a prima vista, sembra racchiudere al suo interno l'architettura principale di Switch, hardware sviluppato da NVIDIA, come annunciato proprio dal colosso americano in un comunicato stampa pubblicato a pochi minuti dal termine dell’annuncio di Nintendo. Non si conoscono ancora le specifiche tecniche, iniziando dalle dimensioni dello schermo. Ma sul processore ci sono pochi dubbi, è un componente fatto appositamente per lo Switch, e sarebbe il Tegra X1. Appartiene all’ultima generazione dei chip Nvidia per mobile, capace di gestire video in 4k ma non certo grafica 3d in tempo reale alla stessa definizione. Inoltre, secondo le ultime voci che circolano in rete, lo schermo dello Switch sarebbe solo hd, 1280 per 720 pixel, ma è probabile che abbia un'uscita per le televisioni in full-hd.


Confermato anche il ritorno delle famose “cartucce” per quanto riguarda il supporto fisico dedicato al software utilizzabile, da inserire in un alloggio a scomparsa posto sulla parte superiore dello schermo. Una soluzione questa che si sposa perfettamente con l'enorme versatilità dimostrata in ambiente portatile da Switch proprio in termini di utilizzo. Per giocare con Switch infatti non si sarà costretti a collegare i Joy-Con, ma si potrà comodamente posizionare il display dove meglio si preferisce, inclinandolo grazie ad un supporto posto nella parte posteriore della scocca, collegare un paio di cuffie all'ingresso jack da 3.5 mm e giocare utilizzando le due periferiche in modalità wireless. In versione casalinga invece sarà possibile usare switch comodamente seduti sul divano usando i Joy-Con ancora una volta in wireless, oppure applicandoli a quello che Nintendo chiama il "Grip accessory", ovvero un supporto che richiama le forme di un pad classico. Qualora nessuna di queste soluzioni piaccia, l’utente potrà infine sfruttare un Pro Controller appositamente ridisegnato per Nintendo Switch, che molto probabilmente dovrà essere acquistato a parte rispetto alla dotazione di base della console. Per la nuova piattaforma, fa sapere dalla Nintendo, stanno già lavorando editori e software house di livello. Fra gli altri vale la pena citare Activision, Bandai, Bethesda, Electronic Arts, passando per Konami, FromSoftware, Take Two, Sega, Telltale Games, Ubisoft, Warner e Level-5. Salvo soprese, si troveranno però a dover sviluppare in un ambiente completamente diverso da quello di Sony e Microsoft, con tutto quello che comparta per in termini di conversione. Il vantaggio è che ora con un solo gioco offriranno due versioni, una da casa e l'altra portatile. In attesa di maggiori informazioni, come ad esempio il prezzo, per adesso ci si deve accontentare solo della data di lancio: marzo 2017.




Campobasso: Robodrum il robot "made in Molise" spopola al Maker Faire

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di Simonetta D'Onofrio

 

CAMPOBASSO – Il Molise protagonista assoluto dell’innovazione digitale nel campo musicale. Lo dimostra “Robodrum”, è questo il nome del robot “Made in Molise” che ha ottenuto il primo premio alla “Maker Faire”, la più grande fiera europea dell'innovazione promossa dalla Camera di Commercio di Roma e organizzata dalla sua Azienda speciale Innova Camera, con oltre 110 mila presenze nei tre giorni.

Un riconoscimento eccezionale per l’Istituto Tecnico Industriale “Guglielmo Marconi” e al team guidato dal professore Felice Montanaro di Campobasso.  Si sono distinti nel campo dell’innovazione nel digitale, della creatività e della tecnologia che ha visto il progetto concorrere con un alto numero di adesioni (oltre 300,di cui 274 scuole di cui 68 non italiane) per i progetti presentati alla Call for Schools di “Maker Faire” Rome, alla Nuova Fiera di Roma, una autentica piattaforma di lancio per l’innovazione tecnologica, aperta agli Istituti scolastici di secondo grado nazionali e appartenenti ai Paesi dell’Unione europea realizzata in collaborazione con il Miur.

Suonare la batteria diventa un gioco da robot con “Robodrum”, l'ultimo nato nel complesso musicale costruito dagli studenti molisani che hanno utilizzato per la realizzazione del device soprattutto componenti di riciclo, per sensibilizzare i ragazzi nella lotto contro lo spreco dei materiali.

Dopo i robot capaci di suonare il piano e la chitarra è arrivato anche "il batterista", che fa parte di un progetto più ampio che l professore Montanaro sta sviluppando in questi anni con i ragazzi per costruire un'intera band di robot. In pratica di tratta di sfruttare la musica applicata al digitale per incentivare i ragazzi allo studio e farli lavorare a qualcosa di concreto.

Piatti, rullante, grancassa, grazie a un "cervello" Arduino e a una serie di attuatori permettono a "Robodrum" di muovere le sue braccia per suonare e tenere il tempo per qualsiasi tipo di musica, dal rock and roll, assoli fino ai successi commerciali più recenti. In pratica il "batterista" digitale si esibisce su una base di brani in formato midi.

Abbiamo incontrato il professore Montanaro, responsabile del progetto d’innovazione per il Molise e ci ha anticipato (fuori intervista) che sono già al lavoro per portare il prossimo anno l'intera band.

Professore Montanaro ci racconti della sua esperienza di Roma, del “Maker Faire”. Non è la prima volta che la scuola di Campobasso, l’istituto Marconi aderisce all’iniziativa. Quali sono le novità che avete portato quest’anno alla fiera?

Questo è il secondo anno che vede la nostra partecipazione ad un evento così importante, lo scorso anno abbiamo partecipato consapevoli di essere delle matricole ma sapevamo di aver ben lavorato ed in effetti, il nostro “guitar robot” il robot che suona una chitarra acustica, ha riscosso un notevole interesse da parte sia del pubblico degli amatori che dei più navigati maker; il nostro lavoro è stato premiato con una stampante 3D e da matricole siamo diventati “leader”.

Come è nato il progetto sul robot che suona. Quali sono stati i primi segnali di apprezzamento per l’idea e per il risultato finale? I riconoscimenti?

Gasati dall’esperienza fatta abbiamo voluto riprovarci realizzando il “robot drum”, il robot che suona la batteria; anche quest’anno siamo stati protagonisti e la commissione preposta alla valutazione dei lavori delle scuole, sia nazionali che europee presenti, ci ha premiato con una stampante 3D, attribuendoci il primo posto tra le scuole.

Un punto di partenza per i ragazzi e la scuola o pensate a qualcos’altro?

Robot drum è il terzo nato in “casa Marconi”, esso va ad affiancare il guitar robot e il robot tastiera, che è stato, in assoluto, il primo progetto che ha permesso la realizzazione di un automa musicale.

Il robot tastiera grazie all’esperienza fatta in questi anni, verrà migliorato nel suo funzionamento ed andrà ad affiancare i due più “famosi” robot così da poter realizzare il nostro sogno che è quello di formare una vera e propria band di robot musicisti.

Apprezzamenti ne abbiamo avuti tanti, degli alunni, dei nostri colleghi, di amici musicisti, fino a suscitare l’interesse del maestro Giulio Costanzo, docente di percussioni al conservatorio Perosi di Campobasso; il maestro Costanzo ci ha invitato a partecipare, nel mese di maggio, al festival internazionale delle percussioni, svoltosi presso il teatro Savoia di Campobasso. Con nostra grande soddisfazione il robot è stato protagonista, e, situato al centro del palco, ha eseguito con gli altri percussionisti un brano appositamente composto. Il teatro, gremito in ogni ordine di palchi, ha apprezzato con molto entusiasmo l’esibizione, tanto, che la stampa locale, attraverso i giornali e la TV, ha parlato di noi con apprezzamenti lusinghieri anche nei confronti della nostra scuola.

I ragazzi cosa ne pensano dei risultati ottenuti? Per il futuro pensano a una startup?

L’entusiasmo dei ragazzi, nonostante il grosso impegno, è stato altissimo e infatti sono molto motivati a far bene anche per il prossimo anno con la realizzazione della band di robot musicisti e…. qualcos’altro, ma non sveliamo la sorpresa.

Cosa si aspetta, ora, dopo tutto questo successo, dalle istituzioni pubbliche e private?

Cosa mi aspetto? Vorrei tanto che l’apprezzamento avuto per questo lavoro dalle istituzioni pubbliche si trasformi in aiuti concreti alla nostra scuola al fine di rendere il nostro lavoro, attraverso mezzi più idonei, sempre più proficuo, sia dal punto di vista didattico che per la realizzazione di ingegni sempre più performanti così che la nostra scuola continui a “seminare”, nel nostro territorio, tecnici sempre più capaci di raccogliere le sfide dell’innovazione tecnologica.




Destiny è ancora più grande con I Signori del Ferro

 

di Francesco pellegrino Lise


Dal 2014 ad oggi, milioni di Guardiani si sono radunati per proteggere l’ultima città della Terra dall’Oscurità, vivendo una grandissima avventura interstellare che li ha portati negli angoli più remoti del nostro sistema solare. Dopo il successo di critica e pubblico della sua prima grande espansione, Destiny: Il Re dei Corrotti, uscita nel 2015, è da oggi disponibile un nuovo capitolo nella storia della serie, Destiny: I Signori del Ferro. In questo dlc i giocatori potranno rivivere i loro primi momenti nel mondo di gioco e combattere fianco a fianco con uno dei più grandi eroi di Destiny, Lord Saladin, contro un nemico emerso dalle nebbie del passato. Con “I Signori del Ferro”, Bungie perfeziona quindi l’esperienza del suo MMO (massive multiplayer online game ndr.) di punta donando all’intera storyline un’importante senso di epicità. In questa espansione “anno 3” i giocatori saranno impegnati ad aiutare Lord Saladin, l’ultimo Signore del Ferro, nonché patrono dello Stendardo di Ferro, a combattere il ritorno di S.I.V.A., una straordinaria tecnologia biomeccanica che inizialmente ha consentito all’uomo di conquistare lo spazio ma che successivamente è diventata senziente ed aggressiva. Per questo motivo i Signori del Ferro, fino a quel momento ritenuti gli invincibili difensori dell’Ultima Città, sono stati costretti a sacrificarsi per sigillarla al di fuori del Cosmodromo, l’ultima roccaforte dell’umanità, ponendo fine per sempre alla minaccia. Così almeno avevano creduto fino ad ora. Gruppi di Caduti, infatti, sembrano essere entrati in contatto con questa pericolosa tecnologia ottenendo nuovi strepitosi armamenti. L’avventura porterà i giocatori ad esplorare una nuova zona situata ad est del Cosmodromo chiamata “terre infette” e il Picco Felwinter, una nuova area social nella quale si ritroveranno i Signori del Ferro. Le Terre Infette posseggono una conformazione ad anello e nasconde tra le viscere delle sue gallerie un complesso industriale, denominato la Forgia dell’Arconte. Questo luogo funziona in tutto e per tutto come la Corte di Oryx. Per attivare le sue sfide, infatti, bisognerà consumare un’offerta di Siva presso i suoi terminali per far partire una battaglia simile ad un evento pubblico, alla quale tutti coloro presenti sul server potranno partecipare. Tale area garantirà “drop” unici per i team vittoriosi nonché rappresenta un ottimo passatempo da affrontare con gli amici. Per il resto la zona sembra piuttosto classica, ricca di nemici e di taglie dell’Avanguardia, da completare per poter accedere ai nuovi equipaggiamenti venduti, così da arrivare al più presto al nuovo livello massimo di luce. Le terre infette nascondono inoltre diversi segreti, come per esempio alcuni pezzi di un’arma che andrà trovata al termine della breve campagna principale, una scorciatoia che collega al vecchio Cosmodromo in versione rivisitata o alcuni i passaggi segreti da aprire utilizzando delle chiavi lasciate cadere dai nemici più aggressivi presenti in zona.

 

 

Dopo le prime ore ore di gioco, nelle quali si sbloccano la nuova area sociale, il Picco di Felwinter, e un paio di missioni all’interno delle Terre Infette, coronate da un bel finale nel quale sarà necessario combattere tre avversari molto speciali brandendo le nuove asce fiammeggianti, questo DLC finalmente si aprirà lasciando i giocatori del tutto liberi di seguire le quest rimanenti e di scoprire tutte le novità nascoste tra le fredde nevi delle Terre Infette. Con I Signori del Ferro Bungie ha ormai metabolizzato la necessità di espandere con regolarità il suo ibrido MMO/shooter e ha trovato una formula con la quale ampliare l’universo di gioco e contemporaneamente tenere legati i giocatori diluendo le cose da fare nel tempo. I contenuti proposti sono di buon livello, come la breve ma intensa campagna, le nuove mappe PvP e un raid ben strutturato e divertente che assieme ai nuovi assalti e una nuova modalità multigiocatore chiamata “supremazia”, molto simile alla ben nota “uccisione confermata” vista in Call of Duty, offre un pacchetto completo e ricco di divertimento. Ne I Signori del Ferro è presente anche un nuovo raid, chiamato Furia Meccanica, dove sei giocatori dovranno unire le loro forze, comunicare come un vero gruppo di alleati sul campo di battaglia e trovare il modo di sconfiggere uno dei nemici più pericolosi dell’intera saga. Quest’incursione, a differenza delle precedenti è costellata da segreti da scoprire e per i più tenaci, nasconde un particolarissimo enigma che farà rispolverare ai più anche i libri di matematica. Un plauso va inoltre fatto all’incredibile colonna sonora che dona alla nuova espansione del gioco targato Bungie, un senso di epicità davvero estremo. Da segnalare inoltre, in concomitanza con l’uscita della singola espansione I Signori del Ferro, anche un’edizione di Destiny da collezione che comprende il gioco base più tutti i contenuti aggiuntivi usciti fino a ora. Tale pacchetto è stato pensato per tutti quei giocatori che non si sono ancora avvicinati per adesso all’incredibile universo dell’MMO più giocato su Xbox One e PlayStation4. Tirando le somme, con questo nuovo interessantissimo capitolo della saga, Bungie e Activision hanno ampliato per l’ennesima volta l’universo di uno fra i videogame più amati degli ultimi anni proponendo una trama epica, moltissime attività da portare a compimento e tante ore di divertimento allo stato puro.

 

VOTO FINALE: 9,5