Nel futuro di Netflix si cambierà canale con il pensiero

 

di Francesco Pellegrino Lise


Quante volte, magari dopo una dura giornata di lavoro oppure stanchi dalle fatiche quotidiane, ci si siede sul divano per vedere un bel film, ma il telecomando non è accanto a noi. Bene, sembra proprio per evitare che ciò accada, ma anche per semplificare la vita dei suoi utenti, Netflix in futuro si doterà di un sistema in grado di utilizzare proprio il pensiero per fare zapping. L'idea è venuta ad alcuni membri del team di sviluppo prodotto della compagnia, chiamati a liberare la loro creatività in occasione dell'Hack Day, un'iniziativa con cui Netflix sprona a rilassarsi e a sperimentare cose divertenti. L'idea si chiama MindFlix e usa un "Muse", ossia una sorta di cerchietto da indossare sulla fronte che "traduce" le onde cerebrali in comandi. In un video (consultabile in fondo all'articolo), gli inventori lo mostrano in funzione: si può navigare nel menu di Netflix muovendo la testa e, una volta trovato il programma da guardare, basta pensare il titolo per avviare la riproduzione. Ancora però è difficile sapere se il "telecomando del pensiero" funzioni altrettanto bene nella vita reale, dove peraltro il dispositivo potrebbe non arrivare mai. Come spiega la stessa Netflix sul suo blog, "anche se siamo entusiasti della creatività messa in queste idee, potrebbero non diventare mai parte del prodotto Netflix, dell'infrastruttura interna o essere utilizzate in altro modo al di là dell'Hack Day". Ovviamente è bene sottolineare che MindFlix è ben lontano da un'ipotetica lettura del pensiero, infatti il "cerchietto magico" è in grado semplicemente di percepire le onde cerebrali, ma non quello che si sta pensando. In ogni caso, se tale rivoluzionario dispositivo dovesse arrivare in casa di tutti, iper-pigri e persone distratte saranno finalmente accontentati.

 




Cerber, il ransomware che colpisce gli italiani

 

di Francesco Pellegrino Lise


Popolo del web attenzione a come navigate in rete e a cosa cliccate con il vostro mouse, una nuova minaccia infatti si sta espandento a macchia d'olio e sembra proprio colpire gli internauti più distratti. Questo software malevolo si chiama Cerber e appartiene alla categoria dei ransomware, ovvero, quei virus che rendono inutilizzabile il proprio dispositivo e chiedono un riscatto in danaro per ottenere lo sblocco. Tale minaccia sta dilagando molto velocemente in Italia criptando file di varia natura su dischi fissi, removibili e di rete, chiedendo poi di seguire istruzioni particolari per decriptare i file. Secondo la telemetria "Live Grid" utilizzata dai ricercatori di ESET, uno fra i più grandi produttori di software per la sicurezza digitale dell'Unione europea, Cerber nell’ultimo mese ha registrato un’escalation di crescita che lo ha portato dallo 0 al 25% circa di prevalenza nel giro di poche settimane, con un trend ancora in aumento. "Win32/Filecoder.Cerber.A", nome completo assegnato da ESET al ransomware, utilizza diverse tecniche di infiltrazione per infettare i PC, come download guidati da siti infetti, allegati email, installazione tramite altri trojan o backdoor. I file presi di mira sono di varia natura e comprendono le estensioni più comuni, tra cui jpg, html, zip, java, mp3,mp4 e pdf. Cerber cripta il contenuto dei file utilizzando gli algoritmi RSA ed RC4, modificando l’estensione del file in .cerber. A seguito dell’infezione l’utente viene avvertito della presenza di Cerber tramite questo messaggio: “Attention! Attention! Attention! Your documents, photos, databases and other important files have been encrypted”, oppure attraverso un avviso. Per evitare il contagio i ricercatori di ESET raccomandano di usare attenzione e prudenza durante la navigazione online e nel leggere le email. Ad esempio, mai cliccare in automatico su link, soprattutto se abbreviati (anche sui social media), scaricare file o aprire allegati email, anche se sembrano provenire da una fonte nota e attendibile, dotare il proprio dispositivo di un buon software per la sicurezza informatica.




Resident Evil 7, la nuova dimensione del genere "survival horror"

 

di Francesco Pellegrino Lise


Recensire un episodio di Resident Evil, la saga che ha inventato il genere serviva horror, è sempre molto difficile. In questa nostra analisi metteremo a fuoco tutto ciò che il settimo capitolo della serie ha portato su Xbox One, PlayStation 4 e Pc. Con Resident Evil 7 Capcom ha invece fatto centro, restaurando i valori primigeni della serie, adattando i concetti di base degli esordi alla visuale in prima persona e ritornando – stavolta sul serio – alle proprie radici. Partendo dalla trama, il titolo narra una storia terrificante quanto appassionante in grado di stare in piedi da sola e che ricorda molto da vicino alcuni classici dell’horror: "Non aprite quella porta" in primis. Questo nuovo capitolo abbandona i vecchi protagonisti che di “umano” avevano poco e somigliavano di più a vere macchine da guerra in stile “Rambo” per seguire le vicenda del più “terreno” Ethan Winters, un uomo comune alla ricerca di sua moglie Mia, ritenuta scomparsa da tre anni e ricomparsa misteriosamente in un video. Nonostante l'incipit ricordi molto da vicino quello già visto in Silent Hill 2, Resident Evil 7 ne prende immediatamente le distanze, costruendo una trama ben articolata, capace di svincolarsi dai cliché paventati durante le prime sommarie analisi e presentando in ultima battuta una sceneggiatura matura, efficace e in pieno stile Resident Evil.

 

 

Una volta inserito il disco, i giocatori verranno catapultati a Dulvey, località fittizia della Louisiana, dove dopo un viaggio in auto si ritroveranno davanti a una villa imponente, immersa in un silenzio spettrale che non lascia presagire niente di buono. La volontà di dare a questo nuovo capitolo della serie un'identità forte e decisa passa anche per la scelta di cambiare la prospettiva del giocatore da terza persona a prima, offrendogli un maggiore senso d'immedesimazione. Ebbene, tale scelta che ha stravolto una dinamica di gioco consolidata da anni e che ha fatto storcere il naso ai puristi della saga funziona davvero bene. Grazie ai ritmi di gioco, al sistema di combattimento tutt'altro che frenetico e un design dei livelli attento e metodico, la sensazione è esattamente quella di giocare a uno dei capitoli classici da un punto di vista differente. I giocatori dovranno sopravvivere alla furia della famiglia Baker, camminare lungo corridoi silenziosi dove la poca luce trapela da sporche finestre sbarrate, esplorare stanze fatiscenti e sporche, nascondersi tra la mobilia che sembra osservare chi gioca come una bestia pronta ad azzannare alla gola. Insomma, gli ingredienti per un grande classico del terrore ci sono tutti e come. Capcom ha ripensato la serie nel modo giusto, evitando di emulare altri esponenti del genere ma nello stesso tempo reinventando un kolossal che stava rischiando di scadere nella banalità. Prima ancora di essere un vero survival horror però è bene sottolineare come questo settimo capitolo possegga tutto ciò che ogni estimatore della serie ha sempre apprezzato: paura, ansia, claustrofobia e tensione si toccano con mano e stanno sempre con il fiato sul collo di chi esplora casa Baker per trovare una via di fuga. Detto ciò, è bene sottolineare che il titolo di Capcom può essere giocato anche in realtà virtuale esclusivamente su PlayStation 4. Affrontare l’avventura con la VR è una delle esperienze più terrificanti e "stressanti" mai provate fino a oggi. A fronte di qualche inevitabile compromesso grafico, risoluzione più bassa e qualche problema con le ombre e le proporzioni degli oggetti, ci si troverà immersi in un'esperienza senza precedenti, dalla quale per fuggire l’unico modo è strapparsi via il casco VR dalla testa. Se giocando normalmente già ci si sente in costante pericolo, con la realtà virtuale ogni passo richiederà coraggio e sangue freddo. Ogni rumore o scricchiolio sarà una doccia fredda e ogni passo richiederà una buona dose d’intraprendenza per essere compiuto. Le scene più buie sono a dir poco claustrofobiche e i salti sulla sedia provati giocando normalmente si moltiplicano in maniera esponenziale con indosso il caschetto della Sony. Con Resident Evil 7 la definizione di survival horror, andata persa negli ultimi capitoli della serie regolare, torna a vestire il nome del brand. Piuttosto che lanciare addosso decine di nemici come in RE5 o RE6, il team di sviluppo ha sapientemente dosato le apparizioni degli avversari facendo comunque capire a chi si trova dinanzi lo schermo di essere nettamente inferiori a loro. Anche le risorse tornano ad essere scarse e devono essere accuratamente utilizzate. Insomma tutto ciò che faceva paura agli albori della serie è presente in forma smagliante. Dal punto di vista della giocabilità, Capcom è stata davvero attenta nel ripristinare gli equilibri che hanno decretato negli anni il successo del franchise e a reintrodurre gli elementi distintivi della serie, modernizzando un sistema di gioco invecchiato male, che oggi apparirebbe impacciato e poco immediato.

 

 

La struttura dei livelli è classica, suddivisa in macroaree al chiuso collegate tra di loro in modo intelligente e intuitivo. Sarebbe più corretto dire che il gioco è ambientato non tanto nella dimora dei Baker, ma nell'intera tenuta, con una parte finale che cambia d'improvviso le carte in tavola per spiegare al meglio l'origine dell'incubo che si sta vivendo. Benché non manchi il senso di déjà vu in alcuni frangenti, il nuovo Resident Evil è a tutti gli effetti un rinnovamento intelligente, capace di rinverdire i fasti della serie. Detto questo però è bene non aspettarsi un gioco alla Alien Isolation dove bisogna solo nascondersi, evitare i rumori e fuggire, perché Resident Evil 7 non è niente di tutto ciò, anzi ci si difende, si combatte come nella prima trilogia, bisogna affrontare boss, mostruosità assortite e soprattutto si deve sopravvivere gestendo al meglio le proprie risorse. Il sistema d'inventario, che richiama molto da vicino quello dei primi capitoli, consente di equipaggiare fino a quattro armi contemporaneamente, assegnabili ai quattro tasti direzionali) e di combinare gli oggetti per ottenerne altri e di analizzarli quando se ne presenta la necessità. Inoltre è possibile controllare lo stato della salute tramite un comodo dispositivo da polso, ci si può curare in tempo reale usando il tasto apposito, ed è anche possibile pararsi con le braccia per attutire i colpi e ricevere meno danni. Le aree di gioco posseggono, proprio come in passato, alcune zone franche in cui si trova il classico baule per depositare gli oggetti e un punto per salvare i progressi. È tuttavia presente un sistema di salvataggio rapido che permetterà di continuare l’avventura dai checkpoint nel caso in cui si morisse, facilitando un'impresa diccile ma tutto sommato accessibile per quasi tutti, anche per quanto riguarda la risoluzione degli enigmi. Un discorso differente invece va fatto quando si sbloccherà la modalità “manicomio”, davvero “tosta” e in grado di regalare agli appassionati la vera esperienza da Resident Evil che si aspettano, ovvero: salvataggi limitati, nemici più tenaci, resistenza ai colpi molto più bassa, appaiono sin da subito degli avversari che in modalità normale spuntano nelle fasi avanzate e, soprattutto, la presenza di alcune diversificazioni nella storia che costringeranno i giocatori ad affrontare l'avventura in modo leggermente diverso. A fronte delle circa 10-15 ore molto intense che ci vogliono per completare il gioco la prima volta, c'è dunque una buona rigiocabilità, soprattutto per i veterani e per chi del gioco vuole scoprire ogni lato.

 

 

Graficamente parlando Resident Evil 7 è un gioco davvero riuscitissimo, ma presta il fianco ad alcune critiche quando si vanno a guardare i dettagli. Alcune texture non sono state curate estremamente e in alcuni casi fanno anche fatica ad essere caricate. Le parti di gioco all’interno delle strutture sono curatissime a discapito di quelle all’esterno dove si nota una minore attenzione ai dettagli. I pregi del gioco tuttavia superano di gran lunga i suoi pochi e veniali difetti. La qualità dell'esperienza è altissima e anche la longevità è decisamente buona. Per i fan della completezza poi sono stati inseriti anche alcuni collezionabili da trovare e alcuni segreti da scoprire. Dal punto di vista audio invece Resident Evil 7 è davvero incredibile: effettistica da brivido e doppiaggio in italiano condiscono un’esperienza che nel complesso riesce a posizionarsi sui livelli più alti fino ad ora raggiunti. Tirando le somme, possiamo dire che quest’ultimo capitolo della serie survival horror più amata al mondo riesce nel suo obiettivo di rinnovamento portando una nuova ventata di terrore, tensione nonostante lo stravolgimento dovuto al cambio di visuale. Se si è amanti del genere, non giocare a Resident Evil 7 sarebbe proprio un vero peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:


Grafica. 9
Sonoro: 9,5
Gameplay: 9
Longevità: 8,5


VOTO FINALE: 9




Facebook consentirà di recuperare le password dimenticate su altri siti

 

di Francesco Pellegrino Lise


Facebook potrebbe diventare ancora più "essenziale" per i suoi quasi due miliardi di utenti sparsi per il mondo. Secondo il Wall Street Journal, lo staff tecnico del sito di Mark Zuckerberg starebbe lavorando a uno strumento che consentirebbe agli utenti di recuperare password dimenticate di altri siti. Un modo per radicare ancora di più il social network nelle vite digitali delle persone e per sostituirsi a e-mail e cellulari per recuperare account bloccati sul web. Ma come funziona? Tutto molto semplice, si tratta di un sistema che permette di confermare la propria identità attraverso Facebook, per poi  reimpostare successivamente la password di accesso ad altri siti web. La tecnologia usata, indicata come "recupero delegato dell'account", offrirebbe così agli utenti un modo del tutto innovativo per verificare la propria identità e accedere nuovamente a servizi online protetti da password. Il sistema, ha raccontato al Wsj Brad Hill, ingegnere di Facebook, funzionerà inizialmente con i siti web, ma potrebbe essere esteso anche alle applicazioni. Il social network ne ha condiviso le specifiche con tutti i siti che vorranno testare la tecnologia e sta lavorando con GitHub per sperimentarlo. Oggi molti siti internetchiedono agli utenti un indirizzo e-mail o un numero di cellulare attraverso i quali recuperare una password dimenticata o reimpostarla. Tuttavia ci sono stati casi in cui questi sistemi sono stati aggirati dagli hacker. Facebook, che già dà la possibilità di registrarsi su altri siti col proprio account social, ora vuole sfruttare la sua piattaforma anche per aiutare gli utenti a resettare la propria password e a recuperarla in caso di dimenticanza. Se tutto ciò dovesse realizzarsi, Facebook diventerebbe ancora di più uno strumento fondamentale per vivere la vita di tutti i giorni. 




E' morto Masaya Nakamura, fondatore della Namco

 

di Francesco Pellegrino Lise


Pac Man, uno fra i videogiochi più famosi del mondo lanciato negli anni '80 ha perso uno dei suoi "padri". L'imprenditore giapponese Masaya Nakamura, fondatore della Namco, è infatti morto all'età di 91 anni il 22 gennaio scorso. La notizia è stata diffusa solo recentemente poiché è stato deciso, da Nakamura stesso, che la sua diffusione doveva avvenire solo dopo i funerali. Nato il 24 dicembre 1925, l'imprenditore giapponese si era laureato presso la National University di Yokohama nel 1948, per poi fondare la società Nakamura Manufacturing nel 1955, in seguito denominata Namco nel 1977. Nakamura è stato nominato presidente della società nel 2002 e senior advisor di Bandai Namco Holdings nel 2005. Nel 2006 è diventato presidente di Bandai Namco Games, per poi ricoprire il ruolo di consulente onorario. Nakamura è stato inoltre membro onorario della camera del commercio e dell'industria di Tokyo e senior advisor dell'associazione Japan Amusement Machine and Marketing. E' considerato uno dei padri di Pac Man nonostante il personaggio e l'idea sono stati dell'autore di videogiochi Satoru Iwatani che ebbe l'intuizione osservando una pizza a cui mancava una fetta. Lo stesso Iwatani dichiarò: "Guardai quella pizza e vidi quel che poi sarebbe divenuto Pac-Man. Ai tempi era pieno di videogame nelle sale giochi dove andavano in scena invasioni spaziali e dove si sparava a tutto e tutti. Io invece miravo a fare un gioco grazioso, semplice, che piacesse alle donne e che potesse esser giocato dalle coppie. E con un concetto di base, il mangiare. Avevo in testa degli elementi, ad esempio i cibi speciali che Pac-Man divora e che gli permettono di diventare così forte da dar la caccia ai fantasmi". Pac man fu messo in vendita come un videogame a gettoni nel 1980. In seguito la piccola sfera divenne un'icona internazionale e ancora oggi è possibile vederlo su giochi, gadget e abbigliamento. Insomma, senza Nakamura e la Namco il mondo non avrebbe mai conosciuto uno fra i videogame più importanti di sempre. Con la sua morte se ne va un pezzo di quell'epoca in cui i videogiochi erano semplici, divertenti ma assolutamente innovativi.




Giappone, arriva Rafre: il tuo smartphone è sporco? Potrai lavarlo con acqua calda e sapone

Redazione

È noto che gli smartphone sono una "calamita" per impronte, macchie, polvere e residui di altro tipo, ma chi vuole mantenere pulito il proprio dispositivo potrebbe avere la soluzione a portata di mano, per lo meno in Giappone. La compagnia Kyocera ha lanciato un nuovo smartphone che si può lavare con acqua calda, direttamente sotto il rubinetto, e con qualsiasi tipo di sapone, anche il bagnoschiuma.
Il dispositivo si chiama "Rafre" ed è un aggiornamento rispetto a un modello precedente che pure si poteva pulire con acqua calda ma solo con determinati tipi di detergente per le mani. Il Rafre va oltre, spiega la compagnia in una nota, essendo lavabile anche col sapone normale che fa la schiuma. Tra le sue applicazioni inoltre c'è un'app di cucina che permette di navigare tra le ricette, impostare timer e rispondere alle chiamate con i gesti, senza alcun tocco. Una funzione pensata per chi usa il telefono anche in cucina e non vuole sporcarlo mentre ha le "mani in pasta". Altra particolarità dello smartphone è il suo schermo "touch", che promette di funzionare anche se si hanno le dita umide o se si indossano guanti. Il telefono sarà disponibile da marzo, solo in Giappone e attraverso l'operatore KDDI, in tre colori, rosa pallido, bianco e celeste.




Dead Rising 4, Frank West torna a Willamette

 

di Francesco Pellegrino Lise


Sono passati più di tre anni dall'uscita dell'ultimo Dead Rising, il terzo per la precisione. Il titolo, arrivato come uno fra i giochi di lancio di Xbox One, aveva lasciato trasparire un cambiamento piuttosto evidente in termini di giocabilità: una brusca virata verso l'azione più spinta, che aveva messo in disparte la componente survival, elemento portante dei primi capitoli della saga. Con l'arrivo di Dead Rising 4 su Xbox One e PC il cambio di filosofia è ancora più marcato, e nonostante il gradito ritorno dello storico protagonista, Frank West, di ciò che la serie era un tempo non è rimasto praticamente nulla. In Dead Rising 4 il famoso fotoreporter di Capcom si ritroverà all’età di 52 anni alla ricerca di un nuovo scoop che possa renderlo famoso in tutto il mondo. Risvegliatosi da un incubo nel cuore della notte Frank, seppur riluttante, viene convinto dalla sua “allieva” Vick a tornare a Willamette (la stessa città teatro del primo episodio) per indagare su una base militare dove al suo interno si starebbero compiendo alcuni esperimenti sospetti. Il protagonista dopo sedici anni è ancora convinto di poter dimostrare che sotto all’esplosione delle ultime epidemie zombie ci sia il governo americano. In seguito ad alcune vicissitudini Frank viene abbandonato da Vick e si ritrova a tornare a Willamette per una terza volta grazie a qualcuno pronto a credergli e supportarlo nella sua caccia allo scoop di una vita. Nella cittadina del Colorado intanto l’epidemia infuria in strada da ben sei settimane ed è comparsa una nuova organizzazione chiamata “Obscuris”, interessata a qualcosa presente in città. All’interno dei sette casi che compongono il gioco si entrerà in contatto con altri sopravvissuti e a scoprire addirittura dei collegamenti con il primo Dead Rising.

 

 

Al di là degli antefatti narrativi, in Dead Rising 4 non è la storia a tenere i giocatori incollati allo schermo: come da tradizione gli eventi hanno solo il compito di guidare chi gioca attraverso la città invasa dai non morti, e la sceneggiatura non rappresenta in alcun modo uno dei punti salienti del titolo. Poco male, infatti se si ama la serie, quello che più interesserà ai gamers è massacrare nei modi più fantasiosi la più grande quantità di zombie che la storia videoludica ricordi. E da questo punto di vista questo nuovo episodio non delude affatto. Per rafforzare questo aspetto Capcom ha deciso di sorprendere tutti rimuovendo completamente il caratteristico timer che fino ad oggi scandiva i ritmi delle vostre attività all'interno del gioco. Il sistema a tempo del primo capitolo aveva già perso progressivamente importanza con l'avanzare dei capitoli, ma la sua completa rimozione dimostra la piena intenzione della software house di lanciarsi verso una prospettiva del tutto incentrata sull’azione. Svanita la necessità di studiare con attenzione i percorsi necessari a salvare il maggior numero di sopravvissuti e sopravvivere all'orrore dell'epidemia, e con tutto il tempo del mondo a disposizione, Dead Rising 4 si trasforma da serviva horror in una specie di tritacarne su scala cittadina. La città di Willamette è un grande e violento parco giochi in cui massacrare impunemente nemici vecchi e nuovi, traendo un sadico piacere nel vedere arti che si staccano e teste che volano, ed osservando una ferocia ed un'efferatezza difficilmente raggiungibile in altri zombie game. Fortunatamente la giocabilità in Dead Rising 4 è stata condita da alcune succulente novità: la principale è sicuramente rappresentata dalle EXO Suits, ovvero esoscheletri in grado di garantire a chi li indossa una forza sovraumana e una resistenza senza pari: si può scattare per chilometri, abbattere con facilità i nemici o prendere a calci i veicoli mandandoli verso gli sventurati zombie. La batteria di queste fantastiche “armature” ha però una durata limitata. Per questo motivo non bisogna mai perdere di vista le spie: quando iniziano a lampeggiare di rosso, l’energia è agli sgoccioli e bisogna correre ai ripari raggiungendo alcune specifiche torrette in grado di ricaricarla, trovando un potenziamento per garantire una durata maggiore della batteria e infondere nuove capacità al proprio EXO oppure preparandosi a ritornare a combattere da semplice essere umano. Sulla mappa le armi e gli oggetti EXO saranno contrassegnati dal colore viola. Un’altra novità è rappresentata dalla presenza di nuovi nemici. Oltre ai classici zombie e i superstiti ostili, bisognerà vedersela anche con i violentissimi zombie neomorti, quelli evoluti e con i soldati dell’organizzazione Obscuris. I primi non sono nient’altro che umani appena infettati e risultano forti, aggressivi e più veloci rispetto agli altri. Questi esseri attaccheranno West con artigliate e violente prese. Gli zombie evoluti sono invece infetti neomorti che sono stati in grado di resistere al parassita dentro di loro. Conservano in parte la loro intelligenza e allo stesso tempo acquisiscono forza e agilità sovraumane. Tendono ad attaccare dall’alto e dalla distanza, sono molto resistenti ed in grado di accrescere la ferocia degli zombie circostanti. Infine i soldati dell’organizzazione Obscuris ostacoleranno il reporter armati di asce, fucili e granate militari.

 

 

Anche in questo nuovo episodio però restano alcuni elementi, grandi classici dell'amata serie, come un'ampia gamma di armi e veicoli che i giocatori potranno combinare per fronteggiare orde di non morti affamati. Per quanto riguarda la componente lotta corpo a corpo, gli attacchi caricano uno speciale contatore che, se portato al massimo, permette l’utilizzo di un particolare colpo in grado di sconfiggere più velocemente i nemici più forti. Ritorno assai gradito, poi, è quello della macchina fotografica, West potrà infatti scattare selfie e foto ironiche, uniche, sanguinose o tragiche. La macchina possiede anche un analizzatore di spetto che evidenzia elementi non percepibili a occhio nudo, un filtro notturno e una modalità indagine, utile in alcune missioni in cui sarà richiesto di trovare degli indizi per risolvere un mistero. Il tutto sarà utile anche per i punti, che vengono assegnati normalmente ogni qualvolta si sale di livello (fino a un massimo di 100) e che dovranno essere spesi per sbloccare nuove abilità nell’albero delle skills. Questo è suddiviso in quattro rami principali: Combattimento, Temperamento, Tiro e Sopravvivenza. Al solito, starà ai giocatori decidere se avere un Frank maggiormente orientato al combattimento con le armi da fuoco o da distanza ravvicinata, se dotarlo di maggiore energia o di resistenza allo sforzo fisico, se aumentare gli slot per gli oggetti o sfruttare al meglio le risorse trovate. Dal punto di vista estetico, il gioco si difende discretamente bene. I seri problemi di framerate visti nel terzo capitolo sono spariti, a fronte di un numero ancora più imponente di non morti presenti sullo schermo. Restano però alcuni problemi con le animazioni, diversi glitch e bug grafici sui costumi, e numerose compenetrazioni poligonali. Dead Rising 4 fa sfoggio però di un'ottima effettistica. Un ottimo lavoro è stato fatto anche sul sonoro. Il doppiaggio è altalenante e come sempre la differenza tra protagonisti e personaggi secondari è abissale, ma generalmente l'interpretazione è ben fatta. Ottimo il suono delle armi e soprattutto quello dei bassi, che fanno rimbombare ogni singolo colpo sparato gratificando il giocatore per ogni colpo in testa messo a segno. Oltre alla campagna single player, che porterà via non poco tempo se si è a caccia di collezionabili e obiettivi da sbloccare, il gioco offre anche una modalità multiplayer. Trattasi di una coop fino a quattro giocatori ambientata in stage casuali nei quali i protagonisti devono portare a termine una lista di obiettivi sfidandosi al tempo stesso a colpi di punteggi e combo. I personaggi del multigiocatore sono alcuni dei sopravvissuti della modalità single player e hanno un proprio set di abilità specifiche che possono essere potenziate nel corso delle sfide. Un'aggiunta simpatica e abbastanza divertente, che ricorda per certi versi quanto visto in Left 4 Dead. Tirando le somme, nonostante Dead Rising 4 non abbia praticamente quasi nulla di simile al capitolo originale, il divertimento è garantito. Attenzione però, nonostante il titolo sia uno zombi game a tutti gli effetti, esso non può essere inserito fra le fila del genere survival horror, ma si avvicina meglio a un genere action-musou dove l’obiettivo principale è massacrare senza pietà le orde dei non morti. Quindi, i puristi del genere sono avvertiti: se si cerca una sfida ardua basata sul ragionamento e sulla capacità di uscire vivi ricorrendo anche alla materia grigia, è meglio guardare oltre. Se quello che si cerca invece è un sano massacro in stile Rambo, allora questo è il gioco che fa per voi.


GIUDIZIO GLOBALE:


GRAFICA: 8
SONORO: 8
GAMEPLAY: 7,5
LONGEVITA’: 8,5


VOTO FINALE: 8,5




Arriva la pubblicità anche su Facebook Messenger

 

di Francesco Pellegrino Lise


Popolo di Facebook tremate, anche su Messenger sta per arrivare la pubblicità. La società di Mark Zuckerberg ha infatti reso noto l'avvio di un "test in scala ridotta" in Australia e Thailandia, che consentirà alle imprese di piazzare inserzioni sulla schermata iniziale della chat. Gli spot compariranno tra i nomi dei contatti preferiti e quelli degli amici attivi, nello spazio dove di solito si trovano i compleanni. L'Obiettivo di tale operazione, spiega Facebook, è quello di riuscire a collegare aziende e persone ancora di più. Tale cosa infatti è già possibile con le conversazioni che nascono da inserzioni nel News Feed o messaggi sponsorizzati. Ogni mese aziende e utenti si scambiano più di un miliardo di messaggi via Messenger. Il social assicura tuttavia che nessun utente vedrà comparire la pubblicità all'interno delle chat con gli amici. Ma per Facebook non si tratta dell'unica novità in fase di test. Come riportato dal sito "Recode", in Irlanda la compagnia di Zuckerberg starebbe sperimentando una funzione presa da Snapchat e già portata su Instagram: Stories, cioè il racconto della giornata con foto e video che scompaiono dopo 24 ore. Obiettivo di Facebook, ha spiegato un portavoce, è "portare Stories nel resto del mondo fin già dai prossimi mesi". 




Il Samsung Galaxy S8 sarà svelato il 29 marzo

 

di Francesco Pellegrino Lise


Il Galaxy S8, il prossimo attesissimo smartphone top di gamma targato Samsung, verrà lanciato il 29 marzo. L'indiscrezione arriva da Venture Beat grazie a Evan Blass che fornisce anche una foto del dispositivo. Secondo queste indiscrezioni il nuovo smartphone di Samsung verrà offerto in due versioni, entrambe equipaggiate con il display dual edge. Il modello dalle dimensioni più generose, mostrato nell’immagine tratta dal sito Venture Beat, avrà uno schermo da 6,2 pollici con risoluzione Quad HD, mentre per il modello più piccolo è previsto un display da 5,8 pollici con lo schermo a occupare l'83% della superficie del pannello frontale. Lo schermo sarà anche sensibile alla pressione. L’eliminazione del pulsante Home e del logo consentirà inoltre di ridurre lo spessore delle cornici e la dimensione complessiva. Il Galaxy S8 dovrebbe possedere una memoria Ram da 4GB, memoria interna a partire da 64GB, batteria da 3.000 e 3.500 mAh e un 20% in più di efficienza energetica. La ricarica avverrà attraverso una porta Usb-C, con ingresso collocato accanto al jack delle cuffie a cui Samsung, a differenza di Apple, non ha rinunciato. Come l'iPhone, invece, il Galaxy avrà il "force touch", con la parte inferiore dello schermo in grado di distinguere i diversi livelli di pressione esercitata dalle dita. La fotocamera posteriore avrà una risoluzione di 12 megapixel con apertura f/1.7 e sarà in grado di effettuare la ricerca visuale degli oggetti inquadrati e il riconoscimento del testo. Alla destra della fotocamera ci sarà il lettore di impronte digitali, mentre accanto alla fotocamera frontale da 8 megapixel (apertura f/1.7) verrà posizionato lo scanner dell’iride. La versione del sistema operativo non è ancora nota (si vocifera possa essere Android 7.1.1 Nougat), mentre è certa la presenza dell’assistente personale basato sull’intelligenza artificiale (Bixby). Il leaker conferma inoltre la disponibilità dell’accessorio DeX, un dock che consentirà di collegare mouse, tastiera e monitor, trasformando lo smartphone in un desktop Android. Per il lancio dei nuovi dispositivi il colosso coreano avrebbe organizzato un evento Unpacked a New York per il 29 marzo. L’arrivo sul mercato è previsto per il 21 aprile. Per quanto riguarda i prezzi Evan Blass afferma che ci sarà un aumento di 100 euro rispetto ai Galaxy S7. Gli utenti europei dovranno quindi prepararsi a sborsare 799 euro per il modello da 5,8 pollici e 899 euro per quello da 6,2 pollici. Considerando poi le maggiori tasse in vigore in Italia, i prezzi saranno sicuramente più elevati rispetto agli altri paesi. Non reta altro che aspettare il 29 marzo per saperne di più




Gravity Rush 2, la prima esclusiva 2017 per PlayStation 4

 

di Francesco Pellegrino Lise


Il 2017 per PlayStation 4 si apre subito con un’attesissima esclusiva: Gravity Rush 2. Dopo essersi fatta conoscere da una fetta più ampia di pubblico con l’edizione remastered sempre sull’ammiraglia Sony, la shifter Kat, protagonista del titolo di Japan Studio, è finalmente tornata alla ricerca delle risposte ai troppi misteri lasciate in sospeso al termine del primo capitolo. Gravity Rush 2 ha inizio in un luogo sconosciuto, in compagnia di un gruppo di minatori che si guadagna da vivere solcando i cieli con una flotta di isole volanti, raccogliendo mineral. Cyd e Kat sono stati accolti dalla tribù e lavorano sodo per guadagnarsi da vivere. In assenza del fido compagno felino, Kat è priva dei propri poteri. Questo la costringe a indossare pesanti tute da lavoro per resistere alle alterazioni gravitazionali, almeno fino al ritrovamento del suo fido compagno. Tornata in possesso delle proprie abilità, la bella protagonista può finalmente provare a tutti di non raccontare fandonie.

 

 

La peculiare abilità di controllare a piacimento la gravità rende così la protagonista una risorsa incredibile per la piccola comunità a cui si è unita. Non è un caso che poco dopo gli affari del gruppo di minatori prendano una svolta, al punto da strappare un contratto vantaggioso al losco socio in affari che fa da tramite per la vendita dei cristalli. Dopo una lunga fase introduttiva ambientata interamente sulla cupa flotta di isole galleggianti, l'avventura di Gravity Rush 2 si sposta nella viva e lussureggiante città portuale di Jirga Pala Laho, dove i giocatori saranno chiamati a passare gran parte del tempo. Il plot di Gravity Rush 2 si sviluppa seguendo i tratti caratteristici del primo capitolo, alternando sequenze di gioco a sezioni narrative affidate ad immagini statiche che riproducono un vero e proprio fumetto interattivo. Il gioco nel corso di ben venticinque capitoli che lo compongono saprà rispondere a quasi tutti i quesiti lasciati irrisolti quattro anni fa, non solo narrando l'inizio e la conclusione di una nuova e spettacolare avventura, ma riuscendo anche a ricostruire le origini della bionda Shifter, conducendo per mano i players verso un finale malinconico e d'effetto. La ricetta di questo secondo episodio mira a recuperare tutti i migliori ingredienti che hanno reso Gravity Rush una delle esclusive più originali e apprezzate degli ultimi anni. Gravity Rush 2 , rispetto al predecessore è più colorato, più denso di elementi distruttibili, più dettagliato e affascinante. Oltre alle scontate migliorie tecniche indotte dal salto di qualità da Playstation Vita a Playstation 4, il gioco è stato profondamente rivisto dal lato del gameplay. Il sistema di controllo della gravità, in particolare, affianca al vecchio Gravity Style due nuovi stili, detti Jupiter Style e Luna Style, che si aggiungono al precedente ribattezzato Normal Style. Come suggeriscono i nomi, questi stili variano la forza gravitazionale in maniera importante: Jupiter rende il tutto più pesante, mentre Luna riduce sensibilmente l’attrazione gravitazionale e consente movimenti più fluidi. Normal, infine, si rivela la scelta più bilanciata e più vicina alla gravità terrestre. La scelta dell’uno o dell’altro stile ha conseguenze importanti sul gampeplay: Jupiter rende i colpi molto più efficaci, ma i movimenti dopo un attacco sono più pesanti e presentano meno margine di errore. Luna, al contrario, permette una maggiore precisione ma riduce l’efficacia del colpo. Ogni stile presenta poi attacchi speciali unici, che contribuiscono a differenziare l’approccio scelto dal giocatore. La possibilità di passare velocemente dal Normal, al Jupiter al Luna Style con il semplice tocco del touch pad frontale del DualShock 4, poi, rende il combattimento molto più profondo, fluido e variegato che mai. Il titolo oltre ad offrire una trama principale ampia, mette a disposizione dei giocatori una miriade di side-quest per una longevità davvero ottima nel complesso.

 

 

Tra le novità introdotte da Gravity Rush 2 fa capolino poi un comodo “Photo Mode” col quale immortalare i momenti più esaltanti dell’avventura. Grazie a filtri grafici ed abiti da indossare, sarà possibile riempire il proprio album fotografico personale e condividere gli scatti con gli altri utenti in attesa che vengano giudicati. Le funzioni multigiocatore del titolo però non si esauriscono qui: divertentissime sono infatti le "Cacce al tesoro", sfide a tempo in cui si sarà chiamati a scovare un forziere nascosto in un luogo del mondo di gioco, da riconoscere semplicemente tramite la fotografia postata da un giocatore sul web. Se si riuscirà nell'impresa non solo si riusciranno ad avere alcuni interessanti oggetti bonus e cristalli rari, ma si verrà poi chiamati a ricambiare il favore scattando un'ennesima foto che funga da indizio per qualche esploratore proveniente da altre dimensioni. Qualora il contributo sia stato d'aiuto, si riceverà una notifica accompagnata da una discreta dose di “Dobloni Dusty”, tramite i quali sbloccare elementi inediti per personalizzare la casa di Kat, nuovi filtri estetici, costumi bonus e pose da esibire sul "set". Varietà e personalizzazione saranno comunque le parole d’ordine per godere pienamente dell’esperienza di gioco. In game sarà possibile equipaggiare sino ad un massimo di tre talismani, reliquie in grado di modificare e plasmare lo stile di gioco grazie a bonus di un certo spessore. Oltre ad aumentare il numero delle schivate, il valore dei punti vita o velocità della scivolata gravitazionale, i talismani possono essere fusi tra loro per mischiarne le peculiarità, o essere sacrificati in gran numero per forgiarne di più potenti e rari. Come accennato in alto, Kat si ritrova suo malgrado a lavorare presso una colonia mineraria, per cui, tra un combattimento e l'altro, ci si potrà dedicare al farming di cristalli e talismani visitando i vari scavi posizionati nel cuore delle tempeste gravitazionali. Tali attività secondarie risultano utilissime per racimolare la preziosa valuta, recuperare potenziamenti sempre più efficaci, e – in particolare – per dare la caccia ai Nevi speciali nascosti nei più remoti anfratti del cielo. Si tratta di contenuti espressamente dedicati all'endgame del gioco, che in questo secondo capitolo si presenta più ricco e vivace che mai.

 

 

Tecnicamente parlando il gioco è una verta gioia per gli occhi. Pur non presentando modelli poligonali troppo complessi, le strutture architettoniche, i personaggi principali e tutti gli effetti speciali legati ai poteri di Kat e Raven, sono realizzati con grande meticolosità. L'attenzione ai dettagli è maniacale e spesso ci si soffermerà a osservare uno scorcio di panorama dimenticandosi di quale sia la missione in corso. Il fiore all'occhiello del gioco, però, è la colonna sonora. Il primo Gravity Rush aveva già un comparto audio eccezionale. Con il secondo episodio Kohei Tanaka si è superato, proponendo una selezione di brani dalle sonorità appassionanti e mai fuori luogo. Tirando le somme, questo nuovo capitolo della serie è una nuova perla nella collezione di esclusive per la PS4, impossibile non cedere alla grande bellezza e alla fantastica qualità del prodotto. Gli appassionati della serie saranno sicuramente felici di giocarlo, per chi invece si avvicinerà per la prima volta consigliamo di giocare il primo capitolo e di guardare lo splendido OAV, in maniera tale da non perdere neanche un passaggio della trama che veste la serie.

 

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5




Google lancia la ricerca offline

 

di Francesco Pellegrino Lise


Novità in vista. Google punta a migliorare il servizio ricerca in rete da dispositivi mobili e lo fa pensando di rendere la vita più facile in quei momenti in cui la connessione a internet è intermittente o debole. La compagnia ha reso disponibile infatti un sistema in grado di far effettuare ricerche sul motore di Big G anche "offline", per poi restituire i risultati non appena l'utente torna connesso. La novità è disponibile nell'ultima versione dell'app di Google per Android. Il meccanismo appena implementato, spiega l'azienda sul suo blog, non funziona però in assenza totale di internet, ma permette di inoltrare richieste anche nei momenti "offline". Il motore le accoglie e poi processa e restituisce i risultati quando torna la connessione, avvisando l'utente. Un modo per evitare perdite di tempo quando si cerca qualcosa dal telefonino con la copertura di rete che va e viene. Ad esempio quando si è in viaggio, oppure in zone con connessione debole. Finora in casi come questi bisognava riavviare le ricerche una volta tornati online, ora Google le conserverà e avviserà quando ha i risultati disponibili. La compagnia rassicura anche chi teme per la quantità di dati scaricata e per la durata della batteria del dispositivo: il sistema è tale da non impegnare più risorse del dovuto. In qualsiasi momento, poi, si potrà gestire la coda dei termini di ricerca digitati mentre ci si trova offline. Insomma, meno tempo da perdere e più vantaggi per tutti.