La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, l’universo di Tolkien rivive su Pc e console

Amanti de Il Signore degli Anelli gioite! E’ finalmente disponibile su Pc, Xbox One e PS4, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, il nuovo capitolo della saga videoludica ambientata nell’universo delle opere di J.R.R. Tolkien. Il titolo si inserisce nella linea temporale compresa fra gli eventi accaduti ne “Lo Hobbit” e quelli de “Il Signore degli Anelli” e si presenta al pubblico come un Gdr d’azione open world che dà seguito alla storia originale di La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor. Il capitolo originale terminava con i due protagonisti: Talion il ramingo e Celebrimbor il fantasma che si dirigono verso il Monte Fato per forgiare un nuovo Anello grazie al quale poter sconfiggere definitivamente Sauron. Purtroppo però il nuovo titolo ha inizio con la forgiatura dell’anello ma, qualcosa va storto e il nuovo strumento di potere finisce nelle mani sbagliate. Da questo incipit ha inizio una nuova avventura che vedrà Talion assistere alla caduta dei gondoriani, che mostrerà la nascita di nuove ma vecchie alleanze, che mostrerà aspetti dell’universo creato da Tolkien sconosciuti ai più. L’intero viaggio di Talion diventa quindi una lunga quanto avvincente epopea, nella quale il ramingo dovrà partire da zero per poi acquistare quei poteri che gli consentiranno di confrontarsi direttamente con i Nazgul e persino con un Balrog. Il team Monolith ha svolto approfondite ricerche nel Silmarillion per cercare di assemblare insieme il maggior numero di personaggi famosi possibili, unendoli insieme all’interno di una storia interessante, ma soprattutto costituita da toni epici che fanno venire la pelle d’oca. Il collante tra queste missioni è dato dalla possibilità di esplorare liberamente le diverse regioni che suddividono Mordor, a patto di averle sbloccate, ognuna dominata da un signore che trama sicuro nelle mura della sua roccaforte. Ogni regione è a sé stante e ospita sia delle missioni “principali”, più lunghe e varie e solitamente legate all’avanzamento della trama, sia eventi a tempo legati ai vari capitani che le popolano. Ogni signore, infatti, ha sotto il suo controllo un numero di capitani predefinito che potrebbero o difendere le mura della fortezza o girare liberamente per la mappa alla ricerca di qualcosa da massacrare. E quel qualcosa, solitamente, sono o il povero Talion o i suoi alleati, ovvero coloro che proveranno a sottrarre il controllo del territorio agli sgherri di Sauron.

 

 

La più grande novità introdotta da La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è infatti la necessità di portare gli scontri su di una scala molto più ampia rispetto al suo predecessore. Non bisognerà più solo massacrare tutti i nemici che passano a tiro, ma sarà necessario cercare di assoggettarne alcuni in modo da avere un proprio esercito che consente prima di assaltare le fortezze e in seguito addirittura di governarle. Tutto ciò rende le dinamiche di gameplay ancora più complesse come saranno più profonde anche le relazioni che si instaureranno con il sistema Nemesi, dato che le faide, le amicizie e le rivalità avranno delle ripercussioni anche nella composizione delle fortezze. Il leader, infatti, ne definirà l’aspetto estetico, mentre i suoi guardiani influenzeranno il tipo di difese e il quantitativo di tirapiedi che avranno a loro disposizione. Per partire alla conquista di una fortezza, quindi, sarà necessario o provare a massacrare tutti con l’esercito o agire con un po’ più di calma, intaccando prima le difese nemiche per poi partire all’assalto delle mura sguarnite. Per fare questo però sarà necessario attivare delle missioni grazie alle quali attirare allo scoperto i difensori, così da non averli più sulle mura. A condire il tutto c’è poi la possibilità di infiltrare uno dei soldati tra le fila nemiche, cosicché tradisca il suo capo sul più bello. Ma quella del tradimento è comunque una lama a doppio taglio e improvvisamente si potrebbe diventare vittima di un alleato che ha scelto di ascoltare i legami di sangue piuttosto che la volontà di Talion. In questo modo si creeranno le così dette faide che hanno reso famoso il sistema Nemesys, dato che coloro che riusciranno a sopravvivere alla furia del protagonista acquisteranno nuovi livelli, titoli e abilità. Tra le missioni casuali sparse qua e la per la mappa di gioco, ci sono anche le Vendette e gli Assalti online. Questi incarichi chiederanno rispettivamente di abbattere un nemico che ha sconfitto un altro giocatore o di assaltare una delle sue fortezze. Perché è importante fare ciò? Per ottenere potentissimo equipaggiamento leggendario o valuta preziosa grazie alla quale comprare dei forzieri (acquistabili anche con le microtransazioni) nei quali trovare armi, armature, dei seguaci particolarmente potenti o dei potenziamenti per le roccaforti e gli alleati. Insomma trascurare questo tipo di eventi non è mai una scelta saggia. I Capitani sono caratterizzati da un ampio numero di tratti che ne definiscono le effettive abilità in combattimento e soprattutto le debolezze, da sfruttare per avere velocemente la meglio su di loro. Anche su questo aspetto incide il sistema Nemesys.

 

 

Ogni nemico principale ha, infatti, un modo tutto suo di combattere definito principalmente dalla razza e dalla classe. Poi però ci sono anche dei tratti casuali che stabiliscono se impugna un’arma maledetta, se può imparare le nostre mosse o se è terrorizzato dagli animali. Sfruttando questi suggerimenti sarà possibile eliminarlo con più facilità o “persuaderlo” a entrare nelle fila dell’esercito del protagonista. Una volta reclutati, i Capitani continueranno a muoversi all’interno della mappa impegnandosi saltuariamente in missioni personali che, se portate a termine, consentiranno loro di salire di livello pareggiando quello raggiunto da Talion e mai superandolo. Si potrà anche decidere se far diventare uno degli alleati guardia del corpo, se mandarlo a dare la caccia a un nemico o se farlo combattere nell’arena, così da guadagnarsi il rispetto del reggente e diventare una spia o per guadagnare punti, monete e abilità. Dal punto di vista della giocabilità La produzione ha raggiunto nuovi livelli d’eccellenza. Durante il primo atto il gioco reintroduce gli elementi principali dell’impasto ludico architettato da Monolith nel primo capitolo della serie, conservando per un secondo momento una delle dinamiche più succulente di questo sequel, ovvero quella degli assedi. Inizialmente, quindi, si riscoprirà il combat system costruito sul modello dell’ormai classico Free Flow sperimentato e utilizzato nella serie videoludica di Batman Arkham. Talion si scaglia nella battaglia alternando attacchi, contrattacchi, schivate e colpi spettrali senza disdegnare la possibilità di tirare qualche freccia precisa contro le orde assetate di sangue di Mordor. Il sistema di progressione, poi, che assegna un punto abilità ad ogni level-up o al completamento di eventi speciali, arricchisce la rosa delle mosse permettendo di sbloccare nuovi colpi speciali e tutta una serie di skill passive che incrementano in maniera consistente il potere distruttivo del protagonista. Inoltre nell’albero delle abilità trovano posto alcune novità dedicate allo stile di gioco stealth, al soggiogamento delle bestie selvagge e al combattimento a distanza. Insieme alla possibilità di recuperare armi e armature di diverso livello, potenziandole grazie al completamento di diversi obiettivi o all’aggiunta di tre diversi tipi di gemme, il meccanismo di sviluppo del personaggio diventa una fonte di interesse altamente remunerativa per il giocatore, che viene sempre più spinto ad attaccare i capitani nemici, esplorare le aree alla ricerca di collezionabili e completare missioni secondarie. Verrà quindi quasi naturale passare ore ed ore ad esplorare Minas Ihitl (la prima area di gioco a disposizione), ritardando notevolmente l’incontro con le meccaniche degli assedi, introdotte proprio in questo secondo capitolo della saga.

 

 

Man mano che si procede nell’avventura, L’Ombra della Guerra non riesce a nascondere la sua natura comunque iterativa. Sulla lunga distanza è inevitabile accorgersi che le missioni di Talion sono sempre le stesse: identificazione dei capitani, reclutamento o sterminio delle truppe e assalto delle fortezze. Il titolo si basa sulla ripetizione di poche attività, ma in queste attività c’è così tanta imprevedibilità, scrittura procedurale e varietà interna che il gioco finisce per essere meno ripetitivo di tanti altri free roaming attualmente in commercio. Tecnicamente parlando, il team di Monolith ha compiuto un piccolo capolavoro con questa produzione ispirata all’universo di J.R.R. Tolkien. Le animazioni di Talion sono rese veramente bene, le ambientazioni sono incredibilmente realistiche, anche agli occhi dei fan più sfegatati, e i livelli vasti e liberamente esplorabili. I combattimenti, poi, sono ricchi di scene tanto truculente quanto spettacolari e vedere il Ramingo far saltare teste di orco, mutilare arti e colpire i nemici ripetutamente è un vero piacere per gli occhi. A sostenere la produzione ci pensa un motore grafico potentemente rivisitato, che mostra i muscoli per quel che riguarda effettistica e modellazione poligonale, e non ha problemi ad accatastare ai piedi dei torrioni un numero più che abbondante di unità senza creare alcun tipo di rallentamento. Le texture inoltre sono molto più definite rispetto a quanto visto in passato, specialmente per quanto riguarda l’equipaggiamento, mentre l’illuminazione è realizzata in maniera più accurata. Su Xbox One, versione da noi testata, il gioco è ben ottimizzato e non dà alcun problema. Anche i filmati sono realizzati con grande cura, splendidamente animati e doppiati in un italiano assolutamente perfetto, capace di alternare tante voci differenti e di dare una buona caratterizzazione ai personaggi. Anche le musiche, sempre epiche e mai fuori luogo, si sposano perfettamente con quello che avviene sullo schermo rendendo la produzione il sequel perfetto del capitolo originale.

 

 

Tirando le somme, si può dire senza alcun dubbio che La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è uno degli action game più interessanti di questo 2017. Un gioco incredibilmente vasto, spettacolare, denso di personaggi ben caratterizzati e fedele all’universo creato da Tolkien, grazie ai moltissimi riferimenti che danno una collocazione ben precisa all’avventura di Talion. Insomma, avrete già capito che se siete appassionati di questo universo, dei film, del genere fantasy o dei Gdr d’azione free roaming, questo titolo è assolutamente da non perdere. Passerete ore ed ore in compagnia di umani, elfi, orchi maghi e molti altri ancora, inseriti in una cornice assolutamente realistica e del tutto coinvolgente. Insomma, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è un titolo da avere a tutti i costi, un regalo magnifico da fare, un acquisto imperdibile da godersi, ma soprattutto un piccolo capolavoro che farà sognare i giocatori di tutte le età.

 

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Longevità: 9

Gameplay: 9,5

VOTO FINALE: 9

 

Francesco Pellegrino Lise




Snapchat: su iPhone non si potranno più registrare foto o video in segreto

Niente più furbetti di Snapchat su iPhone e sui dispositivi Apple, da adesso infatti non sarà più possibile registrare in segreto le foto o i video condivisi da un altro utente. L’applicazione ha così risolto uno dei bug più discussi, nato con l’ultimo aggiornamento software del colosso di Cupertino.

IOS 11 ha infatti introdotto, fra le tante nuove funzioni, la possibilità di registrare tutto quello che accade sullo schermo del proprio device, e questo permetteva di salvare in remoto qualsiasi post senza che l’autore lo sapesse. Lo “screen recording” agiva quindi del tutto indisturbato senza essere riconosciuto da Snapchat, che invece avvertiva gli utenti con una notifica in caso di screenshot normale. Adesso tale funzione è stata estesa anche agli screen recording, introdotti a settembre con il nuovo sistema operativo della Mela. L’applicazione fondata da Evan Spiegel si è vista costretta a intervenire dopo le polemiche sulla privacy degli utenti, che ora saranno avvisati in ogni caso.

Ma tutto questo rappresnt veramente una tutela effettiva per tutti gli utenti? Forse, ciò non toglie che l’aggiornamento di Snapchat, come peraltro succede per tutti gli altri social network, non blocca la possibilità di salvare foto e video. Semplicemente, avverte l’autore. Tant’è che la stessa azienda, molto usata dai giovanissimi soprattutto statunitensi, sulla sua pagina di assistenza, avverte: “Gli Snapchatters che vedono i tuoi post possono comunque potenzialmente salvarli, facendo una foto dello schermo o usando altri sistemi di cattura delle immagini”. In virtù di tutto questo, quindi, se utilizzate Snapchat il modo migliore per evitare brutte sorprese è sempre quello di scegliere bene che cosa condividere, evitare i video e le foto potenzialmente pericolose o compromettenti e mantenere una condotta dignitosa.

Francesco Pellegrino Lise




Marvel vs Capcom Infinite: il ritorno del picchiaduro cross-over

L’arrivo nei negozi di Marvel Vs. Capcom: Infinite su Pc, Xbox One e PS4 ha fatto sicuramente molto piacere ai fan della saga ma soprattutto ha incuriosito anche tantissimi videogiocatori appassionati dei due differenti universi che caratterizzano il titolo. Per chi non lo sapesse, il gioco è un picchiaduro a squadre che vede i supereroi della nota casa fumettistica statunitense e i protagonisti di alcune saghe di successo della software house giapponese fondersi in un prodotto assolutamente divertente e complesso nello stesso tempo. Sia ben chiaro, le differenze con il suo predecessore, Ultimate Marvel VS Capcom 3, sono numerose ma l’impronta della già citata avventura si vede fin dalle prime battute, seppur il tutto sia arricchito da meccaniche completamente nuove e da una grafica totalmente rinnovata. Affrontando la modalità campagna, la trama percorre una storyline semplice quanto appassionante, fatta per coinvolgere tutti i lottatori presenti in game. Ultron e Sigma sono due storici “cattivi” provenienti rispettivamente sia dall’universo Marvel e da quello Capcom, che hanno deciso di unire le forze per soggiogare il mondo intero. Il duo entra in possesso di due delle sei Infinity Stones: ossia di potenti pietre che permettono di controllare sei diversi aspetti della realtà. Attraverso queste gemme gli antagonisti si fondono in un unico essere, Ultron Sigma e uniscono i loro universi di provenienza, portando così i personaggi di Marvel e Capcom a incontrarsi. Il compito degli eroi è fermare Ultron Sigma prima che possa rilasciare un pericoloso virus in grado di mettere ogni forma di vita sotto il suo controllo.

 

La trama si sviluppa attraverso i numerosi filmati che intervallano gli scontri nella modalità campagna, sebbene non si tratti certamente di una storia che brilli per originalità o per qualità dell’intreccio narrativo, gli sviluppatori si sono molto impegnati nella caratterizzazione dei personaggi, riuscendo a rendere al meglio interazioni tra due mondi così lontani tra loro. Nella storia si può quindi vedere Ryu insegnare ad Hulk come controllare la sua rabbia apocalittica, Rocket Raccoon chiedere armi in prestito a Dante, Iron Man e Frank West combattere fianco a fianco, e così via. Considerando che il cast conta ben trenta personaggi, non era semplice dare il giusto spazio a ciascuno di essi, ma gli sviluppatori sono riusciti nell’impresa di coinvolgere tutti quanti nella storia, senza tralasciare nessuno e soprattutto hanno dato vita a un titolo divertente e assolutamente destinato a durare nel tempo. A livello di giocabilità, le novità rispetto a Marvel Vs Capcom 3 sono molteplici, a partire dal numero di personaggi presenti in ogni squadra. Gli sviluppatori hanno infatti optato per un approccio simile a quello di X-Men vs. Street Fighter dell’ormai lontano 1996, ossia con team composti da due elementi in grado di alternarsi nell’arena o di combattere contemporaneamente per brevi periodi di tempo. La fonte d’ispirazione principale di Capcom per Infinite va però ricercata ancora più indietro nel tempo, ovvero nell’originale Marvel Super Heroes. Il titolo del 1995 era basato sulla serie Il Guanto dell’Infinito e sulla lotta contro Thanos e le sue gemme, quindi l’idea di base nasce dalla fusione di due vecchi titoli che hanno fatto la storia del genere picchiaduro su console.

Oltre alla già citata campagna, Marvel Vs. Capcom: Infinite propone anche altre sezioni, chiamate rispettivamente: Allenamento, Versus e Arcade. Proprio quest’ultima dà la possibilità di lanciarsi in battaglie su battaglie allo scopo di sbloccare nuovi colori per i costumi dei personaggi utilizzati. La presenza delle Missioni permette inoltre agli utenti di impratichirsi maggiormente con le tecniche avanzate. Non manca poi la sezione multiplayer, sia in locale che online, quindi il titolo promette una longevità davvero incredibile. Per quanto riguarda il sistema di combattimento, esso ha un’ottima base e le combinazioni di tasti rispondono sempre in maniera precisa, ovviamente a patto di eseguirle con il giusto timing. Durante gli scontri infatti si avrà la libertà di concatenare combo su combo, chiamare in aiuto il proprio partner ed effettuare devastanti attacchi di coppia. Il lottatore passivo inoltre potrà inoltre recuperare una parte dei punti vita, di conseguenza sarà necessario fare attenzione e gestire al meglio i singoli guerrieri utilizzando dei cambi al momento giusto.

 

Sono presenti, ovviamente, tutti gli attacchi originali dei protagonisti: lo schermo si riempirà spesso e volentieri di effetti speciali, raggi di luce, esplosioni e molto altro ancora. Per impreziosire i combattimenti, gli sviluppatori hanno pensato di inserire le Infinity Stones direttamente nel gioco. Prima di accedere a ogni battaglia, dopo aver scelto la coppia di alleati, è possibile scegliere una tra le sei gemme a disposizione, queste sono in grado praticamente di donare al team due differenti tecniche. Esse si chiamano Infinity Surge e Infinity Storm e sono attivabili rispettivamente premendo il tasto L1 oppure R1 e L1 contemporaneamente. Per farne un uso corretto durante la lotta, vi consigliamo di approfondire l’utilizzo di ogni pietra in modo da optare per la strategia che più si adatta al vostro stile di gioco. In termini di bilanciamento, l’uso delle gemme non “danneggia” l’esperienza di gioco perché non sono artefatti in grado di cambiare facilmente le sorti dell’incontro, infatti usando un minimo di attenzione è possibile schivare le super mosse e quindi passare tempestivamente al contrattacco. Per quello che concerne il comparto tecnico, Marvel Vs. Capcom: Infinite è caratterizzato da una risoluzione a 1080p in grado di rimanere inchiodato sempre a 60fps senza subire alcun rallentamento. Lo stile grafico, cambiato rispetto al passato, propone una soluzione molto più realistica, decisione che potrebbe non piacere a chi ha apprezzato da sempre il look cartoon originale, che ricorda gli ultimi capitoli della saga di Street Fighter. Purtroppo la presenza di modelli poligonali poco curati e soprattutto di animazioni non sempre al top macchiano una produzione davvero ben realizzata, ma fortunatamente questi piccoli nei non inficiano il gameplay che offre un livello di divertimento e di competizione molto alto. Buono anche il comparto audio che è sempre in grado di fare il suo lavoro accompagnando perfettamente ogni fase del gioco, sia durante l’esplorazione dei menu che nelle fasi di battaglia.

Tirando le somme, possiamo assolutamente dire che Marvel Vs Capcom: Infinite è un gioco di lotta davvero piacevole da giocare e studiato per soddisfare sia i giocatori esperti che i neofiti del genere. Questa volta la software house di Osaka è riuscita a centrare il suo obiettivo, creando un’esperienza veramente completa. Peccato solo per il comparto tecnico che macchia una produzione veramente ben fatta sotto tutti i punti di vista. Sono pochi, infatti, i lottatori inediti rispetto al precedente capitolo della serie, anche se molti veterani vantano un gameplay e un set di mosse del tutto rinnovato. In ogni caso, il prodotto è un titolo assolutamente da provare per gli amanti dei picchiaduro e da non perdere per chi ama i supereroi Marvel e i protagonisti dei videogiochi targati Capcom.

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Sonoro: 8,5
LONGEVITA’: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




DoubleLocker: il malware per Android che cambia il pin e codifica i dati della vittima

Utenti Android fate attenzione. I ricercatori di ESET, uno fra i più il più grandi produttori di software per la sicurezza digitale dell’UE, hanno scoperto DoubleLocker, un pericoloso malware per il sistema operativo mobile sviluppato da Google che combina un astuto meccanismo di infezione con due potenti strumenti per estorcere denaro alle vittime. Distribuito principalmente come aggiornamento “fake” di Adobe Flash Player tramite siti compromessi, DoubleLocker sfrutta in modo improprio i servizi di accessibilità di Android, un classico stratagemma usato dai criminali informatici. ll suo payload di infezione è in grado di cambiare il PIN del dispositivo, per evitare che la vittima possa accedere al proprio dispositivo e contemporaneamente codifica i dati della vittima: una tale combinazione non era mai stata vista prima nell’ecosistema Android.

 

Una volta avviata, l’applicazione richiede l’attivazione del “Servizio di Google Play”. Dopo aver acquisito le autorizzazioni di accesso, il malware le utilizza per attivare i diritti di amministratore del dispositivo e si imposta come applicazione Home predefinita, in entrambi i casi senza il consenso dell’utente. Oltre a essere un ransomware, il DoubleLocker si basa anche su un particolare Trojan bancario già analizzato dai ricercatori di ESET, secondo i quali la funzionalità che consentirebbe a questo malware di sottrarre le credenziali bancarie dai sistemi delle vittime potrebbe essere aggiunta molto facilmente. Questa funzionalità aggiuntiva trasformerebbe DoubleLocker in quello che i ricercatori di ESET definiscono come un “ransom-banker”. L’azienda consiglia a tutti gli utenti Android di utilizzare sempre una valida soluzione di sicurezza per proteggere i dispositivi mobile, che impediscono il contagio da DoubleLocker e da altri tipi di malware. Usare un dispositivo mobile senza un antivirus aggiornato al giorno d’oggi può rappresentare un grosso rischio e se si vuole evitare d’incappare in brutte sorprese, questa è attualmente la via più sicura.

Francesco Pellegrino Lise




Smartphone: attenzione allo stress visivo digitale

Le nuove generazioni arrivano a posare lo sguardo sullo smartphone fino a 80 volte al giorno

 

Nell’epoca in cui viviamo si affaccia ogni tipo di frenesia e qualsiasi forma di ansia. Ci mancava lo stress visivo digitale. Ad oggi è uno dei disturbi più frequenti in particolare tra le nuove generazioni, che arrivano a posare lo sguardo sullo smartphone fino a 80 volte al giorno. Chiamata anche ‘sindrome da visione al computer’, si tratta dell’affaticamento causato dall’uso prolungato di schermi elettronici. Zeiss, gruppo tecnologico attivo nei settori dell’ottica e dell’optoelettronica, in occasione della Giornata mondiale della vista, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Iapb, fa luce su questo nuovo fenomeno, evidenziando le cause e proponendo rimedi efficaci per affrontare al meglio lo stress visivo. Per salvaguardare la vista si consigliano dunque una buona notte di sonno, impacchi refrigeranti e ginnastica oculare.

 

Le piccole pause sono il rimedio migliore per far riposare gli occhi. Gli esperti suggeriscono la ‘regola del 20-20-20’: osserva un oggetto a 20 metri per 20 secondi ogni 20 minuti. Inoltre è importante seguire uno stile di vita sano, trascorrendo del tempo all’aria aperta. Fra gli alleati della vista c’è il succo di mirtillo, ricco di antiossidanti. Mentre le cattive abitudini alimentari, con scarso apporto di calcio, vitamine e minerali, possono favorire la progressione di problematiche oculari.

 

Non va sottovalutata la luce solare: con le giuste precauzioni e protezioni, aiuta a sviluppare meglio il bulbo oculare.Lo stress visivo digitale coinvolge spesso chi trascorre più di 7-8 ore al giorno davanti a uno schermo e, solitamente, i primi sintomi si manifestano da uno a 3 anni dopo l’esposizione. I nostri occhi oggi devono imparare a gestire nuovi intervalli di spazi per abituarsi alla distanza alla quale teniamo i dispositivi digitali, che è inferiore rispetto a quella di un giornale o un libro. Sono sempre più costretti a mettere a fuoco diverse distanze e questo mette in grande difficoltà il muscolo ciliare e il cristallino, che devono continuamente adattarsi per assicurare una visione nitida.

 

A partire dai 30 anni questi sforzi possono provocare la sindrome da visione al computer, come la chiamano gli esperti. E’ importante quindi conoscerne i sintomi per proteggere la vista. Nella scelta delle lenti, delle montature e dei trattamenti, proseguono gli esperti, è sicuramente fondamentale una consulenza approfondita da parte dell’ottico. Per limitare lo stress visivo provocato da dispositivi digitali e bloccare la luce blu che ne deriva, Zeiss ha sviluppato lenti in grado di assicurare una visione confortevole in linea con il ‘comportamento visivo digitale’, in grado di supportare gli occhi durante l’utilizzo di smartphone e altri device elettronici. Per identificare la migliore soluzione possibile, è fondamentale avere cura dei propri occhi non solo nella Giornata mondiale della vista, ma durante tutto l’anno. Visite oculistiche periodiche in centri specializzati, abbinate all’utilizzo di soluzioni adeguate e uno stile di vita sano, vengono proposte come la ricetta ideale per assicurare un benessere visivo duraturo.

 

Da non sottovalutare un altro fondamentale fattore quello legato alle onde elettromagnetiche. Le onde elettromagnetiche della telefonia mobile e del Wi-Fi sono una struttura composta da microonde e da radiofrequenze. Sono stati misurati livelli allarmanti di radiazioni nelle vicinanze di router Wi-Fi, dei punti di accesso Wi-Fi e di computer portatili connessi al Wi-Fi: ad esempio a 2 metri di distanza sono stati riportati livelli fino a 3.000 μW/m², a 0,2 metri di distanza da un router Wi-Fi invece 8,8 V/m = 205,000 μW/m², mentre da un punto di accesso Wi-Fi sono stati misurati 7,5 V/m = 149,000 μW / m². Un accreditato studio internazionale ha poi misurato 27,000 μW/m² a 0,5 metri di distanza da un computer portatile. Secondo ‘Le Linee Guida della Building Biology Evaluation’, questi livelli (oltre 1.000 μW/m²) sono classificati come una “estrema preoccupazione. Perché? Ciascuna di queste frequenze comporta una tossicità perché stimola la produzione di radicali liberi, interferisce con i geni responsabili della vitalità cellulare e interferisce con il corretto funzionamento di diversi organi, come il sistema nervoso centrale e quello riproduttivo. L’interazione di queste frequenze con i sistemi viventi è grave quando avviene a basse dosi a causa della loro pulsazione, causa di un costante cambiamento di potenziale elettrico a livello cellulare. Sulla presenza ubiquitaria del segnale Wi-Fi va chiarito che, anche se non lo si utilizza, essendo un segnale sempre attivo, continua ad irradiare continuamente coloro che i quali, ignari o meno, si trovano sul suo raggio d’azione, indipendentemente da una connessione in Internet o di una trasmissioni dati attraverso telefonini cellulari, smartphone, computer collegati senza fili o tablet.

Marco Staffiero

 




Pes 2018: Konami fa gol su Xbox One, PS4 e Pc

Anche quest’anno, puntuale come un orologio svizzero, Konami ha lanciato il suo videogame dedicato al calcio, quindi, per la gioia di tutti i fan del mondo, PES 2018 è finalmente realtà. Vincitore del premio “Best Sports Game” alla Gamescom di quest’anno, il titolo ha creato grande attesa nel mondo dell’industria videoludica e in particolare tra i giocatori che hanno avuto la possibilità di provarlo in versione demo o negli eventi in cui il gioco è stato mostrato. Esaminando il titolo, che vi ricordiamo essere disponibile su Pc, Ps4 e Xbox One, si può osservare che sul campo da gioco virtuale Konami non ha voluto stravolgere quanto di buono fatto negli ultimi anni, un lavoro che a detta degli appassionati del genere, l’ha portata nuovamente a rivaleggiare ad armi pari con il rivale di Ea, ossia FIFA. Gli sviluppatori, in quest’edizione 2018, hanno comunque deciso di rallentare ulteriormente la velocità della partita in modo da porre l’accento sul gioco ragionato, di sistemare l’intelligenza artificiale dei portieri e di rivedere tutto il sistema delle animazioni e della fisica del pallone. Tutti elementi, in altre parole, che l’attentissima community aveva messo in evidenza negli scorsi mesi e che sono stati ulteriormente perfezionati. Ma andiamo a esaminare il titolo Konami più da vicino.

Una volta avviato il gioco, Pro Evolution Soccer 2018 si presenta agli occhi degli appassionati con dei menu molto simili a quelli dell’edizione scorsa. Stesso discorso va fatto anche per quanto concerne le modalità di gioco, a parte un paio, e alcune opzioni extra. Dunque si possono disputare le partite amichevoli, la Champions League e l’Europa League, così come la Champions asiatica. Si possono anche giocare alcuni campionati europei, di cui solo un paio completamente licenziati, e utilizzare una manciata di club internazionali sparsi qua e là. Mancano praticamente tutte le big inglesi e tedesche, e in Italia addirittura la Juventus. Insomma, niente di nuovo in tal senso, anche se questa questione licenze inizia un po’ a pesare dopo tutti questi anni. Sono Presenti poi tutti i classici tornei tipici della serie e la modalità Diventa un Mito, ormai vetusta sotto certi punti di vista, che fa il paio con la Master League. Quest’ultima come novità di rilievo propone dei tornei pre-campionato e una gestione del mercato un po’ più rifinita. Dulcis in fundo, le “vere” novità: le partite in cooperativa online con un massimo di tre giocatori per squadra anche sulla stessa console, e la partita casuale. Presente ovviamente anche l’apprezzatissima modalità MyClub, qui, oltre allo scontato inserimento di nuove leggende, gran parte del lavoro svolto è stato orientato a migliorare e ricalibrare il sistema che gestisce le aste e l’intesa della squadra, fondamentali in una modalità che fa proprio di elementi come questi gli aspetti fondamentali. Tutto questo senza dimenticare l’integrazione della modalità co-op online 2Vs2 o 3Vs3 con supporto fino ad un massimo di due ospiti in locale, fruibile sia all’interno dello stesso MyClub che in versione stand alone, e soprattutto la ricomparsa della selezione casuale, tornata d’attualità dopo anni di silenzio e che darà modo di effettuare match fra squadre composte da giocatori random selezionati secondo criteri più o meno definibili. Dal punto di vista del gameplay su questo Pes 2018 sono stati fatti diversi passi in avanti rispetto alla passata edizione. Una volta scesi in campo, l’utente ritrova il solito feeling con i comandi e una giocabilità simile a quella del capitolo precedente, ma un tantino più rifinito in diverse sfaccettature. Il ritmo di gioco è lento e ragionato, le squadre tendono a costruire l’azione piuttosto che a cercare quella personale del singolo, tranne nei casi in cui la fase del match lo consente e il giocatore che si impersona non è uno di quei fuoriclasse che ha nelle proprie corde l’estro e un certo tipo di giocata solitaria.

Complice sicuramente un’intelligenza artificiale leggermente più evoluta, gli atleti virtuali si comportano in maniera più logica nella gestione del pallone e mostrano una maggiore predisposizione a rispettare la tattica e le strategie scelte dall’allenatore. In questo modo si hanno movimenti più intelligenti, che seguono la naturale evoluzione dell’azione. In questo nuovo Pes si riesce finalmente a costruire un’azione e a compiere i gesti più semplici senza dover sempre fare troppi “passaggi” innaturali nei micro movimenti a causa di animazioni troppo rigide. Questo si traduce anche in un maggior controllo palla, segno che il Real Touch+ funziona, che assieme a una più credibile “fisicità” dei calciatori nella gestione della sfera, con gli atleti più possenti capaci di far sentire maggiormente il proprio peso, specie nei contrasti, portano a un approccio alle varie situazioni della partita più libere e aperte rispetto al recente passato. Migliorie sono state apportate anche nelle conclusioni a rete, dove però si nota una certa discrepanza nel realismo dei tiri tesi, rispetto a quelli più morbidi. Nel primo caso si ha la sensazione davvero di percepire una certa potenza nella botta e una pesantezza di fondo della palla, mentre nel secondo a volte no. Mantenendo fede a quanto già visto nel precedente capitolo, tecnicamente PES 2018 si attesta su livelli di assoluta eccellenza. Tutto merito del Fox Engine, sempre più raffinato ed in grado non solo di offrire un colpo d’occhio decisamente di impatto, ma anche di garantire una fisica a giocatori e pallone al limite della realtà. Il livello delle animazioni ha raggiunto vette davvero incredibili, tanto da consentire anche ricostruzioni in sede di motion capture a dir poco meticolose e tali da riprodurre su schermo le gesta e le forme di gran parte dei giocatori presenti all’interno del gioco, conosciuti o meno che siano. Come da prassi, Konami non si è infatti limitata a mappare solo i nomi più rilevanti, ma ha cercato di “approfondire il discorso” anche con atleti di leghe e campionati certamente minori ma non per questo meno importanti.

Il punto di forza di PES resta tuttavia la fisica utilizzata per la gestione della palla, come sempre dotata di un peso specifico maggiore rispetto alla concorrenza e per questo capace di garantire uno maggiore spettro di possibilità. Scoccare un tiro dalla lunga distanza che possa raggiungere il sette non sarà mai una cosa scontata, mentre a fare tutto il resto ci penseranno i già citati Real Touch+ e full body touch che in qualsiasi occasione saranno sempre pronti a ricordarvi che in PES molto dipenderà dalla vostra capacità di capire come intervenire sul pallone al fine di non trasformare un goal sicuro in una figuraccia dalle proporzioni bibliche. Alti e bassi invece per gli stadi, che nel caso di quelli generici sono per la maggior parte nella media, mentre assolutamente spettacolari appaiono quelli coperti da licenza ufficiale. Ad ogni modo, a corroborare il tutto ci sono poi una regia degna di una trasmissione televisiva, con inquadrature ad hoc sui volti dei calciatori in fase di riscaldamento o dopo un’azione decisamente pericolosa, sugli spalti e a bordo campo che, specie durante le manifestazioni ufficiali come per esempio la Champions League, restituisce agli utenti tutta l’atmosfera della competizione e la sensazione di parteciparvi davvero con la propria squadra del cuore. Completa il quadro un comparto sonoro capace di restituire tutta l’atmosfera che si respira all’interno di un vero stadio durante una partita di calcio. Buona, infine, la telecronaca in italiano del mai scontato Fabio Caressa, che in Pes 2018 propone al pubblico una serie di nuove frasi che vanno ad aggiungersi e ad arricchire, il vecchio commento delle ultime edizioni che lo hanno visto protagonista insieme a Marchegiani. Volendo parlare di difetti, l’ultima fatica dedicata al mondo del calcio di Konami non è perfetta, alcuni nei infatti ci sono e coinvolgono principalmente la presenza di licenze ridotte all’osso e la tendenza del sistema ad assegnare di tanto in tanto il controllo del giocatore piazzato peggio o quello del portiere a propendere sempre più verso la respinta che non verso la trattenuta del pallone anche in occasione di tiri facilmente parabili. Problemi sicuramente fastidiosi ma comunque parzialmente arginabili e che si spera possano essere risolti nel prossimo futuro. A parte questo però, Pes 2018 è un prodotto serio, ben realizzato e che sicuramente vale la pena di essere giocato dagli amanti del genere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9
Gameplay: 8,5
Sonoro: 8,5
Longevità: 8,5


VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Roma, la Maker Faire torna alla Fiera di Roma: l’evento dedicato agli inventori di tutta Europa

ROMA – Inventori di tutta Europa unitevi ancora una volta perché a Roma torna la Maker Faire. Dall’Industria 4.0 all’Internet delle cose, dalla mobilità smart al cibo del futuro, dalla robotica alla realtà aumentata, sono questi alcuni dei temi cardine della “Maker Faire – The European Edition 4.0”, che si terrà quest’anno dall’1 al 3 dicembre alla Fiera di Roma.

All’evento, giunto ormai alla quinta edizione, si potrà toccare con mano la rivoluzione digitale che sta cambiando il nostro modo di produrre e il nostro modo di vivere. È il luogo della ribalta per le aziende e gli innovatori che utilizzano la nuova cultura digitale come mezzo per affrontare la sfida dei mercati”. Durante la scorsa edizione, la manifestazione in tre giorni ha fatto registrare oltre 110mila presenze (dalle 36mila della prima edizione, nel 2013, al Palazzo dei Congressi dell’Eur) con centinaia di espositori provenienti da più di 40 Paesi. Sono stati selezionati 649 progetti “maker” (erano 250 nel 2013); su 1.200 domande di partecipazione da 60 diversi Paesi (nel 2013 erano 400) e ben 88 sponsor (nel 2013 si è partiti con 12). La chiamata a raccolta per i giovani inventori invitati a presentare i loro progetti ha chiuso il 15 settembre; quella per Università e centri di ricerca pubblici il 30 settembre; quella per le scuole è ancora aperta fino al 20 ottobre. Si ricorda che la “Maker Faire Rome – The European Edition 4.0” è organizzata dalla Camera di Commercio di Roma, attraverso la sua Azienda speciale Innova Camera. Sia che siate inventori, sia che siate appassionati, ma anche solo curiosi, lasciarsi perdere un appuntamento simile sarebbe un grave errore. Maker Faire è una manifestazione per persone di qualsiasi età, un evento che stimola la fantasia e apre nuovi orizzonti. Quindi che siate grandi o piccini non importa, la curiosità non ha età, gli inventori vi aspettano dall’1 al 3 dicembre, non mancate.

Francesco Pellegrino Lise




THEC64 Mini: dopo 35 anni torna il Commodore 64

Il Commodore 64, uno fra i più famosi home computer del mondo, ritorna in vita grazie al lancio di THEC64 Mini. Sviluppato da Retro Games Ltd. e distribuito da Koch Media, THEC64 Mini è la rielaborazione e riproduzione autorizzata dello strumento tecnologico più venduto degli anni ’80.

Le dimensioni del nuovo dispositivo sono la metà rispetto all’originale, si connette direttamente al tuo televisore ed è distribuito con un joystick classico, che si collega in una delle due porte USB disponibili per permetterti di giocare ai numerosi giochi già installati. Lanciato nel 1982, l’home computer Commodore 64 ha dominato la scena per oltre 10 anni. Sono state vendute milioni di unità in tutto il mondo che hanno un posto davvero speciale nei cuori dei suoi ex proprietari. 35 anni dopo ritorna nel suo riadattamento come THEC64 Mini.

 

Collegandolo ad una qualsiasi TV moderna tramite un’uscita HDMI, i giocatori potranno divertirsi con uno dei 64 giochi classici già installati. Tra questi sono inclusi alcuni dei titoli dei leggendari studi di sviluppo Epyx, Gremlin Graphics, Hewson, The Bitmap Brothers e California Games come Speedball 2: Brutal Deluxe, Paradroid e Impossible Mission. Molti di questi giochi sono stati valutati con un punteggio di oltre il 90% da importanti pubblicazioni, aggiudicandosi premi davvero ambiziosi.

 

Dagli sport agli sparatutto, dai platform ai puzzles game, c’è una grandissima varietà di titoli che farà felice anche il più esigente appassionato di retro gaming. “Siamo lieti di riuscire a riportare alcuni dei classici retro game più amati di sempre, attraverso uno degli hardware di maggior successo di tutti i tempi”, ha dichiarato Paul Andrews, Retro Games’ Managing Director. “THEC64 mini è la rielaborazione in chiave moderna del classico Commodore 64 e il primo di una serie di progetti che abbiamo in cantiere”. Essendo il riadattamento di un home computer, sarà possibile anche collegarlo ad una tastiera USB standard per PC e usarlo come ilclassico C64 per digitare nella vecchia maniera base o per programmare nuovi giochi. THEC64 Mini sarà disponibile all’inizio del 2018 al prezzo di 79.99 euro. Una vera chicca che gli amanti del mitico computer di casa Commodore non potranno lasciarsi sfuggire.

Francesco Pellegrino Lise




Twitter, il cinguettio raddoppia: presto 280 caratteri

Ottime notizie per tutti gli utenti di Twitter, la piattaforma social ha finalmente deciso di evolversi raddoppiando il numero di caratteri che si possono digitare in ogni cinguettio. Quindi dalle canoniche 140 battute si passerà a 280. Utilizziamo il futuro perché la società ha iniziato a sperimentare tale funzione in una fase di test che per ora riguarda solo un numero ristretto di utenti nel mondo, ma la funzione potrebbe essere estesa a tutti gli iscritti entro pochi mesi. La notizia è stata accolta con entusiasmo da alcuni iscritti e con grandi perplessità da altri, preoccupati dal fatto che Twitter possa perdere la sua caratteristica più riconoscibile e che le conversazioni diventino più complicate e impegnative da seguire.

 

“È un piccolo cambiamento, ma una grande mossa per noi – dice il fondatore e Ceo Jack Dorsey -. 140 caratteri era una scelta basata sul limite dei 160 caratteri degli sms. Siamo felici di come il nostro team abbia risolto un problema che a volte gli utenti hanno nel twittare. Al tempo stesso mantenendo brevità, velocità ed essenza del nostro servizio”. “Capiamo che molti di voi, avendo twittato per anni, hanno una specie di attaccamento emotivo ai 140 caratteri – spiega la società sul suo blog – ma abbiamo provato questa novità e ne abbiamo visto le capacità”. Twitter è stato creato nel marzo 2006 e si è caratterizzato proprio per la brevità dei tweet. Ha 328 milioni di utenti attivi nel mondo, un numero fermo nonostante la ‘spinta’ di Trump. L’ultima trimestrale ha registrato una contrazione di ricavi e pubblicità.

 

Questa ultima mossa è un tentativo di monetizzare la rete di utenti. Inizialmente Twitter aveva scelto il limite dei 140 caratteri per adattarsi agli SMS, che potevano essere lunghi al massimo 160 battute (20 erano riservate per lo username). Internet su dispositivi mobili non era ancora molto diffusa, quindi il social network dava la possibilità di pubblicare un tweet tramite un messaggio sul proprio cellulare. Negli anni questa caratteristica è diventata una delle più amate e odiate dagli utenti a seconda dei casi, ma ha certamente contribuito a far percepire Twitter come un social network unico nel suo genere. Twitter pensava comunque da anni a soluzioni per aumentare la lunghezza dei tweet: già nel 2015 sembrava che fosse arrivato a una soluzione di questo tipo, consentendo addirittura di scrivere messaggi lunghi 10mila caratteri. Il progetto fu poi scartato, nel timore che il sistema dei tweet e delle conversazioni diventasse troppo simile a quello di Facebook, causando confusioni tra gli utenti. Twitter in compenso aveva introdotto alcune novità per ridurre il consumo dei 140 caratteri, non contando per esempio le fotografie e i video condivisi in un tweet. Comunque la si pensi sulla novità di Twitter si potrebbe avere voglia di provarla subito ed esistono alcuni modi, facilmente reperibili sul web per “forzare” il sistema, ma se in ogni caso siete poco pratici o volete essere tranquilli di non incappare in alcun problema, è sempre meglio aspettare la release ufficiale. La piattaforma non ha chiarito quanti utenti siano coinvolti da questo test dei 280 caratteri né in quali Paesi. L’unica certezza è che ne sono escluse le lingue asiatiche.

Francesco Pellegrino Lise




Destiny 2, il sequel dell’MMO capolavoro di Bungie è arrivato

Bungie e Activision hanno finalmente lanciato Destiny 2 su Xbox One e Ps4, successivamente arriverà anche su Pc, l’attesissimo sequel dell’MMO sci-fi più giocato dai gamers di tutto il mondo su console. Trattandosi, come del resto era il suo predecessore, di un gioco enorme, abbiamo voluto “spolparlo” a dovere prima di dare un giudizio definitivo e, a parer nostro, l’ultimo capitolo della saga ha tutte le carte in regola per restare nell’Olimpo di quei videogames che fanno la storia. Le domande che ci siamo posti prima di affrontare Destiny 2 erano tante. Prima fra tutte era capire se si trattasse realmente di un nuovo capitolo per la serie o se invece non si trattasse di un corposo DLC tirato a lucido, ma fortunatamente l’ultima fatica di Bungie si è dimostrata essere un vero e proprio piccolo capolavoro. In secondo luogo c’erano da valutare tutte le novità introdotte dal team di sviluppo che avevano un solo compito, ossia rendere nuova e rifinire una delle esperienze videoludiche di maggior successo della storia, facendolo evolvere con intelligenza ma senza doverlo stravolgere. Dopo quasi duecento ore di prova e dopo aver approfondito il nuovo bilanciamento delle armi, le nuove sottoclassi, la trama, le attività di pattuglia, il PvP, gli Assalti, i “cala la notte”, il ritorno della fazioni, le prove dei nove e aver completato il nuovo raid, il nostro giudizio è sicuramente molto positivo in quanto ci si trova veramente dinanzi a un titolo tripla A capace di tenere incollati i giocatori giorno e notte. Se il primo capitolo ha svolto soprattutto un ruolo di introduzione nell’immenso universo di gioco delineato da Bungie, questo sequel sfrutta in maniera intelligente tutta la “lore” accumulata in tre anni di espansioni e collezionabile attraverso le ormai note Carte Grimorio. L’unica precondizione per apprezzare la storia di Destiny 2 al 100 per 100 infatti è quella di avere una conoscenza di base dell’universo di gioco, delle razze che lo popolano e delle minacce che insidiano l’ultima città della terra e i suoi protettori. La trama procede poi in maniera del tutto autonoma, dipingendo una storia avvincente fatta di sconfitta e di rivalsa, una storia dall’incedere potente, bella da vivere e accompagnata da una colonna sonora magistrale che esalta divinamente ogni momento dell’avventura.

Parlando di trama, essa possiede una stesura di carattere quasi hollywoodiano ed è scandita da filmati che appassionano e rendono la storyline ricca e mai noiosa. In Destiny 2 verrà chiesto ai giocatori di affrontare l’assalto della Legione Rossa e del suo Dominus, lo spietato quanto lungimirante Ghaul. Appartenente alla razza guerriera dei Cabal, mostruosi giganti spaziali equipaggiati con armature e armamenti pesanti, con una gerarchia militare che ricorda quella dell’esercito romano, questo nuovo antagonista si rivela un nemico ben caratterizzato: furioso ma lucido, con un preciso senso dell’onore e animato da un personalissimo proposito di giustizia. Sarà proprio lui a tenere in piedi il racconto, mentre i Guardiani privati della Luce pianificheranno la loro rivalsa. La trama principale, che è scandita da moltissime attività secondarie, è densa di momenti memorabili, di personaggi sopra le righe, e culmina in una parte finale che lascia i giocatori incollati alla sedia: portandoli prima tra i grattacieli distrutti di una città caduta, poi a bordo di titaniche navi spaziali, e infine al cospetto della sua nemesi in uno scontro epico seppur molto semplice. La conclusione della storia culmina fortunatamente in un finale epico, con interessanti implicazioni per l’evoluzione dell’universo narrativo grazie a un piccolo filmato extra dopo i titoli di coda che farà sicuramente scorrere un brivido lungo la schiena di tutti i veterani di Destiny. Il gioco è un prodotto davvero ben riuscito nel complesso perché anche chi non ha mai giocato al primo capitolo ha modo di immergersi pienamente nella trama. Infatti, essendo un titolo che va giocato in compagnia, ci sarà sempre modo di fare amicizia con altri giocatori nelle aree social, entrare a far parte di un clan e scoprire tutta la “mitologia” di questo magnifico universo”. Musiche, scenari, ritmica del gameplay e scrittura della trama, poi fanno il resto mettendo in piedi un’opera solida, magistrale e semplicemente travolgente. In Destiny 2 sono presenti 4 pianeti nuovi, tutti da esplorare e ben 3 aree social, ma non diremo nulla a riguardo in maniera tale da consentire a chi gioca di poter godere pienamente di tutta la maestosità dell’opera. A livello d’interfaccia grafica, Destiny 2 è in tutto e per tutto uguale al suo predecessore. Fortunatamente, al momento di creare il proprio personaggio il gioco offre maggiori possibilità di personalizzazione, oltre a quella d’importare il proprio personaggio usato in passato. Ma superata questa fase la gestione dell’inventario, della banca e l’interfaccia grafica sono in linea con la tradizione. Insomma, il passaggio dal vecchio al nuovo Destiny sarà indolore. La novità più importante è data dalla sostituzione della Luce con la Potenza, un valore ottenibile dalla media del proprio valore di attacco e di difesa.

Novità anche per quanto riguarda il crafting, che ora permetterà di ottenere frammenti leggendari smantellando oggetti Leggendari ed Esotici, polvere brillante smantellando gli engrammi o gli oggetti con essi creati e i Lumen, ossia la valuta di scambio. Da sottolineare inoltre che ora le parti d’arma, ottenibili distruggendo le armi in nostro possesso, non serviranno più per il crafting ma solamente a farmare reputazione con l’Armaiolo, che ci ricompenserà a ogni scatto di livello con un engramma viola. Al tempo stesso, anche i materiali che si raccolgono in giro per le pattuglie andranno consegnati al relativo NPC per salire nella sua reputazione. Insomma, il crafting classico di Destiny viene ulteriormente semplificato in questo seguito, restando limitato alle modifiche che è possibile creare dall’Armaiolo per armi e armature. Ben altre novità le regalano invece le armi, ora suddivise in tre categorie: Cinetiche, a Energia ed Distruttive. Le prime sono come le primarie di un tempo, ossia armi che fanno semplice danno. Della categoria fanno parte fucili mitragliatori, fucili a impulso, fucili da ricognizione, cannoni portatili e armi da supporto. Le armi a Energia sono le stesse delle cinetiche, con la differenza che fanno danno elementali. La terza categoria sono le armi distruttive che oltre ai famosi bazooka e alle spade vedono arrivare anche i fucili a pompa, i fucili da cecchino e i fucili a fusione. I vecchi mitragliatori pesanti invece sono stati mandati in pensione a favore dei nuovi e a nostro avviso meno efficaci lanciagranate. Per aumentare di livello, ovviamente come già accadeva in passato, è necessario portare a termine determinati compiti, chiamati pietre miliari, che daranno equipaggiamento di alto livello. Assieme a queste attività sarà possibile rigiocare alcune sotto quest, tre missioni della storia e l’assalto speciale cala la notte nonché il raid una volta a settimana. Ogni martedì avverrà il classico reset che consegnerà a tutti i giocatori nuove pietre miliari da affrontare. Nel gioco sono stati poi valorizzati i così detti eventi pubblici, ovvero determinati scontri che possono essere affrontati sui 4 pianeti da più guardiani contemporaneamente. Essi a differenza di quanto accadeva in passato, possono diventare eventi pubblici “eroici” soddisfacendo determinate condizioni e garantiranno a fine scontro una cassa con al suo interno lumen, drop casuali e pegni. Se vi state chiedendo cosa sono questi pegni, beh la risposta è molto semplice, sono una moneta di scambio che sarà possibile donare agli Npc presenti sul pianeta dove si raccolgono per guadagnare livelli e ottenere armi e armature specifiche. Esistono pegni non solo per i singoli pianeti, ma anche per il crogiolo, per gli assalti, per le fazioni, per l’avanguardia, per il raid e per le prove dei nove. Insomma questi pegni sono la nuova merce di scambio per ottenere oggetti dai personaggi che si incontrano nelle aree social. In Destiny 2 poi fa il suo “gradito ritorno anche Xur, il venditore misterioso che arriva in una location random il venerdì e mette in vendita armi e armature esotiche in cambio di frammenti leggendari.


I CLAN
Una delle più importanti novità di Destiny 2 sonoi clan. Essi sono gestibili dall’interno del gioco, senza più dover ricorrere a un’app esterna, e la loro vita sarà suddivisa in Stagioni. A ogni stagione il punteggio si azzererà, resettando così anche il livello del Clan. Salendo di livello si otterranno nuovi bonus da sbloccare per lo stendardo e una nuova asta per reggerlo. Ma non è solamente una questione estetica: completando attività quali Crogiolo, Cala la Notte, Incursioni e Prove dei Nove, ogni persona potrà totalizzare un massimo di 5000 punti settimanali per il proprio Clan, che si sommeranno a quelli ottenuti dagli altri membri. Ovviamente se si posseggono 3 pg differenti ogni giocatore potrà contribuire con ben 15mila punti clan. Il punteggio complessivo farà sì che tutto il Clan ottenga alla fine di ogni stagione degli engrammi premio, che verranno assegnati da Hawthorne. Da notare che per quanto riguarda i premi relativi al PvP, per completare le attività del Crogiolo è necessario aver ottenuto almeno una vittoria, mentre nel caso delle Prove dei Nove è richiesto un biglietto da sette vittorie.

IL PVP Il lato competitivo di Destiny 2 vive una nuova era introducendo un cambiamento radicale. Il numero dei partecipanti di tutte le modalità sono infatti stati uniformati ad 8 (4 vs. 4), il che comporta party più piccoli, mappe meno estese e una maggiore necessità di procedere compatti in gruppo. Grazie a queste modifiche adesso coordinarsi con il proprio team è più semplice e si possono pianificare attacchi lampo veramente devastanti. Altra grande novità è data dal fatto che l’interfaccia permette di vedere per ogni membro del proprio team, e di quello avversario, la classe d’appartenenza e se la mossa speciale sia carica o meno. In questo modo, pur col relativo margine d’incertezza, s’aggiunge uno strato di tatticismo alle proprie strategie. Accanto alle partite libere ci sono anche le partite competitive che vedono due squadre affrontarsi con un numero di vite finito. Dopo 8 uccisioni di squadra, infatti, viene disabilitato il respawn e qualsiasi uccisione diviene permanente. In tal caso non resta che guardare combattere gli ultimi membri del team, sperando che riescano a sopravvivere. Ottima anche l’introduzione di una modalità sempre competitiva chiamata Countdown, in cui le due squadre si suddividono in attaccanti e difensori. I primi devono riuscire a piantare una bomba in uno dei due siti disponibili, mentre i secondi devono evitare che ciò accada. L’obiettivo però può anche essere uccidere tutto il team avversario, ed è da notare che è possibile effettuare delle rianimazioni, seppur con alcune limitazioni. Ad esempio, chi è stato rianimato non può rianimare a sua volta, e si ha a disposizioni solamente una rianimazione a testa. La presenza di sfide giornaliere e di premi succulenti che verranno assegnati da Lord Shaxx al completamento degli obiettivi. prefissati, fanno del PvP di Destiny 2 un’attività non solo divertente ma anche molto remunerativa per la crescita del proprio eroe. Naturalmente, come accadeva anche in Destiny alla fine di ogni incontro sarà disponibile per ogni giocatore un “drop” casuale che generalmente regala cianfrusaglie, ma a volte può premiare con armamento leggendario o esotico. Nell’ultima fatica di Bungie sono presenti le così dette Prove dei Nove, che prendono il posto delle famose Prove d’Osiride. Per chi non lo sapesse, queste speciali attività per il Pvp sono degli scontri competitivi 4vs4 accessibili solo se si ha un team di amici con cui giocare. Scopo di tale tipologia di gioco è quella di ottenere 7 vittorie di seguito senza perdere un match per incontrare l’emissaria, ossia un npc che donerà ai giocatori che sono riusciti a farcela armamento unico. Nel caso in cui si dovesse perdere da uno a massimo tre match, i giocatori potranno comunque acquistare armamento unico spendendo pegni nell’area social dedicata. Le Prove dei Nove si basano su match 4 vs 4 che iniziano in una determinata mappa, quindi sarà meglio imparare bene la location in cui si svolge lo scontro per potere essere avvantaggiati. Esse sono disponibili settimanalmente a partire da ogni venerdì alle 19 e terminano a inizio settimana.


ASSALTI E CALA LA NOTTE
In Destiny 2 al momento del lancio gli Assalti sono solo 6, ma siamo certi che in futuro come già è stato per il capitolo principale ne arriveranno altri. Essi sono, per chi non lo sapesse, particolari missioni da svolgere in tre, con possibilità di matchmaking, che porteranno allo scontro con un boss molto forte. Vincere un assalto garantirà un buon numero di pegni e un drop migliore quasi sempre assicurato. Un discorso a parte invece lo meritano gli assalti Cala la Notte, ossia assalti in versione molto più difficile con modificatori particolari e un tempo limite per il completamento. Ogni settimana tali modificatori cambiano dando più pepe all’esperienza. Questi tipi di assalti possono essere giocati solo con una squadra di amici da tre, oppure usufruendo del sistema di matchmaking ancora in versione beta. E’possibile inoltre giocare una versione di questa attività ancora più difficile selezionando il livello 300, ma per portarla a termine bisognerà essere molto ben organizzati e armati. In questo hard mode non sarà possibile poi cambiare le armi nel corso della missione e si avrà un tempo limite inferiore. Ovviamente, essendo un’attività settimanale “speciale” i Cala la Notte danno ricompense ottime ed è quindi sempre buona norma portarli a termine se si vuole raggiungere al più presto il level cap di potenza.

Il RAID Il nome della nuova attività per sei giocatori, meglio conosciuto come raid, è Il Leviatano. Esso propone un’ambientazione davvero inedita ossia una gigantesca astronave a forma di verme capace di inghiottire interi pianeti. Il Leviatano, che trasforma tutto quel che distrugge in Nettare Imperiale, è anche contraddistinto da un sistema di stelle binario da cui attinge la sua energia. In una cittadella costruita su di esso è imprigionato Calus, il precedente imperatore dei Cabal deposto da Dominus Ghaul, che accoglierà i giocatori appena atterrati con tre frasi di sfida prima dello scontro finale. Le ambientazioni sono imponenti e sfarzose, e richiamano le architetture classiche degli antichi Romani. Molti sono i segreti all’interno del leviatano, e mentre milioni di persona si stanno dando da fare per scoprirli, il grande pubblico di fan è in attesa di veder arrivare il raid in modalità difficile, con nuove meccaniche di gioco per il suo completamento, e la modalità sfide che vedrà a rotazione ogni settimana il dover affrontare una fase del raid rispettando determinate condizioni. Completare il raid, oltre che essere una bellissima esperienza di gioco, garantisce l’arrivo di un nuovo vendor sull’area social principale, pegni da spendere, armamento unico e chiavi segrete per casse nascoste nella “panci” del Leviatano.


CONCLUSIONI
Tirando le somme, questo Destiny 2, nonostante non abbia ancora mostrato tutto quello che c’è da giocare, è a tutti gli effetti uno dei migliori videogame mai concepiti. Nonostante i server non siano al top per quanto riguarda la stabilità del gioco, aspetto ereditato dal titolo originale, l’ultima fatica di Bungie appassiona, coinvolge, porta a stringere nuove amicizie ed è in grado di far sognare ad occhi aperti. Se quello che cercate è un videogame che duri nel tempo e che offra sempre cose da fare, Destiny 2 è la scelta ideale per voi. Non amarlo è praticamente impossibile.


GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9
Gameplay: 9,5
Longevità: 10
Sonoro: 9,5


VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise




Fifa 18: grande attesa per l’uscita ufficiale del 29 settembre

Due mesi fa è uscito il video di presentazione di un nuovo e attesissimo gioco: “Fifa 18” che sarà ufficialmente disponibile in Italia a fine mese.

Ormai tutti o quasi sanno che Fifa è un gioco di calcio dove si sceglie la squadra che più si desidera e si gioca fino all’ultimo rigore. In fifa 18 ci sono molte opzioni ad esempio il multiplayer e le partite online.

Ma qual’è la novità dell’ultima edizione di Fifa? Gli spacchettamenti.

Gli spacchettamenti sono i punti che si vincono nelle partite e nel caso in particolare i “fifa points” che possono essere utilizzati per comprare dei pacchetti online dove dentro si trovano dei giocatori.

I giocatori che si possono trovare sono di tre tipi : comune, raro e if .

Le carte comuni non hanno un grande valore, le rare sono superiori alle comuni mentre le carte if sono paragonabili alle leggendarie. Un esempio di if è Cristiano Ronaldo o Messi .

Fifa 18 è un prodotto di un’azienda chiamata Electronic Arts che ha già pubblicato il gioco nel 27 settembre 2016 in Nord America ed il 29 settembre uscirà in Europa.

A Fifa 18 si può giocare su PlayStation 4, Xbox 360, Xbox one (kinect pc e Windows 10 Mobile. Massimo Forte