Asterix & Obelix Slap Them All! 2, il ritorno dei Galli più famosi di sempre

Con Asterix & Obelix Slap Them All! 2, Mr Nutz Studio, in collaborazione con Microids, propone un nuovo picchiaduro dedicato al famoso duo creato da René Goscinny e Albert Uderzo. Ancora una volta i romani si frappongono tra i celebri Galli e una vita tranquilla, ma non si tratta dell’unica minaccia che i giocatori dovranno affrontare. Ma andiamo a scoprire di più, per chi avesse pregiudizi verso questa produzione possiamo solo dire che Asterix & Obelix Slap Them All! 2 non è affatto un brutto gioco, anzi, oltre ad essere disegnato benissimo e avere dalla sua animazioni davvero ben fatte ha a disposizione parecchie frecce nella faretra per piacere ai giocatori. Certo, non è un titolo perfetto, ma siamo senza dubbio certi che vale il suo prezzo. Parlando dei punti di forza possiamo dire che non solo la parte estetica è ben concepita per immergere il giocatore nelle surreali atmosfere dell’opera di Goscinny e Uderzo, ma è quando si iniziano a menare pugni che ci si diverte un sacco. La forza sovrannaturale dei protagonisti si palesa anche nel gameplay, dove sferrare pugni rapidi produrrà animazioni e fumetti che ne sottolineano i rumori, i colpi caricati faranno letteralmente volar via i poveri malcapitati o afferrare un soldato per usarlo come sfollagente o farlo fiondare contro i compari in stile palla da bownling restituisce indubbie piacevolissime sensazioni di onnipotenza, come se anche chi gioca, come il buon Obelix, fosse finiti nella marmitta della pozione del druido Panoramix. Tutto concorre a dosare un buon ritmo in ogni combattimento, al fine di non ritrovarsi con la barra della vita ridotta a zero e soprattutto di non sottovalutare la potenza del nemico. Purtroppo il gioco non è sempre perfetto e a volte soffre di un livello di game design generale e di una fase di test finale piuttosto superficiale. E’ un peccato ad esempio ritrovarsi in situazioni in cui alcun elementi artistici coprano una parte dello schermo, impedendo al giocatore di veder muovere il protagonista sotto. Inoltre non riuscire a prendere il denaro che si ottiene durante gli scontri perché esce dall’area di gioco ai lati o anche i nemici che fanno lo stesso non è il massimo. Sono presenti anche bug che speriamo verranno risolti con una patch, come ad esempio un livello di sfocatura, che non ha nulla a che vedere con l’effetto motion blur, ma che dà la sensazione come se la vista calasse improvvisamente oppure il doversi trovare nelle condizioni di dover ricaricare il gioco perché un personaggio è rimasto incastrato. Se state cercando un picchiaduro a scorrimento laterale semplice e lineare, beh questo non è il titolo che fa per voi. Proprio come nei fumetti e nei cartoni di Asterix e Obelix, gli scontri sono stati pensati per essere un grande caos, si viene attaccati in sequenza come se non ci fosse un domani e senza regole precise. Bisogna essere pronti a darne e a riceverne in grande quantità insomma.

In mezzo ad alcune novità e tante conferme, anche in Slap Them All 2 trova spazio una feature molto apprezzata, ossia la possibilità di condividere l’esperienza con un amico. Ancora una volta sarà possibile giocare in cooperativa locale, facendo interpretare a ognuno dei giocatori uno tra Asterix e Obelix. Diversamente, giocando in singolo, sarà possibile alternarsi liberamente tra i due, dividendo gli sforzi e i danni subiti. Sotto il profilo strettamente estetico, come detto più sopra, il videogioco dedicato ad Asterix ed Obelix si presenta con notevoli qualità, amalgamando personaggi provenienti dai fumetti con nuove aggiunte originali. La qualità grafica si distingue per la sua eccellenza, con una fusione armoniosa tra gli elementi del paesaggio ei diversi personaggi, creando una suggestiva sensazione di tridimensionalità. L’introduzione di modifiche agli effetti dei colpi, che migliora la chiarezza dei movimenti, si è dimostrata una brillante innovazione. La colonna sonora, poi, si guadagna il nostro plauso, con tracce musicali ideali per accompagnare le vivaci scazzottate. Un peccato, tuttavia, che il gioco non abbia beneficiato di un doppiaggio in italiano; fortunatamente, la presenza dei sottotitoli risolve in parte la situazione. Asterix & Obelix: Slap Them All! 2, sebbene intrattenente, risulta conservatore rispetto al suo predecessore, mancando di guizzi creativi significati. Alcune migliorie nella varietà dei livelli sono apprezzabili, ma l’esperienza, visto la natura retrò del gioco, può diventare ripetitiva nel tempo. Nonostante le leggerezze e qualche difetto, Asterix & Obelix: Slap Them All! 2 offre un’esperienza di gioco piacevole, specialmente se giocato in cooperativa con un amico. La presentazione fumettosa e l’atmosfera gallica sono le stelle del gioco, ma il livello di ambizione complessiva potrebbe non accontentare completamente chi cerca innovazione nel genere. Tirando le somme, dopo un primo capitolo molto divertente e ricco di fascino, Mr Nutz Studio è riuscita a ripetersi. Asterix & Obelix Slap Them All 2! è un beat’em up divertente e caotico al punto giusto, pieno di citazioni all’universo di René Goscinny e Albert Uderzo e di tantissimi combattimenti contro una varietà di nemici. Disponibile su Pc e tutte le console di attuale generazione, questo titolo siamo certi riuscirà ad appassionarvi e a divertirvi molto.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7

Longevità 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Instagram, stretta su spam e profili fake

Instagram per Meta deve diventare uno spazio digitale più trasparente per i creatori di contenuti. Tra le novità previste dalla società di Mark Zuckerberg, ci sono il miglioramento del riconoscimento automatico dello spam, ossia dei post o messaggi creati spesso in maniera automatica con link che riportano a siti malevoli o farlocchi, e un modo più accurato per riconoscere gli account falsi e il tag nelle foto creati per scopi potenzialmente dannosi. Inoltre, Instagram invierà più notifiche all’interno dell’app ai creatori di contenuti quando verranno individuati problemi con i loro follower e i contenuti che postano. “Sappiamo che per i creator interagire con la propria community restituisce energia e motivazione, ma dover passare il tempo a cancellare i commenti spam dai propri post o a rimuovere gli account falsi dai follower può essere fastidioso, e più tempo speso a moderare il proprio account significa meno tempo a disposizione per interagire con i fan”, spiega una nota della piattaforma. I nuovi strumenti, che saranno visibili gradualmente nelle prossime settimane, mirano anche a rimuovere in blocco i follower spam, i profili bot e rifiutare con un solo click i tag spam. Tutti gli account sospetti di spam o bot saranno automaticamente filtrati in una casella di posta separata che si potrà esaminare, insieme a tutti i follower già esistenti. Se si ha la certezza che questi account siano tutti spam o bot, il creator avrà l’opportunità di eliminarli. Instagram sta inoltre sperimentando la possibilità di nascondere le visualizzazioni delle Storie da parte di profili che si ritiene siano falsi. Ciò ridurrà la possibilità per gli utenti indesiderati di interagire direttamente con i creator. “Ci impegniamo a garantire che Instagram sia il posto migliore per i creator. Gli aggiornamenti di oggi sono un modo per mantenerti al sicuro e permetterti di passare meno tempo a gestire il tuo account e più tempo a creare”, queste le parole del team. Nel futuro della piattaforma social più utilizzata dai giovani sembra che la sicurezza venga al primo posto.

F.P.L.




Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Storm Connections, il più completo della saga

Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Storm Connections esce proprio in contemporanea alla celebrazione del ventesimo anniversario dell’anime ispirato al manga di Masashi Kishimoto su Pc, Switch, PlayStation e Xbox. Il titolo, che vede il ritorno del team CyberConnect2 sulla serie, si pone quindi come una sorta di “enciclopedia” che racchiude l’intera esperienza dei precedenti capitoli della serie, ma senza rinunciare a qualche novità. Cuore pulsante dell’esperienza di gioco sono le due modalità Storia: la prima che ripercorre la trama di Naruto nella sua interezza dalle origini fino allo scontro finale con Kaguya, mentre la seconda si concentra su Boruto. Trattandosi di un’opera ancora in corso però il team di CyberConnect2 ha deciso di non adattare gli archi usciti nel manga, ma di creare una storia inedita appositamente per il gioco. La prima modalità è quindi quella più “tradizionale” e ideale per chi vuole tuffarsi nostalgicamente nelle avventure di Naruto. La progressione è lineare e alterna i combattimenti a diversi filmati che narrano i principali eventi sfruttando dei frame presi direttamente dall’anime. Non si tratta tuttavia di una trasposizione adatta a chi si avvicina per la prima volta a Naruto: essendo una mole enorme di storia da adattare gli sviluppatori si sono concentrati solo sui momenti più importanti tagliando e riassumendo brevemente nei filmati tantissimi archi e combattimenti che per chi già conosce la storia bastano per rinfrescare la memoria. Purtroppo per un neofita tutto questo non basterebbe e si perderebbe fin troppi pezzi e difficilmente capirebbe davvero cosa succede, proprio per questo il nostro consiglio è quanto meno quello di informarsi sugli eventi della storia narrati del manga. Proprio per tale motivo segnaliamo che è presente un’apposita Enciclopedia, molto esaustiva, che racchiude e spiega tutte le principali voci di personaggi, eventi e tecniche. Oltre ai combattimenti normali tornano anche le boss fight, vero e proprio marchio di fabbrica di CyberConnect2 caratterizzate da meccaniche semplici ma con spettacolari Quick-Time-Events che creano delle sequenze visivamente migliori anche rispetto all’anime. Prima di ogni battaglia inoltre vengono mostrati alcuni obiettivi secondari come finire la battaglia con una certa percentuale di vita rimanente, colpire con una tecnica speciale e così via venendo ricompensati con nuove voci per l’Enciclopedia oppure skin, colori alternativi e accessori con cui personalizzare l’estetica dei personaggi. Per completare questa modalità basteranno circa 3 ore, ma il piatto forte è riservato alla parte di Boruto: come accennato, si tratta di una storia originale creata appositamente per il gioco, e per arrivare ai titoli di coda il tempo necessario è di circa 7 ore abbondanti. Oltre alle due modalità Storia inoltre sono presenti altre tipologie di gioco come Sopravvivenza (una serie di battaglie infinita dove viene recuperata solo una piccola parte di vita tra uno scontro e l’altro), Tornei a eliminazione diretta o a gironi, scontri contro la CPU o altri giocatori in locale o online in match casual o classificati.

A livello di gameplay, chiunque abbia una certa familiarità col rodato sistema di combattimento della serie si sentirà subito a casa: basato su combo infinite e rocambolesche, kunai esplosivi, sostituzioni all’ultimo secondo, tecniche segrete dalle animazioni semplicemente spettacolari e chi più ne ha più ne metta, il gameplay di Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Storm Connections non ha subito modifiche di rilievo, ma rispetto al passato la barra del chakra si ricarica anche da sola e il suo consumo è stato leggermente ridotto, favorendo un approccio ai duelli più aggressivo che mai. Ben più impattante ci è parsa la rimozione degli shuriken infusi di chakra, che stavolta sono stati sostituiti da ninjutsu ispirati alle tecniche dei vari beniamini: una soluzione che, oltre a differenziare maggiormente i pattern di attacco dei combattenti, traduce finalmente in termini di gameplay tante tecniche di lotta che finora avevamo potuto vedere soltanto nella serie televisiva. L’altra novità di Naruto X Boruto Ultimate Ninja Storm Connections va ricercata nell’introduzione di un sistema di controllo semplificato e che appunto va incontro alle esigenze di coloro che non frequentano il genere: fortunatamente facoltativa e attivabile nel menu opzioni, questa consente di lottare ed eseguire in automatico le varie tecniche ninja premendo soltanto un tasto. Anziché inventare qualche nuovo sistema che potesse svecchiare un combat system che, dopo tanti anni di onorato servizio, comincia a perdere colpi, lo sviluppatore ha preferito volgere lo sguardo al passato, ripescando da Ultimate Ninja Storm Revolution la possibilità di personalizzare i propri personaggi preferiti con orpelli estetici di ogni genere e forma. Da Ultimate Ninja Storm 4 sono invece tornate le Tecniche Segrete di gruppo, vale a dire quelle rovinose mosse finali disponibili solo quando si utilizzano due o più personaggi in qualche modo legati tra loro, il cui innesco è ora vincolato da un indicatore posto accanto alle sostituzioni e che si ricarica col tempo. Non solo i timidi ritocchi effettuati da CyberConnect 2 non rivoluzionano minimamente l’offerta, ma nemmeno la perfezionano: nel corso dei nostri test siamo incappati nei limiti dell’intelligenza artificiale degli avversari, che oggi come allora lascia molto a desiderare e obbliga il giocatore a sottoporsi a interminabili inseguimenti, e nei medesimi problemi di bilanciamento che sette anni fa affliggevano Storm 4, che ancora una volta si traducono in lottatori dalle capacità ben al di sopra della media e che a volte possono portare a veri e propri scontri frustranti.

A livello di personaggi giocabili questo Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Storm Connections offre un impressionante rosa con oltre 130 combattenti selezionabili, anche se va specificato che nel conteggio sono presenti anche le diverse varianti dello stesso personaggio. Ad esempio Naruto è presente in oltre 10 versioni partendo da quello della prima serie fino ad arrivare all’ultima trasformazione vista nell’anime di Boruto, e rimanendo in tema la maggior parte dei personaggi totalmente nuovi naturalmente viene proprio da quest’ultima serie. Sul piano tecnico la nuova proposta di Bandai Namco non si discosta granché da quanto visto in passato. Sorretto da un frame rate che su Xbox Series X viaggia stabilmente a 60 fps, il titolo risulta ogni tanto un po’ ostico a causa una telecamera imprecisa, che tende a incastrarsi nello scenario e a impedire una corretta visione dell’azione. La splendida grafica in cel shading che contraddistingue le opere di CyberConnect2 invece si difende ancora benissimo, trascinando i giocatori all’interno di un anime interattivo e raggiungendo il proprio apice durante le straordinarie animazioni che accompagnano le tecniche segrete. Splendidi invece gli effetti sonori e il doppiaggio, come al solito presente sia in inglese che giapponese. Per i fan che sono abituati alle voci storiche che hanno tenuto loro compagnia per ben due decenni consigliamo di fruire principalmente del doppiaggio in lingua nipponica, in quanto lo troviamo sicuramente più profondo e azzeccato, specie per quel che concerne gli accostamenti vocali. Trattandosi di un titolo realizzato per celebrare il ventesimo anniversario dell’anime abbiamo sperato fino all’ultimo che in Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Storm Connections fosse presente la magnifica colonna sonora della serie televisiva, ma purtroppo il nostro sogno non si è realizzato. Sia chiaro, le tracce proposte dall’accompagnamento musicale svolgono il loro dovere senza lode e senza infamia, ma vista la natura del titolo ci saremmo aspettati una feature del genere. Tirando le somme, Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Sorm Connections poteva essere la summa della serie di CyberConnect2, nonché il primissimo tie-in di Naruto a ripercorrere la sua epopea da cima a fondo. Purtroppo però il riciclo di contenuti dalle passate iterazioni della saga, i tagli grossolani alla storia di Naruto e la scarsa fantasia profusa nella realizzazione della storia inedita hanno però minato la riuscita dell’operazione. Intendiamoci, il gioco è un prodotto molto buono, solo che i veri appassionati avrebbero desiderato sicuramente qualcosina in più.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Meta rende Messenger ancora più sicuro con la crittografia end-to-end predefinita

Meta ha finalmente attivato la crittografia end-to-end sulle chat di Messenger per impostazione predefinita. A darne notizia è proprio lo stesso Mark Zuckerberg su Facebook. La funzionalità di crittografia end-to-end, che Meta aveva già introdotto su Messenger nel 2016 come opzionale, permette ai messaggi della chat di essere più sicuri, visto che possono essere letti solo dal mittente e dal destinatario. Non tutti gli utenti conoscevano la possibilità di attivare la modalità, che adesso è presente di default tra le finestre delle conversazioni, senza che gli iscritti debbano fare nulla. Il patron di Meta ha specificato che, come funzione abilitata a livello globale, la crittografia end-to-end verrà implementata gradualmente nel corso delle prossime settimane. Secondo un post più specifico di Loredana Crisan, vicepresidente di Messenger, la crittografia non modificherà, almeno dal punto di vista grafico, Messenger. In tal modo, si potranno continuare ad utilizzare sticker, temi ed emoticon, con la certezza di godere di una difesa di livello più alto. Non a caso, alcuni governi temono che la crittografia possa rallentare le operazioni di polizia che utilizzano anche i social per portare avanti le indagini. A settembre il governo britannico aveva esortato Meta a non implementare la crittografia su Instagram e Messenger per non rendere più semplice la vita agli adescatori di minori. Allo stesso modo, organizzazioni negli Stati Uniti hanno affermato che la tecnologia sarà uno strumento per i criminali di comunicare in maniera più veloce a scapito della sicurezza nazionale. Crisan ha delineato anche altre novità in arrivo su Messenger nei prossimi mesi. Tra queste, la possibilità di modificare un messaggio fino a 15 minuti dopo l’invio e l’estensione a 24 ore dei testi “effimeri”, prima che scompaiano. Per conoscere ulteriori sviluppi sulla questione non resta altro che aspettare, sperare per il meglio e capire la posizione della società di Zuckerberg a riguardo.

F.P.L.




Super Mario RPG, il remake che ci voleva

Super Mario RPG, è un titolo che in molti adulti di oggi ricorderanno in quanto ha esordito su Super NES quasi tre decenni fa. Il titolo proprio a fine 2023 ritorna su Nintendo Switch con un remake che intende catturare l’attenzione sia dei veterani che dei nuovi giocatori. Questo gioco, originariamente nato dall’idea di una fusione audace tra l’universo di Mario e le meccaniche di Final Fantasy, è stato un pioniere per moltissimi titoli successivi come Paper Mario e Mario & Luigi: Superstar Saga. Il passaggio da un’esperienza 2.5 dimensioni a un’ambientazione completamente in 3D ha i suoi pro e contro. Se da un lato gli ambienti traggono vantaggio da questa modernizzazione, risultando più dettagliati e avvolgenti, i modelli dei personaggi perdono un po’ della loro originale e iconica attrattiva e la nuova grafica, pur essendo colorata e brillante, non riesce sempre a catturare lo spirito unico del titolo originale. Detto ciò, però, è doveroso dire che questo remake di Super Mario RPG è un’operazione sontuosa che rievoca un pezzo di storia videoludica, con un piano di ristrutturazione fedele in maniera sorprendente. Il suo gameplay può risultare vintage, nonostante le ottime aggiunte, così come il livello di sfida potrebbe essere poco avvincente per chi si aspetta un JRPG classico. Tuttavia è difficile rimanere impassibili di fronte a un videogioco dal concept così iconico, che ha lasciato il segno ed ispirato generazioni di videogiochi e che oggi può essere riscoperto senza emulazione o hardware d’importazione. Ma veniamo al dunque. Una volta lanciato il gioco la prima cosa che ogni vero fan si chiede è: “Super Mario RPG è ancora un’esperienza magica oggi come allora?”. Beh a nostro avviso sì e adesso vi spieghiamo il perché. Bastano appena cinque minuti di gioco, nel piccolo tutorial in cui si fa una visita a Bowser e lo si combatte dalla cima di un grosso lampadario, per essere investiti di un senso di magica nostalgia e di esilarante piacere. Il titolo Nintendo è così atipico per gli standard della compagnia nipponica che non può non strappare un sorriso con le sue gag goffe, i suoi dialoghi volutamente “tonti” e i suoi colori allegri. Nel contempo però questo remake del videogame del 1996 riesce anche a intrigare con una formula a turni che premia la pianificazione della strategia e il tempismo nella sua esecuzione. Al contrario di quanto visto in remake più ambiziosi, come ad esempio quello del magnifico Final Fantasy VII, Super Mario RPG propone un pacchetto decisamente più modesto e lineare, più semplice nelle dinamiche e diretto nell’esposizione, senza troppi fronzoli: un prodotto palesemente proveniente da un’altra era, quasi un esperimento sotto molti di vista. Pad alla mano però questo suo minimalismo colpisce nel segno, regalando un’esperienza non troppo lunga (bastano 10-15 ore per arrivare alla scritta fine) e parca di complessità, ma ricca di fascino e carisma, che stuzzica a volerne ancora, a non spegnere la console prima di aver fatto la conoscenza di un altro iconico personaggio o di aver messo le zampe su un’altra stella. Sarà anche un remake fedele alle sue origini, ma non per questo è un titolo a secco di novità. Super Mario RPG è molto più accessibile rispetto al passato, grazie a nuove funzionalità che faranno la felicità dei nuovi giocatori e dei veterani, come l’autosalvataggio, utilissimo per evitare di rifare troppa strada in caso di game over (o casomai ci si dovesse scordare di andare a salvare), un livello di difficoltà ridotto per concentrarsi sulla storia, lo spostamento rapido per poter viaggiare rapidamente tra un luogo e l’altro della mappa, un compendio con le informazioni dei nemici sconfitti e la possibilità di riaffrontare i boss con mosse e strategie inedite. Il tempismo in battaglia inoltre ora riveste un ruolo ancora più importante, in quanto azzeccando il momento perfetto si potrà estendere parte del danno agli avversari circostanti e caricare una barra con cui sfoderare un pirotecnico attacco finale, uno per ogni tripletta di membri del party.

A livello di trama l’avventura si apre, nemmeno a dirlo, con l’ennesimo rapimento della Principessa Peach da parte del malvagio Bowser, il più celebre trai gli arci-nemici del mitico idraulico di Nintendo. Proprio durante il combattimento tra Mario e la sua nemesi, però, un gigantesco spadone senziente precipita sul pianeta e colpisce il castello di Bowser causando un trambusto tale da separare i tre comprimari. È la prima avvisaglia dell’invasione da parte dell’esercito di Fabbro Magno, una civiltà aliena di potenti guerrieri intenzionata a conquistare il Regno dei Funghi e impadronirsi dello sconfinato potere delle Stelle. Toccherà all’impavido avventuriero dal cappello rosso, assieme a una squadra di insospettabili alleati, affrontare questa terribile minaccia e respingere una volta per tutte il veemente assalto nemico. Non proseguiamo oltre nello sviscerare la storia per non rovinare il gusto della scoperta a coloro che non hanno mai avuto occasione di immergersi in questa peculiare avventura, ma possiamo anticipare che l’intreccio narrativo imbastito per Super Mario RPG risulta ancora oggi fresco, interessante e genuinamente divertente. Si tratta di un racconto dalla struttura piuttosto semplice e lineare, adatto a tutte le età e privo di svolte particolarmente audaci, ma impreziosito da un cast di personaggi memorabile e, soprattutto, come accennato più sopra, permeato da una carica comica a dir poco irresistibile. Una nota di merito va fatta inoltre per l’eccellente operazione di localizzazione e adattamento in italiano che contribuisce a far calare gli utenti, anche quelli più giovani, nella stravagante atmosfera del gioco. Altra chicca straordinaria riguarda il comparto audio, infatti Yoko Shimomura, il compositore del Super Mario RPG dell’epoca, è salito di nuovo in cattedra per riarrangiare l’intera colonna sonora, e il risultato finale è magnifico. In ogni caso , nel caso in cui lo si preferisca, è anche possibile selezionare l’audio originale. A livello estetico comunque, per chi ha avuto la fortuna di giocare all’originale, il colpo d’occhio è fantastico e Mario e soci non sono mai stati così espressivi, nonostante il set di animazioni sia piuttosto limitato. In ogni caso questo remake di Super Mario RPG è qualcosa da avere assolutamente, da giocare e da ammirare in tutta la sua bellezza senza tempo.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Google, nuova era per l’intelligenza artificiale: arriva Gemini

Google ha annunciato il lancio del suo ultimo e potente modello di intelligenza artificiale, Gemini, disponibile in tre dimensioni.

Gemini Ultra, la categoria più grande e capace, sarà il primo modello a superare gli esperti umani in MMLU (massive multitask Language Understanding) ed utilizzerà una combinazione di 57 materie come matematica, fisica, storia, diritto, medicina ed etica per testare sia per approfondire la conoscenza del mondo che le capacità di risoluzione dei problemi.

Per Google Gemini è più potente di GPT-3.5

 Gemini Pro, invece si adatterà a un’ampia gamma di attività e Gemini Nano si utilizzerà per compiti specifici e dispositivi mobili. I dirigenti di Google hanno affermato che Gemini Pro ha sovraperformato GPT-3.5 di OpenAI. La società prevede di concedere in licenza Gemini ai clienti tramite Google Cloud affinché possano utilizzarlo nelle proprie applicazioni. A partire dal 13 dicembre, sviluppatori e clienti aziendali possono accedere a Gemini Pro tramite l’API Gemini in Google AI Studio o Google Cloud Vertex AI. Gli sviluppatori Android potranno anche creare con Gemini Nano. Gemini verrà utilizzato anche per potenziare prodotti Google come il chatbot Bard e Search Generative Experience.

Inizialmente disponibile in inglese

 I maggiori progressi di Gemini arriveranno solo all’inizio del prossimo anno, quando il modello Ultra sarà utilizzato per lanciare “Bard Advanced”, una versione potenziata del chatbot che inizialmente verrà offerta solo a un pubblico di prova. L’intelligenza artificiale, in un primo momento, funzionerà solo in inglese in tutto il mondo, anche se i dirigenti di Google hanno assicurato ai giornalisti durante un briefing che la tecnologia non avrà problemi a diversificarsi in altre lingue.




MW3, Call of Duty non è mai stato così grande

MW3 è il nuovo capitolo dello shooter per eccellenza, Call of Duty, disponibile per Pc, PlayStation e Xbox. Questo episodio è il reboot del terzo episodio della saga Modern Warfare, iniziato nel 2019 (qui la nostra recensione) e proseguito l’anno scorso con MW2 (qui la nostra recensione). Prima di esplorare tutto quello che il videogame di Activision ha da offrire, ci sembra più che giusto sottolineare che questo reboot di MW3 è senza dubbio l’episodio più simile al suo predecessore del franchise. Ciò significa anche che a livello grafico non è cambiato molto rispetto al gioco dell’anno scorso: in apparenza, il motore grafico del gioco non ha ricevuto alcun aggiornamento significativo, con solo lievi aggiustamenti ai controlli, al bilanciamento generale delle armi e così via. Ciò significa anche che molte funzionalità di Modern Warfare 2 sono tornate. Framerate fino a 120 fps, gioco incrociato tra tutte le piattaforme, supporto per tastiera e mouse, cursore FOV, tantissime opzioni di accessibilità, schermo diviso, configurazione audio personalizzabile e possibilità di utilizzo delle skin, delle armi e dei pacchetti estetici acquistati in MW2, compreso quello che dà la possibilità di inserire le musiche di MW2 del 2009 scritte da Hans Zimmer (Cosa a nostro parere veramente esaltante). Questo MW3 edizione 2023 offre tre principali aree di gioco: la campagna single Player, il Multigiocatore PVP e la modalità zombi. Parlando della campagna, essa riprende la storia di Modern Warfare 2 dell’anno scorso e bisogna ancora una volta impersonare gli agenti della Task Force 141, con lo scopo di fermare una catastrofe globale. I fan della vecchia scuola saranno felici di sapere che il cattivo questa volta non è altro che Makarov, l’inafferrabile quanto diabolico terrorista russo dell’edizione del 2009, che finalmente trova la sua strada in questa trilogia reinventata. Questo nuovo MW3 ha un taglio ancora più hollywoodiano dei suoi predecessori è un susseguirsi di azione senza sosta, sia essa in modalità stealth che ad armi spianate. Mentre la trilogia originale di Modern Warfare e, in misura molto minore, i due capitoli precedenti di questa serie reboot volevano approfondire alcuni aspetti della guerra come la tortura, il colonialismo, l’invasione, questo nuovo gioco si accontenta di offrire praticamente solo spettacolo e divertimento allo stato puro. Quindi è bene prepararsi ad affrontare una campagna coinvolgente, lunga il giusto (se la si gioca a difficoltà massima come noi abbiamo fatto), e che lascia anche porte aperte per il futuro. La campagna questa volta, a differenza del solito, non è un’esperienza lineare, infatti quasi la metà della storia è giocata attraverso le nuovissime missioni di “combattimento aperto”. In queste missioni il giocatore viene paracadutato in un’area di gioco aperta ma con dei confini, dove può esplorare liberamente le aree e gli edifici circostanti, saccheggiare a piacimento, uccidere gruppi di nemici e completare sotto-obiettivi per avere un quadro più completo della trama. Il completamento delle 15 missioni garantisce diversi sblocchi anche per il multiplayer come: biglietti da visita, XP bonus, nuovi operatori e altro ancora. Nelle missioni aperte possono essere anche trovati specifici nascondigli di armi segrete che garantiscono anche armi sbloccabili per la modalità multiplayer: un incentivo piuttosto ingegnoso per i fan dell’esperienza competitiva a cimentarsi in questa campagna, per quanto banale possa essere. In definitiva, possiamo definire la campagna di questo MW3 un’esperienza differente dal normale, ma comunque appagante.

Parlando della modalità multigiocatore online, MW3 offre davvero moltissimo. E’ bene sottolineare che il PvP è anche il contenuto sul quale gli appassionati trascorreranno la stragrande maggioranza del tempo, alternandolo alla futura versione di Warzone in uscita a dicembre, quindi ci aspettavamo grandi cose da questo. E che dire, siamo rimasti piacevolmente colpiti. Nonostante le 16 mappe presenti siano le stesse di MW2 del 2009, questo per gli appassionati di vecchia data è davvero un vero e proprio sogno che diventa realtà. Alcuni si sono lamentati che questo “porting” mettesse in evidenza una certa pigrizia nello sviluppare nuovi contenuti, ma vi possiamo dire che quelle arene di gioco ancora oggi funzionano davvero bene e sono senza dubbio molto più appaganti di tante nuove mappe inserite negli anni passati. Insomma, al netto della discutibilità dell’operazione, è sufficiente guardarsi intorno per rendersi conto di quanto entusiasmo ci sia da parte dei giocatori al solo pensiero di ritornare a giocare su Terminal, Rust, Highrise, Scrapyard e in tutti gli altri luoghi che hanno fatto la storia della serie. Dal punto di vista strutturale, le 16 mappe sono fedelissime alle originali e le modifiche apportate dagli sviluppatori sono davvero impercettibili. Lo studio ha prevalentemente lavorato alla veste grafica e artistica, che in questo caso si concede qualche piccola libertà al fine di colmare lo scarso quantitativo di dettagli che c’era nelle ambientazioni del 2009. Proprio a causa della conformità alle mappe originali, avviare un match di MW3 è come fare un tuffo nel passato e ci si sente sin dal primo istante a casa. Se poi si prende in considerazione il fatto che col supporto post-lancio arriveranno anche scenari come Shipment, Shoot House e le altre mappe iconiche della serie, è chiaro che questa modalità sia destinata a diventare sempre più interessante. Se giocare in queste arene è un gran piacere, non possiamo dire lo stesso dei grossi scenari di guerra pensati per le due modalità su vasta scala, ossia Guerra Terrestre e Invasione che rappresentano il vero tallone d’Achille della produzione Activision. Per quanto non ci siano dispiaciute le porzioni dell’Urzikstan che sono state utilizzate come mappe per questa componente del multiplayer, continuiamo a trovare poco adatto il gameplay di Call of Duty a modalità le cui regole si addicono molto di più ad un gameplay in stile Battlefield. Tra veicoli, serie di uccisioni e cecchini, questi match tendono a essere piuttosto caotici e poco appaganti. Discorso diverso vale per la modalità Guerra, grande ritorno dal passato della serie. Questa modalità a obiettivi che prevede che un team svolga il ruolo di attaccante mentre l’altro quello di difensore, è strutturata in tre fasi: prima si procede con la contesa di un paio di punti di controllo, poi si scorta un carro e infine, una volta scesi in un bunker, ci si scontra per conquistare una stazione di lancio missilistica. Pur essendo divertente da giocare, questa modalità offre al momento una sola arena e dopo un paio di partite inizia a risultare assai ripetitiva. Ad utilizzare invece le mappe classiche è Tagliagole, basata sul vecchio Scontro, visto per la prima volta nel capitolo del 2019. Dal momento che non vi sono poi grosse modifiche rispetto alla modalità originale, chi apprezza questo tipo di match competitivi si divertirà anche in duelli 3vs3vs3 senza respawn. L’unico elemento che ci ha fatto storcere il naso riguarda la presenza dei loadout personalizzati, visto che in Scontro le classi venivano generate casualmente, così da garantire un certo equilibrio. Insomma, le mappe di Call of Duty MW3 saranno anche le stesse del 2009, ma sul piano ludico è stato svolto un lavoro notevole da parte di Sledgehammer Games, che garantisce un’esperienza di gioco quanto più vicina possibile a quella dei primissimi Modern Warfare e che sistema alcuni passi falsi compiuti da Infinity Ward con il precedente capitolo.

Per quanto riguarda la giocabilità, gli sviluppatori hanno rimosso il tanto criticato sblocco progressivo dei perk nel corso dei match, hanno introdotto un Time To Kill più elevato che fornisce qualche istante in più per reagire al nemico e hanno infine modificato in maniera importante il movimento. Tutte le possibilità, incluso lo slide cancel, sono tornate e funzionano perfettamente. A migliorare il gameplay non è solo la reintroduzione di queste meccaniche, ma anche una serie di modifiche meno esplicite che però hanno reso ogni singolo aspetto più fluido: mirare, sparare, scivolare, arrampicarsi e muoversi sono tutte azioni che risultano più gradevoli rispetto al passato. A beneficiare di tutte queste migliorie è anche il ritmo di gioco, che in Modern Warfare 3 è più sostenuto e sembra quasi che le azioni a schermo accadano più velocemente. A sposarsi perfettamente con il rinnovato gameplay del titolo Sledgehammer è la Posizione Tattica, una meccanica inedita che permette al giocatore di alternare con la pressione di un tasto la modalità di mira. Attivando la posizione tattica, l’operatore inclina l’arma in maniera simile a quanto accadeva con alcuni mirini laser nelle campagne dei vecchi capitoli: in questo modo, è possibile far fuoco con una certa precisione quando il bersaglio è a corta/media distanza e consente al tempo stesso di muovere la telecamera con un’agilità assai superiore rispetto alla tradizionale modalità mirino. A nostro giudizio quindi l’esperienza multiplayer di questo Call of Duty MW3 è la migliore tra quelle viste negli ultimi anni, senza ombra di dubbio. Se proprio dovessimo cercare una pecca, a nostro avviso andrebbe introdotto un migliore sistema di composizione dei match in base all’abilità dei player. Molto spesso infatti ci si trova in stanze con giocatori estremamente bravi o estremamente scarsi e questo sbilancia alcuni match. Inoltre segnaliamo su Xbox (piattaforma su cui abbiamo testato il gioco) l’impossibilità di disattivare il cross-platform con il pc e con i giocatori dotati di mouse e tastiera che letteralmente rovinano le partite. Purtroppo anche impostando dalle impostazioni console il blocco del cross-platform, il gioco obbliga i giocatori a riattivarlo o a non poter giocare online. Una vera pecca per chi vuole godersi qualche partita senza frustrazione. A non averci convinto totalmente è il sistema di progressione e di sblocco. Nei vecchi giochi della serie, tutto si basava sull’accumulo di esperienza: coi gradi si sbloccavano armi, perk ed equipaggiamento, e con i livelli arma i vari accessori. In questo caso, però, solo alcuni degli oggetti citati sopra fanno parte delle ricompense che si ottengono livellando, mentre buona parte dell’arsenale si ottiene attraverso il completamento di missioni settimanali o delle cosiddette Sfide dell’Armeria. Nel primo caso si tratta dei classici obiettivi proposti settimanalmente che garantiscono l’accesso a versioni alternative delle bocche da fuoco. Le Sfide dell’Armeria sono invece più intricate, poiché ruotano tutte intorno al completamento degli incarichi giornalieri. In poche parole, stiamo parlando di una schermata in cui il giocatore può liberamente selezionare il pezzo d’equipaggiamento da sbloccare: dopo aver portato a compimento il numero di sfide quotidiane richieste, questo verrà permanentemente aggiunto alla collezione. Fortunatamente però, grazie alla modalità Zombi, livellare le armi e bloccare i componenti è più semplice che in PvP, quindi il procedimento resta comunque lungo ma meno frustrante

Per quanto riguarda la terza tipologia di gioco offerta da MW3, ossia quella zombi, essa di chiama MWZ ed è un misto fra Dmz e la classica modalità dedicata ai non morti. Per chi non lo sapesse, Zombies è un’esperienza per giocatore singolo e cooperativa immensamente popolare, originariamente immaginata da Treyarch e diventata un punto fermo del franchise per molti capitoli, specialmente nella serie Black Ops di Call of Duty. Giochi. Queste mappe, nel corso degli anni, sono state un mix geniale e avvincente di design di livelli ingegnosi ed espansivi, cacce contorte alle uova di Pasqua e alcuni dei poteri più soddisfacenti mai visti in qualsiasi videogioco tramite potenziamenti e armi aggiornabili, il tutto circondato da ciò che inizialmente potrebbe apparire come uno sparatutto infinito di orde di zombi standard. Gli Zombies di quest’anno però difficilmente possono essere affrontati come in passato. La struttura stessa del gioco infatti è totalmente differente rispetto a quanto visto in precedenza. Nel bene o nel male MWZ è DMZ con i morti viventi. A conti fatti, vi è una vera e propria fusione fra il gameplay in loop tipico della modalità PvPvE e quello di Zombies, visto che ritroviamo tutti quelli che sono gli elementi cardine di entrambe le esperienze ad eccezione della componente competitiva, qui del tutto assente. In giro per l’Urzikstan, la futura mappa di Warzone, bisogna farsi largo tra infetti, cani demoniaci e boss provenienti dalle passate iterazioni della modalità al fine di completare contratti e accumulare tutte quelle risorse utili a potenziare le bocche da fuoco e l’operatore stesso. Come accennato poco fa, i capisaldi di Zombies ci sono tutti e ancora una volta sarà possibile acquisire abilità uniche ingurgitando bevande speciali e conferire poteri alle armi grazie al Pack-A-Punch. Ad affiancare tutte queste meccaniche c’è il medesimo gameplay di DMZ, il cui sistema di looting è invariato: l’unica piccola differenza risiede nell’interfaccia, poiché gli sviluppatori hanno deciso di modificare lo sfondo di armi e oggetti e renderlo colorato, così che la comprensione della rarità del bottino sia immediata. Dopotutto i non morti spuntano di continuo e restare fermi di fronte ad un forziere per decine di secondi sarebbe assai rischioso. Ovviamente anche il meta è quello già visto e, attraverso menu che sono pressoché identici a quelli di DMZ, si possono gestire le risorse ottenute in precedenza e avviare così una nuova partita con un piccolo vantaggio, che si tratti di armi potenziate o di bevande che forniscono power-up. Sebbene il riciclo sia sotto gli occhi di tutti, dobbiamo sottolineare che questa inaspettata fusione funziona piuttosto bene. Per com’è impostata questa Zombies open world di MW3, i giocatori possono sia scendere in pista e darsi al massacro di non morti senza stare troppo a pensare agli obiettivi, sia dedicarsi alle missioni della storia (identiche ai contratti di DMZ, sebbene se ne possa attivare solo una alla volta) o al completamento dei vari easter egg. Esiste anche una sorta di progressione interna della partita, visto che più ci si addentra nel cuore dell’Urzikstan e maggiore è la resistenza dei nemici, i quali diventano estremamente pericolosi nell’area più interna, colorata di rosso sulla mappa. È chiaro, i puristi della modalità Zombies a round potrebbero storcere il naso di fronte ad una simile impostazione, ma è indubbio che fra tutte le sperimentazioni avvenute negli ultimi anni sulla modalità creata da Treyarch, questa sia la più riuscita. Per chi si stesse chiedendo: “Ma esiste una storia in questo MWZ? La risposta è si. Compiendo determinate missioni infatti si proseguirà lungo una trama suddivisa in tre atti che fa luce su come mai è esplosa l’epidemia e che porterà i giocatori a fare di tutto per fermare la piaga. Tirando le somme, oltre a quanto detto fino ad ora, MW3 offre il solito bellissimo doppiaggio in lingua italiana, musiche memorabili, un gameplay solido e rodato, ma anche una fruibilità senza pari. Insomma, Call of Duty da sempre fa parlare di se, c’è chi lo ama, chi lo odia, chi lo critica e chi lo idolatra, ma c’è sicuramente da dire una cosa: MW3 è un altro splendido capitolo del franchise che è destinato a far parlare di se e a rimanere nella storia.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




Alexa festeggia i 5 anni in Italia con 28 miliardi di interazioni

Alexa festeggia cinque anni dal suo arrivo in Italia con 28 miliardi di interazioni dal 2018 ad oggi, di cui 11 miliardi solo negli ultimi 12 mesi. L’assistente vocale di Amazon, che fornisce news, musica, intrattenimento, Smart home e funzionalità personalizzate, come riferisce il gruppo in occasione della ricorrenza, è stato utilizzato quotidianamente in tutti i modi che il dispositivo consente e il suo successo è la riprova di quanto sia apprezzato dagli utenti. Solo quest’anno, infatti, sono state oltre 45 milioni, è stato sottolineato, le interazioni generate da parte degli utenti per tenersi aggiornati sulle ultime notizie e oltre 192 milioni quelle per conoscere il meteo. Nello specifico, il 23% delle interazioni sono state generate con i supporti Echo Show dotati di schermo e con Fire TV, per un totale di 300 milioni in Italia per vedere film, serie TV e video. Le funzionalità che riguardano la “casa intelligente”, come la possibilità di gestire e controllare telecamere, luci o termostato, è stato spiegato durante il “compleanno” di Alexa “sono particolarmente amate dagli utenti in Italia, che solo negli ultimi 12 mesi hanno generato ben 2.5 miliardi di interazioni di questo tipo. Sono poi circa 15 milioni le ricette che gli utenti hanno chiesto ad Alexa quest’anno: dalle preparazioni locali, simbolo dell’italianità nel mondo, come gli spaghetti alla carbonara e il risotto allo zafferano, ai piatti tipici di culture lontane, tra cui il riso alla cantonese o le tortillas di farina. Tra le più richieste dagli utenti quest’anno anche la pasta alla sorrentina, il pollo alle mandorle e l’intramontabile tiramisù”. Le ore di musica in streaming riprodotte tramite Alexa nell’arco di questi 5 anni ammontano a oltre 1.3 miliardi. Un altro modo in cui Alexa viene in aiuto nella vita di tutti i giorni è impostare timer, gestire sveglie e promemoria: quest’anno gli utenti ne hanno impostati oltre 1.4 miliardi. Infine, ammontano a 24 milioni le interazioni relative alle chiamate nell’ultimo anno e per 8 milioni di volte è stato detti dagli utenti “Alexa, ti voglio bene”. Insomma, l’assistente vocale di Amazon è a tutti gli effetti un componente delle famiglie italiane che aiuta a vivere meglio e aiuta le persone. Tanti auguri Alexa.

F.P.L.




Ufo Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi, nostalgia ed emozioni allo stato puro

Ufo Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi è esattamente ciò che un bambino cresciuto a cavallo tra la fine degli anni ‘70 e la prima metà degli anni ’80 ha sempre desiderato. Il titolo, disponibile su Pc, Nintendo Switch e su tutte le piattaforme della famiglia PlayStation e Xbox, è il videogame sviluppato da Microids che rappresenta una fantastica “operazione nostalgia” legata a uno dei più grandi successi creati dal maestro Go Nagai. Ufo Robot Goldrake: Il Banchetto dei Lupi è, di base, un mix tra uno sparatutto a scorrimento verticale, un’avventura in terza persona (si può comandare Actarus con una telecamera dall’alto) e un open world alla guida del possente Goldrake, che si pone come obbiettivo quello di combattere i robot nemici come fosse un vero e proprio action. Il titolo ripercorre le tappe più importanti dell’anime: Vega ha distrutto il pianeta Fleed, e il principe Actarus ha trovato rifugio sulla Terra. Accolto dal Dottor Procton, il nostro eroe inizia una seconda vita nel Ranch Betulla Bianca. Con l’invasione della Terra da parte di Vega ormai alle porte, Actarus si deve però preparare a imbracciare nuovamente le armi per difendere il pianeta con l’aiuto di Goldrake, un gigantesco robot custodito nelle profondità dell’osservatorio di Procton. Con l’aiuto di Koji Kabuto, il principe del pianeta Fleed dovrà quindi fronteggiare la nuova minaccia, respingendo gli attacchi di Vega e dei letali robot inviati per sconfiggere Actarus una volta per tutte. Lo stile grafico ed estetico, la colonna sonora e – incredibile ma vero – anche il doppiaggio in italiano che ricalca in tutto e per tutto le voci originali del cartone animato, sono tutto ciò che un fan storico di Goldrake potrebbe chiedere da un videogioco ispirato al leggendario gigante d’acciaio. L’intera messa in scena ricrea perfettamente l’atmosfera dell’anime che ha segnato i pomeriggi di moltissimi quarantenni di oggi e tutto sembra ricreare alla perfezione i combattimenti visti in televisione. Purtroppo, Ufo Robot Goldrake: Il Banchetto dei lupi inciampa sul piano ludico, o meglio lo fa per chi si aspetta una produzione tripla A.

Il gameplay risulta nel complesso piuttosto scarno è infatti la ragione per cui, nonostante siamo rimasti tanto colpiti da doppiaggio e direzione artistica, il voto in calce non va oltre il 7. Non è una questione legata all’impatto grafico, ve lo anticipiamo. Il motore, per quanto non modernissimo, fa il suo dovere per rendere vivi i fondali su cui Goldrake si muove e combatte. Le texture sono pulite, coloratissime e sature come nel cartone animato. Per ricordare ulteriormente i flash degli anime di quel periodo, l’effettistica è sfavillante e sempre molto luminosa, e i particellari non mancano di riempire la scena. Su Xbox Series X, piattaforma su cui abbiamo effettuato il nostro test, la fluidità si mantiene stabile e i modelli si caricano quasi sempre senza fenomeni di pop-up a breve distanza. Ogni tanto si è presentata una compenetrazione di troppo tra personaggi e fondali e qualche bug, che però sarebbero, a detta di Microids, già in fase di fix tramite prossimi aggiornamenti. Gli sviluppatori ce l’hanno messa tutta per diversificare l’offerta ludica, dividendo i capitoli della trama in tre porzioni separate, ciascuna appartenente a un genere diverso. Ci sono le fasi shooter in tre dimensioni, nelle quali controllare il robot mentre vola lungo i binari di un percorso prefissato, disseminato da nemici a cui sparare e ostacoli da evitare. In alternativa, se siamo a bordo del TFO (Test Flying Object) del giovane pilota Alcor (Koji Kabuto in Giappone) lo sparatutto passa alla visuale a volo d’uccello, come gli shoot’em up di una volta. Infine c’è la parte principale, nonché più riuscita, di Goldrake, ossia la sua natura da action 3D in terza persona, con la telecamera posta alle spalle di Atlas Ufo Robot. Ciascuna di queste nature del gioco è ambientata in arene dai confini ben delineati, eppure abbastanza estese per riempirle con collezionabili nascosti e piccoli eventi secondari. Ci sarebbe piaciuto spostarci sulla mappa volando, ma il famigerato UFO di supporto in cui il mech si fonde non è utilizzabile a piacimento nelle sezioni action. Il level design, comunque, è basilare e sembra di avere a che fare con un prodotto di qualche anno fa. Pur con la diversificazione in tre generi distinti, purtroppo, il gameplay di Il banchetto dei lupi è molto elementare, anche nelle sezioni che abbiamo definito più interessanti, quelle Action in 3D, che regalano qualche soddisfazione sempre e solo in ottica nostalgica. Goldrake può dare pugni esibendosi in una sola combo, usare le lame spaziali a distanza, compiere una sorta di presa e sfruttare mosse finali iconiche come l’Alabarda Spaziale. Infine può schivare i colpi, e se ci riesce col giusto tempismo, si attiva un classico “bullet time”. Sentire Actarus urlare i nomi delle mosse prima di accanirsi però, specialmente per chi ha vissuto gli anni dell’anime, è comunque sempre molto appagante, però siamo certi che le nuove generazioni non apprezzeranno la ripetitività dei combattimenti e delle mosse. Come dicevamo, questo titolo è una vera e propria lettera d’amore ai fan di vecchia data e non di più.

Le animazioni di Goldrake sono numerose, diversificate e ben caratterizzate. Anche il feedback dei colpi messi a segno è decisamente convincente. Benché il gioco proponga sempre un grado di sfida semplicissimo, capita comunque di trovarsi ogni tanto con la barra della salute prossima all’esaurimento senza rendersene conto, dato che l’impatto dei colpi avversari è poco avvertibile. Il discorso non varia più di tanto nemmeno per le Boss Fight, che si combattono in arene apposite. Gli antagonisti sono ovviamente gli iconici Mostri robotici di Vega, gli unici che nel cartone riescono a mettere Actarus con le spalle al muro. Tentacolati e con teste di drago sputafuoco, a forma di disco volante o di tartaruga, comunque sono tutti ben rappresentati, ma non temibili in game. Il combattimento si risolve il più delle volte schivando al momento giusto ed effettuando una serie di colpi fin troppo ripetitivi. L’IA dei boss poi non spicca per nulla, ma anzi lasciano il tempo di ricaricare l’energia e di evadere nelle situazioni più critiche con eccessiva semplicità. Stesso discorso va fatto per quello che concerne i momenti shooter. Essi soffrono la ripetitività persino più delle fasi action. Tali sequenze infatti avrebbero potuto essere un po’ più mozzafiato, se il gioco non avesse distribuito medikit in quantità industriale, azzerando ancora una volta ogni sensazione di sfida. Persino i giovanissimi o i meno esperti potrebbero sentirsi troppo facilitati nel proseguire nei vari livelli. È chiaro, arrivati a questo punto, che Ufo Robot scelga volutamente di abbandonare qualunque ricchezza ludica per rivolgersi a uno specifico pubblico di riferimento. Crediamo sia importante però non utilizzare il “fanservice” come giustificazione per rilasciare un titolo con un potenziale immenso ma che è davvero troppo semplice da ogni punto di vista. E in questo caso, Ufo Robot Goldrake: Il Banchetto dei lupi avrebbe potuto garantire un livello di sfida davvero molto più profondo. Tirando le somme quindi possiamo dire che il titolo, nonostante la grandissima cura per i dettagli e il fattore nostalgia, nonostante le musiche e il doppiaggio si avvicinino molto a quello dell’anime, non riesce a essere un prodotto che può essere apprezzato da tutti. Peccato, in quanto si vede che dietro la produzione c’è l’amore di chi ha vissuto quegli anni.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7

Sonoro: 9

Gameplay: 6

Longevità: 6

VOTO FINALE: 7

Francesco Pellegrino Lise




Qualcomm punta sull IA con il nuovo chip Snapdragon 7 Gen 3

Qualcomm Technologies. ha da poco annunciato il lancio della sua nuova piattaforma mobile, la Snapdragon 7 Gen 3. Questo SoC mira a migliorare varie esperienze quotidiane per i consumatori, offrendo prestazioni di alto livello. Tra le caratteristiche principali offerte, la piattaforma Snapdragon 7 Gen 3 include un’evoluzione nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, miglioramenti significativi per i giochi mobile, una fotocamera avanzata per stimolare la creatività e una connettività 5G potenziata. La piattaforma è stata progettata da Qualcomm per supportare diverse applicazioni avanzate. Ad esempio, presenta una velocità massima della CPU che raggiunge i 2,63 GHz, miglioramenti delle prestazioni della GPU di oltre il 50%, e un aumento del 60% nell’efficienza delle prestazioni dell’intelligenza artificiale per watt. Tutto ciò è stato realizzato mantenendo un focus sull’efficienza energetica. Il primo dispositivo che supporta la nuova piattaforma dovrebbe essere annunciato entro la fine di dicembre. Christopher Patrick, Senior vice president e general manager of mobile handsets di Qualcomm Technologies, Inc., ha sottolineato che la piattaforma Snapdragon 7 Gen 3 è stata sviluppata con l’obiettivo di bilanciare le prestazioni con l’efficienza energetica. Questo equilibrio permette di offrire esperienze di alta qualità, che prima non erano disponibili nella serie Snapdragon 7. Inoltre, Patrick ha evidenziato l’importanza della collaborazione con i partner OEM per rendere accessibili queste nuove funzionalità, come l’intelligenza artificiale avanzata e le capacità fotocamera migliorate, a un pubblico più vasto.

F.P.L.




Beyond The Dawn, l’espansione che arricchisce il bellissimo Tales of Arise

Beyond the Dawn, che porta i giocatori esattamente una anno dopo la fine di Tales of Arise (qui la nostra recensione del videogame originale). Grazie all’impegno di Alphen, Shionne e compagni, la profonda divisione che separava Renani e Dahnani è ormai superata o, quantomeno, è quello che gli eroici protagonisti della storia originale speravano che succedesse. Sin dalle prime battute della nuova storia si nota come ci sia ancora tanta strada da fare per riuscire a far convivere in armonia Dahnani e Renani, con quest’ultimi da molti visti con sospetto a causa del loro passato di dominatori. D’altro canto non è facile passare dalla posizione dominante a quella di rifugiati, con malcontento e tensioni sempre più palpabili che rischiano di essere una bomba a orologeria pronta a detonare. In tutto questo la molla che fa scattare il ricongiungimento di tutti i protagonisti del party di Tales of Arise è la presenza di Nazamil, una giovane ragazza di padre Renano e madre Dahnana che ha alle spalle una storia estremamente complicata fatta di soprusi, maltrattamenti dovuti al suo essere di sangue misto e dall’identità del padre, che si scopre con il passare delle ore. Come sempre non è nostra intenzione anticipare nulla che non sia necessario, ma è bene sottolineare che Nazamil è il vero perno su cui ruota l’avventura grazie ai suoi poteri che rivestono un ruolo importantissimo con il passare delle ore di gioco.

Rimane comunque un piacere poter tornare a esplorare una versione ridotta del colorato e dettagliatissimo mondo di Tales of Arise, specie quando il suo cast di personaggi si riconferma uno tra i migliori mai ideati dell’intero franchise. Beyond the Dawn riporta i personaggi a livello 60, permettendo a chi ha completato l’avventura in precedenza di godere di alcune ricompense extra che rendono più spedito il progresso iniziale. Beyond the Dawn offre oltre quaranta quest secondarie da completare, tutte – o quasi – sacrificate sull’altare di una narrazione che esplora fino allo sfinimento le mille fatiche incontrate tra gli abitanti di Dahna e Rena. Gli scenari sono molteplici, e le implicazioni tutt’altro che banali, ma l’estrema ripetitività delle attività correlate non riescono a far brillare le storie, pur affiancando a esse un’evoluzione personale dei protagonisti che, se non altro, continuano a reggere botta anche a distanza di anni dal loro debutto. Si comprende che Bandai Namco abbia voluto giocare sul sicuro, senza impegnarsi troppo nello sviluppo di nuove meccaniche o stravolgimenti inaspettati, ma al di fuori della linea narrativa legata alla giovanissima Nazamil, e un trascinante epilogo passato a prendere a pugni nemici giganteschi, c’è davvero poco che possa giustificare il ritorno nell’universo di Tales of Arise. Di certo, coloro che non hanno avuto il piacere di recuperarlo in precedenza e che dovessero avvicinarsi ora grazie al bundle che include Beyond the Dawn non potranno lamentarsene. Il titolo infatti giocato nella sua interezza è senz’ombra di dubbio uno dei migliori Gdr in circolazione. Dal punto di vista tecnico, l’ottimo lavoro svolto nel 2021 continua a essere apprezzabile, così come il sonoro e il doppiaggio nipponico, mentre ancora una volta tornano i sottotitoli in italiano. Così, alla fine della nostra prova non possiamo che segnalare come Tales of Arise Beyond the Dawn sia una espansione in senso stretto, capace di aumentare il monte ore di gioco del capitolo originale, ma di non aggiungere nulla dal punto di vista del gameplay. Ci si poteva attendere di più, ma la storia prosegue e farà la felicità di chi ha serbato un ottimo ricordo delle avventure di Alphen e i suoi amici e sognava di poter tornare nel fantastico mondo di Tales of Arise, ma anche di chi non ha mai messo le mani sulla storia originale e vuole un pacchetto più completo.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 9

Longevità: 7

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise