Con Google Assistant arrivano le prime app con cui parlare in italiano

Actions on Google, la piattaforma che consente agli sviluppatori di terze parti di creare applicazioni specifiche per Google Assistant in grado di sfruttare le tecnologie all’avanguardia di Google nell’elaborazione del linguaggio naturale, è ora disponibile anche in lingua italiana. Nel Bel Paese sono già disponibili, anche se non ancora a tutti gli utenti, le prime applicazioni create appositamente per l’Assistente Google su telefoni Android e iPhone. Si tratta del Corriere della Sera, del sito di ricette GialloZafferano, della app di viaggio Musement, di SuperGuidaTV e della app dell’Inter. Per iniziare la conversazione, basta chiedere all’assistente attraverso una serie di domande come “Ok Google, chiedi a… ” oppure “Ok Google, parla con…”. A disposizione c’è anche Relax Guru, per scaricare lo stress, il genio Akinator che legge nel pensiero, e Magic 8 Ball, la sfera di cristallo che risponde sì o no alle domande degli utenti.

F.P.L.




Addio a Stephen Hawking: l’uomo che ha sfidato la fisica e la sua malattia

Addio a Stephen Hawking, uno dei cosmologi più celebri degli ultimi decenni per le sue teorie sui buchi neri e l’origine dell’universo, e uno dei ricercatori che più hanno fatto discutere per le affermazioni al confine tra cosmologia e religione, come quella secondo cui si può spiegare la nascita dell’universo senza l’intervento di Dio.

Se ne è andato all’età di 76 anni, dopo avere sfidato fin dall’adolescenza la forma di atrofia muscolare progressiva che progressivamente lo aveva costretto alla paralisi. Una sedia a rotelle progettata su misura e un computer con sintetizzatore vocale sono i mezzi che gli hanno permesso di comunicare con il mondo.

Con la stessa determinazione ha sfidato la fisica del suo tempo e ha dato alla cosmologia un’impronta decisiva: grazie a lui i buchi neri hanno smesso di essere un’ipotesi fantasiosa e una delle sue convinzioni più ferme vedeva nella colonizzazione dello spazio la speranza di sopravvivenza dell’umanità.

Nato a Oxford l’8 gennaio 1942 (esattamente 300 anni dopo la morte di Galileo Galilei, come ha sempre tenuto a precisare) Hawking ha sempre descritto se stesso come un bambino disordinato e svogliato, tanto che ha imparato a leggere solo all’età di 8 anni. Le cose hanno preso una piega diversa quando gli à stata diagnosticata la malattia. In quel momento “ogni cosa è cambiata: quando hai di fronte l’eventualità di una morte precoce, realizzi tutte le cose che vorresti fare e che la vita deve essere vissuta a pieno”, diceva.




Metal Gear Survive, lo spin-off della saga Konami arriva su Xbox One, Ps4 e Pc

Prima di entrare nel vivo della recensione è bene premettere che Metal Gear Survive deve essere visto e valutato per quello che è, ossia un semplice spin off ambientato nell’universo della serie, un episodio a sè che non si propone in alcun modo di continuare o arricchire la storia pensata da Hideo Kojima. Metal Gear Survive non si vuole presentare agli occhi del mondo come un nuovo capitolo della saga principale, pertanto, il titolo sarà da noi descritto e valutato proprio come un videogame del tutto slegato dalle opere di Kojima ed è proprio con questo spirito che bisognerebbe giocarlo.

La trama di Metal Gear Survive ha inizio nel 1975, durante l’attacco contro Big Boss alla Mother Base, l’ormai celebre piattaforma marittima e sua base delle operazioni

Come ormai gli appassionati della saga sapranno, l’attacco è andato a buon fine, e Big Boss si trova costretto a scappare insieme a Miller e a pochi altri superstiti. Poco dopo la sua fuga, però, si apre nel cielo un grosso wormhole che risucchia al suo interno tutto quello che trova. La scena si concentra su due soldati in particolare, il protagonista, e un compagno, Seth. Sfortunatamente non si riesce a salvarlo e Seth viene risucchiato nel portale mentre l’alter ego virtuale di chi gioca cadrà a terra perdendo i sensi e venendo dato per morto. Dopo circa sei mesi da questo fatto, il protagonista sarà risvegliato in una struttura appartenente alla Sezione Wardenclyffe, un’organizzazione di ricerca segreta del governo, e un uomo soprannominato Goodluck aggiornerà il giocatore sulla situazione. Goodluck frà sapere che il Wormhole collega il mondo a una dimensione alternativa dove si è diffusa un’infezione che trasforma gli umani in creature simili a zombie, e spiega inoltre che il contatto del protagonista con esso lo ha infettato. A questo punto verrà assegnata la missione che bisognerà portare a termine, ossia: attraversare il wormhole e raggiungere Dite, cioè la destinazione da raggiungere, trovare una cura per l’infezione e salvare gli eventuali superstiti. Una volta ascoltato il brief e ottenuto il soprannome di “capitano”, il protagonista sarà pronto a partire per la sua missione. I primi due personaggi con cui si farà conoscenza su Dite saranno Reeve, un soldato che combatteva nello schieramento opposto sulla Mother Base, e Virgil, una IA dalla doppia personalità che guiderà il giocatore durante la sua permanenza su Dite. A questi, nelle circa 20 ore necessarie a terminare la storia principale, se ne affiancheranno poi altri: un’infermiera di nome Miranda e un poliziotto di nome Nicholas. Nonostante l’incipit da principio possa sembrare un po’ forzato, la narrazione della storia risulta nel suo complesso scorrevole e molto coinvolgente, senza momenti morti e coniata perfettamente per un titolo di questo genere.

Metal Gear Survive si presenta infatti come un Survival nel senso più classico del termine: dall’inizio alla fine della storia l’obiettivo principale sarà sempre lo stesso: sopravvivere. Sin dal primo minuto sarà necessario tenere sotto controllo due statistiche fondamentali, ovvero la fame che rappresenterà la vita massima, e la sete da cui invece dipenderà la stamina, ossia, l’energia necessaria per scattare, arrampicarsi o camminare accovacciati. A queste due, poche ore dopo l’inizio del viaggio su Dite se ne aggiungerà una terza, l’ossigeno, che non servirà nell’area principale, ma che verrà consumata durante le spedizioni nella “polvere”, ossia l’area dominata dagli infetti. Una volta raggiunto il campo base il giocatore avrà a disposizione solo un’area quasi senza difese e con soltanto poche strutture quali: un falò per cuocere il cibo o i banchi da lavoro per craftare gli indumenti, le armi e gli accessori. Tutte le ricette per gli equipaggiamenti e per le postazioni potenziate andranno trovate durante le spedizioni nella polvere. Un discorso simile vale anche per le risorse: tutto ciò che è necessario per costruire strumenti e molto altro ancora bisognerà trovarlo in giro, tra casolari abbandonati e rottami sparsi per la mappa. Queste risorse, da quelle alimentari ai materiali per costruzioni, ricompariranno ciclicamente negli stessi punti. Per ricordare le zone esatte dove si trova un determinato materiale interviene una feature della mappa di gioco molto interessante, che offre la possibilità al giocatore di posizionare a dei segnalini specifici come ad esempio una goccia d’acqua per indicare la presenza di risorse idriche o una testa di pecora per indicare dove poter trovare animali erbivori da cacciare. La mappa di gioco, da principio, sarà completamente oscurata, fatta eccezione per la zona del campo base, e ad ogni rientro da una spedizione si aggiornerà mostrando la morfologia ed eventuali punti di interesse delle zone che sono state esplorate. Gli equipaggiamenti, divisi per rarità attraverso i colori bianco, verde, blu, viola e arancione, sono davvero molti, tra armi corpo a corpo, armi da fuoco, granate e gadget vari. Quindi da questo punto di vista Metal Gear Survive offre una gran varietà. Durante le battaglie sarà possibile inoltre costruire barricate o torrette fisse per aiutare il protagonista a sopravvivere contro le ondate di mostri che si avventeranno su di esso. Armi e costruzioni potranno inoltre avere un danno elementare di fuoco, elettrico o ghiaccio, naturalmente con effetti differenti a seconda del tipo di nemico che bisognerà affrontare. Per quanto riguarda lo sviluppo e la crescita del protagonista, per farlo crescere di livello sarà necessario consumare punti Kuban, ossia la risorsa base del gioco, disponibile presso l’apposita postazione. Questa risorsa potrà essere facilmente ottenuta uccidendo i mostri e raccogliendola dai loro corpi morti, e ad ogni level up si otterrà un punto abilità che sarà possibile spendere per potenziare gli attributi base: forza, vitalità, destrezza e resistenza, o per sbloccare nuove mosse per danneggiare i nemici.

https://www.youtube.com/watch?v=gOb020icOzk

Metal Gear Survive, nonostante non riesca ad offrire una gran varietà di missioni da svolgere, offre la possibilità di giocare in maniera cooperativa online. Infatti, in qualsiasi momento, si potrà usare il proprio personaggio per giocare con altri players in missioni di recupero, una sorta di modalità ibrida fra orda e tower defense, in cui sarà necessario difendere punti specifici. Al contrario delle attività, le creature qui si differenziano molto bene tra di loro e oltre ai vaganti, ossia gli zombie più semplici, sono presenti anche gli striscianti, dei ragni giganti, le vedette, i kamikaze, i cercatori, gli afferratori e i temibili lanciatori. Le missioni multiplayer, purtroppo, soffrono di un’alta dose di monotonia, più di quanto avvenga nella modalità single player, dove la creazione della base permette di avere una gestione più variegata e un’offerta più interessante. In ogni caso l’esperienza in compagnia di altri tre amici è appagante, per le prime occasioni, e riuscirà a donare qualche interessante variante all’esperienza in solitaria nelle lande di Dite. Per quanto riguarda la grafica, il comparto tecnico si presenta molto solido grazie al Fox Engine, che non ha di certo bisogno di presentazioni: la campionatura sonora appartiene a quella che è presente in Metal Gear Solid V e non stona con il resto dell’esperienza, che dal punto di vista visivo pianta bene i piedi a terra e non dà spazio a incertezze o imperfezioni. Tirando le somme, con questo Metal Gear Survive Konami lancia sul mercato un’interessante variante alla storia canonica di Ideo Kojima. Metal Gear Survive paga lo scotto del nome che porta, ma trascina l’eredità e l’iconografica della saga nell’ambito dei survival, inventandosi una linea temporale alternativa per raccontare una storia sicuramente meno credibile, ma non per questo priva di spunti interessanti. Creando un sistema di progressione tripartito, basato sullo sviluppo di personaggio, equipaggiamento e base, il titolo riesce a valorizzare in maniera convincente delle meccaniche survival basilari ma efficaci. Quello che stupisce è però la struttura della campagna e la quantità di contenuti presenti dopo trenta ore di gioco, infatti, Metal Gear Survive propone un endgame suddiviso tra missioni co-op ed una fase esplorativa rinvigorita dalla presenza di boss inediti e sottoclassi da potenziare. Allo stato attuale dei fatti il punto debole del prodotto è soprattutto la monotonia del multiplayer, che spesso diventa meccanico, anche se non risulta mai banale o poco impegnativo. Per quanto per i puristi della serie sia legittimo non avere in simpatia Metal Gear Survive, chiunque deciderà di avvicinarsi al titolo con mente aperta, troverà nel prodotto di Konami un gioco di sopravvivenza più che discreto, che potrebbe addirittura migliorare nel caso in cui il supporto post-lancio sia costante e continuo. Insomma, Metal Gear Survive, seppur non fa gridare al miracolo, offre un’esperienza di gioco appagante, un livello di sfida buono e molte ore di sano divertimento.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 8
Gameplay: 8
Longevità: 7,5
VOTO FINALE: 8

 

Francesco Pellegrino Lise




WhatsApp concederà oltre un’ora di tempo per cancellare i post inviati per errore

WhatsApp ha deciso di donare più tempo a chi dovesse avere ripensamenti riguardo un messaggio inviato. L’applicazione sta infatti aumentando il numero massimo di minuti entro cui un utente “pentito” può richiamare un messaggio inviato per errore a una persona sbagliata o con contenuti non esatti al suo interno. Fino ad adesso la finestra per poter cancellare i post è stata di sette minuti; a breve però sarà di oltre un’ora, 68 minuti e 16 secondi per essere precisi. L’aumento dei tempi è stato inizialmente individuato su una versione beta, non definitiva, di WhatsApp per Android, e segnalato dal sito WABetainfo, noto per le indiscrezioni riguardo l’applicazione di instant mesagging. La feature è inoltre contenuta in un recente aggiornamento della popolare app per iPhone. La funzione, introdotta nell’autunno scorso con il limite dei 7 minuti, si chiama “Eliminare i messaggi per tutti”. Per richiamare un messaggio da una chat a due o di gruppo – sia esso una frase, una foto o un video – basta selezionarlo e toccare il simbolo del cestino, quindi scegliere l’opzione “elimina per tutti”.

L’operazione, però, non è sicura al 100% e lascia tracce

Il destinatario potrebbe infatti vedere il messaggio su WhatsApp prima che il mittente lo cancelli, o leggerne almeno la prima parte tra le notifiche ricevute sullo smartphone. Una volta cancellato un messaggio, inoltre, il destinatario vede comparire la scritta “Questo messaggio è stato eliminato”, anche se non sa cosa contenesse. Con questa nuova feature finalmente chiunque potrà avere più tempo a disposizione per cancellare un post inviato per errore, pieno di errori ortografici o magari destinato a un’altra persona. Naturalmente è bene ricordare che se chi ha ricevuto il messaggio errato ha avuto il tempo di fare uno screenshot, il contenuto che non si voleva far vedere sarà comunque riconducibile al mittente. Quindi, alla luce di quanto detto è sempre bene porre un po’ di attenzione quando si scrive su WhatsApp.

F.P.L.




Rainbow Six Siege si espande ancora, disponibili i primi contenuti dell’anno 3

Ubisoft annuncia che l’evento “Outbreak”, due nuovi operatori dell’Operazione Chimera e il primo principale aggiornamento dei contenuti del terzo anno di Tom Clancy’s Rainbow Six Siege sono ora disponibili per console e PC. I nuovi contenuti saranno accompagnati anche da alcune modifiche selezionate alle diverse edizioni del gioco, annunciate per la prima volta durante il “Six Invitational”. Il season pass anno 3 è disponibile sia su Pc che su Xbox One e PlayStation4.

Primi contenuti del terzo anno:

I due nuovi operatori di questa stagione sono specializzati in attacchi biologici e, oltre a essere giocabili nel multiplayer competitivo dell’Operazione Chimera, dovranno affrontare una serie minaccia nel primo evento in cooperativa del gioco: Outbreak. Provenienti rispettivamente da Francia e Russia, “Lion” e “Finka” sono veterani delle minacce biologiche, vantando una lunga esperienza in numerosi conflitti con armi biochimiche, ma anche l’unica speranza del team Rainbow di contenere l’infezione del parassita misterioso che ha colpito la piccola cittadina di Truth or Consequences, nel Nuovo Messico. Outbreak è una modalità in cooperativa per tre giocatori a tempo limitato che costringerà i giocatori a rivedere le proprie strategie e affidarsi ai propri compagni di squadra come mai prima d’ora, portando la tensione dei combattimenti ravvicinati contro un nuovo nemico che va ben oltre la minaccia terroristica, ovvero: civili colpiti da una mutazione dovuta allo schianto di un meteorite alieno.

Aggiornamenti aggiuntivi del terzo anno:

Tra i principali cambiamenti del terzo anno annunciati sempre al “Six Invitational”, il team di sviluppo ha svelato alcune novità per le edizioni del gioco del terzo anno, che garantiranno una maggiore accessibilità e una migliore progressione ai nuovi utenti di Siege. Da oggi, il costo in Fama dei 20 operatori originali e di tutti gli accessori sarà rimosso per tutti i giocatori che possiedono la Standard Edition o le edizioni Advanced, Gold e Complete. Inoltre, d’ora in poi gli acquirenti della Starter Edition riceveranno un totale di sei operatori casuali, rispetto ai due operatori della versione precedente. Una volta attivata, i giocatori riceveranno tre aggressori casuali e tre difensori casuali da una selezione di 10 operatori. “Questi cambiamenti fanno parte del costante impegno del team di sviluppo per arricchire l’esperienza dei giocatori di Siege. Vogliamo assicurarci che ogni sessione di gioco offra nuove meccaniche di gameplay. È un nuovo stadio che voglio sviluppare per il gioco”, ha illustrato Xavier Marquis, Direttore Creativo di Tom Clancy’s Rainbow Six Siege. Insomma, anche per quest’anno Ubisoft sembra avere pronto nel cassetto un imponente piano per mantenere vivo il bellissimo Rainbow Six Siege.

Francesco Pellegrino Lise




Samsung presenta i nuovi e incredibili Galaxy S9 e S9+

Samsung ha annunciato a Barcellona i nuovi Galaxy S9 e S9+, gli smartphone che ridefiniscono il modo di comunicare, condividere momenti e ricordi con gli amici e interagire con l’ambiente circostante. In un mondo in cui sempre più spesso le persone comunicano e si esprimono attraverso immagini, video ed emoji, Galaxy S9 e S9+ presentano la fotocamera più avanzata mai realizzata da Samsung: grazie al nuovo obiettivo con doppia apertura focale, presenta una sensibilità senza precedenti per foto perfette in ogni condizione di luce e consente di realizzare video in super slow-motion e i nuovissimi Emoji personalizzati, per catturare e rendere epico ogni momento della vita quotidiana. I nuovi smartphone di Samsung sono in grado di offrire un’esperienza di intrattenimento unica grazie ai potenti altoparlanti stereo, realizzati in partnership con AKG, all’audio surround Dolby Atmos e a un Infinity Display ancora più luminoso. “Il modo in cui usiamo i nostri smartphone è cambiato perché la comunicazione e le forme di espressione si sono evolute”, ha dichiarato DJ Koh, Presidente e responsabile della divisione IT & Mobile Communications di Samsung Electronics. “Con Galaxy S9 e S9+, abbiamo rivoluzionato la fotocamera dello smartphone. Questi smartphone non solo consentono di acquisire foto e video di alta qualità in qualsiasi situazione ambientale, ma sono progettati per aiutare le persone a comunicare con gli altri ed esprimersi in modo unico e personale”.

https://www.youtube.com/watch?v=5_-NKRVn7IQ

La nuova fotocamera – Oggi non utilizziamo le fotocamere degli smartphone unicamente per scattare foto: servono per comunicare e restare in contatto con gli altri. Le persone desiderano smartphone con una fotocamera che consenta loro di esprimersi con immagini di alta qualità e strumenti che consentano di raccontare la loro storia. Le fotocamere di Galaxy S9 e S9+ sono state progettate per rispondere a queste esigenze, con un sensore Super Speed Dual Pixel con potenza di elaborazione e memoria dedicate, in grado di combinare fino a 12 fotogrammi in un solo scatto per la migliore qualità fotografica possibile. Le caratteristiche della fotocamera di Galaxy S9 e S9+ includono: Super slow-motion, con cui è possibile rendere epico ogni momento della vita quotidiana e non perdere neanche un dettaglio, acquisendo 960 fps (frames per second) per video unici e divertenti. Grazie al rilevamento automatico del movimento, una caratteristica intelligente che rileva i movimenti all’interno di un fotogramma e inizia a registrare automaticamente: l’utente deve solo decidere l’inquadratura. Dopo aver acquisito il video in super slow-motion, è possibile selezionare una musica di sottofondo tra 35 diverse opzioni o aggiungere un brano dalla propria playlist preferita. È anche possibile creare, modificare e condividere facilmente file GIF con un semplice tocco, scegliendo fra tre divertenti stili di loop per riprodurre l’azione nel modo desiderato. Foto perfette anche con illuminazione scarsa: una buona illuminazione è il segreto di ogni grande foto, spesso tuttavia le foto vengono scattate in condizioni non ottimali. La maggior parte delle fotocamere degli smartphone dispone di un’apertura fissa, che non può adattarsi ad ambienti bui o molto luminosi, producendo immagini sgranate o sbiadite. Analogamente al modo in cui l’iride dell’occhio umano si espande e si contrae, l’obiettivo a doppia apertura focale (F1.5 – F2.4) lascia passare automaticamente più luce quando l’ambiente è buio e meno luce quando è troppo luminoso, per scattare foto nitide e chiare ovunque e in qualsiasi momento. My Emoji, grazie alle quali è possibile creare un avatar con aspetto, suoni e comportamenti del tutto simili a quelli degli utenti. Galaxy S9 e S9+ utilizzano un algoritmo di apprendimento automatico che analizza un’immagine 2D dell’utente e mappa più di 100 caratteristiche facciali per creare un modello 3D che rispecchia e imita le sue espressioni, per una vera personalizzazione e per condividere gli stati d’animo non solo in video, ma anche utilizzando file in formato AGIF, per condividere gli emoji sulla gran parte delle piattaforme di messaggistica. Grazie a My Emoji con Galaxy S9 e S9+ nasce un nuovo modo di comunicare. Bixby, l’assistente personale di Samsung, che utilizza la realtà aumentata e tecnologie di deep learning per fornire informazioni utili sull’ambiente circostante. Con il rilevamento e il riconoscimento degli oggetti in tempo reale, Bixby genera istantaneamente informazioni direttamente nella parte superiore dell’immagine che la fotocamera sta inquadrando. È possibile tradurre lingue straniere e convertire valute in tempo reale con Traduzione Live, ottenere informazioni sui dintorni, acquistare prodotti visti nel mondo reale e monitorare le calorie dei cibi.

https://www.youtube.com/watch?v=FI2CpNdaJAc

Nuove funzionalità per l’intrattenimento – Oggi gli smartphone sono spesso il dispositivo più utilizzato per l’intrattenimento, per questo motivo Samsung è in grado di offrire un’esperienza audio senza precedenti grazie agli altoparlanti stereo realizzati in partnership con AKG. Che si tratti di guardare un film o di ascoltare in streaming l’ultimo album del proprio artista preferito, i suoni sono chiari, nitidi e di alta qualità. Galaxy S9 e S9+ supportano anche la tecnologia Dolby Atmos, producendo un incredibile effetto surround. L’esperienza audio di Galaxy S9 e S9+ è completata dal rivoluzionario Infinity Display di Samsung. Le cornici sottilissime e la risoluzione Quad HD+ Super Amoled permettono un’esperienza visiva immersiva e coinvolgente, in qualsiasi condizione di luce. Introdotto per la prima volta con Galaxy S8, il luminoso e brillante Infinity Display Super AMOLED, quasi privo di cornice, si fonde in modo completo con il telefono.

 

Un dispositivo adatto per uno stile di vita connesso – Galaxy S9 e S9+ sono i primi smartphone a supportare la nuova app SmartThings e rappresentano l’hub centrale per la gestione di ogni aspetto di uno stile di vita sempre connesso – a casa, in ufficio o in mobilità – che si utilizzino dispositivi Samsung oppure di altri produttori. Per chi è costantemente in movimento, la nuova Samsung DeX consente non solo di collegare uno schermo di grandi dimensioni al telefono, ma anche, grazie al nuovo sistema di alloggiamento DeX Pad, di espandere l’esperienza mobile con migliori funzionalità di modifica dei documenti o perfino giochi a schermo intero. Con DeX Pad gli utenti possono anche trasformare Galaxy S9 e S9+ in una tastiera touch e un touch pad.

 

Il meglio è di serie, con la famiglia Galaxy – Samsung ha ridefinito negli anni gli standard di riferimento per gli smartphone, con l’introduzione di caratteristiche come resistenza all’acqua e alla polvere o per la ricarica wireless veloce. Galaxy S9 e S9+ fanno un ulteriore passo avanti: i nuovi smartphone Samsung ora supportano l’espansione della memoria interna con micro-sd anche da 400 GB e sono dotati dei più recenti processori, per prestazioni elevate e una migliore elaborazione delle immagini. Inoltre, con Galaxy S9 e S9+ gli utenti possono contare su un livello di protezione elevato, grazie a Knox 3.1, il più recente aggiornamento della piattaforma di sicurezza Samsung. Galaxy S9 e S9+ supportano tre diverse opzioni di autenticazione biometrica (riconoscimento dell’iride, delle impronte digitali e del viso), per scegliere il metodo migliore per proteggere il dispositivo e le applicazioni. In più grazie alla nuova funzione Scansione Intelligente, Galaxy S9 e S9+ sono in grado di combinare in modo avanzato i punti di forza della scansione dell’iride e della tecnologia di riconoscimento del viso per sbloccare il telefono comodamente e in modo rapido in qualsiasi ambiente. Galaxy S9 e S9+ saranno disponibili a partire dal 16 marzo 2018 nelle colorazioni Midnight Black, Coral Blue e nella nuova tonalità Lilac Purple al prezzo consigliato di €899 e €999 rispettivamente. I consumatori italiani che decideranno di acquistare uno dei nuovi smartphone Samsung durante il periodo di prenotazione – dalle 18.30 del 25 febbraio al 15 marzo – potranno accedere al programma di Supervalutazione, che offrirà loro la possibilità di restituire il proprio smartphone usato ottenendo fino a 450 euro di contributo. Inoltre, quanti prenoteranno Galaxy S9 o S9+ entro il 7 marzo, potranno riceverlo a partire da una settimana prima della data ufficiale di arrivo sul mercato.

 

Francesco Pellegrino Lise




Kingdom Come: Deliverance, un’avventura epica ai tempi del Sacro Romano Impero

Kingdom Come: Deliverance è un RPG open-world con una storia capace di fare immergere in un’avventura epica ambientata ai tempi del Sacro Romano Impero. Il titolo, sviluppato da Warhorse Studios e prodotto da Deep Silver, è disponibile per Pc, Xbox One e PlayStation 4. Sbarcato su Kickstarter a gennaio del 2014, Kingdom Come: Deliverance ha catturato sin da subito l’interesse del pubblico con un concept intrigante, decisamente rivoluzionario. Lo sviluppatore ceco puntava infatti a lanciare sul mercato un gioco di ruolo totalmente svincolato dall’elemento fantasy, che prometteva di precipitare i giocatori in un mondo tanto realistico quanto brutale. Inizialmente previsto per la fine del 2015, il titolo è stato successivamente posticipato a data da definirsi, fino alla conferma di un’uscita multipiattaforma prevista per il 13 febbraio 2018. I ragazzi di Warhorse Studios hanno così messo sul piatto un titolo crudo, per certi versi simulativo, ma soprattutto capace d’immergere il giocatore in un medioevo concreto e plausibile. Ma veniamo al gioco: Kingdom Come: Deliverance narra la storia di Henry, figlio di un modesto fabbro nella Boemia di fine XIV secolo. Ci si trova negli anni dello Scisma d’Occidente: Venceslao IV, detto il Pigro, figlio primogenito e successore dell’amato re Carlo IV al trono di Boemia, è stato rapito da una congiura di nobili, stanchi della sua condotta e della sua incapacità a governare. Sigismondo d’Ungheria, cui si sono rivolti i nobili per detronizzare Venceslao, suo fratellastro, ne approfitta per invadere la Boemia con un ampio esercito, con cui non esita ad attaccare città e villaggi, massacrandone gli abitanti. Sulla sua strada finisce anche il villaggio di Henry. Pur con grande difficoltà, il protagonista riesce a fuggire alla strage, ma la sua famiglia e i suoi amici vengono uccisi senza pietà. Il titolo si apre prima di questi tragici eventi, con quello che si può considerare un lungo prologo in cui poter prendere confidenza con il personaggio, con i vari sistemi di gioco e con lo scenario. Al primo impatto l’ambientazione di gioco ricorda quella di un qualsiasi gioco di ruolo fantasy, ma è solo un abbaglio. Osservando attentamente il villaggio di Henry ci si accorgerà presto che la vantata accuratezza storica dello scenario è un fatto concreto: le case sono spoglie, le suppellettili sono poche, le strade sono piene di fango e letame, animali e abitanti vivono praticamente insieme e, aprendo ad esempio il forziere di un ubriacone, o di un contadino, non ci si trova dentro chissà quale tesoro, ma solo i suoi miseri strumenti da lavoro. Passando vicino alla locanda si possono ascoltare i discorsi degli abitanti, legati alle circostanze storiche che stanno vivendo, e si potrà parlare con alcuni di essi di questioni locali. Henry, nonostante desideri girare il mondo, è un ragazzo del suo tempo: gli piacciono le ragazze, la birra e fare scorribande con gli amici, ma allo stesso tempo ha un grande senso dell’onore e della religione, nonché un profondo rispetto per la gerarchia e l’autorità. Spetterà alle vicende che vivrà nel corso del gioco mettere in discussione o rafforzare alcuni di questi valori, ma il tutto sarà gestito con gradualità e soprattutto con grande rispetto per la storia. Kingdom Come: Deliverance, così come la storia che racconta, cerca di essere il più fedele possibile alla realtà, non al punto di divenire un simulatore inaccessibile ma alzandoil livello di profondità del gameplay ben oltre gli standard imposti dai giochi appartenenti a questa categoria.

Da questo punto di vista è impossibile non menzionare il combat system, vero fiore all’occhiello della produzione capace di fare la gioia di tutti gli appassionati di scherma medievale e appassionati dell’arte della spada. Con un tasto si portano i fendenti, mentre con un altro si può dare una stoccata. È possibile inoltre combinare i due attacchi per fare più danni e parare i colpi degli avversari. L’efficacia di Henry in combattimento dipende da una moltitudine di fattori differenti: forza, peso dell’arma, utilizzo di uno scudo, abilità sbloccate, stato attuale, ferite aperte e altro ancora. Ad esempio, mangiare fa bene perché sazia Henry e lo rende più forte, ma mangiare troppo gli può causare una forte indigestione, che lo rende più goffo e impacciato. Stesso discorso per l’alcol: un buon bicchiere migliora l’oratoria e rende più allegri, troppi bicchieri sfocano completamente la visuale, rendendo difficile individuare gli avversari. Insomma, il sistema di combattimento segue di pari passo la grammatica del resto del gioco, ossia che prova a essere realistico e verosimile, fuggendo da ogni possibile esagerazione. In Kingdom Come: Deliverance combattere è complicato e vedersela con più avversari è sempre un rischio. Qualcuno, abituato a sistemi più semplici e diretti, troverà il combattimento fin troppo legnoso, ma invece tale feature è un’originale scelta stilistica, che ben si lega al resto del gioco. Se il sistema di combattimento fosse stato simile ad altri titoli, certamente il gioco ne avrebbe guadagnato in dinamicità, ma la sua credibilità in relazione all’ambientazione ne avrebbe perso moltissimo nel suo complesso. Proseguendo avanti nel gioco, bisognerà assediare delle roccaforti e gli scontri si svolgeranno su una scala più ampia. In questi frangenti Kingdom Come: Deliverance dà proprio il meglio di sé facendo rivivere a chi gioca le sensazioni che dovevano provarsi sui campi di battaglia, con avanzate lente e scontri giocati non solo sulla forza bruta e l’abilità con la spada, ma anche sull’astuzia. Le prime ore di Kingdom Come: Deliverance gettano gli utenti, disorientati, tra le braccia di un gioco che fatica a nascondere tutte le proprie debolezze, specialmente sul fronte tecnico. Pur offrendo un colpo d’occhio di tutto rispetto, grazie a una cura per i dettagli storici e ambientali che ha del maniacale, è difficile non notare sin da subito il peso esercitato sulla produzione da un budget – relativamente – risicato e dalle dimensioni contenute del team di sviluppo. Le animazioni “robotiche” dei villici, con la fastidiosa tendenza a camminare “addosso” al protagonista e a intavolare dialoghi fissando una direzione a caso, le clamorose compenetrazioni di vestiario ed equipaggiamento, la legnosità di cavalli e cavalieri, un’interfaccia utente decisamente farraginosa: questi sono solo alcuni degli aspetti più lampanti di un comparto tecnico caratterizzato da notevoli spigolosità e forti fluttuazioni qualitative. A rendere il tutto più indigesto, ci sono anche alcune scelte di design tutt’altro che azzeccate Le prime 5-7 ore di gioco saranno probabilmente costellate da una miriade di piccoli crucci, avvalorati dall’eco di una narrativa che fatica a ingranare.

Proseguendo nel gioco però, quasi in maniera quasi impercettibile, i difetti del gioco iniziano a perdere di definizione, sfumano mentre l’opera comincia a conquistare l’animo di chi gioca con una forza sorprendente. Così il mondo creato da Warhorse Studios è un palcoscenico avvolgente, vividissimo, sul quale va in scena una storia assolutamente memorabile, al netto di qualche cedimento nelle fasi finali dell’avventura. Imperfezioni che si riflettono anche sulla scrittura dei dialoghi e sulla qualità registica delle cut-scene, senza però riuscire ad oscurare la luminosità di una vera e propria perla ludica che travalica i propri difetti, offrendo al giocatore un’esperienza unica, che merita di essere vissuta. Come anticipato, Kingdom Come: Deliverance non trova nella realizzazione tecnica uno dei suoi maggiori punti di forza. Sebbene il motore di gioco riesca spesso a comporre scenari decisamente suggestivi, anche per merito di un buon sistema di illuminazione, quasi tutti gli aspetti del comparto grafico mostrano qualche carenza, tra texture spesso slavate e moli poligonali tutt’altro che impressionanti. Anche la gestione delle collisioni è ben lontana dalla perfezione, così come l’intelligenza artificiale che anima npc e animali, decisamente altalenante. Al gioco non manca poi una quota consistente di bug e glitch di vario genere, che però, fortunatamente, non inficiano la qualità complessiva dell’esperienza. Discorso diverso per il comparto sonoro, composto da brani in grado di sottolineare più che degnamente l’epicità delle scene a schermo. Buono anche il doppiaggio, che diventa a tratti eccellente quando a parlare sono i personaggi principali. Tirando le somme, Kingdom Come: Deliverance è un gioco che merita di essere giocato, ma non con superficialità. Chi ha fretta di gettarsi subito nella mischia non riuscirebbe ad apprezzarlo. Assaporare ora dopo ora la maestosità di un titolo che, seppur macchiato da alcuni bug e da una grafica non sempre magnifica, si rivela un’esperienza incredibilmente profonda e senza ombra di dubbio avvincente. Se si hanno pazienza, tempo a disposizione e voglia di tuffarsi ai tempi del Sacro Romano Impero, Kingdom Come: Deliverance è il gioco giusto da acquistare.

 

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

 

Francesco Pellegrino Lise




My Tamagotchi Forever, il fenomeno anni ’90 diventa mobile

Sono passati 20 anni da quando anche l’occidente è stato conquistato per la prima volta dalla magia del Tamagotchi e ora il fenomeno si prepara a conquistare un’intera nuova generazione di appassionati con il suo primo gioco mobile! BANDAI NAMCO Entertainment Europe è lieta di annunciare che il nuovo gioco mobile sviluppato da Paladin Studios, My Tamagotchi Forever, sarà disponibile dal 15 marzo 2018 sui principali dispositivi mobili. Al momento, è possibile pre-registrarsi su Google Play con i giocatori che potranno anche partecipare a un concorso davvero speciale. Basta iscriversi su www.mytamagotchiforever.com per partecipare all’estrazione e avere l’opportunità di ispirare un nuovo personaggio che sarà aggiunto al gioco in modo che tutti possano utilizzarlo! Il vincitore sarà estratto casualmente e potresti essere proprio tu!

My Tamagotchi Forever includerà alcune celebri modalità di gioco oltre ad altre inedite: 1 – Sviluppa il tuo personaggio: assicurati che mangi e si lavi, ricordandoti di spegnere le luci per farlo riposare bene la notte, così che sia sempre felice e in salute. 2 Divertiti con il tuo personaggio: gioca ai mini-giochi ed esplorate insieme Tamatown, facendo amicizia con gli altri Tamagotchi. 3 Evolvi i tuoi personaggi da un tipo a un altro in base a come ti prendi cura di loro. Chissà quale sarà il prossimo! 4 Vivi alcuni momenti memorabili insieme ai tuoi personaggi di Tamagotchi e i simpatici cittadini. 5 Condividi i tuoi momenti preferiti con gli amici. 6 Sblocca alcuni piatti deliziosi, costumi simpatici e oggetti colorati per decorare Tamatown. 7 Confronta i tuoi progressi e le abilità per migliorare i tuoi Tamagotchi con gli amici. 8 Fai il solletico ai tuoi personaggi: lo adorano! My Tamagotchi Forever sarà disponibile dal 15 marzo 2018 sui maggiori dispositivi mobile.

 

F.P.L.




Dynasty Warriors 9, la saga dedicata alla Cina feudale sposa il genere Open World

La storia della Cina feudale alla fine della dinastia Han, narrata nel “Romanzo dei tre regni” di Luo Guanzhong, rivive per l’ennesima volta in Dynasty Warriors 9, videogame per Pc, Xbox One e PS4. In questa nona trasposizione videoludica di uno dei testi più importanti della letteratura cinese, Tecmo Koei e gli sviluppatori di Omega Force hanno voluto dare nuova linfa vitale al genere fondendo l’universo open world con quello hack and slash. Da diversi anni, la più grande critica che è stata mossa alla saga di Dynasty Warriors è la sua quasi totale immobilità nell’introdurre nuovi elementi di gameplay, nello svecchiare le meccaniche e nel rendere appetibile il prodotto anche ai nuovi giocatori. Ma il tempo di questa pigrizia produttiva sembra essere giunto al termine. La prima enorme novità in Dynasty Warriors 9, come già detto, è l’esordio dei meccanismi open world. Niente più labirintiche mappe da percorrere con i tantissimi generali giocabili. Stavolta, invece, si avrà a disposizione l’intera Cina completamente da esplorare, location che propone una miriade di cose da fare. Ovviamente, essendo questo un cambiamento di proporzioni immani, esso muta quasi drasticamente la natura della serie facendo abbandonare le canoniche battaglie su mappa ed estendendo il conflitto fra le dinastie Wei, Wu e Shu sull’intero Paese. Ad affiancare questa grande trasformazione vi è poi l’introduzione di nuove meccaniche e di idee più o meno originali, pronte a completare il nuovo impianto di gioco. Tradimenti, alleanze, rapimenti, epocali battaglie, conquista del territorio, rivolte, omicidi, intrighi politici e macchinazioni militari saranno il fulcro dell’intero comparto narrativo, la cui storia viene raccontata e suddivisa negli oltre 10 capitoli, a seconda di quale dinastia si sceglierà, nei quali non mancheranno colpi di scena molto interessanti. A livello di storia, Dynasty Warriors 9 mantiene la linea canonica di sempre, ma lo fa con una forma tutta nuova: ci si trova nel secondo secolo d.C. e Cao Cao, della famiglia Wei, è chiamato a sedare la temuta rivolta dei Turbanti Gialli, in una Cina devastata dai conflitti dei signori della guerra. Nonostante i nomi e gli avvenimenti richiamino eventi storici, come da tradizione, la trama non ha alcuna pretesa di stampo documentaristico, piuttosto viene utilizzata come pretesto per mettere in moto una serie di eventi che permettono di esplorare liberamente il mondo di Dynasty Warriors 9. Proseguendo nella storyline principale si renderanno disponibili nuovi generali che si uniranno alle cause di Cao Cao o del leader della dinastia che si è scelto di giocare, tutti completamente giocabili e che rendono grande ancora di più la produzione. Omega Force, così facendo, non rinuncia ad uno dei principali punti di forza della serie, ma anzi lo esalta in maniera magnifica. Alla fine del gioco saranno selezionabili novanta personaggi, dotati di uno stile di combattimento personalizzato, con cui si potranno affrontare i vari capitoli della trama e capire la storia da diversi punti di vista. Il sistema di combattimento rimane fedele allo spirito della serie e non presenta particolari tecnicismi, ma si amplia grazie a nuove combo spettacolari e di facile esecuzione. I protagonisti possiedono una serie di attacchi semplici che possono essere combinati con gli attacchi muta-stato e con il distruttivo attacco musou, quando l’apposita barra è carica. Avanzando nella trama ci si accorgerà ben presto di quanto il mondo di Dynasty Warriors 9 sia vivo e in costante mutamento.

Mentre si sarà impegnati a portare a termine una determinata missione, si verrà continuamente aggiornati degli esiti delle altre battaglie che si combattono ai confini dei territori occupati dalla fazione di chi gioca. Dove la zona si incontra con quella di una fazione nemica sarà possibile trovare sulla mappa l’icona di due spade che si incrociano. Si potrà decidere di partecipare liberamente a queste battaglie per rosicchiare pian piano i territori avversari oppure di ignorarle. Ma occhio, perché se ci si concentra unicamente su un unico fronte, altri nemici potrebbero cercare di sfondare dalla parte opposta dei confini del regno di chi gioca. Il palcoscenico sul quale si muoveranno le “pedine” di chi gioca, mai come in questo capitolo, apre il suo sipario su un mondo gigantesco: la mappa di gioco è infatti estremamente vasta, e potrà essere percorsa in tutta libertà ora a piedi ora a cavallo, mentre si assisterà a cicli giorno/notte dinamici e a condizioni meteo variabili. Mentre ci si troverà a spostarsi in lungo e in largo per la Cina in groppa al proprio fido destriero ci si potrà imbattere in truppe nemiche, in animali da cacciare, in fumi nei quali dedicarsi alla pesca, oppure ancora in avamposti da liberare, in cittadine fortificate, in accampamenti di fortuna o torri di controllo con cui “sincronizzare” l’ambiente circostante e svelare nuovi dettagli sulla mappa in stile Assassin’s Creed. Tutti gli stilemi appartenenti ai classici esponenti del genere free roaming si raggruppano in Dynasty Warriors 9 donando un senso di freschezza e di novità assoluta rispetto al passato. Prima di svolgere una specifica missione utile per proseguire nella trama, sarà possibile portare a termine differenti quest secondarie che permetteranno di guadagnare punti esperienza con cui salire di livello, nonché recuperare risorse, pergamene o materiali grazie ai quali dedicarsi al crafting ed al potenziamento del proprio eroe. Nelle città, inoltre, sarà possibile trovare alcune botteghe dove rifocillarsi o migliorare il proprio equipaggiamento. L’aggiunta di tutte queste attività collaterali, nonostante si basino su meccaniche molto elementari, rappresentano un ottimo punto di partenza per il rilancio dell’intera saga e uno sforzo più che apprezzabile da parte della casa produttrice di voler valorizzare un brand ormai fermo al passato.

Ovviamente, quando si tratta di menare le mani, Dynasty Warriors 9 mantiene invariata la sua verve combattiva e offre tutto ciò che i giocatori si aspettano. Il fulcro del gameplay resta il button mashing sfrenato, con orde di incalcolabili soldati da affrontare senza alcuna riserva: a supporto della solita ripetitività concettuale sopraggiunge una notevole varietà di armi a disposizione che modifica ampiamente i moveset dei personaggi utilizzabili, tutti dotati di un personale stile di lotta. Oltre agli attacchi leggeri e pesanti si potranno sfruttare anche due colpi extra definiti “Variabile” e “Reattivo”, la cui attivazione dipende rispettivamente dalla condizione e dalla situazione in cui riversa l’avversario, così da acuire i danni inflitti. In aggiunta, alla pressione del dorsale destro in combinazione con uno dei quattro tasti del pad, si potranno anche alcune tecniche speciali con cui stordire o scagliare in aria gli oppositori, ponendoli alla mercé delle spettacolari “mosse finali”, che andranno azionate solo dopo aver riempito l’apposito indicatore. In generale, il combat system di Dynasty Warriors 9, benché presenti alcune variazioni interessanti, resta privo di qualsivoglia piglio strategico, ma in fondo chi acquista un titolo del genere sa che cosa vuole e a cosa andrà incontro. Ovviamente le boss fight contro i generali nemici sono combattimenti più complessi del normale che richiederanno un pizzico di strategia e di pazienza, ma in Dynasty Warriors 9, proprio come in passato, ciò che conta e diverte, è la possibilità di sbaragliare migliaia di avversari per portare al trionfo i propri eroi. Dal punto di vista estetico il titolo Koei Tecmo non brilla e resta troppo ancorato al passato per via di animazioni legnose e per nulla armoniche e, come al solito, propone un universo pieno di nemici che si muovono in maniera identica e a volte addirittura all’unisono. Fortunatamente dal punto di vista grafico il salto qualitativo rispetto al passato c’è stato, ma il tutto non riesce ancora a far restare i giocatori a bocca aperta dinanzi lo schermo. La colonna sonora è ben eseguita e arrangiata, ma nonostante si componga di pezzi a volte anche estremamente coinvolgenti, alle lunghe risulta essere ridondante e ripetitiva, in quanto presenta un numero limitato di brani. Buono invece il frame rate che fortunatamente, anche quando sullo schermo ci sono centinaia di modelli che si muovono, resta quasi sempre stabile. Splendide alcune vedute al tramonto o all’alba che sicuramente si faranno ammirare dai gamers più attenti. Tirando le somme, nonostante Dynasty Warriors 9 non raggiunga la perfezione assoluta, il titolo risulta comunque un discreto acquisto. Questo prodotto è mirato ovviamente a un pubblico che preferisce i videogames in single player e che preferisce rilassarsi senza pensare troppo o spendere ore ed ore dinanzi lo schermo. Detto ciò, lo sforzo dovuto al rinnovamento è assolutamente apprezzabile e nonostante alcuni lati del gameplay siano assolutamente da rivedere, Dynasty Warriors 9 riesce comunque a divertire e a farsi amare.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 7,5
Sonoro: 7,5
Gameplay: 8
Longevità: 8,5
VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Google Pay, l’app che manda in pensione Android Pay e Google Wallet

Google sfodera le sue carte e lancia il guanto di sfida ad Apple Pay attraverso “Google Pay”, un’applicazione per fare pagamenti che sostituisce i suoi vecchi Android Pay e Google Wallet. Non ancora disponibile in Italia, l’applicazione sarà integrata in tutti i prodotti e i servizi della compagnia di Mountain View, compreso il browser Chrome e Google Assistente. Naturalmente, proprio come la concorrente made in Cupertino, Google Pay consente di fare acquisti nei negozi fisici, avvicinando lo smartphone al Pos della cassa, e anche online. Può ad esempio essere usata per prenotare un soggiorno su Airbnb. Ma non finisce qui, infatti, solo in alcune città, ossia: Londra, Kiev e Portland al momento, l’applicazione della grande G permette inoltre di acquistare i biglietti dei mezzi pubblici. Nei prossimi mesi, Google ha in programma di integrare nell’app “Google Play Send”, con cui gli utenti potranno scambiarsi denaro attraverso il numero di telefono, come con le app Venmo e Square Cash. L’applicazione si divide in due sezioni: in “Home” vengono mostrate le transazioni recenti e i suggerimenti di negozi nelle vicinanze che supportano il metodo di pagamento, mentre in “Cards” sono memorizzate le versioni digitali delle carte di credito e di debito. “Abbiamo dato agli sviluppatori un’API molto semplice per implementare Google Pay”, ha dichiarato Pali Bhat di Google alla stampa internazionale. “È semplice perché noi non processiamo il pagamento, ma passiamo le credenziali a chi di dovere”. Fra le app che supportano Google Pay al day-one citiamo DoorDash, Airbnb, Hotel Tonight, ma ce ne sono anche molte altre. E in Italia? Google ha dichiarato che vuole rendere disponibile il servizio in tutto il mondo, tuttavia al momento in cui scriviamo l’app non può essere scaricata nel nostro Paese, né ci sono informazioni su un eventuale roll-out anche nello Stivale. Per tutti gli utenti Android, non resta altro che aspettare e sperare che Google Pay venga rilasciata anche in Italia al più presto.

Francesco Pellegrino Lise




Apple: carattere indiano manda in tilt gli iPhone, rilasciata la patch risolutiva

Apple ha messo la parola fine al bug che attraverso un carattere indiano mandava in blocco gli iPhone. L’azienda di Cupertino ha infatti da poco rilasciato iOS 11.2.6 e macOS 10.13.3, ultime patch ai sistemi operativi di smartphone e computer della Mela che “fixano” il problema. Si tratta ovviamente di update “minori”, dal peso compreso tra i 30 e i 40 MB, che mettono un punto alla spinosa questione che ha fatto molto discutere e ha mandato su tutte le furie diversi utenti dei dispositivi di Cupertino in questi giorni. Come noto, il bug in questione si manifestava con un particolare carattere indiano della lingua telugu, parlata dal 5% della popolazione in India. Se questo veniva ricevuto o incollato in un campo di testo, poteva causare il crash delle applicazioni o dell’intero sistema operativo. Quando il carattere in questione veniva visualizzato all’interno di un’app di iOS, questa andava in crash continuando a chiudersi ad ogni riavvio. Nel caso in cui il sistema operativo mobile di Apple avesse provato a mostrarlo attraverso una notifica, sarebbe stato l’intero software di sistema che gestisce la Home a bloccarsi. In tal senso, c’era anche il rischio di mandare in bootloop il dispositivo, dovendo poi passare al ripristino in DFU. Fortunatamente Apple è intervenuta in maniera tempestiva riguardo il problema. Ora che la soluzione esiste, il consiglio per tutti i possessori di uno smartphone dell’azienda di Cupertino è ovviamente quello di installare il prima possibile gli aggiornamenti in questione, così da eliminare la possibilità che il bug possa colpire i dispositivi e si possa essere assolutamente certi di essere protetti.

F.P.L.