Facebook, in arrivo il pulsante per condividere direttamente su Whatsapp

Condividere i post da Facebook a Whatsapp sarà un’operazione sempre più rapida. Secondo un’indiscrezione del sito “Gadgets Now”, infatti, sembrerebbe che le aziende di proprietà di Mark Zuckerberg starebbero convergendo verso una nuova funzionalità che punterebbe tutto sul rendere più immediato inviare messaggi dal social network alla piattaforma di instant messagging. Ma in che modo dovrebbe funzionare tale feature? La risposta più probabile, anche se tutto resta da confermare, è che il post pubblicato su Facebook, possa essere condiviso con i contatti della chat. Secondo quanto riporta sempre “Gadgets Now”, questa nuova opzione potrebbe essere abilitata in prima battuta solo a livello business: ovvero su tutti quei contenuti di Facebook Marketplace o della nuovissima WhatsApp business, per poi essere allargata alla platea degli utenti social. In realtà già oggi, ognuno è libero di scegliere come condividere un post, semplicemente copiando il link ed incollarlo manualmente. Ma è un’operazione meno intuitiva, dunque, visti i tempi ultraveloci che impone la tecnologia digitale, limitata a qualcosa che si vuole veramente diffondere. Con il tasto apposito, tale operazione diverrebbe un nuovo automatismo. Entrando nel dettaglio, a breve sarà possibile trovare nella schermata di Facebook, quattro voci: scrivi post, condividi ora, invia su Messenger e spedisci su Whatsapp. Questa eventuale condivisione è figlia del business, perché ogni post condiviso porterebbe nuovo traffico alle pagine di Facebook, di conseguenza un aumento di visualizzazioni delle proposte pubblicitarie. Insomma, nel futuro del social network e della piattaforma di instant messagging la parola d’ordine sarà rapidità assoluta, e se tali voci fossero confermate in via ufficiale, divulgare i contenuti diffusi su Facebook sarebbe ancora più semplice.

F.P.L.




Cervello: scoperto un recettore bruciagrassi

Lo stesso recettore della nicotina spinge anche a bruciare i grassi: è stato identificato nel cervello dei topi e, se la scoperta sarà confermata nell’uomo, potrà diventare il bersaglio di futuri farmaci per combattere l’obesità. Pubblicato sulla rivista Nature Medicine, la ricerca è stata condotta dall’American University, con il gruppo di Alexander Zestos.

Il recettore, indicato con la sigla CHRNA2, controlla il funzionamento del tessuto adiposo bruno, ossia il tessuto adiposo che ha il compito di bruciare i grassi e che costituisce l’organo adiposo insieme al tessuto bianco, che invece accumula i grassi. Il funzionamento del tessuto bruno, il cui colore è dovuto all’alta concentrazione di ferro, è ancora sconosciuto e solo di recente si è scoperto che è presente anche negli adulti, oltre che nei neonati, e che svolge ruolo importante nella regolazione del metabolismo.

Nello studio condotto sui topi i ricercatori hanno scoperto che se il recettore CHRNA2 è disattivato gli animali aumentano di peso e sono erano in grado di proteggersi dal freddo. “Si tratta di una scoperta davvero eccitante”, commenta Zestos. “Fino ad ora pensavamo che questo recettore regolasse solo la comunicazione tra i neuroni e non avevamo idea che invece fosse attivo anche in queste cellule adipose. Ora – aggiunge – sorgono molte nuove domande: ad esempio se la capacità di una persona di perdere o acquistare peso sia dovuta alla quantità di recettori presenti o al modo in cui funzionano”.

Il prossimo passo sarà esaminare altri recettori che potrebbero giocare un ruolo nell’attivazione del tessuto adiposo e di testare possibili terapie per favorire la perdita di peso e prevenire l’obesità.

Enrico Pellegrini




Burnout Paradise Remastered, tornano le corse sfrenate e gli incidenti spettacolari

Dopo anni di assenza, Burnout, la serie che ha reso celebre il team Criterion, ritorna su console grazie alla versione rimasterizzata di Burnout Paradise. Se, come molti degli amanti della serie che hanno già solpato a dovere questo titolo ben 10 anni fa, vi state chiedendo vale la pena acquistarlo ancora una volta? La risposta è: assolutamente sì. Anche a distanza di così tanto tempo, infatti, il gioco targato EA si conferma come uno dei migliori racing arcade di sempre e su PS4 come anche su Xbox One gira ad una velocità e garantisce una fluidità in grado di far letteralmente schizzare gli occhi fuori dalle orbite. Il lavoro svolto su questa “nuova” versione del gioco è veramente degno di nota. Ovviamente è bene sottolineare che stiamo parlando di una rimasterizzazione, non di un remake, quindi significa che la base rimane comunque quella del gioco originale comprensivo di tutte le sue espansioni. Burnout Paradise è stato ripulito e tirato a lucido con nuovi effetti di luce, colori più vivi e texture in alta risoluzione, inoltre il passaggio su hardware più potenti ha però permesso agli sviluppatori di alzare i dettagli al massimo, inserire un po’ di macchine in più su schermo e far girare il tutto senza alcun affanno. Per chi non lo sapesse o non ha avuto il piacere di giocare il titolo 10 anni fa, Burnout Paradise è un racing game ambientato a Paradise City, città di fantasia che ricorda alla lontana Los Angeles. In questo scenario migliaia di chilometri di strade liberamente esplorabili sono il luogo in cui bisognerà affrontare decine di rivali a cui far assaggiare un po’ di metallo rovente a suoni di corse folli, incidenti spettacolari, salti e acrobazie folli.

https://www.youtube.com/watch?v=qDaJe0kOuxc

A differenza dei capitoli precedenti in Burnout Paradise non ci sono gare isolate, ma a ogni incrocio della città sarà possibile fermarsi per dare il via a uno dei tanti tipi di sfide. Le gare classiche sfruttano al meglio la natura open-world del gioco. In questa tipologia di sfida c’è un punto di partenza e un traguardo da raggiungere, ma tutto quello che accadrà nel mezzo dipenderà dal giocatore, quindi si potrà scegliere il percorso migliore da utilizzare, le scorciatoie da prendere e il momento adatto per eliminare i rivali provocando spettacolari incidenti a colpi di sportellate a tutto gas. Gli incidenti, chiamati Takedown, sono da sempre il marchio di fabbrica di Burnout e anche in questo capitolo rivestono un ruolo importante. Oltre a consentire di rallentare notevolmente un rivale, caricheranno la barra del Nitro consentendo di andare ancora più veloce. Il turbo potrà essere riempito anche correndo contromano, effettuando acrobazie e commettendo ogni tipo d’infrazione, l’importante è che sia sempre attivo in quanto senza di esso gli avversari avranno una chance in più di arrivare prima al traguardo. Se si è amanti delle gare a eliminazione si potrà partecipare alle Furie Stradali, modalità di gioco in cui sarà richiesto di mandare fuori strada più avversari possibile, invece se si vuole provare il brivido del pericolo si potrà partecipare alle sfide Stunt che richiedono il raggiungimento di un certo punteggio attraverso salti, derapate e sorpassi pericolosi. Molto intense sono poi le gare “Uomo nel Mirino”, nelle quali si verrà presi di mira da “sicari” alla guida di potenti mezzi neri che avranno il preciso scopo di mandare il giocatore fuori strada prima che esso arrivi al traguardo. Esistono poi delle gare chiamate Strada Rovente, che possono essere affrontate solo con determinati tipi di vettura. Inizialmente molte di queste saranno precluse, ma sarà possibile tornarci per affrontarle quando si avrà a disposizione il bolide adatto. Le macchine del gioco non sono su licenza ufficiale ma non sarà difficile vedere in loro parecchie somiglianze con modelli realmente esistenti. Paradise City è divisa in quartieri e in un’apposita schermata si potrà tenere sotto controllo la percentuale di completamento del gioco e delle singole sfide in ogni zona. Nella mappa si possono vedere anche gli eventi e i luoghi già scoperti, che potrete raggiungere facilmente in poco tempo. I parecchi i chilometri di strada a disposizione e gli infiniti bivi sono il modo migliore per scoprire scorciatoie e luoghi segreti che nascondono sfide e collezionabili. Alla luce di tutto questo, la cosa migliore da fare per vivere al meglio l’esperienza di Burnout Paradise è girare per la città senza un obiettivo preciso e affrontare le gare quando lo si ritiene più opportuno, andare in giro e fare quello che si vuole e imparare la mappa al meglio in modo tale da avere una chance in più durante le gare. Ciò che più importa è che in quest’edizione rimasterizzata del titolo EA è che lo spirito del gioco è rimasto intatto, alla pari del divertimento. Una volta avviato il gioco ed essere partiti con il mezzo in giro per le strade di Paradise City oltre alle gare si potranno incontrare gli sfasciacarrozze, nei quali cambiare vettura scegliendo tra quelle sbloccate, le stazioni di servizio, utili per ricaricare la barra del turbo una gara e le carrozzerie, nelle quali entrare se si vuole dare una nuova livrea al proprio bolide. Ultime, ma non per importanza ci sono le Officine, utili da raggiungere assolutamente nel caso in cui il mezzo abbia subito gravi danni.

https://www.youtube.com/watch?v=xaTy_zM4W1w

Per gli amanti dei collezionabili, Burnout Paradise Remastered mette anche a disposizione 400 cartelli stradali da distruggere, cancelli da sfondare, salti acrobatici e garage nascosti. Trovarli tutti sarà una vera impresa, ma alla fine la soddisfazione sarà davvero tanta. Giocando a Burnout Paradise Remasterd in qualsiasi momento si potrà entrare in modalità multiplayer. Non ci sono schermate separate o menù a cui accedere, infatti basterà premere destra sulla croce direzionale per invitare un amico ad una sfida, entrare in una gara con altri corridori o creare una partita personalizzata. Questa edizione rimasterizzata tra l’altro include gli 8 DLC del gioco originale. Big Surf Island offre nuove sfide e veicoli, Cops and Robbers aggiunge una modalità inseguimento online e le livree della polizia per tutte le macchine di Paradise. Legendary Cars butta nel mucchio dei bolidi dal sapore cinematografico che non faticherete a riconoscere, mentre l’espansione Burnout Bikes include quattro mostri su due ruote: FV1100, FV1100-T1, Firehawk V4 e Firehawk GP Competition. Non mancano neanche una manciata di macchinine giocattolo del pacchetto Toys e le sfide aggiuntive del DLC Cagney. Da sottolineare anche la presenza del Party Pack, introdotto a suo tempo nell’edizione Ultimate Box di Burnout Paradise. Questa modalità multiplayer offline consente ad un massimo di 8 giocatori di intraprendere una serie di sfide veloci scegliendo tra Abilità, Velocità e Stunt. Per quanto riguarda il comparto audio, il gioco offre una colonna sonora assolutamente eccezionale: oltre che l’immortale Paradise City dei Guns n’Roses, la tracklist è infarcita di brani rock assolutamente adrenalinici di artisti famosi e non. Gli effetti sonori, poi, sono esaltanti e sempre ben calibrati. Questo fa si che nonostante le migliaia di situazioni surreali che si affronteranno, il tutto risulti sempre credibile. Graficamente parlando, nonostante si tratti di un’edizione rimasterizzata, il lavoro svolto è davvero eccellente. I modelli sono stati tirati a lucido e la città appare più bella e viva che mai. Il frame rate, poi, inchiodato sui 60 fps al secondo rendono l’esperienza di gioco estremamente fluida e appagante. Tirando le somme, questo Burnout Paradise Remastered è veramente un acquisto imperdibile per tutti coloro che sentivano la mancanza della saga, ma anche per chi vuole un gioco di corse assurdo e scanzonato che sia diverso dai soliti simulatori di guida ultra realistici. Burnout Paradise è divertimento allo stato puro e lasciarselo sfuggire, anche in virtù del golosissimo prezzo, sarebbe un vero errore.

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5
VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




OnePlus 6, stile e tecnologia avanzata in un unico smartphone

OnePlus ha annunciato il suo nuovo dispositivo premium, OnePlus 6. Questo modello oltre che essere il primo prodotto con design completamente in vetro, è lo smartphone più sofisticato realizzato finora dall’azienda. Con un display AMOLED Full Optic 19:9 da 6,28 pollici, OnePlus 6 offre un’esperienza di visione immersiva, pur mantenendo un fattore di forma simile a quello di OnePlus 5T. Combinando le nuove tecnologie Qualcomm con il lavoro degli ingegneri, OnePlus 6 è quindi lo smartphone più veloce mai prodotto dall’azienda. “Con OnePlus 6 l’obiettivo che ci siamo dati era quello di creare un prodotto dal design sofisticato ed elegante quanto il lavoro che abbiamo svolto all’interno del dispositivo”, ha dichiarato Pete Lau, fondatore e CEO di OnePlus. “Siamo orgogliosi del risultato che abbiamo ottenuto e ci auguriamo che i nostri utenti lo siano altrettanto”.

Esperienza d’uso veloce e fluida

OnePlus si impegna per garantire che i suoi telefoni rimangano sempre veloci e fluidi come il primo giorno, così da risolvere uno dei problemi più comuni tra gli utenti di smartphone. L’azienda raggiunge questo obiettivo attraverso una combinazione di hardware potente e software avanzato, in grado di interagire al meglio tra loro. OnePlus 6 dispone di uno dei processori più potenti sul mercato, Qualcomm Snapdragon 845, che migliora le prestazioni del 30% e al tempo stesso è più efficiente del 10% dal punto di vista energetico. In combinazione con il processore grafico Adreno 630, più veloce del 30% rispetto alla generazione precedente, OnePlus 6 offre la potenza necessaria per qualsiasi attività, dallo streaming di video HD ai giochi con un utilizzo intensivo della grafica. Con fino a 8 GB di RAM LPDDR4X, OnePlus 6 passare senza alcun lag tra le diverse app in esecuzione, consentendo di eseguire attività in multitasking con la massima facilità. L’archiviazione dual-lane di OnePlus 6, basata su UFS 2.1, assicura velocità di lettura/scrittura e di caricamento delle app superiori.

Design sofisticato

OnePlus 6 è tanto bello quanto funzionale, e ora ha uno schermo ancora più grande. Proprio per consentire agli utenti di sfruttare al meglio la superficie del display, l’azienda ha progettato la barra di navigazione in modo da poter essere sostituita dal controllo gestuale, liberando ancora più spazio di visualizzazione, per un look più pulito. OnePlus ha sperimentato e innovato con il vetro, per proporre il suo design più sofisticato finora. La struttura completamente in vetro di OnePlus 6 consente una migliore trasmissione delle onde radio, offrendo agli utenti velocità di download fino a 1 Gigabit., OnePlus ha utilizzato vetro Corning Gorilla Glass 5, celebre per robustezza e malleabilità, sia nella parte anteriore che in quella posteriore del dispositivo, modellandolo con una forma leggermente arrotondata per creare un design senza interruzioni tra i diversi elementi che lo compongono. La meticolosa attenzione ai dettagli del team di sviluppo dell’azienda si riflette in ciascuna delle varianti di colore di OnePlus 6: Mirror Black, Midnight Black e Silk White (in edizione limitata). Per le varianti Mirror Black e Midnight Black, OnePlus ha incorporato un sottile strato di pellicola sotto il vetro per creare un senso di profondità quando luci e ombre colpiscono il dispositivo. Nella variante Midnight Black, sulla pellicola è incisa una particolare texture che produce una linea sottile a forma di S quando il telefono riflette la luce. La variante Silk White in edizione limitata utilizza invece polvere di madreperla per creare un raffinato effetto scintillante.

Doppia fotocamera con stabilizzazione ottica dell’immagine

Il sistema a doppia fotocamera di OnePlus 6 comprende una fotocamera principale da 16 MP, supportata da una fotocamera secondaria da 20 MP. Con un’apertura di f/1.7, la fotocamera principale da 16 MP è affiancata da un sensore più grande del 19% e dalla funzionalità OIS per prestazioni eccezionali in un’ampia gamma di condizioni di illuminazione. Grazie ad Advanced HDR, l’algoritmo High Dynamic Range migliorato, OnePlus 6 mette più in risalto le ombre e migliora l’illuminazione nelle foto. La modalità ritratto sarà disponibile sia nella fotocamera anteriore di OnePlus 6 che in quella posteriore. Utilizzando l’intelligenza artificiale, la fotocamera anteriore è in grado di applicare ai selfie un effetto di profondità di campo. Originali effetti di sfocatura, come cerchi, cuori e stelle, offrono modi nuovi per personalizzare i propri ritratti. OnePlus 6 segna l’introduzione della modalità Slow Motion di OnePlus, che permette di acquisire video ad alta definizione fotogramma per fotogramma con un livello di dettaglio sorprendente, per essere certi di non perdersi nemmeno un particolare.

Una versione più sofisticata di Android: OxygenOS

Il sistema operativo di OnePlus, OxygenOS, offre un’esperienza Android più veloce, pulita e personalizzabile rispetto ad altri dispositivi Android. Come avviene per l’hardware, OnePlus approccia il software per offrire un’esperienza raffinata, efficiente e minimalista. Le nuove funzionalità sono sottoposte agli utenti di OnePlus attraverso canali come il programma beta OxygenOS e vengono aggiunte solo dopo aver determinato che possano effettivamente migliorare il modo in cui si utilizza il telefono.

Un giorno di autonomia con mezz’ora di ricarica

La funzionalità di ricarica rapida di OnePlus 6 offre una delle soluzioni di ricarica più veloci sul mercato a livello mondiale. Con una ricarica di mezz’ora, OnePlus 6 dispone di autonomia sufficiente per l’intera giornata.

Prezzi e disponibilità

OnePlus 6 nelle versioni da 64 GB, 128 GB e 256 GB sarà disponibile su oneplus.com in Nord America e in Europa il 22 maggio a partire da USD 529/EUR 519/GBP 469. L’edizione limitata Silk White con 128 GB di spazio di archiviazione sarà disponibile per l’acquisto il 5 giugno.

F.P.L.




Fifa 18, EA celebra la coppa del mondo con il dlc gratuito “World Cup Russia”

Una grande novità è in arrivo per tutti i fan di Fifa 18. Electronic Arts, infatti, celebra il più grande torneo di calcio dell’anno con 2018 FIFA World Cup Russia, l’aggiornamento scaricabile gratuitamente da tutti i possessori del titolo calcistico di EA. L’update offre l’opportunità unica di vivere il torneo mondiale attraverso gli elementi ufficiali del titolo, come le squadre, gli stadi, le divise, gli stemmi, i palloni ufficiali e l’ambito trofeo in palio. Gli appassionati e possessori di PlayStation 4, Xbox One, Origin per PC e Nintendo Switch potranno scaricare gratuitamente il contenuto a partire dal 29 maggio. Il “World Cup Mode” aggiungerà ulteriore profondità a FIFA 18, permettendo agli appassionati di questo videogioco di cimentarsi nell’inedita modalità dedicata alla Coppa del Mondo e che promette nuove sfide e la riproduzione perfetta di quanto succederà davvero in Russia dal 14 giugno al 15 luglio prossimi. Per permettere una completa “full immersion” nell’atmosfera dei Mondiali la Electronic Arts interverrà radicalmente sul gioco, aggiungendo una miriade di dettagli. Ad esempio saranno inserite le rappresentative nazionali che si sono qualificate per la Coppa del Mondo e che invece erano assenti nel gioco, ben 12 nuove squadre provenienti da tutto il mondo. A queste si aggiungeranno nuovi palloni, nuove divise e naturalmente nuovi giocatori, mentre quelli già presenti nel gioco vedranno le proprie caratteristiche aggiornate sulla scia delle prestazioni offerte nel mondo reale.

L’aggiornamento 2018 FIFA World Cup Russia permette di scegliere una delle 32 nazionali qualificate per vivere il sogno del mondiale e scrivere la propria storia nel torneo, dalla fase a gironi alla finale di Mosca in modalità Amichevole Online e Torneo Online. Inoltre, con il Torneo FIFA World Cup Personalizzato è possibile scegliere una delle nazionali incluse in FIFA 18 per creare un torneo unico, selezionando anche nazionali non qualificate come Italia, Cile e USA. Per immergersi nelle più calde atmosfere degli stadi e cimentarsi in partite offline, da solo o con amici, è stata inclusa anche la modalità Calcio d’Inizio FIFA World Cup. Nel nuovissimo DLC saranno inoltre inclusi, riprodotti con fedeltà assoluta, i 12 stadi che ospiteranno la manifestazione, mentre anche la modalità Ultimate Team sarà aggiornata e in parte rivisitata: le carte di moltissimi calciatori saranno aggiornate per rispecchiarne i valori attuali e rendere ancor più realistico il gioco, ma non mancheranno le icone più famose nella storia dei Mondiali e un nuovissimo sistema di intesa che si baserà sulla nazionalità e sulle confederazioni di appartenenza. Naturalmente saranno presenti, insieme all’Ultimate Team, anche le ormai celebri “Sfide Creazione Rosa”, che avranno temi e premi ispirati alla Coppa del Mondo e che sicuramente allungheranno la longevità di un gioco che è già un successo e che con questo splendido aggiornamento gratuito mira ad avvicinarsi ancora di più ai cuori dei propri fan in vista dell’uscita autunnale di FIFA 19. Non resta altro che scaldare i polpastrelli in attesa di questo succosissimo dlc.

 

Francesco Pellegrino Lise




Samsung al fianco di mamme e papà con BebèCare

Arrivano a fine maggio sul mercato italiano i primi due seggiolini auto Chicco con sensori BebèCare integrati. Nato lo scorso ottobre dalla partneship tra Samsung e Chicco, BebèCare è il primo sistema studiato, progettato e sviluppato in Italia che permette di rilevare la presenza e i movimenti del bambino sul seggiolino e di inviare notifiche ai genitori attraverso i devices dell’ecosistema Samsung durante gli spostamenti in auto. Un progetto dall’impatto positivo e diretto sulla vita delle famiglie proprio nei momenti in cui incastrare gli impegni quotidiani, la famiglia e il lavoro diventa un complicato puzzle e in cui le nuove tecnologie possono essere un prezioso alleato. “La gestione della routine di tutti i giorni è sempre più una sfida per le famiglie e per questo abbiamo dato vita, con passione, a BebèCare. Abbiamo pertanto scelto di collaborare con Chicco, azienda leader nel mondo del bambino che, grazie alla sua esperienza, tradizione e competenza, rappresenta il partner ideale” afferma Francesco Cordani, Head of Marcom di Samsung Electronics Italia. “Siamo orgogliosi di annunciare che il prototipo è diventato realtà, trasformandosi in un prodotto concreto che possa essere al fianco di mamme e papà nella loro vita quotidiana, come supporto sicuro e affidabile nato da un continuo lavoro di innovazione”. In questa collaborazione Samsung, che punta a diffondere la cultura dell’innovazione tramite tecnologie capaci di migliorare la vita delle persone, ha messo a disposizione il proprio know-how e il proprio ecosistema di dispostivi per permettere la realizzazione dei sensori e lo sviluppo dell’applicazione BebèCare. Il sistema consiste in sensori, integrati nei seggiolini auto Chicco modello Oasys 0+ e Oasys i-Size senza comprometterne le performance di sicurezza, in grado di rilevare i movimenti del bambino e inviare notifiche agli smartphone dei genitori, tramite l’apposita app BebèCare. Il funzionamento è stato pensato per essere facile e intuitivo, dall’installazione dell’app alla predisposizione del dispositivo.

Basta connettere il seggiolino auto Chicco dotato di sensori BebèCare all’app dedicata, disponibile sugli store e device Samsung.

Il sistema si attiva dopo alcuni secondi dal momento in cui il bambino viene posizionato sul seggiolino, segnalandone la sua presenza a bordo attraverso l’app. I due modelli di seggiolini auto sono: Chicco Oasys 0+ UP: omologato secondo la normativa ECE R44/04 per il trasporto in auto di bambini dalla nascita fino a 13 kg, e Chicco Oasys i-Size: omologato secondo la normativa i-Size (ECE R129) per il trasporto in auto di bambini con un’altezza compresa tra 40 e 78 cm (max 13 kg). I seggiolini auto Chicco Oasys 0+ UP e Chicco Oasys i-Size saranno disponibili su mercato italiano da fine maggio 2018 a partire da 149 €. Inoltre, da novembre l’app BebèCare sarà scaricabile su tutti i dispositivi Android e iOS e sarà disponibile anche un nuovo seggiolino Chicco con sensori BebèCare omologato i-Size: Chicco AroundU (da 40 cm fino a 105 cm).

 

Francesco Pellegrino Lise




Ricerca aerospaziale, a Capua parte il progetto di colonizzazione di Marte

Il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (Cira) realizzerà a Capua a partire dal 2020 una serie di laboratori e infrastrutture per simulare una colonia umana su Marte. Il progetto è stato presentato oggi nella sede dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) nel corso del workshop “Esplorazione e colonizzazione del pianeta Marte: scenari operativi e strategia nazionale”.

Il progetto è già stato approvato dal Miur ed è in fase di certificazione del ministero dell’Economia

“Una volta partiti i lavori, dovrebbe essere completato tra il 2022 e il 2023”, ha precisato Paolo Annunziato, presidente del Cira. “Oggi lo presentiamo alla comunità scientifica”, ha spiegato. La struttura comprenderà una serra per coltivare piante, laboratori grandi come silos adagiati su un fianco in cui ricreare le condizioni ambientali di Marte, un’area abitativa per la vita quotidiana degli astronauti e una zona per testare il movimento di robot e droni. Sembra una scena del film “Sopravvissuto – The Martian”, in cui il protagonista interpretato da Matt Damon resta intrappolato su Marte, solo che in questo caso non è fantascienza ma una vera colonia marziana ricreata sulla Terra. Si tratta di un grande laboratorio che permetterà di replicare l’ambiente di Marte: temperatura, radiazioni, pressione e circolazione dei venti. “Andiamo su Marte per capire come nasce e si sviluppa un pianeta non troppo diverso dalla Terra, con la speranza di trovare tracce di una vita passata”, ha spiegato il presidente dell’Asi Roberto Battiston.

La futura colonia marziana che sarà realizzata dal Cira a Capua è uno dei progetti bandiera del nuovo Programma di ricerca aerospaziale italiano (Prora)

“In futuro – ha spiegato Paolo Annunziato – la nostra idea è lavorare in stretta collaborazione con altre agenzie spaziali, perché nessuno è in grado da solo di risolvere tutti i problemi tecnologici per portare e mantenere esseri umani su Marte”, ha aggiunto il presidente del Cira.

L’infrastruttura permetterà di replicare le condizioni dell’ambiente di Marte: temperatura, radiazioni, pressione e circolazione dei venti. “Ci sarà, ad esempio, una galleria del vento per i test sulle polveri e le tempeste di sabbia, molto comuni su Marte”, ha chiarito Annunziato. All’interno, spiegano gli esperti, saranno testati macchinari e droni per vedere se funzionano in ambiente marziano.

“L’obiettivo – ha aggiunto Roberto Battiston – è sviluppare una serie di soluzioni tecnologiche per la futura colonizzazione di Marte”. Per il presidente dell’Asi, il progetto avrà anche importanti ricadute economiche per piccole e grandi imprese italiane: “miriamo anche a consolidare il ruolo della ricerca aeronautica e aerospaziale del nostro Paese nel contesto internazionale”.

Enrico Pellegrini




Tumori al cervello raddoppiati: cellulari e smartphone nel mirino

Sono anni che diverse associazioni composte da medici, scienziati e ricercatori, sottolineano il pericolo dei telefonini come strumenti dannosi per salute dell’uomo. Ma, come spesso capita per interessi economici e qualche volta per una eccessiva superficialità delle persone viene sottovalutato questo enorme pericolo.

Un’altra ricerca lancia l’allarme a difesa della salute, che non lascia ombra di dubbio

L’incidenza dei tumori cerebrali maligni e aggressivi in Inghilterra è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni: il tasso di casi di glioblastoma è salito da 2,4 a 5 ogni 100.000 persone tra il 1995 e il 2015, secondo uno studio pubblicato sul ‘Journal of Environmental and Public Health’. E se i dati analizzati nella ricerca riflettono solo le statistiche e non fanno luce sul perché queste tendenze potrebbero essersi verificate, i ricercatori indicano alcuni possibili fattori che potrebbero aver avuto un ruolo: fra questi, l’uso del telefono cellulare.

Ma anche l’ingestione o l’inalazione di sostanze radioattive e l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico

L’indagine segnala i dati provenienti dall’Ufficio delle statistiche nazionali del Regno Unito: ci sono stati 81.135 casi diagnosticati di glioblastoma nel periodo considerato. Confrontando i casi registrati nel 2015 con quelli del 1995, i ricercatori hanno scoperto che ci sono stati in media 1.548 tumori aggressivi in più ogni anno. Qualche mese fa anche una ricerca italiana aveva puntato il dito sull’aumento di tumori dovuto all’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza, emesse da ripetitori della telefonia mobile e a quelle, più dirette sull’organismo, emesse dai cellulari.

Anche la ricerca di qualche settimana fa dell’Istituto Ramazzini di Bologna, attraverso il Centro di ricerca sul cancro ‘Cesare Maltoni’ , parla chiaro:

l’aumento delle patologie oncologiche è di circa l’1,4%, sia per i ripetitori che per i cellulari. Una crescita contenuta, ma se si pensa al numero di persone esposte, il numero di individui che rischiano di ammalarsi è elevato. Da qui gli appelli dei ricercatori. Da una parte all’industria “perché, per quanto riguarda i telefonini, investa non solo nel miglioramento della tecnologia, ma anche in strumenti di salvaguardia. Per esempio: gli auricolari, riconosciuti come strumento per ridurre l’impatto delle emissioni sull’organismo dell’utilizzatore, potrebbero essere migliorati. Oggi li ritroviamo con i fili ingarbugliati nella borse e nelle tasche, inutilizzabili. Renderli di più facile uso sarebbe un passo avanti”.

Marco Staffiero




God of War, un Kratos feroce e maturo approda sulla PlayStation 4

Qualsiasi appassionato di videogames conosce o ha giocato almeno una volta a God of War, saga esclusiva PlayStation che si è evoluta nel corso degli anni, partendo nel 2005 dalla Ps2 fino a giungere all’odierna Ps4. Questo titolo porta dentro di sé echi di un passato a dir poco epico che l’hanno portato ad essere un punto di riferimento nel genere action in terza persona e che hanno portato il protagonista, Kratos, a diventare una vera e propria icona del gaming di casa Sony. In questo nuovo God of War, ultimo capolavoro in esclusiva su PlayStation 4, tale eredità si mescola con un presente più maturo, moderno, in linea con quelle che sono le produzioni attuali, ma soprattutto che abbandona il lato estremamente selvaggio del protagonista mettendo in mostra un aspetto più “umano” del Dio della guerra. Ma veniamo alla trama: tanti anni sono passati dalla disfatta di Zeus e dal crollo del suo Pantheon. Sono trascorsi anni di pace, fatti di una vita regolare, di nuovi affetti familiari e di una paternità faticosa, forse non desiderata. Di questa misteriosa stagione della vita di Kratos quasi non si fa menzione nel nuovo God of War. Il grande balzo temporale mette nelle mani dei giocatori un eroe invecchiato, taciturno e barbuto, ma non per questo meno carismatico degli anni delle sue imprese. Kratos porta ancora le cicatrici delle sue antiche avventure, in lui ribolle la stessa fierezza ereditata dall’educazione di Sparta, ma il dio della guerra ha deciso di cambiare. Di crescere, di trasformarsi, di diventare più maturo. Alla stessa maniera della serie di cui è protagonista, che ci propone un episodio diverso ma non irriconoscibile, grandioso come un tempo ma deciso ad evolversi. God of War per Ps4, insomma, rappresenta la volontà di rifondare il canone dell’action, di allargarne i confini abbracciando un incedere più avventuroso e meno volto ai combattimenti troppo forzati. Le premesse della trama sono interessanti e fanno capire da subito che ci si trova in una situazione nuova, rispetto al passato della saga. Kratos, come già detto, è invecchiato e ha anche un figlio, Atreus, un ragazzino inesperto che a inizio gioco muove i primi passi nel mondo della caccia e del combattimento. Tutta la trama principale è basata sul viaggio che Kratos e Atreus intraprendono per portare a termine un preciso obiettivo. Ed è nel corso di questo viaggio che il giocatore può scoprire qualcosa in più sul nuovo Kratos, abituarsi al suo cambiamento, anche caratteriale, osservarlo nel ruolo di padre e apprezzare il gran bel lavoro di sceneggiatura fatto dagli scrittori di Santa Monica Studio.

https://www.youtube.com/watch?v=P1ejSa_gonc

Il ritmo di questo nuovo God of War è molto particolare

Sicuramente più lento rispetto al passato della saga, ma comunque convincente per altri motivi. Il rapporto tra Kratos e Atreus è uno degli aspetti più belli da seguire, nel corso del viaggio, ma in generale è l’evoluzione dei tanti elementi di gioco a colpire, convincere, soddisfare. C’è il progresso della trama stessa, con l’aggiunta di nuovi dettagli man mano che si procede nell’avventura, c’è il progresso di Kratos, che può imparare nuove abilità di combattimento e diventare più forte con nuovi pezzi di equipaggiamento, c’è il progresso del gioco, che si apre a nuove possibilità grazie all’ottenimento di strumenti che permettono di sbloccare nuove situazioni. E tutti questi elementi, insieme, contribuiscono a rendere il viaggio estremamente affascinante e magistralmente cadenzato. Insomma, affrontando il nuovo God of War, man mano che si procede nell’avventura è tutto un susseguirsi di emozioni uniche che difficilmente potranno essere cancellate dalla memoria. A livello di gameplay le attività principali in cui il giocatore è coinvolto sono fondamentalmente tre: l’esplorazione attenta di nuove aree, il combattimento contro diversi tipi di nemici, la risoluzione di enigmi ambientali. L’esplorazione è abbastanza libera in alcune precise fasi del gioco e lo diventa totalmente dopo l’end game, ma ovviamente il risultato non è come quello di un classico open world. God of War per PS4 è un gioco che vuole anche un po’ guidare il giocatore, almeno finché non avrà completato la trama principale. C’è spesso modo di distrarsi dalla storia, ed è anche consigliabile farlo, perché è proprio grazie all’esplorazione e al completamento di missioni secondarie che è possibile ottenere esperienza utile a sbloccare nuove abilità di combattimento e pezzi di equipaggiamento indispensabili per rendere Kratos all’altezza delle sfide più ardue. Progredire con il protagonista, quindi, significa anche esplorare per bene tutto ciò che il gioco ha da offrire. Quindi, se si vuole diventare più forti, bisogna sfruttare al cento per cento il mondo di gioco, imparare a conoscerne tutti i segreti ed esplorarne tutti i posti più nascosti. Se fino a questo punto è evidente quanto questo nuovo capitolo della saga di God of War sia stato potenziato in ogni elemento con risultati molto positivi: è più grande, più longevo, più narrato, più profondo, più personalizzabile, è proprio nel momento in cui ci si focalizza sul combattimento e sui nemici che le cose si fanno meno univoche nel giudizio. Il totale cambio di visuale ha portato il gioco a trasformarsi da un action puro, quasi sul confine di un hack & slash, con tanto di indicatore delle combo portate a termine e telecamera fissa, a un videogame d’azione tattico in terza persona con visuale libera alle spalle, perfettamente in linea con le tendenze del momento. Il movimento è più lento, pur non essendo mai legnoso, ma si trascina dietro delle importanti limitazioni, come l’impossibilità di tenere sott’occhio l’intero campo di battaglia relegando all’uso di indicatori visibili e alle continue urla di Atreus la percezione dei colpi in arrivo dalle spalle. Per il resto la meccanica si basa sui classici elementi che sono presenti negli action RPG odierni: ci sono i colpi inferti dall’arma equipaggiata o dalla distanza attraverso Atreus, la schivata rapida e con capriola, la parata con tanto di contromossa se attivata al momento giusto, lo stordimento dei nemici indicato da una seconda barra che affianca quella della vita e che viene influenzata dai colpi in base alla tipologia di resistenza dell’avversario. Quando quest’ultimo valore raggiunge il massimo, il nemico può essere preso da Kratos dando il via a una piccola cutscene di esecuzione o a un quick time event che permette di infliggere un certo numero di colpi prima che il nemico si risvegli. Il problema è che, una volta maturato un tot di ore sul campo di battaglia, ci si rende conto che il combat system è nato dalla fusione di molte cose già viste che tutte insieme non riescono a soddisfare pienamente il giocatore più esigente o quello abituato ai vecchi ritmi della saga.

https://www.youtube.com/watch?v=bLt5p4VJrWM

Purtroppo in questo nuovo God of War il set di mosse a disposizione è limitato e molto lento

Nella sua crescita ed evoluzione e dopo una decina di ore si prenderà coscienza che basta utilizzare sempre e soltanto poche combinazioni di attacco per proseguire senza troppi problemi. Nulla da dire invece sulla sensazione d’impatto e sul feedback dei colpi, e più in generale sulla coreografia degli scontri. Ottima invece la gestione di Atreus: il ragazzo ha dei comportamenti abbastanza aggressivi e partecipa sempre agli scontri in autonomia distraendo gli avversari per aiutarci con gli attacchi e risultando sempre molto efficace nel lancio delle frecce. Queste, oltre ad essere gestite in automatico dal personaggio, possono essere controllate direttamente con la pressione di un tasto e risultano cruciali sia per consentire di bersagliare e colpire una specifica tipologia di nemico, sia per rallentare e stordire tutti gli avversari. Per quanto concerne la “crescita” del personaggio, Kratos ha diversi modi per potenziarsi. Innanzitutto, vincendo gli scontri con i nemici guadagna punti esperienza, che possono essere spesi per acquistare abilità utili in combattimento. Queste abilità sono legate allo sviluppo della sua ascia Leviatano, che a sua volta va potenziata grazie all’ottenimento di appositi materiali. Più si potenzia l’ascia, più si sbloccano nuove abilità da acquisire tramite l’investimento dei punti esperienza guadagnati. Queste abilità sono fondamentalmente nuovi attacchi e/o nuove combo eseguibili in combattimento. Possono riguardare l’utilizzo dell’ascia o anche il combattimento “pugno e scudo” che comunque si rivela molto importante in diverse occasioni. Il Leviatano, poi, può essere arricchito da due attacchi runici: nel gioco se ne trovano diversi e sta al giocatore scegliere quali utilizzare ed è bene sottolineare che li si può cambiare in qualsiasi momento, come se fossero pezzi di equipaggiamento. Allo stesso modo in cui si può cambiare in qualsiasi momento il pomo dell’ascia, che è un vero e proprio pezzo di equipaggiamento, in grado di fornire miglioramenti alle caratteristiche basilari di Kratos, oltre a fornire abilità specifiche. Oltre al pomo dell’ascia Kratos può indossare e migliorare anche pezzi per il busto, le braccia e i fianchi, oltre a un talismano. Ciascuno di questi pezzi va a incrementare le statistiche del personaggio, che sono Forza. Kratos quindi non sale di livello semplicemente uccidendo nemici, ma diventa più forte migliorando la sua ascia, sbloccando nuove abilità e potenziando il suo equipaggiamento oppure ottenendone uno migliore. Dal punto di vista grafico, questo nuovo God of War è uno dei videogames meglio realizzati fino ad oggi, grazie al connubio di un’ottima realizzazione tecnica a una sensazionale direzione artistica. I modelli dei personaggi e dei nemici sono assolutamente eccellenti, così come lo sono molte ambientazioni. Anche le animazioni e la regia di alcuni momenti giocano il loro importante ruolo nell’appagamento audiovisivo che God of War è capace di generare. Molto buono anche il doppiaggio italiano, che va a coprire una mole di dialoghi davvero sorprendente per un episodio della serie. E questa, tra l’altro, è un’altra caratteristica molto apprezzabile e gestita in modo molto intelligente. Svariati elementi della “lore” di questo nuovo God of War e dell’interpretazione della mitologia nordica che Santa Monica propone, vengono raccontati in dialoghi tra i personaggi, che avvengono nei momenti in cui è più opportuno che avvengano, come quando ci si sposta in barca da un posto all’altro, senza quindi andare a sovrapporsi a momenti di gioco in cui si sta necessariamente pensando ad altre esigenze. Unico neo della produzione è l’assenza di una modalità multigiocatore online che a nostro avviso, nel 2018, è una componente fondamentale per la pubblicazione di un software.

https://www.youtube.com/watch?v=CSbkTmM4uVs

Un titolo assolutamente imperdibile per i possessori di PlayStation 4

Tirando le somme, questo Nuovo God of War è un titolo assolutamente imperdibile per i possessori di PlayStation 4 in quanto spreme al meglio le potenzialità della piattaforma di gioco di casa Sony e catapulta i giocatori in un’avventura epica che è destinata a rimanere nell’Olimpo dei videogames. Da solo il nuovo God of War vale l’acquisto di una PS4, quindi, se siete videogiocatori incalliti o se siete ancora indecisi se acquistare l’ammiraglia da gioco del colosso nipponico, a nostro avviso questa è proprio l’occasione giusta.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 10
Sonoro: 9,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5
VOTO FINALE: 9

 

Francesco Pellegrino Lise




GDPR, nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati: ecco come cambia il codice sulla privacy,

Si tratta di una norma che sostituirà l’attuale codice privacy. Tutti i cittadini ne sono interessati. La nuova norma sta destando tanto interesse tra gli addetti ai lavori e altrettanta apprensione tra le imprese e le pubbliche amministrazioni, che dovranno adeguarsi a queste nuove regole.

A destare tanta preoccupazione sono le pesanti sanzioni che possono arrivare a 20 milioni di euro (o al 4% del fatturato mondiale annuo qualora i 20 MLN risultino inefficaci, quindi inferiori in valore al 4% del fatturato).

Tecnicamente il 25 Maggio con l’entrata in vigore del Regolamento Europeo viene abrogata la direttiva europea 95/46/CE, e non il DLgs 196/03 che ha recepito tale direttiva nel nostro ordinamento. Le sorti di quest’ultimo sono rimesse ad un nuovo decreto legislativo, i cui lavori sono in corso, che pare sia orientato alla sua totale abrogazione e che lo andrà a sostituire affiancando il GDPR (General Data Protection Regulation).

Ma andiamo per ordine

L’avvocato Enrico Pellegrini

Cerchiamo di capire innanzitutto perchè c’è stato bisogno di questo intervento normativo da parte dell’Unione Europea e quali sono le novità che verranno introdotte dal GDPR.

Il Regolamento Europeo n.679/2016, d’ora in poi GDPR, nasce dall’esigenza di adeguare il preesistente impianto normativo a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali nonché della dignità delle persone fisiche, ad un contesto nel quale la quantità impressionante di informazioni personali trattate, le nuove tecnologie e l’abuso di tali informazioni da parte delle grandi multinazionali, ha portato il cittadino a perdere di fatto il controllo dei propri dati e ad essere continuamente monitorato, profilato e condizionato nella propria vita quotidiana e nelle proprie scelte, tanto da trasformarsi da consumatore a “prodotto”.

Il recente caso di Cambridge Analytica e di Facebook rappresenta solo l’ultima evidenza di questo preoccupante fenomeno, economico e sociale, di mercificazione di dati personali effettuato in via principale, ma non esclusiva, da parte dei BIG del Web.

Le tecnologie, sono diventate così pervasive, da essere entrate di prepotenza nella vita quotidiana di tutti noi. Applicazioni come i “Social network” e i sistemi di messaggistica riscuotono tanto successo e arrivano quasi a creare “dipendenza” perchè di fatto sfruttano una “debolezza umana”, manipolandoci.

Ma i risvolti della “disattenzione” che abbiamo nei confronti rispetto delle informazioni sulla nostra vita che cediamo quotidianamente e gratuitamente, attraverso foto, video, post, “like” e condivisioni, possono costarci caro, come nei casi di “furto di identità”, di quella identità digitale attraverso la quale si commettono frodi o altri reati, che poi ci vengono addebitati.

Questo è il difficile contesto in cui si colloca il GDPR, con l’obiettivo di fornire al cittadino strumenti per riprendere il controllo dei propri dati, e lo fa da un verso riconoscendogli nuovi diritti, come il “diritto all’oblio” e facilitandone l’esercizio, dall’altro imponendo alle aziende di rispettare nuovi obblighi per proteggere le informazioni riferite a persone fisiche, trattate nell’ambito delle proprie attività di business.

La scelta dello strumento normativo, il regolamento, è esso stesso uno strumento per facilitare al cittadino l’accesso ed il controllo sui propri dati, uniformando di fatto la normativa tra tutti gli stati membri, in quanto il regolamento è direttamente efficace e non richiede un recepimento da parte degli stati membri ed il conseguente rischio di “introdurre differenze” nella norma tra i diversi stati, come nel caso della “direttiva”. Questa è una facilitazione perchè il cittadino potrà rivolgersi alla sua Autorità Garante e non doversi preoccupare di affrontare istituzioni estere e norme differenti per esercitare i propri diritti.

Stesso beneficio lo ottengono le imprese operanti a livello internazionale, in quanto avranno un quadro normativo uniforme da dover rispettare.

Ma di fianco a questo principio direttamente connesso allo strumento normativo, il regolamento europeo adotta anche il principio del “targeting” che pone l’obbligo di rispetto delle norme del GDPR anche a imprese stabilite al di fuori dell’unione europea, per il trattamento di dati relativi a cittadini europei. Questo principio costringe anche le Big company del Web, stanziate principalmente oltre oceano, a dover rispettare il GDPR.

Entrando nel merito del GDPR, il vero cambiamento risiede nel fatto che impone, per come è strutturato, un radicale cambio di approccio alla gestione del dato da parte delle imprese e della pubblica amministrazione, e lo fa attraverso il principio di “Responsabilizzazione” (in inglese Accountability) e imponendo l’effettuazione di una “analisi del rischio” per la determinazione di ogni misura di sicurezza da porre a protezione del dato personale, e di ogni intervento organizzativo per evitare effetti sul trattamento che portino ad intaccare i diritti e le liberta fondamentali, nonché la dignità degli interessati.

La “responsabilizzazione” del titolare si traduce nella libertà di autodeterminare “il come” garantire un trattamento conforme al GDPR, nel pieno rispetto dei diritti degli interessati e dei principi del trattamento, tra i quali la sicurezza di quest’ultimo, ma con l’onere di “documentare” e produrre “evidenze” in merito alle sue scelte e all’assolvimento dei suoi compiti, promuovendo l’efficacia degli interventi.

Scompaiono le “misure minime” di sicurezza lasciando spazio esclusivamente a misure di sicurezza che devono rivelarsi “idonee” e preventive a garantire il corretto trattamento dei dati personali e la sua protezione.

L’approccio “preventivo” trova il suo apice nell’introduzione di un nuovo obbligo di conformità che impone la “Protezione dei dati fin dalla progettazione e protezione per impostazione predefinita” (Privacy by design e by default), con il chiaro intento di voler “risolvere il problema alla radice”, di costringere cioè a valutare in anticipo gli effetti che si potrebbero avere sul trattamento dei dati personali e quindi sulle persone fisiche, attraverso un nuovo servizio, un nuovo software, valutando in anticipo le eventuali situazioni di rischio che si potrebbero introdurre ed eliminarne le cause alla fonte.

L’ “Analisi del rischio”, richiamata oltre 70 volte nel GDPR, è un mantra. Il titolare del trattamento non deve mai abbassare la guardia, deve assicurare la correttezza del trattamento e la protezione dei dati, e deve controllare, monitorare e testare le stesse misure di sicurezza che ha autodeterminato per verificarne regolarmente l’efficacia (art. 32, par.1, lettera d) e documentare in appositi registri, tenuti anche in forma elettronica, al fine di dare evidenza di esercitare il controllo e di garantire efficacia, insomma di governare le informazioni che gestisce.

Il livello di responsabilizzazione è tale che il GDPR estende a tutti i titolari del trattamento anche l’obbligo di denunciare all’autorità di controllo (il Garante) eventuali “Data Breach” subiti (violazioni alla sicurezza dei dati) e di farlo entro 72 ore dal momento in cui ne viene a conoscenza.

Una sorta di “autodenuncia” del fallimento delle misure di sicurezza che avrebbero dovuto evitare che la violazione all’integrità o alla riservatezza o alla disponibilità dei dati si verificasse, e delle condizioni che hanno consentito che l’evento avverso si verificasse, il Titolare deve tenerne traccia in un apposito registro oltre che comunicarlo al garante.

Anche in questo l’analisi del rischio ha un ruolo importante, perchè se il rischio rispetto ai diritti e alle liberta fondamentali degli interessanti, derivante dalla violazione, dovesse risultare “alto”, la comunicazione della violazione non dovrà limitarsi all’autorità di controllo, ma deve essere estesa a tutti gli interessati, con una comunicazione “ad personam” e fornendo ogni informazione necessaria in merito alla violazione ed eventuali istruzioni sul “cosa” l’interessato potrebbe fare per evitare ulteriori danni.

In tutto questo, il Garante invita i titolari del trattamento (obbligandoli nel caso della PA e dei titolari privati che effettuano trattamento a rischio) a nominare un “Responsabile per la Protezione dei Dati” (RPD o DPO) al quale affidare il delicato compito supportare il titolare nelle sue scelte, nell’analisi del rischio e di sorvegliare l’intera organizzazione affinché adotti e rispetti le direttive che il titolare vorrà impartire nella propria organizzazione per garantire il rispetto del GDPR, e di facilitare l’esercizio dei diritti da parte degli interessati nonchè le stesse ispezioni del Garante, fungendo da punto di contatto. Questa figura, che non necessità di essere “certificato” ma che deve avere sufficiente esperienza e competenza in merito ai temi connessi alla protezione dei dati personali, dovrà essere nominata entro il 25 maggio ed il suo nominativo congiuntamente alle sue coordinate di contatto, dovrà essere comunicato al Garante.

Il GDPR consente di individuare la figura del DPO anche all’esterno dell’organizzazione, ma attenzione perché la mancata nomina del DPO, ove dovuta, sarà la prima evidenza di aver violato il GDPR.

Ricordatevi anche che le responsabilità restano in capo al Titolare del trattamento, e non si trasferiscono al DPO, quindi scegliete bene chi vi dovrà consigliare e vigilare sul corretto trattamento dei vostri dati, perché i vostri dati sono un bene prezioso.

Enrico Pellegrini




Far Cry 5, l’ultimo capolavoro della saga targata Ubisoft

Tra i grandi titoli del 2018 Ubisoft, il colosso del gaming francese, ha lanciato sul mercato Far Cry 5 su Pc, Xbox One e Ps4. Il titolo arriva sulle piattaforme col preciso scopo di svecchiare una saga che ormai poggia le sue basi su un gameplay rimasto troppo simile da diversi anni. Sarà riuscita la software house a portare questa ventata di freschezza al suo franchise? Scopriamolo insieme. Che Far Cry 5 sia diverso dai suoi predecessori lo si può intuire sin dall’inizio dell’avventura, momento in cui si è chiamati a creare un personaggio da zero. Superato un editor piuttosto elementare che dà la possibilità di scegòiere i tratti somatici, il sesso e i vestiti del proprio alter ego virtuale, si vestiranno i panni di un vice sceriffo alle prime armi, un novellino mandato a gestire una brutta gatta da pelare nella placida Hope County. In questo luogo apparentemente sperduto nel Montana si registra infatti l’attività illecita della setta chiamata Eden’s Gate, comandata dall’autoproclamato profeta Joseph Seed e dai suoi tre fratelli che fungono da comandanti di altrettante tre aree differenti adibite ognuna per un preciso scopo. Le voci di rapimenti, omicidi e fanatismi estremisti un giorno vengono finalmente testimoniati da un video, in cui si vede Joseph uccidere a mani nude l’agente sotto copertura incaricato di indagare sul culto. Arrivati nella contea americana per l’arresto la situazione precipita, con tafferugli da parte degli adepti del santone, che colti da una violenza incontrollata arrivano addirittura a far precipitare l’elicottero dello sceriffo. In un batter d’occhio ci si ritrova così da soli, con i colleghi in balia della famiglia Seed e con un vecchio veterano nascosto in un bunker come nostro unico alleato. Da questo momento la situazione è tremendamente chiara: gli Edeniti, questo il nome degli affiliati alla setta, controllano tutta Hope County, e con l’affronto del tentato arresto il vaso di Pandora è stato scoperchiato. Ormai è guerra, e toccherà al protagonista fermare questa vera e propria epidemia di follia e violenza incontrollata. Con questo presupposto prende il via l’avventura di Far Cry 5, un viaggio assolutamente avvincente, lungo e pieno di personaggi da incontrare, missioni da affrontare e moltissime quest secondarie da seguire. Fortunatamente, in questo Far Cry 5 per la prima volta si abbandona la progressione lineare grazie a un’ambientazione veramente open world in cui la parola d’ordine è “libertà assoluta”. Saranno infatti i giocatori a decidere quali missioni affrontare – scegliendo tra incarichi principali, secondari ed eventi – e in che modo portarle a termine, optando per un approccio più stealth oppure buttandosi nella mischia ad armi spiegate. L’obiettivo finale, in ogni caso sarà quello di liberare Hope Country dalla “psicopatica” famiglia di Seed.

Come accennavamo nella spiegazione della trama, i nemici principali, oltre a Joseph, saranno i tre fratelli del predicatore folle: John, Jacob e Faith. Ognuno, in modo simile a quanto visto in Ghost Recon Wildlands, controllerà una porzione di Hope Country e per arrivare allo scontro finale contro Joseph sarà necessario annientare prima i tre fratelli. Ma come si sconfiggono questi boss? E’ molto semplice, in ogni zona bisognerà aumentare il grado di “resistenza”, portando a termine una serie di missioni principali e secondarie. Così facendo si potrà accedere a una missione unica che consentirà di affrontare il delirante personaggio a capo del territorio. Per far aumentare il livello di “resistenza” si dovranno conquistare gli avamposti della setta, distruggere i centri di produzione della droga e arruolare combattenti fra i locali salvandoli dalle grinfie degli affiliati. Così facendo il giocatore sarà chiamato ad aiutare poveri cittadini, recuperare veicoli, oggetti, equipaggiamenti e persino parti di animali ben precisi. Si dovranno liberare ostaggi, assaltare camion di detenuti e rifornimenti, si andrà a pesca e a caccia e si guiderà ogni sorta di veicolo: dalle moto d’acqua, ai furgoni, per passare agli aeroplani e agli elicotteri (con cui ingaggiare spettacolari combattimenti aerei), sino ad arrivare a moto e macchine di ogni tipo. Insomma, in Far Cry 5 annoiarsi è davvero impossibile, e questo perché missioni ed incarichi non mancheranno mai e l’intero mondo di gioco è assolutamente vivo e. I seguaci di Joseph saranno praticamente ovunque, gireranno a piedi, su macchine, furgoni e quad ed ogni occasione sarà buona per iniziare un conflitto a fuoco, anche durante il compimento di una missione. Per combattere la setta di invasati i giocatori avranno dalla loro parte un arsenale di tutto rispetto che comprende: mitra, fucili a pompa, archi, pistole, armi da mischia, lanciarazzi e ogni sorta di granata ed esplosivo. Ogni bocca da fuoco, inoltre, è completamente modificabile, si potranno caricare diversi tipi di munizioni e il feeling ricalca perfettamente quanto offerto nei capitoli precedenti con un sistema di combattimento realistico e completo di una balistica esente da difetti. Fortunatamente, in questo Far Cry 5, tutte le armi non saranno disponibili fin da subito ma si dovranno sbloccare man mano che si procede nella storia. Per condurre questa lotta verso la liberazione del Montana però il giocatore non sarà da solo, infatti, oltre che avere la possibilità di giocare con un amico, si potranno reclutare i civili salvati e alcuni abitanti del posto che posseggono delle qualità speciali. Questi “cittadini volenterosi” saranno in totale nove e negli scontri si riveleranno molti utili a patto di impartir loro gli ordini giusti e di optare per l’approccio che più si confà a ognuno di essi. Ogni soldato di supporto sarà infatti dotato di armi e abilità ben precise: Jess con il suo arco, ad esempio, sarà infallibile nelle fasi stealth mentre Nick, a bordo del suo aereo, potrà tornare utile in molte occasioni. Ogni combattente sarà associato ad un tasto del D-Pad, si potranno impartire ordini di attacco, mandarlo in prima linea e potrà persino rianimarci. Se viene colpito “pesantemente” avrà bisogno di tempo prima di tornare al nostro fianco. Ovviamente non si potranno controllare tutti e nove i mercenari assieme, ma si potrà decidere di averne in squadra due per volta al massimo. Nel caso in cui, poi, uno di essi dovesse subire delle ferite gravi si potrà rianimarlo, ma se non si farà in tempo, prima di poterlo riavere al proprio fianco bisognerà attendere qualche minuto. La gestione dei Mercenari aggiunge agli scontri di Far Cry 5una buona dose di tattica soprattutto per chi predilige uno stile più improntato sul combattimento silenzioso.

Alla fine di ogni missione o incarico si accumuleranno soldi, utili ad acquistare munizioni, armi, gadget, esplosivi, componenti per le armi, skin, mezzi, vestiti e materiali per creare droghe capaci di potenziare in modo temporaneo alcune abilità. Durante il gioco si otterranno anche punti, utili a sbloccare i così detti “Tratti”: per la precisione 50, suddivisi in cinque categorie che oltre a migliorare vari parametri, andranno a sbloccare strumenti utili come ad esempio, il rampino, il paracadute, la tuta alare e la possibilità di portare in battaglia un secondo mercenario. Questo sistema di progressione è indubbiamente ben studiato in quanto permette ad ogni giocatore di accedere a tutta una serie di potenziamenti capaci di garantire un’esperienza personalizzata in base allo stile di gioco adottato. I punti abilità, poi, si otterranno anche portando a termine una serie di sfide e affrontando la modalità Arcade. Eh sì, avete capito proprio bene, questa volta Ubisoft, col suo nuovo Far Cry 5, offre una tipologia di gioco del tutto innovativa per il franchise infatti include il classico deathmach, rigorosamente online e dotato di una buona varietà di mappe, e alcune sfide da affrontare da soli o in compagnia di un amico. Previsti anche vari eventi che saranno disponibili nei prossimi giorni e una modalità Editor: tutti contenuti pensati per prolungare la longevità del gioco che anche con la sola campagna si attesta comunque a livelli assolutamente soddisfacenti. Tecnicamente il gioco, è assolutamente un prodotto solido. Quasi inesistenti i cali di framerate, il mondo di gioco è veramente ricco e l’immagine a schermo è di buona qualità, ma soprattutto omogenea e ben filtrata. Non ci sono quasi mai elementi che risaltano in positivo o in negativo rispetto ad altri lasciando sempre una buona sensazione visiva. I panorami mozzafiato e un’incredibile fluidità delle azioni di gioco poi fanno il resto regalando uno spettacolo per gli occhi. Suoni e colonna sonora si mantengono in linea con gli alti valori produttivi del titolo. Armi e veicoli sono campionati in maniera generica, ma buona, e non ci aspettavamo niente di differente. La colonna sonora poi, come tradizione per la serie, è accessibile soprattutto dalla radio dei veicoli, ma al contrario di quanto avveniva sempre nel quarto capitolo è più che altro per intrattenimento. Ottimo anche il doppiaggio in lingua italiana che rende il tutto sempre esaltante e assolutamente coinvolgente. Tirando le somme, questo Far Cry 5 è un prodotto assolutamente da avere, divertente da giocare, con una trama assolutamente degna di nota, ben scritta e densa di colpi di scena e momenti epici.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 9
Gameplay: 9
Longevità: 9
VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise