Hungry Shark World, il videogame dell’estate targato Ubisoft

Appassionati di mare, ma soprattutto di squali rallegratevi perché è arrivato anche su Xbox One, PlayStation 4 e Nintendo Switch, Hungry Shark World. Il titolo Ubisoft, nato come videogame mobile, si propone come un divertente passatempo che non richiede grande impegno a livello di continuità, ed è quindi un titolo adatto a chi ha poco tempo per giocare ma non vuole rinunciare a concedersi una breve pausa. Una volta preso in mano il controller, Hungry Shark World si presenta come un arcade vecchio stile, proprio come quelli che spopolavano nelle sale giochi negli anni ’90. Ma partiamo da principio, il videogame di Ubisoft non possiede una trama articolata, ma è una storia appena accennata e serve solo come pretesto per andare avanti nel gioco. Ovviamente in Hungry Shark World si vestono i panni di uno squalo che dovrà accumulare punti mangiando pesci, persone e altre creature marine, ma anche collezionare tesori e compiere missioni. Tutte queste attività sono necessarie per riuscire a liberare altri squali più grandi che una volta salvati potranno essere comandati. Ogni pesce è sempre più grande del suo predecessore, nuota più velocemente e ha un morso più potente, qualità che permetterà di divorare pesci prima impossibili da attaccare e di deglutire prede utilizzando un minor numero di attacchi. Ogni partita di Hungry Shark World è destinata a finire con la dipartita del povero animale in quanto bisognerà tenere sempre d’occhio la barra della vita che, man mano che passa il tempo o si subiranno attacchi, scenderà sempre più in fretta. L’unico modo di restare in vita è divorare tutto ciò che è commestibile evitando predatori più grandi, meduse, pesci velenosi, mine, lava e molti altri pericoli. Il gameplay rimarrà invariato praticamente per tutta la durata del titolo: lo squalo si nutrirà automaticamente della fauna marina più piccola, richiedendo invece la pressione di un tasto per le prede più grosse e sostanziose, mentre tenendo premuto un altro pulsante si attiverà uno scatto per aumentare la velocità o rompere delle barriere che interrompono il cammino (a patto che lo squalo che si sta controllando sia abbastanza grosso). Bene, a questo punto va sottolineato che per quanto si possa esplorare la mappa e per quante ore si passi in mare aperto, il gameplay ne cambierà ne verrà ampliato. In Hungry Shark World l’obbiettivo ultimo (ed unico) di sbloccare quanti più personaggi, mappe e numerosi gear (indumenti che danno bonus aggiuntivi) possibili.

Sul fronte grafico e tecnico il titolo di Ubisoft non delude, infatti è stato fatto un buon lavoro sia sui modelli che sulle texture degli squali protagonisti. Le animazioni sono un po’ scarne, ma non per questo brutte da vedere e il lavoro per adattare il gioco alle console è stato svolto in maniera egregia. Parlando di difetti invece, spesso purtroppo si nota un framerate non esattamente stabile, con qualche scatto di troppo, dei caricamenti davvero lunghi e una ripetitività di fondo dovuta al fatto che il videogame nasce come titolo mobile. La componente audio, invece, non stupisce, ma risulta essere divertente e appagante. Nelle primissime sezioni di gioco le risate saranno davvero molte grazie ai richiami alle colonne sonore ben più note, una su tutti Lo Squalo, o per le urla dei poveri bagnanti pronti per diventare lo spuntino del pesce che si sta controllando. Quindi alla luce di tutto questo, la componente sonora funziona bene e rappresenta uno degli aspetti positivi del software. In conclusione, Hungry Shark World prova fin da subito ad essere un gioco divertente e leggero, proponendo una formula già rodata che ha trovato la sua miniera d’oro su smartphone, e che fortunatamente su console vede eliminate del tutto le microtransazioni. Consapevoli della natura originale del titolo e del potenziale delle attuali console quindi ci sentiamo di consigliarvi Hungry Shark World se avete poco tempo per giocare, se volete un titolo leggero che funzioni da passatempo per voi, i vostri amici o i vostri figli. Se siete alla caccia di videogame a cui dedicare molto tempo ogni giorno, con una trama profonda e che richieda un livello di abilità e concentrazione molto alto, allora vi consigliamo di navigare verso altri lidi.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Sonoro: 8
Gameplay: 9
Longevità: 7
VOTO FINALE: 8

 

Francesco Pellegrino Lise




L’eclissi di luna più lunga del secolo ha affascinato il mondo

L’eclissi totale di Luna più lunga del secolo, della durata di un’ora e 43 minuti a partire dalle 21.30, e la grande opposizione di Marte, la più spettacolare dal 2003. Mentre la Luna si tingeva di rosso per l’eclissi, il pianeta rosso appariva nel cielo più grande del 10%.

Marte, che nelle ultime ore ha fatto parlare di sé per la scoperta italiana del suo primo lago di acqua liquida sotto i suoi ghiacci, si trova nella posizione esattamente opposta al Sole rispetto alla Terra e il 31 luglio, sarà alla minima distanza dal nostro Pianeta, pari a 57.590.630 chilometri.

A tingere di rosso la Luna è invece la sua posizione rispetto alla Terra: quest’ultima si trova tra il Sole e la Luna e proietta sul satellite un cono d’ombra. La fase totale dell’eclissi, durante la quale la Luna è integralmente immersa nell’ombra, è avvenuta tra le 21:30 e le 23:13 ed è stata ben visibile in tutta Italia, con il picco massimo alle 22:22 e lo spettacolo si è concluso all’1:30 della notte del 28 luglio.

Tante le iniziative organizzate in tutta Italia dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), che ha aperto le porte di alcuni dei suoi osservatori, e dall’Unione Astrofili Italiani (Uai), che ha messo a disposizione di tutti gli appassionati i propri telescopi amatoriali.

A Roma il ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mibac), il Parco Archeologico del Colosseo e il Virtual Telescope Project, gestito dall’astrofisico Gianluca Masi, hanno organizzato una serata osservativa speciale in un palcoscenico naturale unico al mondo: le rovine del Palatino, nei pressi del Tempio di Venere e Roma.

“Marte e la Luna sono nella stessa zona di cielo, l’uno sotto l’altra”, ha spiegato Masi. Il pianeta rosso brillava a circa 6 gradi di distanza dal nostro satellite e, dopo Venere e la Luna, è stato l’oggetto più luminoso del cielo, ha aggiunto. Insieme, la Luna e Marte ci hanno regalato una delle serate più suggestive degli ultimi decenni. Anche Venere, Giove e Saturno sono brillanti e ben visibili, in una “splendida parata planetaria”.




Marte, storica scoperta: c’è un lago salato sotto il ghiaccio

A un chilometro e mezzo sotto i ghiacci del Polo Sud di Marte c’è un grande lago di acqua liquida e salata: lo ha scoperto il radar italiano Marsis della sonda Mars Express. Pubblicata su Science, la scoperta è stata presentata da Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), università Roma Tre, Sapienza e Gabriele d’Annunzio (Pescara), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Ha tutti i requisiti per ospitare la vita, il grande lago sotterraneo scoperto su Marte dai ricercatori italiani che hanno utilizzato i dati del radar Marsis, a bordo della sonda europea Mars Express. Esiste da molto tempo, ha acqua liquida, sali ed è protetto dai raggi cosmici: questi, dicono gli autori della ricerca, sono elementi che potrebbero far pensare anche a una nicchia biologica.

La scoperta di un lago di acqua liquida nel sottosuolo di Marte “è una delle più importanti degli ultimi anni”: lo ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston. “Sono decenni che il sistema spaziale italiano è impegnato nelle ricerche su Marte insieme a Esa e Nasa. I risultati di Marsis – ha rilevato Battiston – confermano l’eccellenza dei nostri scienziati e della nostra tecnologia e sono un’ulteriore riprova dell’importanza della missione europea a leadership italiana ExoMars, che nel 2020 arriverà sul pianeta rosso alla ricerca.

A individuare il lago, stabile da molto tempo, con un diametro di 20 chilometri e una forma vagamente triangolare, è stato il radar Marsis (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), attivo dal 2005 a bordo sulla sonda Mars Express, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Come il radar Marsis, ideato da Giovanni Picardi dell’università Sapienza di Roma e costruito dalla Thales Alenia Space (Thales-Leonardo), sono italiani tutti gli autori della ricerca.

Hanno presentato i risultati sono il responsabile scientifico del radar Marsis Roberto Orosei, dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e primo autore della ricerca, Enrico Flamini, docente di Planetologia presso l’Università di Chieti-Pescara e responsabile di progetto dell’esperimento Marsis per l’Asi, Elena Pettinelli, responsabile del laboratorio di Fisica Applicata alla Terra e ai Pianeti dell’Università Roma Tre, co-investigator di Marsis. Arriva finalmente la risposta alla domanda che dal 1976 avevano sollevato le missioni Viking della Nasa: i loro dati indicavano con chiarezza che in passato Marte aveva avuto laghi, fiumi e mari, ma finora non si sapeva che fine avesse fatto tutta quell’acqua.

“C’è stato un tempo in cui Marte era abitabile, con un clima simile alla Terra, ma nel tempo il pianeta ha perso la sua atmosfera e con essa l’effetto serra che riscaldava, e di conseguenza l’acqua è ghiacciata e poi è scomparsa. Restavano i segni lasciati dalla presenza dell’acqua, ma restava da capire dove fosse finita e capire dove andare a cercarla”, ha detto Orosei, dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna dell’Inaf.

Il lagobuio e salato, è probabilmente profondo qualche metro e si trova nella regione di Marte chiamata Planum Australe, nel Polo Sud del pianeta. “E’ la prima evidenza che c’è acqua liquida su Marte, in un lago subglaciale”, ha detto Flamini. “E’ una notizia – ha aggiunto – che si aspettava da 30 o 40 anni“. I dati raccolti dal radar Marsis fra maggio 2012 e dicembre 2015 mostrano che si tratta di una massa d’acqua stabile. Il grande lago buio e salato del Polo Sud potrebbe non essere l’unico: secondo i ricercatori potrebbero essercene altri e, adesso che sanno come cercarli, continueranno a farlo.

di tracce di vita”




BlackBerry KEY 2, lo smartphone con tastiera fisica torna di moda

Arriva anche in Italia, a partire dal 30 luglio, BlackBerry KEY2, il dispositivo dotato dell’iconica tastiera fisica che ha reso celebre lo smartphone nel mondo. Il device è dotaro del sistema operativo Android 8.1 Oreo, ha una fotocamera posteriore doppia, mentre lo Speed Key, il tasto di scelta rapida, consente di accedere con un semplice gesto alle applicazioni, ai contatti e alle funzionalità usate più frequentemente da chi lo adopera. “Abbiamo sviluppato uno smartphone che si distingue, riunendo tutte le specificità che hanno reso BlackBerry un marchio iconico ed introducendo una serie di novità”, dice Alain Lejeune, Senior vice Presidente di TCL Communication e Presidente di BlackBerry Mobile. “Progettiamo gli smartphone per garantire una sicurezza su tutti i livelli e siamo entusiasti di collaborare con TCL Communication per il lancio del loro nuovo BlackBerry KEY2”, spiega Alex Thurber, Senior vice Presidente e General Manager di Mobility Solutions di BlackBerry. Il dispositivo sarà acquistabile in preordine su Amazon.it, già dal 20 luglio. DBlackBerry KEY2 nella versione Silver è disponibile in preordine su Amazon.it, al prezzo di 649,90 euro. Nella versione Black sarà disponibile tramite Tim a partire da questo mese, sia nel listino consumer che nel listino business. Rispetto al suo predecessore, il Key One, il nuovo Blackberry KEY 2 è un passo in avanti in tutti gli aspetti, ma è soprattutto il design molto più curato e moderno a saltare subito all’occhio: il corpo unibody in alluminio (nero o silver) ha ora profilo più sottile e linee più essenziali, dando maggiore sensazione di eleganza. Blackberry ha lavorato molto anche sulla tastiera, rendendo i tasti più alti del 20% e modificando uno dei tasti maiuscolo, che ora diventa lo Speed Key, che permette di accedere in modo rapido alle scorciatoie della tastiera fisica anche all’interno delle app e non solo dall’homepage. Come vi racconto nel video, se prima solo dall’homepage premendo un tasto si poteva accedere all’app o alla funzione corrispondente, ora utilizzando lo Speed Key questa scorciatoia di multitasking è disponibile sempre, anche all’interno di altre app. Resta un punto fermo il sensore di impronte digitali sulla barra spaziatrice, ma ora è stato allargato e risulta più comodo da utilizzare. Tra i miglioramenti a livello hardware è presente la doppia fotocamera posteriore da 12 megapixel, il processore Qualcomm Snapdragon 660, RAM di 6GB e storage da 64GB con possibilità di installare MicroSD. La batteria è rimasta la stessa del modello precedente, ma i miglioramenti del software e la più recente piattaforma hardware dovrebbero garantire un’autonomia migliorata, per avere sempre due giorni pieni di utilizzo a disposizione. Per la ricarica è presente il connettore USB Type-C ma con tempi ridotti grazie alla tecnologia Quick Charge 3 di Qualcomm. Partendo dalla solida base del KEY ONE, Blackberry KEY 2 è ora un terminale maturo. Migliore inoltre la finitura del retro, che rende più gradevole al tatto anche la presa. Il device, oltre che dimagrito di quasi un millimetro di spessore, ha perso anche 12 grammi di peso e ora in mano è molto più equilibrato. Insomma l’evoluzione del Key One sembra essere un dispositivo assolutamente all’avanguardia e dal design incredibilmente accattivante.

 

F.P.L.




Shining Resonance Refrain, la saga JRPG torna finalmente in Occidente

A patto di non essere fan di vecchia data o quei tipi di giocatori che adoravano il genere JRPG d’importazione, è molto difficile che si conosca la saga di Shining, una serie longeva quasi quanto quelle di best seller del genere come Final Fantasy e Dragon Quest. Lanciato da SEGA negli anni ‘90, il franchise era noto anche nel nostro continente, almeno fino a quando il colosso nipponico, nella seconda metà degli anni 2000, decise di confinare la serie nel solo continente asiatico. Dopo ben 14 anni dall’uscita di Shining Soul II per GBA, il publisher ha deciso di riprovarci, lanciando sui mercati occidentali la versione rimasterizzata di Shining Resonance, un action RPG uscito nel 2014 su PlayStation 3. Disponibile adesso su PlayStation 4, Nintendo Switch e per la prima volta anche su Xbox One, Shining Resonance Refrain include non solo i circa 150 DLC distribuiti per l’edizione originale, ma anche una buon numero di accorgimenti tecnici studiati apposta per rendere ancora più unica questa splendida riedizione. La trama di Shining Resonance è un classico dei JRPG e affonda le sue radici in molte leggende del fantasy classico con richiami alla mitologia norrena. Il gioco è ambientato in un mondo fantasy e colorato, dove i draghi governavano l’intera terra di Alfheim e convivevano pacificamente con gli Elfi. Utilizzando le mistiche Canzoni Runiche, questi potevano addirittura entrare in comunione con le possenti creature e sfruttarne gli straordinari poteri. Il meraviglioso regno idilliaco di Alfheim venne però sconvolto da Deus, un essere malvagio e più potente di qualsiasi drago esistito, che dopo aver spaccato in due fazioni la razza elfica provocò una guerra che avrebbe inghiottito il mondo intero e che sarebbe stata ricordata negli annali di storia col nome di Ragnarok. A distanza di mille anni dalla sconfitta di Deus, i draghi risultano ormai estinti, ma la terra di Alfheim continua ad essere attanagliata nella morsa della guerra: il vicino e potente Impero di Lombardia ha già conquistato mezzo continente e si prepara a schiacciare i piccoli regni alleati di Astoria e Wellant. L’unica speranza rimasta alle due nazioni è rappresentata dai Dragneer, i guerrieri che utilizzano in battaglia degli antichi strumenti musicali donati ai mortali dal leggendario Shining Dragon: una creatura che ora giace nel corpo del giovane spadaccino chiamato Yuma. Orfano sin dalla giovane età, il ragazzo in grado di trasformarsi nella bestia mitologica è tuttavia impaurito dalle sue capacità e ha deciso di tenere nascosto il suo segreto, almeno finché una sfortunata serie di eventi non lo costringerà a farne uso e ad evocare la spada Vandelhorn. In seguito a questa premessa non proprio originale e ricca di cliché, il giovane familiarizzerà sempre più coi poteri dello Shining Dragon e deciderà di mettersi al servizio del regno di Astoria, per garantire la libertà ai suoi pacifici abitanti. Grazie alla musica i potenti Dragoneer possono “comunicare” con i draghi e sfruttare il loro potere in battaglia. Ogni protagonista del gioco possiede un’arma chiamata Armonics, che naturalmente ricorda uno strumento. Questa può essere usata/suonato nel corso delle battaglie per ottenere dei bonus temporanei. Non tutti i personaggi che si usano saranno Dragoneer, ma ciò non significa che siano meno importanti o utili in battaglia.

Come da tradizione dei JRPG nipponici è possibile modificare in qualsiasi momento la “formazione”, scegliendo tra i protagonisti sbloccati fino a quel momento. A tal proposito è opportuno fare una precisazione: all’inizio del gioco bisognerà decidere se giocare l’avventura Classica o la versione Refrain. Quest’ultima viene consigliata a chi ha già portato a termine l’avventura. Questo perché la presenza di due nuovi personaggi giocabili, disponibili quasi da subito, potrebbe creare un po’ di confusione. Detto in parole povere, scegliendo da subito la modalità Refrain si verrà a conoscenza di dettagli della trama in modo brusco e apparentemente insensato, con il rischio quindi di perdere importanti dettagli e di compromettere l’esperienza di gioco. A livello di gameplay, il titolo è un action-GdR con combattimenti in tempo reale, un character design molto curato e che gode di una longevità immensa. Ovviamente Shining Resonance Refrain posside un’importante componente “social”, con dialoghi, relazioni da instaurare e persino incontri romantici tra i vari membri del party. Il combat-system è piuttosto basico, soprattutto se si è abituati a JRPG che prediligono scontri più tattici. In sostanza le battaglie sono in stile button mashing senza particolari varianti in cui, anche grazie alla valida IA degli alleati, rimanere uccisi anche nelle battute finali del gioco è piuttosto raro. La barra della stamina infatti si riempie molto velocemente, i poteri curativi dei compagni evitano sempre il peggio e il protagonista Yuma può trasformarsi in un possente drago dagli attacchi devastanti in grado di rompere le difese di qualsiasi nemico. È vero che abusando di questo potere c’è il rischio che Yuma entri in modalità berserk e inizi a prendersela anche con gli alleati, ma questi possono intonare un canto in grado di calmare la furia di Yuma e quindi di riequilibrare le sorti del combattimento. Ovviamente in Shining Resonance Refrain sono presenti anche poteri speciali e abilità da migliorare nel corso del gioco, ma a parte le armi Armonic e le gemme Aspect non aspettatevi comunque nulla di molto profondo, anche perché al passaggio di ogni livello di esperienza non è possibile assegnare punti abilità o migliorare le classiche statistiche tipiche di qualsiasi GdR. Aspetto piacevole di Shining Resonance Refrain è l’importanza dei legami con i vari membri del party, utili non solo per scoprire il background narrativo di quelli che più intrigano il giocatore, ma anche per costruire una sorta di patto-amicizia che, se abbastanza solido, può portare a potenziamenti temporanei in sede di combattimento.

Tecnicamente parlando il gioco non fa mistero di arrivare dalla passata generazione, con un impatto grafico mediamente piatto, ma tendenzialmente solido. Il character design mostra un buon lavoro concettuale e l’utilizzo dei costumi presenti nei DLC rendono migliore il colpo d’occhio, mostrando una definizione maggiore nelle texture rispetto a quelli originali. Di tutt’altro livello la davvero buona colonna sonora visto anche che dopo poche ore di gioco vi sarà chiara l’importanza della musica in Shining Resonance Refrain. E il doppiaggio? Ottimo anch’esso, a patto di scegliere quello nipponico. Da evitare quello inglese, mentre va segnalato con forza la presenza dei testi solo in lingua anglosassone. Niente italiano, scelta che pesa non poco, vista anche l’enorme mole di dialoghi (presenti in game. Se proprio non masticate l’inglese, meglio pensare due volte all’acquisto, in quanto, vista la natura del gioco, essi sono di vitale importanza. Tirando le somme, Shining Resonance Refrain è un JRPG ben studiato, sebbene non all’ultimo grido e gradevole dal punto di vista grafico, un titolo capace di dare spunti interessanti sulla gestione del party e i combattimenti venendo, inoltre, venduto a prezzo se non budget, comunque inferiore alle cifre canoniche, niente male per un pacchetto da 45 ore di gioco circa. Quindi, a patto che si capisca un po’ d’inglese, il software è un ottimo prodotto, capace di tener compagnia durante le calde giornate estive e con la possibilità di rivivere l’avventura una seconda volta grazie alla doppia storia disponibile.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Sonoro: 8
Gameplay: 7,5
Longevità: 8,5
VOTO FINALE: 8

 

Francesco Pellegrino Lise




Ubisoft torna in pista con The Crew 2

Ubisoft riporta i giocatori a gareggiare su bolidi fiammanti con The Crew 2, sequel dell’innovativo racing game uscito 4 anni fa su Pc, Xbox One, PS4 e che torna anche stavolta sulle medesime piattaforme. In questo sequel l’obiettivo degli sviluppatori è quello di creare un mondo in stile MMO dove i giocatori possono sia competere in maniera cooperativa, sia unirsi in “clan” per sfidare altri piloti in adrenaliniche gare a bordo di bolidi fiammanti in una mappa immensa. In The Crew 2 tutto questo è possibile in quanto viene proposta una riproduzione di ben 1900 miglia quadrate del territorio continentale degli Stati Uniti, compreso delle sue città più famose come Detroit, New York, Los Angeles, Miami, Las Vegas e delle sue zone rurali. Anche se la mappa di gioco è praticamente identica a quella vista nel primo episodio, le differenze sono palpabili durante l’esplorazione, soprattutto dal punto di vista artistico/grafico. Gli sviluppatori di Ivory Tower, infatti, hanno davvero rimesso mano sul comparto tecnico, migliorando il sistema di illuminazione, i riflessi e l’effettistica e introducendo una risoluzione 4K per le console più potenti in circolazione. Il ciclo giorno e notte, il meteo dinamico e un frame rate solido e ancorato ai 30fps esaltano l’open world dell’esperienza, che, almeno visivamente, nonostante qualche pop-up di troppo, riesce a regalare scorci davvero suggestivi, perfetti per spingere al massimo la modalità foto e video editing, completi di diversi setting per tutti i gusti e con la possibilità di riavvolgere il tempo per fotografare il momento perfetto; sfrecciare tra le strade di una città, rimanere incantati da un tramonto nel Grand Canyon, prendere il sole sulle spiagge di Miami, fare il coast to coast o semplicemente girovagare nel Dakota con la frequente e tipica pioggia scrosciante, rende il tutto estremamente emozionante e a tratti ineguagliabile. Tra le novità più succose in game spiccano due tipologie di nuovi veicoli, gli aerei e i motoscafi, innesti volti ad incrementare la varietà generale del gioco, che offrono la possibilità ai giocatori di esibirsi in evoluzioni acrobatiche passando tra un checkpoint e l’altro, opportunamente posti sui tetti dei grattacieli, oppure di muoversi sugli specchi d’acqua che attraversano le zone metropolitane a bordo di modernissime imbarcazioni. Ogni veicolo presente in The Crew 2 ha un sistema di progressione che si rifà a quanto già visto nel titolo originale, anche se qui differisce per il pretesto per gareggiare: non si avrà più a che fare con una trama poco più che abbozzata, semplicemente si verrà catapultati in una sorta di mondo di gare clandestine dove l’obiettivo sarà quello di diventare famosi a suon di followers conquistati attraverso le vittorie. Ovviamente la popolarità si otterrà tagliando per primi il traguardo, inoltre salire sul podio garantirà parti aggiuntive per personalizzare ogni veicolo al fine di renderli maggiormente performanti e appariscenti in gara. Tra le parti aggiuntive spiccano senza dubbio le estetiche come le livree colorate, i cerchioni e gli spoiler, ma sono ovviamente presenti anche tante modifiche che apportano migliorie prestazionali al proprio bolide, includendo velocità, frenata, turbo e così via. Il sistema, va detto, funziona bene e invoglia a sviluppare tutti i veicoli in proprio possesso, e se si desidera collezionarli tutti bisognerà rimboccarsi le maniche in quanto i veicoli presenti in The Crew 2 sono circa duecento.

Ovviamente, essendo il titolo Ubisoft un prodotto destinato a garantire tantissime ore di gioco, il numero e la tipologia di eventi disponibili nella mappa è ulteriormente aumentata, con gare di ogni tipo che includono decine di modalità disponibili, oltre alle sfide che popolano ulteriormente l’area e che di solito consistono nell’eseguire fotografie alla fauna locale, espedienti utili per tentare di colmare un vuoto che altrimenti sarebbe troppo evidente, vista anche la scomparsa degli inseguimenti con la polizia. Infine è bene fare un appunto al gameplay, che si rivela votato all’arcade, forse troppo. Infatti rilasciare l’acceleratore non paga quasi mai, tanto che si percepisce come rischio minore quello di impattare contro gli elementi di contorno delle ambientazioni, anche se il sistema di collisioni lascia parecchio a desiderare: capiterà spesso infatti di riuscire nell’intento di travolgere e sradicare una fermata del bus proseguendo verso il traguardo, ma capiterà anche di schiantarsi contro elementi apparentemente meno resilienti. Per quanto riguarda l’intelligenza dei bot in gara, questa purtroppo non sorprende, infatti per via di un’imprevedibilità troppo bassa, alla fine la vera sfida risulterà essere quella contro il tempo per assicurarsi ulteriori bonus a fine gara. Chiude il quadro un sonoro all’altezza, composto da musiche azzeccate e campionamenti adeguati allo scopo, migliorati ulteriormente rispetto alla discreta base sfoggiata dal prequel. Un’ultima nota, infine, va fatta per l’esperienza online: per la sua natura The Crew 2 impone di essere costantemente connessi alla rete, consentendo così di riuscire a incrociare altri giocatori intenti ad esplorare la vasta ambientazione proposta dal titolo Ubisoft. Al momento ci si può solo confrontare solo in piccole sfide riguardanti i tempi di percorrenza dei tracciati, oppure sulla velocità massima sfoggiata in quel particolare tratto di percorso, in attesa del PvP vero e proprio previsto per il mese di dicembre. Per quanto sia lodevole che il supporto post-lancio sia completamente gratuito (il season pass offre solamente l’accesso anticipato ai veicoli aggiuntivi e poco altro), risulta davvero stravagante che delle componenti fondamentali di ogni racing game (come la modalità competitiva) non siamo presenti dal giorno del lancio ed anzi rappresentino promesse per il futuro. La prima parte del titolo è strutturata come una sorta di campagna, in cui il giocatore è chiamato a visitare quattro punti nevralgici delle competizioni ad alta velocità. Guadagnando follower, popolarità e contanti è possibile sbloccare nuovi mezzi, nuove categorie di gare e nuove attività, in un percorso di crescita che sulle prime sembra ben strutturato.

Il vero problema è che il cammino che porta a diventare una star è davvero troppo breve per riuscire a tenere in piedi la produzione. In circa sette ore di gioco si saranno probabilmente affrontate tutte le competizioni principali, e resteranno le minuscole attività secondarie rappresentate da slalom, opportunità fotografiche, prove di velocità o acrobazie aeree. Quindi è bene mettere in conto che le attività end game, fattore da considerare come seconda parte del titolo, fino all’uscita del PvP in inverno sono veramente poche e poco soddisfacenti. Tirando le somme, si può dire che The Crew 2 inizia la sua corsa verso il successo con un assetto non ottimale. Mancano le modalità competitive, mancano attività secondarie spalmate in maniera uniforme sulla grande mappa di gioco, capaci di trattenere gli utenti sui server anche dopo il completamento della “carriera”. Nei prossimi mesi arriveranno nuove tipologie di veicoli e di gare, assieme al PvP ed alla riscrittura del sistema di loot. Ma per adesso? Ora il gioco si presenta come un arcade leggero, divertente e disimpegnato, senza però particolari guizzi ludici o creativi. Il suo punto di forza è la varietà: di panorami, di veicoli, di situazioni. Ma visto che il concept di base resta quello del primo capitolo, manca l’elemento di originalità a condire il tutto. Intendiamoci, The Crew 2 non è affatto un brutto gioco, diverte ed è bello da vedere, ma per chi si aspetta un racing game in stile MMO, al momento potrebbe restare deluso.

 

GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 8,5
Gameplay: 7,5
Longevità: 7,5
VOTO FINALE: 8

 

Francesco Pellegrino Lise




Samsung, arriva lo smartphone con display pieghevole: sul mercato nel 2019

Samsung sarebbe in procinto di lanciare sul mercato della telefonia mobile uno smartphone con schermo pieghevole. Tutto questo dovrebbe avvenire agli inizi del 2019, almeno secondo quanto dichiara il Wall Street Journal citando fonti informate sull’argomento. Il dispositivo pieghevole di Samsung andrebbe a rappresentare il terzo top di gamma dell’azienda coreana, accanto alle linee Galaxy S e Galaxy Note. All’inizio sarebbe commercializzato in mercati specifici, come quello dei videogiocatori, per poi avere un debutto più ampio nella seconda metà dell’anno prossimo. Il prototipo del telefono Samsung, dal nome in codice “Winner”, monta un display da 7 pollici, e ha quindi le dimensioni di un piccolo tablet. Sempre secondo le indiscrezioni, lo schermo si piega in due come un portafoglio, e quando è chiuso presenta una piccola barra di display nella parte frontale e fotocamere nella parte posteriore. Ma come funziona? Secondo quanto diffuso in rete il display dello smartphone di Samsung si estende in tutta la sua ampiezza, è come se si usasse un normale device con la tastiera che si sviluppa in basso e la disposizione dei contenuti in verticale. Icone, software, foto, video, tutto resta come se si stesse utilizzando un normale Galaxy. Attraverso un sensore posto sul retro del corpo del cellulare si potrà decidere se far accendere e rendere funzionale una prima parte del dispositivo e una pressione più decisa consentirà di usufruire di tutto il display. Tutto varia anche in base all’angolazione dello schermo che, sapendo di essere inclinato e non lineare, si configurerà in modo tale da offrire l’esperienza consona. Il nuovo smartphone pieghevole – osserva il quotidiano – dovrebbe innovare il settore degli smartphone, che ha chiuso il 2017 con vendite globali in calo dello 0,3%, e potrebbe contribuire a rilanciare nel lungo periodo il business della compagnia coreana. Per saperne di più non resta altro che attendere notizie ufficiali e scoprire se effettivamente il futuro della telefonia mobile saranno i telefonini pieghevoli.

F. P. L.




Crash Bandicoot N.Sane Trilogy arriva anche su Xbox One, Pc e Switch

Con l’arrivo della Crash Bandicoot N.Sane Trilogy anche su Xbox One, Pc e Nintendo Switch, il “vero” Crash, quello partorito dalla mente dei programmatori californiani di Naughty Dog, ha smesso ufficialmente di essere una personaggio esclusivo delle console Sony. Il titolo infatti raccoglie i primi tre capitoli della saga, rispettivamente Crash Bandicoot, Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back e Crash Bandicoot 3: Warped, con una nuova veste grafica, più moderna e meno squadrata rispetto al passato, grazie al lavoro svolto da Vicarious Visions, che si è decisamente concentrato su quella, lasciando quasi invariato tutto il resto, con i pro e i contro di vent’anni fa. Quindi, parlando di giocabilità, almeno per quel che riguarda le meccaniche, c’è ben poco da raccontare se non per i livelli Stormy Ascent e Future Tense che rappresentano qualcosa di inedito, ma non di così rivoluzionario. Le modalità in-game rimangono le medesime, così come i nemici, con il Dr. Neo Cortex come cattivone principale e ricorrente. In game, per facilitarsi la vita è meglio usare i tasti direzionali rispetto alle levette analogiche, dal momento che la maggior parte dei salti, e dei movimenti in generale, avviene in maniera bidirezionale (avanti-dietro, destra-sinistra). Altra meccanica ripresa dal titolo uscito un anno fa su ps4 è la possibilità di usare Coco Bandicoot che, soprattutto per il pubblico femminile, potrebbe rappresentare una novità gradita e al contempo dare importanza alla sorella del protagonista, che non è mai stata troppo al centro del franchise. Su Xbox One i caricamenti sono incredibilmente veloci, forse fin troppo: se da una parte ha una connotazione positiva, visto che si ottimizzano i tempi, dall’altra non permette ai giocatori di leggere i suggerimenti che vengono proposti di volta in volta. Per quel che riguardano i tip, non sempre sono fondamentali, ma per un pubblico che si approccia alla trilogia senza mai averla provata prima, forse era il caso di farli apparire qualche secondo in più.

https://www.youtube.com/watch?v=041DBnxBYPI

La versione più interessante, tra quelle rilasciate i primi di luglio è sicuramente quella per Nintendo Switch

Questo perché, come accade con tutti i giochi per la console ibrida giapponese, rende possibile fruire la trilogia in un’inedita modalità portatile. Switch alla mano, Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è lo stesso spettacolo visivo di sempre, anche se propone una grafica meno definita e pulita rispetto a tutte le altre versioni per console e PC. In generale, i colori sono più scuri e la visuale è tendenzialmente più sporca per via dell’aliasing, visibile soprattutto in lontananza, e una leggera sfocatura che copre l’immagine. Escluse queste piccole (e forse lecite) differenze, che si notano maggiormente giocando in modalità TV, a livello prestazionale, invece, la N. Sane Trilogy per Switch si presenta nello stesso e identico modo delle altre versioni per console base (PS4 e Xbox One, quindi): il frame rate è ancorato ai 30 fps, mentre la qualità dell’opera di rimasterizzazione di Vicarious Visions resta pregevole e apprezzabilissima sia per qualità che gusto artistico. La condizione generale dell’adattamento viene ammorbidita dalla fruizione sullo splendido schermo di Nintendo Switch, che ho preferito rispetto alla modalità televisiva per due motivi: l’aspetto visivo tendenzialmente più gradevole e la possibilità di giocare in mobilità. La struttura dei livelli, che durano quasi sempre una decina abbondante di minuti, e la spensieratezza del gameplay rendono la N. Sane Trilogy perfetta anche per una partita mordi e fuggi, una situazione pressoché inedita per la maggior parte degli utenti interessati al rifacimento in alta definizione: ci sono stati, in passato, dei capitoli portatili di Crash, ma, escludendo l’emulazione su PSP e PS Vita, questo è l’unico modo per fruire i capitoli principali della saga in movimento.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, su Xbox One normale ed S la trilogia si comporta esattamente come visto e apprezzato un anno fa su PlayStation 4. I 1080p e i 30fps vengono raggiunti senza troppi problemi e, in generale, la grafica è davvero molto piacevole, però la cosa cambia nettamente su Xbox One X, dove si ha letteralmente la sensazione di essere di fronte a un’immagine più pulita e definita, addirittura più di quella che caratterizza da un anno la versione per PlayStation 4 Pro. Ovviamente la versione PC di Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è, a ben vedere, il massimo dal punto di vista visivo, però se non si dispone di un pad, il gioco perde molto a livello di feeling, specialmente se si è degli amanti della saga che hanno avuto il piacere di giocare alle versioni originali di 20 anni fa. E’ bene dedicare qualche riga anche ai livelli bonus, Stormy Ascent, già disponibile da luglio scorso su PS4, e Future Tense, arrivato anche su console Sony proprio in concomitanza con il lancio della trilogia su PC, Xbox One e Nintendo Switch. Entrambi gli stage offrono un level design che innalza la difficoltà in maniera esponenziale e che farà davvero dannare i giocatori con salti al millimetro, piattaforme instabili e checkpoint distribuiti col contagocce. Stormy Ascent è un livello ostico pensato in origine da Naughty Dog, Future Tense è invece una trovata totalmente inedita realizzata da Vicarious Visions, che si è ispirata proprio al castello tempestoso del primo contenuto aggiuntivo per proporre la sua personalissima visione per un livello difficile di Crash. Tirando le somme, se vi state chiedendo se vale la pena di acquistare questa Crash Bandicoot N.Sane Trilogy, la nostra risposta è assolutamente sì, infatti qualora voleste rivivere o vogliate scoprire i fasti dell’eroe che ha accompagnato un po’ tutti i gamers dall’era analogica a quella digitale, basterà acquistare il titolo al prezzo di 40 euro e prepararsi a vivere ore ed ore di folle divertimento in salsa old style. Una vera chicca per tutti, un tesoro imperdibile per chi è cresciuto con i videogame del brand.

Francesco Pellegrino Lise




Microsoft, piccolo, economico e al passo coi tempi: benvenuto al tablet Surface Go

Microsoft ha annunciato il nuovo Surface Go, il tablet-laptop 2:1 più piccolo, leggero e conveniente della famiglia che coniuga la mobilità di una tavoletta con le prestazioni di un computer portatile. Il nuovo Surface Go racchiude il massimo della performance in un 10’’ di soli 8,3 mm di spessore e 522 grammi. A partire da un prezzo suggerito di 459 euro, Surface Go rappresenta il nuovo entry point della famiglia Surface, mantenendo le massime prestazioni che la caratterizzano. Il dispositivo integra un PixelSense Display personalizzato e ad alta risoluzione con un rapporto 3:2. La nuova Signature Type Cover, specificatamente progettata per questo incredibile device, e il supporto a Surface Pen, con 4.096 livelli di sensibilità alla pressione, garantiscono la migliore esperienza di digitazione, scrittura e disegno. Inoltre, Surface Go integra tutte le porte necessarie, come Surface Connect, USB-C 3.1, un jack per le cuffie e un MicroSD card reader, e prevede l’utilizzo del Mobile Mouse. Surface Go offre la migliore combinazione di performance e versatilità, design e funzionalità, per rispondere a uno stile di vita sempre più dinamico. Grazie al processore Gold Intel Pentium 4415Y di settima generazione che offre fino a 9 ore di autonomia, e alla possibilità di utilizzare le app del pacchetto Office, gli utenti potranno godere della massima produttività ovunque si trovino, a casa, in ufficio o a scuola, e persino lungo il tragitto. Ricordiamo che il nuovo Surface Go si può prenotare dal 10 luglio, anche in Italia e sarà disponibile in due configurazioni: quella da 4GB di Ram e 64 GB di memoria e la seconda da 8GB di Ram e 128 GB di stoccaggio. Per quanto riguarda i prezzi, la prima variante avrà un costo pari a 459,99 euro mentre il costo del modello più performante sarà di 619,99 euro. Surface Go sarà disponibile a partire dal 27 agosto.

Francesco Pellegrino Lise




Cellulare più veloce: 5 consigli utili

Lo smartphone è diventato letteralmente indispensabile nella nostra vita in quanto riusciamo a farci praticamente di tutto. Dal lavoro allo svago, lo utilizziamo per diverse ore al giorno. Questo, però, potrebbe rallentare il nostro dispositivo. Per fortuna ci sono diverse soluzione per rendere il cellulare più veloce, come ad esempio utilizzare app di Benchmark per Android.

Quante volte ti è capitato di installare delle applicazioni che non hai mai utilizzato? Prendi il tuo smartphone e controlla effettivamente se utilizzi tutte le APP che hai nello smartphone. Probabilmente avrai qualche applicazione che non usi (o magari non hai mai utilizzato!) che occupa inutilmente spazio nel tuo smartphone. Lo spazio di archiviazione può influire sulle prestazioni dello smartphone solo se la memoria è completamente piena, fare attenzione ad avere sempre una buona percentuale di memoria libera è importante per evitare fastidiosi rallentamenti. Alcune APP talvolta rimangono aperte anche dopo la loro chiusura, basti pensare ad esempio a Whatsapp, anche dopo aver chiuso l’applicazione continuate a ricevere i vostri messaggi tramite l’applicazione di messaggistica istantanea. Questo significa che l’applicazione è sempre aperta anche dopo la sua chiusura occupando preziosa memoria RAM sul vostro telefono!
Per velocizzare lo smartphone è bene pulire il sistema. Android durante il normale utilizzo quotidiano archivia enormi quantità di dati “spazzatura“, esistono molti programmi free per pulire la memoria interna dello smartphone che permettono di aumentare lo spazio di archiviazione disponibile. Forse non ci avrete fatto caso ma sul vostro smartphone Android sono presenti alcune applicazioni che probabilmente non avrete mai utilizzato ma sono installate dal giorno in cui avete acquistato il telefono. Queste applicazioni, insieme agli innumerevoli aggiornamenti che avrete installato nel tempo, occupano prezioso spazio sullo spazio di archiviazione interno.

È possibile, inoltre, provare launcher più leggeri. Il launcher installato di serie sul vostro smartphone può essere molto pesante e richiedere importanti risorse per il suo funzionamento.
Fortunatamente è possibile installare launcher molto più leggeri che possono migliorare molto le prestazioni dello smartphone. Cambiare interfaccia sullo smartphone è molto semplice, basta scaricare e installare il launcher direttamente dal Play Store!

Se tutti i consigli forniti finora ancora non sono bastati per velocizzare Android non resta che ricorrere ai ripari. Ripristinare il telefono alle impostazioni di fabbrica permette di far tornare lo smartphone alle condizioni in cui si trovava al momento dell’acquisto. Può sembrare un rimedio drastico ma a volte potrebbe essere l’unica soluzione per far tornare le prestazioni dello smartphone ai fasti del momento della prima accensione.

Prima di ripristinare lo smartphone ricordate di effettuare un backup dei vostri dati, salvate tutte le foto su una penna USB o sulla scheda MicroSD, assicuratevi di avere tutti i vostri contatti sulla SIM o sull’account Google associato al vostro smartphone e annotate username e password delle applicazioni che usate (Facebook, Instagram, etc). In questo modo il vostro smartphone godrà di nuova linfa!




Uno smartphone come compagno di lavoro: le app per essere produttivi anche fuori dall’ufficio

Uno smartphone come compagno di lavoro: le app per essere produttivi anche fuori dall’ufficio
L’idea del lavoro in ufficio, seduti dietro una scrivania, ormai appartiene al passato. Oggi si lavora in treno, si raccolgono appunti in metro, si riascoltano le relazioni registrate prima di arrivare in sede e spesso si lavora intorno ad un tavolo comune.
Oggi abbiamo la possibilità di informarci e confrontarci costantemente in rete. Tutto questo è anche merito della tecnologia, che con le App ha trasformato i nostri smartphone in piccoli computer, da cui è diventato impossibile separarsi. Ma vediamo tra le tante App oggi disponibili, quali servono per lavorare ed essere produttivi anche fuori dall’azienda.

Quali sono le App che servono per lavorare

Fondamentalmente il lavoro si sviluppa in due fasi, che si intrecciano tra loro. C’è una parte che si sviluppa individualmente, e un’altra che si fa in team. Le App seguono la stessa logica. Alcune servono a portare avanti l’attività, altre a mantenere e rafforzare il coordinamento con il gruppo. In fondo le App spesso non sono altro che le versioni “mobile” e ottimizzare degli applicativi che girano sui laptop. Vediamone alcune.
Partiamo dal classico pacchetto Office, che può essere scaricato su tutti gli smartphone in versione mobile. Infatti i principali programmi come Word ed Excel si trovano sia per IOS che per Android, e dialogano perfettamente con la loro controparte desktop. Lo stesso vale per le presentazioni che oggi è possibile sviluppare e modificare anche sui dispositivi mobili.
Poi ci sono le utility fatte apposta per chi è sempre in movimento. Per chi ama spostarsi e lavorare sempre in posti nuovi c’è un’App che indica lo spazio di coworking più vicina e un’altra che permette di trovare una buona connessione Internet.
Ormai indispensabili sono le App per accedere sempre e ovunque al Cloud, in modo da archiviare o accedere ai dati e condividerli con il resto del proprio team.
Naturalmente non va poi dimenticata la posta elettronica che permette di non perdere nessuna comunicazione importante e restare aggiornati sui flussi di lavoro interni.
Per installare e utilizzare in modo fluido tutte queste App abbiamo bisogno dei migliori smartphone in circolazione, vediamo quali sono.

Gli smartphone per il lavoro

Le case produttrici hanno raccolto la sfida del lavoro on the road, attrezzando gli smartphone in modo da farne dei piccoli computer da tenere in tasca.
Ovviamente il primo elemento fondamentale è avere uno schermo grande e luminoso. Quindi meglio indirizzare le proprie scelte verso apparecchi come il nuovo Galaxy S9 plus o il recente Huawei P20 Pro, per quanto riguarda il sistema Android, mentre in casa Apple consigliamo l’Iphone X o l’Iphon 8Plus, che si integrano perfettamente con l’intero “ecosistema” della Mela. Inoltre oggi è sempre più conveniente acquistare uno smartphone per lavorare al meglio, anche alle diverse offerte riservate a chi possiede una partita Iva, come quelle di Vodafone. Infine vediamo come il nostro smartphone può essere un ottimo alleato per organizzare e gestire al meglio il proprio tempo, sempre grazie alcune semplici ma efficienti App.

Gli smartphone per gestire la giornata

Gli smartphone ci vengono in aiuto anche per organizzare il tempo, con piccoli applicativi che ricordano i task da portare a termine, le commissioni in scadenza, gli appuntamenti da rispettare. Attraverso delle semplici tecniche, come quella detta del “pomodoro” che è tra le più conosciute al mondo, potremmo raggiungere risultati migliori senza sentirci affaticati o stressati dal lavoro.