Commandos 2 e Praetorians Hd remastered sono su Xbox One e Ps4

Commandos 2 e Praetorians: HD Remaster sono ora disponibili per PlayStation 4 e Xbox One. Il double pack contiene le remaster di entrambi gli iconici titoli, ciascuno disponibile per l’acquisto individuale tramite PlayStation e Microsoft Store. Le remaster includono una grafica in alta definizione dei due titoli di Pyro Studios, l’aggiunta di nuovi tutorial e missioni della campagna, supporto per i controller, nonché una versione integrata della modalità multiplayer di Praetorians – HD Remaster. Commandos 2 – HD Remaster e Praetorians – HD Remaster sono già disponibili per PC tramite Steam e tramite il Kalypso Store. La versione Nintendo Switch di Commandos 2 – HD Remaster arriverà questo inverno. Ma andiamo ad esaminare i titoli nello specifico.

Commandos 2 fa tornare i giocatori indietro nel tempo fino al 1940, un anno dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Le forze tedesche, ormai incontrastate e forti della loro organizzazione e della Guerra Lampo, dominano l’Europa costringendo le truppe inglesi e francesi a imbarcarsi per l’Inghilterra dopo l’accerchiamento nazista del Belgio e la presa della Linea Maginot e di Parigi. Ormai completamente allo sbando, le forze alleate sono costrette a pianificare azioni rischiose per contrastare l’avanzata nazista durante la Battaglia d’Inghilterra, in modo da prepararsi adeguatamente al contrattacco. A causa dell’ottima organizzazione dell’esercito tedesco e del Terzo Reich, i metodi convenzionali non possono riportare il conflitto in una fase di stallo. Soltanto delle unità speciali, duramente addestrate e coraggiose nello spirito, potranno colpire nel cuore la macchina bellica di Hitler: i Commandos. Divisi per categoria e abilità speciali, li muoveremo in vari scenari nelle dieci missioni della campagna principale. Dalla Francia alle fredde zone dell’Artico occupate dai nazisti, dalla Birmania alla Thailandia soggiogate dai giapponesi, le ambientazioni restano invariate rispetto al passato, non aggiungendo alcunché all’esperienza, a parte i vari collezionabili. Ovviamente in questa remastered Hd di Commandos 2 non cambia neppure il gameplay, infatti esso è rimasto lo stesso identico che era stato ideato su PC vent’anni fa. La visuale isometrica con telecamera fissa è accompagnata da un’interfaccia mal gestita e poco funzionale, che confonde il videogiocatore anziché aiutarlo. Per quanto fosse complesso e ben articolato all’epoca, ora il gioco risulta parecchio “antico”, considerati gli altri concorrenti sul mercato. Nonostante l’intelligenza artificiale reagisca ottimamente, spesso si rivela mal equilibrata e fin troppo severa, soprattutto a un livello di sfida intermedio. La fluidità presente in questa edizione 2020 del titolo viene però compromessa da un rallentamento dei modelli poligonali. Quando si tratta di utilizzare le meccaniche come il cono visivo per evitare il nemico, poi, spesso è davvero complesso capire l’azione e seguirla con attenzione per via di una gestione superficiale dei comandi. Complice nuovamente l’interfaccia, spesso si è costretti a tenere premuti due tasti per mirare e colpire con un’arma da fuoco. Neppure il lato grafico brilla, nonostante una maggiore definizione dei cromatismi ambientali. I modelli poligonali sembrano a una risoluzione inferiore, se non la stessa presente nell’originale. Gli edifici, rispetto al passato, sono meglio rifiniti e hanno un buon design, nonostante a volte non siano ben amalgamati con quanto li circonda. L’aspetto tecnico, quello più preoccupante, è ciò che ha minato la nostra esperienza, dando origine alle relative conclusioni. Oltre ai gravissimi problemi di input lag, persistono bug che spesso rovinano l’esperienza, dal sonoro in cui scompaiono i rumori e le voci, alle scritte dei sottotitoli. Considerate le critiche che abbiamo mosso all’edizione remaster di a Commandos 2, speriamo che le correzioni necessarie arrivino quanto prima, rendendo l’esperienza godibile. Attualmente, quindi, questa riedizione di Commandos 2 non riesce a ritagliarsi uno spazio se non tra le fila degli appassionati che ancora oggi ricordano con nostalgia l’originale.

https://www.youtube.com/watch?v=rzJR0ARxEiU

Di qualità di gran lunga superiore l’altra metà del pacchetto. La versione rimasterizzata di Praetorians è infatti il pezzo forte di questo Double Pack, anche se purtroppo stiamo pur sempre parlando di uno strategico in tempo reale nato su PC. Ciò significa che il limite più grande di questo RTS è rappresentato dal sistema di controllo via pad. Anche qui il comparto grafico si presenta rimodernato, laddove sul versante tecnico non si registrano problemi. Il codice di Praetorians è difatti molto più pulito rispetto a quello di Commandos 2, tanto che l’esperienza fila senza particolari intoppi, fatto salvo qualche sporadico e quasi impercettibile calo di frame rate. Gestire il proprio esercito con un controller, invece, è tutt’altro che semplice. Mentre su PC basta un click per portare a termine un po’ tutte le azioni, dalla selezione delle unità all’attivazione di un’abilità speciale, su console è necessario memorizzare diverse combinazioni di tasti e passare attraverso vari sottomenù per svolgere anche la più semplice delle manovre strategiche. Ci si fa l’abitudine, ma nelle situazioni più concitate la macchinosità e la scarsa immediatezza del sistema di controllo si fanno sentire. Per fortuna Praetorians è già di per sé un RTS relativamente semplificato nella misura in cui non vi sono risorse da raccogliere o una base da gestire. Tutto passa attraverso uno o più accampamenti sparsi nella mappa dai quali reclutare unità militari, che poi vanno inviati contro gli eserciti e gli accampamenti nemici. La microgestione – dunque – è ridotta al minimo, se non inesistente. Certo, la resa complessiva assume sempre quel retrogusto di esperienza sub-ottimale, ma Praetorians è ancora oggi uno strategico in tempo reale di grande qualità, e se l’unico modo che avete di giocarci è attraverso una PS4 o una Xbox One, allora potreste tranquillamente farci un pensierino ben consci dei limiti intrinsechi della versione console.

Tirando le somme, se siete amanti del retrogaming e di quei giochi che poco prima dell’entrata dell’attuale millennio hanno lasciato il segno, allora Commandos 2 e Praetorians Hd remastered double pack è un prodotto che non vi potete lasciar perdere. Sicuramente però tale uscita è destinata a rimanere un prodotto di nicchia in quanto, le nuove generazioni di gamers, sicuramente apprezzerebbero poco pietre miliari come queste che hanno fatto la storia, ma che purtroppo sono destinate a rimanere nei ricordi e nei cuori di chi le ha vissute quando erano la novità del momento.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6,5

Sonoro: 7

Gameplay: 6,5

Longevità: 6

VOTO FINALE: 6,5

Francesco Pellegrino Lise




Streaming, la nuova frontiera dei contenuti e dei servizi online

Grazie alla diffusione di dispositivi connessi sempre più numerosi come smartphone, tablet, computer fissi e portatili, smartwatch e simili (come i cosiddetti “wearable”, o dispositivi indossabili, dotati di connessione wireless e Bluetooth), nonché alla disponibilità di connessioni ad alta velocità e notevole stabilità, il fiorire dei servizi streaming è in costante crescita e notevolmente aumentato. Ecco come funziona una delle tecnologie più all’avanguardia degli ultimi decenni e quali sono i siti e le piattaforme che ne fanno un uso più intenso.

Cos’è lo streaming online e come funziona?

Lo streaming è una tecnologia destinata al settore delle telecomunicazioni che permette, tramite una rete telematica, di trasferire contenuti a più destinatari senza che nessuno ne possegga effettivamente una copia, riproducendoli mano a mano dalla fonte principale (server) a quella che ha a disposizione l’utente (computer, smartphone, tablet o altro dispositivo dotato di connessione a internet stabile). Tale tecnologia trova applicazione in numerosi settori: dallo streaming di contenuti audio (brani musicali, podcast, dirette di radio e telegiornali dal vivo) a quello di contenuti video (film e serie TV on demand, giochi dal vivo, dirette di eventi e così via). I tipi principali di streaming sono perciò due: lo streaming on demand, che consente di visualizzare o ascoltare contenuti selezionati da un catalogo o una fonte primaria, e lo streaming live, che consente di vedere e ascoltare in diretta contenuti audio e video, proprio come se si fosse presenti in carne e ossa alla trasmissione. I numeri raggiunti dalle piattaforme che sfruttano i servizi di streaming sono altissimi: nel 2019 il fatturato di Netflix, colosso statunitense dello streaming on demand di contenuti video, ha totalizzato oltre 20 miliardi di dollari, mentre quello di Spotify, servizio di streaming audio protagonista dell’approfondimento nell’ultimo paragrafo di questo articolo, ha raggiunto i 6,7 miliardi di dollari.

Le piattaforme dedicate all’intrattenimento che sfruttano la tecnologia dello streaming

Quando si parla di streaming il primo esempio che molto probabilmente viene in mente è quello delle piattaforme di streaming video, attualissimo e in continua espansione. Servizi come quelli offerti da Netflix, Amazon Prime Video, NOWtv, TIMvision e tanti altri, infatti, consentono di usufruire di contenuti on demand costantemente disponibili, in qualsiasi orario del giorno e della notte, con cataloghi sempre aggiornati, senza il bisogno di possedere la copia fisica dei film e delle serie TV desiderate. Anche il settore dell’intrattenimento vero e proprio ha investito nelle tecnologie possibili grazie allo streaming: un esempio lampante è quello dei casinò online, come spiegato nell’approfondimento dedicato ai giochi live realizzato da Casinos.it, che raccoglie in un solo “luogo digitale” i migliori casinò digitali che offrono giochi live ed elenca quelli più popolari, come la roulette, il blackjack, il poker e il baccarat, tutti rigorosamente portati avanti in diretta da croupier in carne e ossa e trasmessi live grazie allo streaming. La velocità e la stabilità di riproduzione sono fattori fondamentali per le piattaforme che offrono servizi in streaming: per questo motivo le connessioni in fibra ottica sono quelle grazie alle quali performano meglio.

Focus sui contenuti musicali in streaming: il caso Spotify

Un altro degli esempi più calzanti riguardo lo streaming di contenuti è sicuramente quello della piattaforma di streaming audio Spotify. Nata nel 2006 in Svezia e lanciata nel 2008, ha raggiunto cifre da capogiro nel giro di pochissimi anni: nel 2017, a distanza di quasi 10 anni dal boom iniziale, contava 140 milioni di utenti mensili attivi, ed è arrivata, nel 2020, a registrare numeri altissimi con 299 milioni di utenti attivi dei quali 138 milioni utenti Premium, ossia iscritti ai servizi aggiuntivi a pagamento. Il successo della piattaforma è spiegabile molto facilmente: tramite abbonamento, sia free che premium, mette a disposizione degli utenti iscritti un catalogo musicale vastissimo, composto da brani di nicchia e grandi classici appartenenti a ogni genere e a ogni epoca. Se si desiderano funzionalità ulteriori si può scegliere di pagare un abbonamento mensile, in modo da evitare l’ascolto di pubblicità (fondamentali per il sostentamento del servizio stesso) o saltare di brano in brano liberamente.

Streaming on demand e streaming in diretta sono perciò due dei capisaldi dei contenuti digitali dell’ultimo decennio: si tratta di tecnologie solo apparentemente semplici e le piattaforme che le utilizzano sono sempre alla ricerca delle ultime innovazioni, in modo da offrire ai propri utenti servizi di volta in volta più funzionali e accattivanti.




Microsoft acquisisce ZeniMax Media per 7,5 miliardi

Microsoft ha annunciato l’acquisizione di ZeniMax Media, azienda madre di Bethesda Softworks, uno dei più importanti sviluppatori e publisher privati a livello mondiale. Secondo i termini dell’accordo, Microsoft comprerà ZeniMax Media per 7,5 miliardi di dollari. Bethesda, autore di celebri franchise acclamati dalla critica come The Elder Scrolls, Doom, Wolfenstein, Fallout e altri ancora, porterà in Xbox un imponente portfolio di giochi, tecnologie e talenti, nonché una comprovata esperienza nella creazione di blockbuster di grande successo. A tal proposito ricordiamo che il settore del gaming rappresenta la forma di intrattenimento più importante e in rapida crescita al mondo, un’industria che si prevede varrà oltre 200 miliardi di dollari nel 2021. I titoli costituiscono la principale fonte di crescita nel mondo dei videogiochi e alimentano i nuovi servizi di cloud-gaming come Xbox Game Pass, che ha raggiunto il nuovo record di oltre 15 milioni di abbonati. Con l’aggiunta di Bethesda, il numero degli studi creativi di Microsoft aumenterà da 15 a 23 e i franchise iconici di Bethesda saranno aggiunti al catalogo di Xbox Game Pass. Microsoft intende portare i prossimi titoli di Bethesda su Xbox Game Pass il giorno stesso del loro lancio su Xbox o PC. Con i suoi investimenti in contenuti, nella community e nel cloud, Microsoft si distingue per la sua strategia che mira a permettere ai gamer di giocare ai giochi che preferiscono con chi vogliono e ovunque lo desiderino. Con questo acquisto, Microsoft amplia significativamente il proprio parco di team e giochi: gli sviluppatori passano da 15 a 24, e questo conferisce all’azienda statunitense il controllo di alcuni dei franchise più famosi dell’industria dei giochi. Al momento non è ancora chiaro se i titoli diventeranno esclusiva di Microsoft (dunque di Xbox e Pc Windows), precludendo l’accesso a PS5, Nintendo Switch, Stadia e ad altre piattaforme. Di certo, l’impegno economico dell’azienda di Redmond è significativo (7,5 miliardi sono una cifra importantissima), ed è ipotizzabile che Satya Nadella voglia sfruttare tutta la portata di questa mossa.

F.P.L.




Marvel’s Avenger, tutti possono diventare supereroi

Marvel’s Avengers è un videogioco che si pone come obbiettivo l’essere il titolo di azione di riferimento per i fan dei supereroi Marvel. E ci riesce proponendo una struttura di gioco intelligente e contenuti pensati per continuare ad intrattenere anche al termine della campagna di gioco. Non vuole innovare, non nasconde la sua natura di game as a service e non cerca neanche di proporsi come gioco dell’anno, ma mette tutto sul piatto senza offrire grosse sorprese o problemi insormontabili. Prima di procedere all’analisi del gioco, ricordiamo che il titolo è disponibile per Google Stadia, PS4, Xbox One, PC Windows e in futuro anche per PS5 e Xbox Series X. A livello di trama, il gioco ha inizio così: è il 2015 quando, a San Francisco, gli Avengers sono impegnati nell’inaugurazione della nuova sede della Costa Ovest e nel varo del nuovo elivelivolo, la Chimera, alimentato dal potentissimo Reattore Terrigeno capace di fornire energia infinita e pulita. E’ una grande festa, visitata da tantissimi appassionati in cerca di un’opportunità di vedere dal vivo i più grandi eroi della Terra, e magari riuscire anche a farsi una foto con loro. Le cose vanno però a rotoli quando, nel pieno della manifestazione, delle forze non meglio identificate apparentemente guidate dal noto villain Taskmaster assaltano il ponte di San Francisco, invitando Iron Man, Hulk, Thor e Vedova Nera ad intervenire. La battaglia è lunga e finisce per devastare il famoso ponte, ma allo stesso tempo qualcosa di molto più pericoloso sta accadendo: mentre Captain America è sulla Chimera per coordinare i suoi compagni, il Reattore Terrigeno va fuori controllo ed esplode, creando un’onda d’urto che non solo uccide Cap e devasta gran parte della città, ma travolge anche i cittadini con le Nebbie Terrigene, un composto capace di trasformare le persone geneticamente predisposte dotandole di straordinari poteri facendo nascere così gli “Inumani”. Tutto ciò farà si che l’opinione pubblica si scateni contro gli Avengers, accusandoli di essere un pericolo nonostante le molte volte in cui avevano salvato i cittadini da minacce di tutti i tipi. Non aiuta poi il fatto che, nel corso del processo scaturito da questi eventi, Bruce Banner abbia ammesso pubblicamente che sì, gli Avengers sono pericolosi per i cittadini. Unita al forte dolore per la morte di Captain America, questa ondata di ostilità da parte dei cittadini porta i quattro eroi a sciogliersi ed a cessare le proprie attività. E’ la fine degli Avengers. Passano cinque anni, e la città di San Francisco è profondamente cambiata: non tanto per le rovine della distruzione causata dall'”A-Day”, il giorno in cui tutto è andato a rotoli, ma perché una grande corporazione, la Avanzate Idee Meccainiche (AIM), con l’approvazione del governo ha preso il controllo delle strade tramite robot e droni, alla ricerca degli Inumani per catturarli e portarli chissà dove. Interessante però come il capo e volto pubblico dell’AIM sia lo stesso scienziato che aveva realizzato il Reattore Terrigeno della Chimera, il dottor George Tarleton. In questo scenario si farà la conoscenza di Kamala Khan, un’adolescente pakistano-statunitense che il giorno dell’A-Day, ancora bambina, era presente all’evento per partecipare ad un concorso di creatori di fan-fiction a tema Avengers. Dopo quegli eventi Kamala è diventata un’Inumana acquisendo il potere di ingrandire ed allungare a piacimento i suoi arti, ma ha passato gli ultimi cinque anni a celare i suoi poteri utilizzandoli il meno possibile. La ragazza è però sempre rimasta una grande fan degli Avengers,e non ha mai creduto alle colpe che il pubblico ha attribuito al team di Cap; dedicandosi a sviluppare le sue conoscenze informatiche è riuscita a diventare una brava hacker, cosa che l’ha portata in un server protetto dove ha scoperto che, forse, gli Avengers furono incastrati da qualcuno che li voleva fuori gioco. Inizia quindi una ricerca della leggendaria “resistenza”, un gruppo di Inumani che si ribellano all’AIM, che la porterà a riunire uno dopo l’altro gli Avengers superstiti per fronteggiare questa nuova minaccia. Questa è la storia che è alla base di Marvel’s Avengers e che fungerà da trampolino di lancio per poter accedere a tutte le funzioni che il gioco può offrire.

Parlando di gameplay, dopo una serie di missioni “pilotate” che servono per gettare le basi della storia, il titolo permette di scegliere da una mappa mondiale le avventure da affrontare, selezionandole tra missioni della Campagna ed altri eventi/missioni di secondaria importanza che si aggiungeranno man mano che si va avanti con il gioco. Tutte le missioni, Campagna e non, si dividono poi tra quelle eseguibili esclusivamente da soli, e quelle che invece richiedono la presenza di due o più eroi, che si può decidere di svolgere da soli col supporto dell’IA o in cooperativa con amici o altri giocatori trovati in matchmaking. In Marvel’s Avenger, le missioni per giocatore singolo, principalmente quelle della Campagna, sono generalmente strutturate in maniera lineare, con numerosi eventi scriptati estremamente spettacolari che permettono di vivere i fatti come un vero supereroe. Man mano che la storia si dipana, nuovi personaggi si aggiungono a quelli disponibili e queste missioni sono appunto pensate per far vivere parti della storia dal loro punto di vista. Si inizia con la simpaticissima Kamala, passando poi ad Hulk, Iron Man e così via. Le missioni multigiocatore (o con l’IA), sia secondarie che quelle della Campagna, si svolgono invece in livelli maggiormente aperti, dove c’è un obiettivo da raggiungere ma si può farlo seguendo il percorso che si vuole e magari ingaggiando lungo la strada altri nemici. Queste hanno una struttura che ricorda maggiormente le missioni di giochi come Anthem, The Division e Destiny. Ed i paralleli con questi titoli, famosi esponenti del genere “Games as a Service”, non finiscono qui: Marvel’s Avengers eredita anche il tratto “looter-shooter” di questi giochi, anche se in questo caso sarebbe più corretto dire “looter-fighter” visto che lo shooting non costituisce la meccanica principale. Tutti gli eroi del gioco sono dotati di accessori dei quali possiamo trovare delle versioni migliorate giocando, sia lasciate cadere dai nemici abbattuti che in casse sparse per i livelli. Gli accessori così recuperati possono poi essere equipaggiati oppure smantellati, con un’interfaccia molto simile a quella di Destiny. Non manca inoltre un sistema di microtransazioni, con monete acquistabili con soldi reali, da spendere presso appositi “mercanti fazione” per ottenere miglioramenti ed equipaggiamenti estetici. A questo si affianca una componente simil-RPG che vede i giocatori ottenere punti abilità salendo di livello, per poi spenderli in nuove abilità e mosse per gli eroi, incrementando così nel corso del tempo le capacità di combattimento di ogni singolo personaggio.

Volendo essere il più stringati possibile, si può dire che alla base di Marvel’s Avenger c’è un action-game in terza persona in cui è possibile utilizzare combo di attacchi leggeri e pesanti per far fuori i nemici, con l’aggiunta di alcune specificità per i diversi eroi. Quelli capaci di volare, come Iron Man e Thor, ad esempio, possono sia librarsi in aria per attaccare nemici volanti, che attivare una vera e propria “modalità di volo” per sfrecciare velocemente sul campo di gioco; oltre agli attacchi corpo a corpo disponibili per tutti, inoltre, tutti i protagonisti possono anche usare attacchi a distanza. Ovviamente tali tipi di attacchi variano in base all’eroe che si utilizza: Vedova Nera e Iron Man possono sparare (una con le sue pistole, l’altro con i raggi repulsori o laser), Kamala invece allunga le sue braccia per sferrare dei pugni dalla distanza e Hulk strappa pezzi di roccia dal terreno per scaraventarli sui nemici. Ogni eroe dispone inoltre di mosse speciali che si caricano combattendo e che gli permettono di sferrare potenti attacchi quando necessario, senza contare le varie abilità che si possono sbloccare salendo di livello, che permettono di personalizzare ulteriormente il gameplay. Ognuno degli eroi risulta molto ben realizzato dal punto di vista delle animazioni caratteristiche e dei colpi inferti: Hulk è imponente, salta come un gorilla e se afferra un nemico lo sbatte a destra e sinistra come un fuscello, mentre Black Widow è minuta ma agilissima, in grado di schivare abilmente i colpi per poi attaccare i nemici da tutte le angolazioni. Nelle missioni single player più lineari, inoltre, emerge tutta la specificità di questi eroi con scenari creati apposta per loro: le mappe pensate per Hulk lo vedono compiere enormi balzi per attraversare strutture e livelli, mentre quelle per Kamala includono molti appigli tra i quali può penzolare estendendo le braccia. A livello di longevità, la storia principale ha una durata di circa 12 ore, ma l’esperienza non finisce qui perché ci sono le moltissime missioni secondarie, incluse alcune nel simulatore olografico d’allenamento degli Avengers, ed inoltre al termine del gioco si attivano i contenuti end-game, l’Iniziativa Avengers, con missioni, sfide ed in futuro anche raid proposti dagli sviluppatori nel corso del tempo. Il tutto con un completo doppiaggio in italiano, elemento che è sempre un piacere trovare in un gioco. Marvel’s Avenger strizza l’occhio poi anche a tutti quei giocatori che amano i collezionabili, il gioco, infatti, tra fumetti, costumi, emote, targhe e così via, offre una vastissima gamma di oggetti da cercare o sbloccare nelle cosiddette Carte Sfida, praticamente un elenco di ricompense individuali che premiano la crescita dei singoli eroi.

A livello grafico, il colpo d’occhio del gioco sviluppato da Crystal Dynamics è notevole, specialmente nei particolari, e i modelli 3D dei vari eroi sono stati animati con una cura e un’attenzione sopra le righe. Quando si lotta nei panni di Iron Man, Thor, Cap e via dicendo, si stanno effettivamente controllando gli stessi eroi che si sono amati nei fumetti o al cinema. Gli artisti di Crystal Dynamics li hanno ricostruiti meticolosamente, riservando una parte di quella diligenza alle mappe di ampio respiro, piene di particolari ed elementi distruttibili, e alle coreografiche sequenze della campagna che paiono uscire direttamente dal Marvel Cinematic Universe. Poi, però, quando ci si comincia a muovere, e si guarda più attentamente lo schermo, l’incantesimo si spezza e saltano all’occhio diverse mancanze che potevano essere risparmiate magari posticipando il lancio di Marvel’s Avenger di qualche mese. La più eclatante è certo l’instabilità del frame rate che a volte fatica a reggere costantemente i 30 fotogrammi al secondo. Quando scende al di sotto di quella soglia, non lo fa in modo catastrofico, ma è comunque evidente e succede spesso, specialmente nelle mappe più complesse e soprattutto quando gli eroi cominciano a combattere, sollevando un’impressionante quantità di effetti particellari. Nelle spettacolari sequenze della campagna, può bastare un sensibile rallentamento a rovinare la scena ed è un vero peccato. E’ chiaro che i ragazzi di Crystal Dynamics non sono riusciti a ottimizzare il codice in tempo per l’uscita, e si uò solo sperare che risolvano questi problemi nei prossimi aggiornamenti, anche perché al momento il titolo è giocabile in maniera decente solo su Ps4 Pro, Xbox One X e Pc. Tirando le somme, Marvel’s Avengers centra in pieno quella che dovrebbe essere la trama per un videogame dedicato ai Vendicatori, con una storia interessante ed un personaggio assolutamente adorabile e con il quale è facile empatizzare come Kamala Khan. Tecnicamente riesce a sorprendere in molti momenti ma non senza porgere il fianco a bug e problemi prestazionali, mentre il gameplay risulta molto più soddisfacente quando il titolo veste i panni dell’action-adventure single-player lineare piuttosto che quando cerca di lanciarci in scenari aperti multigiocatore. Se siete fan Marvel, l’acquisto è senza dubbio consigliato, ma una volta completata la storia principale potrebbe iniziare a stancarvi indipendentemente dal supporto post-lancio, a meno che le missioni multigiocatore non vengano rese maggiormente interessanti. Quindi, alla luce di quanto detto, se siete in grado di chiudere un occhio sui problemi che vi abbiamo descritto e siete desiderosi di vestire i panni dei supereroi più amati di sempre in un’avventura emozionante, ben scritta e doppiata completamente in Italiano, allora Marvel’s Avenger non vi deluderà.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 8,5

Longevità 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Xbox Series X e Series S, la next-gen di Microsoft arriva il 10 novembre

Microsoft ha annunciato che la nuova generazione di console arriverà il prossimo 10 novembre, data in cui sia Xbox Series X sia Xbox Series S diverranno disponibili a livello globale. È stata inoltre svelata la partnership tra Xbox ed Electronic Arts, che porterà alcuni dei migliori titoli EA su Xbox Game Pass Ultimate e Xbox Game Pass per PC. L’annuncio approfondisce le diverse possibilità offerte ai giocatori per entrare nella prossima generazione con Xbox, sia per coloro che cercano l’esperienza di gaming più avanzata sia per chi preferisce approcciare la next-gen con una console più piccola e completamente digitale. Xbox Series X è la console più veloce e potente, mentre Xbox Series S è una console all-digital che offre la velocità e le performance di nuova generazione nell’Xbox più piccola mai costruita. Entrambe arriveranno il 10 novembre e i pre-order per entrambe le macchine inizieranno il 22 settembre. Ma quanto costano? I prezzi sono i seguenti: 299,99 € per Xbox Series S e 499,99 € per Xbox Series X. Inoltre è bene ricordare che i membri Xbox Game Pass Ultimate e Xbox Game Pass per PC otterranno l’abbonamento EA Play senza costi aggiuntivi a partire dalle vacanze 2020. Di conseguenza, gli abbonati Xbox Game Pass Ultimate potranno godersi EA Play su Xbox One, Xbox Series X ed S e su PC Windows 10, mentre i membri Xbox Game Pass per PC potranno accedere al servizio da PC Windows 10.

SPECIFICHE TECNICHE

Ma quali sono le differenze tecniche fra le due console? Bisogna sottolineare che il confronto diretto delle specifiche tecniche non racconta tutta la storia. Xbox Series X è stata progettata per spingere i giochi fino alla risoluzione 4K nativa, che richiede risorse più esose rispetto a risoluzioni inferiori; Xbox Series S, invece, è la proposta di Microsoft per schermi fino a 1440p nativo e può effettuare l’upscaling fino al 4K. Le caratteristiche tecniche inferiori di Xbox Series S, quindi, sono in larga parte da inserire in tale contesto. Ci sono comunque alcune differenze che hanno un impatto maggiore (come il prezzo) e potrebbero essere la vera leva per acquistare una o l’altra. La differenza più grande di tutte è che Xbox Series X ha un lettore Ultra HD Blu-ray; Series S no ed eseguirà solo i giochi in digitale. Lato processore Xbox Series X e Xbox Series S adottano entrambe una CPU AMD octa-core basata sull’architettura Zen 2. La differenza sta nella frequenza di calcolo: 3,8 GHz per Xbox Series X; 3,6 GHz per Xbox Series S. La stessa differenza è presente anche nei calcoli in Simultaneous Multithreading: 3,6 GHz per Xbox Series X e 3,4 GHz per Series S. Anche la scheda grafica è basata in entrambi i casi sulla stessa architettura: la RDNA di seconda generazione. In Xbox Series X è integrata una GPU da 52 unità di calcolo che lavorano a 1,825 GHz. In Xbox Series S è invece presente un’unità da 20 unità di calcolo a 1,565 GHz. Tanto Xbox Series S quanto Xbox Series X supportano il ray tracing in tempo reale. Si parla di una potenza di 12 TeraFlops per Xbox Series X e di 4 TeraFlops per Xbox Series S. Attenzione ai TeraFlops: come soprascritto, vanno letti nel contesto della risoluzione massima raggiungibile dalle singole console: una risoluzione più bassa richiede meno risorse a parità di dettagli. Inoltre, non bisogna nemmeno essere lesti a prendere i TeraFlops di Xbox Series S e confrontarli con Xbox One X o PS4 Pro: si parla di architettura diverse e quelle più recenti (come la RDNA 2) sono più efficienti. Xbox Series X integra 16 GB di RAM, di cui 10 GB hanno una banda passante di 560 GB/s, mentre i restati 6 GB di 336 GB/s. Nel caso di Xbox Series S la RAM complessiva è di 10 GB: 8 GB da 224 GB/s e 2 GB da 56 GB/s. La minore RAM potrebbe creare qualche grattacapo in futuro agli sviluppatori. Resta valido il discorso fatto prima: la risoluzione più bassa oltre alle ottimizzazioni hardware incluse potrebbero bilanciare la situazione. I dischi SSD invece sono identici per prestazioni, ma cambia lo spazio disponibile: 1 TB per il modello top di gamma e 512 GB per la console a 299 euro. In entrambi i casi è disponibile lo slot per espandere lo spazio con un ulteriore TeraByte. Infine, le dimensioni: Xbox Series S è alta 27,5 cm, larga 6,5 cm e profonda 15,1 cm. Xbox Series X, invece, è alta 30,1 cm e larga e profonda 15,1 cm.

UNA STRATEGIA DI LANCIO STUDIATA FIN NEI MINIMI DETTAGLI

La strategia Microsoft delle due console next-gen è estremamente promettente, visto che punta a coinvolgere fasce d’utenza molto differenti. I giocatori più esigenti, che non vogliono scendere a compromessi e non hanno problemi di budget, potranno optare per una Xbox Series X e portarsi dunque a casa la piattaforma più potente che ci sia: una garanzia nell’ambito dei giochi multipiattaforma, ma anche la promessa di contenuti first party di grande spessore grazie ai tanti team di sviluppo acquistati da Microsoft. Titoli che sarà possibile scaricare dal day one, senza costi aggiuntivi, grazie all’abbonamento a Xbox Game Pass. I giocatori meno esigenti, che non fanno troppo caso all’upscaling grafico o dispongono ancora di un televisore Full HD, hanno un budget limitato o semplicemente vogliono accedere all’ecosistema Microsoft investendo il meno possibile, magari perché hanno già acquistato una PS5, potranno invece scegliere Xbox Series S e godere di un prodotto dal valore assolutamente straordinario se paragonato alla cifra richiesta. La sensazione è che proprio la console più economica potrà contare su di uno spunto extra in vista del Natale, dando così ragione alle strategie della casa di Redmond e andando a soddisfare in maniera brillante la domanda di una next-gen davvero accessibile per tutti. Insomma, a quanto pare Microsoft ha imparato dai suoi errori, ha fatto proposte intelligenti, sta lavorando egregiamente sul piano dei sevizi e soprattutto ha ascoltato la voce degli utenti.

Francesco Pellegrino Lise




Kerbal Space Program: Enhanced Edition Complete arriva su console

Private Division e Squad hanno rilasciato finalmente Kerbal Space Program: Enhanced Edition Complete in formato digitale per PlayStation 4 e Xbox One. Il bundle include a prezzo scontato l’acclamata simulazione spaziale Kerbal Space Program e due espansioni già pubblicate su console. Il titolo, che include le espansioni Pacchetto missioni storiche e Breaking Ground, oltre ovviamente al gioco base è disponibile sul PlayStation Store e sul Microsoft Store al prezzo di 59,99 euro. Ricordiamo che il Pacchetto missioni storiche, come suggerisce il titolo stesso, include missioni aggiuntive ispirate a eventi storici, oltre a siti di lancio ricostruiti e tute ricucite per l’occasione. Breaking Ground include invece parti robotiche e strumenti avanzati per la raccolta di dati scientifici. Questi nuovi componenti consentono ai giocatori di andare ben oltre le possibilità offerte dal gioco base, grazie all’abilità di costruire veicoli più complessi che mai. Inoltre i giocatori ora hanno a disposizione un modo completamente nuovo di raccogliere dati dai corpi celesti attraverso gli Esperimenti dislocati. Un nuovo contenitore modulare consente ai kerbal di trasportare una varietà di strumenti come sismometri, stazioni meteorologiche e altro. Questi strumenti possono essere posizionati sulla superficie dei pianeti per trasmettere informazioni al pianeta base, permettendo ai kerbal di approfondire la comprensione del loro sistema solare. Kerbal Space Program: Enhanced Edition Complete arricchisce ulteriormente l’esperienza che i giocatori potranno vivere esplorando i corpi celesti. Sui pianeti e sui satelliti del sistema solare si possono trovare caratteristiche in superficie che possono essere analizzate con un nuovo braccio robotico collegato a un rover. Queste caratteristiche includono criovulcani, meteoriti, crateri e molti altri oggetti misteriosi che i giocatori dovranno esaminare. Inoltre l’espansione include una nuova tuta spaziale futuristica che permetterà ai kerbal di solcare il cosmo al massimo dello stile.

Per chi non lo sapesse, Kerbal Space Program mette il giocatore alla guida di un programma spaziale nei panni del direttore dell’agenzia, con lo scopo di creare e testare un numero infinito di razzi e spedirli dove nessun kerbal (i buffi protagonisti del gioco) è mai giunto finora. Il titolo al di la della sua veste grafica carina che sembra quasi strizzare l’occhio a un pubblico molto giovane, è in realtà un videogame molto complesso e ricco di cose da comprendere. Tra i tantissimi elementi da tenere in considerazione nella costruzione e nel lancio di un razzo ci sono moltissimi aspetti da non trascurare, come ad esempio, il peso del carburante da calcolare, l’aerodinamicità, la struttura stessa del mezzo e molto altro ancora. Giocare a Kerbal Space Program saltando il tutorial, quindi, si tradurrebbe in un vero e proprio disastro. Ovviamente, trattandosi di un videogame, non serve essere un ingegnere aerospaziale, un fisico o un esperto di informatica, ma affrontare il titolo pretendendo di poter fare da soli non è proprio possibile. Finito il tutorial, la modalità storia è il cuore della produzione. La “campagna” pone o giocatori di fronte ad una serie di sfide a difficoltà crescente. Il ritmo di gioco è ben bilanciato, e permette comunque di giocare e sperimentare con grande libertà, senza essere per forza guidati da scelte obbligate ed obiettivi perentori. In Kerbal Space Program esiste anche la modalità libera, ma considerato quanto ci vuole per essere completamente in confidenza col sistema di gioco probabilmente questa tipologia di gioco può essere interpretata come una sorta di attività “end game”. In ogni caso se mandare in orbita un razzo non è poi così difficile (ma potrebbe rubarvi anche più di cinque ore di gioco), più difficile sarà iniziare a comprendere i primi rudimenti della guida spaziale, come alzare e abbassare l’apogeo per esempio, che darà modo poi di intercettare altre orbite e conseguentemente aumentare a dismisura lo spazio esplorabile. In Kerbal Space Program, ogni passo in avanti porterà nuovi problemi da risolvere in sede di progettazione, ogni nuovo problema da risolvere in sede di progettazione porterà a nuovi fallimenti, nuove dolorose perdite. Grazie al gran numero di pezzi sbloccabili, l’unico limite di Kerbal Space Program sarà quello dell’immaginezione (e del empo che deciderete di dedicare alla produzione). La libertà creativa concessa, anche senza i preziosi mod della versione Pc, è assoluta, e vi darà modo di costruire navi che si trasformano in cielo, razzi con mezzi da sbarco su ruote o cingoli, vere e proprie basi spaziali permanenti da utilizzare alla bisogna.

Il sistema solare presente in questo gioco non è esattamente come il nostro, ma è comunque molto simile, e conta oltre quattordici astri da sfiorare, esplorare, studiare. La semplice grafica del gioco può sembrerà a prima vista appena sufficiente, ma non bisogna dar peso al primo scoraggiante impatto. Kerbal Space Program è un gioco davvero emozionante: merito del gameplay, merito dell’alta posta in gioco che viene messa sul piatto ad ogni lancio e merito anche agli spettacolari scorci che sa regalare. Perché non è solo il silenzio dello spazio a regalare il famigerato groppo in gola, ma soprattutto il fatto che lì in alto ci si arriva solo con tanto impegno, con deduzioni intelligenti e tante ore di “lavoro”. Cercare di far combaciare l’orbita di due diverse navicelle per un attracco siderale che è costato 10 ore di studi e almeno il triplo in lanci disastrosi e perdita di risorse è un’emozione davvero difficile da raccontare, ma Kerbal Space Program è tutto questo, e anche di più. Imparare dai propri errori, non scoraggiarsi, avere molto tempo a disposizione, provare, provare e ancora provare sono le caratteristiche necessarie per poter portare a termine l’obbiettivo finale. Sarà dura, ma credeteci, quando riuscirete a far atterrare una navetta su di un pianeta senza nessun tipo di problema, allora vi sentirete dei piccoli eroi. Provare per credere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6

Sonoro: 7

Gameplay 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




PlayStation 5, la nuova console di Sony arriva il 19 novembre

PlayStation 5 è la console next-gen di Sony, una piattaforma che si pone il fermo obiettivo di bissare il successo della precedente console dominando nuovamente il mercato con una line-up di spessore e una forte “strizzata d’occhio” verso le nuove tecnologie. Sappiamo che questa nuova piattaforma arriverà il 19 Novembre in Italia qualche giorno prima dell’iconico Black Friday, e che dovrà competere direttamente con il rinnovato ecosistema creato da Microsoft. Quali sono però le specifiche tecniche, il prezzo, la data di uscita e tutte le caratteristiche uniche di PS5? Prima di tutto bisogna sottolineare che il colosso nipponico, al momento della presentazione della nuova piattaforma di gioco, ha annunciato che ci saranno due modelli di console: una classica e una dal costo inferiore che però è priva di lettore Blu-Ray e che quindi per intrattenere prevede l’acquisto di videogame e film solamente sul negozio online. Una scelta importante: è infatti la prima volta che l’azienda giapponese lancia una console senza lettore per leggere i dischi: l’obiettivo è far crescere i tanti servizi online lanciati negli ultimi anni, a partire da PlayStation Now che avrà un ruolo sempre più centrale. Ma quali sono le differenze tra PS5 e PS5 Digital Edition? Durante l’evento, Sony non si è soffermata molto sulle caratteristiche della PS5: ha dedicato solamente pochi minuti mostrando componenti che già si conoscevano.

 Su CPU, scheda video, RAM e SSD oramai si sa tutto, ma alcuni esperti assicurano che ci sono alcune caratteristiche della PS5 che sono state tenute nascoste e che verranno rivelate prossimamente. La presentazione di una seconda PS5, però, ha fatto nascere dei dubbi: la Digital Edition avrà caratteristiche differenti? Quali sono le componenti hardware? Avrà un hard disk più capiente? Domande a cui Sony non ha risposto in modo chiaro, ma ha fatto trapelare il fatto che le due PS5 sono identiche, tranne per la presenza del lettore Blu-Ray sulla versione normale. Questo vuol dire che anche la PS5 Digital Edition avrà una scheda tecnica top, compreso l’SSD da 825GB che sarà il vero segreto della console. Anche se 825GB potrebbero essere un po’ limitanti per una console che non utilizza dischi fisici: il download e l’installazione di un gioco potrebbe occupare più di 200GB, limitando il numero di giochi che si possono avere in contemporanea. Le due versioni si differenziano per il prezzo di soli 100 euro: serviranno 399,99 per la digital edition e 499,99 per chi non volesse rinunciare ai classici dischi da inserire nella console. Comunicate anche le date di lancio: 12 novembre per America, Giappone, Messico, Canada, Australia e Corea del Sud. Per l’Italia e il resto del mondo serviranno 7 giorni in più: dovremo aspettare fino al 19 novembre 2020.

F.P.L.




NASA, stazione spaziale: sfiorata la collisione con raffica di meteoriti

Gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale hanno eseguito una manovra per evitare di essere colpiti da una raffica di detriti spaziali. Lo ha riferito la Nasa, sollecitando una migliore gestione degli oggetti nell’orbita terrestre.

I centri di controllo della Stazione Spaziale russo e statunitense hanno lavorato insieme durante un’operazione di due minuti e mezzo finalizzata a regolare l’orbita della stazione e allontanarsi, evitando la collisione.

I detriti sono passati a circa 1,4 chilometri dalla Stazione spaziale, ha detto la NASA. I tre membri dell’equipaggio – due russi e un americano – si sono trasferiti vicino alla navetta russa Soyuz all’inizio della manovra in modo da poter evacuare se necessario, ha aggiunto l’ Agenzia spaziale americana, aggiungendo che la manovra è stata decisa “a scopo cautelativo”. Una volta conclusa, gli astronauti sono tornati alle loro normali attività.

Il minaccioso rottame era un pezzo di un razzo giapponese del 2018, ha scritto su Twitter l’astronomo Jonathan McDowell. Il razzo si era rotto l’ anno scorso in 77 pezzi. La Stazione Spaziale di solito orbita a 420 chilometri di altezza a una velocità di circa 27.000 chilometri orari e a una tale velocità anche un piccolo oggetto potrebbe provocare seri danni.




Wasteland 3, alla conquista del Colorado

Wasteland 3 è il terzo capitolo della storica saga di giochi di ruolo a tema post-apocalittico. In questo episodio i giocatori dovranno esplorare le gelide distese del Colorado, una regione piena di pericoli e misteri popolata da molte fazioni in guerra perenne tra loro. Il titolo, disponibile su Pc, Xbox One e Ps4, è un’opera talmente densa di contenuti da lasciare letteralmente a bocca spalancata. Quanto imbastito da InXile Entertainment è qualcosa fuori scala, qualcosa che necessita di decine e decine di ore di gioco per scalfirne appena la superficie. Narrativa di livello, una scrittura efficace e, soprattutto, un mondo incredibilmente vivo e in continua evoluzione: tutto senza dimenticare un gameplay profondo e articolato. Chiunque avesse aspettative decisamente alte per il titolo, non rimarrà deluso da Wasteland 3 e troverà un’avventura dall’altissima qualità di fondo, capace di ammaliare i vecchi appassionati e, al contempo, rivisitare in chiave moderna diverse le classiche meccaniche di gioco. Ma andiamo ad esaminare il gioco più da vicino: le storie narrate in questo terzo capitolo della saga portano i giocatori in un’ambientazione diametralmente opposta alla calda Arizona, dove si svolgevano i precedenti episodi. In Wasteland 3, come già accennato ci si troverà a vivere e combattere in un ghiacciato quanto inospitale Colorado post-apocalittico, con i ranger che hanno risposto alla chiamata d’aiuto del Patriarca, un auto-proclamatosi sovrano dello Stato dal polso di ferro. Come qualsiasi padre dal carattere forte e con il tempo a disposizione risicato, sono i figli il grande problema del Patriarca, con la prole del dittatore che si è sparpagliata tra le gelide lande del Colorado a tramare per deporre il padre. Il compito di chi gioca sarà, quindi, quello di recuperare i figli fuggiaschi e riportarglieli. Questo è, però, solo il punto di partenza di Wasteland 3, infatti, il seguito delle vicende è completamente nelle mani dei giocatori e dipenderà da un’incredibile serie di scelte che bisognerà fare nel corso dell’avventura. Decisione dopo decisione, il mosaico narrativo di Wasteland 3 andrà a comporsi poco alla volta, portando chi si trova dinanzi lo schermo su strade diverse e, soprattutto, sempre giustificate da quello che è stato il cammino dei ranger. Ricordate, mai, come nell’ultima opera di InXile Entertainment, vi potrete sentire padroni del vostro destino, capaci di scelte in grado di segnare la sorte di intere cittadine e della vostra reputazione nel mondo di gioco. In Wasteland 3 ad ogni azione corrisponde una conseguenza, nulla deve essere lasciato al caso, ogni minima risposta od ogni più piccolo gesto può cambiare il corso della storia. Questo diventa estremamente chiaro quando, dopo ore di gioco, ci si ritrova dinanzi alle conseguenze di una scelta fatta tempo prima o quando ci si imbatte in un accampamento ormai decimato solo perché in precedenza non si è portata a termine una missione secondaria. In situazioni come queste, la potenza narrativa di Wasteland 3 emerge in tutta la sua magnificenza. La storia quindi viene vissuta come un libro appassionante che si sviluppa attorno alle scelte del lettore, un po’ come era con i “librigame” negli anni ‘80.

A livello narrativo, l’intreccio proposto non è solo un mero esercizio di stile, ma anche e soprattutto un racconto nudo e crudo, capace di sbattere in faccia al giocatore la realtà umana di un mondo post apocalittico. Folli, disperati, fanatici, succubi e potenti: il prodotto di InXile Entertainment è un turbine di sentimenti umani, un museo di personalità ed emozioni, un incredibile spaccato della psiche umana. Nelle decine di ore di gioco che bisognerà passare in compagnia del “Team November”, ossia la squadra di Desert Ranger protagonista di Wasteland 3, capiterà di imbattersi in personaggi e vicende di ogni tipo, che porteranno più volte a varcare il labile confine tra il bene e il male. Ergersi paladini della giustizia non è mai stato così difficile, ma ricordate, esiste sempre una via da percorrere. Ad aumentare poi ancor di più l’immedesimazione nelle lande ghiacciate del selvaggio Colorado è finalmente il doppiaggio, una caratteristica richiesta a gran voce dai fan e arrivata grazie all’apporto di capitali dovuto all’ingresso di InXile Entertainment negli Xbox Game Studios. Un doppiaggio, solamente in inglese ma di buonissima fattura, che è riservato anche al più insignificante dei dialoghi e che concorre a innalzare incredibilmente la fruibilità del titolo. Se non siete particolarmente a vostro agio con la lingua d’oltremanica, fate attenzione: non è solo il doppiaggio a essere in inglese in Wasteland 3, bensì l’intero gioco. Considerando quanto siano predominanti i testi scritti, si tratta quindi di un aspetto da tenere in grande considerazione se si è interessati all’acquisto. Altro aspetto determinante per l’immedesimazione è poi l’introduzione di una visuale frontale dei personaggi principali durante alcuni dialoghi. Un’interessante aggiunta, che riesce anch’essa a dare un qualcosa in più in più alla narrazione.

Quali che siano le decisioni prese, bisognerà sempre essere pronti a guidare gli uomini attraverso numerose battaglie, che, pur non essendo l’unico elemento fondante del gameplay, sono indubbiamente al centro dell’esperienza di gioco e impiegheranno molto del tempo di chi gioca nelle distese desolate dell’America post-apocalittica. A un primo sguardo, i combattimenti non sembrano molto diversi da quelli visti in Wasteland 2, tuttavia da subito si può notare una differenza significativa: se nel predecessore era l’iniziativa di ogni personaggio a determinare l’ordine della battaglia, adesso durante il proprio turno ogni schieramento controlla i propri personaggi, l’uno dopo l’altro, per poi cedere l’azione alla fazione opposta. Quando il pallino del gioco è in mano al giocatore, si potranno posizionare i ranger sul campo di battaglia, usare le loro abilità o semplicemente attaccare gli avversari, ma anche muoverli con più cautela facendoli riparare dietro una copertura che offre protezione dagli attacchi nemici, risparmiare punti azione (la “valuta” con cui si “paga” ogni mossa sul campo di battaglia, dal movimento all’uso delle armi) per poi utilizzarli al turno successivo per avere a disposizione un attacco in più, preparare un agguato per i nemici che dovessero entrare nel raggio di tiro e così via. Le opzioni tattiche sono numerose e regalano combattimenti sempre intensi e soddisfacenti, con un adeguato grado di complessità ma senza essere del tutto inaccessibili per i giocatori meno esperti. Ci sono tante classi di armi, ognuna con proprietà diverse, oggetti rapidi che spaziano dai medikit, ai farmaci per potenziarsi temporaneamente in battaglia, oltre alle immancabili granate, è possibile pure usare le proprie abilità per hackerare torrette e droni e rivoltarli contro i loro padroni, o ancora usare la propria affinità con gli animali per fare la stessa cosa con le bestie e le creature del Colorado. Insomma, i modi con cui giungere al trionfo non mancano di certo. Inoltre, è molto importante sfruttare la conformità del terreno a proprio vantaggio, ripararsi dietro le coperture e posizionare i propri soldati nel modo migliore, senza lasciarli troppo scoperti e garantendosi una buona linea di tiro. È anche importante, soprattutto quando si fronteggiano gruppi di mutanti o di razziatori sanguinari, assicurarsi di essere i primi ad attaccare, così da guadagnare l’iniziativa e ottenere un vantaggio che può talvolta risultare decisivo, potendo sfoltire per bene i nemici prima ancora che possano reagire, tattica che risulta particolarmente utile se la difficoltà è impostata su “difficile”. Non è sempre possibile fare agguati ai propri nemici, in alcuni casi perché la battaglia parte dopo una conversazione, magari a causa di una decisione o di alcune parole di troppo, altre volte perché si viene individuati dai nemici e dobbiamo quindi concedere loro il primo turno. Esiste poi anche la possibilità di evitare alcuni scontri, ma il sistema di stealth, se così lo vogliamo chiamare, implementato dagli sviluppatori è molto basilare e purtroppo non molto appagante quanto gli scontri a fuoco. Inoltre, evitare il combattimento non dà alcun vantaggio, anzi vuol dire perdere molti preziosi punti esperienza, oltre al bottino che si può raccogliere dai cadaveri nemici. Prima di passare oltre, un piccolo appunto sul livello di sfida che ci si può aspettare da Wasteland 3: noi abbiamo impostati la difficoltà su difficile e ritengo sia la scelta migliore per chi ha un po’ di esperienza col genere e vuole essere messo almeno un po’ alla prova dagli scontri coi nemici, anche perché a normale si ha vita facile ed è quindi la modalità adatta per i giocatori meno esperti, o per quelli che non amano le battaglie a turni e non vogliono faticare troppo.

https://www.youtube.com/watch?v=gkD83u94_54

Naturalmente, in un gioco di ruolo profondo e ben strutturato come Wasteland 3 i combattimenti non sono l’unica attività su cui investire il proprio tempo. Fin da subito, in fase di creazione dei personaggi, bisognerà avere a che fare con tanti parametri da tenere sott’occhio e gestire, con ben sette attributi principali, numerose abilità e talenti speciali da scegliere e sviluppare ad ogni passaggio di livello. Ognuno di questi regola l’efficacia di ogni personaggio in sede di combattimento e nei diversi aspetti della vita di un ranger: ci si potrà concentrare soprattutto sui fucili da cecchino o sull’intimidazione, o sugli esplosivi, sulla leadership, oppure ancora sull’hacking. Quello che non è possibile fare è creare un personaggio che sia in grado di svolgere ogni compito alla perfezione, quindi l’opzione migliore è di specializzare ogni membro della propria squadra in abilità diverse e tra loro complementari, così da poter affrontare al meglio ogni situazione e aprirsi diverse possibilità interessanti, che possono sfociare in alcuni casi in strade e percorsi narrativi durante l’esplorazione. A proposito dell’esplorazione, è importante sottolineare che Wasteland 3 lascia sempre una certa libertà al giocatore: terminato il breve prologo, si avrà subito a disposizione una base a cui fare ritorno ogni volta che si vuole e un veicolo corazzato con cui spostarsi per il Colorado in completa libertà, pur se alcune zone possono richiedere qualche potenziamento per la propria vettura. La struttura è grosso modo quella del predecessore, con una mappa del mondo un po’ stilizzata in cui ci si può muovere liberamente, con la possibilità di scoprire bottini inaspettati ma anche il rischio di subire agguati improvvisi, e in cui trovano spazio diverse location che si possono esplorare poi meglio anche a piedi. Ed è proprio in queste zone che si passerà la maggior parte del tempo, in quanto sono i luoghi in cui si svolgono un po’ tutte le attività principali del gameplay, dai dialoghi con i personaggi, ai combattimenti, gli acquisti dai negozi e così via. Le location che si potranno visitare non sono molto grandi, e purtroppo ci sono anche frequenti caricamenti nel passaggio da un livello all’altro, ma contengono comunque diversi segreti da scoprire che vanno a premiare i giocatori più attenti… e quelli che hanno investito su alcune particolari abilità, dato che è impossibile scoprire ogni singolo contenuto di gioco nella stessa partita.

Ovviamente Wasteland 3 non è un titolo esente da problemi: ad esempio, il log delle missioni, dove sono racchiuse tutte le quest in cui si siamo imbattuti durante la nostra prova, non riesce infatti a tenere il passo delle vicende e più di una volta non abbiamo trovato registrato qualche progresso che avevamo invece raggiunto. La gestione dell’inventario, inoltre, avrebbe potuto essere migliorata e allo stato attuale risulta confusionaria e poco pratica. L’aspetto più fastidioso, per quanto non eccessivamente negativo, che abbiamo riscontrato è però quello relativo all’obbligo di avere tutti i personaggi sul medesimo punto per cambiare zona. Il che, ci teniamo a dirlo, non è per forza di cose un male, ma, considerando come più volte ci siamo trovati a lasciare erroneamente indietro un ranger a causa di un sistema di selezione talvolta impreciso, alla lunga il tutto diventa parecchio fastidioso, costringendo ad attendere per decine di secondi che anche gli ultimi personaggi raggiungano il punto in questione. A quanto detto fino ad ora si vanno infine ad aggiungere dei caricamenti lunghissimi. Per il resto, il lato tecnico è comunque riuscito e sebbene non riesca a competere con titoli di altri generi, i risultati del budget aggiuntivo concesso a questo terzo episodio sono piuttosto evidenti. Una menzione di onore deve essere fatta poi sia alle sorprendenti scelte stilistiche e artistiche di alcune zone o fazioni, sia alla colonna sonora, che si è rivelata di ottima fattura e decisamente azzeccata. Peccato solo per qualche calo di framerate in alcune zone, soprattutto a Denver, ma si tratta di un difetto che, siamo sicuri, verrà corretto già con le prime patch. Tirando le somme, nonostante alcune incertezze tecniche da risolvere con qualche patch, Wasteland 3 è un gioco di ruolo di qualità, capace di offrire ore e ore di missioni ricche di scelte e trasportare i giocatori in un contesto pericoloso quanto affascinante. Non è perfetto, ma se cercate un GdR dal sapore “old school” che mescoli sapientemente dialoghi, scelte e tanti combattimenti tattici a turni è il prodotto che fa per voi. Mettetevi alla prova nelle terre selvagge del Colorado e siamo certi che resterete stupiti dall’esperienza di gioco.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Wiko View 5 e View 5 Plus, gli smartphone dalla maxi batteria

Wiko porta in Italia due nuovi smartphone di fascia economica che, a parte il prezzo, puntano sulla quadrupla fotocamera posteriore e soprattutto sulle performance della batteria, che promette di durare tre giorni e mezzo con una ricarica. Se non ne potete più del cellulare che si scarica a fine giornata o peggio ancora anche prima, questo nuovo dispositivo sembra essere la perfetta soluzione ai vostri problemi. L’estetica di questi modelli punta su cornici contenute per la parte frontale e un retro che piazza la quadrupla fotocamera in una configurazione molto simile a quella proposta da Huawei da un anno a questa parte, con un riquadro nello spigolo in alto a sinistra, tre sensori da un lato e il quarto assieme al flash a fianco. Wiko View 5 e View 5 Plus hanno entrambi uno schermo da 6,55 pollici con un forellino che ospita la fotocamera frontale, da 8 megapixel. Sul retro i sensori sono quattro: il principale da 48 megapixel è affiancato da un grandangolo da 8 mp, da una lente macro (5 mp) e da un sensore per l’effetto bokeh. La batteria, da 5mila mAh, richiede solo due ricariche a settimana. La differenza tra i due smartphone è però sotto la scocca. Il Wiew 5 monta il processore MediaTek 6762D A25, 3 GB di Ram e 64 GB di memoria interna. Il modello Plus ha il chip MediaTek 6765, 4 GB di Ram e 128 GB di spazio d’archiviazione. Entrambi i dispositivi sono disponibili da questo mese. Il Wiko View 5 arriva in tre colori – Midnight Blue, Pine Green e Peach Gold – a circa 170 euro; il Wiko View 5 Plus è nelle finiture Aurora Blue o Iceland Silver a circa 200 euro.

F.P.L.




Railway Empire Complete Collection, diventa un magnate delle ferrovie

Railway Empire complete collection arriva su console per la gioia di tutti gli appassionati dei titoli gestionali. Fino ad alcuni anni fa, questo particolare genere sembrava trovare la sua casa esclusivamente su PC, ma sono alcuni anni, invece, che molti dei titoli di punta che richiedono un’attività manageriale stiano emigrando anche verso il parco console a disposizione del mercato videoludico. Kalypso Media ha fatto del genere gestionale il suo cavallo di battaglia grazie a Tropico, Port Royale e anche Railway Empire, con la piena intenzione di far impazzire tutti quei giocatori che preferiscono utilizzare un’Xbox One, una Ps4 o una Switch piuttosto che un computer. Proprio Railway Empire attualmente è disponibile sotto forma di “complete collection” per console, comprendendo tutti i DLC usciti fino ad oggi, e quindi si presenta come un titolo davvero denso di contenuti e cose da fare. Il videogame all’interno della propria nicchia va a scavare un ulteriore cunicolo che conduce in una caverna ancora più nascosta: perché se i titoli manageriali strizzano l’occhio a una ristretta platea di videogiocatori, il titolo di Kalypso guarda a chi è prettamente interessato alla cultura americana, al sogno di una rivoluzione industriale e alla passione per i treni, pronti a collegare le numerose città degli Stati Uniti d’America con il prodigio dei binari e delle locomotive. Mantenendo forte il tema che era stato già utilizzato da Railroad Tycoon e Sid Meier’s Railroads, che negli anni 2000 avevano già dettato la direzione giusta per collegare le due coste americane, Railway Empire Complete Collection adesso prova a condurre i giocatori anche fuori dai confini americani: se la carriera, quindi, partirà esattamente da dove finisce il titolo base, i DLC spingeranno i giocatori in Europa, in Messico, nel Regno Unito e anche in Irlanda, alla ricerca di nuove steppe da ricollegare con la forza del vapore viaggiando su rotaie. Il titolo è ambientato tra il XIX e l’inizio del XX secolo, nel pieno dell’evoluzione del treno: è il 27 settembre del 1825 quando la Locomotion n.1 traina il primo treno commerciale della storia, sulla tratta che da Stockton-on-Tees porta a Darlington: passeggeri comuni, ma anche carri miniera, tutti a una velocità di 9 chilometri orari, quasi il doppio di quanto possa compiere oggi una persona a piedi, ma senza carichi in spalle. Un’evoluzione che di lì a poco avrebbe portato nel 1839 la prima ferrovia da Napoli a Portici, in Italia, fino ad arrivare una rete che nel 1869 negli Stati Uniti percorreva 4600 chilometri in appena quattro giorni, andando da San Francisco a New York. La società industriale partiva da lì, dal sogno di un collegamento che potesse ridurre le distanze e dare vita a una realtà sociale: il pendolarismo. Di lì a poco il treno divenne un simbolo dello sviluppo societario, nonché una bandiera della civiltà: ed è proprio in questo contesto che bisognerà creare il proprio impero ferroviario.

A livello di giocabilità, lo scopo di Railway Empire Complete Collection è quello di spingere chi si trova dinanzi lo schermo a collegare i paesi del mondo con i binari. La proposta ludica parte così dalla campagna, una modalità divisa in cinque capitoli che non fa altro che accompagnare attraverso un enorme tutorial, pronto a spiegare tutte le meccaniche, inizialmente ingarbugliate, del gioco. Grazie a queste cinque sessioni introduttive si avrà la possibilità di andare a scoprire anche alcuni momenti della storia dell’evoluzione del treno, vestendo i panni di un magnate che deve necessariamente guardare al profitto. D’altronde la costruzione di migliorie, di strutture più efficienti, nonché di binari sempre più ramificati, passa dalla disponibilità economica di chi gestisce la linea ferroviaria. Va da sé, insomma, che la campagna non fa altro che proporre quella che è quasi una prassi del genere, ossia sfruttare un single player con una sottile linea narrativa che fa da palliativo per spiegare tutte le numerose e spesso capillari meccaniche di gioco. Ovviamente tali meccaniche sono tutte intrecciate tra di loro e propongono diverse interfacce non sempre intuitive, ma comunque pronte a offrire tutti quegli strumenti che possono garantire il risultato sperato. Piuttosto, quindi, che propinare un tutorial fatto di numerosi documenti e di guida ai comandi più basilari, sacrificando una modalità single player che avrebbe soddisfatto solo chi non ha velleità di competizione reale, si passa a un tutorial comunque gradevole e che introduce subito all’esperienza definitiva. Railway Empire Complete Collection però oltre a offrire quanto già era presente nella versione base del gioco, mette a disposizione degli scenari tutti nuovi. Ognuno di essi metterà i giocatori dinanzi a determinate caratteristiche da gestire, con dei parametri ben precisi ai quali affidarsi, con delle strategie da seguire per poter evitare la bancarotta e arrivare al risultato finale in maniera soddisfacente. Questo perché verranno fornite delle missioni, così come nel tutorial iniziale, che pretenderanno il raggiungimento di determinati obiettivi e condizioni entro una data fornita. Gli scenari sono disponibili solo nella modalità apposita, dato che la campagna principale, quindi il tutorial, era stata pensata prima della pubblicazione delle espansioni. Accanto agli scenari c’è la modalità libera, ossia un mondo a totale disposizione per quanto riguarda la personalizzazione dei contenuti messi in campo: punti di partenza, fattorie, collegamenti e potenziali avversari saranno a totale discrezione di chi gioca, senza alcun tipo di vincolo.

https://www.youtube.com/watch?v=sbp3pIoma7g

Railway Empire Collection però dà il meglio di sé nella modalità Sandbox. Sebbene essa sia stata sdoganata la meraviglia riservata a tale modalità, che fino a qualche anno fa riusciva sempre a far comparire un sorriso inebetito sul volto dei videogiocatori che si sentivano in grado di poter fare tutto, aspettarsi oramai una tale proposta in un manageriale è abbastanza scontato: ecco, quindi, che questa tipologia di gioco permetterà di abbattere qualsiasi tipo di paletto, andando a costruire all’infinito ciò che si desidera, inserendo chi gioca in un contesto che scevro da obiettivi e richieste infinite, sarà in grado quasi far sentire chiunque un vero e proprio magnate delle ferrovie. La versione da console di Railway Empire Complete Collection si comporta bene, questo va detto. Non ci sono bug o glitch capaci di rendere la partita ingiocabile, ma nonostante questo, alcuni piccoli accorgimenti potevano migliorare ulteriormente l’esperienza. Tirando le somme, il titolo offre una grande boccata d’aria al prodotto di base. Kalypso Media ha davvero voluto portare qualcosa su cui i giocatori potessero spendere dozzine e dozzine di ore e, bisogna dire, che ci è riuscita. Il gioco però rimane quello, di base accessibile a molti neofiti del genere gestionale ma con una serie di problemi davvero basilari e sicuramente risolvibili con non troppo lavoro, mostrando proprio qui una pecca di volontà nella produzione. Tutto sommato, comunque, Railway Empire Complete Collection offre tantissime ore di divertimento, sia per i nuovi che per i veterani, portando su console un gestionale su cui puntare per una fase di relax giornaliera. Se volete scoprire se siete capaci di affrontare una sfida del genere o se da bravi appassionati volete mettervi alla prova, questo software sarà in grado di regalare molte soddisfazioni.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 8

Gameplay: 7

Longevità:7,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise