TERRA DEI FUOCHI E DISASTRO AMBIENTALE: SOTTACIUTE LE RIVELAZIONI DI CARMINE SCHIAVONE

Il Codacons fa ricorso collettivo al TAR dove le famiglie dei comuni colpiti possono partecipare per ottenere il risarcimento danni al Ministero dell’Ambiente, della Salute, alla Regione Campania, all’Arpac per aver omesso di intervenire sulla gravissima situazione in Campania

di Cinzia Marchegiani

Un paradosso cui nessuno vuole assuefarsi. Il disastro ambientale nella Terra dei Fuochi con un Governo spettatore e addirittura titolare dell’inchiesta anticamorra. Nel 1994, il commissario della Criminapol Roberto Mancini, seguiva i traffici illeciti nell’indagine sui traffici in Campania, dove i Casalesi e la camorra gestivano il trasposto e il versamento / interramento dei rifiuti nelle discariche e terreni agricoli, provenienti da ogni città nonché centrali nucleari. Nel 1996 Roberto Mancini, dopo una lunga e pericolosa indagine depositava un dossier raccapricciante su tutti i movimenti non solo dei rifiuti, ma le relazioni fra i vari personaggi della camorra, le istituzioni..insomma nomi e società che facevano soldi a palate sversando la morte.

I dettagli precisi e attendibili avevano aperto un immenso cratere di abusi immondi e purtroppo senza alcuna via di ritorno. Il dossier Mancini veniva consegnato alla Dda di Napoli, in quell’anno il Presidente del Consiglio era Romano Prodi e il Ministro dell’Interno Giorgio Napolitano…ma questo importante contributo rimase segreto.

I servizi del Commissario Mancini vennero poi indirizzati nella Commissione Parlamentare d’inchiesta che verteva proprio sul Ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, presieduta dall’Onorevole Massimo Scalia.

Ma tutta l’inchiesta parlamentare venne segretata, partendo dall’audizione di Carmine Schiavone che nel lontano 7 Ottobre 1997 collaborava con lo Stato rilevando un’intricata ragnatela di rifiuti tossici e veleni avvalorando quello che lo stesso Mancini aveva scoperto a sue spese, poiché colpito da un grave tumore di non Hodgkin (che lo stesso Stato ha ritenuto di rimborsare con 5 mila euro, e per cui è stata organizzata una petizione popolare su Change.org).

Un segreto di Stato che non ha volti ma solo vittime lasciate a vivere, costruire case ed edifici su quelle terre piene di morte e veleno, senza alcun deterrente di coltivazione su quei terreni che producevano ortaggi e pascolavano bestie per il commercio nostrano ed anche estero. Questa è l’amara verità. Uno Stato che si è macchiato del delitto più grande, quello di non arginare altre morti di cancro. Nell’ottobre 2013, solo a quasi vent’anni da queste rivelazioni, dopo la nota con il quale il procuratore nazionale antimafia dichiarava che non esistevano motivi ostativi nel rendere pubblico il resoconto stenografico dell’audizione di Carmine Schiavone (collaboratore di giustizia) e relativi atti, l’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati espresse all’unanimità il parere favorevole alla “declassificazione degli atti”. Qui potete leggere il documento desecretato

LEGGI QUI il dossier del 1997

Il Codacons i primi di gennaio 2014 è partito con una storica class action, e si rivolge a tutte le famiglie che abitano nei comuni toccati da questo disastro e scempio ambientale nonché istituzionale, per richiedere il risarcimento dei danni al Ministero dell’Ambiente, della Salute, alla Regione Campania, alle Asl all’Arpac per aver omesso di intervenire su questa situazione gravissima.

Il Codacons senza giri di parole affonda le accuse:”Tutti sapevano e nessuno ha fatto alcunché per evitare che – a causa dell’inquinamento dei terreni di rifiuti tossici e non, che hanno inquinato le falde acquifere – l’intero ecosistema andasse distrutto, con gravissimi danni alla salute, all’ambiente, alle colture, con intere produzioni alimentari distrutte. Numerose negli anni le commissioni parlamentari d’inchiesta sui rifiuti ma, nonostante ciò, nulla è stato fatto, e i terreni non sono stati bonificati, l’intervento dello Stato p totalmente assente”.
L’associazione Codacons fa riferimento anche al DL del 10 dicembre 2013 n.136 in cui viene previsto il monitoraggio e la classificazione dei suoli, l’accertamento dello stato d’inquinamento dei terreni, la riforma dei reati ambientali, l’accelerazione e la semplificazione degli interventi, oltreché risorse per le bonifiche indispensabili per il territorio: “troppo tardi per quanto riguarda la bonifica dei terreni (i Ministeri e le autorità locali sapevano della gravissima situazione da almeno 20 anni) totalmente inutile per quanto riguarda l’introduzione di reati penali per chi brucia i rifiuti.
La Class Action rivolta a tutti i comuni della Terra dei Fuochi per l’azione collettiva, chiede risarcimento di 10.000 euro a famiglia e l’azione penale, costituendosi parte offesa nei procedimenti penali pendenti contro le società e soggetti che hanno operato lo smaltimento illegale di rifiuti e contro le pubbliche amministrazioni responsabili di omesso controllo ed intervento.

Molte le procure che stanno indagando su questi reati commessi: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti ambientali inerenti il traffico illecito di rifiuti speciali, pericolosi e non; danneggiamento aggravato, disastro ambientale, falso e truffa aggravata di alcuni enti pubblici; l’illecita gestione e smaltimento di rifiuti smaltiti in corsi d’acqua (fiume Sabato); smaltimento imponente di masse di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi tossici) provenienti dal ciclo di lavorazione di quattro impianti campani attraverso l’apparente trasformazione dei citati fanghi in cd impianti di compostaggio; smaltimento di rifiuti liquidi, provenienti dalle fosse settiche e dei lidi domiziani, attraverso conferimento illecito in fogna cittadina o canalette private che confluivano per i corsi d’acqua superficiali o rete fognarie pubbliche e rifiuti provenienti dalle navi attraccate a Napoli, attraverso tre impianti (Naturambiente, Sorieco, Frama) entravano e subito riuscivano senza lavorazione e depotenziamento della carica inquinante e venivano abbandonati su terreni agricoli e fondi in provincia di Foggia, Salerno, Avellino e Benevento.
Un disastro colpito dal silenzio che se rotto avrebbe potuto arginare altre morti e danni ambientali e della salute non solo dei residenti, ma di coloro che per anni si sono nutriti dei prodotti avvelenati dall’omertà.

Ora quelle riflessioni del ministro della salute Lorenzin, sui dati epidemiologici sul cancro sulle Terre dei Fuochi che dipendono da uno stile di vita….riecheggiano come pugnali inferi con troppa superficialità….

Un disastro di proporzioni infinite…
Difficile spiegare tutto questo ai nostri figli, poiché l’ecomafia ha divorato tutti i ruoli istituzionali lasciando terra bruciata, ora una sconvolgente realtà venuta a galla.




CANCRO, TUTTO QUELLO CHE NON VIENE DETTO: PARTE L’INCHIESTA DE L’OSSERVATORE D’ITALIA – I PRIMA PUNTATA

di Cinzia Marchegiani

Parte l’inchiesta sul mondo della sanità, delle pubblicazioni scientifiche e delle sperimentazioni, del ruolo delle istituzioni nazionali nel complicato rapporto di informazione, nel monitoraggio e acquisizione di registri atti a valutare il rapporto  tra benefici e rischio sui protocolli in uso negli ospedali italiani, con l’unica alternativa ufficiale che è rappresentata dalla chemioterapia.

Al contempo cominceremo a pubblicare tutto ciò che ruota scientificamente sulla patologia del cancro, dall’alimentazione agli approcci sanitari con i relativi studi epidemiologici ambientali e alimentari che influenzano negativamente l’eziopatogenesi del tumore.

Valuteremo quanto il cittadino è consapevole delle terapie proposte per sconfiggere questa terribile malattia, il livello di informazione basilare/tecnica che il sistema sanitario, partendo dal ministro della salute, ai medici e oncologi, mette a disposizione degli utenti per poter attuare la strategia della prevenzione di questa patologia che ad oggi non ha cure definitive, ma solo protocolli clinici che vengono proposti ai malati stessi.
Il “cancro”, dopo le malattie cardiache rappresenta la maggior causa di morte, i dati aggiornati al 2000 sono 500 mila all’anno (negli USA). E’ una malattia delle cellule caratterizzata da una deviazione dei meccanismi di controllo che presiedono alla proliferazione e differenziazione cellulare. Le cellule che vanno incontro a proliferazione neoplastica proliferano in maniera eccessiva e formano tumori locali che possono comprimere e invadere le strutture normali adiacenti. I processi invasivi e metabolici, come una serie di alterazioni metaboliche causate dal tumore determinano i sintomi della malattia ed eventualmente la morte del paziente, a meno che il tumore non possa venire eradicato dal trattamento.

I sistemi terapeutici indicano che i migliori risultati si hanno con provvedimenti locali (interventi chirurgici o radioterapia), tecniche efficaci però quando l’affezione neoplastica non sia ancora disseminata al momento del trattamento. Questo indica che una diagnosi precoce potrebbe aumentare le possibilità di guarigione per mezzo di tali terapie locali.

Per i casi in cui il tumore è caratterizzato da precoci micro metastasi, la farmacologia insegnata alle università indica un trattamento per via sistemica ottenuto con la chemioterapia. Il dato sconcertante che viene pubblicato su questi tomi universitari è la percentuale di sopravvivenza, il 50% dei pazienti con cancro che potrebbero andare incontro a guarigione, la chemioterapia contribuisce a questo risultato nel 17% dei casi.

Altro dato ufficiale, si legge (sul Katzung, Farmacologia Generale e Clinica), riguarda l’efficacia della chemioterapia, che a differenza della chemioterapia antineoplastica che “può” portare a guarigione alcuni tumori come il carcinoma del testicolo, il morbo di Hodgkin e il linfoma istiocitico diffuso, il corionepitelioma, oltre ad alcune neoplasie infantili quali la leucemia linfoblastica acuta, il linfoma di Burkitt e il tumore di Wilms, i carcinomi al polmone e del colon abitualmente osservati sono di regola refrattari ai trattamenti già in fase di disseminazione al momento della diagnosi.

E poi arriva la doccia gelata, la chemioterapia fornisce per molte forme di neoplasie disseminate una terapia palliativa più che capace di portare a guarigione definitiva, a un’eliminazione temporanea dei segni e dei sintomi di malattia ed un prolungamento di vita, senza però specificare la sua qualità.

La prevenzione rappresenta attualmente l’unica strada per poter ottenere strategie vittoriose contro questo male che ad oggi ha solo protocolli, più delle volte con gravi effetti collaterali (resistenza agli agenti terapeutici, effetti tossici, collaterali, ricordando che sugli animali vengono eseguiti test di cancerogenicità dei chemioterapici antiblastici a dimostrazione che sono essi stessi agenti cancerogeni e responsabili delle neoplasie secondarie). L’alimentazione rappresenta quindi un ruolo primario nella prevenzione della patogenesi del cancro, ma anche curativo.

Questo è un vaso di pandora che finalmente è stato aperto proprio dagli autorevoli scienziati che pubblicamente senza alcuna sorta di censura hanno finalmente asserito questa tesi. Per questo il PAE, Partito Animalista Europeo ha presentato il 17 aprile 2014 , tramite l'Avv. Alessio Cugini responsabile dell'ufficio legale del PAE, formale atto di diffida avverso il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ad adempiere una corretta informazione circa i danni, scientificamente e clinicamente accertati, derivanti dal consumo di carne alimentare al fine di tutelare l'incolumità dei cittadini italiani e ridurre sostanzialmente i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Si eviterebbero 45 mila morti con un risparmio di 1,3 miliardi euro all'anno. 

Ciò è dovuto, come asserisce lo stesso PAE, alle recenti dichiarazioni diffuse dai media nazionali dell'ex ministro della Salute ed oncologo di fama mondiale Prof. Umberto Veronesi e dell'autorevole Prof. Franco Berrino, già direttore del Dipartimento medicina preventiva e predittiva dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano ed uno dei pochi ricercatori italiani chiamati a collaborare al World Cancer Research Fund, a conferma di quanto dichiarato dalla Dr.ssa Michela De Petris (a le Iene) specialista in nutrizione oncologica, che non lasciano interpretazioni di sorta: "Basate la vostra l'alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale non industrialmente raffinati, cereali integrali legumi verdure e frutta, non solo come prevenzione ma come aiuto alla cura." Ed ancora "La malattia è esplosa, un secolo fa una persona su 30 si ammalava di cancro nel corso della vita, oggi una su 3, l'alimentazione è la migliore medicina in modo primario, la prevenzione riduce i decessi più della medicina e comincia a tavola.

I dati sul cancro al colon dimostrano che è quasi inesistente nei paesi a dieta priva di carne". Le medesime raccomandazioni sono state pubblicate e divulgate dal volume del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro WCRF già dal 2007 e tutt' oggi numerosi studi confermano la medesima raccomandazione.

Il PAE diffonde anche i dati che confermano che il 30-40% dei tumori si potrebbero evitare se uomini e donne nei paesi ricchi si nutrissero in modo diverso.

Mette agli atti le riflessioni del Prof. Berrino “Questo modo di mangiare ha contribuito grandemente allo sviluppo di malattie quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’infarto, l’osteoporosi, e molti tipi di tumori tra cui quello dell’intestino, della mammella e della prostata" dell’intervista intervista shock a le Iene, Italia Uno del 26 marzo c.a. che scardina definitivamente, davanti agli italiani una realtà troppo sottaciuta: "Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio, io ritengo che non gli fa bene, ma sa, io dico sempre, noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi …… Mettiamola così, se noi ci ammaliamo aumenta il Pil, c'è crescita, diminuisce lo Spread. La Sanità è la più grande industria nazionale ricordava il Prof. Monti, non c'è interesse economico nei confronti della prevenzione; che parole si potrebbero usare per definirla: è una commistione di ignoranza, di stupidità e di interessi."

Il Presidente del PAE, Stefano Fuccelli ricorda che in precedenza il Ministero della Sanità, con apposito decreto, ha disposto che sui pacchetti di sigarette e confezioni di tabacco venga inserita la dicitura “il fumo uccide” come misura di prevenzione ed informazione del rischio di danno cancerogeno e mortale causato dal consumo del tabacco. Ora l'omissione dell' Autorità competente per non aver predisposto una analoga dicitura sulle confezioni di carne ovvero per non avere pubblicizzato correttamente ed adeguatamente tale informazione, costituisce una grave responsabilità sulla incolumità dei cittadini italiani, i quali restano disinformati del danno grave e mortale derivante dal consumo improprio di carne alimentare, e cita lo studio effettuato nel 2010 dalla Oxford University (Unità cardiologica della Cornell University) che pone imbarazzanti e inquietanti interrogativi non solo sulle istituzioni nazionali, ma anche il ruolo prioritario delle strutture sanitarie: "diminuendo il consumo di carne si eviterebbero, soltanto in Inghilterra, 31mila morti per malattie cardiovascolari, 9mila per cancro e 5mila per ictus ed il servizio sanitario risparmierebbe almeno 1,3 miliardi di euro; con l’eliminazione totale del consumo di carne le cifre aumenterebbero ancora di più".

Si potrebbe profilare un sistema complicato tra il business dei chemioterapici e altri farmaci e i danni alla salute non arginati (volutamente?) dei cittadini lasciati inconsapevolmente ignoranti sia in merito alle informazioni autorevoli ormai accertate sul ruolo della patogenesi del cancro e altre patologie legate all’alimentazione, che sulla capacità chemioterapica dei protocolli ufficiali.

Vi lascio con questa pubblicazione scientifica su Nature del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle: “La principale causa del fallimento della chemioterapia nel trattamento dei tumori in stadio avanzato è infatti il problema che la dose di farmaco necessaria a liberare definitivamente i pazienti dalla malattia è altamente tossica”. Peter Nelson, coordinatore dello studio ha anche spiegato che: "In laboratorio siamo potenzialmente capaci di curare ogni tipo di cancro, il problema è che in vivo non possiamo usare quelle stesse quantità di sostanze, poiché per gli esseri umani quei farmaci a quelle dosi sono letali, per questo di solito si usano dosi minori, intervallate da pause nel trattamento per far disintossicare l’organismo, che però non bastano a liberare il corpo dal tumore, che dunque diventa resistente”. Il prof Umberto Tirelli (oncologo italiano a capo del dipartimento di Oncologia Medica del Centro di di Aviano) risponde in merito a questa pubblicazione su un giornale per non fare falso allarmismo: “Sono perplesso da questo lavoro e penso che non abbiamo bisogno di studi di questo tipo. Sappiamo già benissimo quali sono gli effetti negativi della chemioterapia: in sé lo studio può anche essere interessante, ma non dice molto di nuovo. Su molti tumori solidi metastatici non abbiamo mai ottenuto risultati con la chemioterapia, e per questo si tentano altre terapie”.

Questo i malati devono sapere…che esiste una verità troppo spesso celata da proposte di protocolli che ancora stanno sperimentando clinicamente sui malati stessi, basta essere corretti e trasparenti. Ma in Italia serve una strategia seria sulla prevenzione, e una valutazione su tutti questi rapporti complicati tra sanità, politica e industrie farmaceutiche.




STAMINA L'INCHIESTA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA: SENTENZA SHOCK CHE SCUOTE POLITICA E SANITA'

Una sentenza che getta ombre inquietanti sull’operato di tutte le istituzioni politiche e sanitarie rimaste inerti, nonostante fossero evidenti i miglioramenti oggettivi dei malati

di Cinzia Marchegiani

Una lotta titanica, questa è la verità. Contro un sistema assurdo che vuole portare al Tribunale dei Genitori affinché sia tutelato un diritto sancito dalla carta costituzionale, il diritto a ricevere una terapia che ha salvato da morte certa il proprio bambino.

Giole è nato con una malattia genetica, la SMA (Atrofia Muscolare Spinale), una malattia che non lascia speranza, dove la letteratura medica non da alcuna alternativa e prospettiva di vita. Giole però è qualcosa di più, come i tanti bambini che per uno strano caso del destino ha voluto che seguissero una terapia ad uso compassionevole agli Spedali Civili di Brescia.

Questi malati, trascurati anche da Theleton (come il caso di Sofia Ponta) dalla medicina ufficiale, dai guru della scienza avventuristica ricca di proclami hanno scoperto un’alternativa, certo non miracolosa, perché non si cancella con un colpo di spugna una malattia degenerativa (questo l’hanno capito anche i sassi), ma assai più virtuosa, perché gli ha permesso di ottenere benefici fisiologici importanti tali da poter affrontare la quotidianità nel rispetto della dignità della vita concessagli.

La sentenza che arriva dal Tribunale di Marsala a firma del giudice Antonio Genna, custodisce in se un valore molto più grande di una semplice ordinanza. Molto spesso i detrattori di questa metodica hanno sempre puntato il dito contro i giudici che hanno dato sentenze favorevoli sostenendo che un magistrato deve valutare in base alle evidenze scientifiche…questa sentenza è l’atto con cui si vanifica questa leggenda metropolitana.

Un giudice si basa sui fatti, sui dati, al di là delle evidenze scientifiche. Se una terapia è fiorera di successi per un malato, la terapia è un ausilio che non si deve scartare, soprattutto quando c’è il pericolo di morte certa e assenza di altre terapie alternative.

Nella fattispecie la sospensione della prosecuzione delle infusioni ha fatto regredire i miglioramenti, dimostrando, con un’amara sorpresa per i benpensanti della medicina, che la sua validità è ancor più evidente. Una sentenza che farà infuriare quella scienza con atteggiamenti scientistici, che seduta dietro una cattedra inquisitrice ha cominciato a criticare, evitare il confronto, a depennare la curiosità e ha giudicato senza dimostrare l’assunto citato.

Il paradosso di questa controversa aggressione alle cure compassionevoli, forte delle mancate pubblicazioni, dei brevetti scaduti, dell’indagine dei Nas (opinabili dalla dichiarazione del documento n.173 dell’ISS) e delle ordinanze dell’Aifa alberga nelle prove tangibili fornite da questi bambini in cura agli Spedali Civili di Brescia.

La loro vita e la loro sopravvivenza inaspettata con i benefici reali smentiscono le dichiarazioni fuorvianti ormai al limite dell’accettazione umana. Queste evidenze che stranamente non sono state accertate e valutate da un Comitato Scientifico (mandato a casa dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio) e tantomeno dalla Commissione Conoscitiva al Senato (che non ha messo in agenda l’ascolto delle famiglie), sono state acquisite e messe nero su bianco in questa sentenza che inevitabilmente getta un’ombra davvero inquietante sull’operato di tutti i preposti istituzionali. Il giudice Genna, da tutti acclamato umano, non ha fatto altro che mettere in pratica gli tabella di legge che tutelano il malato di fronte ad un abuso illecito del non rispetto dell’essere umano.
Anticipando il giudizio finale, il Dr Antonio Genna in una lunga scrittura spiega senza lasciare alcuna interpretazione la sua decisione, la riportiamo quasi nella sua interezza, auspicandoci possa essere un atto documentale per l’indagine dei magistrati da poco avviata:
Avuto riguardo alle peculiarità del caso, appare quindi confermata la sussistenza del quadro cautelare che legittima l’adozione del provvedimento d’urgenza a tutela del diritto alla vita del piccolo Gioele. Con riferimento al Fumus Boni Iuri è infatti innegabile che il piccolo vanta il fondamentale diritto di continuare ad essere curato con la stessa terapia che si è pacificamente rilevata satisfattiva delle aspettative di miglioramento delle condizioni di sofferenza sue proprie e dei suoi familiari. E’ giuridicamente arduo infatti non ravvisare un’atroce barbarie nel privare un malato anorché grave e senza speranza, di un sollievo ancora possibile e umanamente praticabile poiché ciò equivarrebbe a “ledere in modo delittuosamente illecito la dignità umana” e un migliore livello di benessere non solo del paziente ma anche dei familiari, i quanto assorbiti intrinsecamente nella sofferenza del proprio congiunto.
“Nel caso in esame, le evidenze storico fattuali e cliniche vissute in atti, dimostrano infatti, in maniera peraltro del tutto incontestata, che Gioele, sin dalla prima infusione con il metodo Stamina, ha manifestato sensibili miglioramenti che travalicano le ordinarie finalità e aspettative proprie di una qualunque cura compassionevole”. Partendo, infatti a causa della terribile malattia genetica che lo affligge, la SMA da un’aspettativa di vita di circa sei mesi, sta di fatto che, in seguito al trattamento con cellule mesenchimali provenienti dallo stroma osseo del padre, il piccolo è riuscito non solo a superare tale infausta previsione temporale ma ha, anzi, goduto di una sensibile e prolungata attenuazione dei terrificanti sintomi della malattia, giungendo nel giro di pochi mesi, contrariamente a quanto gli era assolutamente precluso, a respirare in modo autonomo, a sorridere ai genitori, a muovere gli arti e a crescere i proprio peso da 3,7 Kg a 11,8 Kg pienamente commisurati alla sua età di tre anni”.

Ma non solo, nel caso di specie è altresì documentata e incontestata l’assenza di qualsiasi effetto collaterale conseguente al trattamento di stamina.
Le pacifiche allegazioni attoree sul punto dimostrano, infatti che a seguito l’interruzione del trattamento, “le condizioni di Gioele hanno ripreso a regredire e sono da ultimo ritornate a livelli di alto allarme per la sua sopravvivenza” sul punto che il padre Rosario, ha, anzi, fornito precise indicazioni temporali avute dai medici che hanno attualmente in cura il piccolo, secondo cui, che non intervenga alcun fattore di sorpresa nel giro di poche settimane, le condizioni del piccolo potrebbero precipitare irreversibilmente verso un imminente decesso.

Appare dunque correlato il quadro fattuale sotteso all’invocato provvedimento e appare tanto più evidente la soluzione giuridica da adottare nel caso concreto nel potendosi apprestare la tutela cautelare negli specifici termini prospettati da parte ricorrente.

Gli interessi giuridici che verrebbero infatti, irrimedialmente conculcati in caso contrario sono, innanzitutto, il diritto alla salute e alla vita individuale, essendo evidente che il diniego del proseguimento della cura Stamina determinerebbe una vistosa e inammissibile perdita di chance di sopravvivenza e miglioramento della vita “ben potendosi, anzi, delle gravi forme di responsabilità penale a carico di soggetti che, essendo legalmente tenuti a dare seguito al presente provvedimento, abbiano contribuito ad integrare con le loro condotte omissive oltre che il delitto pp. dell' art. 388 cp, anche delle forme di contributo eziologicamente rilevante per il mancato imledimento del malaugurato evento morte, ove concretamente evitabile e rinviabile alla luce dei positivi risultati terapeutici pregressi.”

Verrebbe inoltre irrazionalmente compromesso il diritto al miglioramento della vita e della salute collettiva essendo evidente che l’immotivata interruzione del trattamento priverebbe la società umana e la comunità scientifica, della possibilità di apprezzare fino in fondo le caratteristiche, i limiti e le prospettive di un eventuale futuro sviluppo delle applicazioni terapeutiche delle cellule staminali mesenchimali, sottraendo eventuali spazi di avanzamento del progresso medico scientifico, a detrimento del miglioramento delle condizioni di vita generali.
Così il dispositivo emesso a favore di Giole, il giudice Genna ordina al legale rappresentante e al responsabile dell’azienda ospedaliera Spedali Civili di Brescia di riprendere e comunque entro e non oltre il 5 maggio c.a. il trattamento terapeutico mediante la somministrazione di cellule stromali prodotte secondo la metodologia di stamina eventualmente con cellule già presenti nella struttura senza alcuna interruzione e fino all’avvenuto completamento della terapia da valutazioni ad opera del medico prescrittore.

Questa sentenza riporta negli alveoli della giustizia qualcosa che di innaturale si stava perpetrando. Ma i dubbi impietosi riguardano la funzione di una Commissione Conoscitiva che di fatto i suoi attori dovevano nei loro compiti conoscere in dettaglio i documenti ora venuti alla luce del sole, ma che erano stati sempre sotto gli occhi di tutti.

L’Osservatore d’Italia, invece di fare gossip, ha sempre cercato e pubblicato l’attendibilità dei documenti prodotti da un ministero della salute, dell’ISS, della azienda ospedaliera, e dell’Aifa stessa. Ora si è conclusa l’indagine ma è stato divorato un tempo troppo prezioso per questi malati per confutare documenti che gli stessi inquisitori dovevano conoscere.

E’ emerso la regolarità con cui le terapie compassionevoli sono state autorizzate dalla stessa Aifa. E allora il quesito fondamentale è un corale disappunto e amarezza infinita… Pietro Grasso, un illustre magistrato antimafia, non è stato visto sguainare la spada a favore degli indiscriminati, quelli che avendo un diritto acquisito da un’ordinanza non possono accedere alle terapie.

I malati ancora devono conoscere il primo tutore e garante dei diritti negati. La sua assenza denota scarsa attenzione, soprattutto perché i bambini lesi nel loro diritto sono diventati proprio tanti, e forse proprio per questo motivo non si comprende come mai, invece di essere dalla stessa parte dei malati, lo si vede impegnato all’evento con i più grandi detrattori di stamina a Palazzo Madama. Di certo ora è arrivato il momento delle riflessioni e delle risposte immediate.

Tutti a parlare di staminali ai senatori, la dr.ssa Cerbai, la ricercatrice che assieme a Elena Cattaneo fece ricorso al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato (persi entrambi) per poter opporsi al diniego dei finanziamenti per la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Alcun dubbio ha imposto una verifica e monitoraggio su un grande conflitto d’interesse in questi personaggi.

Dr Gianvito Martino che assieme ad Elena Cattaneo hanno presentato una pubblicazione sulle cellule pluripotenti indotte, iPSC-derived neural precursors exert a neuroprote… [Nat Commun. 2013] – PubMed – NCBI , l’Associazione Luca Coscioni che condivide oltre che le cariche elettive con i ricercatori Michele De Luca (impegnato con la stessa senatrice in Eurostemcell, dove grazie a fondi milionari hanno sperimentato sulle cellule staminali embrionali, dichiarate dall’EMA pericolose e dalla sentenza della Corte Giustizia Europea non brevettabili), Gilberto Corbellini…anche le più grandi battaglie personali, legge 40 e uso degli embrioni, OGM, legge sull’eutanasia, e la sperimentazione animale (necessaria affinché si possano saggiare le embrionali improponibili agli esseri umani perché altamente cancerogene) oltre a pubblicare la raccolta fondi per pagare la fattura alla Cattaneo, Elisabbetta Cerbai assieme a Silvia Caragna per aver perso ai ricorsi suddetti.

Quello che agli occhi degli italiani sconcerta è nel constatare che né il Presidente del Senato, Pietro Grasso, né l’On. De Biasi, Presidente della Commissione della Sanità al Senato, non hanno messo in agenda i diritti negati dei bambini, eppure ci sono sentenze disattese, in Italia la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Esiste ed è acclarato un processo anche dibattuto con la legge sui conflitti d’interesse la possibilità neanche tanto remota, che i ricercatori nel campo della scienza medica soprattutto, siano animati da forti conflittualità, sia nel mantenere prestigio accademico che di acquisire opportunità nell’assoggettarsi grandi finanziamenti, soprattutto perché in questo settore, tranne che il progetto sia fortemente probabile, le lobby farmaceutiche le lasciano al loro triste destino e quindi vivono solo grazie ai finanziamenti statali. Nell’editoriale su La Stampa di ieri, la stessa senatrice Cattaneo afferma che grazie all’Aifa è stata scoperta la truffa di Stamina…quale di sua grazia se i carteggi appena emersi mettono in una luce tutta da valutare l’operato dell’Aifa che sapeva dei documenti e nonostante questo ha emesso ordinanze su quei laboratori che lo stesso Tar di Brescia definisce di ottimo livello.

Ci sono documenti sconcertanti su tutta questa storia e molti cittadini auspicano che siano acquisiti al più presto, perché quando si chiede trasparenza, sempre nella stessa si deve respirare.

Dare più potere all’Aifa questo è quello che Elena Cattaneo si auspica, peccato che dalle indagini dell’Antitrust da poco concluse è emerso un potere troppo sbilanciato a favore del big pharma.

Il Giudice Genna ha valutato e un bambino è stato tutelato da un’udienza che fortunatamente i genitori si son potuti permettere, un altro colpo basso per chi non ne ha le possibilità, perché avere un avvocato che ti spiega i propri diritti è un lusso che molti malati non si possono permettere.

Questo è uno Stato di diritto? Il suo valore etico e civile non deve essere minacciato da ombre, ma essere nella pienezza della sua natura.

Gioele ha due garanti al di sopra dello Stato, di quell’onestà intellettuale messa troppo spesso in discussione e della scienza inquisitoria. Lui è vivo grazie all’amore e la tenacia dei suoi genitori. Giole è un monito per quei signori seduti su degli scranni d’oro.
In precedenza l’inchiesta de L'osservatore Italia era stata inviata al Presidente del Senato Pietro Grasso, questa sarà personalmente recapitata alla Procura che ha sentito il dovere di indagare su questo disastro senza colpevoli ma solo vittime del silenzio.

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 01/01/2014 STAMINA: GIU' NEL TEVERE PER DIRE SI' AL METODO DI VANNONI
 
 28/12/2013 STAMINA: STAMPA SOTTO ACCUSA… CONTINUA LA MACCHINA DEL FANGO
 
 27/12/2013 STAMINA E IL GRANDE BLUFF MEDIATICO
 
 17/12/2013 STAMINA: I MALATI SI DISSANGUANO
 
 17/12/2013 STAMINA, CURE COMPASSIONEVOLI: UN VERO BOLLETTINO DI GUERRA, SIAMO SICURI DI VIVERE IN ITALIA?
 
 17/12/2013 STAMINA, CURE COMPASSIONEVOLI: OGGI LA DISCUSSIONE AL CONSIGLIO DEI MINISTRI
 
 12/12/2013 STAMINA: NOEMI E FEDERICO E TANTI ALTRI BIMBI IN CORSA CONTRO IL TEMPO
 
 09/12/2013 STAMINA, MANIFESTAZIONE: SCOPPIA IL CASO DIPLOMATICO CON GLI USA
 
 06/12/2013 STAMINA IL TAR DEL LAZIO SCONFESSA LA LORENZIN
 
 05/12/2013 STAMINA, MINACCE DI MORTE A LORENZIN: "LA SPERIMENTAZIONE DEVE RISPETTARE DEI PARAMETRI, COL NUOVO COMITATO STAREMO A VEDERE"
 
 04/12/2013 STAMINA, IL TAR LAZIO ACCETTA IL RICORSO DI VANNONI
 
 03/12/2013 CASO STAMINA: VERITA' SOTTACIUTE
 
 01/12/2013 BRESCIA: FIACCOLATA PRO STAMINA
 
 27/11/2013 ROMA, MANIFESTAZIONE MONTECITORIO SU CASO STAMINA: UN POPOLO CHE LOTTA CONTRO ISTITUZIONI ALLA DERIVA
 
 25/11/2013 STAMINA: POPOLO CONTRO ISTITUZIONI 

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 25/10/2013 CASO STAMINA – GIU’ LA MASCHERA 

 10/10/2013 STAMINA: UN GIALLO DALLA TINTA FORTE 

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 31/07/2013 ROMA, SIT MONTECITORIO PRO METODO VANNONI: PER AGGRAPPARSI ALLA VITA CI VUOLE L'AIUTO DI TUTTE LE ISTITUZIONI




FARMACO PER BAMBINI BUCCOLAM: ALLARME CONTAMINAZIONE. BLOCCATA LA VENDITA

di Cinzia Marchegiani

Un altro farmaco sospeso per via precauzionale alla commercializzazione nelle farmacie. Si tratta del Buccolam, utilizzato per le crisi convulsive acute e prolungate in bambini adolescenti dai 3 mesi fino ai 18 anni. Con nota informativa concordata con le autorità regolatorie europee l’AIFA ha diramato proprio ieri il ritiro del farmaco in oggetto.

Immediate le lettere inviate ai dottori dalla Viropharma SPRL, gruppo Shire, che informano nel dettaglio la motivazione del ritiro del farmaco Buccolam (Midazolam soluzione oromucosale). Purtoppo durante un’ispezione routinaria effettuata presso il sito di produzione tra il 10 e il 14 marzo 2014, è stato identificato un potenziale rischio di contaminazione di Buccolam con un altro prodotto medicinale (amsacrina, un farmaco antineoplastico). Fino a che la fornitura di Buccolam non sarà ripristinata, devono essere utilizzati medicinali alternativi. Il ritiro è iniziato lo scorso 11 aprile e sarà effettuato fino a livello delle farmacie.

Le farmacie devono porre immediatamente in quarantena tutte le confezioni di Buccolam in attesa del ritiro.

I medici e gli altri operatori sanitari devono, a norma di legge, trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse di Buccolam tramite l'apposita scheda cartacea (reperibile sul sito AIFA all’indirizzo tempestivamente, al Responsabile di Farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza o, qualora operanti in strutture sanitarie private, tramite la Direzione sanitaria, al Responsabile di Farmacovigilanza della ASL competente per territorio.
L’importanza della segnalazione da parte dei medici e farmacisti delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego.

In caso di dubbi ci si può rivolgere al numero verde dell’Aifa “Farmaci-line” 800 571661 (dal lunedì al venerdì escluse le festività, 9-13 e 14-16; oppure alla mail:farmaciline@aifa.gov.it).

Il Buccolam ritirato sarà sostituito dal Micropam a base di diazepam.




AIFA ARRIVA IL RITIRO IN ITALIA DEL FARMACO BUCCOLAM CAUSA POSSIBILE CONTAMINAZIONE CON UN ANTINEOPLASTICO

di Cinzia Marchegiani

Un altro farmaco sospeso per via precauzionale alla commercializzazione nelle farmacie. Si tratta del Buccolam, utilizzato per le crisi convulsive acute e prolungate in bambini adolescenti dai 3 mesi fino ai 18 anni. Con nota informativa concordata con le autorità regolatorie europee l’AIFA ha diramato proprio ieri il ritiro del farmaco in oggetto.

Immediate le lettere inviate ai dottori dalla Viropharma SPRL, gruppo Shire, che informano nel dettaglio la motivazione del ritiro del farmaco Buccolam (Midazolam soluzione oromucosale). Purtoppo durante un’ispezione routinaria effettuata presso il sito di produzione tra il 10 e il 14 marzo 2014, è stato identificato un potenziale rischio di contaminazione di BUCCOLAM con un altro prodotto medicinale (amsacrina, un farmaco antineoplastico). Fino a che la fornitura di BUCCOLAM non sarà ripristinata, devono essere utilizzati medicinali alternativi. Il ritiro è iniziato lo scorso 11 aprile e sarà effettuato fino a livello delle farmacie. Le farmacie devono porre immediatamente in quarantena tutte le confezioni di BUCCOLAM in attesa del ritiro.
I medici e gli altri operatori sanitari devono, a norma di legge, trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse di BUCCOLAM tramite l'apposita scheda cartacea (reperibile sul sito AIFA all’indirizzo (scheda_aifa_operatore_sanitario16.07.2012.doc) tempestivamente, al Responsabile di Farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza o, qualora operanti in strutture sanitarie private, tramite la Direzione sanitaria, al Responsabile di Farmacovigilanza della ASL competente per territorio.
L’importanza della segnalazione da parte dei medici e farmacisti delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego.

In caso di dubbi ci si può rivolgere al numero verde dell’Aifa “Farmaci-line” 800 571661 (dal lunedì al venerdì escluse le festività, 9-13 e 14-16; oppure alla mail:farmaciline@aifa.gov.it).

Il Buccolam ritirato sarà sostituito dal Micropam a base di diazepam.




IL BIOGAS UN BUSINESS ONEROSO PER LE TASCHE DEI CITTADINI, SALUTE PUBBLICA E AMBIENTALE

Un viaggio attraverso l'inutilità di produrre un'energia che non serve, a discapito della salute, dell'aria che respiriamo, dei terreni che calpestiamo e che inoltre ci costa molto denaro, quasi un terzo di quelli che ogni bimestre versiamo nelle casse dei vari gestori energetici. Andiamo a scoprire dove vanno a finire i nostri soldi, A chi vengono per legge destinati. Non tutte le energie rinnovabili sono realmente “pulite”, alcune di queste celano delle brutte sorprese

 

di Claudio Auriemma

Negli ultimi anni stiamo assistendo al proliferare di progetti da parte di piccoli o grandi Comuni che puntano alla realizzazione di centrali di produzione elettrica da biogas o da biomassa, ovvero centrali che producono biometano per alimentare i generatori grazie alla digestione anaerobica di residui biologici industriali, civili o agricoli. Sul territorio italiano, siamo passati dai 313 impianti impianti biogas certificati IAFR, ovvero impianti alimentati da fonti rinnovabili in attività nel 2010 (fonte: GSE) ai 994 del 2012 (dati CRPA).

Ma molti altri sono ancora in fase di progetto. Si pensi solamente che Il “Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili dell’Italia” prevede che entro il 2020 nasceranno impianti fino a raggiungere una potenza di 1.200 MW, mentre nel 2010 è di circa 500 MW, meno della metà di quella prevista dal Piano Secondo gli ultimi dati del CRPA. La tendenza alla crescita supera di gran lunga le aspettative e la velocità di proliferazione di questi impianti sembra smentire le previsioni iniziali suggerendo che esse siano addirittura in difetto.
Leggendo questi dati sembra che la crescita continua di richiesta energetica da parte di industria e cittadini, vada in qualche modo affrontata, così, molti Comuni Italiani, Comuni virtuosi gestiti da amministrazioni particolarmente attente all'ambiente, oltre che puntare al risparmio energetico, hanno il desiderio di investire denaro allo scopo di ridurre quella percentuale di energia che il nostro paese produce grazie a risorse fossili come Petrolio, Carbone e Gas a favore di fonti rinnovabili. Ma purtroppo il quadro è completamente diverso.

I nuovi impianti a biogas non prevedono affatto di sostituirsi ad altri più inquinanti, ma si vanno ad aggiungere alla quantità di centrali in produzione in Italia per produrre nuova energia allo scopo di soddisfare un fabbisogno dichiarato in crescita nel nostro territorio. Le centrali a combustibile fossile non si toccano, continuano a produrre energia e ad inquinare. A quelle però si aggiungono le centinaia di altre piccole centrali a biogas che per la maggioranza producono meno di 1MW di potenza ognuna. Diffuse su tutto il territorio nazionale e particolarmente al Nord. Convinti che il paese, anche se nel centro di una crisi economica drammatica, abbia un bisogno maggiore di energia di quella richiesta nei momenti più floridi della nostra economia, andiamo ad analizzare i motivi che ci spingono ad impiantare nuove centrali che possano affiancare quelle già attive.

Leggendo i primi dati pubblicati da TERNA, la società che gestisce la distribuzione elettrica sul territorio, scopriamo facilmente che in realtà il quadro è esattamente inverso.In un documento pubblicato da TERNA a settembre 2008 “Previsioni della domanda elettrica in Italia e del fabbisogno di potenza necessario 2008- 2018” si legge che la previsione di consumo in quel periodo doveva tendenzialmente crescere. Citando testualmente “la previsione per il prossimo decennio dell’evoluzione della domanda elettrica compresa tra +1,0% e il +1,9% medio per anno, in funzione delle ipotesi sull’intensitàelettrica”…”alla copertura del carico massimo nel 2018 si stima adeguato un fabbisogno di generazione di circa 91 GW.”

Previsione questa clamorosamente smentita da un rapporto gemello ma pubblicato nel 2013 sempre dalla stessa società che stima il fabbisogno di generazione nel 2019 molto più basso, parliamo di 77 GW. Infatti prendendo ad esempio il biennio 2011-2012, vediamo che la richiesta di energia in Italia è calata del 2,1% (fonte TERNA). La previsione per il 2023 è poco più ottimistica, si prevede una richiesta massima di 83GW, sempre più bassa di quella del 2018 ma che spera in una seppur leggera ripresa dell'economia.
Tutto questo per dire che, come dimostra il grafico qui a fianco, la tendenza negli anni che vanno dal 2008 al 2013 vede una contrazione nella richiesta energetica causata da ovvi fattori come l'inizio di una drammatica crisi economica che ha causato la chiusura di molte aziende, il decentramento di parte delle grandi aziende produttive italiane, la fine dell'industria dell'acciaio, tra i grandi consumatori di energia e non da ultimo anche dalle abitudini dei cittadini che per contenere i consumi energetici si sono progressivamente rivolti sempre maggiormente all'uso di illuminazione sostenibile e a basso consumo.

Che cosa è allora che suggerisce ai Comuni e agli imprenditori di investire in energia? Molto semplicemente sono i contributi statali elargiti molto generosamente a chi progetta e realizza impianti di produzione elettrica da biogas. Il Governo Italiano, garantisce un contributo a tali impianti così strutturato: Per gli impianti a biomasse e biogas di potenza nominale fino a 1 MW il GSE prevede, ove richiesto, al ritiro dell’energia elettrica immessa in rete una tariffa incentivante onnicomprensiva (To) determinata sommando la tariffa incentivante base a seconda della tipologia d’impianto e del tipo di alimentazione (prodotti, sottoprodotti, rifiuti) agli ulteriori premi garantiti al tipo di impianto. Facciamo l'esempio di un impianto da 1MW, l'incentivo può arrivare fino ai 0.18€ a Kwh ma di solito si ferma a 0.14€ a Kwh. A questo incentivo va sommato l'ammontare totale degli eventuali premi a cui ha diritto. Se alimentato da prodotti di origine biologica ha diritto ad un premio di 40 €/MWh (Articolo 8, comma 4, lettera a) (fonte: GSE – Gestore dei Servizi Energetici)
Per fare chiarezza sui numeri abbiamo scelto dei dati che abbiamo in possesso e che riguardano una realtà locale, ma quei numeri ci possono aiutare a comprendere più facilmente la realtà nazionale.

Da uno studio del Dott. Gabriele Insabato del Politecnico di Milano, Nel 2010 in provincia di Cremona sono stati autorizzati e/o entrati in esercizio circa 51 impianti a biogas, per una potenza di circa 45 MW complessivi. La maggior parte degli impianti in questione ha una potenza nominale inferiore al MW, come quello previsto nella tenuta di Passerano. L'investimento globale iniziale per realizzare quegli impianti è stato di circa 180 milioni di €, ovvero 4 Milioni a MW di potenza, gli stessi impianti ricevono però incentivi annui per circa 100 milioni di € complessivi (280€/Mwh secondo la formula che abbiamo visto in precedenza e per 8000h di funzionamento) a fronte di un costo di gestione annuo di circa 60 Milioni di €, Questo spiega come sia estremamente interessante il regime di incentivi per garantire la vita a centrali come queste che se dovessero basare la propria sopravvivenza solo sulla vendita di energia sarebbero un affare fallimentare. Con questo regime di incentivi bastano solo 4/5 anni per ripagarsi degli investimenti iniziali e accumulare ingenti somme di denaro per i successivi 15 anni, visto che la concessione dura in media 20 anni.

Ma gli incentivi statali, non piovono dal cielo come la manna delle narrazioni bibliche, è necessario che qualcuno se ne faccia carico economicamente. Casualmente, se ne fa carico l'utente finale, ovvero ognuno di noi al momento in cui paga la bolletta energetica bimestrale che gli garantisce di poter continuare ad usufruire del servizio elettrico nazionale.

Quando vediamo l'importo in alto a destra dell'ormai familiare rettangolo cartaceo che ha standardizzato la comunicazione con la quale le principali aziende fornitrici di servizi ci invitano a mettere mano al portafogli, non dobbiamo pensare che paghiamo solo ciò che in realtà abbiamo consumato, ma, l'importo richiesto è formato dalla somma di una serie di componenti, Tasse, ritardo nei pagamenti ed altro, ma la nostra attenzione si soffermerà in particolare sulla componente A3 della bolletta, che è quella che ci interessa in questa storia. In un comunicato del dicembre 2013 emanato della Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, veniamo informati che:” Per l’elettricità, ci sarà un incremento complessivo dello 0,7%. Di fatto, questo aumento (+1,6%) più il leggero ritocco (+0,3%) delle tariffe per i servizi di trasmissione, distribuzione, etc. sono stati controbilanciati da un forte calo dei costi del chilowattora (-1,2%) riferito invece ad un’attività in libera concorrenza. A questo punto, La spesa media annua della famiglia tipo sarà di circa 518 euro così ripartiti: 51,25% del totale della bolletta i costi di approvvigionamento, 14,71% per i servizi a rete, 20,75% per gli oneri generali di sistema, fissati per legge, 13,30% per le imposte che comprendono l’IVA e le accise.

Gli oneri generali di sistema, (termine alquanto trasparente n.d.r.) sono composti per quasi il 90% dalla famosa componente A3 della bolletta energetica che sarebbero gli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate . Ciò significa che circa il 20 % dell'importo della bolletta elettrica che noi paghiamo è destinato a coprire i tanti milioni di € destinati ad incentivare la produzione di energia elettrica che in realtà a nessuno di noi serve realmente, o meglio serve solo a chi in realtà ne percepisce un vantaggio, non di certo al consumatore.

In poche e semplici parole, poco meno di un terzo della nostra bolletta va ad alimentare un business energetico che punta alla produzione di energia inutile, inquinante e che genera un sempre maggiore consumo del suolo. Generato dalla cementificazione necessaria alla realizzazione degli impianti, oltre che dalla necessità di destinare intere colture agricole ad alimentare le centrali, fuori dalla filiera alimentare e quindi con largo uso di tecniche di coltivazione OGM, che impoveriranno sempre di più i terreni e determineranno un graduale inquinamento degli stessi. Addirittura il 6/8% dei terreni agricoli disponibili sarebbe destinato alla produzione di “rifiuto” organico da utilizzare nelle centrali.

Si vuole produrre energia che non serve, inquinando ulteriormente e senza prevedere una riduzione delle centrali a combustibile fossile. Invece di puntare ad una riduzione della quantità di rifiuti e alla necessaria conclusione del ciclo degli stessi, si incentiva a produrre sempre più scarto. Si inquinano e si impoveriscono le zone agricole e si consumano ettari di suolo. Si creano impianti senza rispettare vincoli archeologici o paesaggistici, mentre, per foraggiare questa poco lungimirante operazione i cittadini intanto pagano di tasca propria buona parte della bolletta.




CAMORRA E RIFIUTI TOSSICI: CONTINUA LA PETIZIONE PER IL VICE COMMISSARIO ROBERTO MANCINI CHE INDAGO’ SUL TRAFFICO ILLECITO E ORA E' MALATO DI LINFOMA DI HODGKIN

Mentre lo stato lo indennizza con 5 mila euro, sono state consegnate 26 mila firme al consigliere politico del Presidente della Camera dei Deputati. L'ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati si è impegnato, dando mandato al Collegio dei Questori della Camera, di procedere all'istruttoria della pratica che riguarda Roberto Mancini.

 

di Cinzia Marchegiani

Roma – Un uomo dello Stato. Roberto Mancini, è il vice commissario chiamato ad indagare sul traffico illecito della camorra. La Terra dei Fuochi non è solo una piaga immensa per le popolazioni, che ignare per moltissimi anni hanno respirato e vissuto su queste terre martoriate dagli stessi figli, ma un incubo per chi, chiamato dallo Stato ha eseguito il compito di investigare in silenzio… e con lo stesso trattamento è stato congedato.

Roberto Mancini ha indagato per molti anni sui rifiuti tossici interrati dalla camorra, ha seguito piste e traffici illegali, e per farlo purtroppo è entrato in contatto con queste sostanze velenose che nel tempo lo hanno fatto ammalare di Linfoma di Hodgkin, una grave forma di tumore che colpisce i linfonodi e che ora lo vedono costretto a lottare con un trapianto al midollo che rappresentata una chance di vita. Nonostante avesse eseguito il compito a lui affidato dallo Stato, lo Stato ha ritenuto di indennizzarlo con 5 mila euro.

Roberto Santimone, un amico speciale di Roberto Mancini, promuovendo la petizione su Change.org per chiedere un giusto risarcimento, dal 20 novembre dello scorso anno è riuscito a raccogliere, grazie alla sensibilità e alla partecipazione della collettività, ben 26 mila firme che il 7 aprile scorso sono state consegnate al Consigliere politico del Presidente della Camera dei Deputati, On. Carlo Leoni e al Capo Segreteria della Presidente della Camera dei Deputati, Dr. Fabrizio Castaldi.

L'ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati si è impegnato dando mandato al Collegio dei Questori della Camera di procedere all'istruttoria della pratica che riguarda Roberto Mancini. Ma non basta, e il promotore Roberto Santimone chiede di continuare a firmare la petizione: ”affinché al Vice Commissario Mancini, gli venga corrisposto il giusto indennizzo per il suo impegno, nulla più di ciò che compete ad un servitore dello Stato, che per lo Stato si è ammalato e lotta per vivere” Questo è il grido di chi si sente abbandonato dallo Stato che gli aveva dato un compito delicatissimo, monitorare la camorra e i suoi traffici illeciti che hanno devastato una terra, nota dalla cronaca come

La terra dei Fuochi e dei veleni. E’ possibile controllare in tempo reale e anche firmare la petizione andando sul sito www.change.org/robertomancini. In questo momento le firme sono arrivate a quota 40.000

Proprio ieri, 10 aprile 2014 l’associazione “Qui Roma Libera” ha organizzato un sit-in sotto Montecitorio di solidarietà per Roberto Mancini e per ricordare alle persone che è ancora attiva la petizione su change.org e un grande rimprovero:”se l' allora sua informativa fosse stata presa in considerazione in tempo utile, forse si sarebbe in parte potuto evitare il disastro a tutti noto.” Proprio in questa occasione la mamma di Roberto Mancini ha lanciato un messaggio straziante davanti al Parlamento: “Per favore, io non dico di ridargli la salute perché quella è impossibile, però stargli vicino in qualche modo e ottenere quello che ha diritto di ottenere. Solo questo. Grazie a tutti.” Questo il video messaggio https://www.youtube.com/watch?v=J-Cd7EtiEQU

In questa società costruita sull’etica civile si è costretti ad osservare troppo spesso l’invocazione alla tutela delle vittime, un compito che spetta ali organi preposti dallo Stato. Oggi questi organi sono sollecitati e richiamati da una petizione popolare che grazie all’intervento mediatico di internet e dei social network accoglie un’importante partecipazione sociale.
Ognuno è responsabile della vita degli altri anche semplicemente apponendo una firma. Roberto Mancini è il nostro vicino di casa, il nostro compagno di vita ma soparttutto rimane un servitore dello Stato.




ALIMENTARE UECOOP: UN CODICE ETICO PER LA LEGALITA' E LA COOPERAZIONE

Redazione

Un codice etico che vieta di conferire cariche amministrative o incarichi gestionali a coloro che abbiano riportato condanne definitive o patteggiate con ammissione di colpa, tutela i diritti dei soci contro lo sfruttamento per combattere azioni che possono minare la credibilità, l’etica e l’immagine del movimento cooperativo e garantisce trasparenza, equidistanza e autonomia nei rapporti con la Politica e la Pubblica Amministrazione. Sono questi i contenuti principali del Codice Etico Comportamentale approvato dalla Giunta Esecutiva di UE.COOP che lo offre al mondo cooperativo come atto tangibile di impegno nel prendere le distanze da condotte riprovevoli.

“Arrivare alla determinazione di un Codice Etico Comportamentale – ha detto il neo presidente di UE.COOP Gianpietro Losapio – era uno dei primi obiettivi che insieme alla nuova Giunta esecutiva ci eravamo posti all’inizio di questo mandato, ispirato al rigoroso rispetto dei principi costituzionali e normativi alla base della mutualità, il quale diventa ora la barra cui ancorare l’agire dell’intera UE.COOP”. “Abbiamo voluto questo importante strumento – ha proseguito Losapio – in quanto oggi più che mai, riscontriamo una profonda crisi etica prima ancora che economica, e la cooperazione italiana non ne è immune, data la recente vergogna di Lampedusa con i migranti trattati da una cooperativa di accoglienza come prigionieri di un campo di lavoro del Nordcorea fino alle tante e troppe vicende che riguardano l’alta dirigenza di cooperative”. “Una situazione preoccupante che ci ha portato ad adottare il codice etico di autoregolamentazione per guidare tutti i comportamenti delle associate e di quanti sono chiamati a svolgere funzioni dirigenziali nel rispetto dei principi fondatori della cooperazione.”

Il codice prevede, tra l’altro, che ogni soggetto aderente a UECOOP si impegna a conformare la propria condotta al rispetto dei diritti fondamentali degli individui in conformità con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU, dei lavoratori e dei consumatori, astenendosi dal compiere azioni che possano minare la credibilità, l’etica e l’immagine del movimento cooperativo. In linea con tali precetti UECOOP ha posto il divieto di conferire cariche amministrative o incarichi gestionali a coloro che abbiano riportato condanne definitive o patteggiate con ammissione di colpa, tra l’altro, per reati di mafia o contro la pubblica amministrazione ponendo altresì il divieto di elargire attribuzioni economiche, regali o altre utilità a partiti, movimenti o gruppi politici ovvero a candidati a qualsiasi elezione, per poter concretamente garantire l’indipendenza del movimento cooperativo dalla rappresentanza politica. Il codice etico regolamenta nel segno della trasparenza anche i rapporti con la Pubblica Amministrazione. Ogni soggetto aderente a UECOOP si deve astenere dal promettere, richiedere, offrire o ricevere a/da pubblici ufficiali, incaricati di pubblico servizio o dipendenti in genere della Pubblica Amministrazione o di soggetti comunque concessionari di servizi pubblici o partecipati, in qualsiasi misura, da soggetti pubblici, vantaggi sotto qualsiasi forma. E’ fatto divieto, nei rapporti con pubblici ufficiali e/o incaricati di pubblico servizio, di attribuire regali o beneficio gratuito, promesso, richiesto, offerto o ricevuto, che possa essere interpretata come eccedente le normali pratiche commerciali o di cortesia, o comunque rivolta ad acquisire trattamenti di favore nella conduzione di qualsiasi operazione riconducibile all’attività sociale.




FECONDAZIONE: LA FECONDAZIONE ETEROLOGA NON E' PIU' VIETATA

Redazione

Una stangata alla legge che vieta la fecondazione eterologa. Si è tenuta l'udienza pubblica della Consulta chiamata a decidere sulla legittimità costituzionale della legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. La parte della legge su cui la Consulta si pronuncia è quella che prevede il divieto di fecondazione con gameti esterni alla coppia. Nell'udienza sono intervenuti gli avvocati delle coppie con problemi di sterilità e l'avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri. Le questioni sulla legge 40 sono state sollevate dai tribunali di Milano, Firenze e Catania, che hanno in carico le cause di tre coppie che non possono avere figli e si sono viste negare l'eterologa. Un caso paradossale in quanto il diritto ad avere un figlio che cresce nel proprio grembo anche se da un “altro genitore” dev’essere tutelato in ogni modo. Infatti, le ordinanze dei tre tribunali rimesse, circa un anno fa, alla Corte Costituzionale pongono l'accento sul diritto a essere genitori, a essere famiglia e prospettano la violazione di numerosi tabella della Costituzione. Per l'avvocato Marilisa D'Amico, legale di una delle coppie che si sono rivolte ai giudici, il divieto di fecondazione eterologa produce una "discriminazione totale e assoluta tra due categorie di coppie che si trovano nella stessa situazione dal punto di vista medico": quelle che possono avere accesso alla fecondazione omologa e quelle che dovrebbero ricorrere a un donatore esterno ma incontrano il divieto previsto dalla legge 40. Durante l'udienza, i legali a favore dell'abolizione del divieto di fecondazione eterologa hanno posto l'accento anche sul fenomeno dei viaggi all'estero legati alla fecondazione. Sono circa 4mila le coppie che ogni anno si rivolgono a strutture mediche fuori dall'Italia. "Il 63% delle coppie che in Spagna ricorre all'eterologa è rappresentato da coppie italiane" ha specificato l'avvocato Maria Paola Costantini, che ha sostenuto le ragioni a favore dell'abolizione del divieto di fecondazione eterologa per conto della Unità di Medicina della riproduzione. L'avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri, ha sostenuto invece che la fecondazione eterologa "rientra tra le materie di competenza del legislatore", e una bocciatura da parte della Corte Costituzionale "creerebbe un vuoto legislativo". La vita e la nascita non si possono negare.




STAMINA: IL PAE DIFFIDA COMMISSARIO E DIRETTRICE SANITARIA DEGLI SPEDALI CIVILI DI BRESCIA

di Cinzia Marchegiani

Brescia – Mentre alla Commissione Conoscitiva al Senato attivata per studiare il caso stamina emerge la regolarità amministrativa con l’Aifa stessa grazie ai documenti da poco venuti alla luce della corrispondenza tra la dottoressa Carmen Terraroli e l’ex direttore dell’AIFA, il blocco delle terapie agli Spedali Civili è perpetrato ad oltranza, poiché attualmente è stato deciso dai medici che fanno parte del gruppo stamina nel nosocomio bresciano, di sospendere la loro attività in merito, finché non sia chiaro il responso del nuovo comitato scientifico (ricordiamo che per ben due volte il Ministro Lorenzin ne ha nominato uno, da quando il 4 dicembre gli è stato imposto dal Tar del Lazio in seguito alla sentenza che ha ritenuto la bocciatura della sperimentazione non valida al fine amministrativo).

Il commissario straordinario degli spedali civili di Brescia Ezio Belleri all’audizione al Senato aveva esternato tutta la preoccupazione di questa decisione, poiché all’orizzonte c’è la concreta possibilità di essere trascinati in giudizio qualora dovessero morire i pazienti in attesa  e quindi la responsabilità diventa personale. Si tratterebbe in questo caso omicidio colposo e/o omissioni di atti d’ufficio. Lo stesso Ezio Belleri afferma che questa posizione non è stata compresa, che non è quella di ostacolare e non far fronte alle richieste dei pazienti, ma quella di applicare le regole.

"Posizione del Commissario alquanto confusa, – dichiarano dal PAE – confida in una legge, la stessa però che ha fatto acquisire ai piccoli malati un’ordinanza di un giudice che obbliga l’ospedale stesso a somministrare le terapie. Se il mondo politico è miope – proseguono dal PAE – su quello che sta accadendo in questa storia e non riesce a far rispettare le sentenze che tutelano un diritto del minore",

Stefano Fuccelli, presidente del  Partito Animalista Europeo (PAE) tramite il suo ufficio legale, nella persona dell’Avv. Alessio Cugini, ha diffidato con urgenza il commissario Ezio Belleri ed il direttore sanitario Dr.ssa Ermanna Derelli a riprendere il trattamento sospeso preannunciando sin da ora che, in caso di esito negativo e vista la stretta urgenza con il rischio di morte per molti pazienti, verrà interessata l'Autorità Giudiziaria.

Per Fuccelli, la decisione assunta dai sanitari del nosocomio si palesa di una gravità probabilmente senza precedenti, in considerazione della "palese irragionevolezza della scelta". La lettera della diffida fotografa il calvario che stanno subendo le famiglie dei piccoli malati dove il silenzio delle istituzioni sembra rafforzare un dettaglio inquietante… il diritto acquisito del minore è anteposto ad altri diritti e di questo l’intera comunità italiana ne deve venire a conoscenza, soprattutto perché la non continuità delle terapie, di fatto sospese, hanno aggravato la salute dei pazienti in cura,  alcuni hanno dovuto subire ricoveri ospedalieri e altri interventi chirurgici. All’informazione pubblica lascio la lettura di una parte di questa diffida da poco inoltrata, per non tralasciare passaggi fondamentali di questa storia che assume toni grotteschi, poiché come anticipavo in tempi non sospetti, il caso Stamina non rappresenta solo una storia volutamente incompiuta… ma in essa  prendono forma il controllo delle libertà e i diritti di ogni singolo cittadino nonostante lo stato italiano abbia una mirabile carta costituzionale, dove il rispetto per l’uomo e la sua dignità trova in ogni articolo protezione e guida, un riferimento dell’etica civile.

“Non vi sarebbe neppure bisogno, per essere il fatto di scienza comune, ricordare che il Ministro della Salute aveva già nominato un Comitato Scientifico chiamato a pronunciarsi sulla validità ed efficacia del Metodo Stamina e che i tanto acclarati risultati da questo rappresentati nella direzione della demolizione del metodo, sono poi tristemente naufragati sotto impietosi affondi del TAR del Lazio, che nel dicembre 2013 ha tolto efficacia alle determinazioni di quel comitato. Tutto ciò, tuttora ha comportato non solo il palese sperpero di risorse pubbliche, ma hanno messo in seria difficoltà gli ammalati e le loro famiglie che intendono affidarsi al Metodo Stamina. Ciò che per inciso sta accadendo presso il nosocomio di Brescia, ove si giunge a negare il diritto di coloro che erano stati inseriti nella lista, per l’improvvida decisione dei sanitari addetti alla sua somministrazione. Il tutto lo si ribadisce con chiarezza, subordinando la ripresa della pratica medica agli esiti incerti – nel tempo, per la mancanza di data sicura di fine dei lavori e nel risultato, vista la sonora e pregressa bocciatura da parte della giustizia amministrativa – del comitato ministeriale, deliberatamente posponendo, in tal guisa, la salute del paziente e questioni di carattere personale. E’ di palmare evidenza, che un siffatto esito non è ammissibile per il progressivo peggioramento delle condizioni di salute di quanti intendono sottoporsi all’applicazione del metodo.
Non varrebbe, peraltro l’attuale stato di cose neppure invocare il diritto dei sanitari all’obiezione di coscienza rispetto all’applicazione del metodo in questione: è di pochi giorni addietro infatti, l’accesa polemica sul tema, ciò che ha permesso di ricordare che se il sanitario ha il diritto di rifiutarsi a procedere a trattamenti sanitari che contrastino con il proprio sentire etico, nondimeno il paziente ha il diritto, pieno e non degradabile, di ricevere le cure richieste, spettando, quindi, in siffatta condizione, alla struttura sanitaria approntare rimedi e personale che permettano comunque di far ricevere le cure richieste. Diversamente ritenere, infatti significherebbe ledere il diritto costituzionalmente tutelato alla salute, oltre che riconosciuto a livello sovranazionale dalle numerose Convenzioni a cui l’Italia aderisce (prima fra tutte quelle di Oviedo, che espressamente sancisce il diritto del paziente a ricevere cure di qualità appropriata). In ragione di tutto quanto esposto si palesa che l’attuale e repentina interruzione delle somministrazioni all’interno degli Spedali Civili di Brescia del Metodo Stamina integra una gravissima violazione del diritto alla salute dei pazienti, ed è tale che costituisce, persistendo il rifiuto dei sanitari senza che metodi alternativi di somministrazione siano individuati, un’ipotesi di omissione penalmente rilevante in quanto posta in essere da chi esercita una funzione chiaramente inquadrabile peraltro d’ufficio, ferma la legittimazione del PAE a presentare denuncia-querela in virtù dell’interesse diffuso di cui l’associazione è portatrice e le battaglie condotte ormai da lungo tempo, per il riconoscimento del diritto dei pazienti a vedersi applicato il protocollo stamina.”

La diffida, da poco inoltrata dal legale Cugini, chiede al commissario straordinario degli spedali di Brescia Ezio Belleri  e alla direttrice sanitaria in carica Ermanna Derelli di affrontare nell’immediato sistemi alternativi (individuare altri medici) per far fronte alla preventivata e dovuta somministrazione del suddetto metodo, intimando nel caso di un esito negativo, proprio per l’urgenza del caso, l’obbligo di informare l’Autorità Giudiziaria di questa condotta.

Ad oggi si assisterebbe, secondo il PAE, ad "uno Stato che non tutela il diritto del cittadino sancito dalla stessa Costituzione…  anteponendo diritti che spesso la giustizia condanna, ma nel frattempo è minacciata la salute dei malati, moltissimi minori. Della loro tutela tutti sono chiamati a rispondere, il fatto che sia stata istituita una Commissione Conoscitiva sul caso stamina mette sotto processo gli stessi senatori che finora non hanno monitorato la situazione che doveva essere nei loro doveri… è interessante capire come l’AIFA si ponga ora in questa situazione e l’intera commissione sanitaria che doveva già conoscere questi documenti cui ancora stanno studiando!"

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DANNI DA VACCINO, L'INCHIESTA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA: LA NEBULOSA MEDICA SUL FASCICOLO APERTO A TRANI

E' di oggi la notizia che è stato identificato il gene della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il prof. Adriano Chiò, che ha coordinato l'attività dei ricercatori di Italsgen, ha dichiarato che “vi sono due tipi di Sla, ovvero quella familiare, di origine genetica, e la cosiddetta sporadica, che sembra legata soprattutto all'intervento di fattori ambientali che restano misteriosi”. Si potrebbe dire altrettanto dell'autismo. Perché dovrebbe risultare contro ogni spirito scientifico cercare di gettare luce sulla zona di buio, sui “fattori ambientali misteriosi”, anche attraverso l'osservazione empirica e la pratica medica? E' da questa base, e non da ricerche mirate di laboratorio, che è partita l'indagine sul nesso causale, ormai riconosciuto, tra il calendario vaccinale praticato sui soldati italiani e l'insorgenza di particolari tumori.
Ma anche questa evidenza, si dirà, è antiscientifica.

di Cinzia Marchegiani

Come spesso accade, quando la magistratura mette le mani e il cervello in pieghe profonde della sanità per accertare le responsabilità dei danni causati ai cittadini dall’uso di farmaci che lo stesso Stato impone nella pratica vaccinale, scatta una sorta di spartiacque scientifico che destabilizza l’opinione pubblica .

Nonostante le altisonanti campane avverse, il magistrato ha l'onere di verificare se esistono o meno danni ascivibili a terapie somministrate, senza per questo dover entrare nel merito della scientifica e composizione dei farmaci che pur potrebbe spettare ad un eventuale presunto Ctu delegato dalla stessa Magistratura.

La certezza del diritto e volontà di ricercare trasparenza in questo senso, non procurano certamente un allarme sociale, anzi, contribuiscono a fornire rassicurazioni a genitori rispetto la percentuale di validità della profilassi obbligatoria. 

Occorre anche lavorare su campagne informative più efficaci e mi permeto di dire più cristalline nei confronti dei cittadini che sempre più spesso si presentano con i propri figli all’appuntamento della profilassi senza sapere che ci sono vaccini obbligatori e vaccini facoltativi, senza sapere che la farmacologia indirizza a far eseguire, a coloro che si sottopongono a vaccinazioni, a delle prove di cutereattività, oltre che a delle analisi relative alla maturità del sistema immunitario, poiché il candidato alla profilassi deve essere in grado di poter resistere all’insulto portato dal vaccino.

Di cosa si ha paura? La lettera inviata al ministro Lorenzin da alcuni rappresentati della scienza medica è un grande paradosso nostrano che dovrebbe far riflettere su come in Italia, oggi, sia minata la separazione dei poteri e la stessa attività di questi rappresentanti della medicina scientifica.

Il professor Eugenio Serravalle, Specialista in Pediatria Preventiva, Puericultura, Patologia Neonatale e Presidente ASSIS (Associazione di Studi e Informazione sulla Salute), spedisce al Ministro della Salute Lorenzin con una lettera che qui sotto pubblichiamo, un quesito inquietante: “I magistrati si occupano di vaccini? Medici e istituzioni sanitarie si facciano un esame di coscienza”

"Le accese reazioni all'iniziativa della Procura di Trani di aprire un'indagine sul nesso tra il vaccino MPR e la sindrome autistica insorta in due bambini dopo la vaccinazione stanno efficacemente contribuendo a confondere i termini del problema specifico che è oggetto di esame.
Appelli alle Istituzioni e attacchi personali a mezzo stampa da un lato, rivendicazioni della libertà terapeutica a proposito e a sproposito dall'altro, stanno avendo come unico, deleterio effetto quello di comunicare a una parte dell'opinione pubblica l'idea che lo scontro riguardi da un lato i rappresentanti della medicina ufficiale e dall'altro una setta di integralisti, oppositori della scienza medica.

Se debba escludersi ogni rapporto causale tra la somministrazione del vaccino MPR e l'insorgenza della sindrome autistica nei due bambini i cui genitori hanno sporto la denuncia sarà oggetto di analisi di un CTU appositamente nominato e la cui professionalità, si spera, garantisca l'oggettiva imparzialità del giudizio.

Tuttavia, alla base del contrasto acceso tra favorevoli e contrari all'iniziativa della Procura di Trani non vi è solo il giudizio di plausibilità o implausibilità del nesso causale tra autismo e vaccini.

Vi è, se vogliamo, molto di più ed è questo “di più” che determina il radicalismo delle reazioni, oltre che l'interesse a far sì che certe tesi vengano del tutto fraintese o identificate con tesi analoghe ma, di fatto, insostenibili.
Tutto parte dall'assunto: i vaccini non fanno mai male. Vero o falso?
A dirimere la questione non possono essere che l'esperienza, la statistica e la ricerca medica.

Sul piano della statistica sappiamo che “negli USA viene segnalata solo 1 reazione su 10 in seguito a somministrazione di vaccini (…). L’interpretazione dei dati della vaccino-vigilanza è associata ad una sostanziale incertezza”: lo ha affermato il Commissario della Food and Drug Administration David Kessler.

I dati italiani rilevabili dal Bollettino d'Informazione sui Farmaci, Bimestrale dell'Agenzia Italiana del Farmaco (2/08), dicono che “le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse sono uno strumento poco utilizzato in ambito pediatrico (…). È necessaria un'azione di sensibilizzazione sugli operatori sanitari per stimolare le segnalazioni che sono spesso sottovalutate e poco utilizzate”.

Sul piano dell'esperienza, invece, le segnalazioni e i dati osservazionali comunicati dalle famiglie sugli avventi avversi post-vaccinali incontrano un muro di resistenza fatto di dinieghi e rassicurazioni ad oltranza, a fronte dei quali, però, vi sono casi di riconoscimento e risarcimento dei danni in Italia ai sensi della legge 210/92.

Negli USA dagli anni ‘90 al 2011 sono state indennizzate 1300 persone per danni cerebrali prodotti da vaccino e 83 di queste presentavano sindrome autistica (FONTE: peered reviewed study).

Numeri ed esperienze rendono urgente riformare l’istituto della farmacovigilanza e della vaccino-vigilanza; rendere obbligatorio il monitoraggio dello stato di salute dei bambini dopo la vaccinazione, con una sorveglianza attiva, con questionari da consegnare alle famiglie; istituire il Registro Nazionale delle reazione avverse post- vacciniche, con risultati pubblici e facilmente accessibili; rendere obbligatoria la segnalazione di sospetta reazione avversa a qualunque farmaco, vaccino compreso, al fine di cancellare definitivamente l’under – reporting (ossia la segnalazione parziale e sottostimata di eventi avversi).

Ultimo, ma assai rilevante, il terzo aspetto: le prove scientifiche. Ma le prove scientifiche di cosa? Che i vaccini abbiano contribuito a debellare alcune malattie non è un punto che necessita di dibattimento, nonostante venga ampiamente sottovalutato il contributo dato dal miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e dello standard di vita, grazie ai quali sono scomparse malattie contro cui non esiste alcuna vaccinazione, come la peste, o la malaria in Italia, e grazie ai quali si è avuta una significativa riduzione della mortalità sotto i 5 anni di età prima della pratica delle vaccinazioni di massa (Indagine Istat-Unicef sulla mortalità infantile).

Ciò che va dimostrato invece (perché non è ancora dimostrato scientificamente) è che per mantenere l'attuale quadro epidemiologico non si possa scendere al di sotto della soglia del 95% di copertura vaccinale, pena la ricomparsa di epidemie.

Naturalmente la libertà di scelta ha come presupposto che, anche in presenza di una quota di popolazione non vaccinata, nulla cambierebbe nel quadro epidemiologico.
I seguenti dati evidenziano che una discesa sotto quota 95% non ha come effetto un incremento della morbilità della poliomielite. La regione OMS delle Americhe (AMRO) è Polio-free nonostante coperture vaccinali ampiamente al di sotto della soglia del 95% in molti Paesi.
In Europa Austria, Ucraina e Bosnia hanno coperture ritenute insufficienti in una regione Polio-free dal 2002.
L'affermare quindi che basse coperture vaccinali siano l’unico fattore responsabile del diffondersi di epidemie trascura l’importanza dei determinanti sociali di salute e impedisce una riflessione consapevole sulla diversa diffusione delle malattie infettive, sulla loro differente gravità e importanza.

Crediamo sia arrivato il momento di aprire un dibattito sgombro da pregiudizi e che consenta alle famiglie la libertà di vaccinare o meno, ossia di affrontare in modo consapevole il rischio di reazione avversa, piuttosto che il rischio di contrarre la malattia.

Questo esercizio di libertà:
a) permetterebbe l’adeguamento del nostro Paese alle normative più diffuse in Europa. Dei 29 paesi europei (i 27 dell'UE più Norvegia ed Islanda), 15 non hanno alcuna vaccinazione obbligatoria, altri come Francia, Grecia, Francia e Portogallo hanno vaccinazioni tanto raccomandate quanto facoltative).

b) Potrebbe imporre automaticamente l’immissione nel mercato dei vaccini monovalenti (oggi paradossalmente si impone una vaccinazione contro sei malattie quando solo quattro vaccinazioni sono obbligatorie; non è poi più in commercio il vaccino singolo contro la rosolia) o combinazioni differenti da quelle in uso.

c) metterebbe fine a uno scandalo tutto italiano, e troppo poco ricordato dai sostenitori dell'attuale programma vaccinale, per cui la vaccinazione obbligatoria contro l'epatite B fu introdotta nel 1991 dal Ministro De Lorenzo, passato alla cronaca per lo scandalo delle tangenti in questo campo.

Tra gli effetti secondari, inoltre, e non meno rilevanti, vi sarebbe quello di consentire finalmente la realizzazione di uno studio comparativo sullo stato di salute dei bambini vaccinati e dei bambini non vaccinati, con una valutazione dell’incidenza delle patologie allergiche e delle malattie auto-immuni nei due differenti gruppi.

Tornando, tuttavia, all'oggetto specifico dell'indagine promossa dalla Procura di Trani e all'accusa di anti-scientificità da alcuni sollevata, cosa vi sarebbe di così anti-scientifico nell' ipotizzare che il vaccino MPR o altri vaccini possano essere magari non la causa, ma il fattore scatenante di una sindrome autistica in soggetti predisposti? O un co-fattore, insieme a metalli pesanti, a inquinanti ambientali, alimentari che influenzino l’epigenetica del bambino? Perché ci si ostina a voler sempre, comunque e a prescindere escludere i vaccini da qualsivoglia corresponsabilità?

E' di oggi la notizia che è stato identificato il gene della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il prof. Adriano Chiò, che ha coordinato l'attività dei ricercatori di Italsgen, ha dichiarato che “vi sono due tipi di Sla, ovvero quella familiare, di origine genetica, e la cosiddetta sporadica, che sembra legata soprattutto all'intervento di fattori ambientali che restano misteriosi”. Si potrebbe dire altrettanto dell'autismo. Perché dovrebbe risultare contro ogni spirito scientifico cercare di gettare luce sulla zona di buio, sui “fattori ambientali misteriosi”, anche attraverso l'osservazione empirica e la pratica medica? E' da questa base, e non da ricerche mirate di laboratorio, che è partita l'indagine sul nesso causale, ormai riconosciuto, tra il calendario vaccinale praticato sui soldati italiani e l'insorgenza di particolari tumori.
Ma anche questa evidenza, si dirà, è antiscientifica".

Dopo questa lettera che mette in evidenza cosa è il mondo delle vaccinazioni, a questo punto sorge spontanea una domanda….come mai alla sentenza della Corte Costituzionale 258/1994 al capo 5 bis che sancisce: "…proprio per la necessità di realizzare un corretto bilanciamento tra la tutela della salute del singolo e la concorrente tutela della salute collettiva, entrambe costituzionalmente garantite, si renderebbe necessario porre in essere una completa e articolata normativa di carattere tecnico che, alla luce delle conoscenze scientifiche acquisite, individuasse con la maggior precisione possibile le complicanze potenzialmente derivabili dalle vaccinazioni, e determinasse se e quali strumenti diagnostici idonei a prevederne la concreta verificabilità fossero praticabili su un piano di effettiva fattibilità…eventualmente stabilendo criteri selettivi in ordine alla utilità di eseguire gli accertamenti in questione", non risulta che vi sia stato alcun legislatore che abbia messo in agenda questa importante guida, nonostante sia un dovere la tutela del diritto alla salute della collettività, pur non essendo compatibili con una vaccinazione, ne subiscono l'insulto per esserne gravemente danneggiati?

Credo che le istituzioni abbiano il compito di profendere trasparenza assoluta, perchè ci sono molti bamini che hanno ricevuto un danno da vaccino, che sia sindrome autistica o qualsiasi altro nome, ai genitori poco importa quando la vita innocente è spezzata. Ci sono sentenze italiane che hanno aperto un enorme vaso di pandora, ed è ora che si attivino tutti i genitori ad inoltrare alla procura di Trani le loro gravi esperienze.

Lo grida a gran voce Giorgio Tremante, costretto dallo Stato a fare le vaccinazioni ai suoi due gemelli, nonostante il primo fosse morto a sei anni dopo la somministrazione del Sabin. Questo è l’appello di un padre che ha combattutto una vita per far emergere evidenze sconcertanti:

Io sottoscritto, Giorgio Tremante, padre di Marco e Andrea, purtroppo deceduti, e di Alberto Tremante riconosciuti "ufficialmente" dal Ministero competente, "danneggiati dai vaccini" già dal 1995, dichiaro fin d'ora di essere disponibile a portare la mia testimonianza in ogni Procura d'Italia venga richiesta. Premetto fin da ora che non richiederò NESSUN rimborso spese, vorrei solo poter essere utile alla collettività per dimostrare con fatti concreti e con relativi documenti, le ormai purtroppo innumerevoli tragedie, provocate da molto tempo alle famiglie italiane, delle reazioni avverse provocate dall'obbligo vaccinale. Qualunque "coraggiosa Procura" italiana, ritenesse utile usufruire della mia testimonianza, basata su quarant'anni dell'amara esperienza che sono stato costretto a vivere in prima persona, causa i molteplici gravi problemi causati dall'uso indiscriminato dei vaccini”.

Allora avvenga questo importante cambiamento, scevro da falsi allarmismi, ma concreto innanzitutto con le famiglie che stanno combattanedo nel completo abbandono delle istituzioni, con la trasparenza delle pratiche vaccinali poiché è un dovere dello Stato Italiano e delle istituzioni sanitarie informare correttamente i cittadini quali sono le fasi necessarie per prevenire le reazioni avverse… e quali sono i vaccini obbligatori, poichè le stesse sono imposte dallo Stato e attivando tutte le forme di studio ed investigazione per analizzare cosa sta accadendo nel mondo della profilassi…in altri paesi sono gli stessi medici che impongono blocchi sui vaccini allorquando si riscontrano troppi casi di reazioni avverse..e l’Italia è il fanalino di coda che pur di non affronater il problema e profendere chiarezza è sempre teso difendere dogmi imprescendibili… Intollerabile che la vita di pochi bambini danneggiati, possa passare inosservata e violata, inaccettabile che le famiglie vittime di pressapochismo e incapacità di difendere il diritto alla salute debbano caricarsi da sole questa importante battaglia. Questi figli abbandonati dalla scienza, dalle istituzioni e anche dagli sguardi di tutti noi…chiedeono attenzione ma soprattutto è giunto il momento che lo Stato se ne faccia carico.

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