IMMIGRAZIONE, PERICOLO CONTAGIO TUBERCOLOSI: POSSIBILE FOCOLAIO INFETTIVO IGNORATO

Redazione
Il fatto del rischio salute per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine ed in ispecie dell’UNITA’ Rapida di intervento sembra non interessi poi molto le rappresentanze dicasteriali tanto degli Interni quanto della Sanità. Lo dichiarano in una nota congiunta Michel Emi Maritato, Presidente di AssoTutela e l’Avv. Luisa Cicchetti, responsabile del Settore Legale e Giuridico dell’Associazione.
Nonostante l’allarme lanciato dagli scriventi circa le inesistenti misure di profilassi degli appartenenti URI, riprese dalla stampa delle ultime settimane, nessun provvedimento è stato preso in loro favore.
Anche la  recente richiesta dei medesimi Poliziotti URI  di essere sottoposti ad esami di controllo resisi necessari dalla reiterata esposizione di questi agli agenti pato-infettivi portati dai migranti con cui sono stati a diretto contatto nei porti di POZZALLO ED AUGUSTA,  è stata sinora ignorata dal DIRETTORE CENTRALE DELL’IMMIGRAZIONE E DELLE FRONTIERE , GIOVANNI PINTO, il quale come anche fece immotivatamente sul finire dell’anno appena passato ha nuovamente comunicato agli addetti URI,  sezione di specialisti in materia di immigrazione e rifugiati politici,  la disgregazione di questa entro il Settembre p.v.
Invero, tutte le forze dell’ordine sono dal punto di vista sanitario lasciate allo sbando nonostante le infondate asserzione dei vertici del Dicastero degli Interni secondo le quali i relativi appartenenti assegnati a mansioni a “rischio” sarebbero monitorati in via preventiva. Smentiscono tali “rassicurazioni” i casi di TBC accertati  in seno alle questure siciliane.
Non può nuovamente sorprenderci la decisione del Dr. Pinto, di segno contrario alle evidenti necessità del Paese che mai come in questo periodo non potrebbe far a meno dell’ intervento pronto e specialistico di professionisti per lo smaltimento di migliaia di pratiche generate non solo dall’arrivo massivo dei profughi degli ultimi mesi, e così sarà sinchè le condizioni del mare lo permetteranno, ma anche dall’atavico arretrato dei singoli Uffici Immigrazione delle singole questure dell’Italia.
Come facemmo nel Dicembre scorso, si chiede al Ministro Alfano e superiormente al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi di porre la massima attenzione sulle ingiustificate decisioni di smembramento dell’URI che il Dr. Pinto da troppo tempo minaccia e  dispone, peraltro senza alcun confronto con le rappresentanze sindacali di categoria che pure sono intervenute.
Non ultimo ai medesimi capi istituzionali si chiede conto in merito al disinteresse dimostrato e reiterato da parte della citata Dirigenza URI tanto  per la salute pubblica quanto per i singoli poliziotti. Ognuno degli  appartenenti URI, lasciato intervenire agli sbarchi senza le dotazioni minime di sicurezza previste dallo stesso Ministero degli Interni, rappresenta con evidenza un veicolo patogeno per la società.
Riteniamo che la tracotanza ed alterigia dei soliti noti abbia raggiunto, anzi superato, ogni ulteriore tolleranza.
Speriamo che tanto il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi quanto il Ministro Alfano non si aggiungano al “coro dei silenti e degli indifferenti”.

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MONITORAGGIO GEOFISICO E AMBIENTALE: SIGLATO L'ACCORDO TRA INGV E USGS

Redazione

Roma / Washington – Oltre cinquanta ricercatori collegati in videoconferenza dalle due sponde dell’Atlantico, cinque tavoli tematici e decine di “best practice” condivise. Sono i numeri del gruppo di lavoro Italia-Usa su Scienze della terra e risorse naturali che si è riunito al Ministero degli Affari Esteri nell'ambito del piano di cooperazione scientifica e tecnologica tra Roma e Washington. Obiettivo: condividere attività di ricerca e sperimentazione a carattere multidisciplinare per assicurare lo sviluppo di conoscenze e metodologie, così come definito nell’Action Plan allegato alla Dichiarazione congiunta Italia-Stati Uniti per gli anni 2014-2015, firmata lo scorso 13 dicembre a Washington.
Tra gli enti di ricerca coinvolti, oltre l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e l’U.S. geological survey (Usgs) i due capofila dell’iniziativa,  erano presenti il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Agenzia spaziale italiana (Asi), l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e, da parte americana, la National aeronautics and space administration (Nasa), il National oceanic and atmospheric administration (Noaa), il Department of energy (Doe).
I relatori italiani e statunitensi – collegati in videoconferenza dal Ministero degli Esteri, dall’Ambasciata italiana a Washington e dai rispettivi dipartimenti – hanno potuto fare il punto sui progetti congiunti, definendo per ognuno di essi le linee d’azione per il futuro.

A margine dell’evento, il presidente dell’Ingv Stefano Gresta e il direttore dell’Ufficio programmi internazionali di Usgs Victor Labson hanno siglato, presso la sede dell’Ingv a Roma, una lettera di intenti, con annesso programma delle attività, per la promozione di iniziative congiunte nel campo delle ricerche e delle tecnologie orientate al monitoraggio delle aree sismiche e vulcaniche e nell’approfondimento delle ricerche in campo geofisico. “L’accordo sottoscritto mette in evidenza le tante aree di interesse comune tra i due istituti e le grandi potenzialità della cooperazione sia in ambito di ricerca che di monitoraggio geofisico e ambientale – ha commentato Gresta -. Più in generale, il meeting ospitato in Farnesina ha dimostrato quanto sia importante e costruttiva la collaborazione tra i diversi attori italiani nel settore delle Scienze della terra e delle risorse naturali e la conseguente interazione del nostro network nazionale con i colleghi statunitensi, per migliorare le conoscenze scientifiche e tecnologiche anche mediante programmi di mobilità tra i ricercatori dei due Paesi".
 




SCANDALO PROTESI MAMMARIE DIFETTOSE, CONTROLLI SERRATI IN EUROPA: CONSIGLIO EPSO IN COMMISSIONE EUROPEA PER UN PIANO D’AZIONE

 

A dicembre 2013 in Francia il processo dal tribunale di Marsiglia sulle protesi mammarie della società PIP (Poly Implant Prothese), infliggeva la condanna in primo grado per truffa aggravata, quattro anni di carcere e 75mila euro di multa inflitta a Jean-Claude Mas, il fondatore della società Pip, lo stesso annunciava il ricorso in appello.

 

di Cinzia Marchegiani

Bruxelles UE- 65 paesi e oltre 300 mila donne che dopo un intervento chirurgico, non solo di chirurgia estetica, sono state impiantate protesi mammarie difettose, della società PIP Poly Implant Prothese. Uno scandalo che ha fatto affiorare drammi umani e preoccupazione sul controllo di qualità sulle apparecchiature e presidi medici. Da poco, lo scorso 20 giugno 2014 il Consiglio EPSO ha discusso delle azioni comuni adottate dalla Commissione europea e gli Stati membri per ripristinare la fiducia erosa dopo lo scandalo delle protesi mammarie difettose prodotte dalla società francese PIP. L'attuazione del piano congiunto è stato definito un successo, ma si tratta di una serie di misure a breve termine intese a massimizzare il potenziale della legislazione esistente per garantire sicurezza del paziente. Una soluzione a lungo termine richiede una profonda revisione del quadro giuridico. L'adozione del nuovo regolamento proposto è necessario per risolvere una serie di questioni in sospeso. Ciò riguarda in particolare: il campo di applicazione della normativa, la governance del sistema e la sua trasparenza, taluni obblighi degli organismi notificati, in particolare in relazione alle verifiche obbligatorie senza preavviso, valutazione clinica, la classificazione del rischio di dispositivi e requisiti di sicurezza e di prestazioni, gli obblighi degli operatori economici, la segnalazione degli incidenti da parte degli utenti e dei pazienti verso le autorità competenti, alcuni aspetti relativi al sistema di vigilanza e sorveglianza del mercato, il ruolo e il funzionamento della banca dati Eudamed e l'accesso degli organismi notificati a Eudamed, e la tracciabilità dei dispositivi.
"I consumatori sono più sicuri oggi di quanto lo fossero quando lo scandalo PIP è stato scoperto", ha detto Neven Mimica, Commissario per la politica dei consumatori. "Grazie alla stretta collaborazione tra gli Stati membri e la Commissione europea, le regole attuali sui dispositivi medici sono meglio applicate. Siamo riusciti, in particolare, per stringere il controllo degli organismi notificati. Alcuni miglioramenti importanti, tuttavia, richiedono una base giuridica rafforzata. Questo è il motivo per cui ho invitato gli Stati membri a raggiungere un accordo politico entro la fine di quest'anno, al fine di consentire una rapida adozione di questo dossier vitale ." Ma lo scandalo PIP ha evidenziato le carenze nella vigilanza esistenti nel sistema. Il nuovo piano d'azione pressa questo sistema, raccomandando che gli organismi notificati devono effettuare controlli a sorpresa dei produttori. Gli stessi organismi notificati riferiscono che saranno lanciati presto gli audit. Ad oggi non sono disponibili informazioni attendibili sul numero di controlli senza preavviso o dei loro effetti. Le teleconferenze di vigilanza mensili con gli Stati membri, presieduto dai servizi della Commissione, ora si stanno svolgendo e si sta migliorando il coordinamento tra gli Stati membri. Più di 70 casi specifici sono stati presentati per il coordinamento. Inoltre, il Centro comune di ricerca della Commissione ha iniziato ad analizzare le tendenze sugli incidenti.
Il documento di lavoro della Commissione discusso in sede di Consiglio EPSCO oggi contiene un'analisi dettagliata di questi elementi, così come il lavoro supplementare derivante dal piano d'azione, come una raccomandazione della Commissione sull'uso di uno specifico sistema per la tracciabilità dei dispositivi medici approvati nel mese di aprile del 2013, discussione in corso sul miglioramento dei registri di prodotto, relazioni degli Stati membri sulle loro attività di vigilanza del mercato come base per ulteriori miglioramenti, o discussioni sulla notifica degli incidenti da medici e pazienti.

Il Consiglio EPSO affrontando lo scandalo PIP chiarisce che sono stati necessari miglioramenti immediati nella vigilanza dei dispositivi medici. Per questo motivo la Commissione europea e gli Stati membri hanno concordato un piano d'azione volto a migliorare il controllo sulla base della legislazione vigente. Un lavoro che si concentra su quattro aree chiave: il funzionamento degli organismi notificati; sorveglianza del mercato; coordinamento nel campo della vigilanza;comunicazione e trasparenza. I principali risultati ottenuti nel quadro del piano d'azione comune vengono portati notevoli progressi in alcuni settori. In primis, sulla base del Regolamento (UE) n 920/2013 del 2013 sono stati chiariti i criteri che devono essere rispettati dagli organismi notificati, gli Stati membri hanno rivalutato le qualifiche e la portata delle attività dei loro organismi notificati . Ciò ha portato a misure correttive o limitazioni del perimetro di attività degli organismi notificati in 8 paesi. Nel maggio 2014, volontari verifiche congiunte degli organismi notificati da parte di squadre che coinvolgono sindaci di vari Stati membri e la Commissione sono state effettuate in 22 dei 23 paesi che hanno organismi notificati. L'ultima revisione nel paese restante è già stato pianificato. I controlli hanno portato alla identificazione dei problemi nel modo in cui gli organismi notificati operato. Un immediato intervento correttivo è stato preso, laddove sono state individuate gravi carenze, tra cui sospensione temporanea o limitare la portata delle attività dell'organismo notificato interessato. In un caso, l'organismo notificato non è più in grado di rilasciare certificati. E’ stata richiesta una nuova valutazione di tutti i certificati emessi. Per un organismo notificato di 689 certificati controllati, 45 sono stati sospesi e 18 ritirati. In base al nuovo regolamento di esecuzione della Commissione, tali controlli congiunti sono stati resi obbligatori per le nuove denominazioni e ri-designazioni degli organismi notificati. Altri20/25 di tali controlli sono previsti per tutto l’anno 2014.

Al centro del ciclone, lo scandalo delle protesi mammarie difettose che ha messo in pericolo di vita molte donne, ora l’Unione Europea si volta pagina.




STAMINA: IL TRIBUNALE DI VENEZIA ORDINA AGLI SPEDALI DI BRESCIA LE INFUSIONI PER CELESTE

A. D. M.

Venezia – Memorabile il caso stamina ha diverse che si contrappongono: Magistratura, scienza e politica. Entro luglio l'Asl di Brescia dovrà individuare un anestesista pediatrico e un infusore per proseguire la cura con le staminali per la piccola Celeste, 4 anni, di Mestre. Lo ha stabilito il Tribunale di Venezia ordinando in tal modo agli Spedali bresciani di proseguire la terapia staminale con il metodo Stamina. Secondo i familiari della piccola, come riporta la Nuova Venezia, la decisione dei giudici fornisce la prova che la loro lotta ha ragioni fondate.Dopo l’intervento del tribunale di Pesaro, oggi sotto indagine da parte del Procuratore della Corte di Cassazione, sono ancora una volta dei giudici a riaprire il caso Stamina. 

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ECCO IL TELESCOPIO CHE CERCHERA' VITA ALIENA NELLO SPAZIO

di Maurizio Costa

Gli scienziati della "Royal Astronomical Society" hanno presentato il progetto per la realizzazione del telescopio spaziale più grande del mondo, che riuscirà ad analizzare le atmosfere dei pianeti e i sistemi solari distanti fino a 30 anni luce.

Questo telescopio sarà quattro volte più ampio dell'Hubble e sarà il più grande del mondo. La sua missione sarà quella di verificare se nello Spazio ci sono pianeti simili alla Terra, con la possibilità di trovare vita sulla loro superficie.

Al suo interno avrà uno specchio con un diametro di quasi 16 metri, che, secondo i calcoli degli scienziati, riuscirà a captare 60 nuovi pianeti e fornire informazioni sui livelli di ossigeno e idrogeno presenti nelle loro atmosfere.

Data la sua grandezza, l'Atlast non potrà essere trasportato da un razzo e quindi verrà costruito direttamente nello spazio da una squadra di operai spaziali, che assemblerà il telescopio a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra.

Un'operazione faraonica che vedrà, quasi sicuramente, l'appoggio della Nasa e dell'Agenzia Spaziale Europea.

Martin Barstow, il Presidente della Royal Astronomical Society, è molto entusiasta del progetto: "Questo telescopio potrà vedere pianeti lontani fino a 30 anni luce dalla Terra e abbiamo calcolato che, entro questa distanza, potremmo trovare decine di migliaia di stelle e alcune migliaia di loro saranno simili al nostro Sole."

I tempi sono ancora lunghi, si parla del 2030, ma la comunità spaziale è già in fermento e il telescopio più grande del mondo ci illustrerà le profondità sconosciute dello Spazio entro pochi anni.




NASA: SI SPERIMENTA IL ROBOT CHE DA LA CACCIA AGLI ASTEROIDI

A. De. M.

Parte la sperimentazione di nuove tecniche per proteggere la Terra dagli asteroidi, infatti la Nasa sta considerando l’idea di catturare un asteroide e trascinarlo in orbita attorno alla luna. Ricercatori del Keck Institute for Space Studies in California confermano che l’agenzia spaziale stia  progettando una sorta di veicolo robot spaziale in grado di afferrare un piccolo asteroide e metterlo in orbita attorno alla luna. La missione verrebbe a costare attorno ai 2,6 miliardi di dollari, poco più della missione Curiosity, e potrebbe essere completata entro il 2020. Per ora, i soli piani ufficiali della Nasa prevedono l’invio di una capsula con uomini a bordo, chiamata Orion, attorno alla Luna. L’Amministrazione di Obama vorrebbe anche inviare un equipaggio a caccia di un asteroide vicino alla Terra. L’obiettivo sarebbe una roccia chiamata 1999 AO 10.

La missione potrebbe durare un anno e mezzo, esponendo gli astronauti per lungo tempo alle radiazioni oltre il campo di protezione terrestre, senza possibilità di un eventuale salvataggio. I ricercatori del Keck ritengono però che la soluzione di un veicolo robot che porti un asteroide attorno alla Luna sia da preferire. Il team del Keck prevede in questo caso il lancio di un apposito veicolo per mezzo di un razzo Atlas V. Il robot verrebbe poi indirizzato verso un masso di circa 7 metri di diametro. Il velivolo infilerebbe quindi l’asteroide in una sacca da 10 metri per 15 che si porta appresso. Nell’arco di 6-10 anni potrebbe trascinare il grosso sasso entro l’orbita lunare. Ad oggi, nove asteroidi sono stati identificati come potenziali candidati per la missione, avendo orbite favorevoli e misurare la dimensione giusta per l'opzione di acquisizione. Ma tre dei nove candidati, per ora, risulterebbero avere le dimensioni giuste per essere catturati  e successivamente trasportati. Un altro asteroide – 2008 HU4 – passerà abbastanza vicino alla Terra nel 2016 e il radar interplanetario ne potrà determinare alcune delle sue caratteristiche, come la dimensione, la forma e la rotazione.

Gli altri cinque non passeranno mai abbastanza vicino per poter essere osservati nuovamente prima della selezione missione finale, ma Near-Earth Objects della Nasa (NEO) Programma sta trovando altri potenziali asteroidi candidati. Uno o due di questi arriverà abbastanza vicino alla Terra entro l’anno per essere ben caratterizzato.

Il progetto ha bisogno di essere messo a punto, ma il coleader Louis Friedman della Planetary Society considera l’operazione un importante stimolo all’esplorazione dello spazio.
 




CASO AVASTIN-LUCENTIS E STAMINA: IL MINISTRO LORENZIN INCASSA LA PRIMA DIFFIDA DAL PATTO DI SOLIDARIETA’ E LA MOZIONE DI SFIDUCIA M5S

di Cinzia Marchegiani

Non è proprio un bel momento politico per la ministra Beatrice Lorenzin che deve affrontare l’ultimo scandalo in casa del dicastero e dell’Aifa riguardo il caso Avastin e Lucentis e la sperimentazione Stamina. Il primo risale quando l’ACGM, Autorità Garante delle Concorrenza e del Mercato o meglio nota come Antitrust ha sanzionato i due colossi dopo la conclusione di una lunghissima istruttoria avviata nel febbraio 2013 dovuta alle segnalazioni ricevute da Aiudapds, un’associazione di cliniche private, e dalla SOI-Società Oftalmologica Italiana, al procedimento avevano chiesto e ottenuto di partecipare anche la Regione Emilia-Romagna e l’associazione di consumatori Altroconsumo. Grazie alla documentazione acquisita anche grazie alla collaborazione del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, è emerso che le capogruppo Roche e Novartis, anche attraverso le filiali italiane, hanno concertato sin dal 2011 una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari. Per il Sistema Sanitario Nazionale l’intesa ha comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l’anno. A Novartis e Roche sono state imposte sanzioni rispettivamente di 92 e 90,5 milioni di euro. Ombre sulla stessa AIFA vengono fatte emergere dallo Stesso Matteo Piovella, Presidente della SOI che raggiunto dall’Osservatore d’Italia ci aveva dichiarato:”….la stessa AIFA, nel 2007 (sotto la guida del Dott. Guido Rasi) aveva introdotto l’Avastin fra i farmaci rimborsabili dal S.S.N. (inserendolo nell’apposito elenco di cui alla legge 648/96). Una decisione assunta a seguito di un dettagliato intervento dell’allora Segretario della SOI – Dott. Matteo Piovella – in cui venivano ampiamente illustrati alla Agenzia sia l’evidente efficacia di Avastin nonché la sicurezza nell’uso. Questo ha consentito la rimborsabilità del farmaco e l’accesso alle cure da parte di tutti i cittadini sino a dicembre 2012. Nel dicembre 2012 l’AIFA – a questo punto presieduta dal Dott. Luca Pani – a seguito della modifica del foglietto illustrativo (c.d. bugiardino) di Avastin da parte di EMA (European Medicinal Agency), ha deciso non consentire più tale rimborsabilità di Avastin: riducendone (se non eliminandone) sostanzialmente l’utilizzo. Sul punto, preme osservare che la decisione assunta dall’AIFA contrasta con quanto fatto da tutte le altre Agenzie europee le quali decisero di non dare alcun rilievo pratico alla segnalazione fatta dalla EMA: in altre parole, negli altri Paesi europei le modifiche prodotte dall’EMA non determinarono alcuna limitazione all’utilizzo di Avastin. Sinceramente, a tutt’oggi, non si riescono a comprendere le ragioni di tale esclusione. Sul punto, il Dott. Pani sostiene che la limitazione all’uso di Avastin dipende da una ragione meramente normativa: considerando che l’Avastin è un farmaco off-label (cioè non iscritto per l’utilizzo oftalmologico), l’Agenzia ha dovuto adempiere a quanto previsto dall’art.1, quarto comma della legge 648/96 secondo cui i farmaci off-label possono essere utilizzati solo “qualora non esista valida alternativa terapeutica. E la 'valida alternativa terapeutica' sarebbe il Lucentis. Ma se così è: per quale ragione l’Avastin non è stato escluso immediatamente non appena il Lucentis è stato ufficialmente autorizzato? Si ricorda che tale autorizzazione per il Lucentis è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 130 del 7 giugno 2007. Perché nonostante la presenza di una valida alternativa terapeutica l’AIFA del 2007 ha lasciato l’Avastin per tutto questo tempo?”

Ora sembra arrivato il momento per il Ministro Lorenzin di affrontare queste  realtà emerse anche nel caso della Sperimentazione Stamina. Lei stessa era ricorsa all’Avvocatura di Stato per sospenderla definitivamente. Ma in Italia esistono poteri indipendenti sia dalla politica che dalle case farmaceutiche che in questi casi si chiamano Antitrust e Tribunale Amministrativo Regionale. Per quanto riguarda Stamina in mattinata odierna c’è stata la lettura via web della Mozione di sfiducia al Ministro Lorenzin prodotta dal M5S. La stessa era stata anticipata dalla diffida dell’Avv. Natascia Gheda che in nome del Patto di Solidarietà invitava e diffidava lo stesso Ministro Lorenzin, oltre il Presidente della Commissione Sanità, Piepaolo Vargiu “a procedere alla nomina dei componenti del Comitato esperti, che non si siano espressi sulla metodica e che non si trovino in conflitto di interessi nei confronti di Stamina Foundation Onlus” ed inoltre, con la stessa “invitava e diffidava agli stessi destinatari, alla nomina dei rappresentanti delle associazioni tra i quali i rappresentanti delle associazioni al Patto di Solidarietà: Alleanza Italiana, Movimento Vite Sospese, Viva La Vita Italia, Progetto Noemi, Un Sorriso per Ginevra e Associazione Mattia Fagnoni.” L’avv. Gheda infine invita e diffida ad agire in modo trasparente nel rispetto della legge, in particolare ai criteri di scelta e di nomina dei componenti del Comitato Scientifico, con l’avvertimento che in mancanza procederà senza ulteriore avviso innanzi alle competenti autorità giudiziarie civili e penali anche con la riserva di agire per il risarcimento di tutti i danni conseguiti." Ai lettori ricordiamo che il Tar del Lazio aveva accolto l’istanza di sospensione del provvedimento impugnato (decreti 18.06.2013 e 28.08.2013 relativi al rilascio di autorizzazione per la sperimentazione.) L’Ordinanza del TAR del Lazio n. 4728/13 aveva evidenziato che non era stata garantita l’obiettività e l’imparzialità del giudizio dei componenti del Comitato Scientifico. Molto tempo è passato, oltre sei mesi da quel 4 dicembre 2013, data in cui detta ordinanza è stata emessa, ma il Ministro Lorenzin, dopo un secondo Comitato Scientifico nominato e mandato a casa, ancora non fornisce indicazioni precise sull’ultimo….anzi fa sapere che sta cercando e studiando un modo per agire sulle Cure Compasisonevoli. Questa volontà affermata dal Ministro mette a disagio e intimorisce le famiglie dei pazienti che vedono slittare all’infinito l’avvio della sperimentazione del Metodo Stamina, anzi osserva un lavoro diretto a scardinare l’unica legge di Stato, la Turco/Fazio che garantisce ai malati orfani di cure, una possibilità di accedere a terapie ancora non sperimentate, togliendo qualsiasi chance di vita a chi ha già un destino manifesto. Questa ambivalenza del Ministro Lorenzin, che da una parte posticipa sempre il lavoro del Comitato Scientifico, mentre dall’altro ha dichiarato di voler modificare una legge, sta allarmando non solo i genitori dei pazienti, ma moltissime associazioni dei malati che non vedono alcuna trasparenza nell’operato della Lorenzin. In virtù della Sentenza di Strasburgo alcun preposto ha sbloccato la lista dei pazienti agli Spedali Civili di Brescia, nonostante molte sentenze emesse a favore dei malati, ora avvalorate da quella dell’UE che dichiara legale somministrare la terapia con le cellule staminali mesenchimali ai pazienti che avevano iniziato le infusioni prima della legge 57/2013, sentenza a favore dei malati nonostante la stessa Corte non fosse aggiornata sulla quella del Tar del Lazio.
Il M5S è andato dritto cercando di scardinare le responsabilità di queste due situazioni sofferenti così in un video conferenza ha annunciato la propria mozione di sfiducia nei confronti della Lorenzin:” Visto l'articolo 95 della Costituzione che afferma al comma 2 che i Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri; Visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la propria sfiducia al Ministro della Salute Sig.ra Beatrice Lorenzin, e la impegna a rassegnare le proprie dimissioni." Mozione pubbblicata sul web che prende forma dalle loro considerazioni che qui elenchiamo:

1) il Ministro Lorenzin non ha svolto con la dovuta attenzione i propri compiti istituzionali e cioè di controllare e vigilare sui farmaci; se il farmaco rappresenta uno strumento di tutela della salute, il Ministro avrebbe dovuto tenere presente che nell’ultimo elenco dei farmaci essenziali stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’unico farmaco anti-VEGF inserito per il trattamento della Degenerazione maculare senile neovascolare (DMLE) è l’antitumorale Bevacizumab (Avastin) di Roche e non Ranibizumab (Lucentis) di Novartis;
2) il Ministro Lorenzin non ha risposto ad interrogazione del 21.5.2013 che specificamente chiedeva di quantificare il maggior costo sostenuto dal Servizio Sanitario Nazionale, per l’uso di Avastin in oculistica rispetto a Lucentis: dati che ora fornisce, indirettamente, con la richiesta di risarcimento danni;
3) il Ministro Lorenzin, ad interrogazione del 27.11.2013, forniva risposta in merito ad una pretesa maggiore insicurezza di Avastin rispetto a Lucentis, smentita (rectius: non confermata) dagli stessi dati in possesso di AIFA;
4) Il Ministro Lorenzin ha richiesto parere al Consiglio Superiore di Sanità non per tutte le patologie per cui Avastin era (ed è) utilizzabile in oculistica, ma solo per la “degenerazione maculare senile”, il che comporterebbe l’utilizzabilità dello stesso solo per tale patologia (con esclusione della “degenerazione maculare diabetica” e del “glaucoma neovascolare”), con la conseguenza di una perpetuazione della maggior spesa per i Servizi Sanitari Regionali, rispetto a quanto possibile utilizzando, per dette patologie, Avastin, come era stato fino ad ottobre del 2012;
5) il "metodo stamina" ha evidenziato l'incompetenza del Ministro Lorenzin di gestire tutta la vicenda, in quanto non è stata garante della salute di tanti malati. Il Comitato di esperti da lei nominati ha iniziato il percorso di valutazione che non è stato obiettivo in quanto essi si erano già espressi sul metodo con perplessità e pregiudizi. La nomina del nuovo Comitato scientifico è stata necessaria, dunque, alla luce della sentenza del Tar che ha evidenziato criticità e mancanza di imparzialità, ma senza la pronuncia del tribunale amministrativo non ci sarebbe la riapertura e l'approfondimento del metodo stamina.

Nel frattempo, il tempo passa e molti dimenticano i documenti agli atti, situazioni e gravi omissioni che emergono solo grazie al lavoro di associazioni che spingono affinché siano rispettate le regole, la trasparenza senza alcun ombra dei conflitti d’interesse, poiché sul malato non si può fare cassa e disattendere quei diritti garantiti e sanciti dalla stessa costituzione…lo Stato e chicchessia deve rimettere al centro il cittadino, altrimenti si violerebbe la stessa carta costituzionale di cui il primo garante è il Presidente della Repubblica Italiana.




GREENPEACE E QUELL' "INSOSTENIBILE" RISCALDAMENTO GLOBALE

di Cinzia Marchegiani

La storica organizzazione ambientalista Greenpeace ha perso 3,8 milioni di euro, cercando di guadagnare giocando alla borsa speculando al ribasso sull’euro. La stessa associazione ha chiesto scusa a tutti coloro che l’appoggiano con le donazioni o semplici attivisti poiché il grave errore è stato commesso dal dipartimento finanziario di Greenpeace International, spiegando che è stata aperta un’indagine interna, poiché un dipendente avrebbe agito da solo e per questo è stato licenziato.

Ma chi è Greenpeace? Essa stessa si definisce come un'organizzazione che agisce con finalità di protezione e conservazione dell'ambiente e di promozione della pace: per mantenere la sua indipendenza, Greenpeace non accetta donazioni da governi o aziende, ma si basa su contributi di singoli sostenitori e sovvenzioni della Fondazione. Ma su questa rande organizzazione, si sono sollevate da molto tempo spietate polemiche rivoltegli soprattutto in merito alle "ombre" dei fondi che la Greenpeace Fund ha ricevuto da fondazioni di compagnie petrolifere, nonché dalla Rockefeller Brothers Found. Infatti si legge che la Greenpeace Fund, Inc. si occupa esclusivamente di raccolta di fondi deducibili e della loro successiva distribuzione ad organizzazioni collegate, ma con diverso regime fiscale, e proprio per questo motivo viene accusata di essere una centrale di "lavaggio" di denaro. Non si capisce il motivo dell'esistenza di organizzazioni a diverso statuto per uno scopo apparentemente unico, come l’asserita tutela dell'ambiente. Per verificare se queste accuse avessero un fondamento, l’Osservatore d’Italia è andata a verificare sul sito della Rockefeller Brothers Fund e ha trovato le seguenti donazioni:

 

• $150.000 per due anni “Per i suoi sforzi per educare i politici e future sul riscaldamento globale” Data Premio: 14.06. 2014 Programma Sviluppo sostenibile 

• $150.000 per due anni “Per la campagna Clean Water in Cina” Data Premio 14.12. 2006 – Programma Pivotal: Cina Meridionale

• $ 25.000 per un anno “Per sostenere la sua conservazione e il lavoro Ecosystem-Based Managemente in British Columbia” Data Premio 6.11.2005 – Programma Sviluppo sostenibile

• $ 150.000 per due anni “Per il suo lavoro sull’agricoltura in Cina” Data Premio 12.11.2003 – Programma Sviluppo sostenibile

Ci troviamo di fronte ad una matassa di difficile disbrigo.  Se si comincia a collegare i fili della politica economica energetica dettata dal G20 che fondamentalmente preme sui cambiamenti geopolitici mondiali, tesi a contrastare il cosìdetto effetto riscaldamento globale, dovuto all’incremento della CO2. Ma andiamo per ordine. La Greenpeace, deve sensibilizzare la politica rispetto al riscaldamento globale. Il suo primo co-fondatore Patrick Moore dopo aver occupato per nove anni la carica di presidente di Greenpeace Canada e sette anni come direttore di Greenpeace International si è poi dimesso accusando che la stessa organizzazione Greenpeace avrebbe "perso la sua bussola morale. "Lo stesso Patrick Moore nel dettaglio spiega il suo allontanamento: "Col passare del tempo Greenpeace si è evoluto per assumere molte altre campagne. Ma durante il mio mandato di 15 anni si è verificato un cambiamento, dalla preoccupazione per il benessere delle persone a una convinzione che gli esseri umani sono il nemico della terra. Per me il culmine di tale campagna è venuto quando i miei colleghi direttori di Greenpeace Interbational hanno adottato la campagna per vietare cloro in tutto il mondo. Per loro la logica era semplice, il cloro è tossico e molti composti del cloro come le diossine sono tossiche. Ho ricordato che l’aggiunta di cloro nell’acqua potabile è stato il grande progresso nella storia della sanità pubblica e che la maggioranza dei nostri farmaci sono basati sulla chimica del cloro e ho capito che il lato umanitario di Greenpeace era svanito e mi sono allontanato. Un ambientalista ragionevole riconosce le esigenze di oltre 7 miliardi di persone per il cibo, energia e materiali per costruire la nostra civiltà.” Lo stesso Moore lo scorso 25 febbraio 2014 in un’audizione al Senato Ambiente ha presentato un documento, al Presidente della Casa Bianca e ai membri del Pubblic Works Committeestesso, dal titolo "Adeguamento delle risorse naturali: Proteggere gli ecosistemi e le economie" in cui espone come non vi sia alcuna prova scientifica che le emissioni umane di anidride carbonica (CO2) siano la causa dominante del riscaldamento minore della atmosfera terrestre negli ultimi 100 anni. Anzi dimostra che se ci fosse una tale prova sarebbe svalutata, poiché nessuna prova concreta, come viene inteso nella scienza, esiste. Moore nell’audizione stessa analizza le affermazioni del gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) che riportano che :"È estremamente probabile che l'influenza umana è stata la causa dominante del riscaldamento osservato dalla metà del 20 ° secolo e ribadisce che il termine ‘Estremamente probabile’ non è un termine scientifico, ma piuttosto un giudizio, come in un tribunale di diritto e va oltre: ”L'IPCC definisce ‘estremamente probabile’ come una ‘probabilità 95-100%’. Ma su ulteriore esame è evidente che questi numeri non sono il risultato di un calcolo matematico o analisi statistica. Essi sono stati ‘inventati’ come un costrutto all'interno del rapporto IPCC per esprimere ‘giudizio di esperti’, come determinato dai contributori dell'IPCC. Questi giudizi si basano, quasi interamente, sui risultati di modelli informatici più sofisticati per prevedere il futuro del clima globale. Moore fa emergere quello che molti osservatori, tra cui il Dr. Freeman Dyson dell'Institute for Advanced Studies di Princeton, confermano e cioè che un modello al computer non è una sfera di cristallo:” In questo documento Moore dimostra la fallacia di ‘estrema certezza’ riportando il record storico. Infatti spiega che quando la vita moderna si è evoluta oltre 500 milioni di anni fa, la CO2 è più di 10 volte superiore a quella attuale, ma la vita fiorì in questo momento. Vi è una certa correlazione, ma poche prove, a sostegno di una relazione causale diretta tra CO2 e temperatura globale attraverso i millenni. Il fatto che abbiamo avuto entrambe le temperature più elevate e una glaciazione in un momento in cui le emissioni di CO2 erano 10 volte superiori a quelli che sono oggi, contraddice radicalmente la certezza che le emissioni di CO2 antropica sono la principale causa del riscaldamento globale. Continua nell’audizione: ”Oggi rimaniamo chiusi in quella che è essenzialmente ancora il Pleistocene glaciale, con una temperatura media globale di 14.5oC. Ciò a fronte di un basso di circa 12 ° C durante i periodi di massima glaciazione in questo glaciale ad una media di 22 ° C durante l'età serra, che si sono verificati in periodi di tempo più lunghi prima del più recente Ice Age. Durante il Medioevo serra, non c'era ghiaccio su entrambi i poli e tutto il paese era tropicale e sub-tropicale, da un polo all'altro. Come ha recentemente 5 milioni di anni fa, le isole artiche canadesi erano completamente di boschi. Oggi, viviamo in un periodo insolitamente freddo nella storia della vita sulla terra e non c'è motivo di credere che un clima più caldo potrebbe essere tutt'altro che benefico per gli esseri umani e la maggior parte delle altre specie. Vi è un ampio motivo di credere che un forte raffreddamento del clima avrebbe portato risultati disastrosi per la civiltà umana.”

Interessante poi leggere il confronto generato dall’aumento della temperatura tra 1910-1940 che è praticamente identico all’aumento tra il 1970-2000, ma l'IPCC non attribuisce l'aumento dal 1910-1940 (di cui non ha alcuna spiegazione) all’ influenza umana, ma sono nella convinzione che l'impatto delle emissioni umane è determinato solo dall'aumento a partire dalla metà del XX secolo.” L'impeachment climatico comincia a realizzare una fisionomia precisa, dove spesso gli allarmismi hanno prodotto scelte politiche ed economiche stravolgento le società e le nazioni. La politica sta avendo un ruolo predominante su scelte importanti e lo dimostra la posizione dello scienziato Robert N. Stavins, professore all’Albert Pratt di Business, direttore del programma Economia Ambientale Harvard e Presidente della Facoltà Ambiente e delle Risorse Naturali che lo scorso 25 aprile 2014 ha pubblicato una lettera critica dopo aver partecipato in Germania al meeting sul clima a Berlino. Senza giri di parole sul sito dell’Harvard Stavins chiarisce come il rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sia stato completamente depredato di tutti contributi di 2000 pagine ed è stato approvato (line-by-line) il "Riepilogo per i Decisori Politici" (SPM), in solo 33 pagine condensando il testo proveniente da 15 capitoli. ”Molti dei CLA presenti con me”- ha scritto Stavins -“a Berlino, hanno commentato che, data la natura e l'esito della settimana, il documento risultante dovrebbe probabilmente essere ribattezzato ‘il riepilogo da politici’ piuttosto che ‘il riepilogo per politici". 

Sembra che la maggior parte di questi funzionari aveva fatto notare che il rapporto non era conforme ai loro interessi e ai negoziati multilaterali che erano stati condotti in altre sedi. Scettici e sicuri delle proprie decisioni sono invece l’Australia il Canada che hanno fatto sapere che non serve la carbon tax per combattere il riscaldamento globale, e non prenderanno alcuna azione per combattere i cambiamenti climatici che a conti fatti danneggia le economie nazionali e minaccia posti di lavoro. Entrambi i leader dei due paesi hanno sottolineato che non saranno spinti a prendere misure sul cambiamento climatico che ritengono imprudente:"Non è che noi non cerchiamo di affrontare il cambiamento climatico" – spiega il primo ministro Stephen Harper australiano – cercheremo di affrontarla in modo tale da tutelare e migliorare la proprie capacità di creare occupazione e crescita e non distruggere posti di lavoro e la crescita nei nostri paesi”; mentre Abbot, primo ministro del Canada fotografa un dato allarmante: "il cambiamento climatico è un problema significativo, ma non è il problema più importante che il mondo deve affrontare.”

Intanto in sordina lo scorso giovedì a Vienna c’è stata un’importante conferenza sul tema “Sudden Blackout”, poiché l’Europa non ha alcun piano di emergenza. 

Dai siti stranieri si viene a conoscenza che Herbert Saurugg, iniziatore della conferenza, ha esordito confermando che la gestione delle crisi nazionale non è sufficiente, inoltre ha aggiunto che la società deve fare il primo passo nel riconoscere che, un black-out su larga scala è una reale possibilità. Nella conferenza è stato affrontato anche la possibilità e il dovere che almeno il 50 % della popolazione deve saper affrontare una situazione di grave emergenza come quella di un blackout totale anche per molti giorni, soprattutto la necessità di reperire petrolio, gas, cibo e acqua, che sono i beni primari che saranno per logica non reperibili. Anzi Berd Benser di GrigLab spiega che questo scenario concretamente possibile trascina con se fattori scatenanti, tra cui attacchi informatici e terrorismo….il quadro dipinto è di totale insicurezza, poiché un blackout potrebbe durare più di sei giorni che creeranno scene di panico in ogni ambiente, partendo da quello ospedaliero dove in primis, pazienti in terapia intensiva sarebbero in pericolo di vita concreto.

L’intera rete elettrica europea "interconnesso dal Portogallo fino a poco prima Mosca" è potenzialmente a rischio e per questo le città particolarmente grandi devono attuare strategie per affrontare una situazione di emergenza. 

Un tempo alcuni scrittori e giornalisti sono stati etichettati complottisti perché avevano dipinto e fotografato questo scenario di completo disastro energetico, e con molta lungimiranza avevano allarmato proprio sull’eventualità di blackout nazionali, qui si parla dell’intera Europa. Il bene più prezioso, l’acqua sarà la prima materia a mancare, e a cascata tutto il resto…peccato che questa conferenza confermi i dubbi che venivano indicati in tempi meno sospetti. Eppure i cambiamenti climatici, controversi e dibattuti da scienziati che difendono le proprie convinzioni su due sponde diverse, sembrano essere l’unica emergenza dei nostri amministratori, mentre le politiche energetiche stanno mietendo la morte delle aziende ed economica e il futuro delle famiglie è diventato sempre più incerto. Se è stata paventata l’emergenza di un blackout, allora la situazione è diventata concretamente precaria. I nuovi scenari stanno cambiando la nostra vita, giorno per giorno, e goccia a goccia stanno snaturando questo sistema che fino a poco tempo fa funzionava…quando la logica manca, nulla è comprensibile. 




USA: AL “MANA CONTEMPORANY ART” ARRIVA L’ART THERAPY

Nasce l’Art Therapy, una nuova forma di approccio al dolore. La ricerca del dr Lazzari tende una mano non solo agli artisti, ma chi nelle proprie disabilità riesce a trovare giovamento con l’arte della terapia che migliora il benessere fisico, mentale ed emotivo degli individui di tutte le età. L’ideatore conferma che si tratta di un'attività divertente e gratificante, che promuove il dialogo, riduce l'ansia, aumenta la consapevolezza di sé, e aiuta i pazienti a identificare e risolvere i problemi di limitazione e spesso dolorosi legati alla postura.

di Cinzia Marchegiani

Jersey City– Alla galleria più grande del mondo, “Mana Contemporany Art” è stata condotta una ricerca tutta italiana. Il dr Andrea Lazzari, vive tra New York e Roma, le sue lauree, in Fisioterapia e Magistrale in Scienze della Riabilitazione l’hanno portato oltreoceano dove con impegno e passione ha concretizzato una ricerca importante nel suo campo, ideando l’Art Terapy. Il dr Lazzari essendo uno specialista in “rpg souchard” (rieducazione posturale) è riuscito a condurre uno studio sicuramente unico al “Mana Contemporany Art”, dove per alcuni anni ha osservato e lavorato a stretto contatto con molti artisti, analizzandone le varie posture che i professionisti configuravano durante le loro esecuzioni pittoriche. Il dr Lazzari raggiunto dall’Osservatore d’Italia spiega la peculiarità di questa ricerca non solo artistica: “Il problema più rilevante che emerge dal mio studio condotto negli Stati Uniti, è che la maggior parte degli artisti lamentavano dolore all’articolazione della spalla e del gomito e che la maggior parte di loro per giorni non poteva dipingere o esprimere la propria creatività, perché limitata dal dolore. La corretta postura altro non è che la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico sia in dinamica che in statica; ad essa vengono a concorrere vari fattori (neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali). L’importanza di lavorare in ergonomia, ovvero mantenere una postura adeguata durante il nostro lavoro,  assume ogni giorno un valore importante da non sottovalutare, proprio perchè costante.” Il dr Lazzari nel dettaglio fa comprendere che soprattutto in alcuni lavori, come quello dell’artista, possono andare incontro a una sindrome molto importante chiamata RSI (Repetitive Strain Injury), piccoli gesti e azioni mantenute per diverse ore in posizioni di svantaggio per il corpo. Da questo studio inconsueto è nata l’ “Art Therapy”, cioè fisioterapia posturale, che ha come obiettivo insegnare un’adeguata postura e consigli ergonomici all’artista. Ma l’ideatore ha condotto anche un altro studio, applicando il gesto dell’azione pittorica a persone sofferenti di patologie, le quali non riuscivano ad avere un movimento articolare adeguato che ovviamente era molto limitato. La ricerca specifica, in questa particolare condizione, ha permesso di verificare come tramite l’utilizzo della pittura, il soggetto con difficoltà articolari, riusciva a ridurre significativamente un ampio spettro di sintomi correlati al dolore, ansia e disagi, aiutando le persone ad affrontare situazioni complesse, legate allo stile di vita, al dolore, all'espressione di se stessi e alla comunicazione.
Nasce così a Jersey City una nuova forma di approccio al dolore grazie all’Art Terapy. La ricerca di Lazzari, tende una mano non solo agli artisti, ma chi nelle proprie disabilità e difficoltà quotidiane riesce a trovare giovamento con l’arte della terapia che migliora il benessere fisico, mentale ed emotivo degli individui di tutte le età. L’ideatore conferma che si tratta di un'attività divertente e gratificante, che promuove il dialogo, riduce l'ansia, aumenta la consapevolezza di sé, e aiuta i pazienti a identificare e risolvere i problemi di limitazione e spesso dolorosi legati alla postura.

Lo specialista della postura è riuscito in un ambito artistico a ideare una nuovo approccio al dolore, sicuramente con gesti colorati ridona benessere psicofisico…provare per credere. 




JERSEY CITY (USA) L’ART THERAPY ALLA GALLERIA “MANA CONTEMPORANY ART” RICERCA ITALIANA CONDOTTA DAL DR ANDREA LAZZARI

di Cinzia Marchegiani


Jersey City- Alla galleria più grande del mondo, “Mana Contemporany Art” è stata condotta una ricerca tutta italiana. Il dr Andrea Lazzari, vive tra New York e Roma, le sue lauree, in Fisioterapia e Magistrale in Scienze della Riabilitazione l’hanno portato oltreoceano dove con impegno e passione ha concretizzato una ricerca importante nel suo campo, ideando l’Art Terapy. Il dr Lazzari essendo uno specialista in “rpg souchard” (rieducazione posturale) è riuscito a condurre uno studio sicuramente unico al “Mana Contemporany Art”, dove per alcuni anni ha osservato e lavorato a stretto contatto con gli artisti, analizzando le varie posture che i professionisti impostavano durante le loro esecuzioni pittoriche. Il dr Lazzari raggiunto dall’Osservatore d’Italia spiega la peculiarità di questa ricerca non solo artistica: “Il problema più rilevante che emerge dal mio studio condotto negli Stati Uniti, è che la maggior parte degli artisti lamentavano dolore all’articolazione della spalla e del gomito e che la maggior parte di loro per giorni non poteva dipingere o esprimere la propria creatività, perché’ limitata dal dolore. La corretta postura altro non è che la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico sia in dinamica che in statica; ad essa vengono a concorrere vari fattori (neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali). L’importanza di lavorare in ergonomia, ovvero mantenere una postura adeguata durante il nostro lavoro, assume ogni giorno un valore importante da non sottovalutare.” Il dr Lazzari nel dettaglio fa comprendere che soprattutto in alcuni lavori, come quello dell’artista, possono andare incontro a una sindrome molto importante chiamata RSI (Repetitive Strain Injury), piccoli gesti e azioni mantenute per diverse ore in posizioni di svantaggio per il corpo. Da questo studio inconsueto è nata l’ “Art Therapy”, cioè fisioterapia posturale, che ha come obiettivo insegnare un’adeguata postura e consigli ergonomici all’artista. Ma l’ideatore ha condotto anche un altro studio, applicando il gesto dell’azione pittorica a persone sofferenti di patologie, le quali non riuscivano ad avere un movimento articolare adeguato che ovviamente era limitato. La ricerca, in questa specifica condizione è riuscita a verificare che tramite l’utilizzo della pittura, il soggetto con difficoltà articolari, riusciva a ridurre significativamente un ampio spettro di sintomi correlati al dolore, ansia e disagi, aiutando le persone ad affrontare situazioni complesse, legate allo stile di vita, al dolore, all'espressione di se stessi e alla comunicazione.
Nasce così a Jersey City una nuova forma di approccio al dolore grazie all’Art Terapy. La ricerca di Lazzari, tende una mano non solo agli artisti, ma chi nelle proprie disabilità riesce a trovare giovamento con l’arte della terapia che migliora il benessere fisico, mentale ed emotivo degli individui di tutte le età. L’ideatore conferma che si tratta di un'attività divertente e gratificante, che promuove il dialogo, riduce l'ansia, aumenta la consapevolezza di sé, e aiuta i pazienti a identificare e risolvere i problemi di limitazione e spesso dolorosi legati alla postura.

Lo specialista della postura è riuscito in un ambito artistico a ideare una nuovo approccio al dolore, sicuramente con gesti colorati ridona benessere psicofisico…provare per credere. 




VACCINI ESAVALENTI: LA PROCURA DI TORINO AVVIA LE INDAGINI

Era stato inviato l’esposto in varie Procure. In Italia i vaccini obbligatori sono quattro, Antidifterite, antitetanica, antipoliomelite e antiepatite virale B, mentre nelle Asl, senza una corretta informazione vengono iniettati anche pertosse ed infezioni da Haemophilus influenzale di tipo b, con un probabile sovraccarico e shock del sistema immunitario oltre un danno erariale di circa 114 milioni di euro all’anno. Il Tribunale di Torino ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal PM, ora la Procura avrà 6 mesi di tempo per rispondere ai quesiti posti dal Gip e dal Codacons.

di Cinzia Marchegiani

Torino – Il Codacons lo aveva anticipato lo scorso marzo 2014 quando il Procuratore di Trani aveva aperto l’inchiesta per capire se c’è correlazione tra la sindrome autistica che ha colpito due bambini in seguito a vaccino trivalente (facoltativo) e il presunto danno da vaccino. Bacchettando il ministro Lorenzin che affermava che alcune procure emettono sentenze che vanno contro le evidenze scientifiche, anticipava che avrebbe fatto ricorso per bloccare gli inutili vaccini pediatrici in Italia, anzi rispediva alla Lorenzin dettagli che certamente non possono essere sottaciuti” Forse la Lorenzin dovrebbe informarsi meglio prima di rilasciare dichiarazioni alquanto temerarie. La somministrazione polivalente dei vaccini come avviene nel nostro paese, nonostante solo quattro vaccini pediatrici siano obbligatori per legge, non è affatto esente da rischi per la salute dei bambini, perché può comportare danni da sovraccarico e shock del sistema immunitario. La letteratura scientifica attuale e gli esponenti della comunità scientifica sostengono che la somministrazione polivalente potrebbe indurre reazioni cosidette ‘autoimmuni’, cioè l’organismo potrebbe arrivare anche a produrre anticorpi che, non riconoscendo più il ‘vero nemico’ da aggredire, aggredirebbero in una situazione di smarrimento generale le funzionalità di organi interni al paziente (es, demielizzazioni, Les, alterazioni ematologiche, encefalopatie, etc, etc,). Le evidenze scientifiche, quindi, a differenza di quanto sostiene il Ministro della Salute, sono tutt’altro che compatte nel riconoscere l’assoluta bontà dei vaccini. Per tale motivo, a tutela della salute dei cittadini e sulla scia dell’indagine aperta a Trani, presenteremo ricorso al Tar del lazio per sospendere la somministrazione del vaccino esavalente e limitare la fornitura a soli quattro previsti dalla legge, con risparmi pari a 114 milioni di euro per la collettività.”
Proprio oggi il Codacons condivide l’avanzamento di questa battaglia di legalità, nonché a tutela della salute. Infatti l’associazione a tutela dei consumatori aveva inviato anche un dettagliato esposto denunciando in diverse Procure della Repubblica la pratica seguita dal Servizio Sanitario Nazionale di iniettare ai bambini un vaccino esavalente, nonostante la legge riconosca solo quattro vaccini obbligatori. Nello specifico – spiega l’associazione – il D.M. 7 aprile 1999 riconosce come obbligatori l’antidifterite, l’antitetanica, l’antipoliomelite e l’antiepatite virale B. Tuttavia nelle Asl, anziché informare correttamente i genitori in merito alla disciplina legislativa sui vaccini, viene fornito ed iniettato ai piccoli un vaccino esavalente che contiene anche due vaccini facoltativi ossia pertosse ed infezioni da Haemophilus influenzale di tipo b. Tale pratica, denunciava il Codacons, può comportare danni da sovraccarico e choc del sistema immunitario nei bambini, mentre sul fronte economico la procedura comporta un evidente spreco di soldi pubblici a carico del SSN pari a 114 milioni di euro all’anno a vantaggio delle multinazionali dei farmaci e spiega che gli esposti a propria battaglia.
La Procura di Torino chiedeva l’archiviazione dell’esposto Codacons, ma il Gip del Tribunale, dott. Gianni Macchioni, accogliendo l’opposizione dell’associazione, ha ribaltato le carte ordinando al PM di proseguire le indagini. Si legge nel provvedimento del Gip:“Gli accertamenti disposti dal P.M. rispondono direttamente ad un solo quesito, dando conto in termini esaustivi del fatto che la vicenda non abbia comportato un pericolo per la salute pubblica… la CT offre una risposta indiretta ed incompleta, limitandosi a spiegare che le vaccinazioni di massa producono un doppio beneficio, preservando dalla malattia coloro i quali vengono vaccinati e dando altresì luogo ad una drastica riduzione delle concrete possibilità di diffusione del morbo. Una argomentazione degna della massima considerazione anche e soprattutto nell’ambito delle funzioni di prevenzione devolute al SSN ma che non pare esaustiva, sia perché richiede di essere coordinata con la differente disciplina vigente, che distingue tra vaccini obbligatori e non, sia perché non spiega la scelta dei vaccini da associare a quelli obbligatori. D’altra parte, come condivisibilmente rileva il Codacons, occorre accertare se davvero sia in atto la prassi dallo stesso ente denunciata e se essa, nella misura in cui appare contrastare, in concreto, col diritto costituzionalmente garantito alla scelta delle cure, sia frutto di determinazioni da parte dell’autorità preposta impropriamente sensibili nei confronti di interessi privati”.
Il Tribunale di Torino ha quindi rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal PM; ora la Procura avrà 6 mesi di tempo per rispondere ai quesiti posti dal Gip e dal Codacons.

Sarebbe  interessante anche cominciare a capire perché le Regioni e le istituzioni sanitarie devono incentivare con premi di denaro, medici e pediatri che riescono a far vaccinare almeno il 75% dei loro pazienti,  soprattutto perchè al di là di quella barricata ci si chiede quanto sia labile il confine tra l'onestà intellettualmente e l'obiettivo da raggiungere per poter ritirare il premio annuale…ma questa è un altra storia dove l'Osservatore d'Italia andrà in dettaglio Regione per Regione.

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