EBOLA: L'ONU LANCIA ALLARME: "SERVONO URGENTEMENTE ALTRI AIUTI"

Redazione

In poche parole i soldi per sconfiggere l'ebola non bastano. Nonostante i contributi significativi arrivati finora, non abbiamo ancora le risorse necessarie per sconfiggere l'epidemia di ebola: e' l'allarme lanciato dal responsabile dell'Onu, Tony Banbury, che in un'intervista alla Bbc ha chiesto urgentemente altri aiuti. Banbury ha appena conclusa una visita nei tre Paesi africani maggiormente colpiti, Liberia, Sierra Leone e Guinea, dove sono morte finora 4.818 persone. Non abbiamo "ancora" le capacita' per sconfiggere il virus, ha sottolineato, ricordando tuttavia che sono arrivati contributi significativi da Gran Bretagna, ma anche Cina, Stati Uniti e Cuba




MADRID: INFERMIERA GUARISCE DALL'EBOLA

Redazione

Madrid – Ha sconfitto l'ebola, malattia mortale. E' una Teresa Romero in lacrime e "ancora molto debole" quella che ha lasciato stamane l'ospedale Carlos III di Madrid, dove era stata ricoverata il 6 ottobre come primo caso di contagio da ebola fuori dall'Africa. L'infermiera spagnola ha voluto "ringraziare tutti", ricordando i difficili momenti della malattia. "Quando mi sentivo morire, mi aggrappavo ai ricordi, alla mia famiglia e a mio marito, ero in isolamento e non avevo nessun contatto con l'esterno eccetto che con Javier per telefono", ha raccontato la 44enne Romero, che e' rimasta contagiata curando i due missionari spagnoli che avevano contratto l'ebola in Africa ed erano morti a Madrid rispettivamente ad agosto e settembre. "Non so cosa non abbia funzionato, so solo che non ho nessun rancore – ha commentato l'infermiera – se la mia infezione puo' servire a qualcosa, per studiare meglio la malattia e aiutare a sviluppare un vaccino, o se il mio sangue puo' essere usato per curare altra gente, sono a disposizione". Il suo contagio ha innescato una serie di polemiche in Spagna, con gli operatori sanitari che accusavano le autorita' di non aver fornito loro adeguata formazione ed equipaggiamento e i sindacati che denunciavano il tentativo del governo di addossare la colpa dell'accaduto agli operatori sanitari.




ROMA, TAGLI FONDO DISABILI: IL COMITATO 16 NOVEMBRE IN PROTESTA DAVANTI AL MINISTERO DELL’ECONOMIA

Molti malati stanno arrivando con le ambulanze e la protesta sta bloccando il traffico davanti al ministero dell'Economia e Finanza

di Cinzia Marchegiani

Roma –  Questa fotografia dimostra come molti malati stanno arrivando con l'ambulanza alla protesta annunciata già da mesi davanti al palazzo del Ministero dell’Economia e Finanza. E’ di una crudezza unica e sembra una scena di una pellicola che si è inceppata, poiché ogni anno le associazioni dei malati affetti da gravi disabilità sono costretti a protestare a Roma per i continui tagli ai fondi che gli dovrebbero in realtà garantire una vita dignitosa. Un prelievo forzoso ad un fondo che rappresenta per loro l’unica fonte di sopravvivenza. Fondi comunque insufficienti, ma che sembrerebbe vengano utilizzati per scopi diversi, disattendendo i diritti sanciti dalla Costituzione Italiana.

Malati che spesso sono attaccati ad un respiratore e hanno bisogno di assistenza h24 domiciliare, cui provvede quasi sempre un familiare costretto spesso a lasciare il lavoro per poter accudire i propri cari. Purtroppo anche quest’anno il Comitato 16 Novembre dichiara battaglia, ma sarà uno scontro finale. Salvatore Usala, il segretario di questa importante associazione è partito dalla Sardegna con tutte le complicanze ed è determinato: ”Essendo un'associazione di disabili gravissimi, che viviamo il dramma della condizione sulla nostra pelle, riteniamo opportuno dare il nostro contributo per creare condizioni per una vita degna di essere vissuta. Abbiamo preparato una proposta di incremento del fondo della non autosufficienza (FNA) da 1.000 milioni, con relativa copertura documentata, vorremo presentarla ed incontrare i tre ministeri, Salute, Welfare e Mef. La proposta è frutto dell’ascolto e del confronto con tutti, associazioni, gruppi, disabili ed esperti. Ieri è arrivato un cortese invito del Ministro Poletti per un incontro il 4 novembre per informarci sull'FNA.” Salvatore Usala non lo manda a dire e già annuncia sorprese per questa giornata che sarà vissuta totalmente da tutti i partecipanti, perché ormai sono stanchi di patologici affronti ad un mondo che ha diritti ma solo su carta. In merito all’invito rivoltogli da Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Usala  replica così:”

E' sempre un onore essere invitati da un Ministro della Repubblica, ma cosa ci può dire Poletti? Che hanno ripristinato o aumentato a 400 milioni l'FNA? Che hanno reso strutturale il fondo? Belle notizie, scontate, sarebbe una vergogna se non lo facessero. La cosa certa è che il Ministro Poletti non può decidere senza la cassa del MEF, senza i risparmi sanitari, ovvero devono essere presenti tutti e tre i ministeri.“

Alla protesta di stamattina davanti al Ministero della Finanza, è stato invitato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi con lettere, petizioni, video messaggi e comunicati, e l’associazione e i manifestanti ci contano nella sua presenza, anzi Usala sottolinea:” dopo la doccia gelata ci vuole un bel bagno caldo per i disabili con l'aumento del fondo. Perciò saremo in presidio permanente dalle 10,30 oggi davanti al Ministero dell'Economia e Finanze a Roma. Stavolta è la battaglia finale, dobbiamo ottenere un trattamento che renda l'Italia un paese civile e rispettoso della costituzione. Non ripeterò le cose che faremo, ma meglio morti che abbandonati. In mezzo a 36 miliardi trovate i fondi per noi, Matteo contiamo su te, evitiamo che qualcuno si faccia male.”

Questa immagine è lo spaccato di un Italia che non risparmia proprio nessuno.  Si  assiste ai viaggi della speranza dei malati gravemente colpiti da una disabilità, costretti a partire dalle proprie case, affrontando consapevolmente spostamenti a serio rischio della propria salute, per andare a patteggiare con il governo o un ministro della Repubblica per avere garanzie sui propri diritti… Diritti  che in realtà non dovrebbero neanche essere discussi, ma ad oggi gli stessi sono vilipesi…. Intanto i malati sono arrivati, molti con le ambulanze e stanno bloccando le strade di Roma.




MALATTIE RARE: LA SCIENZA E LA POLITICA RIMANGONO LONTANI DAI MALATI E DALLE LORO ESIGENZE

 

Una delegazione del Civico 117/a composta da Marco e Sandro Biviano, Sara Garofalo e Roberto Meloni dopo aver partecipato venerdì 31 ottobre 2014 alla “Conferenza sulle Malattie Rare” organizzato dall’Onorevole Paola Binetti presso la Camera del Deputati Roma rilasciano un’intervista a l’Osservatore d’Italia.

di Cinzia Marchegiani

Roma- Chi deve giudicare la sanità in Italia? Chi può intervenire in merito alla sanità e l’operato dei politici e scienziati che dietro alle vetrine di conferenze delle buone intenzioni, argomentano tesi lontane anni luce dalla quotidianità dei malati e delle loro famiglie? Il malato sente il bisogno di diventare il protagonista delle scelte imposte dall’alto e scende in prima linea per dimostrare come le parole spesso siano distanti dalle vere esigenze che solo il malato può conoscere. In virtù della conferenza sulle malattie rare, organizzato dall’Onorevole Paola Binetti presso la Camera dei Deputati, una delegazione di malati ha voluto partecipare affinché la propria voce potesse prendere forma, poiché, spesso, troppo spesso, si parla a nome delle sofferenze, si legifera e si condizionano le vite.

Il 31 ottobre 2014 al una delegazione del Civico 117/a composta da Marco e Sandro Biviano, Sara Garofalo e Roberto Meloni si è presentata al Rare Diseasess Europe’s Challenger, e ora gli stessi malati hanno sentito il bisogno di rendere pubblica la propria esperienza, affinché la politica, oltre la medicina si possa far carico di una responsabilità diversa, consapevole delle riflessioni comunicate.

Roberto Meloni, parla a nome della delegazione del Civico 117/a, e spiega all’Osservatore d’Italia le proprie valutazioni, d'altronde come spiega, sono malati affetti da patologie rare e genetiche, ma hanno integre le proprie capacità intellettuali: ”La conferenza, dal titolo inequivocabile, è stata una chermes di buoni propositi, di intenti di collaborazione fra centri di ricerca, di annunci di novità in campo scientifico, di nuovi farmaci in sperimentazione che, a detta di qualcuno, stanno dando speranze, non solo a chi investe tempo e denaro, ma anche per chi soffre di malattie orfane di terapie e che possano risolvere, ovvero, alleviare le sofferenze dei malati affetti da patologie definite fin ora dalla medicina ufficiale quali malattie incurabili”.

Meloni ci parla dell’intervento di Monsignor Andrea Manto, il quale ha parlato di speranza e di umanità, rafforzando quel concetto di apertura al dialogo e al confronto tra scienza, politica e malati, in un’ottica più olistica ed empatica fra le parti: ”Devo però, come si suol dire in questi casi, fare l’avvocato del diavolo. Francamente ho trovato surreale questo clima e spirito quasi francescano esposto nella presentazione dei centri di eccellenza dove tutti collaborano, con l’interscambio di dati ed informazioni utili ad una rapida diagnosi e alla scelta della terapia più adeguata al malato. Questi bei, quanto ingenui propositi, cozzano pesantemente su una tematica così delicata e cosi pregna di interessi economici a nove zeri. Trovo disarmante sentir parlare di collaborazioni scevre da conflitti di interessi il rappresentante di Farm industria che non credo sia una onlus.”

Insomma la delegazione sente e vive sulle proprie vite questa presentazione come l’ennesima fotocopia di sempre, fatta di annunci che oramai sentono da trent’anni, anzi Meloni affonda la stoccata:” di solito vengono divulgati in occasione delle raccolte fondi per dare credibilità alla ricerca e ricevere maggiori donazioni. Il format ha sempre un iter, si parte con una auto incensata dei traguardi raggiunti, dove, molto spesso, i traguardi si riferiscono a smentite di convinzioni scientifiche che fino a ieri loro stessi avevano ritenuto valide perché da loro costituite, per passare poi a vane speranze su nuove attività che stanno dando ottimi risultati, per poi passare ai buoi intenti da finanziare, è ovvio. Confrontare i vari annunci emanati in tutti questi anni significa avere conferma di quanto ho appena esposto. Ma al convegno cui abbiamo partecipato hanno dato le indicazione sotto forma di consiglio ricevute a priori, di non chiedere e fare domande su Stamina.”

Però…..avete sollevato una domanda su stamina, giusto?

Il prof. Novelli, è intervenuto al convegno parlando di Stamina. Superfluo sottolineare che ha parlato male di Stamina. Questo mi ha “autorizzato” a fare una domanda, proprio a lui, riguardo quella che secondo me è stata una scelta scelleratamente sbagliata ed in contrasto, proprio sul diniego di somministrare una terapia ad una bambina, Rita Lorefice, che fino a prova contraria, le aveva ridato il sorriso e la speranza. Questa scelta contrasta con quello fino allora avevo ascoltato, sia paragonandola a quelle scelte che noi tutti quotidianamente facciamo, applicando logica e buon senso al di sopra di tutto.

Ricordiamo ai lettori de l’Osservatore d’Italia che purtroppo Rita Lorefice è morta il 3 giugno 2014, una settimana prima la sentenza ordinava con urgenza, entro cinque giorni, il proseguimento della terapia con il metodo stamina che gli aveva dato la speranza di vita migliore. Quelle cure Rita non le ha fatte perché gli sono state negate dall’ospedale. Rita Lorefice aveva la Niemann Pick, le analisi strumentali e la valutazione del dottor Giannone lasciano ancora senza respiro: “il quadro normativo odierno, eseguito a poche settimane dalla prima infusione staminali, conferma l’evidente miglioramento metabolico e quindi clinico della piccola paziente, che adesso riesce ad alimentarsi meglio e più abbondantemente (diminuzione dell’epatosplenomegalia e conseguente della iperdistensione addominale) mostrando anche evidenti segni di miglioramento delle condizioni cognitiva, dell’interazione con l’ambiente e le persone, della risposta del disagio termico e delle manovre mediche più fastidiose (miglioramento del quadro generale).

Cosa le ha risposto il professor Novelli?

Non ha risposto, anzi, ha abilmente trovato il modo di offendersi dalla frase di Sandro Biviano, che chiedeva a chi dovrebbe essere attribuita la responsabilità della morte della piccola Rita. Sandro Biviano aveva genericamente detto “ Voi avete fatto morire Rita!” Con queste evidenze rimane a noi difficile pensare che la scienza possa dialogare con noi malati fin quando le nostre richieste di chiarimenti vengono interpretate come accuse personali.

In pillole, cosa vi ha lasciato questa Conferenza?

Il civico 117/a e noi malati abbiamo trovato dei luminari e studiosi che nonostante la gravità delle nostre malattie neurodegenerative, si perdono in concetti così basilari e semplici dove all’appello mancano sempre l’umiltà e l’ascolto. E’ buffo sentire sulla propria pelle le tecniche super diplomatiche per evitare risposte imbarazzanti, e dover sempre constatare che gli annunci di apertura al dialogo vengono smentiti dai fatti a distanza di pochi minuti dal messaggio medesimo. Osservandoli mi sembra come di vedere un nuotatore esperto fare la traversata della Manica e poi affogarsi in una pozzanghera con 10 centimetri d’acqua.
A proposito siamo ancora in attesa di risposte e non di chiacchiere e buoni propositi!!!
Se qualcuno volesse degnarsi, gliene saremo infinitamente grati !!!

Sig Meloni, non è il primo convegno a cui partecipa, l’ho incontrato anche alla presentazione dell’ultima fatica letteraria dell’Onorevole Paola Binetti, "Il caso Stamina, la prova dei fatti" solo pochi mesi fa, il 17 marzo 2014 , dove spiegava l’importanza di UNIAMO Federazione Italiana Malattie Rare onlus, nata per migliorare la qualità di vita delle persone colpite da malattia rara, attraverso l'attivazione, la promozione e la tutela dei diritti vitali dei malati rari nella ricerca, nella bioetica, nella salute, nelle politiche sanitarie e socio-sanitarie. Vi hanno contattato?

Sarebbe stato un primo passo nella direzione che noi malati chiediamo da sempre…ma purtroppo rimane ancora una bellissima favola. E queste conferenze non fanno che sottolineare questo vuoto istituzionale e delle promesse mai mantenute.




GAS SERRA: SE NON SI RIDUCE CI SARANNO "DANNI IRREVERSIBILI"

Redazione

Le concentrazionI di gas serra nell'atmosfera hanno raggiunto "i livelli piu' alti in 800.000 anni" e ormai "resta poco tempo" per riuscire a mantenere entro i 2 gradi centigradi l'aumento della temperatura del pianeta.
  Lo dice un rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti dell'Onu sul clima. Il segretario dell'Onu Ban Ki-moon, a Copenaghen per la presentazione dello studio, ha avvertito: "esistono i mezzi per combattere i cambiamenti climatici", ma "e' necessario agire subito e con fermezza per evitare risultati distruttivi". Secondo l'indagine il cambiamento climatico e' inequivocabile e solo riducendo l'emissione dei gas serra si potranno evitare "danni irreversibili" e si potra' limitare l'impatto ad un "ragionevole livello". Le emissioni di gas serra devono essere ridotte dal 40 al 70% tra il 2010 e il 2050, e "quasi a zero" nel 2100. Ognuna delle ultime tre decadi e' stata piu' calda della precedente e la temperatura, secondo gli esperti delle Nazioni Unite, e' cresciuta di 0,85 gradi tra il 1880 e il 2012, mentre il livello del mare e' cresciuto di 19 centimetri tra il 1901 e il 2010 e potrebbe salire tra i 26 e gli 82 centimetri nel 2100. "Il rapporto Ipcc sui gas serra e' una chiamata alla responsabilita' per il mondo. L'Europa e' guida verso Lima e Parigi 2015, ma ora serve una presa di coscienza globale". Cosi su twitter Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente, commenta il rapporto Onu sui cambiamenti climatici. Proprio in questi giorni il ministro dell'Ambiente si trova in Cina per una serie di incontri istituzionali ad alto livello con l'obiettivo di chiedere un forte impegno sulla riduzione delle emissioni di gas serra e intensificare la cooperazione ambientale tra gli Stati. 




EBOLA: LA PROSSIMA CAMPAGNA VACCINI

di Cinzia Marchegiani

Se Ebola mette paura è un fatto naturale, una pandemia in casa non la vuole nessuno. Eppure sembra che le procedure negli ospedali italiani sono un fatto segreto e le campagna di sensibilizzazione nei territori non è partita, mentre dall’altro fronte tale pandemia viene fotografata come la più grande emergenza mondiale. Tutto tace, tranne gli annunci dei nuovi casi di Ebola finiti all’ospedale e la corsa delle industrie farmaceutiche alla sperimentazione del vaccino. Le procedure di contenimento uniche armi contro il contagio sembrano non correttamente gestiti , un esempio tangibile è l’ultimo scandalo all’Phoenix Air a Dallas che riguarda un medico coordinatore del trasporto infettati ebola che è stato ripreso dalle telecamere dell’aeroporto gestire le fasi del trasferimento di una paziente privo di qualsiasi ausilio sanitario e andando in contatto con gli stessi operatori muniti di tuta bio hazard. Quante di queste situazioni esistono? Siamo in grado di verificare il procedimento delle norme sanitarie effettuati, citate essenziali affinché i focolai rimangano circoscritti? Una pandemia gridata ai quattro venti, che si è amplificata proprio per le mancate osservazioni delle regole sanitarie, ma solo ora che è uscita dall’Africa sembra aver spinto alla corsa per sperimentare un vaccino, solo ora che si vorrebbe fare una campagna vaccinale per l’intera popolazione del pianeta…. L’OMS, lo scorso 22 ottobre 2014 dove ha aggiornato il i report, che vede poca oscillazione con 9936 casi totali di infettati, dal dicembre 2013 a d oggi, e 4877 casi di decessi. Il giorno successivo, il 23 otttobre 2014, l’OMS ha convocato su richiesta di diversi governi e rappresentanti dell'industria farmaceutica, una riunione per affrontare le molte questioni politiche complesse che circondano l'eventuale accesso ai vaccini sperimentali Ebola e al loro finanziamento. Un fatto discordante emerge dal fatto che la stessa organizzazione sanitaria mondiale dichiara che la situazione in questi paesi rimane di grande preoccupazione, e rilancia l’importanza delle procedure di contenimento e corretta igiene sanitaria che si è dimostrata efficacissima in Nigeria. Infatti l’OMS il 20 ottobre 2014 dichiara la fine del focolaio in Nigeria, che la vede uscire dall’emergenza Ebola. Tale risultato, viene spiegato, si ottiene quando dopo 42 giorni ( il doppio per l’incubazione massimo per l’Ebola) non esistono nuovi casi rilevanti. In tal senso l’OMS elogia leadership del governo nigeriano e un efficace coordinamento della risposta che comprendeva la rapida istituzione di un centro operativo di emergenza, poiché quando il primo caso di Ebola è stata confermata nel mese di luglio, i funzionari della sanità immediatamente riproposto tecnologie e le infrastrutture da OMS e altri partner per aiutare a trovare e tenere traccia di casi potenziali catene di trasmissione di Ebola.

E la domanda sorge spontanea, come fa l’OMS a dichiarare che i casi continuano ad aumentare in modo esponenziale in Guinea, la Liberia e la Sierra Leone, se il report attuale non corrisponde ai pronostici indicati? Intanto nella riunione sono stati affrontati i modi per garantire l'equa distribuzione e il finanziamento di questi vaccini , discussi in un ambiente caratterizzato da un elevato senso di urgenza . Così l'incontro si è concluso con la promessa che né i paesi interessati, né l'industria dovrebbero essere lasciati soli a sopportare il peso che dovrebbe verificarsi a seguito di azioni legali a possibili reazioni avverse ad un vaccino Ebola. Per rispondere a questo potenziale problema, è stato proposto di istituire un "club" dei donatori, in collaborazione con la Banca mondiale, mentre i tempi e la quantità di dosi di vaccino non dovrebbero vincolare la progettazione di studi clinici. Industria ha confermato che dosi di vaccino sufficienti sarebbero disponibili. La capacità di produzione mensile di GlaxoSmithKline per il vaccino di massa purificato ha previsto un aumento dagli attuali 24.000 a 230.000 dosi di aprile 2015, se possono essere autorizzati per il rilascio, mentre la capacità di produzione del vaccino sfuso di NewLink canadese a seconda della dose selezionata, varierà da 52.000 dosi a 5,2 milioni di dosi previste per il primo trimestre del 2015. L’OMS a chiusura dell’incontro ricorda come alle due misure preparatorie dovrebbe essere data la priorità più urgente: l'impegno della comunità e la mobilitazione sociale per preparare la popolazione a comprendere e accettare le sperimentazioni cliniche e campagne di vaccinazione, e la costruzione di infrastrutture di sanità pubblica di base, soprattutto in considerazione delle notevoli difficoltà logistiche che affrontano la salute servizi in Guinea, Liberia e Sierra Leone. L'incontro si è concluso che tutti gli sforzi per sviluppare, testare e approvare i vaccini Ebola devono essere seguite fino al completamento al ritmo accelerato corrente, anche se drammatici cambiamenti nelle dinamiche di trasmissione dell'epidemia ha fatto sì che i vaccini non erano più necessari, non si può chiudere un recinto quando i buoi sono scappati!!

Ebola, una grave pandemia che nonostante tutta la sua gravità, le istituzioni soprattutto territoriali sembrano non attivarsi per una sana gestione dell’urgenza e della comunale, soprattutto in questo periodo che ormai attende alle porte la stagione influenzale, che vedrà riempire i pronto soccorso già al limite della loro potenzialità di accoglimento. C’è una discrasìa tra le notizie allarmanti dettate dai massimi esperti, e il silenzio imbarazzante di un eventuale gestione di crisi che potrebbe colpire il paese, s’intenda non solo per l’Ebola, poiché a quanto sembra le armi letali più pericolose sono altri virus utilizzati come armi batteriologiche per lo sterminio di massa..ed Ebola non è ad un livello dei più noti contagiosi, ma con la sua attuale emergenza sta permettendo di fotografare il grado di effettiva preparazione ed efficienza dei i nostri paesi, pronti a deglutire il vaccino, ma incapaci ad attuare norme per una sana gestione di contenimento, anche di un eventuale panico generale.




NAPOLI, VIRUS EBOLA: ECCO COME SI PRESENTA LA CITTÀ DINANZI AI POSSIBILI CONTAGI

 

[ATTO DI INDIRIZZO STRATEGICO OPERATIVO POSTO IN ESSERE DALL'OSPEDALE CARDARELLI DI NAPOLI]

 

di Christian Montagna

Napoli – In un momento in cui tutto il globo è in fermento per il nuovo killer che porta il nome di Ebola, a Napoli, il problema sembra non interessare. Nessuna psicosi nelle scuole, nessuna precauzione nei luoghi pubblici. Niente di niente. Il virus che ha già mietuto vittime in altri paesi, continua a colpire. L'infezione da Ebola che porta a sviluppare febbre emorragica, si presenta con diverse sintomatologie: febbre alta, faringite, cefalea, nausea e vertigini e, in stato di avanzamento, causa sintomi ancora più gravi quali diarrea, feci scure o sanguinolente, vomito e occhi rossi e dilatati.

Tra gli esseri umani, il virus viene trasmesso attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei infetti come il sudore ad esempio. Il periodo di incubazione può variare di caso in caso e può arrivare anche ai venti giorni. In Costa d'Avorio, Congo e Gabon sono stati documentati i primi casi di infezione. Ma siamo sicuri che la gente sappia tutto ciò? Nei bar, al supermercato e nelle piazze, questa signora chiamata Ebola, ai napoletani è proprio sconosciuta. Eppure è il fenomeno mediatico del momento. Nonostante le 47031 presenze straniere del 2014 rilevate dai sondaggi Istat, nessuno ha ancora manifestato sospetti.

A Fiumicino ad esempio è accaduto che alcune mamme, insospettite e spaventate dalla presenza di una bimba nella classe dei loro figli che da poco era stata in Africa, hanno scatenato la protesta. E a Napoli? Come si sono organizzati gli ospedali per eventuali casi sospetti? Chi ha informato i medici di base? L'informazione dei medici di base ad esempio è fondamentale perché qualora dovesse esserci un caso sospetto, sarebbero i primi ad entrarvi in contatto.

L'unico caso, per fortuna un falso allarme, era stato registrato all'Ospedale Cotugno di Napoli. A scatenarlo fu il trasferimento di un bambino di tre anni di origini nigeriane dall'Ospedale Santobono al Cotugno, specializzato proprio nelle malattie infettive. Per fortuna però le analisi dei sanitari accertarono che non si trattò di Ebola bensì di malaria. Come si presentò il Cotugno in quel momento all'emergenza? A detta dei sanitari, le regole imposte dal protocollo del Ministero della Salute furono rispettate a pieno e non ci furono problemi riguardo l'organizzazione della struttura nella messa in sicurezza degli altri pazienti e dei sanitari.

In un'intervista telefonica, ai microfoni dell'Osservatore d'Italia, parla il dottor Ciro Coppola, Direttore Sanitario del dipartimento di emergenza dell'ospedale Cardarelli di Napoli riguardo le precauzioni prese dall'ospedale in merito ai sospetti casi di Ebola.Il direttore ci comunica che all'interno dell'area di pronto soccorso dell'ospedale, è stato allestito un box in cui il caso clinico sospetto viene allontanato dagli altri e attende la visita dell'infettivologo. Una volta accertato il contagio, il paziente viene trasferito al centro di riferimento regionale che in Campania è l'ospedale Cotugno. A sua volta da li, si predispone il trasferimento allo Spallanzani di Roma, unico ospedale dotato della diagnostica per gestire la malattia al Sud Italia oppure al Sacco di Milano per il Nord Italia. Secondo quanto predisposto dal protocollo del Ministero della Salute, l'ospedale è fornito dei dispositivi individuali di protezione ma non è predisposto alla cura di tale virus. 




EBOLA, EPIDEMIOLOGO INFETTATO IN SIERRA LEONE GUARITO SENZA FARMACI

di Cinzia Marchegiani

Amburgo (Germania) – Straordinario approccio medico all’Univerity Hospital Hamburg Epperndorf sta dimostrando come in assenza di terapie Ebola-specifici, c’è una eccezionale probabilità di sopravvivenza nei malati compromessi dall’evoluzione della malattia, grazie a rapide infusioni di liquidi può e sarà una terapia di supporto ottimale soprattutto in Africa. Il rapporto dettagliato del caso è stato pubblicato nel New England Journal of Medicine, prima uscita il 22 ottobre 2014 DOI: 10,1056 / NEJMbr1411677, dal titolo “Hamburg Ebola paziente è sopravvissuto gravi complicazioni solo grazie a cure intensive”. Il medico epidemiologo in questione è un membro dell’OMS che ha contratto Ebola in Sierra Leone,  dopo il suo periodo di incubazione di 10 giorni, è stato trasferito e curato all’University Hosptital di Amburgo Epperndorf. Dopo cinque settimane di isolamento speciale il paziente/medico definitivamente guarito è stato dimesso ai primi di ottobre. Il paziente ha dovuto lottare con gravi complicazioni – come il carico ormai molto elevato virale, oltre a una grave mancanza di liquido a causa di infezione Ebola, e una setticemia batterica."
Il rapporto suddetto, documenta il fatto eccezionale ottenuto grazie all’approccio medico attuato, dove il paziente è sopravvissuto alle gravi complicazioni esclusivamente  alla terapia con supporto respiratorio e la distribuzione competente di liquido. Il dottor Stephan Schmiedel in una conferenza stampa afferma:”Abbiamo trovato che il sistema immunitario del paziente può essere stabilizzato in modo che egli riesce a vincere le infezioni virali”. Infatti è stato spiegato che proprio nei primi tre giorni, il paziente ha bisogno di dieci litri (liquidi) al giorno, in questo modo possono essere trattati i sintomi tipici della febbre, come diarrea e vomito. Sicuramente questa nuova e importante approccio permetterà sia ai medici ma anche infermieri di agire in Africa e contribuire a trattare i malati sul posto.

Il Dr. Stefan Schmiedel, responsabile per il trattamento della medicina tropicale presso la Prima Clinica Medica, spiega:”In effetti è stato consolidato un fatto molto rilevante, poiché mentre i sintomi tipici di infezione Ebola come diarrea e vomito sono stati trattati con successo dopo un paio di giorni, la condizione del paziente successivamente deteriorava a causa di una grave infezione del sangue, causata da batteri che diventano purtroppo resistenti all’azione dei vari antibiotici. Solo la terapia intensiva ha salvato i nostri pazienti, che soffrivano di estremamente gravi complicanze secondarie. E finché non emergono terapie efficaci e sicure per il trattamento dell’Ebola sembra particolarmente importante per la probabilità di sopravvivenza che i malati sono forniti rapidamente infusioni di liquidi può e sarà data una terapia di supporto ottimale."

A questo punto – spiega il rapporto pubblicato nella rivista scientifica e dal sito dell’University Hospital Hamburger Eppendorf – dal momento che si sa che servono almeno 20 giorni per sapere quando  il virus Ebola diventa vitale, e quindi infettivo, un valido ausilio è invece la possibilità di diagnosticare in anticipo il virus isolandolo da uno qualsiasi dei campioni prelevati del paziente (sangue, saliva, lacrime, tampone congiuntivale, feci, urina o sudore). Il Prof. Dr. Marylyn Addo , primario della Sezione Medicina Tropicale presso il Primo Dipartimento di Medicina Interna e Professore di infezioni emergenti in DZIF spiega quindi in questo caso l’importanza del rilevamento dell’infezione:" Con la diagnostica di close-knit abbiamo potuto imparare molto sul virus e il decorso della malattia virale. Abbiamo isolato ad esempio ancora il virus Ebola infettivo dalle urine, mentre nel plasma sanguigno di giorni prima non più particelle virali sono rilevabili"
Prof. Dr. Ansgar Lohse, direttore della Prima Clinica Medica della UKE continua a spiegare come si importante la responsabilità: "La misura più importante nella lotta contro l'epidemia di Ebola è quello di migliorare l'assistenza sanitaria a livello locale, ma è giusto e bene che noi operatori umanitari internazionali vengano fornite per un corretto isolamento altamente specializzato, poiché gli operatori mettono la propria vita a rischio per aiutare i malati nella tormentata regione dell’Africa occidentale. Inoltre, questo caso dimostra che da un'attenta osservazione clinica-scientifica si può imparare, e – in accordo con il paziente,- questa conoscenza può ora trasmettere agli altri ".

La pubblicazione di questa supporto di terapia innovativa sarà un faro per tutti gli approcci medici e sanitari laddove nei focolai è difficile ancora utilizzare terapie farmacologie efficaci e sicure, da medici e infermieri, poiché ancora non esistono. La pubblicazione sul New England Journal of Medicine dagli autori Kreuels B, Wichmann D, Emmerich P, Schmidt-Chanasit J, de Heer G, Kluge S, S Abdourahmane, Renné T, Günther S, Lohse AW, Addo MM, Schmiedel S. (2014), in prima uscita da solo due giorni ha un titolo esplicito“ Un caso di grave Ebola infezione da virus complicato da gram-negativi setticemia”. Tale studio contribuisce immediatamente ad un grande cambiamento negli approcci sanitari mondiali all’epidemia, che spiega anche l'importanza di diagnosticare in tempo il virus.




MALAVITA ORGANIZZATA E MEDICINALI FALSI: L'ALLARME ARRIVA DALLA SVIZZERA

Redazione
L'associazione svizzera "Stop alla pirateria" è tornata a denunciare il fenomeno delle contraffazioni, in modo particolare dei medicamenti, che minacciano la salute pubblica e sostengono le attività della malavita."Le imitazioni di prodotti terapeutici sono pericolose – ha insistito ieri a Berna la responsabile del controllo dei medicamenti illegali presso Swissmedic, Ruth Mosimann -. Vengono dosate male, non contengono sostanze attive o includono componenti pericolosi". Purtroppo anche preparati importanti, per esempio le medicine per combattere contro il cancro, non sfuggono alle attività illecite."Le falsificazioni – ha dichiarato Michel Rudin, segretario generale del Forum dei consumatori della Svizzera tedesca (KF) – permettono alle organizzazioni criminali di generare utili miliardari a livello mondiale, che superano quelli conseguiti dalla vendita di droga".E' evidente, quindi, che se anche dalla Svizzera viene lanciato un allarme di questo tipo dove esistono controlli più minuziosi e capillari di quelli italiani ed europei in generale, allora c'è da preoccuparsi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni continua a denunciare questo tipo di traffici illeciti facilitati dal commercio online. Solo attraverso un aumento dei controlli ed un inasprimento delle sanzioni si potrà combattere efficacemente questa forma di criminalità che trova sempre più terreno fertile anche in dipendenza del fatto del costo, quasi sempre eccessivo di alcuni farmaci indispensabili per la cura di determinate malattie e sui quali appare evidente il sovrabbondante profitto delle cause farmaceutiche.
 




EBOLA E IL VIDEO DELLO SCANDALO: COSA NASCONDONO I MASSIMI VERTICI DEL MONDO?

di Cinzia Marchegiani

Dallas – Il video dello scandalo sulle procedure non attuate nei casi di persone infettate dal virus Ebola da personale medico e paramendico ha fatto insospettire gli americani e sta facendo il giro del mondo perché suscita inquietanti interrogativi proprio sul mancato rispetto delle norme di contenimento e prevenzione dettate dai massimi esperti al mondo. Il video mostra la procedura attuata dal preposto personale nel trasferimento di un potenziale infettato da Ebola. La paziente prelevata dall’ospedale Dallas Love Field arriva con l’ambulanza all’aereoporto di Phonix Air. Qui verrà spostata a terra con la barella per farla poi salire sul jet, che con un volo sanitario la porteà al Emory University Hospital di Atlanta. Ma sulla pista dell’aereoporto le telecamere registrano una procedura di spostamento sospetta. Dal filmato, come si evince dalle foto in sequenza, si osserva una persona che segue l’intera operazione di imbarco del paziente, con abiti civili e senza indossare alcuna protezione.
 

IL FATTO
Ambra Vinson è una paziente sospettata di aver contagiato il virus dell’Ebola, le telecamere dell’aereoporto hanno registrato il video del suo trasferimento avvenuta sulla pista del Phonix Air. Come si evince anche dalla sequenza delle foto del filmato, si vede la paziente con la tuta di protezione trasferita dall’ambulanza su una barella e poi avvicinata al jet. Le operazioni sono effettuate da personale che è munito di tuta bio-Hazard, mentre un altro uomo è tranquillamente vicino a loro senza alcun ausilio più elementare di protezione sanitaria per poter partecipare al  trasferimento. L’uomo in questione oltre a monitorare tutta l’operazione, verrà in contatto con gli stessi operatori anche dopo che hanno accompagnato la paziente dentro l’aereo. Infatti, dopo che la paziente è stata fatta salire in modo autonomo sul velivolo dal personale protetto, un preposto all’operazione scenderà dal jet con una busta di plastica rossa e la passerà all’uomo che è senza misure di protezione, lo stesso farà il gesto di prenderlo e aprirlo, poi lo ripasseràaffinché i vestiti della paziente che erano rimasti nell’ambulanza, vengano inseriti dentro. Ad aggravare questa procedura incauta sarà l’entrata nel jet a fine operazione dello stesso uomo sempre senza alcun ausilio, non una semplice mascherina o un paio di guanti di lattice. Salirà sulla scaletta portando dentro un contenitore lasciato sul primo gradino precedentemente toccato dal personale correttamente protetto.

SPIEGAZIONI FORNITE

Le spiegazioni di tale procedura arrivano da Randy Davis, vice presidente di Phonix Air al giornale NCB il quale afferma che le linee guida sono state rispettate: "Il ruolo dell’uomo senza protezione è quello di sorvegliare il processo di trasporto, compresa sull'asfalto. Parte del nostro protocollo è quello di avere una persona non in una tuta bio-Hazard.“ Il vice presidente va nel dettaglio: “quell’uomo è medico coordinatore per la sicurezza della squadra. Il protocollo standard gli permette di indossare abiti civili, perché le protezioni possono bloccare campo della visione e dell'udito. E quel medico (di cui non si conosce il nome) è stato addestrato come mantenere la distanza di sicurezza da pazienti ed è pronto ad adattarsi se necessario. L'uomo è andato al punto di gestire un sacchetto Hazmat rosso, ha preso quello poi lo porse ai lavoratori in quanto hanno insaccato gli oggetti presenti nella corsa in ambulanza."

Risposte molto ambigue e superficili visto che in realtà nel filmato si vede benissimo che il sacchetto rosso è stato portato da un operatore protetto appena uscito dal velivolo dove era entrata la donna. Il coordinatore tra l’altro sta vicinissimo sia alla paziente che agli stessi operatori prima e dopo che hanno aiutato la paziente a salire la scaletta, lo stesso entrerà nel jet a fine operazione senza utilizzare guanti in lattice o una semplice mascherina.
La spiegazione del vice presidente dell’Phonix Air ha lasciato commenti di ilarità e di rabbia poiché le linee guida indicate vengono disattese e anche giustificate legittime, mentre la stessa CDC le consiedra a tutt’oggi come faro per poter contenete ed eliminare il propagarsi della malattia. La stessa CDC dovrà spiegare questo grave episodio che va ad aggiungersi allo scandalo mondiale di qualche mese fa, quando furono trasferite armi letali come l’Antrace e il Virus H5N1 senza le opporture procedure di neutralizzazione, in laboratori con livelli di sicurezza inferiori, che indussero lo stesso direttore Tom Frieden a chiudere con urgenza i laboratori di Atlanta per riformare tutte le procedure, soprattutto quella realtiva alla comunicazioni degli errori interni.

LE EVIDENZE

La “mission” del CDC tra sforzi e obiettivi dedicati non solo in Africa, sembrano disattesi proprio nel territorio americano, protocolli alquanto bizzarri non sembrano avere giustificazioni in merito vista la gravità con cui vengono fatti gli annunci sulla potenzialità della pandemia dovuta ad Ebola, o viene evitato di dire opportunamente la verità? Anche se il primo comunicato del focolaio di Ebola risale allo scorso 23 marzo 2014, le indagini hanno rivelato retroattivamente che l'epidemia è iniziata nel dicembre 2013 e tra il 30 dicembre 2013 e il 14 settembre 2014, ci sono stati 4507 decessi su un totale di 9.914 infettati. E ora gli allarmi e le stime lanciate dall’OMS sembrano disattendere i dati dagli stessi pronosticati. Il 22 settembre 2014 l’OMS allarmava che la stima dei contagi sarebbe salita a 20 mila infettati per i primi di novembre, ora la stima indicata scende improvvisamnete a 10 mila in dicembre. Uno studio da poco pubblicato si fa chiarezza sulla virulenza di Ebola, infatti ha evidenziato che l'epidemia in corso in Africa occidentale anche se è senza precedenti in scala, ha un decorso clinico dell'infezione e la trasmissibilità del virus simili a quelle di precedenti epidemie di Ebola:”Ne deduciamo che l'attuale epidemia è eccezionalmente grande, non principalmente a causa delle caratteristiche biologiche del virus, ma in parte a causa degli attributi delle popolazioni colpite, la condizione dei sistemi sanitari, e perché gli sforzi di controllo sono stati sufficienti a contrastare la diffusione dell'infezione. I sistemi sanitari in tutti e tre i paesi sono andati in frantumi dopo anni di conflitti e c'era una forte penuria di operatori sanitari, lasciando il sistema più debole che in altri paesi con focolai di Ebola. Inoltre, alcune caratteristiche della popolazione possono aver portato alla rapida diffusione della malattia, per esempio, le popolazioni della Guinea, Liberia e Sierra Leone sono altamente interconnessi, con ampie traffico transfrontaliero all'epicentro e collegamenti relativamente facile da strada tra città e villaggi rurali e le città capitali densamente popolate”.

Queste le verità e i motivi per il quale l’epidemia si è trasmessa nelle varie regioni africane e che spesso non vengono spiegate bene, mentre il panico e le paure stanno alimentano falsi allarmismi che forse andrebbero rivalutati. C’è da capire a chi giova questa psicosi da contagio, poiché se fosse reale la gravità della situazione, non è accetabile la spiegazione che giustifica l'azione del personale poter  assistere alle operazioni di trasferimento in semplici vestiti civili.
L’unico deterennte sono le norme igieniche e sanitarie che non sembrano essere attuate proprio in America, ci si chiede come in Africa vengono attuate queste procedure visto che sin dall’nizio, gli infettati sono stati fatti alloggiare in un ospedale dove vi erano pazienti ricoverati per altre patologie..

E l’America come sempre pone e dispone. Con un ordine esecutivo Barack Obama ha appena autorizzato il Pentagono ad inviare i membri dela Guardia Nazionale e altre unità di riserva militare in Africa occidentale. 4.000 truppe per insediarsi e combattere questa epidemia, mentre la Tekmira, l’azienda farmaceurtica che ha ricevuto dalla FDA l’autorizzazione alla sperimentazione sugli umani, ha avuto un guadagno vertigionoso dall’impennata del 200% delle sue azioni in borsa. La stessa Tekmira che era stata finanziata dalla Dipartimento della Difesa Americano per lo studio di questo vaccino con 140 milioni di dollari. Pandemie che nascondono troppi intrecci economici, strategie geopolitiche e militari, possibile che sia la solita minestra? Possibile che sulle paure si faccia non solo cassa ma politica internazionale? L’OMS in modo implicito dimostra di aver sbagliato, e ora ci si chiede come mai l’America punta gli investimenti proprio in Africa, coinvolgendo l’intero pianeta con straordinari piani finanziari contro l’Ebola, quando nella realtà non si attuano le elementari forme di prevenzione…non tutti sono disposti a subire l’ennesima pandemia H1N1. 




MEDICI DEL FUTURO: 12 MILA DISOCCUPATI E UN LAVORO PRECARIO CON UNA PAGA VERGOGNOSA

Oltre a violare le norme fondamentali sul lavoro, renderebbe i luoghi di cura simili a quei laboratori clandestini affollati di lavoratori sottopagati e in condizioni subumane

di Cinzia Marchegiani

Una denuncia forte che parte da Anaao Giovani (Associazione Nazionale Aiuti e Assistenti Ospedalieri) ,che indicano un futuro alle porte senza una prospettiva: "entro il 2020, usciranno nuovi 12.000 medici disoccupati. Vogliamo un jobs act anche per noi. Medici che si andranno ad aggiungere a quelli che lo sono da tempo, e questo anche come risultato di continui ricorsi al TAR. Anaao Giovani cita i dati, su 25.000 iscritti a Medicina e Chirurgia nei soli a.a. 2013-2014 e 2014-2015, arriveranno alla laurea in 17.500 e di questi solo poco più di 5.000 potranno entrare nelle Scuole di Specialità. Ma non solo, per chi avrà la fortuna di trovare un lavoro, sarà precario e sfruttato con una "paga" poco superiore a quella di una collaboratrice domestica."
Anaao Giovani lancia questo l'allarme e denuncia il fenomeno del precariato medico nelle Asl e negli Ospedali italiani poiché sembra sia diventato ormai un problema di palese violazione delle norme fondamentali sul lavoro, che rende i luoghi di cura simili a quei laboratori clandestini affollati di lavoratori sottopagati e in condizioni sub-umane.
I giovani medici si rivolgono al giovane Presidente del Consiglio per chiedere maggiore attenzione a questo settore e ai suoi problemi perché siano adottati provvedimenti destinati a creare posti di lavoro anche nella Sanità.
Anaao Giovani auspica una forma di Jobs Act per conciliare formazione e lavoro, evitare le fughe all'estero, scelte obbligate per la mancanza nell'ultimo ventennio di una efficace programmazione. Estendere le tutele contrattuali ai lavoratori atipici, stabilizzare le migliaia di precari, sbloccare le assunzioni in una staffetta generazionale.
I giovani medici non hanno meno diritti per il solo fatto di essere medici, sembra più un affermazione che una domanda.
Per ora la fotografia appena scattata imprime l’immagine della vita del “medico precario” di imbarazzante desolazione e senza prospettive: " Assunto con contratto atipico spesso con partita IVA, o con progetto, o con borsa di studio per lavorare come un lavoratore dipendente sotto mentite spo-glie. Ancor più vergognoso è che alcune ASL e Ospedali pretendono che il medico si assuma la completa responsabilità di quanto può accadere durante un turno, una guardia o peggio un inter-vento chirurgico firmando una sorta di "liberatoria" che sollevi l'Azienda da qualsiasi addebito. E non si pensi a lauti guadagni mentre i datori di lavoro, pubblici e privati, cercano tutti i modi di abbassare il costo del lavoro utilizzando per compiti istituzionali lavoratori "falsamente" autonomi come lavoratori subordinati con tanto di turni firmati dal direttore delle Unità Operative ed avvallati dalle Direzioni Sanitarie omettendo anche il versamento di contributi.”

Medici del futuro che chiedono e gridano attenzione. E' abbastanza grottesca la classifica stilata da poco da Bloomberg che in base ai dati forniti dalla Banca Mondiale, Fmi e Oms porta il sistema sanitario italiano al bronzo in una classifica mondiale. La differenza è sempre quella, tra la teoria e la pratica e i medici conoscono bene questa profonda verità.