E' GUERRA AL FUMO: SARÀ VIETATO IN MACCHINA E IN SPIAGGIA

Redazione

La lotta contro il fumo e una priorita' dell'Italia e dell'Europa. Lo ricorda in una nota il ministero della Salute che ricorda come il ministro Beatrice Lorenzin, in attesa dell'applicazione della direttiva europea sul tabacco, abbia gia' intrapreso misure restrittive come il divieto di fumo nei plessi scolastici e loro pertinenze e negli ospedali.

Il ministro – si legge nella nota – vuole continuare a promuovere il divieto di fumo in auto in presenza di minori essendo ormai acclarati i danni da fumo passivo soprattutto tra i giovanissimi. Il fumo e' ancora oggi la prima causa di morte.
  In Italia muoiono per patologie fumo correlate circa 70.000 persone l'anno e si registra la tendenza all'abbassamento dell'eta' in cui si giovani consumano la prima sigaretta che e' intorno agli 11 anni. 
Il ministro della Salute intende intraprendere delle campagne di prevenzione contro il tabagismo, rivolte soprattutto ai giovani, che sono la categoria piu' a rischio.Un'ulteriore opera di sensibilizzazione, si legge ancora nella nota del ministero, sara' fatta contro la pubblicita' occulta e cercando di attivare collaborazioni su base volontaria volte a evitare la diffusione di immagini vincenti, soprattutto tra i giovanissimi, legate al consumo di tabacco e all'abuso di alcol. Infatti, come accaduto 10 anni fa, se c'e' una sensibilizzazione di tutti soprattutto sul piano culturale, si raggiungono degli ottimi risultati nella lotta al tabagismo e all'alcol tra i giovani.

"Finalmente qualcosa si muove sul fronte della lotta al fumo" afferma il Codacons "E' una misura che chiediamo da anni – spiega il presidente Carlo Rienzi – I rischi per i minori derivanti dall'inalazione di fumo passivo sono elevatissimi, ancor di piu' se si fuma in spazi ristretti come un'automobile.
  Accendere una sigaretta in auto porta i livelli di polveri con peso molecolare 1 (PM1) e 2,5 (PM2,5) a 1.000 microgrammi per metro cubo d'aria, trasformando l'abitacolo in una camera a gas".

"Si deve arrivare in tempi stretti a vietare il fumo nelle automobili in presenza di minori, e subito dopo occorre lavorare per giungere a divieti in altri spazi pubblici, come parchi e spiagge, in modo da garantire una reale tutela ai non fumatori – aggiunge Rienzi – Ma cio' che veramente servira' sono i controlli sulle strade: introdurre regole e divieti e non essere in grado di farli rispettare, equivale a non aver fatto nulla per la salute dei cittadini".




ALLARME ANTIBIOTICO “AUGEMENTIN 12 COMPRESSE RIVESTITE 875 +125 MG” LOTTI RITIRATI MA IL CONSUMATORE NON LO SA!

Federconsumatori lancia l’ennesimo scandalo, l’AIFA non smette di stupirci

di Cinzia Marchegiani

E’ vero, trattando le tematiche sanitarie accade troppo spesso che il lettore sia venuto a conoscenza del ritiro di un farmaco dal mercato italiano solo leggendo tabella di giornale, e questo è un fatto di gravità inaudita. Lo scorso 5 Dicembre 2014 l’AIFA inviava oltre all’ISS, al Direttore Generale Ministero della Salute Direzione Generale dei Farmaci e Dispositivi Medici, Ministero della Difesa Direzione Generale della Sanità, Assessorati Regionali Sanità, alle Province Autonome Trento e Bolzano, Federfarma, Assofarm, Ascomfarma, Federazione Aziende e Servizi Socio – Farmaceutici e alla GlaxoSmithKline che “A seguito della segnalazione proveniente dalla ditta GlaxoSmithKline e successivamente dalla ditta Medifarm in indirizzo, concernente etichette interne in lingua rumena in confezioni del medicinale "AUGMENTIN 12 compresse rivestite 875+125 mg ", AIP n. 039785047, della ditta Medlfarm Srl, sita in Roma, via Tiburtina, 1166, ai sensi dell'art. 70 del D. L.vo 219/2006 e per la motivazione sopra evidenziata, comunicasi il ritiro di tutti i lotti del medicinale. Resta inteso che, nelle more del ritiro, il medicinale sopra riportato non potrà essere utilizzato. La ditta Medifarm Srl dovrà assicurare l'avvenuto ritiro entro 48 ore dalla ricezione della presente comunicazione. Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute è Invitato a verificare l'avvenuto ritiro e, in caso di mancato adempimento da parte della ditta interessata, procederà al sequestro dei lotti del medicinale.”

Cosa ancora più misteriosa sembra che sul sito stesso dell’AIFA, nella parte riguardante la "sicurezza", non esiste alcun comunicato in merito a questa lettera.

Il problema non riguarda infatti le farmacie, gli ospedali, in questo caso la direttiva arrivata a destinazione prevede il loro ritiro dalla dispensa, ma semmai comunicare correttamente alle persone che ne avevano acquistato il prodotto, tale comunicazione. Per questo motivo Federconsumatori ritorna a sollevare il problema che emerge ogni volta che accadono ritiri di lotti farmaceutici, dove il diretto interessato, il consumatore, non viene informato a sufficienza, né dalle istituzione e spesso dai propri medici, eppure basterebbe far un controllo tramite la prescrizione delle ricette anche presso le farmacie stesse.

”L’AIFA non smette di stupirci”- così tuona l’associaqzione Federconsumatori e continua:”A fronte di irregolarità sulla produzione di farmaci di largo consumo, veniamo a sapere solo in questi giorni del provvedimento di un mese fa, del 5 dicembre 2014 , che disponeva il ritiro di lotti di Augmentin 12 per il sospetto di essere “impropriamente” prodotti in Romania. L’allarme, che ha costretto le farmacie a bloccare la vendita e l’utilizzazione del noto antibiotico, ha inspiegabilmente ignorato i cittadini. Coloro che hanno acquistato prima del ritiro i prodotti sospetti non sono stati affatto informati sui rischi di una loro utilizzazione.
Viene spontaneo chiedersi: perché non siano stati avvertiti i cittadini? Perché non sono stati invitati a verificare le confezioni del prodotto in loro possesso?
E’ necessario fare chiarezza e ribadire il massimo impegno nell'evitare di esporre i cittadini a rischi per la salute.”

Siamo consapevoli che in un mondo super tecnologico, questi mezzi evidentemente non servono a nulla, e il consumatore ignaro continua a pensare che è stato tutelato il suo diritto perché fiduciosamente pensa che ognuno faccia il proprio mestiere con quella coscienza ed etica che li dovrebbe contraddistinguere.




STAMINA / EBOLA: I DUE OPPOSTI LETALI

Mentre in Italia la legge sulla sperimentazione stamina viene bloccata, le sentenze a favore dei malati vengono disattese, e ancora tutto è appeso ad un filo, in America l’istituto NIH stipula un accordo industriale per condurre sperimentazioni cliniche in America e in Europa per  testare farmaci sulle malattie da accumulo lisosomiale con un finanziamento in dollari multi milionario dalla soceità Vtess

di Cinzia Marchegiani

Ci si chiede con forza se dietro a Stamina qualcosa di più grande sia intervenuto. A pensarlo fa male, perché purtroppo a subire le ingiustizie sono tanti bambini orfani di cure, di farmaci che potrebbero lenire non solo dolori atroci e una travagliata esistenza, ma anche rallentare il processo di morte cui molti di questi pazienti sono inevitabilmente destinati. E fa male ancora di più dover accettare la palese diseguaglianza di trattamento: per l’epidemia Ebola, vista la gravità e pericolo di morte cui stavano andando medici impegnati sul fronte africano sono stati autorizzate cure compassionevoli. E per tutti coloro che avrebbero potuto o almeno voluto provare a salvarsi con Stamina?

In Italia, il dottor Fabrizio Pulvirenti, affetto da malattia da Virus Ebola, veniva ricoverato dal 25.11.2014 al 2.1.2015 nell’ Unità di alto isolamento dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani e trattato con terapie ancora non sperimentate sugli umani. Ma la vita ha valore per tutti o dipende esclusivamente dal nome della malattia che ha colpito il malato? Perché questo è il messaggio che con forza esce fuori da queste tragiche notizie. Un medico può sconfiggere la morte e riprendersi la sua normale vita, mentre dei bambini devono ricorrere ad un santo in paradiso affinché qualcuno ascolti il loro grido straziante…E’ stato tutelato in egual misura il diritto e il rispetto alla vita?

E' indubbio che per Stamina non c’è stata questa grande determinazione e scelta etica contro le regolamentazioni dei farmaci. E così, un paziente che aveva trovato beneficio con una terapia, quando per quel paziente la medicina ufficiale non aveva efficacia, qualcuno, le istituzioni, hanno deciso che il paziente non poteva avere l’opportunità di ricevere le cure compassionevoli, una chance per vivere insomma. Si è fatto un processo mediatico, facendo passare il messaggio che stamina fosse inappropriata. A notizie aggiornate, lo stesso diritto viene invero riconosciuto ad altri malati che sono stati contagiati da una malattia che ha suscitato più clamore e paura, l’Ebola, diventata una vera pandemia perché, come viene specificato nelle slide in un convegno promosso dallo stesso istituto Spallanzani, è una malattia della povertà, della scarsa igiene.

La Niemann-Pick è una malattia genetica, grave che porta a morte. Eppure in Italia la bimba Rita Lorefice era riuscita tramite le infusioni agli Spedali Civili di Brescia ad ottenere importanti risultati, la sua esistenza aveva trovato una speranza, ma è morta con dolori atroci il 3 giugno 2014 nonostante una sentenza del tribunale di Modica intimava il Commissario Belleri ad indicare i nomi dei medici per effettuare l’infusione e il proseguimento di quella terapia che per lei era stata fondamentale. Le analisi strumentali dei suoi organi lasciavano prospettive positive, il dr Giannone infatti aveva certificato che: “il quadro normativo odierno, eseguito a poche settimane dalla prima infusione staminali, conferma l’evidente miglioramento metabolico e quindi clinico della piccola paziente, che adesso riesce ad alimentarsi meglio e più abbondantemente (diminuzione dell’epatosplenomegalia e conseguente della iperdistensione addominale) mostrando anche evidenti segni di miglioramento delle condizioni cognitiva, dell’interazione con l’ambiente e le persone, della risposta del disagio termico e delle manovre mediche più fastidiose (miglioramento del quadro generale).”

Un peccato che dietro a Stamina non ci sia una vera industria farmaceutica che potrebbe far soldi a palate, in fondo sono cellule staminali mesenchimali prelevate da un parente, rielaborate che vengono immesse nel paziente, non possono né essere sintetizzate in laboratorio chimico, e cosa più dannosa, non creano dipendenza da altri farmaci, non hanno bisogno di terapia immunosopressoria, quindi non possono generare un mercato alternativo che possa fidelizzare il paziente all’industria farmaceutica…Già, un vero danno per il business del farmaco, e neanche marginale se si pensa quanti altri business si possono intavolare conoscendo la stima delle entrate annue solo per aver fidelizzato un cliente con farmaci di cui ha bisogno giornaliero per il resto della propria vita.

Proprio ieri sul sito dell’istituto di ricerca americano, la principale agenzia federale che conduce e sostiene la ricerca medica di base, clinica e traslazionale, è stato dato l’annuncio che i ricercatori del National Institutes of Health NIH hanno stipulato un accordo con la società di biotecnologie Vtesse, Inc., di Gaithersburg, nel Maryland, per sviluppare trattamenti per Niemann-Pick di tipo C (NPC) e di altre malattie da accumulo lisosomiale, note anche come malattie da accumulo di lipidi, e che comprendono circa 50 rare malattie ereditarie che di solito colpiscono i bambini. I materiali grassi si accumulano nelle cellule e tessuti del corpo. Queste malattie possono provocare danni al cervello, sistema nervoso periferico, fegato e altri organi e tessuti; sono spesso fatali. Così i ricercatori del Centro Nazionale per l'avanzamento Sciences traslazionale (NCATS) e Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development (NICHD), entrambe le parti del NIH, condurranno studi sulla NPC e altre malattie da accumulo lisosomiale, con finanziamenti forniti da Vtesse. Si parla di circa 25 milioni di dollari. Forbes D. Porter, MD, Ph.D. direttore clinico NICHD dichiara:”Il nostro ruolo è quello di testare promettenti nuovi farmaci e terapie per garantire che siano sicuri ed efficaci."

Pensate, le malattie da accumulo lisosomiali vengono descritte come patologie devastanti, come ricorda NCATS direttore Christopher P. Austin, MD:”Questo è un ottimo esempio di come il lancio di un progetto per studiare la biologia di base di una malattia può portare a progressi che tengono la promessa per un intero gruppo di malattie , l'obiettivo NCATS di trovare ciò che è comune tra le malattie e il processo di traduzione di scienza,sono grato a tutti i pazienti NPC, le loro famiglie e gruppi di sostegno ai pazienti che sono stati partner alla pari nei nostri sforzi per trovare soluzioni terapeutiche per queste patologie devastanti."
Vtesse sosterrà il corso di fase di sperimentazione clinica per NPC presso il Centro Clinico NIH. Vtesse prevede inoltre di collaborare con NICHD di lanciare un secondo studio clinico di ciclodestrine negli Stati Uniti e in Europa per il trattamento della NPC, previsto per cominciare nel 2015. L'uso di ciclodestrine per NPC ha ottenuto la designazione di farmaco orfano negli Stati Uniti e Europa, incentivando lo sviluppo di prodotti che promettono di dimostrare per la diagnosi e il trattamento di malattie o patologie rare.
I pazienti con NPC tipicamente sviluppano la compromissione della coordinazione e movimento (atassia) e altri problemi neurologici come risultato dall’accumulo di colesterolo nelle cellule cerebrali. Grazie a questo accordo, Vtesse finanzierà anche gli studi pre-clinici condotti da ricercatori NCATS di sviluppare vari tipi di composto delta-tocoferolo, una forma di vitamina E, per indirizzare malattie da accumulo lisosomiale. Il team NCATS ottimizzerà i composti delta-tocoferolo per ulteriori test come potenziali trattamenti singoli o come terapia di combinazione con ciclodestrine. Vtesse ha concesso in licenza esclusivamente diverse applicazioni NCATS brevetto specifico per il loro uso nel trattamento di malattie da accumulo lisosomiale.

Perché se la logica e i principi dell’etica universale non sono opinioni e quisquiglie soggettive, per Ebola sono stati permessi dall’OMS e dagli stati nazionali, per una scelta etica, la possibilità di testare farmaci ancora non sperimentati sull’uomo, mentre con le terapie avviate agli Spedali civili di Brescia, è stato organizzato un vero attacco ad una legge italiana che ne permetteva la sperimentazione, e approvata all’unanimità, nonostante ci sono documenti che dimostrano come le oltre 400 infusioni somministrare in questo grande ospedale italiano, non abbiano prodotto alcun effetto collaterale.

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 274 non dice che la sperimentazione deve essere bocciata, ma semplicemente che non c’è violazione di eguaglianza per pazienti che avevano fatto accesso alle terapie prima dell’entrata in vigore della legge d.L n.24 del 2013, appunto che autorizzava la sperimentazione, che tali trattamenti sono autorizzati dalla stessa legge, ma non permessi a chi ne hanno fatto richiesta dopo l’emanazione della legge stessa. Intanto le ombre sul comitato scientifico, il terzo per l’appunto nominato (che fotografa come sia stato gestito malissimo tutto l’iter e che rappresenta solo l’apice di un iceberg immenso) non sono state definitivamente chiarite… eppure nessuno di questi pazienti trattati sono stati monitorati per capire quanti e quali danni dovrebbero aver subito dopo il trattamento con Stamina… In parole povere è stato detto che le infusioni sono state pericolose, ma senza prove agli atti, i genitori di questi bambini lo gridano a gran voce…cosa state combinando? La vita di Rita Lorefice aveva un valore diverso se malata di ebola rispetto alla Niemann-Pick? A noi sembra solo una bambina morta con dolori allucinanti, e aveva un’opportunità che gli è stata tolta. 

Intanto 25 milioni di dollari sono stati messi nel carniere, si sa, il mercato farmaceutico è sempre un’industria e deve mantenere i propri dipendenti, i salari a fine mese devono essere onorati.
La vita è un patrimonio unico, e non può avere un valore differente in base alle etichette Ebola VS Stamina.




MILANO: OPEN DAY SINDROME DI POLAND, VENERDI’ 16 GENNAIO AMBULATORI APERTI

Redazione

Milano – A favore della Sindrome di Poland, in collaborazione con AISP (Associazione Italiana Sindrome di Poland) e lo Sportello Regionale delle Malattie Rare Lombardia, a  gennaio, anche la Fondazione IRCCS Ca’ Granda  Policlinico Maggiore di Milano,  che inaugura  venerdì 16 la prima giornata a sostegno  della ricerca e dei portatori della sindrome.  

Ambulatori aperti, quindi, a  partire dalle 12 del mattino,  per i 15 giovanissimi pazienti e le famiglie che , provenienti da ogni parte d’Italia e segnalati per gran parte da AISP, accolti dal personale medico e gli operatori sanitari e di settore, potranno risolvere dubbi e perplessità legate alla malattia, a oggi dalle origini ancora sconosciute. Consulti medici interdisciplinari (comprensivi di valutazione chirurgica plastica, genetica, ortopedica, radiologica e psicologica) consentiranno, infatti, ai  portatori della SdP di ricevere in poche ore diagnosi precise e un inquadramento terapeutico dettagliato.

Con i medici, per la prima edizione dell’Open day, anche il personale dello Sportello Regionale Malattie Rare della Lombardia, i volontari dell’Associazione Poland volti a intrattenere e integrare i diversi nuclei familiari, nella condivisione delle problematiche comuni alla patologia.

La Sindrome di Poland, malattia rara mal formativa congenita, colpisce un bambino su 30.000, con un rapporto maschi/femmine di tre a due .

Si caratterizza per anomalie che colpiscono i muscoli del torace e/o di un arto superiore monolaterale. Malformazioni più o meno gravi, che possono interessare i muscoli pettorali (fino alla mancanza totale degli stessi) le costole, il torace, la ghiandola mammaria, le dita e anomalie del rachide. L’emisoma destro è colpito due volte più frequentemente rispetto al sinistro. Tra le malformazioni associate e derivanti dalla sindrome l’agenesia o ipoplasia della mammella e del capezzolo, del muscolo piccolo pettorale e del cingolo scapolare, delle ossa dell’arto superiore (scapola, omero, radio, ulna), delle coste o delle cartilagini costali, la possibile asimmetria dello sterno, diffuse anomalie della mano (micromelia, brachidattilia, oligo-sindattilia, polidattilia), ipoplasia della cute e del grasso sottocutaneo con assenza di peli ascellari e anomalie vertebrali (emivertebre, fusioni vertebrali).

L’origine della sindrome di Poland è tuttora sconosciuta. La diagnosi è al momento prettamente clinica e il sospetto diagnostico può insorgere in qualsiasi epoca della vita ma soprattutto al momento della pubertà quando si nota una sproporzione asimmetria nello sviluppo dei due emitoraci o della mammella. Le malformazioni, sebbene non siano tali da inibire un corretto sviluppo psicofisico, richiedono tuttavia un intervento serio al fine  di sviluppare, attraverso una corretta educazione, abilità manuali anche nei portatori delle malformazioni più gravi.

Non esiste, al momento, un test genetico di conferma per i casi a ricorrenza familiare e non essendo stati identificati geni responsabili la diagnosi prenatale non è dunque proponibile. L’ecografia prenatale può essere utile solo alla presenza di un precedente in famiglia (genitore o altro figlio affetto) andando a cercare possibili anomalie degli arti. Nella maggior parte dei casi il rischio di trasmissione nella stessa famiglia è trascurabile.

Anomalie funzionali, problemi estetici, strutturali e psicologici alcune delle problematiche legate alla sindrome di Poland che, molto spesso comporta nel soggetto colpito riduzione della funzionalità polmonare, debolezza muscolare, scoliosi toracica, scarsa funzionalità della mano.

Attualmente sono  300 i  portatori accertati da AISP in Italia.

 “Nonostante le evidenti difficoltà – dichiara Eva Pesaro presidente dell’Associazione Italiana Sindrome di Poland (AISP) – Il bambino con Sindrome di Poland è normale sotto tutti gli aspetti, compreso lo sviluppo psicomotorio. Certamente è importante sostenere e accompagnare le famiglie dal momento in cui la malattia è diagnostica, fornendo loro informazioni corrette e dando altresì la possibilità di intraprendere, con maggiore serenità, un percorso terapeutico e chirurgico spesso lungo e difficile. La nostra associazione è nata undici anni fa dall’incontro di pazienti e genitori accomunati dal reciproco bisogno di sostegno e dal desiderio di offrire il proprio contributo alla ricerca”.

Circa 500, in Italia, i soci e sostenitori iscritti alla Onlus da tempo in collaborazione con i maggiori istituti sanitari nazionali tra i quali il GIANNINA GASLINI di Genova, l’OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU’, la FONDAZIONE CA’ GRANDA  OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO di Milano e l’OSPEDALE GARIBALDI di Catania. Dallo scorso febbraio con AISP, per la creazione di una biobanca sulla sindrome di Poland anche il Network Telethon di Biobanche Genetiche. Finalità del progetto rendere disponibile alla comunità scientifica internazionale un gran numero di campioni per favorire la ricerca sull’origine della malattia.

 

“E’ un passo molto importante per tutti noi – ha dichiarato la Pesaro – I campioni donati dai nostri portatori saranno, infatti, raccolti e messi disposizione della comunità scientifica internazionale accrescendo cosi le possibilità di successo  Anche Il prossimo 16 gennaio, in occasione del primo  Open day a Milano, per il quale ringrazio in modo particolare la dottoressa  Maria Francesca Bedeschi  membro del comitato scientifico e da anni in collaborazione con la nostra Associazione,  i pazienti e le famiglie potranno decidere di aderire al progetto acconsentendo alla donazione. Per maggiori informazioni è  possibile collegarsi al sito www, sindromedipoland.org, scrivere a biobankaisp@sindromedipoland.org oppure rivolgersi  allo   010.5222238”.




PSICOFARMACI PER BAMBINI: QUANDO PUO' ANDARE IN SCENA LA MERCIFICAZIONE DELLE MALATTIE

di Cinzia Marchegiani

Ad aprire un altro vaso di pandora sul mondo dei psicofarmaci senza logica ed efficacia prescritti ai bambini ritorna Luca Poma, portavoce del comitato “Giù le Mani dai Bambini” che solo un mese fa aveva sollevato una grave gestione medica proprio sui psicofarmaci prescritti per terapie soprattutto ai bambini "nonostante non esistano dati certi sull’efficacia di questi, mentre le uniche certezze – ricordava Poma- sono i potenziali gravi effetti collaterali:” Si trattano bambini per anni con psicofarmaci, ma non uno è stato mai ‘curato’, perché interrompendo la somministrazione tornano tutti i disturbi che il bimbo aveva prima della terapia: perché si continuano a correre rischi e a spendere soldi pubblici per cure senza prove di reale efficacia?”. Ricordiamo che l’ISS in data 17 luglio 2014 rispondendo alla suddetta associazione in merito ai report derivanti dal registro italiano ADHD, dimostrava carenze degli steps di autorizzazione e farmacovigilanza dei farmaci in commercio, infatti scriveva: “l'intento e la finalità del Registro non è stata quella di valutazione dell'efficacia dei farmaci che in generate viene effettuata a monte in fase di registrazione, ma del monitoraggio dell'accuratezza diagnostica e dell'appropriatezza della terapia farmacologica”. Una gaffe che GiùleManidaiBambini con una stoccata replicava e ricordava allo stesso ISS che i trials pre-marketing per testare la sicurezza ed efficacia dei farmaci sono spesso carenti per numero di soggetti coinvolti, per la brevità della sperimentazione o per entrambi questi fattori, e che da questi esperimenti non è possibile fare previsioni a lungo termine sulla sicurezza ed efficacia dei farmaci. Gli studi post-marketing che dovrebbero colmare questa lacuna sono anch’essi spesso carenti e in ogni caso non equiparabili ai trials. La prima valutazione sistematica dell’esposizione dei pazienti ai farmaci per curare l’ADHD pre-marketing è la ricerca di Kenneth D. Mandl et. alt. Già solo questo avrebbe dovuto suggerire alle autorità di vigilanza – prima tra tutte la Vostra Agenzia – l’opportunità di un monitoraggio dell’efficacia e della sicurezza sia durante che post trattamento dei minori iscritti al registro ADHD, per avere certezze sugli esiti finali dei trattamenti, monitoraggio che non pare sia minimamente stato effettuato in questi termini.”

DESEASE MONGERING

Ecco che Gianluca Poma ritorna con altre denunce quasi irreali:”Natale è alle porte, e pare che anche quest’anno la tentazione di alcune aziende di inventare a tavolino nuove malattie, come se non ci bastassero quelle già esistenti, non riesca a venir meno.“ E in merito spiega cosa significa disease mongering: ”è la mercificazione delle malattie. Rappresenta l’espressione più estrema del marketing farmaceutico, e consiste nella pubblicizzazione sistematica di un farmaco, anche attraverso il massiccio finanziamento di convegni scientifici atti a promuoverne l’uso, abbinata alla modifica surrettizia dei confini della diagnosi della patologia che il farmaco dovrebbe curare. In poche parole, per semplificare, se una casa farmaceutica riuscisse ad ottenere l’assenso di parte della comunità scientifica sul fatto che è possibile diagnosticare l’ipertensione a 135/85 invece che ha 140/90 com’è normale fare oggi, il giorno dopo a milioni e milioni di nuovi pazienti verranno prescritti farmaci ipertensivi, con forte incremento degli utili delle aziende produttrici.

La fotografia che scatta Poma è inquietante, e getta ombre anche sull’aspetto legale che permetterebbe il marketing farmaceutico al limite del lecito:” È illegale tutto ciò? L’abuso di farmaci non necessari può causare effetti avversi e iatrogeni pericolosi per la salute, ma nessuna legge in grado di avere un serio impatto internazionale è mai stata approvata, e quindi di fatto non vi sono sanzioni: si continua a fare, per molte patologie, come dimostra l’illuminante documentario prodotto da Rai 3 “Inventori di Malattie”.
Gianluca Poma nel dettaglio illustra, spiega minuziosamente il mondo della ricerca scientifica e le leggi che regolano le autorizzazioni ai farmaci, in teoria steps che dovrebbero produrre terapie efficaci per malattie esistenti, ma che nascondono scenari poco trasparenti dove sul banco degli imputati rimangono il business e soprattutto il profitto, laddove il paziente… spesso non paziente, è il mezzo utile per alimentare e dare energia ad un ingranaggio di un meccanismo complicato, contorto e troppo lontano da ciò per cui era stato configurato…buona lettura.

GIU' LE MANI DAI BAMBINI:"QUEST'ANNO SOTTO LALBERO DI NATALE?….UN NUOVO FARMACO PER BAMBINI

«L’ADHD è un tipico caso di disease mongering: una discussa sindrome da iperattività e deficit di attenzione dell’infanzia, “curata” con psicofarmaci, utili per “fissare l’attenzione” di bambini troppo agitati e distratti. Sono derivati dell’anfetamina, somministrati ogni giorno a milioni di bambini nel mondo, Italia compresa, tra l’indifferenza generale, che non risolvono il problema di comportamento – smettendo di somministrarli tornano infatti dal primo all’ultimo tutti i sintomi precedenti alla cura! – ma risolvono benissimo la necessità di Novartis, Eli Lilly e altri giganti del big pharma di distribuire ricchi dividendi a fine anno.
Per inquadrare meglio il problema, è utile ricordare come un’altra multinazionale del settore farmaceutico, la Glaxo, venne inquisita quando emerse che non aveva pubblicato due ricerche scientifiche che dimostravano che il Paxil, un loro psicofarmaco per la depressione a base di paroxetina, “poteva indurre al suicidio bimbi e adolescenti”, in quanto la pubblicazione dei risultati negativi “avrebbe nuociuto al profilo commerciale del farmaco”. La multa poi pagata dall’azienda fu però infinitamente inferiore agli incassi complessivi delle vendite, con buona pace per i danni eventualmente creati da quella molecola.
Sempre per restare in tema di antidepressivi, quando – grazie al Freedom Information Act – il professor Irving Kirsch ha potuto avere accesso a tutti i dati di ricerca, mettendo le mani sui report riservati delle aziende che producono queste molecole psicoattive, ha scoperto che esse non sono più efficaci di una pillola di zucchero. Kirsch ha costretto il Ministero della Salute USA a tirare fuori dai cassetti ciò che altrimenti non sarebbe mai diventato di dominio pubblico: 47 studi clinici controllati che hanno confermato che solo il 10-20% dei pazienti avverte un beneficio dovuto effettivamente all’azione farmacologica della molecola, mentre l’80-90% dei depressi si sente meglio, ma solo grazie all’effetto “placebo”. “Tutti lo sanno – ha dichiarato Kirsch – ma continuano a tacere per interesse”.
In un convegno organizzato dal Comitato indipendente per la farmacovigilanza “Giù le Mani dai Bambini”, per il quale chi scrive fa volontariato, il dottor Bobbio diede una definizione estremamente accurata di “disease mongering”, Il termine venne usato per la prima volta nel 1992 da Lynn Payer quando, nel suo articolo “Disease mongers: how doctors, drug companies, and insurers are making you feel sick”, denunciò come venisse aumentata la richiesta di servizi, prestazioni, prodotti, attraverso la ‘dilatazione’ dei criteri diagnostici di alcune malattie. Payer individuò, in particolare, tre meccanismi: trasformare comuni disturbi in problemi medici, farli apparire pericolosi, proporre terapie delle quali si esaltano i benefici e si sottostimano i rischi. “In inglese”, continuò Bobbio “to monger, corrisponde a un’accezione dispregiativa del termine vendere: il fishmonger è il pescivendolo, il warmonger il guerrafondaio”.

Come denunciava un collega giornalista in un articolo di commento a questo fenomeno, sulla rivista AboutPharma, “la manipolazione avviene attraverso un concerto ben combinato di convegni scientifici, editoriali, siti Internet e riviste divulgative che insistono in modo univoco sul medesimo tema. Inoltre, i leader d’opinione internazionali, i cosiddetti “influenti”, hanno spesso contratti milionari con i produttori e, di fatto, influenzano tutta la comunità scientifica, mentre le riviste di settore vivono grazie alle inserzioni pubblicitarie delle farmaceutiche, e i mass-media generalisti sono semplicemente a caccia di sensazionalismi, limitandosi a fare copia-incolla dei comunicati degli uffici stampa delle case farmaceutiche”.
Manipolare l’informazione è – purtroppo, aggiungo io – molto facile, anche perché i vari Ministeri della Salute e le agenzie di controllo sanitario come la nostra AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco stanno a guardare e tollerano: in Italia, come in molti altri paesi occidentali, che io ricordi non è mai stata lanciata una campagna informativa contro il disease-mongering. Il perché – chiudendo il cerchio – lo spiega la professoressa Emilia Costa, psichiatra di chiara fama con un imponente curriculum scientifico: “Spesso la maggior parte degli esperti dei comitati tecnico-scientifici delle istituzioni sanitarie di controllo sono anche consulenti delle farmaceutiche. Se pensiamo all’FDA, che è l’agenzia che “detta la linea” da seguire anche al di fuori degli USA vediamo che incassa dai produttori 500.000 dollari per ogni autorizzazione al commercio di un nuovo farmaco che rilascia, ovvio che sia incentivata a rilasciarne il più possibile. Non sarebbe meglio – propone la Costa – un sistema che prevedesse un “fondo” sempre alimentato dalle farmaceutiche, ma non vincolato al ‘numero’ di autorizzazioni rilasciate”?Ci sono anche altri modi per condizionare la ricerca scientifica, costantemente utilizzati dalle multinazionali farmaceutiche: non registrare correttamente uno studio in fase di avviso sulle bacche dati ufficiali, così da poter poi “adattare” meglio i risultati finali rispetto alle attese iniziali, oppure anche escludere dallo studio in corso d”opera i pazienti “refrattari”, cioè che non hanno risposto come si deve, così da distorcere i risultati in senso più favorevole al farmaco.

IL CASO DELLA METADOXINA

Per citare fatti più recenti, il 9 settembre 2014 un blog di analisti finanziari ha pubblicato un’entusiastica recensione di un nuovo psicofarmaco per bambini, la Metadoxina, prodotto dalla farmaceutica statunitense Alcobra, in grado di agire sulle modalità di funzionamento dei neurotrasmettitori migliorando l’attenzione dei bambini. Anche in questo caso, siamo dinnanzi all’ennesimo caso di “riciclo” di una molecola il cui brevetto è ormai scaduto: si tratta infatti di un farmaco utilizzato da oltre trent’anni per il trattamento dei postumi da sbronza, del quale – si dichiara candidamente – non si conosce il meccanismo che lo renderebbe efficace verso i sintomi della disattenzione infantile. Farebbe sorridere, se non fosse drammaticamente vera, la pretesa di utilizzare quindi questa molecola per trattamento sui bimbi basandosi su un solo studio, sponsorizzato dallo stesso produttore, della durata di appena 7 settimane su poco più di cento pazienti, peraltro adulti, che ha dimostrato un’efficacia nella riduzione dei sintomi di disattenzione pari a circa il 70%, laddove nello stesso studio il gruppo di controllo ha fatto registrare un miglioramento nel 50% dei casi utilizzando una semplice pastiglia di zucchero. Ma gli analisti finanziari non la finivano più di tessere elogi…

IL CASO DELLA GUANFACINA

Intanto un’altra multinazionale farmaceutica ultimamente molto “aggressiva” nel marketing degli psicofarmaci per bambini, la Shire, sta testando in una struttura di ricerca di Pisa coordinata dal Prof. Masi, non certamente ostile alla somministrazione di molecole psicoattive ai bambini, un vecchio anti-ipertensivo mai autorizzato al commercio a causa dei troppi effetti collaterali: la guanfacina, questo il nome della “molecola apolide” in cerca di una patologia da “curare”, che dovrebbe aprire alla Shire il business sulla psichiatria dell’infanzia in Italia, a oggi sottosfruttato – l’Italia è il 5° mercato farmaceutico al mondo, ma di psicofarmaci per minori se ne vendono ancora pochi – al punto che, violando qualunque tipo di norma di carattere deontologico e di legge, questa azienda aveva commissionato a una nota agenzia di Pubbliche Relazioni azioni di promozione della patologia – e quindi del farmaco che deve curarla – nel nostro paese, ancor prima che il farmaco stesso venisse approvato, come dimostrano i contratti d’incarico rinvenuti durante un ispezione dei Carabinieri dei NAS presso la sede dell’agenzia di PR. Ecco quindi cosa troveranno alcuni bambini sotto l’albero di Natale, se la guanfacina verrà approvata per il commercio contro ogni possibile prudenza: un nuovo psicofarmaco che i bambini stessi potranno ingurgitare per “essere come i grandi vogliono”, soddisfare il desiderio di normalità di noi adulti, e ingrossare ancor più i bilanci miliardari dei produttori.
Tutto questo è realtà, dimostrata – sempre grazie alla scienza – da alcune coraggiose ricerche indipendenti, sempre più rare, nonché dall’attività di giornalisti d’inchiesta coraggiosi. Una realtà che condiziona quotidianamente la nostra vita e la nostra salute, ingrassando i portafogli delle case farmaceutiche e dei loro azionisti, tra i quali – è bene dirlo – anche i cittadini “disattenti” che raramente verificano dove vengono investiti i loro risparmi dalla banca di fiducia.
Scoccia citare i defunti, ma l’allora Direttore Generale di Merck, Henry Gadsen dichiarò: “Il nostro sogno è inventare farmaci per gente sana”. Questa frase è ben rappresentativa dell’avidità di certi individui e di certe aziende, che – quasi vittime di una coazione a ripetere – non riescono a uscire dal labirinto mentale che li porta invariabilmente al profitto a qualunque costo. Chissà se un giorno inventeranno qualcosa per curare la loro stessa bulimia da denaro…? Un farmaco, ad esempio, ma mi raccomando: redditizio.»


Non so in realtà quanti film siano stati realizzati sul mondo inquieto e lugubre delle lobbies farmaceutiche e dei conflitti d'interesse,  ma a Natale sarebbe stato un successo “COME TI SPACCIO UN FARMACO ESSENZIALE PER MALATTIE INVENTATE”. Senza alcuna trasparenza e obiettività, il cittadino si sentirà sempre l’ultimo anello di una catena anomala e soprattutto continuerà ad essere ipercritico e diffidente se il ruolo del garante sarà svolto quasi unicamente dalle associazioni attive nel settore sanitario, sempre pronte a dar battaglia contro chi lucra in nome delle malattie, ma soprattutto sul malato e ancor peggio chi lo fa sui bambini.




OBESITA': GRANDE SCOPERTA CELLULE CHE TRASFORMANO GRASSO CATTIVO IN BUONO

Redazione

Scoperte le cellule responsabili della trasformazione del grasso "cattivo", quello che ci fa mettere su peso, in buono, quello che bruciano per produrre energia. Si chiamano ILC2s e si trovano nel tessuto adiposo bianco, secondo uno studio del Weill Cornell Medical College di New York. I ricercatori credono di aver quindi trovato una nuova strada per combattere l'obesita'. Le cellule ILC2s indurrebbero a "bruciare" il grasso bianco, cioe' quello cattivo, in risposta a una proteina chiamata IL-33. I ricercatori hanno dimostrato che quando ai topi viene data IL-33, gli animali accumulano piu' ILC2 nel grasso bianco che poi bruciano. Di conseguenza i topi a cui e' stata iniettata la proteina hanno ridotto il loro peso rispetto alle cavie usate come gruppo di controllo. Ora i ricercatori sperano di poter creare un farmaco in grado di avere effetti simili anche negli esseri umani obesi.




IBUPROFENE: PUO' ALLUNGARE LA VITA

Redazione

 Il popolarissimo ibuprofene, oltre a essere efficace contro il mal di testa, potrebbe anche allungare la vita. Una serie di esperimenti condotti da un gruppo di ricercatori della Buck Institute for Age Research in California ha dimostrato che l'antidolorifico e' in grado di prolungare la vita dei lieviti, dei vermi e delle mosche di circa il 15 per cento. Tradotto in termini umani, come riporta la rivista Plos Genetics, l'ibuprofene potrebbe prolungare la vita in buona salute fino a 12 anni. Le dosi utilizzate nel corso dei test sono assimilabili a quelle assunte ogni giorno da milioni di persone per trattare il mal di testa, i dolori muscolari, le distorsioni, l'influenza, ecc. Non e' chiaro esattamente come il farmaco sia capace di rallentare l'invecchiamento, ma sembra che ci sia un collegamento con la capacita' delle cellule di assumere il triptofano, un composto presente ad esempio nelle uova e nel cioccolato. "Il nostro studio – ha detto Michael Polymenis della Texas A&M University, che ha partecipato allo studio – sostiene l'idea che i farmaci di uso comune possono avere proprieta' inaspettate. Abbiamo solo bisogno di piu' ricerca per esaminare e comprendere queste proprieta'". Ma attenzione, precisano i ricercatori, a non incorrere nella cattiva abitudine delle auto-medicazioni.
  Sebbene l'ibuprofene sia un farmaco sicuro, puo' pero' causare problemi come ad esempio ulcere allo stomaco. Inoltre, dosi piu' elevate prese a lungo termine per condizioni come l'artrite possono aumentare il rischio di ictus e attacchi di cuore e anche ridurre la fertilita' di una donna.




VACCINO ANTINFLUENZALE: IL RETROSCENA E I VUOTI DI INFORMAZIONE

di Cinzia Marchegiani

Era il 10 dicembre 2014, quando l’Osservatore d’Italia pubblicava un’inchiesta sulla sanità inerente il vaccino antinfluenzale avviata in seguito al caso di malasanità dovuto ai molteplici decessi avvenuti in Italia in concomitanza temporale delle somministrazioni del vaccino FLUAD. Il titolo e l’articolo (”Inchiesta sanitaria vaccini. Vaccino influenzale inefficace: Serravalle invita i media italiani a pubblicare lo studio del CDC di Atlanta”) hanno suscitato interesse e stupore nell’opinione pubblica, ma anche e soprattutto da parte della classe medica e sanitaria tanto da essere stato ribattezzato una "bufala colossale". Molti medici hanno chiesto spiegazioni, visto che i referenti istituzionali italiani come l’AIFA e il Ministero della Salute, almeno a quanto risulta dalle verifiche, ne avrebbero omesso l'importante comunicazione, tanto da considerare quest’inchiesta la solita pista complottistica contro il sistema sanitario. Molti medici nonostante si fossero collegati sul sito ufficiale del CDC, Centers for Diseases Control and Prevention non trovavano il link dello studio sul vaccino antinfluenzale 2014/2015, eppure era stato inserito in prima pagina. Una premessa è d’obbligo! L’Osservatore d’Italia si attiene sempre a fonti accreditate, e questa inchiesta ne è un esempio tangibile. Su molti giornali americani era apparsa la notizia che il vaccino influenzale quest’anno sarebbe stato inefficace perché il virus predominante con cui era stato realizzato il vaccino era mutato e quindi non corrispondente a quello effettivamente in circolazione. Consultato di corsa il sito della CDC e acquisito lo studio suddetto, il nostro giornale ne stava pubblicando la comunicazione, mentre i nostri siti sanitari, come l’AIFA e il Ministero della salute, non risultavano pubblicare i riscontri scientifici. Seguendo il sito italiano ASSIS, il dr Eugenio Serravalle aveva invece pubblicato questa informazione, spiegandone anche il significato e lanciavo di fatto una richiesta: “questa notizia è stata pubblicata sui giornali statunitensi. Ci aspettiamo che facciano altrettanto quelli italiani che purerisultano aver pubblicato subito le affermazioni del ministro Lorenzin sulla sicurezza del vaccino senza, probabilmente, indagare su tutti gli aspetti di una vicenda che coinvolge cospicui investimenti e la salute di milioni di persone”. Così la linea del giornale ha voluto dare spazio ad un medico che per primo e per molto tempo è rimasto un fiore solitario. L’articolo è stato letto, apprezzato dai nostri lettori che conoscono la serietà della linea editoriale de l’Osservatore d’Italia, ma aveva fatto nascere dubbi e sospetti in chi giustamente fa riferimento quasi esclusivamente alle istituzioni sanitarie pubbliche. Tanto che molti medici hanno chiesto all’autore dell’inchiesta il link del CDC, perché ovviamente volevano leggere con i propri occhi. Ma non solo….l’inchiesta faceva emergere anche come i dati sulla mortalità dell’influenza dello scorso anno erano abnormi, 8 mila morti ma non corrispondenti ai dati Istat Influnet, che ne riportava esplicitamente solo 16.

Insomma due realtà a confronto paradossali se si pensa anche con quanta frequenza sonoandate in onda trasmissioni su RAI 1, con i protagonisti delle istituzioni sanitarie, Luca Pani Dg dell’AIFA, il commissario dell’ISS (Istituto Superiore Sanità), Walter Ricciardi e Giacomo Milillo, segretario della Fimmg (la Federazione italiana che riunisce i medici generici) che hanno pubblicamente mostrato la loro vaccinazione assieme a Bruno Vespa con il FLUAD. Uno spettacolo criticato da molti soprattutto perché andato in scena in concomitanza di altri decessi in seguito alla somministrazione del vaccino. Una trasmissione che ha fatto luce anche sull’imbarazzante situazione di Luca Pani che sembrerebbe aver ricevuto due dosi del vaccino a distanza di un mese, tanto che il nostro articolo in anteprima aveva sollevato questo caso: “Vaccino Fluad: Gaffe di Luca Pani, direttore dell’Aifa che a "Porta a Porta" si vaccina per la seconda volta?”
Insomma le inchieste sanitarie sul vaccino Fluad antinfluenzale hanno sollevato una querelle tanto che lo scorso 16 dicembre 2014, su Radio 24 Sole 24 ore, Gianni Minoli intervista i diretti interessati, il Dr Eugenio Serravalle, il dr Walter Ricciardi e anche per il caso vaccino Meningitec, l’Avv Roberto Mastalia.
 

Una puntata molto rivelatrice

Il Dr Serravalle spiega a Minoli il motivo per il quale il vaccino antinfluenzale è risultato inefficace da uno studio per l’appunto pubblicato dal sito della CDC di Atlanta (centro di controllo e prevenzione delle malattie infettive). Minoli facendo una panoramica di quello che è accaduto e cioè che l’AIFA a fine novembre in seguito ad alcuni decessi aveva sospeso due lotti incriminati del Fluad e anche il Comitato della Farmacovigilanza dell’Agenzia Europea ha scagionato il Fluad, perché aveva detto che non c’era alcuna relazione tra i lotti sospesi e le morti segnalate, insiste con possiamo vaccinarsi senza rischi ma anche senza nessun beneficio? Il dr Serravalle spiega anche agli ascoltatori che ci si vaccina con un beneficio molto scarso ma non completamente senza rischi:” poiché se è vero che non è stata riscontrata contaminazione batterica, ma il problema non era questo, ma capire realmente se queste reazioni avverse segnalate dopo la vaccinazione avevano un rapporto oppure no con la vaccinazione stessa, cioè capire cosa succede dopo l’immunizzazione e quali sono gli avventi avversi che si possono verificare.”Minoli va al sodo, facendo notare che lo stesso vaccino risultato inefficace il CDC ne raccomanda la vaccinazione per i soggetti a rischio, chiedendo il motivo, che Serravalle subito spiega:”Perché viene studiato con l’idea che funzioni ma si comprende solo ex post, se funziona…” E poi continua, sempre rispondendo a domande mirate di Minoli , il motivo per il quale l’impatto sociale e sanitario dell’influenza sono sovradimensionati:” in inverno ci si ammala per sindromi influenzali, e non soltanto per influenza. Si stima che per l’influenza quella vera riguarda tra il 7 e il 10% delle sindromi influenzali, quindi in realtà il numero di persone che si ammalano per influenza sono molto poche.” 

CONTRADDIZIONI E VUOTI

Per sensibilizzare la campagna vaccinale, l’AIFA e il Comitato della Farmacovigilanza dell’Agenzia Europea hanno ricordato che i decessi dello scorso anno per l’influenza ammontavano ad 8.000 casi, mentre i dati Istat Influnet (il sistema di sorveglianza italiano basato sulle segnalazioni dei Medici e dei Pediatri di base) cita i casi stimati di “sindromi influenzali” e non solo influenza nella stagione 2013-14 sono stati circa 4.542.000 e di questi, i casi gravi di influenza confermata sono stati 77 con 16 decessi:”l’80% (62/77) dei casi gravi segnalati presentava almeno una patologia cronica pre-esistente. Dei 16 casi deceduti, 14 presentavano condizioni di rischio pre-esistenti.”

Un’inchiesta solleva un polverone, viene tacciato per una bufala colossale, mentre solo dopo cinque giorni, in data 15 dicembre2014 l’AIFA pubblica sul proprio sito la corretta informazione sullo studio dell'inefficacia del vaccico antinfluenzale riportato dal CDC di Atlanta ed riportando gli ultimi dati sulla stagione influenzale 2014-15 forniti dal Rapporto epidemiologico Influnet dell'Istituto superiore di sanità:” il numero di casi di sindrome influenzale stimati nella settimana 1-7 dicembre è pari a circa 77.000, per un totale, dall'inizio della sorveglianza, di circa 387.000 casi. Dunque siamo appena gli inizi e l'incidenza totale è pari a 1,27 casi per mille assistiti”…però non menziona i dati di Influent relativi ai decessi, che il nostro giornale e l’ASSIS tramite il dr Serravalle avevano citato.

E' la prima volta che le istituzioni devono proporre una campagna pubblicitaria per confermare l'efficacia della vaccinazione, ma con argomenti che per certi versi appaiono poco convincenti e soprattutto di fronte ad atti documentali sconcertanti, invero si consiglia la vaccinazione nonostante le analisi sui lotti incriminati del FLUAD non siano completamente eseguiti (ma solo in parte), e pur sapendo che quel vaccino è risultato inefficace da una fonte autorevole…E la domanda sorge spontanea: insomma, devono essere smaltiti questi lotti a prescindere? L’Aifa con un ritardo eclatante ha pubblicato questa comunicazione sanitaria importante esclusivamente dopo la nostra inchiesta datata 10 dicembre 2014, ma scordando di citare i dati dei decessi da Influnet dello scorso anno. La risposta sul sito si legge a chiare lettere:” C'è chi ha avanzato il dubbio che, di conseguenza, il vaccino sia inutile, ma secondo l'Aifa è esattamente il contrario: «ciò tuttavia rafforza l'esigenza di vaccinarsi, perché chi si vaccina – anche qualora venisse contagiato – manifesterebbe la malattia in forma più lieve.”

IL CASO PANI

Ma il mistero si tinge ancor più di giallo, e nella trasmissione di Minoli viene risollevato il caso della doppia vaccinazione del dg dell’AIFA Luca Pani nella puntata andata in onda a Porta a Porta lo scorso 1 dicembre 2014 e condotta da Bruno Vespa. Minoli chiede al dr Walter Ricciardi, se fa male vaccinarsi due volte (ricordiamo che questa seconda vaccinazione sarebbe stata effettuata a distanza solo di un mese). Il Dr Ricciardi esclude categoricamente che ciò comporti un danno, anzi spiega che non rischia nulla: ”anzi in certi casi i medici consigliano una rivaccinazione per rafforzare ulteriormente le difese immunitarie e lui ricadeva in questi casi.”
Un’affermazione questa che potrebbe trarre in inganno le persone di qualsiasi estrazione culturale e sociale. Quello che tra le righe si legge è che se uno si vaccina anche a distanza di un mese non accade nulla di grave, non considerando che tra le vaccinazioni ci sono anche quelle pediatriche e che invece fare una vaccinazione esavalente a distanza di un mese comporterebbe gravissime conseguenze. E’ il caso di malasanità che ha cambiato la vita di una bimba di nome Elisa emerso dall’Osservatorio Sanità seguito dall’Avv. Francesco Lauri. La bambina di appena 10 mesi improvvisamente ha cominciato ad accusare gravi disturbi che poi le analisi hanno purtroppo confermato trattarsi di un ritardo psicomotorio causato dal mancato sviluppo della materia bianca nel cervello. Solo dopo sette lunghi anni di indagini è stato scoperto un grave errore di sistema sanitario, alla piccola hanno somministrato due volte a distanza di neanche un mese la terza dose del vaccino alla Asl di Monza Brianza, poiché si erano dimenticati di registrare la vaccinazione. Per questo la bambina ha subito una grave encefalopatite.

STUDI SULL'INLFUENZA STAGIONALE

Il dr Attilio Speciani, allergologo e immunologo clinico già lo scorso anno aveva fatto luce sulle campagne vaccinali e in merito riportiamo le sue dichiarazioni: "In ogni caso, è sempre necessario avere la consapevolezza che ogni vaccino ha un rischio, anche se i dati sugli effetti dannosi della vaccinazione antinfluenzale (come di altre) vengono spesso nascosti da lavori strutturati ad arte. Il confronto tra rischi importanti, come quello di sviluppare una malattia neurologica come la sindrome di Guillain-Barré (teoricamente definita "rara") e la possibilità di ammalarsi di influenza non regge. Negli ultimi anni è emerso con chiarezza che intorno alla sicurezza delle vaccinazioni esiste palesemente un conflitto di interesse la cui discussione lascio ad altri. Per me è fondamentale che ogni persona possa scegliere liberamente, per la vaccinazione o meno in relazione alle informazioni corrette cui ciascuno ha diritto, e che queste informazioni siano date. In un'epoca in cui le informazioni possono essere conosciute in tempo reale, i ministeri per la salute dovrebbero fornire in tempo reale dei dati sulla virulenza dell'infezione che ci raggiungerà (forse) facendo riferimento ai virus che stanno circolando ad esempio in America del Sud o in Australia prima di arrivare da noi. In quelle nazioni la stagione invernale si è già conclusa con una evidenza precisa di morbilità e di mortalità correlata ed i rapporti ufficiali che arrivano dall’Australia segnalano un'attività influenzale molto più ridotta di quelle registrate nel 2012 e nel 2011. Da immunologo resto quindi perplesso sulle motivazioni che non fanno divulgare le notizie sugli effetti proprio di quei virus che probabilmente ci colpiranno.”

Era solo il 29 settembre 2014 quando lo stesso Dr Speciani spiegava in un articolo cosa si sarebbe aspettato dall’influenza che avrebbe investito l’Europa nell’inverno appena iniziato:” La composizione vaccinale "ufficiale" per quest'anno è esattamente identica a quella dello scorso anno, con un ceppo dominante che è quello H1N1 (lo stesso della suina/bufala)), un ceppo H3N2 Texas (entrambi ceppi influenzali di tipo A) e un terzo, di tipo B, Massachussets 2012. In Australia la suina H1N1 (con una mortalità bassissima) è stata la segnalazione dominante rappresentando oltre l'80% delle infezioni. Probabilmente quest'anno dovremo occuparci molto di più di forme da raffreddamento classiche (come già detto, raffreddori, faringiti, bronchiti) che dell'influenza, visto che i rapporti ufficiali che arrivano dall’Australia (dove il picco influenzale è già passato) segnalano un'attività influenzale ancora più ridotta di quelle registrate nel 2012 e nel 2013. Di solito l'Europa ricalca esattamente quanto successo in Australia, ma le notizie in tal senso tendono ad essere scarse e poco diffuse.”

E' forse un caso che le vaccinazioni sono diminuite drasticamente? Così tra scegliere la possibilità di vaccinarsi e quella di astenersi, gli utenti sceglieranno sempre la seconda opportunità. I dati e le informazioni che il dottor Speciani invita a verificare e trasmettere fotografa come molto spesso si attuano campagne vaccinale senza dare la possibilità all’utente finale di avere la consapevolezza delle informazioni. 


 




AIDS HIV: SANGUE DEL LAMA POTREBBE CONTENERE LA "CHIAVE" PER LA PRODUZIONE DI UN VACCINO SALVA VITA

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Redazione

Gli anticorpi del sistema immunitario dell'animale sudamericano facilmente sconfiggono il virus killer. Gli anticorpi del sistema immunitario dell'animale sudamericano hanno una sorprendente capacità di sconfiggere il virus. È un fatto nuovo e che dà speranza se può essere replicato in qualche modo con un'iniezione per gli esseri umani. La ricerca dimostra che gli anticorpi del lama sono efficaci contro almeno 60 ceppi del virus, che uccide più di 1 milione di persone ogni anno.Una dei ricercatori, la Dott. ssa Laura McCoy, ha dichiarato che questo dimostra che l'immunizzazione può indurre anticorpi potenti e ampiamente neutralizzanti in lama con caratteristiche simili agli anticorpi umani. A partire dal 2011, attualmente in tutto il mondo ci sono 33 milioni di persone che vivono con l'HIV e l'AIDS. Gli esperti hanno sinora ammesso che fino ad oggi i tentativi di sviluppare un vaccino efficace contro l'HIV sono stati "deludenti". La maggior parte delle ricerche precedenti di un vaccino si è concentrato sulla formazione del sistema immunitario umano per rilevare il virus e reagire contro di esso prima dell'infezione. I primi sintomi dell'HIV e AIDS si manifesta in alcuni casi attraverso sintomi di tipo influenzale quali febbre, linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi), faringite (mal di gola), rash (manifestazioni cutanee), mialgia (dolore muscolare), malessere, piccole piaghe in bocca e nell’esofageo.Più raramente compaiono anche mal di testa, nausea e vomito, ingrossamento del fegato/milza, perdita di peso, mughetto, sintomi neurologici. Ma il nuovo studio, condotto dalla University College London (UCL), ha dimostrato che il lama, un grosso camelide originario del Sudamerica, produce "anticorpi neutralizzanti" non trovati in esseri umani che si sono dimostrati efficaci nel bloccare il virus mortale. L'approccio innovativo nell'esaminare la risposta del lama al virus è stato condotto dal ricercatore dell'UCL, la Dott. ssa Laura McCoy, la Prof. ssa Robin Weiss esperta del virus HIV e Theo Verrips, uno studioso esperto dell'anticorpo del lama. I tre scienziati hanno osservato che una combinazione di quattro anticorpi del lama può distruggere una vasta area del virus dell'HIV consentendo agli anticorpi di fissare il virus disarmandolo. Il team della Dr McCoy aveva precedentemente scoperto uno di questi anticorpi. Ma l'ultimo studio, pubblicato sulla rivista PLOS Pathogens, ha scoperto altri anticorpi destinati a diverse parti del virus ed è la combinazione degli anticorpi che lo rende così efficace. Ad evidenziarlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. La scoperta migliora le probabilità che un vaccino diretto contro l’HIV sviluppato sulla base delle nuove scoperte sarebbe efficace.




VACCINAZIONI: DRASTICO CROLLO DOPO ALLARME FLUAD

Redazione

 Forte calo delle vaccinazioni influenzali dopo l'allarme (poi rientrato) legato al vaccino Fluad. A lanciare l'allarme sono i medici della Fimmg, la federazione dei medici di famiglia. Da un sondaggio condotto dal Centro Studi Nazionale della Fimmg a cui hanno risposto 700 camici bianchi, emerge come le notizie diffuse a seguito del "caso Fluad" abbiano comportato problemi significativi nel proseguire la campagna vaccinale antinfluenzale: un 30% dei medici di famiglia ne riferisce un sostanziale arresto, un 42% una notevole difficolta' nella disponibilita' a vaccinarsi da parte dei propri assistiti; solo un 16% riferisce un rallentamento che incide relativamente sulla sua efficacia.Le conseguenze, per quest'anno, sono attese in una flessione della percentuale dei vaccinati fino al 20% per il 48% dei medici, dal 20 al 40% per un 25% del campione, piu' del 40% per il 7%: appena il 18% non ritiene invece di apprezzare significative variazioni rispetto alla precedente campagna vaccinale. I mass-media vengono ritenuti maggiormente responsabili di quanto accaduto (per l'83% dei medici); livelli di responsabilita' piu' contenuti vengono attribuiti ad AIFA (9%) e al Ministero della Salute (8%). L'82% del campione ritiene di non sentirsi sufficientemente tutelato nelle responsabilita' medico legali rispetto alla campagna vaccinale, nell'ipotesi che si verifichino eventi avversi significativi. "E' evidente che l'impatto mediatico di quanto accaduto sia stato devastante", ha dichiarato a Fimmg Notizie Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi Nazionale Fimmg, "gli effetti complessivi sono stati attenuati solo dal fatto che il caso Fluad e' avvenuto quando la campagna vaccinale era in una fase avanzata. Non sara' semplice per il medico di medicina generale gestire le perplessita' e le diffidenze della gente anche nei prossimi anni, per cercare di riportare ai livelli di penetrazione precedentemente raggiunti una vaccinazione in cui la stessa Medicina Generale ha sempre creduto".




PERDERE PESO RESPIRANDO: SI PUO'

Redazione

Per perdere i chili di troppo, come ad esempio quelli che si accumuleranno durante il periodo natalizio, basta semplicemente respirare. Un gruppo di ricercatori della University of New South Wales ha infatti scoperto che oltre l'80 per cento del grasso corporeo lascia il corpo tramite l'espirazione. Nello studio pubblicato sul British Medical Journal, gli studiosi hanno trovato che i polmoni rappresentano l'organo primario attraverso il quale si perde peso. Gli esseri umani hanno un tipo di grasso nel sangue chiamato trigliceridi che sono composti da tre tipi di atomi: carbonio, idrogeno e ossigeno. La perdita del grasso indesiderato richiederebbe l'"apertura" degli atomi in molecole di trigliceridi tramite un processo chiamato ossidazione. In pratica, i ricercatori hanno scoperto che , quando 10 chilogrammi di grasso vengono completamente ossidati, 8,4 chilogrammi si dissolvono attraverso i polmoni sotto forma di anidride carbonica (CO2). I restanti 1,6 chilogrammi diventano acqua (H2O). Lo studio ha anche trovato che l'ossigeno inalato necessario per questo processo metabolico pesa quasi tre volte di piu' del grasso che si sta perdendo.
Per ossidare completamente 10 chilogrammi di grasso umano, devono essere inalati 29 chilogrammi di ossigeno con una produzione totale di 28 chilogrammi di anidride carbonica e 11 chilogrammi di acqua. "Per la biochimica niente di tutto questo, ma per ragioni sconosciute sembra che nessuno abbia pensato a fare questi calcoli prima", hanno detto Ruben Meerman e Andrew Brown, autori delolo studio. "Questi risultati – hanno aggiunto – mostrano che i nostri polmoni sono l'organo di escrezione primaria per la perdita di peso". Una persona che pesa 70 chilogrammi, ad esempio, esala circa 200 ml di CO2 in 12 respiri al minuto. Ciascuno di questi respiri espelle quindi 33 mg di CO2, dei quali 8,9 mg sono carbonio. Semplicemente, espirando 17.280 volte al giorno, quotidianamente perdiamo 200 grammi di carbonio, di cui un terzo durante le 8 ore di sonno.
  Quindi per perdere peso, secondo i ricercatori basterebbe mangiare meno rispetto a quanto viene eliminato dal respiro. In questo senso l'attivita' fisica puo' esserci molto utile: con un ora di esercizio fisico si aumenta il tasso metabolico di 7 volte.