SAN GIUSEPPE JATO: TOLLERANZA ZERO VERSO CHI NON RISPETTA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

di Angelo Barraco

San Giuseppe Jato (PA) – il Sindaco Davide Licari dispone controlli severi e tolleranza zero verso coloro che non rispettano la raccolta differenziata dei rifiuti. E’ passato alla maniere forti il Sindaco e ha preso la situazione di petto, sanzionando coloro che non rispettano il calendario con multe. Sono state circa quindici le multe che la Polizia locale ha rilasciato a coloro che non hanno rispettato l’ordinanza sindacale. Coloro che si sono adoperato per il controllo delle vie del centro abitato sono stati: il Sindaco stesso, che si è prodigato in prima persona, gli assessori, i Vigili Urbani e gli operatori ecologici di una ditta privata. Queste le parole del Sindaco: “ In poche sono stati passati al setaccio diverse zone del paese alla ricerca dei trasgressori. In alcuni casi sono stai aperti anche i sacchetti alla ricerca di informazioni che ci hanno permesso di risalire all’identità dei cittadini”. La decisione da parte del Sindaco di adottare misure di controllo così meticolose, è nata dopo una serie di segnalazioni e lamentele pervenute al Comune. Coloro che trasgrediranno il calendario della raccolta differenziata riceveranno multe salatissime che possono arrivare fino a 600 euro. Il Comune ha annunciato anche che installerà delle telecamere presso alcuni tratti. 




FARMACI DELLA SANDOZ, BENOCRIT E OMNITROPE PERSCRITTI A BAMBINI DA MEDICI COMPLICI PER AVERE GUADAGNI E BENEFIT

Rinviata l’udienza preliminare prevista per i primi di febbraio 2105 con cui ben 48 medici tra informatori farmaceutici della Sandoz-Novartis e medici complici sono stati accusati di prescrivere negli ospedali i farmaci consigliati per permettere di aumentare il fatturato 

 

di Cinzia Marchegiani

E’ ricordato come lo scandalo delle regalie e degli ormoni della crescita dati a massimi dosaggi ai bambini esclusivamente per aumentare i fatturati aziendali. Lo scandalo scoppiato nel lontano maggio 2012 ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati 80 persone, tra informatori farmaceutici della Sandoz-Novartis e medici complici che prescrivevano negli ospedali i farmaci consigliati ottenere un mutuo beneficio. Le indagini dei Nas dei Carabinieri accertarono che i medici implicati in questa truffa a danno dei pazienti, avrebbero prescritto dosi massicce di due farmaci, il Benocrit a base di epoetina alfa, indicato farmacologicamente per il trattamento dell’anemia sintomatica associata a insufficienza renale cronica in pazienti adulti e pediatrici, poiché stimola la produzione dei globuli rossi; e l’Omnitrope, l’ormone somatotropo, o meglio conosciuto come l’ormone della crescita. In cambio i compiacenti avrebbero ottenuto vari regali, partendo da viaggi, gioielli fino a contributi per le associazioni. Il Gip di Busto Arsizio lo scorso 29 ottobre 2014 ha archiviato le posizioni di due medici di Ferrara, su richiesta nella stessa Procura che ha ottenuto invece il rinvio a giudizio per 41 persone, con udienza preliminare che appena pochi giorni fa ha prodotto un magro rinvio a giudizio poiché alcune notifiche non sono state recapitate. Le strutture ospedaliere coinvolte in questo scandalo sono decine in tutta Italia, medici nonché primari coinvolti, avrebbero messo in atto il così definito “sistema Sandoz” grazie al quale inserivano i farmaci, poi finiti sotto inchiesta avviata dalle Procure di Busto e Rimini, nelle terapie dei loro pazienti esclusivamente per accedere ai numerosi benefit personali..
I reati loro contestati vanno dall’associazione per delinquere, corruzione, alla distribuzione e somministrazione di farmaci in modo da arrecare pregiudizio alla salute pubblica, fino a istigazione alla corruzione, concussione, frode ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, falsità in atti, comparaggio.

A parlarne interviene Paolo Eusebi, il Consigliere Regione Marche che spiega in dettaglio lo strano caso dell’ormone della crescita e ricorda che proprio nelle Marche, l’ormone era prescitto a go-goe facendo diventare la Regione che prescrive più somatotropina d’Italia: "Da anni denuncio l’abnorme consumo dell’ormone della crescita nelle Marche e chiedo controlli ed un ruolo basilare (da me sempre reclamato giustamente a gran voce per poter avere un controllo serio e scientificamente certificato) da parte del servizio di diabetologia pediatrica del Salesi nel Piano Sanitario Regionale è considerato punto di riferimento essenziale nell’ambito della rete di endocrinologia e diabetologia pediatrica. Tanto per capirci se nel 2010 nella nostra Regione il consumo dell’ormone era pari a 14 mg ogni 100 persone, in Lombardia era pari a 6 mg ogni 100 persone, in Sardegna addirittura 5 mg per 100 persone. Con un costo sociale per noi marchigiani pari ad oltre 8 milioni di euro. E per una Regione che notoriamente non soffre di nanismo è decisamente troppo. Per l’Istituto Superiore della Sanità, i costi ambulatoriali che il nostro Sistema Sanitario Nazionale sostiene per il trattamento con ormone della crescita sono infatti riferibili, in un triennio, a circa 137 mila euro, di cui il 69% (94 mila euro) al momento della prima visita e il 43% per i follow-up; l’89% della spesa è costituito da pazienti in età evolutiva. Si arriva così ai circa 436 milioni di euro/triennio, di cui 380 milioni utilizzati per il trattamento nei bambini. Fatto sta che nell’ottobre del 2012 i Nas di Bologna su input delle procure di Rimini e Busto Arsizio sono intervenuti anche nella nostra Regione dove, dati dell’Istituto superiore della sanità alla mano, si registrano i picchi massimi di consumo dell’ormone di tutto il Paese. Sessantasette i medici indagati (quattro nelle Marche) nell’ambito di una collaudata organizzazione che, per incrementare le vendite di alcune tipologie di farmaci destinarti ai bambini per curare i disturbi della crescita, dava o prometteva viaggi, pc, tablet, ipad e persino gioielli. Insomma, più prescrivi e più ricevi. Ora si sta andando avanti con l’accertamento dei fatti e dei diversi livelli di responsabilità e quindi ci si aspetta piena luce su quanto da tempo in Italia e nelle Marche stava accadendo."
Del resto, lo stesso Coinsigliere Eusebi ha chiesto chiarezza in questa vicenda affinché ci sia una vera crescita non solo fisica ma anche di conoscenza vera su come i  figli vengono curati da professionisti seri e non da farabutti che nel paziente e nel servizio sanitario vedono solamente un modo facile facile di far soldi.
"D’altronde– continua Eusebi – il sospetto mi sembra legittimo, mi chiedo per quale motivo il Responsabile di quella struttura del Salesi (la S.O.D di Diabetologia Pediatrica) che, secondo la massima legge sanitaria delle Marche (il Piano Socio Sanitario), è il punto di riferimento della rete di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, non è stato nemmeno inserito (quando dovrebbe presiederla) nella Commissione Regionale per l’Ormone della Crescita.
Perché il Responsabile della S.O.D. di Diabetologia Pediatrica del Salesi, unico pediatra specializzato in Endocrinologia della regione Marche e referente per la nostra regione della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (S.I.E.D.P.) non solo non presiede quella Commissione, ma non ha mai ottenuto, da una classe burocratica infedele e ottusa (e speriamo sia “solo” questo) l’autorizzazione alla prescrizione dell’ormone?
Quando si vedono compiere cose così incomprensibili, che tra l’altro contrastano con la volontà del Legislatore Regionale, da una classe burocratica che troppo spesso si occupa dei propri interessi con maneggi complicatissimi, mi sembra legittimo chiedersi: cosa c’è sotto? Per tentare di riportare a legalità questo strano caso il collega presidente Giancarli ed io abbiamo presentato una mozione n.671 presentata lo scorso 23 aprile 2014 che fu poi approvata."

Dal caso sollevato e dai dati che emergono da questa storia di malasanità viene da chiedersi quanto il sistema sanitario abbia allargato le proprie maglie senza più alcun filtro morale cedendo al business e al compromesso economico, seppellendo drasticamente l’etica caposaldo del giuramento di Ippocrate che dovrebbe contraddistinguere e guidare le scelte del medico. Questo scandalo ha minato in modo viscerale il rapporto di fiducia del cittadino non solo verso le istituzioni ospedaliere, ma in quello più personale e intimo che si instaura tra medico e paziente, che invero diventa la vittima disegnata e inconsapevole per ottenere guadagni facili e quei benefit che non dovrebbero mai varcare la soglia di uno studio medico o un ospedale, che sia esso pubblico e privato. In un mondo dove conta solo ed esclusivamente il fatturato, ci si chiede quanto il mercato farmaceutico, diventato non solo competitivo ma altamente concorrenziale, possa influenzare negativamente i meccanismi di controllo sanitario, dove l’utente finale, cioè il paziente diventerebbe un numero sfacciato. Queste crepe immense esporrebbero, se tali reati fossero dimostrati, crimini nauseabondi, scoperti dalle inchieste specifiche che in realtà neanche dovrebbero partire, che mettono sullo stesso piano il medico ad un sempsemplice affarista che ha trovato la strada più facile per ottenere benefit e denaro sfruttando l’ignaro malato per le proprie patologie. Lo scandalo è doppiamente inquietante dove a serio rischio sarebbero bambini trattati con dosi non idonee alle loro terapie. Tutto ciò potrebbe gettare ombre minacciose sulla gestione della sanità pubblica che indissolubilmente si troverebbe imbrigliata alle regole del business farmaceutico, dove a pagare le conseguenze più gravi e a volte irreversibili sono gli stessi malati oggetto del piano perpetrato, così il crimine diventa aberrante

 




EMBRIONI CONGELATI 19 ANNI FA: OK ALL'IMPIANTO

di Pina Guglielmino

Dopo una lunga attesa, arriva il via libera del tribunale civile di Bologna che ha accolto l'istanza di una cinquantenne ferrarese, la quale potrà farsi impiantare embrioni del marito morto nel 2011 congelati da quasi due decenni. A tal proposito, diversi i pareri degli esperti, che esternano la fattibilità dell'impianto, ma giudicano alto il rischio di aborto.

I giudici hanno quindi ordinato al policlinico Sant'Orsola di provvedere immediatamente all'impianto degli embrioni prodotti con fecondazione assistita nel '96, prima della Legge 40, e da allora crioconservati.Secondo l'ordinanza, anche se la dichiarazione del 2010 non si può considerare un valido consenso, la stessa "costituisce una manifestazione di volontà idonea" a escludere gli embrioni dalla categoria di 'embrioni in stato di abbandono'. In conclusione i giudici scrivono che, vista l'età della donna, l'aleatorietà dei risultati della fecondazione assistita e le maggiori difficoltà proporzionate al progredire dell'età, è necessario provvedere in via d'urgenza, non potendo la 50enne "attendere il normale esito di un procedimento civile ordinario, stante la sua lunga durata".

Secondo quanto esposto, si tratterebbe di un impianto molto complicato, la cui riuscita dipende anche dalla capacità di crescita conservata dall'embrione che dopo la lunga crioconservazione potrebbe non attecchire o crescere in modo adeguato. In effetti sono pochissimi i casi in letteratura di questo tipo andati a buon fine e ovviamente c'è da valutare anche l'età anagrafica della futura mamma, ricordando che più è avanzata l'età della donna, più la produzione degli ormoni è inferiore.

L'avvocato Boris Vitiello che ha seguito il caso: "E' una decisione pro vita – ha detto Vitiello – in quanto, senza l'intervento del tribunale cui si è fatto ricorso, non si sarebbe potuto conoscere quale sorte venga riservata a embrioni già formati".


I giudici sul caso della cinquantenne.
Il collegio della prima sezione civile (Betti, Squarzoni, Gaudioso) si riferisce nell'ordinanza proprio alla legge 40 del 2004, che in Italia vieta la crioconservazione di embrioni – se non nel caso in cui la donna, dopo la fecondazione, non possa procedere all'impianto per gravi motivi di salute – ma regola anche con linee guida le procedure di fecondazione intraprese prima della sua entrata in vigore, come nel caso della coppia. Per giudicare il caso specifico, i giudici si rifanno alle linee guida per cui "in caso di embrioni crioconservati, ma non abbandonati, la donna ha sempre il diritto di ottenere il trasferimento". Per questo va dunque accolto il ricorso, firmato da Vitiello.

La storia della coppia. La coppia si sposò nel 1998 e nel 1996 si rivolse al centro di fecondazione assistita dell'ospedale. Quell'anno fece un intervento, ma l'impianto non riuscì: otto embrioni non impiantati furono congelati, con il consenso dei due. In seguito, anche per una malattia dell'uomo, la coppia non fece nuovi tentativi di impianto, ma gli embrioni sono rimasti fino ad oggi crioconservati e ogni anno, fino al 2010, i due hanno confermato la volontà di mantenere gli embrioni. Dopo la morte del marito, la donna si è rivolta ancora al centro di procreazione medicalmente assistita chiedendo l'impianto. Nonostante il nulla osta del comitato di bioetica dell'università, la direzione ha negato però la possibilità, per un'interpretazione della legge 40 secondo cui doveva sussistere la permanenza in vita di entrambi. A febbraio 2013 c'è stato il ricorso in via d'urgenza, il rigetto del tribunale, poi il reclamo accolto dal collegio, dopo un'udienza a dicembre 2014.




BURIAN: DALLE STEPPE RUSSE ALLA SICILIA

di Angelo Barraco

L’Italia è piegata dalla morsa del freddo, si chiama Burian ed è un vento proveniente dalla steppa russa. Il freddo colpisce fortemente la Sicilia e sull’Etna si raggiungono i 21° sotto zero dove la neve è caduta nell’area sommitale e nell’area pedemontale. La neve ha imbiancato anche i colli che cingono Palermo. Non solo monte Cuccio, 1.050 metri e' la cima piu' alta: la neve è caduta anche a bassa quota. Ma i tutta la Sicilia, le gelide temperature russe, stanno lasciando il loro bianco segnale nello scenario dei siciliani non abituati a tutto ciò.  Vi sono -6 a Floresta, Messina, sui monti Nebrodi, dove si trova il Comune più alto di tutta l’isola. Lì la neve cade incessantemente. Ad Enna abbiamo una temperatura di -3 gradi e nevica. A causa del mare agitato, i collegamenti marittimi non raggiungono Ustica (Palermo) da 12 giorni e per trasportare i farmaci di prima necessità è stato necessario l’uso di un elicottero. Stesso problema verificatosi anche con i collegamenti con le altre isole.




TERREMOTO: DAVANTI ALLE EOLIE E ANCHE IN ABRUZZO

di Angelo Barraco

Stromboli
– Nell’Isola di Stromboli, una scossa di terremoto di magnitudo 4.7 gradi della scala Richter  è stata registrata, intorno alle ore 11.00 ad una profondità di 273 chilometri, davanti alle isole Eolie. Le isole presenti nell’area in cui vi è l’epicentro sono Stromboli e Panarea. Al momento non è arrivato segnale di danni a persone o cose. Bisogna ricordare che la scossa è stata registrata dall’istituto di geofisica e vulcanologia, l’ingv.

Oggi l’ingv riporta anche un altro terremoto registrato in territorio italiano ovvero in provincia de L’Aquila, in Abruzzo. Ha raggiunto un magnitudo di 2.9 della scala Richter ed è avvenuto intorno alle ore 8.00 di questa mattina nei pressi dei comuni di San Donato Val Di Comino (Fr), Opi (Aq), Pescasseroli (Aq). Vi sono altri comuni coinvolti, ma distanti dall’epicentro, e sono: Alvito (Fr), Atina (Fr), Belmonte Castello (Fr), Broccostella (Fr), Campioli Appennino (Fr), Casalattico (Fr), Casalvieri (Fr), Fontechiari (Fr), Gallinaro (Fr), Pescosolido (Fr), Picinisco (Fr), Posta Fibreno (Fr), San Biagio Saracinisco (Fr), Settenari (Fr), Vicalvi (Fr), Villa Latina (Fr), Barrea (Aq), Bisegna (Aq), Civitella Alfedena (Aq), Scanno (Aq), Villalago (Aq), Villetta Barrea (Aq).
 




TERREMOTO: NELL'ISOLA DI STROMBOLI E ANCHE IN ABRUZZO

Angelo Barraco

Sicilia – Nell’Isola di Stromboli, una scossa di terremoto di magnitudo 4.7 gradi della scala Richter  è stata registrata, intorno alle ore 11.00 ad una profondità di 273 chilometri, davanti alle isole Eolie. Le isole presenti nell’area in cui vi è l’epicentro sono Stromboli e Panarea. Al momento non è arrivato segnale di danni a persone o cose. Bisogna ricordare che la scossa è stata registrata dall’istituto di geofisica e vulcanologia, l’ingv.
Oggi l’ingv riporta anche un altro terremoto registrato in territorio italiano ovvero in provincia de L’Aquila, in Abruzzo. Ha raggiunto un magnitudo di 2.9 della scala Richter ed è avvenuto intorno alle ore 8.00 di questa mattina nei pressi dei comuni di San Donato Val Di Comino (Fr), Opi (Aq), Pescasseroli (Aq). Vi sono altri comuni coinvolti, ma distanti dall’epicentro, e sono: Alvito (Fr), Atina (Fr), Belmonte Castello (Fr), Broccostella (Fr), Campioli Appennino (Fr), Casalattico (Fr), Casalvieri (Fr), Fontechiari (Fr), Gallinaro (Fr), Pescosolido (Fr), Picinisco (Fr), Posta Fibreno (Fr), San Biagio Saracinisco (Fr), Settenari (Fr), Vicalvi (Fr), Villa Latina (Fr), Barrea (Aq), Bisegna (Aq), Civitella Alfedena (Aq), Scanno (Aq), Villalago (Aq), Villetta Barrea (Aq).




LONDRA, DECISIONE EPOCALE: CON L'EUGENETICA LA CREAZIONE DELL'UOMO PERFETTO

di Cinzia Marcegiani

Londra – Martedì 3 febbraio 2015 una votazione che rimarrà scolpita nella storia dell’umanità. Nel Regno Unito i membri del Parlamento nella Camera dei Comuni hanno approvato la donazione mitocondriale con una votazione senza ripensamenti, con 382 deputati a favore e 128 contro che fanno diventare la Gran Bretagna il primo paese al mondo che introdurre leggi che permettono la creazione di "tre bambini".

Decisione epocale che nasconde anche tante altre ricerche che mirano alla creazione perfetta dell’uomo senza la presenza del padre e madre.

Una decisione storica che dimostra come l’eugenetica non sia stata mai accantonata e non sia una favola o un film di fantascienza e che spesso dietro le ricerche sulle cellule embrionali, nonché le staminali embrionali finanziate dall’Unione Europea, si nascondano di fatto mire ben più precise patinate dalla necessità di avere una scienza libera senza alcun paletto etico e conservatore….

La notizia data in anteprima dalla CCB spiega che la tecnica, che è stata sviluppata a Newcastle, si propone di aiutare le persone che soffrono di una malattia mitocondriale. I mitocondri sono i minuscoli compartimenti produttori di energia all'interno delle cellule, tuttavia, annualmente circa 6.500 bambini sviluppano gravi disturbi mitocondriali in tutto il mondo, che si trasmettono esclusivamente dalla madre. Questi disturbi possono portare a danni cerebrali, atrofia muscolare, insufficienza cardiaca e alla cecità.

I rapporti dicono che la nuova tecnica può modificare i mitocondri difettosi combinando il DNA di un uomo e una donna con i mitocondri sani di una donna donatore. Questa tecnica viene effettuata da fecondazione in vitro (IVF). Anche se i bambini portano DNA delle tre persone, la percentuale di DNA della donna donatore rappresenta solo lo 0,1 per cento del patrimonio genetico. La produzione del primo di questi bambini è prevista il prossimo anno e altre circa 150 coppie inglesi beneficeranno annualmente di questa tecnica.

Jane Ellison, Ministro della Salute Pubblica, ha affermato durante il dibattito che questa decisione è un passo coraggioso per il parlamento, è un passo considerato e informato: ”Questa è la scienza leader a livello mondiale all'interno di un regime normativo altamente rispettato. E per molte delle famiglie colpite, si tratta di una luce alla fine di un tunnel molto scuro.”

Ma la decisione suscita troppi interrogativi che non riguardano solo l’etica, alcuni gruppi di controllo di interesse pubblico preoccupano le nuove misure avrebbero portato alla nascita di bambini su misura.
Fiona Bruce, il deputato per Congleton, ha sollevato inquietanti interrogativi che evidentemente la scienza non può rispondere: Questa manipolazione verrà tramandata per generazioni e le eventuali implicazioni di tutto ciò che potrà derivarne non possono essere previste. Ma una cosa è certa, una volta che questa alterazione ha avuto luogo, come qualcuno ha detto, una volta che il gene è uscito dalla lampada, una volta che queste procedure autorizzare oggi andranno avanti, non ci sarà modo di tornare indietro per la società".

Il dibattito è stato molto acceso poiché questa decisione costituisce la reale modificazione genetica. Lo stesso Robert Flello, che rappresenta Stoke-on-Trent Sud, ha detto di temere per le famiglie se saranno delusi tragicamente a causa delle incertezze nella tecnica e inoltre la società sarebbe "sul piede di guerra" se questa è stata una proposta con colture geneticamente modificate.

Una scienza che non tiene conto delle conseguenze a lungo termine è la dimostrazione che i fondi per le ricerche sulle staminali embrionali possa nascondere di fatto anche questa paventata idea di costruire bambini. I ricercatori israeliani e britannici proprio la scorsa settimana affermavano che hanno utilizzato con successo cellule umane per creare cellule germinali primordiali che si sviluppano in uovo e sperma per la prima volta. Lo studio, pubblicato nella rivista US journal Cell, afferma che potrebbe contribuire a cedere comprensione dei problemi di fertilità e dei primi stadi di embrionale sviluppo e potenzialmente, in futuro, consentire lo sviluppo di nuovi tipi di tecnologia riproduttiva (!?)

"I ricercatori hanno cercato di creare cellule umane germinali primordiali (PGC) nella capsula di Petri per anni", riferisce il prof Jacob Hanna del Weizmann Institute of Science in Israele , che ha condotto lo studio: "PGC sorgono entro le prime settimane di sviluppo embrionale, le cellule staminali embrionali nel ovulo fecondato iniziano a differenziarsi in tipi di cellule di base.” Il progetto ambizioso di questa eugenetica ormai svelata parte con l’invenzione nel 2006 di creare queste cellule staminali pluripotenti indotte (iPS), in modo da riprogrammare le cellule adulte affinché possa comportarsi come cellule staminali embrionali cellule, che possono poi differenziarsi in qualsiasi tipo di cellula. La storia viene spiegata partendo proprio da diversi anni fa, i ricercatori in Giappone hanno ottenuto con successo le cellule iPS topo di differenziarsi in PGC, ma gli sforzi per replicare il successo in cellule umane hanno fallito. I ricercatori hanno scoperto che le cellule embrionali di topo sono facilmente mantenuti nella loro condizione di cellule staminali in laboratorio, mentre le cellule iPS umane hanno una forte spinta per differenziare. Invece ora si le legge che nel nuovo studio, il team di Hanna ha creato un metodo per regolare lungo il percorso genetico per questa differenziazione, creando così un nuovo tipo di cellule iPS che hanno soprannominato "cellule naive." E proprio queste cellule naive sembravano ringiovanire un passo in più cellule iPS, più vicino allo stato originale embrionale da cui si può veramente differenziarsi in qualsiasi tipo di cellula. Insieme con il gruppo del laboratorio del professor Azim Surani di Cambridge Università, i ricercatori hanno scoperto con questo metodo sono stati in grado di convertire fino al 40 per cento delle cellule iPS in cellule PGC. Il professor Hanna ha osservato che PGC sono solo il primo passo nella creazione di sperma umano e ovuli, ma è sicuro che sarà un giorno essere possibile utilizzare i risultati per contribuire a permettere le donne che hanno subito la chemioterapia o la menopausa precoce di concepire. Nel frattempo, lo studio ha già dato alcuni risultati interessanti, tra cui un gene noto come Sox17 che è fondamentale per indirizzare le cellule iPS per diventare primordiale cellule germinali nell'uomo, ma non nei topi.

Dallo studio pubblicato su Nature lo scorso 24 dicembre 2014 si legge che l'esperimento, ricrea in esseri umani parti di un procedimento prima sviluppata nei topi, in cui le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) – cellule 'riprogrammate' che possono differenziarsi in quasi ogni tipo di cellula – sono utilizzato per creare spermatozoi o uova che vengono successivamente manipolati per produrre nati vivi da in vitro fecondazione:” In linea di principio, il processo potrebbe essere utilizzato anche per ricavare ovociti dal corpo di un uomo. Questi potrebbero essere fecondati in vitro dallo sperma di un altro uomo e l'embrione risultante potrebbero essere impiantato in una madre surrogata – permettendo ai due uomini di avere un figlio biologico insieme. Ma gli ostacoli tecnici sarebbero formidabile: in particolare, gli uomini non hanno ovaie, in cui potrebbero essere autorizzate le cellule precursori a maturare in uova.”

E il caso Stamina si inserisce prepotentemente in questo contesto e neanche in modo marginale. Proprio sui finanziamenti la Commissione europea il 9 luglio 2003 proponeva orientamenti etici rigorosi sul finanziamento comunitario della ricerca sulle cellule staminali dell'embrione umano, indicando che: ”Tale ricerca, in particolare quando implica la derivazione di cellule staminali da embrioni umani sovrannumerari, può avvenire soltanto nel rispetto di orientamenti etici chiari e rigorosi. Il programma di ricerca dell'Unione europea include disposizioni etiche relative a settori sensibili della ricerca. Tuttavia, considerata la particolare delicatezza della ricerca sulle cellule staminali dell'embrione umano, il Consiglio e la Commissione hanno convenuto, nel corso del processo decisionale sul Sesto programma quadro, che sarebbero stati adottati ulteriori orientamenti etici prima della fine del 2003 per decidere e per monitorare i finanziamenti dell'UE relativi alla ricerca sulle cellule staminali dell'embrione umano.

Proprio allora venne impartita la seguente direttiva: ”Nella proposta della Commissione si ammette che la questione è controversa e rimangono aperti molti interrogativi, pur riconoscendo il potenziale che essa offre per la cura delle malattie e il principio di libertà della ricerca contenuto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Essa propone i seguenti orientamenti:
• l'UE non finanzierà la ricerca sulle cellule staminali dell'embrione umano negli Stati membri in cui questo tipo di ricerca è vietata;
• le cellule staminali degli embrioni umani possono essere derivate solo da embrioni sovrannumerati, donati per la ricerca dai genitori e che furono creati prima del 27 giugno 2002, data d'adozione del Sesto programma quadro di ricerca dell'Unione europea. Tali embrioni sono destinati all'eliminazione;
• la ricerca sarà finanziata solo nel caso in cui venga dimostrato che soddisfi obiettivi di ricerca particolarmente importanti;
• la ricerca sarà finanziata solo in mancanza di alternative adeguate. In particolare, è necessario che non si possono utilizzare linee di cellule staminali adulte o embrionali già esistenti;

Un bel deterrente non vi è dubbio, la Commissione europea, interromperebbe i finanziamenti qualora una tecnica diversa dimostrerebbe la possibilità di indagare e fare ricerca senza dover uccidere le cellule embrionali.. Stamina potrebbe, qualora dimostrasse una potenzialità importante sulle malattie neurodegenerative, diventare un ostacolo insormontabile per chi vive esclusivamente di finanziamenti pubblici per dimostrare tesi e sperimentazioni che di fatto sono ancora ad oggi dichiarate nocive e cancerogene, con cellule di derivazione embrionale. E allora perché non si vuole affrontare il procedimento istituito al Tar del Lazio, mentre se ne chiede la testa per il patteggiamento?
La stessa ministra Lorenzin si è dichiarata contraria al patteggiamento per il processo Stamina.  Allora perchè non andare fino in fondo anche con il Tribunale amministrativo?
 




SPERIMENTAZIONE FARMACI: QUEL TAVOLO MINISTERIALE CHE NON DECOLLA

di Cinzia Mrachegiani

Una storia strana e nebulosa cala il sipario sulla prosecuzione del Tavolo tecnico scientifico sui metodi alternativi sostitutivi alla sperimentazione animale che l’ex Ministro della salute Renato Balduzzi aveva avviato e inaugurato nel corso della suo mandato assieme alla collaborazione preziosa del Partito Animalista Europeo. Ad oggi purtroppo nulla più si è mosso in questa direzione che vede primeggiare un atteggiamento di fermo e chiusura verso tutti quei metodi che ad oggi dovrebbero avviarsi verso un normale processo e progresso nella scienza nella sperimentazione dei farmaci. Metodi alternativi e validi che sono giustificati non solo verso la tutela degli animali da salvaguardare (e invece usati come cavie nei centri di ricerca), ma soprattutto cercando di scardinare l’ormai antiquato sistema che predilige la sperimentazione animale, di fatto superata dallo studio della genetica degli esseri umani, ma che forzatamente cerca ancora sostentamento nelle ricerche sui farmaci.
Il tavolo ministeriale- conferma il presidente del PAE, Stefano Fuccelli– è stato bloccato dal precedente direttore generale, dott.ssa Gaetana Ferri, rimosso dopo l'iscrizione sul registro degli indagati dalla Procura di Roma a seguito della denuncia del Partito Animalista Europeo per omissione d'atti d'ufficio, già indagato dalla medesima Procura per il coinvolgimento nello scandalo dei trafficanti di virus, il suo successore anch'esso pro vivisezione continua ad ostacolare il regolare svolgimento del Tavolo nonostante la formale istanza inoltrata nel mese di novembre 2014.
Per questo motivo nella data del 29 gennaio 2015, lo stesso movimento ha diffidato legalmente il nuovo direttore generale della Direzione Generale sanità animale e dei farmaci veterinari, dott. Silvio Borrello alla prosecuzione del Tavolo tecnico scientifico sui metodi alternativi/sostitutivi alla sperimentazione animale. Stefano Fuccelli spiega questo importante processo di crescita non solo culturale ed etico, ma soprattutto scientifico in cui si dovevano trovare i punti da cui partire con scienziati e ricercatori esattamente nel tavolo ministeriale appare tutt'ora contrastato dall'attuale ministro Lorenzin: “non da seguito al percorso iniziato per motivi che dovrà spiegare seriamente, non vorrei che la pressione delle lobby abbiamo imbavagliato questa opportunità per migliorare le prestazioni dei farmaci troppo spesso messi in commercio e altrettanto ritirati perché scoperti dannosi solo dopo il post marketing. Troppi interessi ruotano intorno alla sperimentazione animale, dal profitto e non certo per un miglioramento della salute umana alla protezione legale.”

Il cuore di questa battaglia di crescita scientifica e non solo etica punta i riflettori sulla sperimentazione animale che, dal canto suo,  ha mostrato e mostra ogni giorno le sue sconfitte nel campo medico. Lo stesso Fuccelli spiega:” La sperimentazione animale permette alle aziende sia di commercializzare qualsiasi sostanza anche nociva e mortale per l'uomo, sia di non esserne poi responsabili in caso di danni o disastri farmacologici poiché la sua produzione e diffusione nell’ambiente sono avvenute a norma di legge. Milioni di decessi in tutto il mondo ma nessuno è mai andato in galera grazie all'alibi della vivisezione, questo è l'unico motivo per cui non viene abolita.”
Il PAE chiede di calendarizzare sin da subito ed in streaming i prossimi incontri al fine di permettere a tutti i membri di lavorare proficuamente verso lo stesso scopo: affinché si possa accelerare il progresso scientifico, tutelare maggiormente la salute pubblica e conseguire un risparmio di spesa:”Il Tavolo è il luogo istituzionale più accreditato alla discussione di un argomento che riguarda non soltanto il benessere degli animali ma soprattutto la tutela della salute pubblica. Continuare a perseverare nel sottrarsi al confronto conferma l'insussistenza scientifica della loro teoria…e dal profilo scientifico avvenuto purtroppo sono bastate soltanto tre sedute di confronto tra le due commissioni di scienziati e ricercatori, pro e contro il modello animale, per far congelare la prosecuzione del Tavolo visto l'imbarazzante impasse in cui si sono venuti a trovare i pro-vivisezione.”

Interessante l’intervento della dottoressa Valeria Roni, Laurea in Scienze Biologiche Università di Padova, al DEA in Biologia e dottorato di ricerca in Scienze Oncologiche che conferma, come anche tantissimi altri ricercatori con esperienze a livello mondiale, che la ricerca con animali è una vera e propria offesa all'onestà scientifica. La stessa dr.ssa Roni spiega in termini specifici che la sperimentazione animale è ormai un cammino lontano dalla scienza che miri ad una vera conoscenza è primitiva perché si basa sul modello animale, quando oggi abbiamo a disposizione una conoscenza biomolecolare e soprattutto genetica che ci ha portato a comprendere una regolazione genica molto complessa e che dimostra che, anche se abbiamo delle sequenze che collimano tra specie diverse, è la regolazione a monte del gene che cambia completamente:”In questo caso, alla luce delle nuove conoscenze scientifiche viene confutata tutta la traslazione specie/specie..anzi occorre porci in un approccio scientifico ancora più rigoroso, tanto che si è arrivati ad nuova scienza, la farmacogenetica, cioè lo studio di farmaci specifici per il singolo individuo, poiché due individui anche se uguali ad esempio donna/donna, o gemelli hanno genomi leggermente diversi, e rispondono in modo diverso al trattamento farmacologico. E allora, possiamo ancora paragonare noi e la nostra risposta al trattamento farmacologico a quello che avrebbe un’altra specie!? Qui ci sono i meccanismi regolatori che saltano completamente e ci differenziano. E’ un errore scientifico nel voler creare ancora il modello animale soprattutto nel creare modelli di malattie (per far ammalare gli animali e poi studiarci sopra). Per esempio nelle malattie neurodegenerative, che sono geneticamente molto complesse, abbiamo una cascate di geni, non un gene solo, che lavorano, una pathway al cui interno, anche se molto conservata tra l’umano e la specie di riferimento, si hanno evidenti variazione di regolazione. Perciò alla luce della regolazione genica, la sperimentazione animale crolla, e come scienziata non potrei sostenerla, perché occorre avere onestà scientifica.”

La sperimentazione animale oggettivamente pone in discussione i molteplici farmaci immessi in commercio e poi costantemente ritirati o rimodulati perché il post marketing (sperimentazione di massa) dimostra le carenze dei trials clinici. E’ questione di onestà scientifica che è sotto gli occhi di tutti, basta leggere il comunicato della stessa AIFA che spiega quando un farmaco viene ritirato: «In realtà, l’introduzione di un nuovo medicinale sul mercato porta con sé sempre una quota di azzardo che purtroppo si gioca sulla pelle dei pazienti. I dati a disposizione al momento di capire se vale la pena metterlo a disposizione della comunità sono sempre limitati a ciò che siamo in grado di valutare in un ambito sperimentale. Spesso si è in condizioni distanti dalla pratica clinica di tutti i giorni, dove sono molteplici i fattori che entrano a complicare lo scenario del nuovo intervento terapeutico. L’enfasi data al ritiro di un farmaco nasconde però l’incapacità di percepire, da parte degli operatori sanitari e del pubblico, la necessità di una revisione “continua” del profilo beneficio/rischio di ogni medicinale. Una lettura più critica consentirebbe forse al prescrittore, al dispensatore e al pubblico una diversa predisposizione ad un ruolo attivo nella farmacovigilanza, attraverso la segnalazione delle reazioni avverse (vecchie e nuove). Nessun farmaco può considerarsi scontatamente sicuro, anche se sostenuto alla base da risultati recenti e da un utilizzo consolidato. La rivalutazione del profilo beneficio/rischio di un medicinale non è quindi un’ammissione implicita di colpa né una sorta di testimonianza di una sistema che fallisce la sua missione di evitare rischi inutili.»
E allora perché non si vuole fare un confronto e tessere un percorso per progettare un tavolo ministeriale con un parterre di scienziati che possono attivare un contributo di spessore promotore di un grande cambiamento scientifico e culturale? La domanda legittima è insistente e cerca una spiegazione logica e seria che giustifichi la motivazione di questa censura ostacolata a livello istituzionale. Ci vorrebbe onestà scientifica, poiché ancora ad oggi si vede mettere in commercio farmaci anche sperimentati solo 6 mesi e poi ritirati dopo anni di post marketing alla faccia della sicurezza del cittadino…ma intanto le casse di chi l’ha prodotto sono state ben rimpinguate. Allora è lecito chiedere un cambiamento di rotta? Lorenzin se ci sei batti un colpo.




STAMINA: VANNONI PATTEGGIA A UN ANNO E DIECI MESI

di Silvio Rossi

Davide Vannoni era solo un truffatore, e quanti hanno creduto nella validità del metodo stamina sono stati raggirati.
Quanto appena affermato non è l’arringa di un pubblico ministero, o l’accusa di qualche scettico, nel tentativo di ostacolare l’azione del discusso ideatore del metodo di cura. È invece il risultato dell’ammissione di colpa che lo stesso Vannoni ha implicitamente prodotto con il patteggiamento per l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa.
Una decisione che contrasta notevolmente con l’atteggiamento spavaldo avuto dall’esperto in comunicazione alle prime indagini, quando affermava che il metodo da lui creato era da premio Nobel, una scelta che significa smentire tutte le accuse al ministero di boicottare le sue ricerche, le dispute con gli scienziati internazionali, che hanno sempre bollato il metodo Stamina come inefficace e, in qualche caso “criminale”.
Sebbene lo stesso Vannoni continui ad affermare che il patteggiamento non sia un’ammissione di colpevolezza, interpretazione alquanto bizzarra, non riteniamo verosimile la proposta di accettare una pena che sfiora i due anni (l’accordo col Procuratore Guariniello è di un anno e dieci mesi), nonostante la non menzione nel certificato penale. Una pena che prevede, come misure accessorie, la rinuncia a effettuare nuovamente le infusioni, e il ritiro al ricorso contro il Comitato Scientifico del Ministero della Salute, presentato al Tar del Lazio, altro elemento che dimostra la rinuncia a difendere il metodo sia su tutta la linea.
Sarà il GUP Giorgio Potito il prossimo 18 marzo a decidere se approvare o meno la proposta di patteggiamento, che se da una parte mette fine alla disputa sulla validità del metodo Stamina, non fornisce risposte adeguata a quanti chiedono all’ideatore della terapia non convenzionale il risarcimento dai danni provocato dalle infusioni.

Tra questi il più attivo è Carmine Vona, classificato nell’inchiesta come “vittima numero 52”, venditore ambulante, che per colpa delle infusioni ha avuto un ictus che l’ha lasciato semiparalizzato. Si definisce amareggiato perché con questa procedura Vannoni non farà neanche un giorno di carcere, ma ringrazia lo stesso Guariniello perché perlomeno la verità è venuta fuori, per zittire quanti hanno speculato sul suo dolore.




VACCINO ANTINFLUENZALE: L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

di Cinzia Marchegiani

Partiamo dal presupposto che molto spesso si fa molta confusione con influenza e sindrome influenzale. Siamo abituati a confondere le parole, e sembra che anche i preposti istituzionali scivolino tra le pieghe di queste sfumature. Addirittura si continua a citare 8.000 morti per influenza solo in Italia per la stagione influenzale 2013/2014, neanche Ebola in tutto il continente ha fatto tanti danni. Se fossero veri questi dati, sarebbe emergenza planetaria. E' importante focalizzare un assunto importante, il vaccino influenzale non copre le sindromi influenzali che invero sortiscono gli stessi sintomi dell'influenza. Il documento ufficiale,“Protocollo vaccinale della Regione Lazio” spiega queste differenze sostanziali che però guarda caso sono nozioni che difficilmente si trovano a portata di mano e diffuse correttamente. In questo documento, oltre ad obbligare i medici ad informare l'assistito (ovviamente sani) sia dei benefici e rischi della prassi vaccinale, deve anche ricordare che la profilassi è una libera scelta. A chiare lettere sotto la dicitura “Nota bene” il documento ammette: “il vaccino antinfluenzale offre una protezione specifica esclusivamente nei confronti del virus dell’influenza, per cui durante il periodo invernale possono insorgere malattie respiratorie acute, provocate da altri virus o da batteri, anche in soggetti vaccinati contro l’influenza.”

Ma sul vaccino cosa non sappiamo? Ad entrare nel dettaglio ci viene incontro il medico pediatra Girolamo Giannotta, che non si ferma alle superficiali informazioni del bugiardino del farmaco vaccinale e ci illustra un mondo a noi sconosciuto, frutto di studio e riflessioni che non dovrebbero allarmare ma semplicemente creare consapevolezza, poiché esiste sempre un confine tra etica, coscienza e scienza spesso alla mercé della soggettività dei signori stimati professori.

VACCINO E IL VACCINATO…PROFONDE DIFFERENZE

«Non ho ancora capito perché il protagonista debba essere il vaccino e non il vaccinato. L’attuale paradigma considera soggetto il vaccino (che dovrebbe essere l’oggetto), mentre il vaccinato, per un mero fatto consequenziale, è l’oggetto della pratica e non il soggetto che subisce una pratica medica ipoteticamente preventiva. Dopo questa preliminare distinzione di ruoli, e dopo aver messo in chiara luce sia l’oggetto che il soggetto della seguente disquisizione, non mi resta che cominciare dal soggetto. Il destinatario dell’atto medico ipoteticamente preventivo è un soggetto, generalmente, adulto che può essere in buona o cattiva salute, che ha un suo sistema immunitario che chi vaccina va consapevolmente od inconsapevolmente a stuzzicare. L’atto della vaccinazione, a prescindere dalla consapevolezza di chi lo propone e/o lo esegue, è comunque un’azione diretta a produrre una risposta immunitaria adattativa passando sempre e comunque dall’immunità innata. L’immunità innata si avvale di una serie di cellule, meccanismi e mediatori chimici che rappresentano la prima linea di difesa contro le molecole estranee penetrate nel nostro organismo. La risposta adattativa è preparata dagli elementi dell’immunità innata e consiste nella produzione di una risposta specifica contro una molecola estranea (generalmente una proteina che funziona da antigene) che può essere legata alle cellule T (linfociti) od alle cellule B che si trasformano in un loro derivato capace di produrre anticorpi (plasmacellula). Nel caso della vaccinazione anti-influenza, il vaccino dovrebbe evocare nel soggetto vaccinato la sintesi di anticorpi neutralizzanti il virus, che dovrebbero proteggere il soggetto dal rischio di contrarre la malattia in corso di epidemia annuale. Se del soggetto abbiam contezza, dell’oggetto il mistero impera.»

VACCINO E IL SUO PARADIGMA…UNA FIALA PER TUTTI

«Reed et al. (2006), sostengono che nell’approccio empirico non si richiede che l’investigatore capisca nei dettagli la risposta immunologica all’agente immunizzante. Poiché questo è lo stato dell’arte, non mi resta che cercare di capire come agiscono le componenti vaccinali. In via preliminare vi devo dire che le due componenti principali nei vaccini sono: l’antigene appartenente all’agente patogeno contro il quale desideriamo che l’organismo produca una risposta adattativa, e l’adiuvante che ha il compito di far risparmiare sulla dose di antigene e deve essere in grado di stimolare le vie necessarie che sono coinvolte nella genesi delle risposte immuni protettive. Secondo Poland et al. (2013), con le scoperte attuali di immunogenetica il vecchio paradigma della produzione vaccinica di “una fiala unica per tutti” è ampiamente superato come appare superato il vecchio approccio esclusivamente empirico, che è un altro paradigma, di “isolare-inattivare-iniettare” il vaccino. Ora, se gli adiuvanti vaccinati sono molto utili alle Multinazionali, lo stesso non si può dire se la cosa la si guarda dal lato del soggetto vaccinato. Infatti, in rari casi, alla vaccinazione consegue una reazione immunitaria umorale (produzione di anticorpi) contro gli antigeni del self (antigeni personali) dovuta alla “mimica molecolare”, alla diffusione degli epitopi (piccola parte dell’antigene che evoca una risposta immunitaria e che si lega all’anticorpo specifico prodotto dall’organismo in risposta alla sua presenza) od ad una risposta immunitaria policlonale. Nonostante ciò, una malattia auto-immune post-vaccinale è un evento raro.»

ADIUVANTI NON SEMPRE INNOCUI E INSERITI ANCHE SE IL LORO MECCANISMO E’ SCONOSCIUTO
«Nel 2009, Israeli et al., descrissero una nuova sindrome associata a diverse vaccinazioni ed una nuova sindrome indotta dagli adiuvanti contenuti nei vaccini. Questa sindrome comprende tutte le condizioni auto-reattive associate alla somministrazione dei vaccini anche se sono incluse in questo contesto pure le reazioni al silicone iniettato nell’organismo. La sindrome si definisce con l’acronimo ASIA. Questi poche notizie sono utile per comprendere che gli adiuvanti utilizzati nei vaccini non sono sempre innocui ed in rari casi sono anche dannosi. A ciò va aggiunto il fatto che chi li inserisce nei vaccini afferma di non sapere come gli adiuvanti funzionino. Quasi tutti i lavori scientifici internazionali sugli adiuvanti sono di parte e parecchi sono in aperta contraddizione con quanto si riesce a sapere dalla piccola parte della scienza che non è asservita al potere delle Multinazionali. Considerato che dobbiamo essere sintetici e dobbiamo confinare questa sommaria discussione alla vaccinazione anti-influenza, e che gli attuali vaccini della Novartis contengono l’adiuvante MF59; non mi resta che darvi qualche sintetica notizia. Nel 2011, un gruppo di ricercatori della Novartis affermava che la via che utilizza MF59 per esercitare il suo potere adiuvante è sconosciuta.
Nel 2010, Lucie Kalvodova, ha studiato gli effetti degli adiuvanti a base di emulsione olio-acqua contenenti squalene. In tutti i tipi cellulari studiati le goccioline dell’emulsione entravano nella cellula per un meccanismo di endocitosi. Questa assunzione da parte della cellula provocava un accumulo acuto di lipidi neutri sotto forma di goccioline lipidiche citoplasmatiche. L’accumulo realizzato comprendeva: lo squalene introdotto con l’adiuvante, gli esteri del colesterolo, i trigliceridi, gli acidi grassi ed i diacilgliceroli. Poiché molti lipidi sono molecole funzionali e l’accumulo lipidico in sede extra, rispetto ai tessuti adiposi, agisce da stimolo infiammatorio; risulta evidente che l’adiuvante ha modificato rapidamente il metabolismo lipidico nelle cellule bersaglio.
Ciò per dire che l’adiuvante MF59 va per i fatti suoi e l’antigene fa lo stesso da un’altra parte.»

IL RUOLO DEI LINFOCITI Th17
«Nel 2014, Gopal et al., hanno scoperto che i linfociti TH17 sono critici nel mediare l’immunità indotta da vaccino. L’interleukina essenzialmente prodotta da questi linfociti è l’IL-17 che è una potente sostanza pro-infiammatoria che media l’immunopatologia del danno polmonare dopo l’infezione influenzale nel topo. Niente panico, la Novartis sta sviluppando un’anticorpo monoclonale umano contro l’IL-17; e se loro lavorano sull’IL-17 significa che è importante e che noi abbiamo capito che una pregressa esposizione può rendere l’organismo del topo suscettibile al danno estensivo del polmone quando contrae l’influenza. Comunque, IL-17 induce l’espansione e l’accumulo di neutrofili e collega l’immunità innata con quella adattativa.»

INFLUENZA, L’ANZIANO SVILUPPA RISPOSTA CHEMOKINICA E CITOKINICA

«Nell’influenza, in modo naturale, si sviluppa una risposta chemokinica e citokinica esuberante e questa è tanto più probabile quanto più il paziente è anziano e/o portatore di patologie. In questi soggetti, quando si ammalano di influenza, le citokine sono molto più alte rispetto ai giovani.
I ricercatori della Novartis hanno anche ipotizzato l’intervento della proteina adattatrice MyD88 per spiegare il meccanismo adiuvante dell’MF59 non dipendente dall’inflammasoma.
Li et al., nel 2012, hanno ipotizzato che l’epidemia influenzale del 2009 (suina) ha prodotto un danno polmonare fatale poiché si erano prodotti elevati livelli di IL-17. Naturalmente, non sono riuscito a trovare i lavori che dimostrano che il vaccino eleva i livelli di IL-17, ma questo non è un problema perché le interleukine IL-1β e IL-18, in sinergia con l’IL-23, possono promuovere la produzione di IL-17 stimolando i linfociti TH17 e quelli Tγδ. I linfociti TH17 ed i linfociti Tγδ sono attivati dalle citokine prodotte dalla caspasi-1 e sono importanti per le malattie autoimmuni. Per i Sali d’alluminio questa è la strada naturale; mentre per l’adiuvante MF59, anche se si mantiene il mistero, come si fa a non ipotizzare che si va a stimolare l’immunità innata, poi si possano schivare le citokine tipicamente rilasciate dagli elementi che la compongono? I linfociti TH17 sono elementi plastici potendo derivare dai TH1 e retro-convertirsi in TH1.»

RISPOSTA AL VACCINO ESAGERATA NEGLI ANZIANI CO PATOLOGIE ASSOCIATE
«La vaccinazione produrrebbe una risposta citokinica e chemokinica che non si è quantificata e tale risposta è, verosimilmente, più esagerata negli anziani e nei soggetti con patologie associate. Poi esiste il problema delle reiterate somministrazioni che possono aver allenato l’organismo a rispondere in modo esagerato ed inappropriato alla stimolazione antigenica.
Abbiamo il dato dei soldati coreani del 2012 che ci potrebbe aiutare e che ha dimostrato che la somministrazione del vaccino antiinfluenzale con l’adiuvante MF59 era associato con un’incidenza incrementata di eventi avversi locali e sistemici dopo la vaccinazione, anche se erano di media gravità e transitori.»

Il Dr Giannotta conclude il suo viaggio scientifico affrontando nello specifico i vaccini FLUAD e Agrippal che tuttora sotto inchiesta della magistratura: «Nelle schede tecniche del FLUAD ed dell’AGRIPPAL della Novartis si legge: “In seguito alla vaccinazione influenzale sono stati osservati risultati falsi positivi nei test sierologici utilizzati per identificare anticorpi verso l’HIV-1, l’epatite C e soprattutto l’HTLV-1 mediante il metodo ELISA. La tecnica Western Blot consente di identificare i risultati ELISA falsi positivi. Queste reazioni false positive transitorie potrebbero essere dovute alle IgM di risposta al vaccino”….vista la serietà della cosa, vi risparmio l’aneddoto finale.»

E la domanda sorge spontanea, se è un dato oggettivo che il vaccino antinfluenzale non è mai totalmente efficace poiché il virus su cui si basa la produzione arriva mutato, perché si deve spendere un tesoro immenso che va anche nelle tasche anche dei medici che consigliano la vaccinazione? L'Osservatore d'Italia in una piccola inchiesta è andata a sbirciare come la Regione Lazio attribuisce un finanziamento pari ad un incentivo ai medici che dimostrano con dei report le vaccinazioni effettuate, che è il risultato di queste combinazioni:
A) € 4,50 per ogni soggetto di eta ³ 65 anni al 31/12/2014, vaccinato direttamente dal medico ed eccedente il numero di soggetti vaccinati necessario per raggiungere l’obiettivo di copertura del 65% nella propria popolazione assistita appartenente a detta fascia di eta;
B) € 6,50 per ogni soggetto di eta ³ 65 anni al 31/12/2014, vaccinato direttamente dal medico ed eccedente il numero di soggetti vaccinati necessario per raggiungere l’obiettivo di copertura del 70% nella propria popolazione assistita appartenente a detta fascia di età;
C) € 8,50 per ogni soggetto di eta ³ 65 anni al 31/12/2014, vaccinato direttamente dal medico ed eccedente il numero di soggetti vaccinati necessario per raggiungere l’obiettivo di copertura del 75% nella propria popolazione assistita appartenente a detta fascia di età.
 




STAMINA: CONDANNATI A MORTE SENZA CONOSCERE LA VERITA’

di Cinzia Marchegiani

Stamina o non Stamina, e il mistero del ricorso al Tar del Lazio ormai è sotto gli occhi di tutti. Il processo sembra aver incatenato il verdetto di questo ricorso che, va ricordato, il 4 dicembre 2013 del Tar del Lazio con l’ordinanza n. 4728/2013 accoglieva la domanda della Stamina Foundation Onlus, sospendendo il provvedimento impugnato. Infatti dopo che il 1°agosto 2013 il Comitato riceveva la metodica di preparazione del c.d. “metodo Stamina” ed il 29 agosto 2013, lo stesso Comitato scientifico esprimeva all’unanimità parere negativo sul metodo esaminato, seguiva la “presa d’atto” del Ministero della Salute secondo cui la sperimentazione non poteva essere ulteriormente proseguita.
La decisione del TAR si fonda ancora oggi principalmente su tre principi ritenuti sostanziali per la fase istruttoria del procedimento amministrativo ed anche – come nel caso in esame – per quello avente ad oggetto una sperimentazione medica: principio dell’imparzialità e indipendenza, soccorso istruttorio e istruttoria in contraddittorio.
Il principio dell’imparzialità e indipendenza del Comitato scientifico, espressamente richiamato nel d.m. 18 giugno 2013, inteso primariamente in senso ideologico e non necessariamente economico, si concretizza innanzi tutto nel “non approcciarsi alla sperimentazione in modo prevenuto, per averla già valutata prima ancora di esaminare la documentazione prodotta".. Nel sottolineare l’importanza di un approccio scevro da giudizi precostituiti, il TAR ha accolto il motivo con cui si denunciava l’illegittima composizione del Comitato, essendo stati nominati come componenti dei professionisti che in passato, ben prima dell’inizio dei lavori e di conoscere i protocolli, avevano espresso forti perplessità o addirittura accese critiche sull’efficacia del metodo Stamina. Ora sembra che si voglia passare un bel colpo di spugna su tutto mentre è doveroso capire come il Ministero della Salute abbia tutelato le famiglie dei malati, poiché ombre pesanti si stanno addensando anche sull’ultimo comitato scientifico che come il primo, ha il compito di stabilire le modalità operative della sperimentazione, affidando all’AIFA e all’ISS la valutazione dei risultati della sperimentazione potendosi avvalere eventualmente del parere del comitato scientifico ovvero di esperti internazionali indipendenti.

VIVA LA VITA ITALIA ONLUS PRENDE POSIZIONE

Ora che Davide Vannoni non sembra voler più scardinare quelle porte delle stanze segrete, sono le stesse associazioni dei malati che prendono di petto questa situazione. Viva la Vita Italia ONLUS lancia la sua posizione e il suo presidente Giacomo Gigliotti dichiara all'Osservatore d’Italia, che pur rispettando le scelte processuali e le strategie legali dell'imputato Prof Vannoni presidente di Stamina Foundation e considera irrilevanti, nell'interesse generale e dei diritti civili dei malati, le sue sorti e scelte personali: «tuttavia riteniamo importante salvaguardare e approfondire, dal punto di vista scientifico, una metodica che tanto ha fatto discutere e sperare; malati adulti e bambini e famiglie che hanno speso denaro in cause civili per essere ammessi alle cure compassionevole con la metodica stamina, ottenendo purtroppo anche alterni risultati processuali. La metodica Stamina si è dimostrata una possibilità terapeutica sicuramente senza effetti collaterali e in molti casi con evidenti risultati scientifici. Pertanto continueremo a cercare e pretendere la verità anche dalla comunità scientifica; a questo scopo siamo favorevoli nel continuare a percorrere la strada del ricorso al Tar, non più ad "adiuvandum", ma come parte diretta.
L 'obiettivo è fare chiarezza su questa vicenda che non può essere accantonata e farsi che venga dimenticata come altre volte successo in passato in altri ambiti solo per salvaguardare interessi economici e lobbistici.»

In effetti qualcosa di molto grave era avvenuto con il parere del primo comitato scientifico e la successiva presa d’atto della Lorenzin, come spiega anche un testo giuridico nel dettaglio:«nel considerare la relazione del Comitato scientifico e la nota di accompagnamento, il TAR rileva che il Comitato, il quale come detto non aveva il compito di valutare la sussistenza delle condizioni per iniziare la sperimentazione, avrebbe dovuto convocare nuovamente la Fondazione Stamina per comunicare i motivi che impedivano di proseguire nella sperimentazione e “al fine di verificare se dubbi e carenze riscontrate potessero essere colmate con l’ausilio di chi, su tale Metodo, aveva lavorato e solo successivamente, ove le carenze fossero rimaste, esprimere parere negativo. Da qui il passaggio alla successiva censura del giudice sull’operato del Ministero della salute che, anziché limitarsi a “prendere atto” del parere negativo, avrebbe potuto-dovuto sollecitare la collaborazione della Fondazione. Il TAR indica, pertanto, all’Amministrazione l’applicazione del principio del soccorso istruttorio e della partecipazione collaborativa, che consente di acquisire tutti i contribuiti utili a pervenire ad un riscontro obiettivo e, di conseguenza, alla migliore individuazione dell’interesse pubblico concreto. Il centrale interesse della salute avrebbe richiesto un maggiore approfondimento: anziché liquidare il metodo con un parere negativo redatto in meno di un mese, la Commissione avrebbe dovuto instaurare un contraddittorio sulle questioni di sicurezza del metodo (c.d. “Buone prassi di fabbricazione”), unico limite previsto dal legislatore.
La conclusione dell’iter argomentativo dell’ordinanza affronta il cuore della questione, evidenziando che l’importanza e la delicatezza dell’interesse in gioco rende necessaria l’applicazione di un’istruttoria svolta in contraddittorio.
In sostanza, solo un’approfondita istruttoria in contraddittorio potrà “convincere anche i malati con patologie dall’esito certamente infausto, e che su tale Metodo hanno riposto le ultime speranze, che il rimedio stesso non è, almeno allo stato, effettivamente praticabile”
. Proprio la giusta preoccupazione che non vengano praticate cure inutili o addirittura dannose, che creino illusioni o false speranze nei malati, rende necessaria un’istruttoria “a tal punto approfondita in tutti i suoi aspetti da non lasciare più margini di dubbio»

Ne vedremo ancora delle belle, peccato che nel frattempo anche Ludovica Franchi,la bimba affetta da Tay Sachs forse sarà costretta a subire la tracheotomia…nonostante i genitori abbiamo scalato montagne affinché non perdesse quei straordinari successi che purtroppo ha cominciato a perdere repentinamente senza più le infusioni. Anche questo non è uno stato che andrebbe studiato? E allora la domanda sorge spontanea, qualcuno si è assunto delle grandi responsabilità e sono soprattutto etiche, quelle stesse scelte che hanno dato il permesso di curare malati di Ebola con farmaci classificati come cure compassionevoli.
Ad oggi un’istantanea crudele racconta di una guerra in questo paese, dove ci sono dei condannati a morte senza avere la possibilità di conoscere la verità, neanche l’ultimo desiderio sembra poter essere concesso a queste famiglie. Ecco perché ancora con più forza le associazioni a tutela dei malati vogliono andare in fondo. E i parlamentari che fanno? Dal loro silenzio sembrerebbe che si siano lavati le mani.